Reddito di cittadinanza: chi rischia di perdere il sussidio

La prossima rata di febbraio per la stragrande maggioranza dei beneficiari del reddito di cittadinanza, non sarà in nessun caso uguale a quella di gennaio. Questo perché la rata che molti hanno percepito  nel corrente mese, era l’ultima calcolata sulla base dell’Isee scaduto lo scorso 31 dicembre 2021.

Per continuare a percepire ancora il sussidio, occorre rinnovare l’Isee, ed occorre farlo, per non rischiare ritardi, entro il prossimo 31 gennaio. Ma per diversi di questi beneficiari, il rinnovo dell’Isee potrebbe non bastare per continuare a percepire il benefit.

Reddito di cittadinanza 2022, come fare per ottenerlo

Richiedere il reddito di cittadinanza, o rinnovarlo per chi lo ha già preso nel 2021, non può assolutamente prescindere da un Isee in corso di validità. I beneficiari quindi devono provvedere a rinnovare l’Isee dal momento  che quello vecchio è scaduto lo scorso 31 dicembre. In assenza di Isee valido niente sussidio a partire dal mese di febbraio.

Per adempiere occorre recarsi al Caf o al Patronato (ma anche a tutti gli altri soggetti autorizzati). In alternativa occorre fare tutto da soli con Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), Cns (Carta nazionale dei servizi) o Cie (Cara di identità elettronica). Bisogna rinnovare la DSU, cioè la Dichiarazione Sostitutiva Unica, documento propedeutico al rilascio dell’Isee.

Perché rinnovare l’Isee? L’adempimento è necessario perché in primo luogo l’Inps deve calcolare se il richiedente ha ancora i requisiti per continuare a percepire il sussidio. I requisiti sono rimasti inalterati, ma ciò che è cambia è l’Isee del richiedente. Quello dello scorso anno era parametrato a redditi e patrimoni del 2019. Quello del 2022 invece fa riferimento ai redditi del 2020, oggetto delle dichiarazioni reddituali 2021. Ed anche i patrimoni, sia immobiliari che mobiliari fanno riferimento ai due anni precedenti.

Per questo, oltre che per la conferma del beneficio, l’Isee aggiornato serve per permettere all’Inps di ricalcolare l’importo del beneficio per chi continuerà a riceverlo. Solo chi non ha subito alcuna variazione di Isee continuerà a percepire il medesimo beneficio dello scorso anno. Soggetti che hanno patrimoni e redditi identici sia nell’anno 2019 che nell’anno 2020.

Cosa succede al sussidio a febbraio

Discusso, criticato, vituperato, ma assai importante. Questo è il reddito di cittadinanza, misura principe in materia di sostengo alle condizioni di povertà, nato con il decreto n° 4 del 2019 (cd Decretone) del governo giallo-verde con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, entrambi  Vice Premier del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una misura che sicuramente ha aiutato nella fase di grave crisi economica per la pandemia, soprattutto durante i lockdown e le chiusure.

Oggi ci sono 1,5 milioni di persone che percepiscono il sussidio. Un sussidio quindi importante che però qualcuno potrebbe perdere se si trova con un Isee più alto e fuori dalle soglie utili a continuare a fare parte della platea dei beneficiari della misura. Oppure potrebbero vederselo dimezzato o quanto meno ridotto. Il reddito di cittadinanza funziona ad integrazione del reddito del beneficiario. Per questo, se nel 2020 un beneficiario ha avuto redditi più alti del 2019, cambiando l’Isee cambiano anche gli importi del sussidio.

Reddito di cittadinanza 2022, una rinfrescata sui requisiti

Il beneficio economico che viene erogato ai beneficiari del sussidio si divide in due. Infatti c’è la componente già citata, di integrazione al reddito e c’è quella relativa al sostegno a chi paga affitto o mutuo per la prima casa.

La prima arriva fino a 6.000 euro moltiplicati per la scala di equivalenza in base alla composizione del nucleo familiare. La seconda arriva fino a 3.360 euro, o meglio, fino a pareggiare il canone di affitto annuale pagato (3.360euro è la cifra massima). Per il mutuo si arriva a massimo 1.800 euro.

Per quanto concerne i requisiti invece, questi sono:

  • Isee inferiore a 9.360 euro;
  • Patrimonio immobiliare al netto della casa di abitazione non superiore a 30.000 euro, sia in Italia che all’estero;
  • Patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro per i singoli con incremento in base al numero dei componenti il nucleo famigliare fino a massimo 10.000 euro,  e ancora con 1.000 euro di soglia in più per ogni figlio successivo al secondo o con 5.000/7500 euro per ogni soggetto disabile a carico in base alla sua gravità;
  • Reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui, sempre moltiplicato per la scala di equivalenza.

Reddito di cittadinanza: pochi giorni per mettersi a posto, pagamento di febbraio in bilico per molti

Il reddito di cittadinanza è collegato all’Isee. Questo è un dato di fatto. Senza Isee il reddito di cittadinanza non può essere erogato. E ciò che molti forse hanno dimenticato, è che il 31 dicembre scorso gli Isee sono scaduti. Occorre rinnovarli quindi. A gennaio il sussidio è stato salvaguardato perché l’Inps ha preso a riferimento l’Isee dello scorso anno.

A febbraio invece cambia tutto. Il reddito di cittadinanza verrebbe sospeso per chi non adempie al rinnovo dell’Isee.

Isee a febbraio, altrimenti niente Reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza è una misura assistenziale che dal 2019 viene erogato a famiglie e singoli in difficoltà economica, lavorativa, patrimoniale o sociale. E quale è il parametro utilizzato per assegnare il beneficio ad una famiglia piuttosto che ad un singolo? L’Isee naturalmente.

Per questo è importante rinnovarlo entro il 31 gennaio prossimo. Occorre consentire all’Inps di ricalcolare il beneficio erogato e di verificare se ci siano ancora le condizioni utili a fruirne da parte del beneficiario. In assenza di Isee il reddito di cittadinanza viene sospeso.

Cosa accade se il reddito di cittadinanza viene sospeso

Non si perde il diritto al beneficio, perché non c’è decadenza e il sussidio viene riattivato nel momento in cui l’adempimento con l’Isee viene completato. Non si perdono nemmeno le mensilità i cui il benefit è sospeso. Ma non esistono arretrati per la misura. Infatti se a febbraio, senza Isee in corso di validità, il beneficio venisse congelato, il mese di mancata fruizione non viene certo recuperato il mese successivo con una ricarica doppia.

