Addio ai Navigator: chi assorbe il loro ruolo con i beneficiari del RdC?

I navigator sono una figura professionale nata in concomitanza con il Reddito di Cittadinanza, il loro ruolo è affiancare i beneficiari e aiutare i Centri per l’Impiego nello svolgimento delle mansioni inerenti la ricollocazione nel mondo del lavoro. Questi professionisti però cesseranno le loro funzioni il 31 dicembre 2021, resta quindi da chiarire come sarà effettuato il passaggio e chi assorbirà le funzioni.

Navigator: il 31 dicembre 2021 cessano le loro funzioni

Il reddito di Cittadinanza è una misura importante di contrasto alla povertà, si tratta di uno strumento però pensaoa come temporaneo e quindi affiancato da una serie di iniziative volte ad aiutare i percettori a trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Vista però la carenza di personale presso i Centri per l’Impiego, al fine di coadiuvare il personale, ci fu un concorso per i Navigator in forza all’ANPAL, Agenzia Nazionale Politiche Attive per il Lavoro.

Il ruolo era a tempo determinato, le funzioni dovevano cessare il 30 aprile 2021. Con il decreto Sostegni, al fine di dare continuità, la durata dei contratti è stata prorogata al 31 dicembre 2021. Non sono però previste ulteriori proroghe, anzi, nella manovra finanziaria per il 2022 è previsto l’assorbimento delle funzioni. Questo implica che non saranno assunti o reinseriti in una qualche funzione simile, è previsto il potenziamento dei CPI, ma non con assunzione dei Navigator che potranno semplicemente avere un punteggio di servizio partecipando al concorso.

Di cosa si occupano i Navigator

Per capire come funzionerà l’assorbimento dei Navigator è necessario capire il loro ruolo nei confronti dei percettori del reddito di cittadinanza.

I 2980 vincitori del concorso ANPAL hanno stipulato un contratto di collaborazione, ad essi hanno rinunciato 7 Regioni (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia e Sardegna). Deve però essere sottolineato che nel frattempo i Navigator effettivamente in servizio sono molto diminuiti, infatti da un’inchiesta del Sole 24 Ore emerge che a giugno 2021 il totale degli addetti era 1300.

Il loro compito è affiancare i CPI nella redazione del Patto per il Lavoro che ogni percettore deve sottoscrivere. Terminata questa fase preliminare, i Navigator restano al fianco dei percettori del Reddito di Cittadinanza, selezionano per loro le offerte di lavoro, che devono essere congrue rispetto a formazione professionale e aspettative, forniscono supporto operativo e motivazionale; controllano che siano rispettate le normative per la percezione, organizzano laboratori di lavoro, danno consulenza alle aziende che vogliono assumerli, controllano che il rapporto di lavoro stipulato si svolga con soddisfazione delle varie parti.

Naturalmente non mancano le proteste dei Navigator che pseravano in una proroga dei contratti se non addirittura in una trasofrmazione del contratto in tempo indeterminato presso i centri per l’Impiego che appunto devono essere potenziati. Ciò anche in virtù del fatto che loro hanno già partecipato a un concorso quindi potrebbero accedere. Propongono l’uso delle risorse del PNRR destinate alle Politiche Attive per il Lavoro alla loro assunzione.

Chi assorbirà le funzioni dei Navigator?

La manovra finanziaria 2022 che è approdata già al Senato, all’articolo 21, comma 1, lettera g, prevede che il ruolo dei Navigator sia svolto dai Centri per l’Impiego che saranno potenziati con nuove assunzioni e attraverso le agenzie per il lavoro interinali autorizzate.

Queste riceveranno incentivi in base al risultato.

Per ogni percettore del Reddito di Cittadinanza assunto in base alla normativa l’Agenzia riceverà il 20% dell’incentivo attribuito al datore di lavoro. L’incentivo si ottiene qualunque sia la tipologia contrattuale stipulata quindi a tempo determinato, indeterminato o contratto di apprendistato, inoltre si riconosce sia per contratti attivati full time, sia per contratti part time.

A queste misure vengono affiancati controlli ulteriori sui percettori del reddito di cittadinanza che avranno una decurtazione di 5 euro mensili per ogni offerta di lavoro non accettata, perdita del beneficio dopo due rinunce e una verifica mensile presso il Centro per l’Impiego sulla effettiva ricerca attiva del lavoro.

Reddito di cittadinanza, incentivo avvio attività di 4680 euro: l’Inps paga a due mesi dalla domanda

Il beneficio di 4680 euro per chi percepisce il reddito di cittadinanza e avvia un’attività lavorativa autonoma o un’impresa individuale o una società cooperativa spetta entro due mesi dalla presentazione della domanda. L’Inps eroga il beneficio in un’unica soluzione. L’Istituto previdenziale ha fornito ulteriori chiarimenti operativi con la circolare del 22 novembre 2021, la numero 175.

Incentivo ad avviare un’attività per chi percepisce il reddito di cittadinanza: qual è l’importo?

Nella circolare, l’Inps precisa i requisiti necessari ai percettori del reddito di cittadinanza per presentare la domanda di incentivi all’autoimprenditorialità. Il beneficio addizionale viene corrisposto per 6 mensilità e va ad aggiungersi all’importo del Reddito di cittadinanza. Il limite massimo dell’incentivo corrisponde a 780 euro per le 6 mensilità. L’incentivo spetta per un limite massimo di 4680 euro.

Reddito di cittadinanza, chi può presentare domanda per l’incentivo di avvio attività?

