Tassi di interesse in discesa da giugno, ecco le novità importanti

È la domanda che si fanno quasi tutti: quando iniziano a scendere i tassi di interesse? Con molta probabilità i primi effetti si vedranno già nel mese di giugno 2024. Ecco perché.

BCE, a giugno scende il costo del denaro?

Gli aumenti del costo del denaro decisi dalla BCE hanno influito in modo significativo sul mercato immobiliare portando a un deciso rialzo dei tassi di interesse. L’obiettivo dell’aumento del costo del denaro era fermare l’inflazione. Proprio per questo motivo, nel momento in cui vi è stata una riduzione dell’inflazione, molti si attendevano una marcia indietro della BCE, la stessa non c’è stata. Più volte Christine Lagarde, n° 1 della BCE, ha sottolineato che per iniziare un taglio del costo del denaro era necessario attendere una maggiore stabilità del livello di inflazione. Proprio per questo motivo in due successive riunioni non si è provveduto ad alcun rialzo e sono stati lasciati invariati i livelli del costo del denaro. Novità importanti potrebbero però esservi nella prossima riunione di giugno.

Le banche centrali continuano a ribadire che le politiche adottate dipenderanno dalle decisioni della BCE e se la stessa dovesse iniziare a ridurre il costo del denaro, gli effetti si riverseranno soprattutto sui tassi di interesse praticati dalle banche sui mutui. Ciò potrebbe avere un effetto immediato sul mercato immobiliare.

Cosa fare se il tasso di interesse  sul mutuo non scende?

Per quanto riguarda il mutuo a tasso variabile l’effetto sarà immediato, infatti, la rata si adegua all’euribor. Diverso, invece, il caso del mutuo stipulato con il tasso fisso, in questo caso sarà necessario rinegoziare le condizioni del mutuo con la stessa banca, oppure scegliere una banca diversa e optare per la surroga. Nel rinegoziare le condizioni può essere vantaggioso anche passare dal tasso fisso al tasso variabile, in modo da continuare a ottenere la riduzione della rata del mutuo man mano che i tassi scendono.

Naturalmente non conviene a chi sta pagando un mutuo sfruttando i tassi di interesse bassi che sono stati applicati fino al 2022. Diversa la condizione per chi, invece ha stipulato il contratto successivamente.

Buone notizie vi sono anche per chi vuole comprare ora casa e stipulare un mutuo, infatti con la discesa dei tassi di interesse affrontare la rata può essere più semplice.

In questo caso può essere opportuno stipulare un mutuo a tasso variabile, infatti la discesa dovrebbe iniziare nel 2024 a giugno e continuare in modo costante fino al 2025 quando si prevede un’inflazione ferma al 2% obiettivo della BCE. Questo implica che dovrebbe esservi una costante riduzione del costo del denaro.

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Agevolazioni casa, come cambiano nel 2024

Il 2024 si presenta come un anno difficile per chi decide di acquistare casa, almeno per la prima parte dell’anno non sono previsti importanti cambiamenti per i tassi di interesse che molto probabilmente resteranno quasi fermi fino a primavera inoltrata ma, soprattutto, cambiano le agevolazioni per i mutui under 36, non è infatti stata confermata la defiscalizzazione.

Mutuo agevolato under 36 per acquisto prima casa

Con il decreto Sostegni Bis dal 2021 erano state introdotte agevolazioni per l’acquisto della prima casa per under 36. Le stesse venivano applicate l’acquisto della prima casa (non di lusso) a condizione che il reddito fosse inferiore a 40.000 euro. Le agevolazioni prevedevano la possibilità di accedere al fondo Consap per la garanzia sul mutuo, inoltre prevedevano la defiscalizzazione, questo implica che gli under 36 che rispettavano tutte le condizioni previste dall’agevolazione non erano tenuti a pagare imposta di registro, imposta ipotecaria e imposta catastale.

La misura era stata estesa fino al 31 dicembre 2023, molti si aspettavano una proroga al 2024, la stessa però non è arrivata. Resta quindi la possibilità di accedere al fondo Consap e viene meno la defiscalizzazione.

Nel frattempo la possibilità di accedere al fondo Consap è stata estesa alle famiglie numerose, indipendentemente da limiti di età.

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Quali imposte si pagano per l’acquisto della prima casa? Addio agevolazioni fiscali

La legge comunque prevede delle agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa, ma naturalmente sono ridotte rispetto alla defiscalizzazione.

Per l’acquisto della casa quindi sarà necessario versare:

l’imposta di registro del 2 per cento sul valore catastale dell’immobile (per immobili non rientranti nella categoria della prima casa è al 9%) l’importo comunque non può essere inferiore a 1.000 euro.

