Agricoltura 4.0: cos’è e gli incentivi per le aziende agricole

La trasformazione tecnologica tocca ormai tutti i campi della produzione e proprio per questo inizia a parlarsi di agricoltura 4.0, questa si avvale delle moderne tecnologie al fine di aumentare la sostenibilità della produzione, ridurre l’inquinamento e aumentare la fertilità dei terreni.

Agricoltura 4.0

Ci troviamo di fronte a nuove sfide, diventa essenziale ora preservare l’ambiente in cui viviamo al fine di evitare il surriscaldamento. Naturalmente il settore dell’agricoltura resta uno dei più importanti perché è essenziale per la sopravvivenza umana e allo stesso tempo produce inquinamento e sfrutta in modo massiccio le risorse idriche. L’agricoltura 4.0 mira a ridurre tale impatto infatti viene definita anche “agricoltura di precisione” e dalla sofisticatezza delle nuove tecnologie riesce a ottenere un controllo totale della produzione con un minore impatto ambientale.

L’agricoltura 4.0 deve farci pensare a un nuovo concetto di agricoltura, è bene dimenticare il vecchio contadino con molte conoscenze pratiche tramandate di generazione in generazione e frutto di una scienza empirica basata prevalentemente  sulla osservazione. Il nuovo contadino è in grado di utilizzare le nuove tecnologie, usa mezzi spesso automatizzati ed evoluti, è in grado di raccogliere dati e analizzarli con l’uso delle nuove tecnologie. Si tratta di un vero e proprio imprenditore immerso nel mondo contemporaneo. Ricordiamo inoltre che il concetto di agricoltura è molto esteso e si espande verso allevamenti di bestiame, trasformazione dei prodotti e agriturismi. Fatta questa premessa passiamo a capire cos’è l’agricoltura 4.0.

Tecnologie dell’agricoltura 4.0

La nuova agricoltura è in grado di applicare e sfruttare le nuove tecnologie per semplificare il lavoro e renderlo più produttivo, con uno sguardo anche alla sicurezza sul lavoro. Tra le moderne tecnologie sempre più applicate vi è il controllo dei campi a distanza, ciò permette di sfruttare per la produzione anche zone impervie o che comunque sono disabitate e quindi poco attrattive per chi vuole investire in agricoltura. Con il controllo a distanza molti imprenditori italiani coltivano anche all’estero limitando però i viaggi, ad esempio per la coltivazione di nocciole.

Addio allo spreco di acqua

Un’altra tecnologia che viene sempre più spesso utilizzata è quella per il controllo della gestione delle risorse idriche. Purtroppo l’agricoltura ha bisogno di acqua, ma spesso vi è un uso abnorme rispetto alle reali esigenze e non per superficialità, ma perché le condizioni di produzione non permettevano fino a poco tempo fa un controllo dettagliato delle esigenze se non con impianti a gocce. L’agricoltura 4.0 consente di rilevare e analizzare una gran quantità di dati per determinare in modo preciso di cosa ha esattamente bisogno una determinata coltivazione e quindi c’è una riduzione di spreco di acqua (agrometeorologia), ma anche di nutrimento (fertilizzanti) e antiparassitari. Questo si traduce in un’ottimizzazione dei costi di produzione per l’agricoltore, ma anche in maggiore tutela della salute.

L’agricoltura 4.0 punta anche a un maggiore controllo della filiera e quindi del percorso dalla terra alla tavola, ciò consentirà di ridurre le spese per il trasporto e per la trasformazione che potrà avvenire ad opera delle stesse aziende produttrici, ma permetterà anche ai consumatori di avere prodotti del 20-30% più freschi e più sani.

Delle tecnologie 4.0 in agricoltura fanno parte anche i droni che consentono un elevato controllo del territorio e per interventi mirati nei campi, ad esempio possono essere utilizzati per il trattamento biologico della piralide del mais.

Cosa succede in Italia?

Quale appeal ha l’agricoltura 4.0 sulle aziende agricole italiane? Sicuramente la pandemia non ha aiutato, ma ha contribuito a una nuova visione. Gli agricoltori hanno dovuto affrontare nuove sfide, tra cui la riduzione della manodopera disponibile per i lavori manuali. Questa ha avuto difficoltà negli spostamenti e questo ostacolo ha portato gli agricoltori a capire che non sempre la manodopera a basso costo è la soluzione migliore. Secondo i dati elaborati dal Politecnico di Milano e e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia la seconda meta del 2020 ha visto un incremento dell’uso delle nuove tecnologie in Italia, la spesa in nuove tecnologie è stata di 540 milioni di euro ed è stata coperta soprattutto da strumenti per l’agricoltura di precisione e quindi per il monitoraggio e per l’analisi dei dati emersi . Le nuove tecnologie sono state utilizzate soprattutto nei settori ortofrutticolo, vitivinicolo e nel cerealicolo .

Almeno il 60% delle aziende usa una tecnologia di nuova generazione, mentre il 38% delle aziende adotta 2 0 più tecnologie dell’agricoltura 4.0. Questo ha naturalmente dato un forte input anche ai produttori di macchine agricole, ma particolare successo hanno avuto anche i software gestionali che rappresentano il 13% della spesa sostenuta per l’agricoltura 4.0, il sistema di monitoraggio da remoto delle coltivazioni ha invece rappresentato l’8% della spesa.