Cambia però la scadenza dei 18 mesi. Infatti il reddito di cittadinanza dura 18 mesi rinnovabili. Se un beneficiario aveva il reddito di cittadinanza in scadenza a giugno 2022 (scadenza dei 18 mesi), ma a febbraio non lo percepisce per via dell’Isee non rinnovato, la nuova scadenza slitta a luglio 2022. Sempre se nel mese di febbraio questi provvede a rinnovare l’Isee

Come rinnovare l’Isee

Per completare il rinnovo dell’Isee occorre presentare all’Inps una nuova DSU. Si tratta della dichiarazione sostitutiva unica con la quale il contribuente auto dichiara i propri redditi, i propri patrimoni, la propria composizione del nucelo familiare e tutte le altre cose che servono per ottenere l’Isee.

Farà fede la data di trasmissione della DSU per non correre il rischio di restare un mese senza beneficio. Va ricordato che l’Isee viene rilasciato dall’Inps dopo gli opportuni controlli. Passano tra i 3 ed i 7 giorni in media. Questo sia che si utilizzi il canale offerto gratuitamente da Caf e Patronati, o che si utilizzi il fai da te con le credenziali di accesso Spid, Cie o Cns e si provveda in maniera autonoma a presentare la DSU.

Infatti basterà autenticarsi sul sito dell’Inps con le credenziali del Sistema Pubblico di Identità Digitale, o in alternativa con la Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi.  Nel motore di ricerca dei servizi Inps occorrerà indicare la parola Isee e immediatamente si verrà indirizzati sulla pagina del servizio di richiesta della certificazione.

Un suggerimento utile per chi volesse ottenere l’Isee in maniera più veloce è quello della versione precompilata. Una facoltà concessa agli utenti Inps nell’area My Inps. Con la versione precompilata basterà confermare i dati presenti già nelle banche dati, producendo verifica del proprio coniuge tramite identificativo della tessera sanitaria del coniuge stesso e confermare se redditi e dotazioni patrimoniali del dichiarante e del coniuge coincidono con quelle che ha in mano l’Inps.

In questo caso la certificazione Isee viene rilasciata già nella stessa giornata in cui viene presentata la dichiarazione sostitutiva unica.

Reddito di cittadinanza 2022, si perde se non si ha il green pass

Il Reddito di cittadinanza 2022 potrebbe essere perso se non ci si vaccina. Ecco le nuove regole anche per il sussidio di stato.

Reddito di cittadinanza 2022 e la visita al centro per l’impiego

Il Governo sta studiando un nuovo DPCM anche in merito al reddito di cittadinanza. A quanto emerso da alcune indiscrezioni, sembra che si stia puntando ad un obbligo vaccinale indiretto anche per i percettori del reddito. In altre parole, chi vorrà continuare a godere del sussidio dovrà fare visita obbligatoriamente al centro per l’impiego.

Ma se il certificato verdeè obbligatorio per accedere a qualsiasi ufficio pubblico, ed i centri per l’impiego lo sono, è chiaro che si deve correre a vaccinarsi. Infatti solo se si ha il green pass, si potrà accedere al centro per l’impiego ed adempiere così al proprio obbligo.

Cosa succede se non si va a far visita al centro per l’impiego?

La combinazione tra la legge di bilancio ed il decreto del 7 gennaio tendono a stringere ancora di più il numero dei non vaccinati presenti ancora in Italia. Stando infatti a queste nuove regole, che percepisce il reddito dovrà frequentare il centro per l’impiego.

Ma per entrare occorre almeno il green pass light, cioè quello che si ottiene con il tampone. E quindi se non si vuole correre il rischio, di non poter andare all’ufficio ciò che potrebbe verificarsi è proprio la perdita del diritto a ricevere l’assegno. Forse una misura che punta ancora di più a vaccinarsi non solo per motivi di salute, ma anche per quelli economici.

Reddito di cittadinanza e regole dal 1 febbraio

Dal primo febbraio i No Vax avranno vita ancora più dura. Infatti per entrate in qualsiasi ufficio pubblico, scuole, banche, uffici postali, ci vuole il green pass. Una solta di lockdown light per coloro che sono ancora duri a volersi vaccinare. Il super green pass si ricorda essere obbligatorio anche su tutti i mezzi di trasporto pubblici, come autobus e treni.

Ma anche a lavoro occorre mostrare il certificato verde. Ma non solo, adesso chi è disoccupato dovrà cercare di mettersi in regola, altrimenti non potra andare al centro dell’impiego e di conseguenza nessun reddito di cittadinanza. Che sia l’ora giusta per vaccinarsi tutti? Sembra proprio di si, e non solo gli over 50.

Dal 1° gennaio al via le domande per l’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale prende ufficialmente il via, infatti, i contribuenti possono iniziare a inoltrare le richieste per ottenerlo, ma ricordiamo che l’erogazione inizierà nel mese di marzo 2022.

L’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale è regolamentato dal decreto legislativo 230 del 2021 in attuazione della legge 46 del 2021. Le ultime indicazioni sulle modalità applicative si trovano nel messaggio 4748 dell’INPS del 31 dicembre 2021. L’obiettivo è semplificare il sistema e sostituire le numerose misure di welfare che nel tempo si erano accumulate. Spetta a tutte le categorie di lavoratori, in particolare lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati tra cui anche i percettori di reddito di cittadinanza.

L’Assegno Unico Universale infatti andrà a sostituire altre misure in particolare per i figli fino a 21 anni sostituirà le detrazioni per i figli a carico ( il limite dei 21 anni non si applica in caso di figli disabili); inoltre sostituisce l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF), sostituisce il Bonus Bebè, il Bonus Mamma Domani, mentre rimane in vigore il Bonus Asilo Nido.

Bonus Asilo Nido non è eliminato dall’assegno Unico: cosa sapere

Erogazione dell’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale viene pagato direttamente dall’INPS e per iniziare a percepirlo dal mese di marzo è raccomandato presentare la domanda entro il 28 febbraio. Per coloro che dovessero inoltrare la domanda successivamente a tale data, il pagamento slitterà al mese successivo.