L’incentivo è legato alla fruizione del reddito di cittadinanza. Pertanto chi presenta domanda per l’incentivo deve percepire, come nucleo familiare, il reddito di cittadinanza. Può ottenere l’incentivo chi ha avviato, entro i primi dodici mesi dall’inizio della fruizione del reddito di cittadinanza, un’attività lavorativa autonoma o un’impresa individuale o abba sottoscritto una quota di capitale sociale di una cooperativa. Il rapporto mutualistico nella cooperativa deve avere a oggetto la prestazione di un’attività lavorativa da parte del socio.

Reddito di cittadinanza, chi non può presentare domanda per l’incentivo all’attività autonoma?

Diversamente dal punto precedente, chi presenta domanda di incentivo lavorativo al reddito di cittadinanza, non deve aver cessato, nei dodici mesi precedenti, un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o aver partecipato, come quota di capitale sociale, in una cooperativa. Inoltre, non può presentare domanda di incentivo chi ha già fruito del beneficio in questione.

Esempi di richiesta dell’incentivo per l’avvio di attività autonoma con reddito di cittadinanza

Poniamo il caso di un cittadino che abbia presentato domanda di reddito di cittadinanza e la stessa sia stata accolta il 15 gennaio 2021. Se inizia un’attività lavorativa autonoma il 20 marzo 2021, può ottenere il beneficio. In questo caso, infatti, l’attività lavorativa viene avviata nei primi 12 mesi di fruizione del reddito di cittadinanza. Se passa più di un anno tra l’inizio di fruizione del reddito di cittadinanza e l’inizio dell’attività lavorativa autonoma, l’incentivo non viene corrisposto. Ad esempio, se la domanda del reddito di cittadinanza viene accolta il 15 settembre 2020 e l’inizio dell’attività autonoma è fissato al 20 settembre 2021.

Domanda incentivo attività lavorativa: è necessario fruire già del reddito di cittadinanza

Infine, è importante verificare che l’attività autonoma inizi nel periodo di fruizione del reddito di cittadinanza. Se l’attività lavorativa autonoma inizia in data anteriore a quella di accoglimento della domanda di reddito di cittadinanza, la domanda di incentivo all’attività lavorativa non viene accolta perché il nucleo familiare non risulterebbe in corso di godimento del reddito di cittadinanza. Ad esempio, l’inizio dell’attività lavorativa è fissato al 15 giugno 2021 e la domanda di reddito di cittadinanza è accolta in data 15 settembre 2021.

Quali attività avviare con l’incentivo al reddito di cittadinanza?

L’Inps, inoltre, sottolinea che le attività lavorative per le quale spetta l’incentivo devono corrispondere a quelle previste per l’anticipazione della Naspi. Rientrano in queste attività:

  • quelle professionali che vengono esercitate dai liberi professionisti;
  • le attività di impresa individuale nei settori del commercio, dell’artigianato o dell’agricoltura;
  • la costituzione di società unipersonali;
  • ingresso o costituzione in società di persone o di capitali.

Come comunicare l’avvio di un’attività autonoma con la fruizione del reddito di cittadinanza?

L’inizio dell’attività autonoma mediante incentivo legato alla fruizione del reddito di cittadinanza va comunicato:

  • entro 30 giorni dall’inizio mediante il modello “Rdc-Com Esteso“;
  • per le attività già avviate e comunicate, il modello deve essere ripresentato entro 15 giorni dalla fine di ogni trimestre di fatturazione.

Decreto fiscale, ecco tutte le novità: sicurezza sul lavoro, incentivi auto, cassa integrazione e cartelle

Arrivano le novità del decreto Fiscale approvato dal Consiglio dei ministri. Tra queste, la stretta sulle imprese che non rispettano la sicurezza sul lavoro, il rifinanziamento (parziale) degli incentivi sull’acquisto di un’auto, la cassa integrazione Covid, il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali e i fondi per il Reddito di cittadinanza.

Decreto fiscale e irregolarità sul lavoro: si abbassa la soglia di irregolari che dà luogo alla sospensione

Sulle imprese arriva la stretta in merito alla sicurezza sul lavoro. Infatti scende al 10% (dal 20%) il tetto degli addetti irregolari sui luoghi di lavoro che fa scattare la sospensione dell’attività. Il provvedimento prevede che non sia più necessaria la recidiva. In caso di violazione, scatta da subito la sospensione dell’attività. Il decreto rafforza anche le competenze dell’Ispettorato del lavoro: insieme alle aziende sanitarie del territorio dovranno intensificare la vigilanza del rispetto della norma. Si rafforzerà anche l’organico dell’Ispettorato: in arrivo concorsi per 1.024 nuovi posti oltre al bando di 1.122 in corso.

Aziende irregolari per a sicurezza: cosa fare per riprendere l’attività?

In caso di violazione del decreto Fiscale e della sospensione, l’azienda per riprendere l’attività dovrà ripristinare le condizioni regolari di svolgimento del lavoro. Si prevede anche il pagamento di una somma aggiuntiva. L’importo varia da 300 a 3000 euro per ogni lavoratore: vale la gravità della violazione. L’importo da pagare si moltiplica per due nel caso in cui l’azienda sia incorsa, nei 5 anni prima, già in un provvedimento di sospensione. Durante la sospensione, l’azienda non potrà avere contatti con la Pubblica amministrazione.

