Superbonus 110%, tutto quello che non vi hanno mai detto

Il superbonus 110% non è la soluzione per ristrutturare le case, soprattutto in condominio, ci sono molte cose che sono state omesse, eccole.

Superbonus 110%, le difficoltà in condominio

Il Superbonus 110% ormai ha lasciato il suo posto al superbonus 90%, ma ha lascito dietro di se non pochi problemi. Il Superbonus è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.

Tra gli interventi agevolati rientra anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Nelle villette ed unità indipendenti il superbonus sembra aver funzionato, ma nei condomini si è trasformato in un’ipoteca per la casa per molti motivi.

Superbonus 110%, alcune cose non dette

Gli amministratori di condominio hanno puntato molto ad effettuare i lavori del superbonus nei condomini che gestiscono. E’ anche vero che, come tutti i lavori eseguiti dal condominio, hanno un guadagno pari al 3%. Ma in molte delibere forse alcune cose non sono state spiegate molto bene. Ad esempio chi non è in regola con il pagamento delle spese condominiali riferibili ai lavori non avrebbe maturato alcun diritto alla detrazione fiscale.

Inoltre gli eredi di immobili locati a terzi non hanno diritto ad ereditare il 110 eseguito sul condominio. Altra cosa che spesso non è stata portata a conoscenza dei condomini è che la cessione del credito non è così semplice come sembra e sono tante le attività che hanno i cassetti fiscali piani di crediti non ancora ceduti. In particolare per la cessione del credito ad un soggetto diverso dall’impresa, bisogna prima pagare le fatture all’impresa. Oppure quest’utima avrebbe trattenuto una somma dall’importo dei lavori.

Infine in alcune assemblee non è spesso detto dei rischi dell’operazione derivanti da due aspetti. Uno è che alcuni cessionari potevano bloccare le pratiche di cessione del credito per modifiche alla legge. E l’altro è che se l’impresa inizia i lavori, ma poi non riesce a rivendere i propri crediti, saranno gli stessi condomini a dover pagare.

Cosa sta succedendo in molti condomini?

A questo punto la situazione che si sta creando è che ci sono molti lavori bloccati, anche con ponteggi montati e mai smontati. Ed ancora spese sostenute dalle aziende che ancora non sono recuperate. In tutto ciò anche l’Agenzia delle entrate ha effettuato degli accertamenti ed è emerso che qualcuno ha utilizzato il bonus senza averne diritto. Quindi deliberando i lavori si è deliberata una vera e propria ipoteca a favore dell’Agenzia delle entrate. Un’ipoteca non in senso stretto, ma intesa come legittimazione del fisco ad agire per il recupero delle somme.

Superbonus 2023 per efficientamento energetico: il quadro attuale

Il Superbonus per l’efficientamento energetico è stato introdotto con il decreto legge 34 del 2020. Da quel momento ha subito molte modifiche tendenti, da un lato a dare un quadro uniforme della disciplina (vista la lacunosità di quella iniziale) e dall’altro ad evitare truffe. Attualmente la disciplina del Superbonus 2023 ha subito modifiche con la legge di bilancio 2023 e con il decreto Aiuti Quater. Ecco il quadro di insieme finale attualmente in vigore per le diverse tipologie di immobili.

Superbonus 2023 per immobili unifamiliari

La prima novità importante riguarda gli immobili unifamiliari, in base alle recenti modifiche in alcuni limitati casi potranno continuare ad usufruire del Superbonus 110%. La prima cosa da fare è individuare quali sono gli immobili unifamiliari, si tratta di: edifici unifamiliari e unità immobiliari funzionalmente indipendenti site in edifici plurifamiliari, cioè villette e appartamenti in palazzina aventi però ingresso autonomo.

In questo caso sarà possibile usufruire del Superbonus 110% per le spese sostenute fino al 31 marzo 2023, ma solo nel caso in cui al 30 settembre 2022 siano stati effettuati il 30% dei lavori (ricordiamo che nel 30% possono essere ricompresi anche lavori non rientranti nelle detrazioni).

Questa tipologia di immobile potrà inoltre usufruire del Superbonus 90% per i lavori eseguiti a partire dal 1° gennaio 2023.

Tali immobili potranno però usufruire delle detrazioni ora viste solo nel caso in cui il beneficiario ( titolare di un diritto di proprietà o diritto reale di godimento) abbia un reddito dichiarato inferiore a 15.000 euro, calcolati con il criterio del quoziente familiare e l’immobile sia adibito ad abitazione principale.