Tutti gli aiuti per l’agricoltura 4.0 e sostenibile

Naturalmente non sono mancati incentivi per l’applicazione di soluzioni innovative nel campo dell’agricoltura. Ricordiamo che l’agricoltura sostenibile fa parte del programma del Green Deal adottato dall’Unione Europea e che mira ad abbattere le emissioni inquinanti entro il 2030 per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.

Per gli incentivi previsti dalla normativa italiana rimandiamo agli articoli già scritti.

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Agricoltura: credito di imposta per chi acquista macchinari

Credito per il Mezzogiorno per l’agricoltura: come funziona

Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari 

Piano di Transizione 4.0 per Ricerca e Sviluppo: come accedere ai fondi

Qyuesti sono solo alcuni strumenti che possono essere utilizzati per accede a finanziamenti agevolati, contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali. Vi aspettiamo il 2022 per tutti i nuovi aiuti volti a rendere l’agricoltura sempre più attraente, remunerativa e sostenibile.

Fisco, caro bollette, bonus edilizi, pensioni: ecco tutte le novità della legge di Bilancio 2022

L’ultimo giro di boa per la legge di Bilancio 2022 è arrivato nella giornata del 29 dicembre 2021 con il voto finale alla Camera. Con la maggioranza di voti di 414 sì rispetto ai 47 no, è arrivato il via libero definitivo alla Manovra di Draghi con una spesa complessiva di 36,5 miliardi di euro, coperture per 13,2 e indebitamento per 23,3 miliardi. Numerose le novità previste per il prossimo anno: Fisco, decontribuzione, bonus edilizi, pensioni, Pubblica amministrazione e tanto altro.

Fisco, riduzione delle aliquote Irpef a 4 e abolizione Irap

Arriva la riduzione delle aliquote Irpef che passeranno dalle attuali cinque a quattro. La legge di Bilancio 2022 prevede aliquote del 23%, 25%, 35% e 43%. Rimane il bonus di Renzi rivisto dall’allora ministro dell’Economia Gualtieri di 100 euro mensili per i redditi fino a 15 mila euro. Gli effetti del taglio dell’Irpef si vedranno già da marzo prossimo. Arriva anche l’abolizione dell’Irap per 853 mila lavoratori autonomi: a beneficiarne saranno soprattutto i liberi professionisti, le ditte individuali e le società semplici.

Decontribuzione per redditi fino a 35 mila euro all’anno

Per tutto il 2022 sui contributi vigerà lo sconto dello 0,8% purché la retribuzione imponibile non ecceda i 2.692 euro al mese (calcolata per tredici mensilità). La decontribuzione si applica dunque ai redditi fino a 35 mila euro al mese. Non rientrano nello sconto contributivo colf, badanti e lavoratori domestici.

Pensioni, nel 2022 nuove uscite con la quota 102

In tema di pensioni, debutterà nel 2022 la quota 102 che prenderà il posto di quota 100. Si potrà andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 anni di versamenti. I pensionamenti anticipati attesi per il prossimo anno con quota 102 sono 16.200. Prorogata anche l’opzione donna e previsto il rafforzamento dell’Ape sociale con 23 nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose che potranno uscire a 63 anni. Per i lavoratori dell’edilizia e i ceramisti è previsto un corsia preferenziale per l’Ape sociale: gli anni di contributi dovranno essere almeno 32 e non 36 come per tutte le altre categorie di lavoratori gravosi.

Bonus edilizi, prorogati con novità superbonus 110% e facciate

Prorogati i bonus edilizi per il 2022, in particolare il superbonus 110% e il bonus facciate. Ma con delle novità dettate dalla possibilità di ricorrere alle misure ma anche ai controlli anti frode. Il superbonus 110% è stato confermato per tutto il 2022 per le villette, ma entro il 30 giugno 2022 è necessario raggiungere almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal). I condomini potranno avvantaggiarsi del superbonus 110% ma con una riduzione delle detrazioni fiscali che scenderà fino al 65% entro il 2025. Confermato anche il bonus facciate ma con la riduzione dell’agevolazione fiscale dal 90% al 60%. Tra le novità anche l’obbligo del visto di conformità delle spese agli interventi per importi entro i 10 mila euro.

Imprese, prorogato l’ex iperammortamento fino al 2025

Prorogato fino a tutto il 2025 anche l’ex iperammortamento dei beni tecnologici 4.0. Il credito di imposta corrispondente viene stabilito nelle misure:

  • del 20% (aliquota dimezzata dal 40%) per la quota fissa delle spese fino a 2,5 milioni di euro;
  • del 10% (aliquota dimezzata dal 20%) per spese tra i 2,5 e i 10 milioni di euro;
  • del 5% (aliquota dimezzata dal 10%) per spese oltre i 10 milioni di euro e fino a 20 milioni.

Vengono inoltre stanziati altri 900 milioni di euro per l’acquisto e il leasing di beni strumentali rientranti nella “Nuova Sabatini“. L’incentivo rimarrà in vigore fino a tutto il 2027.

Caro bollette, benefici sull’Iva e sugli oneri

La legge di Bilancio 2022 interviene anche sul caro bollette con più misure. In primis, l’azzeramento degli oneri generali di sistema relativi alle bollette dell’elettricità domestica e non domestica per le basse tensioni (fino a 16,5 kW). L’Iva sul gas naturale si riduce al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema del gas naturale per tutte le utenze, sia domestiche che non domestiche. In arrivo anche il potenziamento dei bonus per gli utenti svantaggiati.