Decreto fiscale, le novità per gli incentivi auto

Cifre ben più modeste rispetto al 2021 sono state riservate dal decreto Fiscale sugli incentivi auto. Infatti l’ecobonus è stato rifinanziato di soli 100 milioni di euro dei quali:

  • 65 milioni andranno all’acquisto di nuove vetture a basso impatto ambientale, da 0 a 60 g/km di CO2. Si tratta, in buona sostanza, dei modelli plug in (ibridi) e delle auto elettriche;
  • 10 milioni di euro andranno alle auto mediamente impattanti per l’ambiente (da 61 a 135 g/km). Rientrano in questa categoria le vetture ibridi semplici e vari modelli Euro 6 a benzina e a gasolio;
  • per le auto usate il decreto Fiscale destina 5 milioni di euro.

Proroga Cassa integrazione Covid nel decreto Fiscale: da 9 a 13 settimane fino al 31 dicembre 2021

Il decreto Fiscale del governo prevede anche il rifinanziamento della Cassa integrazione Covid. La proroga è di 13 settimane per:

  • le piccole imprese del terziario;
  • il commercio;
  • gli artigiani;
  • grande distribuzione;
  • giornalisti.

Le 13 settimane vanno utilizzate dal 1° ottobre scorso al 31 dicembre 2021. Devono essere già state utilizzate tutte le precedenti 28 settimane di proroga della Cassa integrazione Covid. Proroga di 9 settimane, invece, per i settori tessili, dell’abbigliamento e delle calzature. L’utilizzo delle settimane deve avvenire sempre nel periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2021 e devono essere state utilizzate le 17 settimane concesse precedentemente. La proroga della Cig Covid ha un costo di 878,4 milioni di euro.

Cartelle esattoriali, più tempo per pagarle

Altri 5 mesi (150 giorni) vengono concessi per il pagamento delle cartelle notificate dall’agente pubblico della riscossione. La notifica deve essere avvenuta dal 1° settembre 2021 fino al 31 dicembre 2021. Benefici anche per non perdere i vantaggi della rottamazione ter e del saldo e stralcio. Infatti, si possono saldare le rate del 2020 non ancora versate entro la scadenza del 30 novembre in un unico pagamento insieme alle rate rientranti nella pace fiscale di quest’anno. Inoltre, il piano di rateizzazione non decade per i contribuenti che hanno dilazionato i debiti con richiesta prima dell’8 marzo 2020.

Decreto Fiscale, rifinanziato il congedo parentale delle famiglie

Il decreto Fiscale procede anche al rifinanziamento dei congedi parentali al 50% delle famiglie. Il congedo va a favore sia dei lavoratori dipendenti che autonomi genitori di figli fino a 14 anni. I lavoratori possono assentarsi da lavoro per i casi di sospensione dell’attività educativa e didattica del figlio. La durata della sospensione può essere per tutta per una parte dell’infezione o per la quarantena che sia stata disposta dalle autorità sanitarie. Per i figli da 14 a 16 anni di età il congedo non è retribuito. Rifinanziato anche il fondo dell’Inps per la malattia dei lavoratori posti in quarantena.

Nuovo patent box rafforzato per le imprese dal decreto Fiscale

Va in pensione il vecchio patent box e il decreto Fiscale introduce e rafforza la deducibilità di quello nuovo. Nel provvedimento del governo si prevede la deduzione rafforzata del 90% relativa ai costi sostenuti per la ricerca e lo sviluppo. I costi deducibili, anche ai fini dell’Irap, devono essere stati sostenuti per:

  • software coperti da copyright;
  • marchi di impresa;
  • brevetti industriali;
  • modelli, disegni, formule delle imprese nello svolgimento della propria attività.

Le imprese che hanno in corso procedure con il vecchio patent box possono richiedere di accedere al più vantaggioso nuovo strumento.

Decreto Fiscale, 200 milioni al Reddito di cittadinanza

Dal decreto Fiscale arriva anche il rifinanziamento per 200 milioni del Reddito di cittadinanza. Salvaguardati anche 100 mila posti di lavoro di somministrati assunti con contratto a tempo indeterminato dalle Agenzie per il lavoro. Si tratta di lavoratori mandati a tempo determinato presso le imprese utilizzatrici. Il provvedimento cancella la scadenza del 31 dicembre 2021 per i 24 mesi della missione stessa.

Assegno unico figli, in arrivo decreto attuativo: dal 2022 importo base di 180 euro, aiuti a stranieri e maggiorazioni giovani madri

È in arrivo il decreto attuativo del Family act relativo all’assegno unico per i figli. Dal 2022 saranno 19 i miliardi di euro all’anno che il governo impegnerà per gli aiuti in partenza del 1° gennaio prossimo. La misura è stata anticipata nel corso del 2021 dall’assegno ponte, prorogato fino al 30 ottobre 2021 per dar modo di presentare domanda. I lavoratori autonomi, inoltre, presentando domanda entro fine ottobre non perderanno gli arretrati calcolati dal 1° luglio 2021. La misura  che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2022 si traduce in un aiuto economico di circa 180 euro mensili che arrivano fino a 250 euro per il terzo figlio.

Assegno universale figli: quali sono le risorse, un terzo arriva dalle detrazioni Irpef

Tra le novità del decreto attuativo anche gli aiuti agli stranieri e le maggiorazioni per le giovani madri e i disabili. Per il finanziamento della misura, ormai pronta per il Consiglio dei ministri del governo Draghi, sono pronti sei miliardi di euro che si andranno ad aggiungere ai 6,2 miliardi per le detrazioni Irpef, ai 5,1 degli assegni familiari e ai 770 milioni del premio alle nascite. Altri fondi saranno recuperati dall’accorpamento degli altri bonus temporanei della stessa finalità e natura.