Leggi anche: Quoziente familiare: in quali casi può essere svantaggioso

Superbonus 2023 per gli edifici condominiali

Il Superbonus 110% ha avuto conferma anche per gli edifici condominiali ma solo in limitati casi, cioè:

  • l’approvazione dei lavori da parte dell’assemblea condominiale sia intervenuta prima del 18 novembre 2022 (nel caso in cui la nomina dell’amministratore non sia obbligatoria, condomini fino ad 8 unità immobiliari, la data deve essere attestata in una dichiarazione sostitutiva resa dal condomino che ha presieduto l’assemblea in cui vi è stata la deliberazione);
  • Cila presentata entro il 31 dicembre 2022;
  • resta il Superbonus 110% anche nel caso in cui la deliberazione dell’assembloea sia intervenuta tra il 19 e il 24 novembre 2022 e con presentazione della Cila al 25 novembre 2022.

Escluse queste opzioni, per i lavori di efficientamento energetico effettuati dai condomini, si può ottenere il Superbonus 90%.

Il quadro per la cessione del credito

Ricordiamo, infine, che per quanto riguarda la cessione del credito continua ad essere possibile la cessione alle imprese costruttrici, ai fornitori e agli istituti di intermediazione finanziaria. Tali soggetti possono a loro volta effettuare altre due cessioni, ma solo in favore di  soggetti “vigilati”, vale a dire banche e intermediari finanziari iscritti all’albo, società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all’albo, imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia. Mentre alle banche e alle società appartenenti a un gruppo bancario è sempre consentita la cessione del credito a correntisti che non siano persone fisiche e quindi a società, professionisti e titolari di partita Iva.

Per chi ha un vecchio immobile è bene ricordare che questo è il momento giusto per una ristrutturazione con efficientamento energetico, infatti, nonostante la riduzione delle detrazioni fiscali spettanti, a breve, con l’entrata in vigore della direttiva UE sulle case green potrebbero essere costretti ad effettuare i lavori.

Leggi anche: Direttiva case green: ecco chi dovrà ristrutturare casa nei prossimi anni

Superbonus 110%: addio a ogni ipotesi di proroga per i condomini

Gli interessati al Superbonus 110% in queste settimane hanno vissuto un vero bombardamento di notizie che confermavano o smentivano la proroga al 31 dicembre e in alcuni casi si è vociferato anche il 15 gennaio, ma ora il Governo Meloni sembra aver messo definitivamente fine a questo alternarsi di notizie di senso contrario. Ecco cosa succede.

Il Governo mette la parola fine al Superbonus 110%: nessuna proroga per i condomini

A dire il vero Giorgia Meloni che guida il Governo non ha mai avuto dubbi: il Superbonus costa troppo e di conseguenza è ora di cambiare rotta, lo ha detto da sempre, fin dalla campagna elettorale. Di conseguenza, nonostante la normativa prevedeva che i condomini avrebbero potuto sfruttare gli effetti del Superbonus 110% per tutto il 2023, le norme sono state cambiate. La nuova disciplina, inserita nel decreto Aiuti Quater, prevede che potranno avvalersi del Superbonus 110% solo i condomini che entro il 25 novembre hanno presentato la Cilas (Comunicazione inizio lavori asseverata Superbonus ).

L’alternarsi di notizie su una eventuale proroga al 31 dicembre 2022 o addirittura a 15 giorni successivi all’entrata in vigore della legge di bilancio 2023, quindi tendenzialmente il 15 gennaio 2023, è dovuto al fatto che molti partiti hanno presentato emendamenti volti ad estendere tale diritto.

Avevamo però già fatto notare nei precedenti articoli che una proroga con queste date sarebbe quasi inutile perché di fatto i condomini fino all’approvazione della legge di Bilancio 2023 non hanno certezze e quindi sono fermi, non procedono alla progettazione dei lavori, sarebbe troppo rischioso e di fatto la legge sarà approvata dopo il 20, molto probabilmente dopo il 25 e quindi i tempi sono davvero troppo ristretti.