I genitori possono riscuoterlo anche in modalità ripartita, ad esempio questa potrebbe essere la scelta preferibile in caso di separazione o divorzio.

L’altra novità è data dal fatto che i figli maggiorenni possono presentare autonomamente la domanda e ricevere le quote di loro spettanza.

I soggetti interessati dovranno presentare la domanda annualmente, per il 2022 il termine di presentazione è il 30 giugno 2022, rispettando tale data non si perdono le mensilità di spettanza. Ovviamente si riceveranno dal mese successivo rispetto a quello di inoltro della richiesta. Per le domande presentate dopo il 30 giugno 2022 le erogazioni partiranno dal mese successivo e saranno persi gli importi da marzo a giugno.

Il pagamento avviene con bonifico su conto corrente intestato e quindi nella domanda è necessario indicare l’IBAN oppure con bonifico domiciliato. Il primo pagamento sarà erogato tra il 15 marzo e il 21 marzo.

Come presentare la domanda per l’Assegno Unico Universale

La domanda deve essere presentata telematicamente sul sito INPS, è necessario identificarsi con SPID, CIE o CNS. Naturalmente potrà essere presentata anche attraverso un patronato, oppure attraverso il contact center numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile e a pagamento secondo il proprio piano tariffario).

Per poter presentare la domanda è opportuno avere l’ISEE corrente, in caso contrario si potrà comunque percepire l’Assegno Unico Universale, ma nella misura minima, cioè quella prevista per coloro che hanno un ISEE di valore pari o superiore a 40.000 euro. Gli importi variano da 25 euro mensili a 175 euro mensili per ogni figlio.

Per conoscere i vari parametri attraverso cui viene determinato l’importo dell’Assegno Unico Universale puoi leggere l’articolo: Assegno Unico: importi, requisiti e cosa cambia con le detrazioni

Ai fini IRPEF l’Assegno Unico Universale non concorre alla formazione del reddito complessivo. Lo stesso è compatibile con altre forme di sostegno a favore dei figli erogate da regioni, comuni, province autonome di Trento e Bolzano, inoltre come già sottolineato è compatibile anche con il reddito di cittadinanza.

Ai percettori del Reddito di Cittadinanza ricordiamo che dal 2022 ci sono nuove regole, per conoscerle leggi l’articolo: Le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: cosa cambia per i percettori

Le nuove regole per il reddito di cittadinanza: cosa cambia per i percettori

I percettori del Reddito di Cittadinanza (RdC) devono abituarsi a nuove regole, piccoli ritocchi intervenuti con la legge di bilancio 2022 che inserisce dei correttivi volti a evitare che i furbetti del reddito di cittadinanza possano continuare a percepirlo senza averne diritto.

Rifinanziato il Reddito di Cittadinanza per il 2022

Per i detrattori di questa discussa  misura di sostegno ci sono cattive notizie, infatti, nonostante siano stati scoperti numerosi illeciti, viene confermato anche per il 2022 e viene confermato anche l’importo complessivo, infatti il fondo anche per il 2022 sarà di 8,6 miliardi di euro (un miliardo di finanziamenti aggiuntivi), questo anche per far fronte al numero crescente di richieste, sintomo che la ripresa economica cammina in modo non equo per i vari settori e gradi di istruzione.

Nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: maggior controlli al momento della richiesta

Naturalmente la scoperta di numerosi furbetti ha richiesto l’applicazione di correttivi e gli stessi sono di diversa natura. I primi cambiamenti si hanno al momento della richiesta, infatti sono stati rafforzati i controlli.

Le legge di bilancio 2022, in attesa di una convenzione tra l’INPS, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero della Giustizia per lo scambio integrale dei dati riguardanti la posizione economica e patrimoniale (mobiliare e immobiliare, tra cui beni detenuti all’estero), l’INPS deve trasmettere al Ministero della Giustizia l’elenco del percettori del Reddito di Cittadinanza in modo da verificare se costoro negli ultimi 10 anni risultino condannati con sentenza passata in giudicato per un reato connesso alla percezione del reddito stesso, in particolare abbiano presentato false attestazioni, dichiarazioni e documenti falsi oppure, abbiano omesso la comunicazione inerente una modifica delle condizioni economiche che di fatto avrebbe portato a una revisione del reddito di cittadinanza o alla sua revoca ( articolo 7 decreto legge 4 del 2019 convertito con legge 26 del 2019).

Cosa succede in caso di rifiuto di offerte di lavoro

Oltre ai maggiori controlli sono previste anche delle “sanzioni” per coloro che rifiutano una congrua offerta di lavoro.

La legge di bilancio 2022 prevede che a seguito del primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, dal mese successivo vi è una riduzione dell’importo del Reddito di Cittadinanza percepito di 5 euro ogni mese. Si tratta quindi di una riduzione progressiva degli importi anche chiamata decalage.

La riduzione quindi va a intaccare l’ammontare percepito solo per i lavoratori occupabili, mentre per coloro che non sono occupabili non vi sono modifiche. Non è prevista la riduzione anche nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti:

  • minori di tre anni;
  • persone non autosufficienti;
  • soggetti con disabilità grave.

Un altro limite alla riduzione è rappresentato dal totale percepito, infatti non sarà possibile ridurre l’importo erogato in favore di coloro che percepiscono fino a 300 euro. L’importo non potrà quindi mai scendere sotto i 300 euro.

Nel caso in cui il percettore rifiuti due offerte di lavoro congrue, vi è invece la sospensione del reddito di cittadinanza (in passato erano 3 offerte).

L’insieme di queste misure si inserisce all’interno del programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori, che prevede, tra le altre misure, anche il potenziamento dei Centri per l’Impiego.

Per saperne di più delle diverse iniziative presenti all’interno del programma GOL, leggi l’articolo: Cos’è il programma GOL: Garanzia Occupabilità Lavoratori

Nuove regole del Reddito di Cittadinanza: al Centro per l’Impiego almeno una volta al mese

Piccoli cambiamenti ci sono anche per quanto riguarda il Patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, infatti questi devono obbligatoriamente prevedere la somministrazione di corsi di formazione e la partecipazione a colloqui di lavoro in presenza. In questa ottica si perde il diritto al reddito di cittadinanza anche nel caso in cui non ci si presenti (se non per giustificato motivo) almeno con cadenza mensile al Centro per l’Impiego di riferimento.