L’imposta catastale e l’imposta ipotecaria in misura fissa di 50 euro. Queste le imposte da versare nel caso in cui la compravendita avvenga da privato.

Nel caso in cui l’atto sia stipulato con un’impresa, ad esempio una società che si occupa di costruzione e vendita di immobili, la tassazione è agevolata, ma diversa.

In questo caso è necessario versare l’Iva al 4% ( per immobili non rientranti nella prima casa al 10%). Si aggiungono imposta ipotecaria e catastale in misura fissa a 200 euro.

Con le agevolazioni mutuo under 36 previste fino al 31 dicembre 2023 era possibile utilizzare l’Iva versata come credito di imposta. Anche questa agevolazione è caduta.

Dall’insieme di incentivi non confermati appare evidente che nel 2024 comprare casa potrebbe essere particolarmente oneroso.

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Costo del denaro e mutui, quando scendono i tassi di interesse?

Dopo dieci aumenti consecutivi del costo del denaro da parte della BCE, per la prima volta nel mese di ottobre non c’è stato un aumento, ma un freno. Questo vuol dire che a breve non ci saranno aumenti del tasso di interesse praticato su mutui e prestiti, molti però si chiedono: quando inizierà a diminuire il costo del denaro? Ecco le previsioni degli economisti.

Stop all’aumento del costo del denaro

Gli aumenti del costo del denaro della BCE sono iniziati nell’estate 2022 e sono andati avanti in modo consecutivo per oltre un anno. Ad ottobre, in vista della riunione della BCE, alcuni ritenevano che potesse esservi un nuovo aumento, ma molti economisti avevano previsto uno stop e lo stesso si è verificato. L’obiettivo degli aumenti del costo del denaro era calmierare l’inflazione, lo stop agli aumenti del costo del denaro è stato determinato proprio dal fatto che l’inflazione ha smesso di crescere.

Previsioni tagli costo del denaro e tasso interesse mutui

Molte persone a questo punto aspettano un taglio del costo del denaro, questo potrebbe portare una riduzione dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso e una riduzione della rata del mutuo a tasso variabile.

A un eventuale taglio del costo del denaro potrebbero seguire anche rinegoziazioni e surroghe dei mutui già stipulati. Per la maggior parte degli analisti però, sebbene a breve non siano previsti nuovi aumenti del costo del denaro, visto che l’inflazione sembra essere sotto controllo, non ci si può attendere nel breve periodo anche un taglio. Questo per ragioni di prudenza, infatti Christine Lagarde a margine dell’ultima riunione ha dichiarato che la BCE è pronta a intervenire nuovamente nel caso in cui l’inflazione dovesse ricominciare a crescere, si adotta quindi un atteggiamento prudente.

La maggior parte degli analisti ritiene che un primo taglio vi potrebbe forse essere nel terzo trimestre del 2024, una parte minoritaria ritiene che invece vi potrebbe essere un taglio nel mese di luglio 2024. Praticamente ritengono tutti improbabile un taglio nel primo semestre dell’anno.

Ne deriva che i tassi di interesse dei mutui potrebbero restare ai livelli attuali ancora per molti mesi, l’unica nota positiva è che non aumenteranno.

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Mutuo, è possibile smettere di pagarlo in modo legale

Il mutuo è sempre un grosso impegno per chi lo richiede. Ma se ci sono delle difficoltà, c’è la possibilità di smettere di pagarlo in modo legale.

Mutuo, la sospensione per difficoltà di pagamento

Il sogno di molte famiglie è quello di comprare la propria casa. Chi non ha i soldi necessari ed ha una certa solidità economica può rivolgersi alla banca. Lì si può chiedere il mutuo ipotecario. Si tratta di un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, consegna all’altra, detta mutuataria, in credito o prestito una somma di denaro o quantità di beni fungibili. L’altra parte si obbliga a restituire alla scadenza con altrettante cose della stessa specie, qualità o valore.

E così con la sottoscrizione del mutuo ipotecario il richiedente si “lega” alla banca per la durata del tempo stabilito. Tuttavia ogni mese occorre pagare la rata del debito e quando si estingue si diventa definitivamente proprietario dell’immobile. Ma il problema è quando ci sono delle difficoltà di pagamento. E’ il caso di quello che è successo a molte famiglie subito dopo il periodo di lockdown. Ma che purtroppo continua a succedere il questo periodo di crisi.

Come si richiede la sospensione?

Quando si ha difficoltà a pagare il mutuo esiste un fondo statale per far fronte alle sospensioni dei pagamenti. Infatti è possibile chiedere una sospensione fino a un massimo di 18 rate per l’acquisto della casa principale acceso da almeno un anno. Ma la sospensione è possibile sono al verificarsi di alcune specifiche circostanze:

  • la morte di un intestatario;
  • il licenziamento (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo);
  • la perdita di autosufficienza;
  • l’invalidità almeno all’80% o riconoscimento di un handicap grave,
  • la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro.