Leggi anche: Superbonus: stop alla proroga. L’emergenza è lo sblocco dei crediti

Ipotesi per sbloccare le cessioni del credito

Nonostante questo, le notizie hanno continuato a rimbalzare dando quasi per certa la proroga, mentre il Presidente del Consiglio Meloni continuava a dire che non c’era spazio. Arriva ora l’ennesima doccia fredda dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che continua a sottolineare che non vi sono risorse per una proroga del Superbonus e che il nodo principale da sciogliere riguarda i crediti incagliati e proprio per questo si sta lavorando all’ipotesi di allargare le maglie della cessione dei crediti maturati. Tra le proposte vi è anche la possibilità di ottenere la garanzia dello Stato in favore delle imprese che hanno crediti incagliati derivanti dal Superbonus.

Leggi anche: Crediti incagliati Superbonus 110%: arriva l’operazione di Banca Intesa

Superbonus: stop alla proroga. L’emergenza è lo sblocco dei crediti

Nei giorni passati avevamo parlato di una possibile proroga del Superbonus 110% per i condomini fino al 31 gennaio 2023. Arriva ora la smentita con relativa motivazione. O meglio, il Governo spiega perché gli emendamenti presentati dalla stessa maggioranza non possono essere accolti.

Emendamenti per la proroga del Superbonus affossati

Nei giorni passati avevamo sottolineato che Fratelli d’Italia aveva presentato un emendamento al decreto Aiuti Quater per prorogare i termini per la presentazione della Cilas al 31 dicembre 2022. Il termine attualmente è scaduto al 25 novembre. Ulteriori emendamenti sono stati presentati anche da altri partiti della maggioranza come Forza Italia, naturalmente non potevano mancare gli emendamenti del M5S che ha creato il Superbonus 110%.

Per conoscere i dettagli, leggi l’articolo: Superbonus 110%: arriva l’emendamento che sblocca la cessione

Perché non ci sarà la proroga del Superbonus 110%?

A fine di non alimentare false speranze, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari ha reso noto che non vi sarà alcuna proroga. La spiegazione è presto data: attualmente il reale problema non è riconoscere il credito di imposta al 110% o al 90%, d’altronde abbiamo già più volte sottolineato che al 110% è molto difficile ottenerlo e che le banche riconoscono una percentuale molto più bassa. Il problema reale è sbloccare i crediti incagliati di chi i lavori li ha già iniziati. In base alle dichiarazioni del sottosegretario Fazzolari, il Governo sta concentrando le sue energie su questo problema.

In base ai calcoli effettuati da Il Sole24 ore in realtà la proroga di un mese costerebbe circa 300 milioni di euro.

La priorità è sbloccare la cessione dei crediti senza rischi per i conti pubblici

Fazzolari ha dichiarato che è necessario trovare una soluzione per far in modo che le banche possano “acquistare” i crediti maturati dai proprietari senza per questo mandare all’aria i conti pubblici. Secondo le dichiarazioni del Sottosegretario questa partita vale 60 miliardi di euro. Il rischio infatti è che l’Eurostat potrebbe conteggiare i crediti di imposta acquistati dalle banche, che quindi vogliono riscuoterli dallo Stato attraverso le loro imposte, come debito pubblico e quindi con il rischio che il rating dell’Italia, e la credibilità, vengano meno in un momento particolarmente delicato.

Superbonus 110: cessione del credito in 10 anni per i cessionari

Arrivano nuove modifiche al decreto Aiuti Quater e ora c’è la possibilità per i cessionari del credito di imposta di “riscuotere” la cessione del credito acquisita in 10 rate annuali e non in 4-5 come in precedenza. Ecco cosa cambia.

Cessione del credito in 10 anni per il Superbonus 110%

Il Superbonus 110% continua a mettere in difficoltà il Governo che, dopo aver riportato il credito riconosciuto a fronte della realizzazione di lavori trainanti e trainati al 90% per tutti coloro che non consegnano la Cilas entro il 25 novembre, ora sta pensando a come aiutare coloro che si sono ritrovati con i crediti bloccati in quanto non trovano un cessionario.

In base alle ultime dichiarazioni dovrebbe esserci una modifica alla legge 34 del 2020 istitutiva del Superbonus 110%. In seguito a questa modifica la cessione del credito o lo sconto in fattura disposti in favore dei soggetti di cui all’articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del medesimo decreto legge n. 34 del 2020, possono essere ripartite in quote annuali, di pari importo, fino a 10 anni, su richiesta del cessionario. Le disposizioni attuali prevedono che la detrazione per gli interventi che danno diritto al superbonus sia ripartita in 5 quote annuali, ma a partire dal 1° gennaio 2022 le quote sono state ridotte a 4.