Pubblica amministrazione, più premi e sale il tetto massimo dei compensi

Novità in arrivo anche per i lavoratori della Pubblica amministrazione. Il governo ha stanziato 200 milioni di euro per incrementare i fondi integrativi destinati ai premi dei dipendenti del pubblico impiego. Ne beneficeranno, in particolare, i lavoratori delle amministrazioni pubbliche centrali, con 110,6 euro per gli statali e 89,4 euro per gli insegnanti. Si tratta di componenti di aumento dello stipendio legati a premi per le performance dei lavoratori del pubblico impiego. Sale da 240 mila a 249 mila il tetto stipendiale riconosciuto come limite ai lavoratori della Pubblica amministrazione, ma solo a partire dal 2023.

 

Legge di bilancio 2022: fondo contrasto disturbi alimentari e autismo

Dalle statistiche emerge che oltre 3,5 milioni di italiani, di cui il 70% in età adolescenziale, soffrono di disturbi alimentari. Si tratta di un vero e proprio allarme sociale e proprio per questo tra le misure della legge di bilancio 2022 vi è un fondo disturbi alimentari da 25 milioni di euro. A ciò si aggiunge l’implementazione del fondo per l’autismo.

Legge di bilancio 2022: i disturbi alimentari dientrano nei LEA

I dati sui disturbi alimentari in Italia sono davvero allarmanti, infatti anoressia e bulimia portano ogni anno in Italia 4.000 morti, circa 10 morti al giorno, proprio per questo c’è una svolta al trattamento di questo problema, iniziando dal piano sanitario.

I disturbi alimentari con la nuova normativa entreranno a far parte dei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, in una specifica area denominata Disturbi della Nutrizione dell’Alimentazione (DAN) e non saranno più inseriti nei problemi di salute mentale. Avranno quindi un budget autonomo rispetto a quello previsto per la cura delle patologie psichiatriche. Questo permetterà al Servizio Sanitario Nazionale di erogare un maggior numero di servizi gratuiti o con il pagamento di un semplice ticket. Il cambio dell’approccio a questa patologia è dovuto anche al lancio di una petizione attraverso Change.org, lanciata da Stefano Tavilla, padre di Giulia morta a 17 anni proprio a causa dei disturbi alimentari.

Il fondo contrasto disturbi alimentari

Cambia quindi l’approccio a questa che può essere considerata una vera e propria patologia a tutti gli effetti. Il fondo è stato istituito, con l’articolo 98 bis della legge di bilancio 2022, presso il Ministero della Salute. Si chiama “Fondo per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione” e avrà uno stanziamento per il 2022 di 15 milioni di euro a cui si aggiungeranno nel 2023 ulteriori 10 milioni di euro. A questo finanziamento possono accedere le varie Regioni al fine di garantire le prestazioni e i servizi necessari per il trattamento dei disturbi alimentari.

Sotto il profilo sanitario il fondo per il contrasto ai disturbi alimentari non è l’unica importante notizia, infatti si provvede a incrementare anche il fondo per lo spettro autistico, in questo caso lo stanziamento previsto è di 27 milioni di euro.

Due Diligencer, quanto costa la parcella del professionista?

Il Due Diligencer è un professionista. E’ capace di approfondire i dati e le informazioni relative all’oggetto di una trattativa, spesso un immobile.

I problemi del pagamento del Due Diligencer

Il Due diligencer è il professionista ed esperto della Due Diligence. La sua funzione investigativa è davvero molto importante, proprio perché riesce a scovare le informazioni, le notizie e le problematiche relative ad un immobile e a sintetizzarle in una relazione finale.

Tuttavia nonostante la sua immensa capacità, spesso si trova ad avere problematiche relative ai propri  compensi e accorgimenti da adottare per evitare contenzioni costosi nella fase finale del pagamento per la sua attività lavorativa. Ma è anche vero che stabile un congruo compenso, non è facile, anche perché la due diligence è una materia relativamente nuova.

Alcuni consigli per risolvere i problemi

Una soluzione utile per risolvere i problemi di questo tipo è quella di stilare sempre e comunque un contratto con il cliente. Si consiglia di farlo anche con le persone di fiducia. Così in caso di contenzioso con il cliente, il professionista può far valere i suoi diritti, anche dinnanzi al Consiglio di Disciplina. Dunque, il consiglio di disciplina, per il diritto italiano, è un organismo collegiale di un collegio od un ordine professionale, che istruisce e decide delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’albo.

Per determinare i contributi dei professionisti, è possibile valutare e determinarli secondo valori oggettivi. Per questo è possibile avvalersi del Decreto Legge n.1 del 2012 convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012 n.27. Tuttavia in ogni caso il professionista deve sempre e comunque riferirsi a qualcosa per poter determinare il loro compenso. Proprio per questo motivo il Legislatore ha dato la possibilità di emettere dei parametri a cui rifarsi.

L’importanza dei parametri professionali

I parametri non sono altro che delle indicazioni offerte dal legislatore. Pertanto non sono una tariffa professionale inderogabile. Anzi, dei semplici coefficienti che parametrati al valore dell’opera progettata danno un ordine di cifra da chiedere al cliente per l’attività svolta.

In particolare nel regolamento del 2021 è importante l’articolo 38 che sancisce una verità assoluta. Secondo l’articolo 38 si afferma che per le professioni tecniche, il compenso per le prestazioni di consulenza, analisi ed accertamento, se non determinabile analogicamente, è liquidato tenendo particolare conto dell’impegno dei professionisti e dell’importanza della prestazione.

