Decreto attuativo per Bonus trasporto pubblico: quando inoltrare la domanda?

Dal mese di settembre 2022 sarà possibile inoltrare la domanda per poter ottenere il bonus trasporto pubblico di 60 euro. Ecco a chi spetta e quando presentare la domanda.

Decreto attuativo Bonus trasporto pubblico

Il decreto interministeriale è stato presentato dai ministri del Lavoro Orlando e delle Infrastrutture Giovannini, l’obiettivo è promuovere la transizione ecologica andando a supportare il trasporto pubblico attraverso incentivi al loro uso. Allo stesso tempo vuole essere una misura di aiuto nei confronti delle famiglie infatti viene riconosciuto un concreto aiuto a studenti, lavoratori e pensionati che viaggiano con mezzi pubblici su ferro e su gomma.

Il decreto mira quindi a dare attuazione al decreto Aiuti che prevede tale bonus per la mobilità.

Il bonus trasporti previsto dall’articolo 35 del decreto Aiuti è valido per l’acquisto di abbonamenti per TPL (Trasporto Pubblico locale), regionale e interregionale e per abbonamenti al trasporto ferroviario nazionale.

Il bonus non è valido per l’acquisto di servizi in prima classe, executive, business, club executive, salotto, premium, working area e business salottino.

Come ottenere il Bonus trasporto pubblico

Il bonus consente di ottenere il 100% della spesa sostenuta, senza però superare i 60 euro. Per poter ottenere il bonus trasporti è necessario avere un reddito dichiarato nel 2021 non superiore a 35.000 euro. Le somme ottenute non concorrono alla determinazione del reddito e quindi non vanno ad impattare sull’Isee. Il buono è nominativo e non cedibile.

La domanda potrà essere presentata dal mese di settembre e i fondi stanziati ( presso il ministero del Lavoro) sono 79 milioni di euro. Di questi un milione è però destinato alla progettazione della piattaforma per la prenotazione.

In base alle anticipazioni finora effettuate, il bonus sarà prenotabile alla pagina www.bonustrasporti.lavoro.gov.it per poter inoltrare la domanda sarà necessario avere uno SPID o utilizzare la CIE ( Carta di Identità elettronica). Una volta ottenuto il bonus si potrà utilizzare lo stesso presso le ricevitorie e biglietterie. Il bonus è utilizzabile per l’acquisto di abbonamenti, annuali o mensili, non per biglietti su singolo viaggio, sarà utilizzabile una sola volta. Il ministro Orlando ha dichiarato che c’è l’intenzione di rendere il bonus trasporto pubblico una misura strutturale.

Deve essere ricordato che per le spese di trasporto pubblico è possibile usufruire anche di altri vantaggi, come la detrazione del 19% delle spese sostenute, inoltre sono presenti iniziative anche di associazioni di settore.

Appuntamento al 10 giugno per la protesta delle pentole vuote. Di cosa si tratta?

Ci sarà il 10 giugno 2022 la protesta delle pentole vuote, un’insieme di manifestazioni volte a sensibilizzare il Governo sui rincari e sulle conseguenze che questi portano nella quotidianità di milioni di famiglie.

Cos’è la protesta delle pentole vuote?

La protesta delle pentole vuote è organizzata dalle associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative, tra cui: Adiconsum, Adoc, Adusbef, Asso-Consum, Assoutenti, Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Centro Tutela Consumatori e Utenti, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino. L’obiettivo è inteloquire con il Governo con proposte concrete per contrastare i rincari.

Le associazioni hanno stimato per le famiglie italiane, già in difficoltà a causa dell’emergenza pandemica, una perdita di circa 929 euro l’anno. Secondo i dati disponibili ad essere penalizzati saranno soprattutto i cittadini del Nord Italia, mentre l’inflazione avrà una portata limitata per le regioni del Sud caratterizzate generalmente da un costo della vita meno elevato. Ad esempio la perdita per una famiglia residente in Trentino Alto Adige è stimata in circa 1.685 euro, nella regione Lazio, invece 1.279 euro. Le associazioni dei consumatori affermano che a fronte di questa, che può essere considerata una vera emergenza, da parte del Governo c’è stato un comportamento eccessivamente timido.

Qual è l’obiettivo delle associazioni dei consumatori con la protesta delle pentole vuote?