Questa norma troverebbe applicazione per le operazioni di cessione o sconto in fattura perfezionatesi entro il 10 novembre 2022 e quindi non per il futuro. L’obiettivo è proprio quello di sbloccare le operazioni già ammesse e che non trovano copertura attraverso la cessione del credito. Con questa disposizione le imprese e le banche avranno più tempo per scontare i crediti maturati attraverso le loro imposte e di conseguenza dovrebbero più facilmente concedere tale beneficio. Le modalità attuative del provvedimento dovrebbero poi essere rese note dall’Agenzia delle Entrate con separato provvedimento.

Cessione del credito in 10 anni: le banche potrebbero ridurre le quote riconosciute

C’è però da dire che recuperare le somme in 10 anni per banche e imprese comunque costituisce un fardello da portarsi dietro e può portare problemi di liquidità, ecco perché con molta probabilità i soggetti che eserciteranno tale opzione potrebbero far scontare questa scelta ai proprietari/cedenti. Questo avverrebbe attraverso il riconoscimento di una percentuale di credito inferiore rispetto a quella finora riconosciuta.

Nel frattempo ricordiamo che sia Poste Italiane, sia Banca Intesa hanno per ora bloccato le operazioni di cessione del credito in seguito alle sentenze che hanno bloccato il dissequestro delle cessioni.

Leggi anche: Truffa Superbonus 110%: disposto il sequestro dei crediti presso gli intermediari finanziari

Truffa Superbonus 110%: disposto il sequestro dei crediti presso gli intermediari finanziari

La Corte di Cassazione, terza sezione penale, ha depositato 5 sentenze contro altrettanti istituti di credito con rigetto delle istanze di dissequestro delle somme derivanti da truffe Superbonus 110%. Ecco cosa è successo.

Sequestro dei crediti ceduti per 5 intermediari finanziari

La vicenda ha visto il perpetrarsi di diverse truffe di valore ingente ai danni dello Stato nella realizzazione dei lavori del Superbonus 110%. Il valore della truffa era di un milione di euro. Nel corso dell’indagine per associazione a delinquere finalizzata a truffa, evasione fiscale e falso, si effettua il sequestro preventivo dei crediti di imposta maturati dal beneficiario e ceduti all’intermediario finanziario. Questi hanno proposto ricorso avverso il provvedimento e si è quindi arrivati alle sentenze. Le pronunce sono come detto 5:

  • 40865 nei confronti di Banco Desio;
  • 40866 contro Illimity Bank;
  • 40867 sentenza emessa contro Poste Italiane;
  • 40868 Groupama Assicurazioni;
  • 40869 Cassa Depositi e Prestiti.

Leggi anche: Superbonus 110%: condizioni cessione del credito praticate dalle banche

Superbonus 110% perché c’è il sequestro delle somme presso gli intermediari finanziari?

Nelle varie procedure i richiedenti avevano ricevuto i benefici previsti dal decreto 34 del 2020 con riconoscimento quindi dei crediti a fronte di lavori eseguiti per l’efficientamento energetico degli edifici, quindi il Superbonus. Come risaputo, la normativa prevede la possibilità di utilizzare i crediti di imposta maturati compensandoli con il proprio debito fiscale, oppure di cedere i crediti.

La disciplina della cessione dei crediti nel tempo è stata molto irrigidita. Con la circolare 23 del 2022 dell’Agenzia delle Entrate si introduce per la prima volta la responsabilità in solido in caso di truffa Superbonus tra il beneficiario e il cessionario. La responsabilità in solido si esclude nel momento in cui il cessionario dimostra di aver adottato tutti gli accorgimenti necessari al fine di verificare che effettivamente i lavori sono stati eseguiti e che vi è coerenza tra le somme dichiarate e i lavori effettuati. In un secondo momento la responsabilità in solido ha avuto una rivisitazione, ma confermata nei casi di dolo o colpa grave da parte del cessionario.