Decreto assegno unico universale per i figli: le prossime tappe per l’approvazione definitiva

Tra le riforme in tema delle tasse, dunque, la delega fiscale relativa all’assegno unico dei figli permetterà riforme strutturali fin dall’inizio del 2022. La delega dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana o, al massimo, entro la fine della successiva. In seguito, il provvedimento sarà sottoposto all’esame delle commissioni compente per materia al Parlamento e, infine, alla Conferenza unificata. Dopo 30 giorni si arriverà all’approvazione definitiva.

Cosa prevede l’assegno unico universale per i figli e quali sono gli importi?

L’assegno universale per i figli prevede un importo minimo di circa 180 euro per ogni figlio minorenne. Ulteriori 80 o 90 euro possono essere richiesti per il terzo figlio minorenne presente in famiglia e così via. L’importo pieno viene corrisposto alle famiglie che abbiano un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) più contenuto. Il che dovrebbe corrispondere a un tetto Isee di circa 9 mila euro.

Isee per la richiesta dell’assegno universale per i figli

Tuttavia, l’assegno sarà corrisposto anche alle famiglie che abbiano un Isee più elevato dei 9 mila euro. Dalle anticipazioni sulla misura, infatti, non vi sarà uno sbarramento per redditi superiori, ma il decrescere dell’assegno per i figli sarà piuttosto morbido al crescere di redditi e del patrimonio. Il minimo, dunque, di assegno che le famiglie vedranno riconoscersi potrà essere intorno ai 40 o 50 euro mensili per il primo figlio, anche in corrispondenza di un Isee più elevato.

Assegno per i figli dai 18 ai 21 anni di età

La base dell’assegno universale per i figli rappresenta il via anche ai meccanismi per altri sostegni. Il primo è l’indennità aggiuntiva per le madri con figli fino a 21 anni di età o per figli disabili. Infatti, tra i 18 e i 21 anni è possibile ricevere l’assegno per figli che siano a carico del nucleo familiare. È necessario, tuttavia, che i figli siano inseriti in percorsi di formazione o di avviamento al lavoro. In alternativa il requisito richiede l’inserimento nelle liste di collocamento.

Figli disabili e stranieri: l’assegno universale anche a loro

Per i figli disabili, l’assegno universale sarà corrisposto fino ai 21 anni e anche oltre. L’indennità è prevista, infatti, a condizione che il figlio rimanga a carico della famiglia. L’assegno verrà riconosciuto anche agli stranieri.

Assegno universale per i figli e Reddito di cittadinanza

Da ultimo sarà necessario verificare quale sarà il rapporto tra l’assegno universale per i figli e il Reddito di cittadinanza. Chi percepisce già il Reddito, infatti, dovrà decurtare la quota relativa alla presenza di figli in famiglia. Il meccanismo sarà necessario per evitare che vi siano famiglie che percepiscano due indennità, quella dell’assegno ai figli e quella del Reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza ed il bonus per autoimprenditorialità

Scatta il semaforo verde per il beneficio addizionale a favore dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza che avviano un’attività autonoma o un’impresa individuale o ancora una società cooperativa entro i primi 12 mesi di fruizione del predetto sussidio.

L’incentivo aggiuntivo ai beneficiari del RdC

Il beneficio aggiuntivo consiste in un ulteriori sei mensilità del Reddito di Cittadinanza da erogarsi, come specificato nel messaggio n. 3212 del 24 settembre 2021 dell’INPS, una tantum per un importo non superiore a 780 euro mensili. Il valore del bonus è calcolato a seconda del mese in cui viene avviata l’attività lavorativa autonoma. Ad esempio, se per il percettore del Reddito di Cittadinanza quel mese vale 600 euro, il beneficio addizionale totale sarà di 3600 euro (600 x 6 mesi).

Gli interessati da tale beneficio addizionale possono inoltrare online la richiesta mediante compilazione del nuovo schema telematico “RdC-Com Esteso” disponibile sul sito INPS al cui accesso si provvede tramite PIN Inps ancora attivo oppure tramite SPID, Carta Nazionale dei Servizi oppure Carta di Identità Elettronica. In alternativa, ci si può rivolgere agli istituti di patronato o ai CAF (Centri di Assistenza Fiscale) tramite i loro sistemi di accesso online.

LEGGI ANCHE: Chi prende il reddito di cittadinanza può prendere il reddito di emergenza?

A chi spetta il bonus addizionale

Il bonus aggiuntivo volto ai percettori del Reddito di Cittadinanza spetta ai soggetti che si trovano contemporaneamente in determinate condizioni:

  • alla data di presentazione della richiesta del beneficio addizionale, il richiedente è componente di un nucleo familiare il cui RdC è in corso di erogazione;
  • l’attività autonoma lavorativa o di impresa individuale è stata avviata nei primi 12 mesi di fruizione del RdC tra quelle agevolate (nel caso di socio di cooperative, il rapporto mutualistico deve avere a oggetto la prestazione di attività lavorativa);
  • non ha cessato nei 12 mesi precedenti la domanda, un’attività auto imprenditoriale tra quelle agevolate, quindi, che non hanno sottoscritto nel periodo appena indicato, una quota di capitale sociale di una cooperativa nella quale il rapporto mutualistico abbia ad oggetto la prestazione di attività lavorativa da parte del socio, ad eccezione della quota per la quale si chiede il beneficio addizionale.
  • non è componente di nucleo familiare beneficiario di Reddito di Cittadinanza che ha già usufruito di tale bonus.