L’obiettivo è presentare un’insieme di proposte volte a contenere i prezzi, in particolare quelli energetici e dei prodotti di prima necessità, tra cui gli alimentari. Le associazioni denunciano che l’aumento dei prezzi che ad oggi è superiore al 6% sta cambiando radicalmente le abitudini degli italiani che fanno fatica in molti casi anche a provvedere alla spesa alimentare. Proprio da questo dato prende il nome la protesta chiamata appunto la protesta delle pentole vuote. Emerge la necessità di attuare al più presto misure volte al contenimento dei prezzi e proprio per questo le associazioni chiedono di essere convocate tra le Parti sociali perché impegnate in prima linea al fianco delle famiglie.

Gli organizzatori della protesta delle pentole vuote sottolineano anche che devono essere fermate le speculazioni generate da questa anomala ondata inflazionistica, infatti molti prezzi crescono a dismisura senza una reale incidenza della crisi Ucraina su essi, questo perché c’è sempre chi tenta di aumentare i propri profitti. Lo stesso punto è stato avallato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi che ha sottolineato come l’inflazione crei dei trasferimenti di ricchezza, penalizzando i settori più bassi, più poveri.

Il Presidente del Consiglio rivendica i successi maturati a Bruxelles

Nel frattempo il presidente del Consiglio Mario Draghi afferma che al vertice di Bruxelles l’Italia è stata accontentata sia sulle richieste inerenti l’embargo del petrolio russo, sia sul tetto al prezzo del gas. Da quanto emerge, grazie alle pressioni dell’Italia la Commissione Europea ha ricevuto l’incarico di studiare la fattibilità del price cap ( tetto al prezzo) del gas. Questo vuol dire che in effetti questa ipotesi è allo studio, ma di fatto oggi ancora non ci sono certezze sul fatto che si vada in questa direzione.

Il presidente Draghi ha anche ottenuto lo spostamento dell’obbligo per l’Italia di non importare petrolio russo solo dall’anno nuovo. Questi piccoli successi porteranno comunque un risparmio nelle tasche degli italiani.

Il ministro Orlando a Confindustria: alzate i salari

Nel frattempo non è mancata la reazione del ministro del Lavoro Orlando alle critiche rivolte dal presidente di Confindustria Bonomi che ha richiesto riforme strutturali al sistema e il taglio del cuneo fiscale. Orlando ha sottolineato che per far fronte alla recessione è necessario l’aumento dei salari e quindi ha in un certo senso bacchettato il mondo delle imprese/industrie. Risponde alle critiche anche sul reddito cittadinanza sottolineando che la media degli assegni percepiti è di 580 euro, inoltre ricorda che dalla fine dell’emergenza pandemica il numero dei percettori è costantemente sceso, in media di 50.000 unità al mese. Il numero dei percettori è esiguo rispetto alle lamentele delle imprese che probabilmente non trovano manodopera a causa di offerte poco allettanti.

La protesta delle pentole vuote dà appuntamento ai consumatori il 10 giugno 2022 nelle principali piazze italiane. Si aspetta una partecipazione elevata.

Riforma del lavoro in Spagna con boom di assunzioni. L’Italia osserva

Il ministro del Lavoro della Spagna Yolanda Díaz ha segnato il colpo e porta a casa un vistoso aumento di contratti di lavoro a tempo indeterminato, proprio per questo il ministro del Lavoro Orlando sta pensando a una riforma simile per combattere il precariato che attanaglia anche l’Italia.

La riforma del lavoro in Spagna

La ministra del Lavoro della Spagna è riuscita nella storica missione di mettere d’accordo Confindustria e i sindacati spagnoli con la riforma di Capodanno che limita fortemente l’utilizzo dei contratti stagionali o comunque precari. I risultati si vedono perché a pochi mesi dall’entrata in vigore della riforma gli occupati sono aumentati di 700.000 unità e sono triplicati rispetto allo stesso periodo del 2021.

La prima ad essere sorpresa è la stessa ministra che ha sottolineato come la riforma prevedesse per le aziende tre mesi di tolleranza per potersi adeguare e invece fin da subito è stata un successo e ha portato alla stipula di molti contratti a tempo indeterminato. Tra i contratti a tempo indeterminato stipulati, il 73% rappresentano i nuovi contratti, mentre il restante è trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.

L’Italia guarda alla riforma del diritto del lavoro in Spagna

L’Italia dopo aver provveduto allo schema di attuazione della direttiva UE  2019/1152 che prevede maggiore tutele per i lavoratori, dopo aver provveduto a creare nuove regole per la tutela dei lavoratori occasionali  e aver creato il portale nazionale del sommerso, si accinge a studiare la soluzione per ridurre il ricordo a contratti di lavoro precari.