Leggi anche: Superbonus: chiarimenti dell’Agenzia in merito alla responsabilità in solido

Truffa Superbonus: le somme restano sotto sequestro cautelare

Ora arrivano le prime pronunce in merito. Nei casi in oggetto quindi, ipotizzate le truffe, i crediti di imposta già ceduti sono stati sottoposti a sequestro a scopo cautelare prima di poter essere utilizzati dal cessionario stesso. Gli intermediari hanno quindi chiesto il dissequestro delle stesse somme, ma questo in tutti i 5 casi la Corte di Cassazione ha ritenuto di doverli confermare. Nel caso in cui quindi ci arrivasse a condanne definitive per truffa ai danni dello Stato, le somme sarebbero introitate nuovamente dallo Stato.

Quale tutela per gli intermediari finanziari? Questi potrebbero sempre rivalersi sul cedente/beneficiario, ma non è detto, soprattutto se trattasi di somme elevate, che riescano a recuperare il mal torto.

Proprio il rischio connesso alla responsabilità in solido ha portato di fatto le banche a stringere la cinghia e a non accettare facilmente la cessione dei crediti da Superbonus 110% richiedendo le foto al fine di dimostrare i lavori eseguiti. Addirittura la società Deloitte che cura la parte burocratica per diversi intermediari ha richiesto l’asseverazione dei lavori non semplicemente con le foto, ma anche attraverso dei video.

Superbonus 110% bifamiliari: ecco la scadenza da rispettare

Archiviato il Superbonus 110% per le unifamiliari per le quali il 30 settembre è scaduto il termine per presentare il SAL al 30% ( Stato Avanzamento dei Lavori). Cerchiamo ora di capire qual è la scadenza prevista per le bifamiliari.

Qual è la scadenza del Superbonus 110% per gli edifici bifamiliari?

La normativa prevede che gli immobili bifamiliari possano usufruire del Superbonus 110% fino al 31 dicembre 2023, hanno quindi un anno in più per poter accedere al beneficio e completare i lavori avvalendosi delle detrazioni fiscali con cessione del credito del Superbonus 110%. Molte persone sono però confuse sulla esatta determinazione degli immobili bifamiliari che sono appunto trattati come mini-condomini. Rientrano in questa categoria gli immobili formati da 2 a 4 unità distintamente accatastate anche se intestate a un unico proprietario.

Occorre sottolineare che il condominio nasce automaticamente, cioè al verificarsi di una situazione in cui vi è un immobile formato da diverse unità autonomamente accatastate, siamo di fronte a un condominio e trovano applicazione in modo immediato le norme relative al Superbonus previste per i mini-condomini.

Superbonus 110% anche in caso di frazionamento successivo

Le norme si applicano sia nel caso in cui più proprietari decidano di costruire un immobile su un suolo comune, ad esempio due fratelli, che decidono di costruire sul suolo comune un immobile che accoglie due (o più) appartamenti ( si tratta solo di un esempio, non è detto debba esservi vincolo di parentela). Si applicano automaticamente anche nel caso in cui il frazionamento avvenga successivamente, cioè l’immobile nasce come formato da un’unica unità abitativa, ma in seguito lo stesso proprietario decide di dividerlo in più unità accatastate in modo autonomo (naturalmente occorre sostenere gli oneri economici per l’accatastamento).

Il caso tipico, ma è solo un esempio, è il genitore che avendo una casa di dimensioni medio/grandi decide di ricavarne due unità abitative da intestare, donare ai figli.

In tutti questi casi siamo di fronte a un condominio minimo ed è possibile accedere alle agevolazioni previste per il Superbonus 110% fino al 31 dicembre 2023.

Ricordiamo che già ora le norme prevedono che per i condomini nel 2024 sarà possibile accedere al Superbonus al 70%. Dal primo gennaio 2025 e fino al 31 dicembre 2025 la percentuale scende al 65%.

Naturalmente siamo di fronte a norme provvisorie perché il Governo nascente ha già reso noto che ci saranno modifiche al Superbonus e di conseguenza anche questa disciplina potrebbe cambiare. È stato però reso noto che per gli immobili che hanno già ottenuto l’accettazione della pratica non si applicheranno le nuove norme, ma quelle attualmente vigenti, ciò per assicurare tutela alle situazioni già in essere.

Leggi anche: Superbonus prime indiscrezioni sulle modifiche delle norme

Superbonus 110%, occorre il 30% dei lavori entro fine mese

Superbonus 110% per continuare devono essere svolti almeno il 30% dei lavori previsti entro fine mese, mancano davvero pochi giorni.