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Ricordiamo che sul nostro portale potrete trovare altre curiosità che riguardano il sussidio, ad esempio se chi ha partita IVA può richiedere il Reddito di Cittadinanza, oppure se per i datori di lavoro che assumono i percettori di RdC sono previste agevolazioni.

Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, la risposta ad una delle tante domande che possono porsi i percettori del Reddito di Cittadinanza, ossia: cosa accade se trovo lavoro mentre percepiscono il RdC?

 

Quante volte può essere rinnovato il reddito di cittadinanza?

Il Reddito di Cittadinanza è un vero e proprio aiuto economico alle famiglie economicamente più bisognose. Tuttavia, quando è stato istituito aveva un doppio intento: sostenere il richiedente e/o il suo nucleo familiare in difficoltà, e, favorire il reinserimento nel mondo del lavoro, in particolare dei giovani.

Se nel primo caso la misura si è rivelata molto utile, al netto dei soliti scansafatiche o imbroglioni, nel secondo caso il sussidio ha fatto, per ora, cilecca. Colpa solo dei navigator che non sono riusciti a sostituire i Centri per l’Impiego?

Ma, dubbi a parte sul futuro che avrà il Reddito di Cittadinanza che sarà sicuramente riconfermato dal governo Draghi ma molto probabilmente riformato in parte, cerchiamo di rispondere a una domanda che in molti si pongono, ossia, quante volte si può rinnovare il sussidio.

Quante volte può essere rinnovato il reddito di cittadinanza?

E’ bene precisare, sin da subito, che per come è stata concepito, il Reddito di Cittadinanza che viene concesso per 18 mesi, può essere rinnovato senza alcun limite in relazione al numero delle volte. Attenzione alla finestra, però, in quanto tra un rinnovo e l’altro del predetto sussidio devono trascorrere 30 giorni, periodo in cui, non si riceverà alcuna somma di denaro.

La richiesta di rinnovo va presentata dal mese successivo a quello della scadenza. Per cui, se il RdC scade a settembre, la domanda di rinnovo potrà essere effettuata a ottobre, con il primo pagamento che sarà erogato a metà novembre, proprio a testimoniare quel “buco” di trenta giorni.

L’importanza dei requisiti del rinnovo del reddito di cittadinanza

Per beneficiare del sussidio è necessaria la presentazione di un ISEE aggiornato e del mantenimento dei requisiti richiesti come previsto dalla legge. L’ISEE ordinario scade l’ultimo giorno dell’anno, mentre quello corrente ha una validità di sei mesi.

Nessuna variazione sulla modalità di presentazione di richiesta del Reddito di Cittadinanza causa rinnovo, identica alla prima domanda effettuata, anche nel modello.

Per chiarezza, se il rinnovo viene richiesto dalla stessa persona che ha presentato la domanda inizialmente, i soldi verranno erogati sempre sulla stessa carta RdC già utilizzata per tutte le ricariche. Se così non fosse, ossia, a richiedere il sussidio è un’altra persona dello stesso nucleo familiare, ovviamente, quest’ultima dovrà provvedere al ritiro di una nuova carta RdC alle Poste.

Rinnovo del RdC senza vincoli?

A parte i requisiti richiesti e la dichiarazione ISEE idonea a ricevere la prestazione del sussidio, occorre precisare che, almeno in linea teorica, chi riceve il Reddito di Cittadinanza da almeno un anno, dovrebbe essere indirizzato presso i Servizi Sociali del Comune o presso il Centro per l’impiego, con l’obiettivo di chiudere il percorso di inclusione sociale e/o di attivazione lavorativa.

Inoltre, dovrebbero già essere in vigore dei Progetti Utili alla Collettività (PUC) al termine dei 18 mesi di fruizione del beneficio da parte di beneficiari Rdc volontari.

Altresì, la prima richiesta di lavoro utile ricevuta dopo il rinnovo del Reddito di Cittadinanza, a prescindere dalla distanza chilometrica, deve essere accettata, pena la perdita del beneficio.

Ma per approfondire anche su altri aspetti, la materia del Reddito di Cittadinanza, potrà esserti utile leggere anche:

Reddito di cittadinanza, quando serve una nuova domanda?

L’erogazione del Reddito di cittadinanza è valida per  un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali il beneficio può essere rinnovato. Tuttavia, all’atto del rinnovo del Reddito di cittadinanza, il beneficiario subirà la sospensione nell’erogazione di un mese. Devono, in ogni modo, persistere le condizioni che abbiano determinato l’assegnazione del sussidio.

Per quanto tempo può essere rinnovato il Reddito di cittadinanza?

Dunque, rimanendo invariate le condizioni di beneficio del Reddito di cittadinanza, è possibile presentare una nuova domanda dal mese successivo a quello della scadenza. Una volta che l’Inps accerta il possesso dei requisiti per il rinnovo, il beneficio riparte  nuovamente con l’accredito per un periodo di ulteriori 18 mesi.

Reddito di cittadinanza, quando va presentata la domanda di rinnovo?

È avvenuto in questo modo il primo rinnovo dei percettori del Reddito di cittadinanza del primo anno e mezzo di erogazione. Chi ha cominciato a percepire il sussidio a partire da aprile 2019, ha potuto presentare domanda di rinnovo a partire dal 1° ottobre 2020. Inoltre, alla presentazione della domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza entro la fine di ottobre 2020, è seguita l’erogazione della misura a partire dal 1° novembre successivo. Analoghi calcoli di presentazione della domanda di rinnovo possono essere fatti dai percettori del Reddito di cittadinanza via via che l’erogazione arriva alla prima scadenza di un anno e mezzo.