Cambia la proposta di lavoro congrua

L’ultima novità riguarda il concetto di “proposta di lavoro congrua” infatti deve intendersi un’offerta anche con contratto a tempo determinato, part time, lavoro in somministrazione con un contratto di almeno 3 mesi e fino a 80 km di distanza (prima erano 100 km), resta invece il requisito della raggiungibilità con mezzi pubblici in 100 minuti. Infine, se il contratto offerto è stabile non sono previsti limiti territoriali, quindi deve essere accettata anche una proposta di lavoro a una distanza superiore di 80 km.

Le seconda proposta di lavoro deve essere accettata ovunque si trovi per non avere la sospensione del posto di lavoro (se il contratto proposto è a tempo indeterminato).

Il ruolo dei Comuni e delle agenzie per il lavoro

Nel caso in cui il percettore di Reddito di Cittadinanza inizi una sua attività (autoimprenditorialità, lavoro autonomo, attività di impresa, partecipazione in società) la comunicazione all’INPS non deve più essere fatta entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività, ma già dal giorno precedente all’inizio dell’attività.

Con le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza vi sono nuovo impegni anche per i Comuni, questi infatti sono tenuti a impegnare almeno 1/3 dei percettori  in progetti utili alla collettività.

Tra i soggetti coinvolti vi sono anche le agenzie per il lavoro che possono svolgere attività di mediazione in favore dei percettori di RdC con l’obbligo di comunicare subito, e non oltre entro 5 giorni, all’ANPAL e al centro per l’impiego il rifiuto di un’offerta congrua.

Le 10 novità del 2022 su lavoro, reddito di cittadinanza, pensioni e contributi

Lavoro, reddito di cittadinanza, contributi e riduzioni dei versamenti, pensioni, apprendistato, ammortizzatori sociali, riduzione dell’orario di lavoro, crisi aziendali e Cigs: ecco quali sono le novità che arriveranno con la legge di Bilancio e che saranno in vigore per tutto il 2020.

Reddito di cittadinanza: stretta sui rifiuti di lavoro e più controlli per i furbetti

La legge di Bilancio 2022 ha stanziato un miliardo di euro aggiuntivo per la misura del reddito di cittadinanza del prossimo anno. La dote complessiva andrà oltre gli 8,8 miliardi di euro. Ne beneficeranno 1,37 milioni di famiglie. Tra le novità della Manovra la stretta sui rifiuti delle offerte di lavoro: al primo rifiuto del fruitore scatterà una sottrazione di 5 euro al mese, al secondo il beneficio verrà revocato. La prima offerta può rientrare nel raggio di 80 km (oggi 100 km) dalla residenza del percettore del reddito di cittadinanza. La seconda offerta di lavoro può capitare ovunque, in tutta Italia. Ulteriore novità interessa la partecipazioni alle attività in presenza e ai colloqui. La partecipazione è su base mensile e se il beneficiario si assenta ingiustificatamente perde il sussidio. Più controlli sono previsti per i furbetti del reddito.

Per l’apprendistato arriva lo sgravio totale contributivo per le piccole e medie imprese

Tra le novità del lavoro, c’è quella dell’apprendistato formativo e dello sgravio totale dei contributi se svolto nelle piccole e medie imprese. Lo sgravio totale dei contributi alle Pmi fino a nove dipendenti verra riconosciuto per i contratti di apprendistato di primo livello relativi:

  • alla qualifica e al diploma professionale;
  • al diploma di istruzione secondaria superiore;
  • al certificato di specializzazione tecnica superiore.

Gli anni di sgravio totale dei contributi per le piccole e medie imprese saranno pari a tre. Negli anni successivi l’aliquota applicata è pari al 10%.

Cigs, per le crisi aziendali fino a 12 mesi in più

Per le crisi aziendali ci saranno 12 mesi in più di Cigs. In particolare, per i lavoratori che già si trovano in Cigs per processi di riorganizzazione o di crisi aziendali, scatterà il sostegno. Ne beneficeranno le imprese con oltre 15 dipendenti. Nei rapporti con i sindacati, le aziende dovranno definire i programmi volti alla rioccupazione oppure all’autoimpiego dei lavoratori in Cigs.

Con i contratti di espansione in pensione con 5 anni di anticipo

Confermato sia per il 2022 che per il 2023 il contratto di espansione che consente ai lavoratori di andare in pensione con cinque anni di anticipo. Dal 1° gennaio 2022 per l’accesso alla misura di scivolo pensionistico è necessario che l’impresa datrice di lavoro abbia almeno 50 addetti al suo interno, rispetto ai 100 previsti ad oggi. I lavoratori potranno ridurre i requisiti richiesti sia con obiettivo della pensione di vecchiaia (uscita a 62 anni anziché a 67 anni) o della pensione anticipata (uscita con almeno 37 anni e 10 mesi di contributi). Si potrà richiedere anche la riduzione dell’orario di lavoro fino a un massimo di 18 mesi utilizzando la Cigs.

Pensioni a 62 anni per le aziende in crisi: in attesa del decreto sulle modalità

In alternativa, le aziende in crisi potranno accedere al fondo messo a disposizione dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) per l’uscita anticipata dei lavoratori a partire dai 62 anni di età. Il fondo avrà una dote di 150 milioni di euro per il prossimo anno, di 200 per il 2023 e di altrettanti per il 2024. Al momento è necessario attendere il decreto interministeriale dello Sviluppo Economico, dell’Economia e del Lavoro per conoscere le modalità di fruizione del fondo. Il provvedimento arriverà entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2022.

Contratti di solidarietà, la riduzione dell’orario di lavoro sale all’80%

Sale fino all’80% la riduzione dell’orario di lavoro dei contratti di solidarietà. Si tratta di situazioni aziendali nelle quali si utilizzano i contratti di solidarietà per evitare gli esuberi del personale. Il minore impiego dei dipendenti attuale è del 60%, applicato all’orario giornaliero settimanale oppure mensile. Anche nel 2022 l’incremento all’80% di riduzione oraria dovrà essere confermato, come avviene attualmente, attraverso la contrattazione collettiva aziendale.

Ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori subordinati

Tra le novità previste per il 2022 c’è l’estensione degli ammortizzatori sociali alla globalità dei lavoratori subordinati. Saranno inclusi anche i lavoratori con un’anzianità ridotta di lavoro di trenta giorni, ma anche i lavoratori a domicilio e gli apprendisti. Il contributo salirà di importo a più o meno 1.200 euro mensili. Per la previdenza è prevista la contribuzione dello 0,90% della retribuzione (un terzo a carico del subordinato).

Aziende che delocalizzano, 90 giorni per la procedura di messa in sicurezza dei lavoratori

Per aziende che abbiano almeno 250 addetti arriva la procedura di 90 giorni per la delocalizzazione. Si tratta di chiusure anche di stabilimenti, di filiali, di uffici, di sedi, di reparti autonomi ubicate nel territorio italiano. Se il licenziamento coinvolge almeno 50 addetti, sarà necessario che l’azienda entro 60 giorni disponi un piano per gestire la crisi. Il piano deve essere inviato al ministero del Lavoro, alle regioni, all’Anpal e ai sindacati. Nei successivi 30 giorni enti e ministeri possono accettare il piano proposto dall’azienda. In caso di mancata presentazione del piano, all’azienda saranno comminate multe salate.

Riduzione dei contributi alle lavoratrici madri ed esonero giovani

In arrivo nel 2022 anche l’esonero dei contributi alle lavoratrici madri. La misura permetterà alle aziende dell’esonero del 50% dei versamenti contributivi previdenziali seguendo due regole:

  • la prima è la riduzione dei contributi della metà a decorrere dalla data del rientro della lavoratrice che ha utilizzato il congedo obbligatorio di maternità;
  • la seconda è la durata, fissata in un anno, delle decontribuzione, sempre a partire dal rientro della lavoratrice madre.

La legge di Bilancio conferma, anche per il 2022, l’esonero contributivo per le imprese che stabilizzano i giorni under 36. L’esonero avviene anche per la stabilizzazione con contratto di lavoro a tempo indeterminato dei lavoratori impiegati in aziende dove risulta attivo un tavolo negoziale di gestione della crisi aziendale. In quest’ultimo caso non vi è un limite di età.

Contributi ridotti anche per i redditi fino a 35 mila euro

La riduzione dei contributi interesserà anche i contributi delle imprese private per tutto il 2022. Lo sconto è dello 0,8% sulle 13 mensilità. Il massimo della retribuzione rientrante nello sconto è fissata a 2.692 euro mensili, corrispondenti a 35 mila euro all’anno lordi. La misura non verrà, tuttavia, applicata ai lavoratori domestici (colf, badanti, babysitter).

Cos’è il programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori

Il programma GOL, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, è stato messo a punto dal ministero del Lavoro. Prende il via dal 2021 e prevede una serie di misure volte a ridurre la disoccupazione e aumentare l’occupabilità dei lavoratori. Si tratta di un piano complesso che mira all’inserimento o reinserimento lavorativo, di persone che sono difficili da occupare a causa di ostacoli come disabilità, età, bassa formazione e per chi ha perso il lavoro.

Cos’è il programma GOL

Il programma GOL si inserisce nelle politiche attive per il Lavoro, inoltre è parte del PNRR e in particolare della Missione 5 componente 1, denominata Coesione e Inclusione e che prevede sostegno ai Centri Per l’Impiego, ha una durata quinquennale quindi 2021- 2025 con investimento di 4,4 miliardi di euro a cui si aggiungono 600 milioni di euro per il rafforzamento dei Centri Per l’Impiego e 600 milioni di euro per il rafforzamento del sistema duale.

Gli obiettivi del programma GOL

Il programma ha obiettivi abbastanza importanti, in primo luogo entro il 2025 si prevedono 3 milioni di occupati attraverso il GOL e di questi il 75% dovrebbero essere donne. Dei 3 milioni di nuovi occupati, 800 mila saranno coinvolti in attività di formazione, si mira quindi a dare l’opportunità ai disoccupati di acquisire nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro, 300 mila saranno coinvolti nell’acquisizione di nuove competenze digitali.

Per raggiungere questi obiettivi sono previsti diversi strumenti, in primo luogo vi è l’intenzione di sfruttare la capillarità sui territori dei Centri Per l’Impiego che vengono quindi rafforzati attraverso nuove assunzioni e attraverso un programma per obiettivi. Vi sarà inoltre una collaborazione tra i CPI e le agenzie per il lavoro private. Si agirà in modo mirato attraverso la personalizzazione dei servizi offerti alle persone e il coinvolgimento delle imprese.

Beneficiari del programma GOL Garanzia Occupabilità dei Lavoratori

Il programma individua soggetti verso cui saranno dirette le politiche attive del lavoro del programma GOL. Si tratta di:

  • lavoratori in costanza di rapporto di lavoro con riduzione dell’orario di lavoro superiore al 50% su base annua;
  • percettori di reddito di cittadinanza;
  • disoccupati percettori di NASPI e Dis Coll;
  • lavoratori fragili o vulnerabili, in particolare si tratta di NEET, cioè i giovani sotto i 30 anni che non seguono percorsi di formazione e non lavorano; donne in condizione di svantaggio, persone con disabilità; lavoratori disoccupati che hanno superato 55 anni di età.
  • Lavoratori con reddito molto basso.

Piani per l’attuazione del programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori

Il programma GOL prevede 5 percorsi:

  1.  Reinserimento lavorativo per coloro che sono vicini al mercato del lavoro (quindi hanno già buone competenze e formazione), per loro è previsto un percorso di orientamento e intermediazione;
  2.  Aggiornamento (upskill) per coloro che sono lontano dal mondo del lavoro quindi hanno scarse competenze e sono di difficile collocazione nel mercato del lavoro, è previsto un percorso di aggiornamento con corsi di formazione volti ad acquisire competenze spendibili nel breve periodo. Si tratterà prevalentemente di percorsi professionalizzanti;
  3. Rivalutazione (Reskilling) percorsi di riqualificazione per persone che sono lontane dal mondo del lavoro, ma hanno già competenze sviluppate. In questo caso vengono aiutati a riqualificarsi in modo da poter essere utili nel mercato moderno;
  4.  Lavoro e inclusione in caso di bisogni complessi ( questa misura è rivolta principalmente ai percettori di Reddito di Cittadinanza);
  5. Ricollocazione collettiva, questa misura si rivolge prevalentemente a soggetti interessati da crisi aziendale e mira a reinserire il complesso dei lavoratori interessato da problematiche comuni.