Come determinare i parametri professionali

Per determinare il compenso per la prestazione professionale è molto semplice. Basta eseguire il prodotto tra il valore base della trattativa del bene oggetto di due diligence, cioè il prezzo offerta del venditore, per un parametro generale e uno corrispondente alla sotto prestazione di due diligence.

La complessità della sotto prestazione è compresa tra un livello minimo ed uno massimo. La complessità minima si ha dove non sono necessarie indagini supplementari. Mentre la complessità media si ha quando da parte del due diligencer sono necessarie specifiche competenze.

Infine la complessità elevata si ha quando sono necessari più sopralluoghi, ispezioni, controlli ed indagini approfondite per arrivare a un’analisi esauriente dell’argomento. Analisi di tipo:

  • amministrativa;
  • catastale e fiscale;
  • debitoria e creditoria;
  • generale della sicurezza;
  • edilizia ed urbanistica;
  • strutturale;
  • impiantistica.

Tuttavia è sempre opportuno fare un’analisi completa dello stato di manutenzione generale dell’oggetto dell’attività di due diligence.

Una proposta di parcella del Due diligencer

La parcella è medesima a quella di qualunque altro professionista. Infatti è prevista l’intestazione, la partita Iva, la sede fiscale, l’indirizzo del cliente, la data ed il luogo di emissione. A questo va aggiunto:

  • l’indicazione del valore base della trattativa;
  • il parametro base della Due Diligence per un’attività di analisi completa;
  • tutte le sotto prestazioni eseguite e concordate in fase di assegnazione dell’incarico ed indicate anche nel contratto;
  • eventuale adeguamento per le prestazioni extra;
  • il grado di complessità di ogni prestazione.

Pertanto ogni singola prestazione va moltiplicata per il grado di complessità ed elencata in parcella in maniera dettagliata. La sommatoria dei compensi derivanti dalle sotto prestazioni andrà moltiplicata per il grado di pregio complessivo del lavoro eseguito. Eventuali casse o altri aspetti fiscali sono legati in base  al regime del professionista che esegue il lavoro.

 

Investimenti finanziari e tassa sul capital gain: aliquote e curiosità

Sono sempre più numerose le persone che fanno degli investimenti finanziari e questo perché gli italiani sono un popolo di risparmiatori e perché nel tempo il trading online ha dato la possibilità a persone che prima avevano difficoltà ad accedere ai mercati finanziari di investire in azioni, obbligazioni e materie prime e ottenere anche dei buoni guadagni. Chi investe nei mercati finanziari deve però sapere che sui guadagni è necessario pagare delle tasse, si parla in questo caso di tassa sul capital gain, ecco come funziona e quanto si paga.

La tassa sul capital gain

La tassa sul capital gain è anche conosciuta come tassa sulle plusvalenze finanziarie, a esse si applica un’aliquota al 26% come stabilito dal Decreto Legge n. 66 del 24/04/2014 che ha portato l’aliquota dal 20% al 26%.

Come si paga la tassa sul capital gain? Abbiamo visto in precedenza che la maggior parte delle entrate sono tassate, ad esempio in caso di vincite alle lotterie nazionali, viene effettuata la ritenuta alla fonte e di conseguenza non sarà necessario dichiarare ulteriormente tali somme. Non è invece così per la tassa sulle plusvalenze finanziarie, infatti, sebbene spesso si associno tali guadagni a una vincita, non è questo il trattamento fiscale che viene riservato. Per pagare la tassa sul capital gain al momento della dichiarazione dei redditi, qualunque sia il modello adottato, è necessario compilare il quadro RT dedicato alle plusvalenze di natura finanziaria. Il quadro RT contiene diverse voci:

  • RT21: somme ricevute come corrispettivo degli investimenti (quindi la somma tra quanto investito e i guadagni)
  • RT22: somme investite
  • RT23: guadagni generati (differenza RT21 ed RT22)
  • RT24, 25 e 26: minusvalenze anche degli anni precedenti
  • RT27: imposta dovuta

Le minusvalenze degli anni precedenti, naturalmente non generano imposte, ma possono essere utilizzate come credito d’imposta e di conseguenza possono portare a una diminuzione delle imposte da pagare. Le minusvalenze non si possono recuperare nel caso in cui siano state generate da ETF o da fondi comuni di investimento.

Per indicare la compensazione deve essere utilizzato il riquadro RT28

Il riquadro RT29 contiene invece la differenza tra il riquadro RT27e RT28.

Naturalmente per un corretto calcolo dell’imposta sul capital gain è bene avvalersi della consulenza di un esperto, solo in questo modo si può evitare di pagare più del dovuto o meno del dovuto.

Ulteriori informazioni sulla tassa sul capital gain

Il capital gain sui Titoli di Stato si calcola in modo diverso, o meglio si applica un’aliquota molto più bassa, al 12,50% questa si applica a BOT, BTP, CCT e CTZ. La tassazione agevolata si applica anche a titoli emessi da enti pubblici, ad esempio regioni, province e comuni e alle obbligazioni emesse da organismi internazionali di Paesi rientranti nella white list, cioè nell’elenco dei Paesi con i quali c’è lo scambio di informazioni.

Se vuoi conoscere quali sono i Paesi appartenenti alla white list e quelli della black list, leggi l’articolo: Fiscalità privilegiata: i Paesi della Black list e White list

Nel caso in cui gli investimenti che hanno generato guadagni sono in fondi che contengono anche Titoli di Stato, la tassazione si applica al 26%, ma con riduzione dell’importo al 48,8%.

Naturalmente una volta calcolati gli importi dovuti, sommati quelli per i reddito ordinari, se dovuti, sarà necessario effettuare il versamento.