Ad essere molto interessato alla riforma del Lavoro in Spagna è il ministro Orlando che sembra la stia studiando per bene anche se ha dichiarato di essere consapevole che in Italia probabilmente una riforma simile non troverebbe un’ampia maggioranza in Parlamento. Il ministro Orlando ha dichiarato che sta portando a termine uno studio sulla precarietà in Italia e si sta indagando sul senso della frammentarietà di tutti i contratti tuttora vigenti in Italia. Proprio tale razionalizzazione è stata al centro della riforma della Spagna che ha ridotto le tipologie di contratti al fine di “disboscare” gli abusi dei contratti a termine che alla fine offrono ai datori di lavoro la possibilità di trovare escamotage per tagliare sui costi del personale.

Tipologie contrattuali in Spagna

La Spagna ha provveduto a un aumento del costo dei contratti precari, in questo modo diventa poco conveniente usare tali tipologie per non assumere a tempo indeterminato.

Un terzo dei nuovi contratti sono però stabili ma discontinui, si tratta di contratti che impegnano i lavoratori ogni anno per un determinato numero di mesi, in questo modo per la restante parte dell’anno può trovare un nuovo lavoro, ma allo stesso tempo l’anno successivo ritrova il vecchio impiego. Si tratta di contratti che hanno particolare successo nel settore del turismo. In alternativa nei mesi “non occupati” il lavoratore può usufruire del sussidio di disoccupazione.

Con la riforma del diritto di lavoro in Spagna sono stati ridotti anche i mini jobs, cioè in contratti con durata brevissima, 7 giorni.

Non resta che chiederci se l’Italia seguirà o meno la strada e si andrà a rinforzare il contratto a tempo indeterminato.

Sicurezza sul luogo di lavoro: novità in arrivo con il decreto PNRR

Negli ultimi mesi c’è stato un crescendo di infortuni sul lavoro, alcuni di essi anche mortali, e spesso hanno riguardato ragazzi molto giovani. Proprio per questo motivo si è ravvisata la necessità prioritaria di inasprire le norme a tutela della salute e sicurezza sul luogo di lavoro e il decreto legge 36/2022 inserisce tra le norme per l’attuazione del PNRR anche nuove norme a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro riconoscendo un ruolo centrale all’INAIL.

Sicurezza sul lavoro: il comunicato del ministero chiarisce le novità da introdurre

Le novità introdotte sono state rese note attraverso un comunicato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, guidato dal ministro Orlando, del 2 maggio 2022, non a caso il giorno successivo rispetto alla festa dei lavoratori che ricade il 1° maggio. Si è detto che l’INAIL avrà un ruolo centrale e dovrà in primo luogo stipulare convenzioni con le grandi imprese e grandi gruppi industriali al fine di prevenire infortuni e problemi di salute legati al mondo del lavoro.

L’articolo 20 del decreto prevede che L’INAIL debba mettere a punto programmi straordinari tendenti a coinvolgere i lavoratori dei settori che in questo periodo stanno assumendo di più. L’obiettivo e rendere i lavoratori sempre più qualificati indipendentemente dagli obblighi formativi ricadenti sul datore di lavoro.

L’INAIL deve anche predisporre progetti di ricerca per migliorare le condizioni di salute e sicurezza in ambiti come:

  • robotica;
  • esoscheletri;
  • materiali per la realizzazione di indumenti per il lavoro;
  • dispositivi per la protezione della vista in realtà aumentata e visione immersiva;
  • sensoristica per il monitoraggio degli ambienti di lavoro.

Sicurezza sul lavoro: nasce il Portale Nazionale del Sommerso

Uno dei problemi che in Italia porta numerosi infortuni sul luogo di lavoro, è il sommerso. Riguarda le imprese che impiegano lavoratori senza un regolare contratto di assunzione e che nella maggior parte dei casi lavorano in imprese che non adottano le norme di sicurezza minime previste a tutela dei lavoratori, come l’uso di DPI, Dispositivi di Protezione Individuale, dispositivi di protezione collettiva, come adeguati sistemi di evacuazione ed antincendio, impalcature a norma.

Queste persone, non essendo assicurate, spesso non ricevono tutela alcuna e non mancano casi di dichiarazioni mendaci. Il contrasto al lavoro sommerso diventa quindi essenziale al fine di aumentare la sicurezza sul luogo di lavoro e tutelare la salute del personale. Per un’azione più efficace di contrasto al lavoro in nero viene creata un’unica banca dati in cui confluiscono i risultati di tutte le attività ispettive, da chiunque le stesse siano svolte.