La sperimentazione per aumentare l’occupazione

Il programma offre ampio spazio anche alla sperimentazione attraverso progetti su scala ridotta. Le aree di sperimentazione saranno 3:

  • competenze digitali;
  • accelerazione di progetti di auto impiego, questa particolare area si rivolge a lavoratori che per le loro caratteristiche più difficilmente si rivolgono ai centri per l’impiego. In questo caso la sperimentazione è volta a una mappatura efficiente al fine di individuare tali soggetti e un accompagnamento verso l’autoimprenditorialità;
  • infine, il terzo settore di sperimentazione prende il nome di “ fragilità e vulnerabilità” e intende creare forme di occupazione “protetta” per disabili gravi o disoccupati particolarmente fragili. L’obiettivo è creare percorsi di accompagnamento che includono la collaborazione di Enti del Terzo Settore .

Tra i progetti che rientrano nel programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) vi è anche l’estensione delle agevolazioni previste per il rientro dei cervelli e la possibilità per la Pubblica Amministrazione di assumere con contratti di lavoro a tempo indeterminato 12.000 soggetti che attualmente si occupano di Lavori Socialmente Utili.

Se vuoi conoscere le agevolazioni per il rientro dei cervelli, leggi l’articolo: Rientro dei cervelli: agevolazioni fiscali fino a 11 anni dal rientro

Reddito di cittadinanza: come calcolare quanto spetta di bonus per l’autoimprenditorialità?

I percettori del reddito di cittadinanza possono avviare un’attività in proprio e ottenere un bonus rispetto a quanto previsto dal sostegno erogato dall’Inps. Si tratta di un incentivo a iniziare una nuova attività che può essere l’apertura di un negozio, l’avvio di uno studio professionale o anche la partecipazione a un cooperativa o società. Ci si chiede quanto spetti dall’Inps come contributo aggiuntivo rispetto al reddito di cittadinanza per avviare un’attività autonoma?

Quanto spetta di bonus per l’avvio di una nuova attività rispetto al reddito di cittadinanza?

Il bonus per l’autoimprenditorialità spettante ai percettori del reddito di cittadinanza per l’avvio di una nuova attività è pari a 6 mensilità del reddito stesso. Il massimo che si può ottenere è di 4.680 euro, pari a 6 mensilità di 780 euro. È questo il massimale stabilito dalla normativa per la misura come importo massimo ottenibile con il reddito di cittadinanza. In realtà il massimale del bonus sarebbe dovuto spettare nella misura di seimila euro (1.000 euro per sei mensilità). Tuttavia, la normativa ha preso come riferimento questa somma come valore massimo ottenibile.

Esempi del calcolo del bonus autoimprenditorialità Inps per i percettori del reddito di cittadinanza

Il calcolo del bonus per l’autoimprenditorialità versato dall’Inps a integrazione del reddito di cittadinanza si effettua come rata ottenuta rispetto al reddito stesso. Pertanto, se la domanda del reddito di cittadinanza è stata accolta il 15 gennaio 2021, l’inizio dell’attività lavorativa autonoma è fissato al 15 settembre successivo e l’importo Rdc percepito nella mensilità di settembre 2021 è di 500 euro, al percettore spetterà anche il bonus autoimprenditorialità di 3.000 euro ottenuto da 500 euro per 6 mensilità.

Qual è il massimo importo che si può ottenere con il bonus autoimprenditorialità?

Lo stesso esempio si può fare per un percettore di reddito di cittadinanza la cui rata di settembre 2021 è pari a 1.000 euro. In questo caso, l’importo del bonus per l’autoimprenditorialità è pari sempre e comunque al massimo liquidabile, ovvero 780 euro. Pertanto, il contributo aggiuntivo dell’Inps è pari a 780 euro per 6 mensilità, corrispondente a 4.680 euro. Rispetto alla domanda, il bonus verrà pagato in un’unica soluzione entro il termine dei due mesi successivi.

Da quando parte l’erogazione del bonus per l’autoimpiego dell’Inps ai percettori del reddito di cittadinanza?

L’Inps, dunque, paga il bonus per l’avvio di una nuova attività ai percettori del reddito di cittadinanza, normalmente in un’unica soluzione. Il termine per il pagamento è il secondo mese successivo a quello nel quale si è presentata la domanda. Pertanto, se il percettore del Rdc ha presentato la domanda entro la fine di ottobre scorso, l’Inps eroga il bonus entro la fine dicembre. Tuttavia, l’importo che spetta per l’avvio della nuova attività viene calcolato in riferimento al mese nel quale è stata avviata l’attività stessa. La data effettivo di inizio attività è quella risultante da quanto dichiarato nel modello Rdc Com Esteso. È infatti questo il modulo Inps da utilizzare per presentare l’istanza del contributo aggiuntivo.

Entro quando si deve presentare la domanda del bonus di autoimprenditorialità rispetto all’inizio della nuova attività?

In ogni caso, la data di inizio effettiva dell’attività dei percettori del reddito di cittadinanza non può essere successiva ai 30 giorni previsti per la presentazione della domanda stessa. Pertanto, se la domanda del reddito di cittadinanza è stata accolta il 15 gennaio 2021 e l’inizio della nuova attività avviene alla metà del mese di settembre successivo, per ottenere il bonus si deve presentare la domanda entro i 30 giorni successivi, ovvero entro la metà di ottobre.

Bonus 4680 euro per chi prende il reddito di cittadinanza e si mette in proprio: per quali attività?

Diventa operativo il bonus di 4680 euro per chi prende il reddito di cittadinanza e si mette in proprio. Si tratta di sei mensilità per un massimo di 780 euro al mese di chi, percependo il reddito di cittadinanza, decide di aprire un negozio, uno studio professionale o una bottega. Sulla misura è intervenuta l’Inps con la recente circolare numero 175 del 2021. Nella comunicazione sono riportate tutte le attività che possono essere avviate con l’aiuto del reddito di cittadinanza, nonché gli esempi di come possa essere percepito il bonus stesso.