Ad oggi, quando si verifica uno di questi eventi, occorre recarsi in banca con il proprio documento di identità e chiedere la sospensione, mostrando la causa della difficoltà economica. Infine è possibile fare tale richiesta solo si ha un valore ISEE inferiore a 30 mila euro.  

Altri motivi per non pagare più il mutuo

Ci sono anche altri motivi per non finire di pagare il mutuo. Ad esempio per errori contrattuali a mancanza della firma di uno degli intestatari o l’assenza di forma scritta. Altro caso è quando il debito ha dei tassi usuranti. Il ministero dell’Economia, infatti, pubblica su base trimestrale sulla Gazzetta Ufficiale il tasso medio per ogni diversa operazione di credito. Si considera usura il tasso che supera quello medio del 50%. Quindi se il tasso di interessa supera tale limite, non si devono pagare gli interessi ma solo il capitale prestato.

Infine la cosiddetta legge Salvasuicidi permette tramite apposita richiesta al giudice, una riduzione del costo totale e un piano di pagamento più favorevole oppure il “saldo e stralcio” per liberarsi dal pignoramento dello stesso immobile. In questo caso è obbligatorio dimostrare i motivi che hanno portato alla momentanea difficoltà di assolvere gli impegni presi. Infine si può chiedere la sospensione del muto anche quando si riesce a dimostrare comportamento di anatocismo bancario, cioè calcolo di intessi su interessi.

Ho acquistato casa, quali spese posso detrarre?

Il legislatore tende a favorire l’acquisto della prima casa, il mattone infatti è un investimento molto apprezzato dagli italiani che sono poco propensi alla stipula di contratti di locazione e preferiscono invece la casa di proprietà. Proprio per questo motivo la legge riconosce una serie di agevolazioni per l’acquisto della prima casa e tra queste vi sono le detrazioni fiscali. Ma quali spese si possono detrarre? Ecco una disamina.

In caso di acquisto casa, quali spese si possono detrarre?

In linea generale si può dire che è possibile portare in detrazione gli oneri relativi alle spese burocratiche, in particolare le spese notarili e connesse.

Può essere portato in detrazione l’onorario del notaio. A questo si aggiungono ulteriori oneri, ad esempio i costi sostenuti dal notaio per conto dell’acquirente.

Possono essere portati in detrazioni come oneri accessori anche gli interessi passivi dei mutui stipulati per l’acquisto di casa.

Tra le spese da portare in detrazioni vi sono quelle per la stipula del contratto di mutuo, vi rientrano la perizia, le spese di istruttoria, eventuali spese per la cancellazione dell’ipoteca iscritta sull’immobile. Insomma tutti quegli connessi al mutuo stesso.

Possono essere scaricati anche i costi connessi alla intermediazione immobiliare, ad esempio la commissione pagata all’Agenzia.

Regole e limiti per le detrazioni acquisto casa

Deve però essere sottolineato che vi sono dei limiti, in particolare l’ammontare massimo della spesa sulla quale far valere la detrazione è di 4.000 euro. Questo implica che nel caso in cui vi sia stata una spesa superiore, la parte eccedente non beneficerà della detrazione. In caso di spesa minore rispetto ai 4.000 euro, si avrà la detrazione solo per quanto effettivamente speso.

La detrazione effettiva, cioè lo sconto che si ottiene sulle imposte da versare è del 19%. Questo vuol dire che si può ottenere un importo massimo di 760 euro.

Il limite dei 4.000 euro è globale, cioè le singole voci che possono essere portate in detrazione devono essere sommate e portate in detrazione fino al limite massimo visto.

Un altro limite da considerare riguarda la tipologia di immobile, infatti quando si acquista un immobile di lusso, non sono riconosciute le agevolazioni. Sono escluse le categorie catastali A/1, A/8, A/9.

Le spese per l’acquisto di casa da portare in detrazione devono essere indicate nel modello 730/2023 nel quadro E dedicato a oneri e spese.

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Mutui più cari, anche a gennaio, la banca centrale rialza gli interessi

Mutui più cari grazie alla decisione della Banca centrale europea di alzare di nuovo i tassi di interesse, si aggrava così la posizione dei debitori.

Mutui più cari, anche per il mese di gennaio

I consumatori e le famiglie non ne possono più. Da pochi giorni è arrivata la notizia che le bollette del gas e della luce saranno più leggere per il mese di gennaio. Certo non riusciranno a colmare gli aumenti di questi ultimi mesi, ma si spera in una riduzione almeno del 10% anche per il mese di febbraio. Questo può essere un sollievo per le tasche delle famiglie e delle imprese, ma la felicità è durata poco.