Il decreto introduce quindi il Portale Nazionale del Sommerso, previsto dall’articolo 19 del decreto di attuazione del PNRR. La nuova normativa modifica l’articolo 10 del decreto legislativo 124 del 2004 e mira a rendere più efficienti i controlli a cui sono sottoposte le aziende. Il Portale sarà gestito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro e in esso dovranno confluire i dati inerenti le ispezioni e attività di monitoraggio svolte da Guardia di Finanza, Carabinieri, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Personale Ispettivo dell’INPS e dell’INAIL. Il portale dovrà integrare e sostituire le banche dati ad oggi esistenti e consentirà una gestione facilitata dei dati, tra cui anche i verbali e ogni altro provvedimento consequenziale.

Il provvedimento, infine, agisce anche sulle assunzioni in Pubblica Amministrazione prevedendo il rafforzamento del sistema di certificazione della parità di genere nell’ambito del Codice dei Contratti Pubblici.

Smart Working e conciliazione lavoro-famiglia: le nuove regole

Il 31 marzo 2022 il Consiglio del Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Mario Draghi, del Ministro del Lavoro Orlando e della Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti,  ha approvato il decreto legislativo per l’attuazione della direttiva UE 2019/1158 che si occupa di conciliazione dei ruoli ed equilibrio tra attività professionale e vita familiare. Ecco cosa cambia nei prossimi mesi per lavoratori e imprese con le misure previste e che entrano di pieno diritto nel programma di attuazione del Family Act divenuto legge il 6 aprile 2022.

Conciliazione lavoro- famiglia e congedo di paternità obbligatorio

Nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri, al fine di recepire la direttiva UE 2019/1158, è prevista una nuova disciplina del congedo di paternità obbligatorio. Lo stesso ha una durata di 10 giorni e può essere usufruito dal padre in maniera intera o frazionata dai due mesi precedenti rispetto alla data presunta del parto fino a 5 mesi successivi al parto. Il congedo di paternità obbligatorio può essere usufruito anche in caso di morte perinatale. Trattandosi di un congedo obbligatorio deve essere fruito, il datore di lavoro non può adottare misure volte ad evitare che il lavoratore usufruisca di tali giorni. Il congedo di paternità obbligatorio non deve essere confuso con il congedo riconosciuto ai padri nel caso in cui la madre non possa occuparsi del bambino (morte oppure grave infermità), oppure nel caso in cui il padre sia l’unico genitore ad effettuare il riconoscimento oppure abbia l’affidamento esclusivo.

Conciliazione lavoro-famiglia per il genitore solo

Tra le novità introdotte dallo schema di decreto legislativo adottato vi è il congedo parentale per il genitore solo. Questo ha la durata di 11 mesi e viene riconosciuto nel caso in cui:

  • il bambino sia riconosciuto da un solo genitore;
  • morte o grave infermità di uno dei genitori;
  • affidamento del figlio a un solo genitore;
  • abbandono del figlio (dopo il riconoscimento).

Congedo parentale da ripartire tra entrambi i genitori

Con le nuove regole il congedo parentale alternativo tra i due genitori potrà essere fruito fino al compimento del dodicesimo anno del bambino (attualmente si può fruire fino a 8 anni). Il genitore che ne fruisce potrà ottenere un’indennità pari al 30% della retribuzione.

La durata viene estesa fino a 11 mesi, di questi 3 spettano a ciascuno dei due genitori e sono intrasferibili per una durata totale quindi di 6 mesi, mentre i restanti mesi sono alternativi e possono essere fruiti da uno o dall’altro dei due genitori.

La direttiva prevede comunque che il lavoratore che vuole fruire del congedo parentale deve dare al datore di lavoro un congruo preavviso. Il datore di lavoro a sua volta può differire la fruizione motivando però tale differimento. Il differimento deve avere una durata ragionevole e deve essere connesso a esigenze legate al buon funzionamento dell’organizzazione aziendale.

La nuova disciplina dello smart working: dall’emergenza alla misura strutturale

Una parte molto importante dello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2019/1158 riguarda lo smart working. La normativa prevede che le aziende che intendano predisporre modalità di lavoro a distanza debbano preferire il collocamento a casa di lavoratori e lavoratrici che:

  • hanno figli di età inferiore a 12 anni;
  • hanno figli disabili ( in questo caso senza alcun limite di età);
  • Caregivers.

Le modalità di smart working dovranno essere oggetto di contratto individuale.