Percettori di reddito di cittadinanza, la misura per prendere il bonus per l’autoimpiego

L’incentivo all’autoimpiego con il reddito di cittadinanza è previsto dal comma 4 dell’articolo 8, del decreto legge numero 4 del 2019. È dunque dal decreto istitutivo dello stesso reddito di cittadinanza che è stata prevista anche la possibilità, per i percettori, di poter ricorrere a una misura di aiuto per l’apertura di una nuova attività. L’attuazione è stata decretata con il provvedimento del 12 febbraio 2021, recepito dall’Inps con il messaggio numero 3212 del 2021, che ha dato avvio alle richieste dei percettori del reddito di cittadinanza.

Quando può essere richiesto il bonus per l’autoimprenditorialità del reddito di cittadinanza?

Il bonus per l’autoimprenditorialità si può richiedere nei primi dodici mesi nei quali si fruisce del reddito di cittadinanza. L’importo del bonus è uguale a 6 mensilità del reddito di cittadinanza che si percepisce. Il massimo è corrispondente a 780 euro mensili (da moltiplicare per sei mensilità, dunque 4680 euro). Si può richiedere se, nel periodo indicato, si avvii un’attività autonoma, un’impresa individuale o una società cooperativa.

Il bonus per l’autoimprenditorialità può essere richiesto anche da altri componenti del nucleo familiare?

La risposta è affermativa. Il bonus per l’autoimprenditorialità può essere richiesto anche da altri componenti del nucleo familiare di chi percepisce il reddito di cittadinanza. Sono esclusi i genitori non coniugati e che non convivano nella famiglia. Naturalmente il bonus può essere richiesto per una sola nuova attività avviata dalla famiglia beneficiaria del reddito di cittadinanza.

Quali sono i requisiti per richiedere il bonus per l’autoimprenditorialità del reddito di cittadinanza?

Per presentare domanda del bonus per l’autoimprenditorialità è necessario che, al momento dell’istanza, i componenti il nucleo familiare risultino già fruitori del reddito di cittadinanza. Pertanto, il domandante il bonus, nel momento in cui presenta domanda del contributo, deve far parte del nucleo familiare che già beneficia del reddito di cittadinanza. In alternativa, entro i primi dodici mesi di fruizione del reddito di cittadinanza, il richiedente deve aver iniziato un’attività lavorativa di tipo autonomo o un’impresa individuale. Altra possibilità per il richiedente è che deve aver sottoscritto una quota di capitale sociale in una cooperativa nella quale “il rapporto mutualistico abbia a oggetto la prestazione di attività lavorativa da parte del socio”.

Altri requisiti per la richiesta del bonus dell’autoimpiego del reddito di cittadinanza

Risulta altresì necessario che chi presenta la domanda di bonus all’autoimpiego e percepisca il reddito di cittadinanza, non abbia cessato, nei dodici mesi precedenti la domanda, un’attività lavorativa autonoma o un’impresa individuale o abbia sottoscritto una quota di capitale sociale di una cooperativa. Inoltre, il bonus può essere richiesto una sola volta. Nel caso in cui altri componenti della famiglia abbiano già beneficiato del bonus, la domanda viene respinta.

Quali sono le attività che si possono avviare con il bonus all’autoimpiego del reddito di cittadinanza?

Le attività che si possono avviare con il bonus dell’autoimpiego per i percettori di reddito di cittadinanza sono:

  • l’attività professionale esercitata come liberi professionisti, inclusi gli iscritti alle casse professionali, in quanto risultanti come lavoratori autonomi;
  • avviare un’attività di impresa individuale che può essere di tipo commerciale, agricola o artigiana;
  • sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa purché il rapporto mutualistico abbia a oggetto la prestazione di attività lavorativa da parte del socio;
  • avviare una società unipersonale nella forma di società a responsabilità limitata (Srl), di una società a responsabilità limitata speciale (Srls) o di una società per azioni (Spa);
  • costituendo e entrando nelle società di persone o di capitali, a eccezione del caso in cui chi richiede il bonus all’autoimpiego conferisca con apporti di capitale sociale. In questo caso si può entrare in società in nome collettivo (Snc), società in accomandita semplice (Sas) o in società a responsabilità limitata (Srl).

Quando viene erogato il bonus all’autoimpiego dall’Inps per i percettori del reddito di cittadinanza?

Il bonus all’autoimpiego per i percettori del reddito di cittadinanza viene erogato in un’unica soluzione. Il momento dell’erogazione avviene entro il secondo mese susseguente a quello nel quale sia stata presentata l’istanza. Il pagamento del bonus avviene mediante accredito sul conto corrente. Diventa necessario, pertanto, indicare nella domanda il codice Iban sul quale si voglia l’accredito. Si può ricevere il pagamento anche con il bonifico domiciliato. In questo caso, l’Inps rispetta la soglia massima di importo prevista dalla legge. Se quest’ultima dovesse essere eccedente, l’Inps paga in più rate fino alla concorrenza di quanto spetti.

Come si presenta la domanda all’Inps per il bonus all’autoimpiego?

Per presentare domanda del bonus all’autoimpiego, i percettori del reddito di cittadinanza devono compilare e presentare il modello Com Esteso. Dal momento della presentazione della domanda, scatta il termine per il pagamento. Se la domanda è stata presentata il 30 ottobre scorso, il pagamento avviene entro il 31 dicembre 2021. La domanda è sottoposta a vari controlli tra i quali l’incrocio dei dati inerenti il codice Iban e il codice fiscale di chi proceda con la richiesta del bonus.

Quando viene revocato il bonus all’autoimpiego per i percettori di reddito di cittadinanza?

La domanda del bonus all’autoimpiego può essere anche revocata dall’Inps. In particolare ciò succede quando:

  • l’attività avviata, oggetto del bonus aggiuntivo, cessi prima che siano trascorsi dodici mesi dall’avvio;
  • nel caso in cui il percettore del bonus ceda la propria quota di capitale sociale in una cooperativa, sempre entro i dodici mesi dalla sottoscrizione;
  • se, a seguito di controlli, al beneficiario del bonus venga revocato il reddito di cittadinanza. In automatico, dunque, la revoca del reddito di cittadinanza comporta anche quella del bonus addizionale per l’avvio di un’attività;
  • nei casi di decadenza del reddito di cittadinanza illustrate all’articolo 7 del decreto legge numero 4 del 2019.

 

 

 

10 cose da sapere sul reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza è sempre più argomento di discussione politica e sociale, ma quali sono le cose da sapere in merito a questo strumento di sussidio economico? Scopriamo nella nostra guida 10 cose da sapere sul reddito di cittadinanza.