Condizioni per presentare domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza

Il rinnovo del Reddito di cittadinanza è, in ogni modo, condizionato alla presenza dei requisiti che ne hanno determinato il primo periodo di beneficio. Pertanto, è necessario un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) in corso di validità, oltre al mantenimento dei requisiti e degli obblighi previsti dalla legge.

Reddito di cittadinanza, anche per il rinnovo serve l’Isee

L’Isee è valido fino al 31 dicembre dell’anno in cui si è reso necessario presentarlo. L’Isee corrente, invece, ha validità per sei mesi dalla data di presentazione, salvo che nel frattempo non intervengano delle variazioni nella condizione occupazionale o nella fruizione del trattamento stesso. In quest’ultima situazione, l’Isee deve essere aggiornato entro due mesi dalla variazione intervenuta.

Come si presenta domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza?

La procedura di presentazione della domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza è la medesima utilizzata per la presentazione della prima domanda. Pertanto, la domanda di rinnovo può essere presentata telematicamente attraverso il sito dell’Inps o, in alternativa, presso i Centri di assistenza fiscale (Caf), o, dopo il quinto giorno di ciascun mese, presso gli uffici postali.

Quale modello utilizzare per la domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza?

Anche il modello da utilizzare per richiedere il rinnovo del Reddito di cittadinanza è il medesimo utilizzato all’atto della prima domanda del sussidio. In particolare, è necessario compilare la Domanda di Reddito di cittadinanza scaricabile presso il canale Inps, o direttamente presso il Caf o gli uffici postali nelle modalità già indicate.

Documentazione ulteriore nella domanda del Reddito di cittadinanza

Ulteriori modelli di domanda del rinnovo del Reddito di cittadinanza devono essere utilizzati nel caso di svolgimento di attività lavorativa di uno dei componenti della famiglia beneficiaria o di ulteriori variazioni della situazione economica. Si tratta di situazioni nelle quali uno o più componenti della famiglia svolgano un lavoro avviato durante il periodo di riferimento dell’Isee o anche successivamente a esso.

Variazioni Isee ai fini della domanda del Reddito di cittadinanza o rinnovo

In questo caso, oltre al modello di Domanda del Reddito di cittadinanza, va compilato il Modello RdC/PdC Ridotto. Il modello rappresenta una comunicazione a integrazione della domanda di reddito (o di pensione) di cittadinanza, in particolare per attività di lavoro e redditi non interamente rilevati nell’Isee. Nei casi in cui intercorrano variazioni successive alla presentazione della domanda di rinnovo, come d’altronde nel caso di primo invio, il beneficiario deve compilare anche un altro modulo. Si tratta del Modello RdC/PdC Esteso, contenente la comunicazione dell’attività di lavoro e le altre variazioni dei beneficiari di reddito e di pensione di cittadinanza.

Rinnovo Reddito di cittadinanza e Carta RdC

Se è lo stesso beneficiario a presentare la domanda di rinnovo del Reddito di cittadinanza, l’indennità continua a essere erogata sulla stessa Carta di pagamentoCarta RdC. Diversamente, se si tratta di un altro componente della famiglia a presentare domanda, si deve ritirare una nuova Carta. Il rinnovo della Pensione di cittadinanza, invece, non necessita di una nuova domanda. L’Inps, infatti, continua a erogare il beneficio in presenza di tutti i requisiti richiesti, senza limiti temporali.

Accoglimento delle domande di rinnovo del Reddito di cittadinanza

Inviata la domanda del Reddito di cittadinanza il sistema informativo la distingue, in automatico, come istanza di rinnovo. Risultano importanti le condizioni richieste al rinnovo della misura. Infatti, se il beneficiario ha già usufruito dell’indennità negli ultimi dodici mesi, viene reindirizzato all’Ambito territoriale dei Servizi sociali del Comune di residenza oppure presso il Centro per l’impiego. Il passaggio è necessario per continuare il percorso di inclusione sociale o di attivazione lavorativa.

Cosa succede al rinnovo del Reddito di cittadinanza?

E, di conseguenza, ai sensi della legge numero 26 del 2019, cambiano le condizioni di accesso al lavoro. Infatti il beneficiario, in caso di rinnovo, deve accettare la prima offerta di lavoro utile. E l’accettazione deve avvenire ovunque sia collocata nel territorio nazionale l’offerta di lavoro. In caso di rifiuto della prima offerta di lavoro, il beneficiario decade dalla possibilità di continuare a ricevere il Reddito di cittadinanza.

OCSE e reddito di cittadinanza: va abolito o ridimensionato

L’OCSE ha pubblicato una relazione dedicando un capitolo intero al reddito di cittadinanza. Parole dure che potrebbero portare alla sua abolizione?

OCSE e reddito di cittadinanza: l’opinione dell’organizzazione

L’OCSE e il reddito di cittadinanza non vanno d’accordo. Il reddito di cittadinanza smuove gli animi e divide l’Italia, non solo dal punto di vista politico. Come se non bastasse un parere negativo arriva anche dal’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Secondo quanto riportato la misura è riuscita a migliorare la vita delle classi più bisognose. Ma il numero di beneficiari che hanno poi trovato impiego è davvero scarso.