Collocamento mirato dei disabili: arrivano le nuove linee guida

In attuazione del decreto legislativo 151 del 2015, il 29 dicembre 2021 il ministro del Lavoro Orlando ha firmato il decreto contenente le nuove norme per la banca dati del collocamento mirato. Lo stesso è stato pubblicato l’11 febbraio 2022. Il giorno 16 marzo 2022 invece il Ministro Orlando con Ministra per le disabilità Erika Stefani hanno presentato le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità . Siamo quindi a un passo dall’attuazione delle nuove regole che mirano ad agevolare l’inclusione sociale di persone con disabilità.

Cosa sono le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità?

Le nuove norme sulla banca dati dei lavoratori disabili mirano a favorire l’incontro e l’offerta di lavoro e a fare il punto sulla situazione occupazionale dei disabili e sul mondo in cui le aziende adempiono agli obblighi previsti.

Si può trovare il relativo approfondimento nell’articolo: Collocamento obbligatorio dei disabili: entra in vigore la nuova banca dati.

Le linee guida adottate con provvedimento dell’11 marzo e presentate il 16 marzo 2022 sono uno strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale in quanto offrono un quadro di riferimento per gli altri soggetti istituzionali chiamati a intervenire in questo delicato settore. Non si tratta di uno strumento in sostituzione della legislazione regionale, ma esclusivamente di un atto di indirizzo. L’obiettivo è favorire la creazione di condizioni simili su tutto il territorio nazionale attraverso un sistema di servizi fruibili da tutti e in grado di far fronte alle esigenze di imprese e disabili in applicazione dei principi di pari opportunità. In questo modo è possibile anche ridurre i divari territoriali che da sempre hanno rappresentato un problema per l’Italia. Inoltre mirano ad istituire un servizio di monitoraggio sui servizi offerti.

Come raggiungere gli obiettivi delle linee guida sul collocamento mirato?

Gli obiettivi previsti devono essere raggiunti tramite:

  • una migliore interazione e condivisione inter-istituzionale;
  • un quadro di riferimento unitario per quanto riguarda principi, interventi e metodologie;
  • una piattaforma accessibile e dinamica, di facile consultazione per i soggetti interessati;
  • adozione di processi innovativi volti a valutare l’impatto sul mondo della disabilità delle politiche poste in essere . La valutazione deve essere effettuata non considerando esclusivamente l’equità delle misure, ma anche la crescita economica determinata dalle politiche adottate.
  • Sarà importante anche curare campagne di informazione e comunicazione mirate volte a valorizzare la responsabilità sociale delle aziende coinvolte.
  • Le linee guida prevedono che ci sia un consolidamento dei meccanismi e della clausole premianti verso le imprese che collocano nel mondo del lavoro i disabili. Ricordiamo a tale proposito che, al fine di scongiurare il ricorso al contributo esonerativo che devono versare coloro che chiedono l’esonero dagli obblighi assunzionali, lo stesso per l’anno 2022 è stato aumentato.

Per maggiori informazioni e importi, leggi la guida: Assunzioni disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende.

Collocamento mirato e la figura del Responsabile dell’inserimento lavorativo

Le linee guida per il collocamento mirato dei disabili puntano molto sulla figura del Responsabile dell’inserimento lavorativo, premiando le aziende che decidono di inserire tale figura nell’organico, oppure le piccole e medie imprese che ricorrono al Responsabile attraverso contratti di consulenza. Il responsabile dell’inserimento lavorativo ha un ruolo di mediazione e facilitazione dell’inserimento stesso, interviene nel momento dell’ingresso del lavoratore in azienda e nella gestione dell’ambiente di lavoro.

Come sottolineato già in precedenza, le linee guida rappresentano un documento di indirizzo e coinvolgendo diverse istituzioni necessitano anche della organizzazione di tavoli tecnici che mirano ad adottare provvedimenti specifici e a modificare la disciplina laddove necessario.

Progetti personalizzati in ottica bio-psico-sociale

Le linee guida sottolineano che vi deve essere una preferenza per progetti personalizzati volti all’integrazione delle persone con disabilità. Inoltre è necessario creare una rete integrata di servizi che consenta la continuità nell’accompagnamento del disabile nelle varie fasi. La rete integrata riguarda i servizi sanitari, servizi sociali, servizi che si occupano di istruzione e formazione.

L’obiettivo è una presa in carico totale della persona da collocare attraverso schede personali che identifichino non solo i limiti derivanti dalla disabilità, ma anche i punti di forza. Il profilo di occupabilità deve essere rivisto ogni 6 mesi e di conseguenza la scheda deve essere aggiornata, oppure deve essere rivisto quando si presentino fatti che vadano a incidere sulle condizioni personali, ambientali/relazionali e occupazionali.

