Sul modello 770/2022 ecco tutto quello che c’è da sapere, da chi lo invia a cosa serve

Tra i modelli di dichiarazione da trasmettere al Fisco non ci sono quelli sui redditi, come per esempio il 730, ma anche quello sulle ritenute. Il modello in questione è il 770 che, in modalità telematica, deve essere inviato all’Agenzia delle Entrate dai sostituti di imposta includendo pure le Amministrazioni dello Stato. Vediamo allora, proprio sul modello 770/2022, tutto quello che c’è da sapere a partire, tra l’altro, dalle condizioni che si devono rispettare ai fini dell’invio sempre e rigorosamente in modalità telematica.

Cosa si comunica e cosa si certifica con il modello 770/2022

Nel dettaglio, con il modello 770/2022 i sostituti di imposta comunicano al Fisco le ritenute sui redditi da lavoro. Precisamente, non sono quelli da lavoro dipendente ed assimilati, ma anche i redditi derivanti da lavoro autonomo, da provvigioni e pure da redditi diversi.

Inoltre, con il modello 770/2022 si comunicano pure le locazioni brevi inserite all’interno della Certificazione Unica (CU), i dividendi, i proventi ed anche i redditi di capitale, nonché le somme liquidate a seguito di pignoramento presso terzi, liquidate a titolo di indennità di esproprio e, tra le altre, pure le somme percepite a seguito di cessioni volontarie nel corso di procedimenti espropriativi in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

In più, sul modello 770/2022 c’è anche da precisare che l’invio è possibile, da parte del sostituto di imposta, a patto che sia in regola con la trasmissione della Certificazione Unica (CU) e, qualora richiesto, pure della Certificazione degli utili.

Come visionare e come scaricare il modello 770/2022 con le relative istruzioni

Al pari dei modelli dichiarativi, pure il modello 770/2022 si può visionare e si può scaricare gratuitamente dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Senza peraltro che siano necessari le credenziali di accesso al portale dell’Amministrazione finanziaria dello Stato. Ovverosia, senza SPID, senza CIE e senza CNS. Ma anche senza che siano necessarie le credenziali fornite dall’Agenzia delle Entrate. Al pari del modello 770/2022, inoltre, pure per le istruzioni per la compilazione sono disponibili liberamente per la visione e per il download in formato PDF.

Il modello 770/2022, con un provvedimento da parte del direttore dell’Agenzia delle Entrate, è stato approvato in data 14 gennaio del 2022. Unitamente alle istruzioni per la compilazione. Mentre le specifiche tecniche, per la trasmissione dei dati inseriti modello 770/2022, sono state approvate, sempre con un provvedimento da parte del direttore delle Entrate, in data 15 febbraio del 2022.

Postepay: arriva il servizio Tap & Go, di cosa si tratta?

Viene annunciato come una sorta di rivoluzione, il nuovo servizio di Postepay Tap & go, ma di cosa si tratta e come funziona? Lo scopriamo in pochi rapidi passaggi nella nostra guida.

Postepay Tap & Go: di cosa si tratta

La carta di debito, probabilmente più usata dagli italiani, Postepay annuncia una sorta di rivoluzione, ovvero la funzione Tap & Go.

In pratica, il nuovo sistema della carta di debito, mette a disposizione la possibilità di fare acquisti velocemente di biglietti da viaggio senza preoccuparsi di avere pochi soldi in tasca.

Tap & Go, infatti, mette a disposizione di tutti i suoi clienti con attiva una carta prepagata o di debito compatibile ai circuiti MasterCard una nuova funzione di grande comodità. In sostanza, grazie a questa particolare partnership, sarà possibile acquistare biglietti della metro o dell’autobus con la propria Postepay, con un metodo rapido e veloce.

Tap & Go di Postepay, come funziona

Il funzionamento di questo nuovo sistema di funzione di pagamento sarà molto semplice e agevole.

Semplicemente, per usufruire del servizio tap & go di Postepay sarà necessario avvicinare la tua carta di pagamento contactless o il tuo dispositivo abilitato al lettore, aspettare la luce verde sullo schermo e il conseguente sblocco del tornello. Ovviamente, per essere certi che la nostra carta Postepay sia contactless è necessario che abbia il simbolino delle onde di ricezione (come quelle del simbolo del wi fi) indicate sulla parte frontale della medesima.

Ma come fare per attivare questo nuovo sistema sulla propria Postepay? Scopriamolo nel prossimo passaggio della nostra guida.

Postepay Tap & Go, come si attiva

Ma, dunque chi possiede una carta Postepay come può attivare questa funzione per fare lo step in avanti verso la rivoluzione?

Innanzitutto, partiamo col dire che, attualmente, il servizio è già attivo a Milano, Roma, Torino, Bari. Le altre città di Italia, probabilmente si aggregheranno poco alla volta a questo nuovo sistema di viaggio e pagamento.

A tal proposito, le aziende abilitate come ATAC, nel caso di Roma hanno installato sui tornelli delle principali stazioni metropolitane delle linee urbane dei lettori contactless riconoscibili dal simbolo. Per accedere e usufruire del servizio tap & go sarà necessario avvicinare la tua carta di pagamento contactless o il tuo dispositivo abilitato al lettore, aspettare la luce verde sullo schermo e il conseguente sblocco del tornello.

Quanto all’attivazione vediamo come si effettua.

Stando a quanto ci spiega lo stesso sito di Poste italiane, l’attivazione di questo nuovo sistema per chi possiede una Postepay o una Postepay Evolution, è molto semplice: sarà necessario abilitare la funzionalità contactless per le proprie carte Postepay Evolution e per la Carta di debito Postepay associata al conto corrente BancoPosta: attraverso la App Postepay e BancoPosta nella sezione dedicata alle impostazioni della carta, oppure su poste.it accedendo al servizio Le mie carte.