Infatti il costo del denaro è aumentato. La banca centrale europea ha deciso di alzare i tassi di un altro mezzo punto. Questo fa si che si il livello di riferimento per le operazioni di finanziamento bancario sale al 3%, quello sui depositi al 2,50% e quello sui prestiti marginali al 3,25%. Portando così questo valore ai massimi dal 2008. E come se non bastasse è previsto un ulteriore aumento anche per marzo di altri 50 punti base , sempre con lo scopo di frenare l’inflazione nell’Eurozona.

Le ripercussioni sui contratti a tasso variabile

A subire in modo più concreto delle decisioni prese dalla Banca Europea saranno i consumatori che hanno stipulato un contratto di mutuo a tasso variabile. Tanto che sono molti gli italiani che negli ultimi mesi hanno deciso di cambiare da tasso variabile a tasso fisso, affrontando le relavite spese. Qualcuno si è rivolto al proprio consulente per una surroga per proprio mutuo. In ogni caso si cercano delle vie per poter fermare la crescita dalla rata mensile per l’acquisto di casa.

Ad oggi se una famiglia vuole richiedere un mutuo medio, pari a 125 mila euro a 20 anni, dovrà sostenere una spesa annuale di 500 euro in più. La Lagarde ha infatti chiarito: “Non c’è ancora un processo di disinflazione. Se guardiamo all’inflazione di fondo, al netto di alimentari ed energia, eravamo al 5% a novembre, siamo saliti al 5,2% a dicembre e siamo ancora al 5,2%, il massimo storico”. L’area euro, ha sottolineato, non può dirsi nella stessa situazione degli Usa, dove la Fed ha parlato invece di segnali di “disinflazione“. spiegando la scelta della Banca centrale europea

A subirne gli effetti sarà anche il mercato immobiliare. Infatti molti operatori del settore si attendono una contrazione delle vendite almeno fino alla primavera 2023. Ma in un contesto economico così incerto fare delle previsioni certe è davvero troppo difficile.

Allarme mutui: cosa succederà dopo la decisione della BCE?

Lo avevamo annunciato qualche settimana fa: la BCE avrebbe di nuovo alzato il costo del denaro e il rischio che il nuovo rialzo fosse di 0,75 punti base era reale, in effetti si è concretizzato. Ora il costo del denaro è a 1,25 e naturalmente è già allarme mutui. Vediamo cosa attenderci per le prossime settimane.

Nuovo aumento del costo del denaro deciso dalla BCE

L’obiettivo della Banca Centrale Europea è contenere l’inflazione, ecco perché a luglio è arrivata la fine del quantitative easing e il primo rialzo del costo del denaro di 0,50 punti base. Il nuovo aumento del costo del denaro di settembre era stato ampiamente annunciato, ma nessuno aveva certezza sull’ammontare, molti si aspettavano un ulteriore 0,50%, ma l’andamento dell’inflazione galoppante ha portato Christine Lagarde a fare un passo in più, infatti l’aumento è stato a sorpresa, ma non tanto per chi seguiva la vicenda, dello 0,75%, portando di fatto il costo del denaro a un rialzo dello 1,25% rispetto alla politica monetaria adottata fino al mese di luglio 2022. A questo punto l’obiettivo di fine anno, è programmato un nuovo rialzo, è il 2%.

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Ridurre i prezzi attraverso la riduzione della domanda, ma è allarme mutui

L’obiettivo è ridurre la domanda e nel frattempo indurre una riduzione dei prezzi, contenendo così l’inflazione e tenendo sotto controllo lo spread con lo scudo antispread. Naturalmente non tutti hanno preso bene questa decisione, soprattutto chi vuole investire e, ad esempio, comprare casa. Deve infatti ora attendersi un deciso rialzo dei tassi di interesse fissi e variabili sui mutui.

Attualmente il tasso di interesse per il mutuo a tasso fisso oscilla intorno al 3%, possono esservi variazioni leggere tra le varie banche. Con questo aumento del costo del denaro si prevede un aumento per chi stipula oggi oltre il 4% e fino ad arrivare al 5%, vi sono istituti che già propongono un TAEG a 3,73% (TAN 3,20%). Naturalmente chi ha stipulato un mutuo a tasso fisso nei mesi precedenti, o meglio negli anni precedenti, continuerà a pagare il tasso concordato e di sicuro il vantaggio per queste persone sarà notevole.

Problemi possono esservi per chi ha stipulato nei mesi passati un mutuo a tasso variabile perché la rata crescerà, secondo le prime stime dovrebbe crescere dai 30 ai 50 euro al mese, in base al piano di ammortamento concordato. Al fine di evitare il rischio di rate troppo alte con il tasso variabile, si consiglia di chiedere il mutuo a tasso variabile con tetto o cap. 