Gli operatori che si occupano del collocamento mirato dei disabili devono essere sottoposti a piani di formazione specifici. Tale formazione è importante anche perché le linee guida prevedono che la scheda compilata dal comitato tecnico debba avere una valutazione in ottica bio-psico-sociale.

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale. Le ipotesi allo studio

Il ministro del Lavoro Orlando ha manifestato l’intenzione di rendere Opzione Donna strutturale, cioè di rendere il sistema di uscita flessibile dal lavoro riservato alle donne parte integrante del sistema pensionistico. Cosa potrebbe cambiare in futuro?

Cos’è Opzione donna

Opzione donna è il trattamento pensionistico riservato alle donne che al 31 dicembre 2021 hanno compiuto 58 anni di età, 59 anni per le lavoratrici autonome, di uscire dal mondo del lavoro, a condizione che abbiano maturato 35 anni di contributi. Per raggiungere il requisito contributivo possono essere utilizzati anche i contributi da riscatto, da ricongiunzione, volontari e figurativi, mentre sono esclusi i contributi accreditati per malattia e disoccupazione. Opzione donna prevede però anche degli svantaggi e gli stessi riguardano il calcolo dell’assegno pensionistico che viene eseguito esclusivamente con il metodo contributivo.

Con la legge di bilancio 2022 si è provveduto a prorogare opzione donna di un anno, ma il ministro Orlando ha dichiarato che si dovrebbe provare a rendere strutturale o almeno pluriennale Opzione Donna e di conseguenza dare ancora per qualche anno alle donne la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro, senza dover quindi attentere il compimento del 67° anno di età.

Sei interessata a Opzione Donna? Scopri le caratteristiche: legge di bilancio 2022: novità per Quota 102 e Opzione Donna

Opzione donna strutturale deve ridurre il gender gap

Il Ministro nelle sue dichiarazioni fatte nel corso di un’intervista a Radio Immagina, cioè la radio web del Pd, è però andato anche oltre. Ha sottolineato che il confronto sulle pensioni deve partire dal dato che le donne hanno in realtà ancora un doppio ruolo (cura e lavoro) nella società quasi esclusivo e di conseguenza questo fatto deve essere tenuto in considerazione nell’accesso alla pensione.

A dare l’allarme sul gender gap pensionistico è stato anche il presidente dell’INPS Tridico che ha sottolineato in varie dichiarazioni che la differenza salariale tra uomini e donne, si ripercuote sul calcolo della pensione e di conseguenza nella maggior parte dei casi le donne maturano assegni di importo inferiore. La disparità risulta essere di circa il 27%. L’assegno medio per un uomo è di 1.863 euro, mentre per le donne 1.352 euro.

Collocamento obbligatorio dei disabili: entra in vigore la nuova banca dati

Con il decreto ministeriale 29 dicembre 2021 firmato dal ministro del Lavoro Orlando, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 febbraio 2022, prende il via il nuovo sistema per il collocamento obbligatorio dei disabili realizzato attraverso una banca dati che metterà in connessione tutti i soggetti che intervengono nell’assunzione.

La nuova banca dati per il collocamento obbligatorio dei disabili

La nuova banca dati è uno strumento informatico che metterà in connessione datori di lavoro pubblici e privati, ANPAL, INAIL, INPS, Ministero del Lavoro, Regioni e Province e permetterà di accedere ad agevolazioni, domanda e offerta di lavoro, convenzioni e alle varie comunicazioni obbligatorie. Il decreto del Ministro Orlando ha reso operativo l’art. 8, comma 2, del d.Lgs. 14 settembre 2015, n. 151 che ha l’obiettivo di “razionalizzare la raccolta sistematica dei dati disponibili sul collocamento mirato“, semplificare gli adempimenti e rafforzare i sistemi di controllo.

Il decreto chiarisce quali informazioni dovranno essere contenute all’interno della banca dati, chi sono i soggetti tenuti a comunicarle e le modalità di accesso alla banca dati. Tra i soggetti che avranno nel nuovo sistema maggiori obblighi ci sono sicuramente le aziende.