Contributo a fondo perduto in arrivo per attività di ristorazione collettiva, mense e catering

Si potrà presentare a partire dal 20 gennaio 2022 la domanda per il contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione collettiva e di catering, e le mense. Il contributo è previsto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per il quale il governo ha stanziato 100 milioni di euro. Ciascuna impresa richiedente potrà ottenere un contributo a fondo perduto fino a 10 mila euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il relativo decreto di attuazione del provvedimento.

Ristorazione collettiva: in arrivo i contributi a fondo perduto per le chiusure dovute all’emergenza Covid

Il contributo a fondo perduto andrà a favore delle attività di ristorazione collettiva che hanno subito le maggiori perdite dalle chiusure dovute all’emergenza sanitaria ed economica. In particolare, la ristorazione collettiva copre attività del più ampio perimetro, rivolta a milioni di studenti e di lavoratori che, ogni giorno, ne fruiscono. Differentemente da quanto avviene per la ristorazione commerciale, i servizi della ristorazione collettiva sono rivolti a una clientela abituale, con utilizzo del servizio in maniera continuativa. Il contributo versato dal cliente solo in parte ed eccezionalmente copre i costi del servizio. Normalmente è la struttura aziendale a occuparsi del costo del servizio.

Servizi di ristorazione collettiva, mense e catering: dal Mise i contributi a fondo perduto per la ripresa

Mense, servizi di ristorazione collettiva e catering risultano essere dunque servizi offerti ad ampio raggio a studenti, lavoratori, militari e degenti ospedalieri. Il contributo a fondo perduto che viene stanziato dal governo va incontro, dunque, anche alle finalità di un servizio collettivo e sociale che dovrà essere aiutato nella fase di ripresa economica dell’Italia. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha individuato nelle categorie dei servizi di ristorazione la realtà imprenditoriale da sostenere con i contributi a fondo perduto. Le modalità di fruizione dei contributi sono contenuti nell’articolo 68 quater del decreto “Sostegni bis” nel quale vengono menzionati anche gli aiuti ai birrifici artigianali.

Requisiti per richiedere il contributo a fondo perduto per i servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense

I servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense potranno ottenere un contributo a fondo perduto di massimo 10 mila euro. Il requisito essenziale per l’accesso all’aiuto di Stato è relativo alla riduzione del fatturato del 2020 di almeno il 15% rispetto a quello del 2019. Ulteriore requisito per la richiesta del fondo perduto è inerente al contratto con un committente, indifferentemente che sia pubblico o privato. Il servizio di ristorazione deve essere svolto in maniera non occasionale a favore del committente e a beneficio di determinate comunità. Vi rientrano le scuole e le università, gli uffici e le caserme, le strutture socio-sanitarie, ospedaliere, assistenziali e detentive. Per le modalità specifiche della domanda è necessario attendere un nuovo provvedimento dell’Agenzia delle entrate di breve emanazione.

Quando si possono presentare le domande per i contributi a fondo perduto nella ristorazione collettiva?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto dei servizi di ristorazione sarà, in ogni modo, necessario far riferimento al portale del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). L’istanza potrà essere presentata dalle ore 12 del 20 gennaio prossimo fino alle 12 del 18 febbraio 2022. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 100 milioni di euro per un importo massimo di contributo a singola impresa corrispondente a 10 mila euro.

Contributi a fondo perduto anche ai birrifici artigianali

I contributi a fondo perduto andranno anche a favore dei birrifici artigianali. Il contributo che può essere richiesto è pari a 0,23 euro per ogni litro di birra della quantità presa in carico. Tale quantità deve risultare dal registro della birra condizionata oppure da quello annuale del magazzino. Il periodo in cui deve essersi verificata la perdita di fatturato e l’accumulo di rimanenze è relativo all’anno 2020.

Indagini finanziarie, cosa sono e come rispondere alle richieste degli organi di controllo

Per quel che riguarda le indagini finanziarie, in Italia ci sono degli organi che sono preposti ai controlli. Si tratta, nello specifico, dell’Agenzia delle Entrate, dell’Agenzia delle Dogane, della Guardia di Finanza e dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.

I soggetti potenzialmente sottoposti ad indagine sono tutti gli operatori finanziari, i quali proprio nei confronti degli organi di controllo hanno degli obblighi ben precisi da rispettare. Ed allora, per le indagini finanziarie, vediamo cosa sono nel dettaglio. E vediamo anche come gli operatori finanziari sono obbligati a rispondere alle richieste degli organi di controllo.

Obbligo di PEC per gli operatori finanziari, ecco come e perché

Al fine di ricevere le richieste da parte degli organi di controllo, per le indagini finanziarie, gli operatori finanziari, a partire dall’1 gennaio del 2006, hanno l’obbligo di dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). La PEC, infatti, serve agli operatori finanziari per trasmettere agli organi di controllo i dati richiesti entro e non oltre i termini previsti.

Con obbligo a partire dall’1 luglio del 2012, si legge altresì sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, gli operatori finanziari, utilizzando il formato XML, sono tenuti ad inoltrare solo ed esclusivamente in via telematica pure le istanze di proroga dei termini di risposta alle richieste di indagini finanziarie ricevute da parte degli organi di controllo sopra indicati.