Superbonus 110%, resta solo una settimana

C’è fermento nei cantieri in cui si lavora per il Superbonus 110%. Manca meno di una settimana per raggiungere almeno il 30% dei lavori per le singole unità immobiliari e villette unifamiliari. Quindi si parla di tutte quelle unità immobiliari che siano indipendenti ed autonome, quindi non condominio.

Infatti chi riuscirà a raggiungere il 30% dei lavori, entro il 30 settembre potrà  ottenere il credito fiscale per i lavori ultimati entro e non oltre il 31 dicembre 2022. Si ricorda che questo è un elemento imprescindibile, e comunque una decisione presa a seguito dell’esaurimento delle risorse finanziarie messe a disposizione. Infine di recente il decreto aiuti bis ha sbloccato le cessioni del credito alle banche.

Ad oggi, secondo l’Enea il superbonus 110% è costato circa 47 miliardi di euro. Mentre il numero di asseverazioni è salito a quota 243.907, con un totale di investimenti ammessi alla detrazione pari a 43,018 miliardi di euro e detrazioni a carico dello Stato previste a fine lavori per 47,32 miliardi.

Cosa comprende il calcolo del 30%?

Secondo l’Agenzia delle entrate, nel calcolo del 30%  “si potrà fare riferimento a tutte le lavorazioni” previste dalla ristrutturazione “e non solo a quelle oggetto di agevolazione”, ad esempio si possono includere nei lavori già fatti i lavori che prevedono il 50% di detrazione come il cambio degli infissi o l’istallazione di un impianto di condizionamento.

Mancano quindi davvero pochi giorni e quindi nei cantieri aperti si cerca di entrare nei criteri previsti per l’agevolazione. Ma non solo, i  lavori eseguiti devono essere certificati. E’ cura del professionista allegare tutta la documentazione di cantiere per la chiusura dei lavori. Inoltre tutti i documenti devono essere tenuti a disposizione di qualunque organo di controllo.

Superbonus 110%, i documenti che non possono mancare

Il superbonus 110% ha avuto una stretta proprio per la grande richiesta da parte dei contribuenti. Infatti i documenti che non possono mancare, in sede di controllo, sono:

  • lo stato di avanzamento dei lavori;
  • il libretto delle misure;
  • la copia di bolle;
  • le fatture;
  • il rilievo fotografico della consistenza dei lavori.

Tutti i documenti che comunque sono utili per la dichiarazione/asseverazione fatta dal professionista. Di recente la realizzazione di un video sta senza dubbio prendendo piede. Tuttavia è evidente che un breve video inerente lo stato dei lavori proveniente dall’asseveratore possa costituire per l’Agenzia delle Entrate una prova inconfutabile del SAL, cioè dello Stato di Avanzamento dei Lavori, e rappresenta una tutela erariale e della collettività.

Cessione del credito Superbonus 110%: serve il video dei lavori

Il Superbonus non smette di stupire e tra coloro che sono impegnati nella cessione del credito c’è chi chiede il video comprovante lo stato di avanzamento dei lavori.

Nuove misure per una cessione del credito sicura

L’Agenzia delle Entrate, in seguito a numerose frodi, con la Circolare 23/E/2022 ha previsto la responsabilità in solido tra il beneficiario del bonus 110% e i soggetti che operano la cessione del credito. Successivamente il Governo ha provveduto a semplificare le procedure prevedendo la responsabilità in solido solo in caso di dolo o colpa grave. Questo alleggerimento della responsabilità non trova applicazione nel caso in cui il cessionario sia una banca o un istituto di credito in genere. Proprio per questo tali soggetti prima di addivenire alla cessione del credito pongono molta attenzione e vi è una società, Deloitte, che addirittura richiede dei video della durata massima di 5 minuti in cui possano desumersi i lavori eseguiti e quindi lo Stato di Avanzamento dei Lavori (SAL).

La novità potrebbe essere anche ben accetta, ma siamo ormai agli sgoccioli, infatti il 30 settembre è la data ultima per le villette unifamiliari per dimostrare di aver portato a termine almeno il 30% dei lavori. In caso contrario si decade dalle agevolazioni, sebbene le stesse siano già state riconosciute.