Dati che devono comunicare le aziende

Tra gli obblighi di comunicazione previsti per le aziende, vi sono i dati inerenti gli adeguamenti predisposti all’interno dello spazio di lavoro per il collocamento dei disabili, ad esempio ascensori o altri sistemi volti ad abbattere le barriere architettoniche, postazioni di lavoro e simili. Inoltre devono essere inserite le informazioni sui disabili già assunti in azienda. Le informazioni da immettere sono:

  • dati anagrafici dei disabili assunti;
  • data di assunzione, se il contratto è a tempo determinato deve essere indicata anche la data di scadenza del contratto;
  • tipologia di contratto (full time, part time…);
  • qualifica professionale;
  • trattamento economico e normativo applicato.

Le aziende devono inoltre comunicare se:

  • sono sospese dall’obbligo di assumere disabili in quanto è stata espletata la richiesta di integrazione salariale oppure è in corso una procedura di mobilità o concorsuale;
  • sono state esonerate dall’obbligo di assumere disabili in quanto ne hanno fatto richiesta e pagato i relativi oneri;
  • infine, devono comunicare se hanno firmato convenzioni di integrazione.

Informazioni inserite nella banca dati per il collocamento dei disabili da soggetti diversi dalle aziende

Ulteriori informazioni devono essere comunicate da altri soggetti, in particolare gli uffici competenti devono inviare le schede dei singoli lavoratori, il prospetto deve contenere indicazioni su capacità del lavoratore  grado di disabilità e natura, competenze e inclinazioni.

In questo caso si tratta dei dati inerenti le graduatorie delle persone disabili che sono in attesa di una collocazione lavorativa detenute dai Centri per l’Impiego.

Obblighi di comunicazione sono previsti a carico dell’INPS e dell’INAIL.

L’INPS deve inserire le informazioni inerenti le agevolazioni a cui possono accedere le aziende che assumono disabili. Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano inseriscono i dati inerenti le agevolazioni concesse a livello locale.

L’INAIL deve invece inserire informazioni inerenti gli interventi in materia di reinserimento nel mondo del lavoro.

Infine, tra i dati devono essere inseriti:

  • gli elenchi dei percettori di sostegno al reddito;
  • banche dati centrali e territoriali contenenti gli elenchi previsti dalla legge 92 del 2012, articolo 4 comma 151, cioè aggiornate con esperienze formative seguite nel tempo;
  • devono essere inserite le informazioni degli studenti e laureati in materie tecniche e scientifiche.

L’insieme di tutti questi dati deve essere fruibile, nel rispetto della privacy e a fini statistici, anche alle amministrazioni competenti. La compresenza di tutte queste informazioni in una sola banca dati che consente interoperabilità di tutti i soggetti coinvolti dovrebbe favorire il collocamento mirato. Di conseguenza aiutare le persone disabili a trovare più facilmente una collocazione che sia in linea con le esigenze e le caratteristiche del singolo disabile. Dovrebbe inoltre rendere più semplici i controlli sulle aziende tenute ad assumere disabili e invece non lo fanno.

Per conoscere quando scatta l’obbligo di assunzione disabili, leggi la guida: Assunzione come categoria protetta: caratteristiche e informazioni

Per approfondimenti: Assunzione disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende

Il Social Bonus per donazioni ad associazioni diventa operativo

Con il decreto firmato il 7 dicembre dal ministro Orlando si avvia l’iter conclusivo per rendere operativo il Social Bonus previsto dall’articolo 81 del decreto legislativo 117 del 2017 e destinato agli Enti del Terzo Settore.

Cos’è il Social Bonus?

Il Social Bonus è una delle agevolazioni previste per il Terzo Settore che, come risaputo, si occupa di promozione sociale e volontariato. Il Social Bonus consiste in un credito di imposta pari al 65% delle erogazioni liberali in denaro in favore di Enti del Terzo Settore fatte da persone fisiche. Il credito di imposta si riduce al 50% se le erogazioni liberali sono fatte da enti o società.

Il credito di imposta è però limitato al verificarsi di alcune condizioni, in particolare le liberalità devono essere rivolte ad enti del terzo settore che hanno presentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali progetti:

  • il recupero dei beni immobili pubblici inutilizzati;
  • recupero dei beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata assegnati a enti del Terzo Settore;
  • infine, tali beni devono essere utilizzati in modo esclusivo per lo svolgimento delle attività elencate nell’articolo 5 del decreto legislativo 117 del 2017 e non a scopi commerciali.

L’articolo 5 prevede che gli Enti del Terzo Settore debbano svolgere determinate tipologie di attività e in particolare: interventi e servizi sociali, prestazioni socio sanitarie, educazione, istruzione, formazione professionale, interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, formazione universitaria e post universitaria, ricerca scientifica di interesse sociale, radiodiffusione sonora, organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, formazione extra scolastica finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica, organizzazione e gestione di attività turistiche.