Indagini finanziarie, quali sono i soggetti obbligati e quelli esonerati a fornire le risposte telematiche

Oltre agli istituti di credito, ed al Gruppo Poste Italiane, ci sono pure altri soggetti che, per quel che riguarda le indagini finanziarie, sono tenute all’obbligo di fornire le risposte telematiche via PEC. Tra questi, in particolare, ci sono le Sim, ovverosia le Società di intermediazione mobiliare, ed anche le Sgr che sono le Società di gestione del risparmio. Nonché gli Imel, che sono gli Istituti di moneta elettronica, le società fiduciarie e gli intermediari finanziari includendo, tra gli altri, pure i confidi ed i cambiavalute.

Sono invece esonerati dall’obbligo di risposta telematica alle indagini finanziarie i mediatori creditizi e gli agenti in attività finanziaria mono e plurimandatari. Inoltre, per le compagnie di assicurazioni, l’obbligo di risposta telematica alle indagini finanziarie è previsto per alcuni prodotti. Nella fattispecie, per i contratti e per le operazioni di capitalizzazione, per le polizze index-linked ed anche per le polizze unit-linked.

Le risposte negative alle richieste degli organi di controllo, inoltre, possono essere inoltrate dagli operatori finanziari anche in modalità cumulativa. La modalità di risposta cumulativa, in particolare, è stata introdotta in data 12 novembre del 2007 con un apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate.

Ordine di demolizione su immobile abitato da minori: si può eseguire?

Gli abusi edilizi purtroppo sono molto frequenti e in alcuni casi possono portare a un ordine di demolizione dell’immobile con la conseguenza che, se l’immobile è utilizzato come abitazione principale, si possono avere reali problemi ad affrontare l’imminente esecuzione. Ciò che molti si chiedono è se l’ordine di demolizione possa essere eseguito anche nel caso in cui nell’immobile vivono minori e il nucleo familiare non ha un altro alloggio a disposizione. Vedremo a breve che negli ultimi anni la prassi giurisprudenziale è piuttosto uniforme.

Cos’è l’abuso edilizio

Deve essere fin da subito detto che la giurisprudenza sul punto non sempre è stata unanime e molto dipende dalla situazione concreta del singolo, infatti l’ordine di demolizione può andare a contrastare con il diritto all’abitazione nei casi di “abusi di necessità”.

Per capire bene è necessario fare una premessa. Si verifica l’abuso edilizio quando una parte costruisce un immobile senza un idoneo titolo edilizio, cioè senza il permesso di costruire, in assenza della comunicazione di inizio dei lavori oppure quando l’opera appare difforme rispetto ai titoli edilizi concessi. Nel caso in cui l’abuso edilizio venga scoperto dall’autorità vi è l’ordine di demolizione al fine di ripristinare lo stato dei luoghi.

Nel caso in cui il proprietario non provveda alla demolizione, può essere acquisito alla proprietà comunale, inoltre in presenza di reato è possibile l’arresto e la comminazione di una sanzione pecuniaria. C’è il reato penale nel caso di costruzione realizzata in violazione delle norme, in caso di totale assenza di titolo e in caso di lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio.

Sanataria per abusi edilizi: quando si può evitare l’ordine di demolizione?

Vi sono dei casi in cui però è possibile la sanatoria, ciò può avvenire solo nel caso in cui non ci sia un contrasto tra il fabbricato e il piano regolatore generale e quindi in teoria si poteva avere il titolo edilizio per realizzare la costruzione. Per ottenere la sanatoria inoltre è richiesto un ulteriore requisito, cioè l’immobile deve essere conforme alla normativa vigente in materia di edilizia.

Per ottenere la sanatoria deve essere presentata istanza presso il Comune in cui è ubicato l’immobile entro 60 giorni dal momento in cui è stato rilevato l’illecito.

Ordine di demolizione in presenza di minori

Fatta questa prima premessa sull’abuso edilizio e sui casi in cui può esserci ordine di demolizione, occorre ora capire se la presenza di minori nella casa possa essere motivo ostativo all’esecuzione della demolizione stessa. Come detto, le sentenze in materia sono numerose, ma in questo caso si fa particolare riferimento alla pronuncia 45971 del 15 dicembre 2021.

I giudici della Corte di Cassazione hanno rilevato che la presenza di minori nell’abitazione non sempre è ostacolo all’esecuzione dell’ordine di demolizione. Seguiamo l’iter logico giuridico seguito dalla Suprema Corte.

La premessa è che il diritto all’abitazione previsto negli articoli 2 e 3 della Costituzione (articolo 2 stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo anche all’interno delle formazioni sociali, articolo 3 prevede il principio di uguaglianza sostanziale e stabilisce che è compito della Repubblica eliminare gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.) e articolo 8 della CEDU (Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza) è di pari rango rispetto ad altri principi costituzionali come la necessità che vi sia un ordinato sviluppo del territorio e la salvaguardia dell’ambiente.

Tale “parità” giustifica l’ordine di demolizione di un immobile abusivo purché tale obbligo sia proporzionato rispetto allo scopo della normativa edilizia. Insomma va demolito un immobile abusivo in una zona dove vige il divieto di costruire.

Il ricorrente aveva sottolineato nel ricorso che il nucleo familiare era composto da 3 minori e che l’ordine di demolizione, confermato da una sentenza del Tribunale di Napoli, non aveva ottemperato a un giusto bilanciamento tra la tutela dei minori e l’interesse al ripristino della situazione antecedente. L’abitazione infatti era l’unica dimora a disposizione della famiglia e le condizioni economiche sociali non permettevano altre soluzioni.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso ritenendolo inammissibile. Ha precisato che il diritto all’abitazione non deve essere visto in termini assoluti, ma deve essere confrontato con valori di pari rango. D’altronde è necessario scoraggiare comportamenti illegali che contrastano con l’esigenza di tutela dell’ambiente e del territorio.