In alternativa ricordiamo che c’è sempre la possibilità di richiedere la surroga del mutuo

Aste immobiliari 2022 in crescita: è il momento giusto per comprare a prezzi convenienti

Comprare casa è il sogno di tutti, ma la congiuntura economica non è particolarmente favorevole agli investimenti, tuttavia si possono fare buoni affari decidendo di comprare la casa all’asta, tra le notizie che negli ultimi giorni stanno destando meraviglia, e allo stesso tempo stanno mettendo in allarme le famiglie, c’è l’aumento di disponibilità di case e fabbricati venduti tramite aste immobiliari.

Quando un fabbricato o una casa sono venduti all’asta?

La vendita all’asta di un immobile rappresenta il momento finale attraverso il quale i creditori di un soggetto, persona fisica o giuridica, cercano di trovare soddisfazione al proprio credito. Ci troviamo in una situazione in cui un soggetto non riesce a far fronte ai suoi debiti e di conseguenza i creditori cercano di recuperare i propri beni attraverso una procedura di esecuzione forzata sui beni intestati al debitore. Il bene può essere o meno sottoposto a ipoteca.

Naturalmente si arriva all’asta dopo una lunga procedura, questo vuol dire che se si salta il pagamento di una rata del mutuo, non vi è immediatamente la vendita all’asta, lo stesso vale nel caso in cui si manchi di pagare una rata a un fornitore. Non è questo il luogo di trattare la procedura per arrivare all’esecuzione forzata su un bene, basti sapere che la vendita all’asta di un immobile presuppone uno stato debitorio piuttosto grave.

Deriva da questa piccola premessa che se in questo periodo vi è un numero maggiore di fabbricati, come immobili, capannoni e terreni acquistabili all’asta, vi è evidentemente una crisi economica in atto tale da mettere in difficoltà molte imprese e molte famiglie.

Secondo i dati disponibili, nella prima metà del 2022 ci sono state 108.137 aste immobiliari che rappresentano il 16,1% in più rispetto alle aste che si sono svolte nello stesso periodo del 2021. Occorre sottolineare che però siamo ancora sotto i livelli del 2019, infatti nel primo semestre dell’anno pre-pandemia il numero di aste immobiliari è stato il 17,5% in più rispetto al primo semestre 2022, quindi è come se si stesse ritornando a un ritmo normale.

Perché molti preferiscono acquistare all’asta?

Il vantaggio dell’acquisto all’asta è di ottenere prezzi non particolarmente elevati, infatti la base di acquisto è il valore dell’immobile, se lo stesso è superiore rispetto al debito maturato, il residuo derivante dalla vendita all’asta viene restituito al proprietario. L’asta immobiliare non ha come funzione quella punitiva, non è una sanzione. Si tratta solo di una forma di tutela per i creditori.

Nel caso in cui però l’asta immobiliare dovesse andare deserta, purtroppo si può decidere di abbassare la base d’asta. Naturalmente sono in molti a voler tentare l’affare e di conseguenza seguono l’immobile all’asta ed evitano di comprare alla prima chiamata. A questo occorre aggiungere che se passa molto tempo tra il pignoramento dell’immobile da vendere all’asta e la sua effettiva vendita, l’immobile perde parte del suo valore a causa della mancata manutenzione.

Quali immobili sono stati oggetto di aste immobiliari?

Da quanto emerge dalle statistiche elaborate da Reviva che ha effettuato un censimento delle aste, il 54,6% è rappresentato da immobili in categoria residenziale, mentre il 34,6% è rappresentato da locali commerciali, laboratori, alberghi, uffici. Per il residenziale il valore medio delle offerte è di 112,264 euro, nel 2021 la media era molto più bassa, cioè 82.473 euro. Ciò è in linea con gli aumenti generalizzati che hanno caratterizzato gli immobili ad uso residenziale. Ricordiamo che anche per quanto riguarda i beni acquistati in aste immobiliari. è comunque possibile sottoscrivere un mutuo, quindi anche chi non ha sufficiente liquidità può fare questo investimento, sebbene sappiamo tutti che i tassi di interesse sui mutui sono in forte crescita.

Resta da aggiungere che ora è possibile partecipare alle aste anche telematicamente. Basta essere muniti di un PC, di un indirizzo di posta elettronica certificata e firma digitale. In questo caso deve essere posta attenzione a tutti i passaggi per effettuare valide offerte, il rischio è che l’offerta sia ritenuta invalida.

Infine, è bene ricordare che anche se l’acquisto avviene in un’asta immobiliare è sempre bene procedere prima ad accertamenti catastali .