Cessione del credito: le banche iniziano a chiedere i video dei lavori

Deloitte a molti forse dice poco, ma in realtà si tratta della società che gestisce la cessione dei crediti per conto di Intesa San Paolo. La società ha precisato che si tratta di una misura utile al contrasto alle frodi in attuazione delle disposizioni contenute nella circolare 23 dell’Agenzia delle Entrate. Deloitte sottolinea che è noto che l’Agenzia delle Entrate sta effettuando controlli sul 60%-80% dei bonus concessi e quindi c’è un’elevata probabilità che le frodi siano scoperte e che di conseguenza sia applicata la norma che prevede la responsabilità solidale tra cessionario e beneficiario. La maggior parte degli istituti di credito chiede le foto del SAL, ma Deloitte vuole maggiori prove.

Deloitte afferma che è evidente che un breve video inerente lo stato dei lavori proveniente dall’asseveratore possa costituire per l’Agenzia delle Entrate una prova inconfutabile del SAL, cioè dello Stato di Avanzamento dei Lavori, e rappresenta una tutela erariale e della collettività.

Come deve essere realizzato il video per la cessione del credito del Superbonus 110%?

In base alle indicazioni fornite da Deloitte il video deve riprendere il volto dell’asseveratore e l’immobile oggetto dell’intervento, è necessario inquadrare il cartellone che deve essere esposto sul cantiere e che indica tutti i dati relativi ai lavori, deve essere inquadrato il numero civico e il contesto urbanistico.

Nel video dovranno essere citati gli importi spesi e gli interventi asseverati inquadrando gli stessi, ad esempio se il tetto è stato rifatto deve essere inquadrato il tetto, se il cappotto termico è stato montato deve essere inquadrato e via discorrendo.

Naturalmente non sono mancate critiche perché questo tipo di asseverazione, come sottolinea Rete Professioni Tecniche, non ha alcun appiglio normativo. Resta il fatto che trattasi di una scelta dell’istituto finanziario che può decidere quali certezze richiedere al beneficiario prima di accettare la cessione. Inoltre si tratta di una pratica che potrebbe presto essere richiesta anche da altri istituti.

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Superbonus 110%, è possibile installare anche i condizionatori?

Il superbonus 110% permette di apportare dei miglioramenti negli immobili, ma molti si chiedo che è possibile installare anche i condizionatori.

Superbonus 110% è possibile installarli?

Il Superbonus è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.

Quando si installa un condizionatore si può ricorrere alla tradizionale detrazione fiscale al 50% per le ristrutturazioni. Oppure è possibile anche accedere all’Ecobonus, senza ristrutturazione con detrazione pari al 65%. Tuttavia è possibile anche sfruttare la detrazione del superbonus 110% insieme ad uno degli interventi cosiddetti trainanti.

Superbonus 110% quali sono i lavori trainanti?

Per interventi trainanti si intendono i seguenti lavori:

  • coibentazione del tetto;
  • interventi su parti comuni per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale;
  • isolamento termico delle superfici;
  • interventi su edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari ubicate in edifici plurifamiliari purché funzionalmente indipendenti.

In particolare la coibentazione del tetto è un intervento che permette di isolare la struttura dall’ambiente esterno. Per questa attività è prevista una spesa massima pari a 50 mila euro nel caso di edifici unifamiliari. Mentre di 40 mila euro da moltiplicae per il numero di unità immobiliari se si tratta di condominio. Per gli interventi su parti comuni il limite di spesa è pari a 20 mila euro si fa parte di un condominio fino ad otto unità. Mentre se il condominio è più grande il limite scende a 15 mila euro.

Un classico intervento di isolamento termico delle superfici è il cappotto.  Le superfici devono interessare l’involucro dell’edificio e avere un’incidenza almeno pari al 25%. Infine gli interventi su edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari ubicate in edifici plurifamiliari possono prevedere anche il cambiamento del sistema di riscaldamento purché in comune.

Condizionatori si, ma solo se trainati

Quindi alla domanda se è possibile sostituire o applicare i condizionatori durante i lavori per il superbonus 110%, la risposta è si. Ma se non si fanno lavori trainanti non è possibile. Quindi si possono sfruttare le normali regole dello sconto in fattura o della detrazione in rate annuali direttamente nella dichiarazione dei redditi.

Ma si ricorda che occorre anche avere un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio. Per questo motivo occorre fare un certificato Ape prima dell’inizio dei lavori e uno subito dopo, in modo da poter dimostrare l’aumento delle due classi energetiche. Quindi con il superbonus 110% si possono istallare i condizionatori, ma a fronte di un lavoro trainante più  complesso.