Per questo motivo un intervento necessario sarebbe quello di ridurre il reddito per incoraggiare i percettori a cercare lavoro. Quest’ultimo sarebbe dovuto essere stato trovato dai celeberrimi Navigator, che in realtà hanno fallito nel loro compito. L’OCSE propone anche di introdurre un sussidio per il lavoratori a basso reddito. Si propone così una diversa ridistribuzione dei redditi e una eliminazione o netta riduzione dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

La reazione politica è stata immediata

Le parole dell’ OCSE hanno subito avuto una replica dal mondo della politica. Da una parte l’ex premier Giuseppe Conte difende a tutto spiano il gioiello grillino, di cui è maggiore esponente. Inoltre è convinto che il governo non lo cancellerà. Secondo lui infatti, la cancellazione sarebbe il venir meno di un patto di solidarietà e collaborazione. Dalla’altra c’è Matteo Salvini, segretario della Lega, che approva le parole dell’OCSE è definisce al misura totalmente da abolire.

Il reddito di cittadinanza dovrebbe essere trasformato in lavoro di cittadinanza. Anche Italia viva si schiera contro il reddito di cittadinanza e lo definisce come una misura che non ha funzionato. Effettivamente guardando i dati il numero di lavoratori che hanno trovato un’occupazione grazie al reddito è davvero insufficiente. Infine il PD lo reputa uno strumento condivisibile, ma che va migliorato.

Cosa farà il governo a questo punto?

Il governo ha incassato le parole dell’OCSE. A dire il vero il Presidente Draghi ha già detto che ne condivide il concetto di base. Ma occorre comunque trovare una soluzione, perché è chiaro che la misura di sussidio così non funziona. Si potrebbe pertanto pensare ad un mix di misure che possano prevedere aiuti concreti ai più bisognosi, ma anche misure che permettano la creazione di posti di lavoro in Italia.

E così si ripensano a misure di riduzione fiscale, sussidi a favore delle imprese per creare un punto di incontro tra domanda ed offerta in molti settori dell’economia del Paese. Infine secondo l’OCSE, maggiori investimenti pubblici, inclusi quelli generati dai fondi Next Generation Eu, contribuiranno a raccogliere in forma estesa gli investimenti privati nel 2022. Si potrebbe così prevedere “una ripresa dei consumi con il ritorno ai luoghi di lavoro e la minore incertezza che incoraggerà le famiglie a ridurre il risparmio precauzionale”.

Taglio pensioni consigliato dall’OCSE: quali misure in pericolo?

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) vuole montare troppi freni all’Italia indispettendo un po’ tutti. L’argomento riforma pensioni è il più discusso nel nostro Paese: i sindacati pretendono maggiore flessibilità sull’uscita dal lavoro, i partiti sono in parte favorevoli, il presidente Psquale Tridico dell’INPS è più cauto, Salvini rivorrebbe Quota 100, e nel frattempo cosa ci dice l’OCSE?

Il piano disastroso dell’OCSE sulle pensioni

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico spara a zero sulla riforma pensioni che l’Italia vorrebbe adottare. Il 31 dicembre 2021 scatta lo scalone Fornero e per molti pensionati italiani sarebbe un colpo al cuore: niente pensioni anticipate, tutti o quasi per l’accesso alla pensione di vecchiaia. A fine anno, Quota 100 introdotta in via sperimentale (3 anni) dal governo Conte I (M5S + Lega) è ormai giunta al capolinea. Nessun dietrofront è possibile e allora si lavora per qualche alternativa che l’OCSE ci boccia sistematicamente.

Con Quota 100 ormai accantonata, l’organismo europeo boccia anche le pensioni di reversibilità e Opzione Donna. Se quota 100 diventasse permanente porterebbe alla rovina i conti pubblici italiani, ma in ogni caso, un’alternativa va trovata per aumentare il livello di partecipazione al Sud al mercato del lavoro, soprattutto per quanto concerne donne e giovani. Il ministro del Tesoro Franco è convinto che i pensionati sono una categoria che può sacrificarsi ancora, al contrario degli aspiranti lavoratori.

Anche le pensioni di reversibilità vengono considerate troppo onerose per il sistema previdenziale italiano, le permanenti porterebbero a una spesa previdenziale oltre due volte quelle media europea. Via anche queste, resta Opzione Donna che consente l’uscita anticipata dal lavoro a 58 anni con almeno 35 anni di contributi, misura rinnovata puntualmente ogni anno. Ma l’OCSE ragiona solo conti alla mano senza tenere conto della situazione reale delle persone, tanto che Matteo Salvini auspica una Quota 102 oppure una Quota 41 pura. Altre ipotesi sono ancora al vaglio, nonostante l’OCSE opti per una ritorno al sistema Fornero a pieno regime.

Bocciato l’attuale RdC e maggiori tasse su immobili e successione

Il Reddito di Cittadinanza, a quanto pare così com’è non soddisfa nessuno. Se è vero che ha salvato le famiglie più povere, è anche vero che qualcuno ne ha approfittato con il governo incapace di reagire con forza e decisione. Tra l’altro, le famiglie che lo hanno sfruttato sono minori del previsto. L’OCSE propone una riduzione dell’importo del RdC per incentivare i fruitori a non adagiarsi e a cercare lavoro, e solo a queste condizioni introdurre un sussidio per i lavoratori a basse reddito. Anche qui, difficilmente se ne esce indenni.

L’OCSE auspica una riforma del Fisco con l’obiettivo di diminuire il costo del lavoro e di rendere le procedure maggiormente semplificate. A finanziare ciò, dovrebbero essere entrate fiscali più alte derivanti da un aumento delle imposte per la successione e sui beni immobili. L’intenzione sembra somigliare vagamente ad una tassa patrimoniale per le classi più abbienti. Il governo non sembra orientato soprattutto a mettere in campo una riforma fiscale che possa andare ad aumentare le tasse sulle proprietà, mentre è più propenso a trovare una gusta formale sul fronte della Riforma Pensioni. Quindi? Gli auspici dell’OCSE rimarranno tali, mai colpire i più ricchi nel nostro Paese.