Mutui, a chi conviene il passaggio dal tasso variabile al fisso?

A chi conviene passare dal tasso variabile al tasso fisso se si ha un mutuo? Lo scenario delinea una situazione in progressiva variazione. A breve i tassi potrebbero salire ulteriormente perché vari istituti bancari non hanno ancora provveduto all’adeguamento dell’offerta agli scatti all’Interest Rate Swap (Irs). Ovvero al valore di riferimento del tasso degli interessi applicato a un mutuo a tasso fisso. Ad oggi, gli indici Eurirs si sono innalzati, mentre gli aumenti dell’Euribor si muovono più lentamente. In questo scenario, il rischio è che l’inflazioni vada fuori controllo nell’Eurozona e il passaggio da un tasso fisso a uno variabile e viceversa possa risultare non troppo conveniente. Ma la valutazione deve essere un’opzione di lunga durata, in un orizzonte temporale di decenni. Solo in tal senso può avere convenienza nel passaggio dal tasso variabile al tasso fisso.

Mutui, l’attuale situazione di guerra in Ucraina pone molti punti interrogativi sui tassi fissi e variabili

La valutazione dei tassi fissi e variabili dei mutui risulta, ad oggi, complicata dalla situazione della guerra in Ucraina. L’aumento generalizzato dei prezzi e l’inflazione che ne è conseguita pongono dei dubbi sulla scelta di accedere a un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. La stessa incertezza investe chi ha già un mutuo e starebbe valutando la surroga, ovvero la convenienza a passare da un tasso fisso a uno variabile o viceversa. In questo scenario, i mercati si sono mossi in anticipo. Gli indici Eurirs, inerenti la parte lunga del mutuo, sono aumentati progressivamente nel corso di questo primo scorcio del 2022.

Mutui a tasso fisso, l’andamento dell’Eurirs e i dubbi sui tassi fissi

Sulla scelta dei mutui a tasso fisso incide l’indice Eurirs. Da inizio anno, l’indice ha registrato un aumento vertiginoso, passando da 51 punti a 195 punti per i mutui a 20 anni. Analogo aumento dell’indice si è avuto anche per i mutui a diverse scadenza, ovvero a 15, a 25 e a 30 anni. Di conseguenza, sono in aumento i tassi fissi dei mutui. Mediamente, ad oggi, un tasso fisso si è assestato all’1,92%, in aumento mediamente di 60 punti percentuali rispetto all’inizio del 2022. Pertanto, i tassi fissi dei mutui stanno per sfondare quota 2%, cosa che si prevede dovrebbe avvenire già dalle prossime settimane dopo l’adeguamento delle offerte degli istituti bancari.

Mutui, perché le surroghe sono più care?

Il mercato dei mutui sta cambiando anche per le surroghe, ovvero per il passaggio da un mutuo a tasso fisso a uno variabile e viceversa. In questo scenario, il passaggio è più costoso rispetto a un tasso stipulato al momento della sottoscrizione del mutuo. Infatti, si calcola che, a parità di tasso, la surroga sia più cara di 30 o di 40 punti rispetto al mutuo stipulato al momento dell’acquisto della casa. Nella situazione di incertezza attuale, la maggior parte di chi ha un mutuo a tasso variabile, che vorrebbe passare a un tasso fisso per avere la certezza di proteggersi nel caso in cui l’inflazione dovesse andare fuori controllo nell’Eurozona, sta riscontrando costi elevati.

Mutui, l’incertezza del tasso variabile in periodi di inflazione e di guerra in Ucraina

L’incertezza scaturita dalla guerra in Ucraina e la conseguente inflazione nell’Eurozona incidono anche sui mutui a tasso variabile. Chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile negli ultimi cinque anni ha potuto garantirsi un tasso costato mediamente lo 0,5% o anche più basso. Tuttavia, dopo anni di tassi bassi, anche gli indici Euribor si stanno adeguando al rialzo, anche se più lentamente rispetto agli indici Eurirs. Inoltre, anche il costo applicato dalla Banca Centrale Europea tenderà a risalire, dopo anni di tassi negativi.

Mutui, a chi conviene passare dal tasso variabile al tasso fisso?

Il che significa che chi abbia stipulato un mutuo a tasso variabile allo 0,5 di tasso di interesse, potrebbe avere l’intenzione di surrogare il proprio mutuo, ovvero di passare al tasso fisso che si prospetta salire almeno fino al 2,5%. Molto dipende anche dall’orizzonte temporale. Ovvero, se si è di fronte a un mutuo ventennale, si può pensare che nel lungo periodo l’operazione possa convenire, anche stimando la crescita che avranno i tassi variabili nei prossimi periodi. Per durate di mutui a tasso variabile più brevi, a 5 o a 10 anni, le esposizioni ai rischi potrebbero risultare più elevate. E dunque, la surroga di un mutuo a tasso variabile verso il tasso fisso potrebbe non convenire.