Come funziona il Social Bonus per gli enti del Terzo Settore?

Il credito di imposta viene quindi riconosciuto in favore di coloro che effettuano l’atto di liberalità, donazione in denaro, nelle misure viste, ma nel limite massimo del 15% dell’imponibile se si tratta di persona fisica e del 5 per 1000 dei ricavi annui per i titolari del reddito di impresa. Solo per coloro che dichiarano reddito di impresa è prevista la possibilità di ottenere il riconoscimento del credito di imposta su tre annualità attraverso 3 quote di uguale importo.

Il Social Bonus era previsto già nella stesura iniziale del decreto legislativo 117 del 2017, ma fino ad ora mancavano i decreti attuativi e di conseguenza non era possibile avvalersene. Ora grazie al decreto del Ministro Orlando è stato cmpiuto il primo passo verso la completa attuazione.

Per maggiori informazioni sul Codice del Terzo Settore è possibile leggere i vari approfondimenti:

Contributo a fondo perduto Enti Terzo Settore: guida e scadenza;

Registro Unico Terzo Settore diventa operativo dal 23 novembre 2021

Codice del Terzo Settore: cosa cambia per le associazioni culturali

Nel decreto fiscale ripristinato l’assegno di invalidità per chi lavora

In seguito a diverse pronunce della Corte di Cassazione, l’INPS con il messaggio 3495 del 14 ottobre 2021 aveva sospeso con effetto immediato l’erogazione dell’assegno di invalidità alle persone che avevano un contratto di lavoro. Ora con il decreto fiscale cade questa regola e viene ripristinato l’assegno di invalidità anche per gli invalidi che hanno un lavoro e percepiscono un piccolo reddito.

INPS sospende l’erogazione dell’assegno di invalidità a chi ha un lavoro indipendentemente dal reddito

La vicenda parte da due pronunce della Corte di Cassazione che hanno stabilito la possibilità di erogare l’assegno di invalidità solo agli invalidi civili che risultassero inoccupati. Una qualunque attività lavorativa, a prescindere dal reddito che il disabile ne ricava è considerata ostativa rispetto alla possibilità di percepire l’assegno. L’INPS ha quindi pensato di evitare il moltiplicarsi di tali giudizi andando ad eliminare il problema alla fonte. Ha quindi sospeso l’erogazione dell’assegno di 287 euro a tutti coloro che, a prescindere dal reddito avevano un contratto di lavoro.

Al momento della cancellazione del diritto a percepire l’assegno di invalidità per i soggetti disabili che hanno un contratto di lavoro sono stati molti a insorgere. In primo luogo i tanti invalidi che percepiscono meno di 300 euro al mese hanno dovuto scegliere tra questo importo, che di sicuro non offre autosufficienza economica, e il lavoro. Il fattore che più di tutti ha scatenato la rabbia è rappresentato dalla sospensione dell’assegno di invalidità senza distinguere tra redditi bassi e redditi alti. Ciò ha impedito anche a chi ha contratti di poche ore, part time o di collaborazione occasionale, di poter integrare l’assegno di invalidità civile con un piccolo lavoro.

Per approfondire la ratio della scelta dell’INPS, puoi leggere l’articolo: INPS: gli invalidi che hanno un reddito perdono l’assegno di invalidità

Ripristinato  assegno di invalidità per chi lavora

Molti politici hanno cercato fin da subito di correggere questa scelta dell’INPS considerata una vera ingiustizia. Con il decreto fiscale sembra sia andata proprio così. Gli emendamenti per la riscrittura dell’articolo 13 della legge 118 del 1971 sono stati presentati dal M5S e dal Partito Democratico e prevedono la possibilità per gli invalidi che percepiscono un reddito da lavoro inferiore a 4.391 euro di continuare a percepire anche l’assegno di invalidità di 287 euro mensili.

Particolare soddisfazione per l’emendamento che ha ripristinato l’assegno di invalidità per chi ha un piccolo lavoro, approvato in Commissione al Senato, è stata espressa dal ministro Orlando che si era impegnato in prima persona per ottenere tale modifica a sostegno delle posizioni delle associazioni e delle famiglie che lottano per l’inclusione. Reazioni positive sono arrivate anche l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, del M5S e responsabile Economia e finanze del Pd Antonio Misiani. Hanno manifestato soddisfazione anche le associazioni di categoria, come FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap ) e ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili). Naturalmente ora sono in tanti a chiedere anche il versamento degli assegni non versati in questi mesi.