Riforma pensioni, fisco e reddito di cittadinanza: cosa potrebbe cambiare?

Le forze politiche che compongono l’attuale ampia maggioranza che sostiene il Governo Draghi, spesso assumono posizioni diverse sui punti cardine. A volte, nemmeno gli alleati di coalizione riescono a concordare, tanto da confondere gli italiani su chi sostenga davvero l’esecutivo e chi no.

Tra i punti chiave dell’agenda di governo non poteva mancare la riforma del fisco, non seconda alla questione sulle misure anti-delocalizzazione e alla legge annuale sulla concorrenza. Intanto, le scadenze si avvicinano: a metà ottobre il varo per la legge di bilancio, mentre l’aggiornamento del Def è ormai questione di qualche altra settimana. Referendum sulla Giustizia, il caso delle cartelle fiscali, l’alleggerimento del cuneo fiscale, l’annoso Reddito di Cittadinanza e l’infinita querelle sulla Riforma Pensioni che non arriva e che rischia di farci tornare ai tempi della Legge Fornero con lo scalone di fine anno e tanti saluti a Quota 100.

La campagna elettorale continua, il semestre bianco impedisce lo scioglimento delle Camere, ma le elezioni amministrative e il voto che coinvolge le principali città italiane, ricordiamo che agli inizi di ottobre si va alle urne anche a Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna per scegliere il sindaco. Come se non bastasse, siamo in piena discussione sull’obbligo vaccinale, sul green pass alla Camera e su Matteo Salvini che ritira gli emendamenti per non fare cadere il Governo che sostiene, per poi votare contro il green pass. Lo stesso leader leghista Matteo Salvini predica soluzioni comuni ma razzola male.

Ma in tutto questo caos, chi ci perde? Noi cittadini e contribuenti naturalmente, a Palazzo si chiacchiera senza trovare accordo, mentre a casa, sono in molti a preoccuparsi della vita reale e delle prospettive invisibili.

Il primo passo è la Manovra

Le riunioni preliminari sono cominciate sulla Manovra, ma l’istruttoria tecnica latita. C’è bisogno di finanziare una Manovra da almeno 20 miliardi ma al contempo si vogliono tagliare le spese, nemmeno troppo per evitare l’aumento esasperato del debito. Ma gli italiani, già danneggiati economicamente e forse psicologicamente dall’emergenza coronavirus, aspettano risposte, o meglio soluzioni ai problemi. Se è vero che l’economia è ripartita forte, c’è anche da dire che si tratta di un rimbalzo preventivato dopo un down così forte e prolungato.

Ci sono almeno venti miliardi da recuperare per mettere in atto la Manovra, rifinanziando gli ammortizzatori sociali, la Naspi, il dopo Quota 100, le misure per la crescita, più fondi per la sanità e le spese cosiddette indifferibili. E le correzioni sul Reddito di Cittadinanza dove le mettiamo, il taglio del cuneo e le probabili restrizioni da applicare al Superbonus 110% da prorogare al 2023?

La Riforma del Fisco

Attesa a luglio, siamo arrivati a settembre 2021, ma la delega sulla riforma fiscale non si vede ancora. La maggioranza (tanto per cambiare) è spesso divisa, una dote per i diciottenni proposta dal Pd da ricavare sui più ricchi sulla flat tax si cui insiste la Lega. Sembra più fattibile la cancellazione dell’IRAP, così come un taglio immediato al cuneo fiscale-contributivo. Anche il capitolo cartelle aspetta la sentenza per fine settembre. Intanto, l’Agenzia delle Entrate ha fatti ripartire le notifiche delle cartelle esattoriali congelate da marzo 2020, causa il Covid-19. Ma per tutta risposta, Salvini e Meloni chiedono di prolungare la misura appoggiati anche da Forza Italia. Anche il Movimento 5 Stelle spinge per una nuova sospensione per poi rilanciare la rottamazione. Il Partito Democratico diverge, si sa, alla rottamazione sono allergici.

Il Reddito di Cittadinanza

La Lega si Salvini e Italia Viva di Renzi contestano codesta misura, così non va, in quanto manca tutta la parte comprendente il reinserimento del lavoro. Forza Italia concorda, Renzi vuole addirittura il referendum per bloccarlo. Ovviamente, il M5S non ci sta, pur consapevole che ha bisogno di aggiustamenti e miglioramenti, così come sostenuto da Pd e Leu. Mario Draghi non sembra avere intenzione di bloccare il RdC, ma pretende maggiori controlli e più velocità di rioccupazione.

La questione pensioni

Riforma pensioni infinita, ma le parti sociali e i pariti stessi non trovano un accordo con il governo. Liberi e Uguali, M5S e sindacati spingono per un’uscita dal lavoro più flessibile per il dopo Quota 100. La riforma degli ammortizzatori targata Orlando non convince, soprattutto per i costi (8 miliardi), il Mef e neppure alcune forze della maggioranza. Per Matteo Renzi gli oneri dovranno essere contenuti evitando la CIG gratis per le piccolissime imprese, nemmeno Lega e FI appoggiano il progetto.

La sottosegretaria Guerra al MEF spinge per una riforma agli ammortizzatori sociali al risparmio. La Lega non condivide la linea prudente del MEF ed è convinta che alla Legge Fornero non si debba tornare, ma con una proposta diversa da quella di M5S e LeU. Il PD è più cauto. Ma da tutto questo cosa ne uscirà? Per adesso, solo grande incertezza.