1. Reddito di cittadinanza, cosa cambia con la riforma

Dopo l’approvazione del disegno di legge con il bilancio del 2022 cosa va a cambiare per il reddito di cittadinanza?

Nello specifico si prevedono:

  • una revisione delle offerte di lavoro congrue;
  • un taglio del sussidio mensile (dopo 6 mesi) per chi è abilitato al lavoro, di circa il 3% ogni mese, sino a un importo minimo di 300 euro mensili;
  • la sospensione al secondo rifiuto per un’offerta congrua di lavoro;
  • sgravi contributivi per imprese che assumono titolari del RdC;
  • benefici fiscali per gli intermediari.

2. Reddito di cittadinanza ad personam o famigliare?

Molti si chiedono se a trarre beneficio dal reddito di cittadinanza sia un intero nucleo familiare o esclusivamente un individuo.

Ebbene, occorre sapere che i vincoli e i requisiti da rispettare, valgono per tutti coloro che sono indicati nell’attestazione ISEE con la quale è stato richiesto il Reddito di Cittadinanza.

Quindi, ovviamente se un individuo ha i requisiti per ottenere il reddito, potrebbe non avere ugualmente diritto se il reddito del nucleo famigliare a cui appartiene non lo consente.

3. Obbligo di lavoro per chi possiede il reddito?

Il Reddito di Cittadinanza viene alla luce come misura provvisoria, come sussidio peri nuclei familiari temporaneamente in una condizione di difficoltà economica.

È qui che entrano in gioco il Patto per il lavoro e il concetto di offerta di lavoro congrua da parte del centro per l’impiego, nei termini di settore lavorativo di competenza, con un calcolo di distanza abitazione-luogo di lavoro e stipendio percepito.

E quindi prevista la decadenza del Reddito di Cittadinanza al superamento di un determinato numero di rifiuti delle proposte di lavoro (massimo due, secondo la Riforma del RdC in Legge di Bilancio 2022).

4. Reddito di cittadinanza e lavoro sono abbinabili?

La risposta è che non si possono cumulare il reddito e uno stipendio.

Pertanto, al momento di avvio di una nuova attività di lavoro, dipendente o autonomo, chi sta percependo il reddito dovrà comunicarlo all’INPS entro un mese utilizzando il modello Com-Esteso.

Una volta ricevuta la comunicazione l’INPS effettua un ricalcolo del sussidio che può portare a una sua riduzione o alla decadenza, a seconda dell’importo del reddito da lavoro percepito.

Chi avvia un’attività da lavoro autonomo nel corso dei primi 12 mesi di percezione della misura ha comunque diritto a richiedere 6 mensilità del Reddito di Cittadinanza percepito, nel limite di 780 euro mensili.

5. Dimissioni e reddito di cittadinanza

Chi si dimette ha diritto al Reddito di Cittadinanza se rientra nelle seguenti circostanze:

  • dimissioni per giusta causa;
  • dimissioni per cambio lavoro con retribuzione pari o superiore a quello precedente.

6. Lavoro in nero e reddito, cosa si rischia

E’ abbastanza ovvio che i “furbetti” del reddito di cittadinanza, ovvero coloro che lavorano in nero e percepiscono anche il sussidio, rischiano qualcosa.

Le sanzioni sono severe sia per il datore di lavoro che per il lavoratore che usufruisce del reddito in maniera impropria. Rischiando fino a tre anni di reclusione.

7. Scadenza del reddito, se non si trova lavoro

Cosa accade per chi non trova un lavoro dopo anni di ricevimento del reddito?

Alla fine della decadenza, cioè quando sono trascorsi 18 mesi di fruizione di RdC, nel caso in cui le difficoltà economiche perdurino, si può presentare una nuova domanda di accesso al Reddito di Cittadinanza,

Non sono previsti limiti al numero di richieste di RdC, ma la nuova istanza può essere presentata solo dal mese successivo a quello in cui viene pagata l’ultima mensilità.

8. Chi è esente dal lavoro può usufruire del Reddito di Cittadinanza?

Come è ben noto, esistono delle categorie di persone esenti dalla possibilità di lavorare. E questi non possono essere potenziali beneficiari del Reddito:

  • gli invalidi;
  • chi ha gravi e certificati problemi di salute;
  • chi è impegnato in un corso di studi o formazione;
  • chi si prende cura di un minore di età inferiore ai 3 anni (non compiuti) o di un disabile grave presente nel nucleo familiare.

9. Categorie che devono cambiare impiego

Ci sono situazioni in cui a chi lavora e prende l’RdC viene chiesto di rendersi disponibile per la ricerca di un nuovo impiego.

La situazione interessa coloro che lavorano per meno di 20 ore a settimana, 25 ore se si considera anche il tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro, percependo:

  • un reddito da lavoro dipendente inferiore alla soglia degli 8.145€;
  • meno di 4.800€ l’anno in caso di lavoro autonomo.

10. Obbligo di trasferimento possibile per ottenere il Reddito?

Come si sa, chi percepisce il Reddito è obbligato comunque ad accettare almeno una delle proposte lavorative che gli vengono fatte nel corso dei 18 mesi.

Ma esiste un obbligo di trasferimento per ottenere uno di questi impieghi?

Va sottolineato che quando si parla di offerta di lavoro congrua si intende una proposta che preveda una retribuzione superiore di almeno il 10% rispetto al beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazione in locazione. Nello specifico, la normativa reputa un’offerta congrua, con riferimento alla distanza del luogo del lavoro, quando risulta:

  • per i primi 12 mesi, entro una distanza di 100 km nel caso di prima offerta o 100 minuti con i mezzi pubblici, quindi entro un limite di 250 km di
    distanza nel caso di seconda offerta.
  • alla fine dei 12 mesi di fruizione del beneficio, entro 250 km per la prima e seconda offerta, ovunque in caso di terza offerta;
  • la prima e unica offerta, ovunque ubicata, in caso di rinnovo del beneficio.

Queste, dunque erano le 10 tappe essenziali da consolidare in merito a quanto ci fosse da sapere sul reddito di cittadinanza, stando alle domande e curiosità più frequenti sulla questione e i possibili cambiamenti per il disegno di bilancio 2022.