Ha inoltre sollevato due particolari questioni. Spetta alla parte ricorrente infatti indicare in modo preciso e circostanziato i motivi che osterebbero all’esecuzione dell’ordine di demolizione. In primo luogo il ricorrente non ha specificato i problemi di salute che lo riguarderebbero ( ha solo rinviato al contenuto di una relazione dei servizi di protezione sociale), inoltre il ricorrente non si è mai attivato per la ricerca di un alloggio popolare infatti non si è rivolto ai servizi competenti per l’individuazione di una situazione abitativa nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica.

Ordine di demolizione in caso di ampliamento e in presenza di minori

Già in altre pronunce la Corte di Cassazione aveva sottolineato come il diritto previsto dall’articolo 8 della CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo) non deve essere visto come assoluto, ma deve essere contemperato con altre esigenze e in particolare con il diritto della collettività a rimuovere la lesione di un bene o interesse costituzionalmente tutelato e a ripristinare l’equilibrio urbanistico-edilizio (Sentenza Corte di Cassazione 844 del 2020 depositata il 13 gennaio 2020).

Nella stessa trova conferma l’ordine di demolizione parziale di un edificio e a nulla è valso il fatto che nella stessa abitassero due minori o le consulenze tecniche di parte da cui si evince che la demolizione della parte abusiva avrebbe compromesso anche la stabilità della parte regolarmente costruita e danneggiato l’impiantistica, tra cui quella del metano. Per la Corte di Cassazione in sede di merito, Tribunale di Brindisi, il ricorrente non aveva sufficientemente provato tale pericolo e nel caso in oggetto non vi era parziale difformità tra il progetto iniziale di ampliamento e i lavori effettivamente eseguiti, infatti non aveva richiesto alcun titolo edilizio relativo a tale ampliamento, di conseguenza non è possibile la sanatoria.

Si può evincere da queste due pronunce che la presenza di minori spesso non è un elemento ostativo rispetto all’ordine di demolizione.

Turismo, come si presentano le domande per i contributi a fondo perduto e i crediti d’imposta

In arrivo i contributi a fondo perduto e i crediti di imposta per le imprese che svolgano la propria attività nel turismo. I tempi per la presentazione delle domande delle misure sono già fissati. Occorrerà solo attendere l’avviso del ministero del Turismo entro 60 giorni con l’apposito provvedimento. I contributi e i crediti di imposta sono previsti dall’articolo 1 del decreto legge numero 152 del 6 novembre 2021. Conti alla mano, togliendo i giorni di festività, le imprese interessate ai contributi avranno circa 70 giorni di tempo per preparare tutta la documentazione necessaria e inviarla.

Contributi e crediti di imposta al settore turistico, chi può presentare la domanda?

Secondo quanto prevede il decreto legge 152, possono presentare domanda di contributi a fondo perduto e di crediti di imposta le seguenti imprese del turismo:

  • quelle alberghiere;
  • le strutture per l’attività di agriturismo;
  • le strutture ricettive all’aria aperta;
  • le imprese del comparto del turismo, dunque quelle fieristiche, ricreative, congressuali;
  • gli stabilimenti balneari, i porti turistici, i complessi termali, i parchi a tema (faunistici e acquatici).

Tutte queste tipologie di imprese turistiche possono richiedere un contributo a fondo perduto o un credito di imposta sugli interventi, previsti dal decreto stesso, alle strutture. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità del servizio turistico secondo quanto prevede il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) nella misura 4.2.1.

Contributi e i crediti di imposta delle imprese del turismo: come si presenta la domanda?

Per presentare domanda dei contributi a fondo perduto e dei crediti di imposta delle imprese che operano nel settore del turismo occorrerà seguire la procedura telematica. Si dovrà accedere al portale del ministero del Turismo dove sarà a disposizione delle imprese interessate la nuova piattaforma. Per l’accesso, si attendono le istruzioni che il ministero del Turismo fornirà. I tempi però sono ristretti: dal momento in cui il ministero aprirà la piattaforma, la domanda dovrà essere presentata entro i successivi 30 giorni.

Quali sono i dati da inserire nella domanda dei contributi a favore delle imprese del turismo?

La sezione dei dati anagrafici della piattaforma per le domande dei contributi a fondo perduto e dei crediti di imposta delle imprese del turismo richiederà, innanzitutto, l’inserimento dei dati del legale rappresentante dell’azienda richiedente. Il legale rappresentante dovrà anche sottoscrivere la domanda con la firma digitale, oltre a procedere con la compilazione dei dati anagrafici richiesti. Lo stesso dovrà allegare anche il codice fiscale e il documento di identità. Nella domanda dovrà essere indicato anche il Documento unico di regolarità contributiva (Durc). Si tratta di uno dei passaggi al quale prestare particolare attenzione: in presenza di un Durc non in regola e non valido, l’impresa verrà esclusa dai contributi.

Quali sono informazioni catastali e di attività richieste dalla domanda di contributi a favore delle imprese del turismo?

L’inserimento delle informazioni che la piattaforma chiedere all’impresa del turismo per la richiesta dei contributi contiene anche l’indicazione dell’attività che esercita l’impresa stessa. Sarà necessario riportare le informazioni sulla sede presso la quale verrà realizzato l’intervento oggetto di contributo. Saranno tre le informazioni principali da inserire:

  • i dati catastali dell’immobile sul quale deve essere effettuato l’intervento oggetto di contributo e di credito di imposta;
  • il tipo di struttura ricettiva o di servizio turistico;
  • la tipologia di attività svolta presso la sede dove verrà realizzato l’intervento oggetto di contributo.