Tasso fisso, quali sono le migliori offerte ad oggi?

La stipula di un nuovo mutuo per l’acquisto di una casa, comporta un’attenta analisi dei tassi fissi e di quelli variabili. Tra i tassi fissi, applicati a un mutuo stipulato da un impiegato di 40 anni, che desidera finanziare per 140 mila euro l’acquisto di 200 mila euro, spalmando il prestito a 20 anni, ecco quali sono i tassi più convenienti:

  • Bper Banca, con tasso fisso all’1,90% e rata di 701 euro;
  • Banco di Sardegna, con tasso fisso all’1,90% e rata identica;
  • Credem, con tasso fissi al 2,12% più lo spread dello 0,15% e rata mensile di 716 euro;
  • Banca SanPaolo, con tasso fisso al 2,15% e rata del mutuo di 718 euro;
  • We Bank, con tasso fisso del 2,25% e spread dello 0,60%, per un tasso finale del 2,85% e rata mensile di 724 euro;
  • Banco BPM, con tasso fisso al 2,32% e rata mensile di 729 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso fisso del 2,40% + 0,63% di spread e rata finale di 735 euro;
  • Che Banca con tasso fisso del 2,40% e spread dello 0,75% e rata mensile di 735 euro;
  • Banca Sella con tasso finito fisso al 2,45% e rata mensile di 738 euro;
  • Banca Popolare Pugliese con tasso fisso finito al 2,45% e rata di 738 euro.

Mutui a tasso variabili, quali sono i più vantaggiosi e convenienti a maggio 2022?

Per i mutui a tasso variabile è necessario considerare il tasso nominale più lo spread applicato dalla banca. Nel dettaglio, le migliori offerte a maggio 2022 sono le seguenti:

  • WeBank, con tasso variabile dello 0,68% più lo spread dell’1,15%, per un tasso totale dell’1,83% e una rata mensile del mutuo di 623 euro;
  • Credem, con tasso variabile dello 0,52% più lo spread dello 0,95%, per un tasso totale dell’1,47% e una rata mensile del mutuo di 614 euro;
  • BNL Gruppo Paribas, con tasso variabile dello 0,65% più lo spread dello 0,95%, per un tasso totale dell’1,60% e una rata mensile del mutuo di 622 euro;
  • Unicredit, con tasso variabile dello 0,72% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,92% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Banca Widiba, con tasso variabile dello 0,73% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,93% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Banco di Desio e della Brianza, con tasso variabile dello 0,64% più lo spread dell’1,19%, per un tasso totale dell’1,83% e una rata mensile del mutuo di 621 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso variabile dello 0,69% più lo spread dell’1,12%, per un tasso totale dell’1,81% e una rata mensile del mutuo di 624 euro;
  • Intesa SanPaolo, con tasso variabile dello 0,70% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,90% e una rata mensile del mutuo di 625 euro;
  • Banco BPM, con tasso variabile dello 0,72% più lo spread dell’1,20%, per un tasso totale dell’1,92% e una rata mensile del mutuo di 626 euro;
  • Bper Banca, con tasso variabile dello 0,97% più lo spread dell’1,40%, per un tasso totale del 2,37% e una rata mensile del mutuo di 641 euro.

Mutui, le migliori offerte per le surroghe

Le offerte più convenienti per il cambio del mutuo a tasso fisso e variabile nel mese di maggio 2022, per un impiegato che desidera cambiare il mutuo ventennale di 140 mila euro, risultano:

  • Banco di Sardegna e Intesa SanPaolo, con un tasso del 2,15% e rata mensile finale di 718 euro;
  • Bper Baca, con tasso finito del 2,25% e rata di 724 euro;
  • Che Banca, con tasso del 2,60% più spread dello 0,95%, per un tasso totale del 3,39% e una rata di 748 euro;
  • Crédit Agricole Italia, con tasso del 2,58% più spread dello 0,81%, per un tasso totale del 3,55% e una rata di 747 euro;
  • Banca Popolare Pugliese, con tasso finito del 2,70% e una rata mensile di 755 euro;
  • Bnl Gruppo Paribas, con tasso finito del 2,70% più e una rata mensile di 755 euro;
  • We Bank, con tasso del 2,75% più spread dell’1,10%, per un tasso totale del 3,85% e una rata di 759 euro;
  • Credem, con tasso del 2,76% più spread dello 0,79%, per un tasso totale del 3,55% e una rata di 759 euro;
  • Banco Bpm, con tasso del 2,92% più spread dell’1,10%, per un tasso totale del 4,02% e una rata di 770 euro.

Mutui a tasso fisso o variabile, quale conviene?

Conviene di più il mutuo a tasso fisso o quello a tasso variabile per l’acquisto di una casa? L’indecisione del periodo sta facendo lievitare i livelli dei tassi di interesse rispetto a quelli applicati dalle banche fino a qualche mese fa. Ma non si è ancora ai livelli più alti del periodo precedente la pandemia da Covid-19. Ad aumentare ad aprile 2022 sono soprattutto le rate dei mutui a tasso fisso.

Mutui, a marzo 2022 aumento dei tassi fissi dello 0,40%

Infatti, in questi ultimi due mesi, i mutui a tasso fisso sono passati da una media dello scorso anno dell’1,21% a una media dell’1,62% registrata a marzo 2022. L’aumento nel breve periodo è stato dunque all’incirca di 0,40 punti percentuali. Il calcolo è stato fatto su mutui a 20 anni. Il livello dei mutui a tasso fisso, in ogni modo, risulta ancora inferiore ai periodi precedenti la pandemia da Covid. Infatti, all’inizio del 2019 i tassi fissi dei mutui superavano il 2%.

Mutui aprile 2022, conviene più il tasso fisso o il tasso variabile?

Allo stato dei mutui di questo mese, si può dire che i mutui a tasso variabile sono ancora tendenzialmente più convenienti dei mutui a tasso fisso. Ovvero, si può affermare che chi sceglie il tasso variabile difficilmente pagherà di più rispetto a chi sceglie i prestiti a tasso fisso. In questi ultimi anni, complice il tasso Eurobor che ha registrato valori stabili e in alcuni casi negativi, i mutui a tasso variabile si sono attestati mediamente tra lo 0,8% e l’1%. Tuttavia, nella scelta tra il tasso fisso e quello variabile è necessario considerare vari fattori.

Quando conviene il mutuo a tasso fisso rispetto a quello variabile?

Ad esempio, i mutui a tasso fisso garantiscono la sicurezza della rata fissa. E, pertanto, potrebbero essere preferiti dalle famiglie con un solo contratto di lavoro. O dalle famiglie giovani che prevedono di allargare il numero dei componenti del nucleo. La sicurezza del tasso fisso può rappresentare uno scudo sulle mutazioni degli scenari dei tassi di interesse. Infatti, il tasso variabile potrebbe andare incontro a una risalita degli indici nei prossimi anni.

Mutui a tasso fisso, le previsioni dei prossimi anni

Peraltro, l’attuale situazione dei mutui a tasso fisso sta determinando una ridefinizione dello spread applicato dagli istituti bancari. Ad oggi, su un mutuo di 150 mila euro per venti anni, la rata migliore si attesta all’incirca su 715 euro, con un Taeg pari all’1,52%. Ma è necessario scegliere la migliore offerta: alcuni istituti applicano Taeg che sfiorano il 3%, facendo lievitare la rata mensile del mutuo a 800 euro.

Tassi variabili sui mutui, qual è il migliore e il più conveniente?

Diversamente, la scelta del tasso variabile su un mutuo di 150 mila euro per venti anni, potrebbe far determinare una rata per le famiglie più giovani che attualmente si attesta intorno ai 645 euro mensili. Il Taeg migliore osservato su un tasso variabile è pari allo 0,42%, ma si può arrivare anche a pagare un tasso dell’1,40%.

Mutui aprile 2022, quali sono le agevolazioni per i giovani under 36 anni?

Nella scelta del miglior mutuo, la convenienza può aumentare se si possono sfruttare le opportunità della normativa per le famiglie più giovani. Ad esempio, per l’acquisto della casa dei giovani under 36, con Isee non oltre i 40 mila euro annuali, si può beneficiare della garanzia statale sul mutuo che può arrivare all’80%. Si tratta di una novità arrivata nella scorsa estate, con l’entrata in vigore del decreto “Sostegni bis”: la garanzia statale sui mutui è stata elevata dal 50% (che può essere ottenuta da tutti i cittadini, a prescindere dall’età) all’80% a favore dei giovani che stipulano un mutuo.

Acquisto prima casa giovani under 36, i vantaggi dell’esenzione dell’imposta di registro e dell’Iva

E, inoltre, ottenere l’abbattimento di alcune tasse legate all’operazione di acquisto della prima casa, come l’esenzione dell’imposta di registro o dell’Iva. In quest’ultimo caso, l’acquisto deve essere effettuato direttamente dall’impresa costruttrice. Le opportunità e i parametri da valutare nella stipula di un numero per acquistare una casa sono pertanto molteplici, compresa la sottoscrizione di una polizza temporanea caso morte legata all’operazione per assicurarsi dagli imprevisti.