Domanda di contributi imprese del turismo: le informazioni sul tipo di intervento

In merito agli interventi per i quali le imprese turistiche faranno richiesta dei contributi e del credito di imposta, è necessario che venga compilata la relativa sezione. In particolare bisognerà indicare:

  • il titolo, il giorno di inizio e la data di fine dei lavori;
  • un abstract del progetto;
  • la descrizione più dettagliata dei lavori.

Interventi edili, in muratura o di impiantistica tra i contributi alle imprese turistiche: quali documenti vanno allegati?

Per gli interventi relativi a opere dell’edilizia, murarie e di impianti è necessario prestare particolare attenzione. Infatti, nella terza sezione, quella inerente le dichiarazioni e i documenti da allegare, il dicastero dei Trasporti chiede che venga inserita la copia del contratto di affitto. In alternativa si dovrà inserire la copia di qualsiasi contratto inerente la sede dove dovrà essere svolto l’intervento. I documenti da allegare sono obbligatori per le imprese che facciano richiesta nel caso in cui siano gestori di attività ricettiva o di servizi turistici per interventi relativi alle opere murarie o agli impianti in immobili oppure per aree di proprietà delle persone fisiche che non svolgano un’attività economica. Risulta altresì necessario inoltrare la dichiarazione sostitutiva del certificato di iscrizione alla Camera di commercio. Infine, vanno allegati:

  • tutte le certificazioni richieste;
  • i permessi necessari;
  • copia dei permessi a costruire.

Contributi a fondo perduto turismo: quali sono i documenti da allegare?

Proprio in merito alle certificazioni e ai permessi da allegare alla domanda di richiesta dei contributi del settore del turismo, bisognerà fare in fretta. I tempi per la domanda di 30 giorni dall’apertura della piattaforma del ministero del Turismo potrebbero risultare ristretti, soprattutto per i documenti da caricare. Considerando i 60 giorni del decreto, le imprese potrebbero avere a disposizione solo 70 giorni per:

  • consultare un tecnico abilitato che asseveri la congruenza dei costi massimi unitari;
  • faccia anche la verifica di coerenza dei giorni indicati per l’avvio e la conclusione degli interventi;
  • ottenere la certificazione di compatibilità per non arrecare danni significativi secondo quanto prevede il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr).

Dopo la presentazione della domanda per il fondo perduto, il richiedente deve fare il monitoraggio costante

L’ottenimento del fondo perduto o del credito di imposta per interventi su strutture del turismo obbliga il beneficiario a presentare, ogni 6 mesi dalla data di inizio dell’intervento:

  • l’analisi del livello di utilizzo dei contributi ricevuti e degli investimenti inerenti;
  • l’iscrizione delle spese totali ammissibili inerenti il progetto stesso;
  • l’indicazione delle singole voci di spesa riportate in maniera dettagliata.

Rifinanziato il reddito di libertà e nuove erogazioni per le domande respinte

Nell’ambito delle politiche per la parità di genere, la legge di bilancio 2022 incrementa anche il fondo per il reddito di libertà, in questo modo potranno accedervi anche le donne che avevano visto non accolta la domanda per insufficienza del budget. Scopri come è stato rifinanziato il reddito di libertà e come accedervi.

Cos’è il reddito di libertà

Il reddito di libertà è una misura prevista in favore delle donne vittime di violenza di genere. La misura è diretta in particolare a donne con figli, che decidono di denunciare le violenze subite e di iniziare un percorso verso l’autonomia e l’autosufficienza anche economica. Naturalmente con il sostegno di strutture pubbliche e centri antiviolenza. L’assegno mensile è di 400 euro e l’erogazione è per 12 mesi. Il fondo per il Reddito di Libertà è istituito all’interno del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità che con la legge di bilancio 2022 ha un incremento di 5 milioni di euro.

Perché è stato rifinanziato il reddito di libertà

Il Reddito di libertà ha visto la luce per la prima volta con il decreto legge Rilancio. La circolare INPS 166 dell’8 novembre 2021 ha provveduto quindi a renderlo operativo. In seguito alla presentazione della domanda, in presenza dei requisiti previsti le richieste hanno visto l’accoglimento in ordine cronologico. Molte sono però inevase per insufficienza del budget. La circolare 166 disponeva che le domande che alla data del 31 dicembre 2021 non risultavano accolte a causa di fondi insufficienti, dovevano essere considerate definitivamente rigettate.

Messaggio INPS 4532 del 7 dicembre

L’INPS ha quindi provveduto a fornire chiarimenti  con il messaggio 4532 del 7 dicembre in merito alle domande non accolte per insufficienza di budget.  L’INPS ha sottolineato che in caso di ulteriori finanziamenti del Fondo per le vittime di violenza, le stesse sarebbero state recuperate nel corso del 2022 e di conseguenza le domande conservano la loro validità e saranno istruite e liquidate rispettando l’ordine cronologico di presentazione. Con il rifinanziamento del reddito di libertà attraverso la legge bilancio 2022, le donne interessate potranno ricevere la comunicazione dell’erogazione dell’assegno del reddito di libertà.

Per saperne di più sul reddito di libertà leggi gli articoli:

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: beneficiarie e importi

Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: ecco come richiederlo