Occorrerà, quindi cliccare sulla voce Contactless, sulla vostra app, da smartphone, accedendo nelle impostazione e il gioco sarà fatto.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito a questo comodo e curioso, quanto rivoluzionario, sistema di pagamento messo a disposizione da Postepay, noto come Tap & Go, ovvero premi e vai, indirizzato specificamente ad una modalità di paga e viaggia più rapido e veloce sui nostri mezzi di trasporto.

 

Rottamazione ter e saldo e stralcio, slittan i termini

Rottamazione ter e saldo e stralcio, salta il termini del 30 aprile per pagare le rate. Tra festivi e Pasqua il tutto slitta a maggio.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, il nuovo termine

Siamo nella parte dell’anno in cui si vi è il maggior numero di festività in pochi mesi. Dalla celebrazione della Pasqua, alla festa della Liberazione (25 aprile) e dei lavoratori (1 Maggio). Una parte dell’anno molto amata dai lavoratori che possono godere di qualche giornata in più con la famiglia, e se il tempo è complice, anche all’aria aperta.

Per queste sospensioni, c’è tempo fino al 9 maggio per pagare le rate del 2020 di rottamazione ter e saldo e stralcio. A specificarlo è un comunicato dell’Agenzia delle Entrate, ente riscossione. Il termine del 30 aprile prevede 5 giorni di tolleranza, festivo di mezzo, e per questo motivo è stata annunciata la nuova data. Tuttavia per mantenere i benefici se il versamento delle rate viene effettuato entro il 30 aprile per le rate in scadenza originaria del 2020, entro il 31 luglio, 30 novembre e quelle del 2022.

Tutti i modi in cui è possibile versare

Per il versamento dovranno essere utilizzati i bollettini già inviati dall’Agenzia delle entrate-Riscossione. Bollettini che sono riferiti alle originarie scadenze delle rate di ciascun anno. Se non si hanno di già,  si possono richiedere anche sul sito www.agenziaentrateriscossione.gov.it.

Inoltre è possibile pagare presso la propria banca, agli sportelli bancomat abilitati ai servizi di pagamento. Ma si può versare anche negli uffici postali, con l’internet banking e nei tabaccai aderenti a Banca 5 SpA e tramite i circuiti Sisal e Lottomatica. Ed infine si può anche pagare sul portale www.agenziaentrateriscossione.gov.it e con l’App Equiclick tramite la piattaforma PagoPa.

Si può pagare anche direttamente agli sportelli ma esclusivamente su appuntamento da prenotare sul sito nella sezione “Trova lo sportello e prenota“. Infine, è possibile effettuare il versamento mediante compensazione con i crediti commerciali non prescritti, certi, liquidi ed esigibili (cosiddetti crediti certificati) maturati per somministrazioni, forniture, appalti e servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, le scadenze del 2021 e del 2022

Per  le scadenze del 2021 il termine per pagare le rate è fissato al 31 luglio 2022. Per mantenere i benefici entro tale data devono essere corrisposte le rate del 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre 2021. Anche in questo caso sono previsti i 5 giorni di tolleranza, quindi c’è tempo fino all’8 agosto 2022.

Infine per il 2022 il termine ultimo è fissato al 30 novembre 2022. Entro tale data si dovranno versare le rate in scadenza il 28 febbraio, 31  maggio, 31 luglio e 30 novembre 2022. Per il termine del 30 novembre 2022 sono previsti i cinque giorni di tolleranza di cui all’articolo 3, comma 14-bis, del DL n. 119 del 2018. Il pagamento dovrà, quindi, avvenire entro il 5 dicembre 2022. Quindi come sempre, attenzione alle scadenze, perché è importante non perdere i benefici che offrono la rottamazione ter e saldo e stralcio.

Superbonus 110% in edifici unifamiliari, quando si può utilizzare per sostituire l’impianto termico?

Quando si può utilizzare il superbonus 110% per la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale esistente all’interno di edifici unifamiliari oppure sulle singole unità immobiliari collocate dentro gli edifici plurifamiliari? In quest’ultimo caso, le unità immobiliari devono risultare funzionalmente indipendenti e devono disporre di uno o di più accessi autonomi dall’esterno. In linea di massima, l’intervento in superbonus 110% è possibile per alcune tipologie di interventi purché risultanti come lavori “trainanti”.

Superbonus 110%, quali interventi si possono fare per sostituire gli impianti di climatizzazione invernale?

La sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti può avvenire con impianti centralizzati per il rinfrescamento, il riscaldamento e la fornitura di acqua calda sanitaria. Deve inoltre essere raggiunto l’obiettivo del miglioramento della classe energetica arrivando almeno alla classe A. Inoltre, la sostituzione può avvenire con impianti di microgenerazione o a collettori solari oppure con caldaie a biomassa. In quest’ultima caso, è necessario raggiungere le prestazioni emissive di non meno di cinque stelle per le aree che non risultano matanizzate. Rientrano nel superbonus 110% anche i costi per smaltire gli impianti sostituiti e quelli di allaccio ai sistemi di teleriscaldamento.

Quali sono i tempi per realizzare la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale?

In merito ai tempi per effettuare i lavori di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernali in un edificio unifamiliare si va da alcuni giorni a uno o due settimane. Il tempo necessario varia a seconda che si lavori solo sul sistema di generazione oppure anche su quello di distribuzione e sui terminali di emissione.

Interventi di sostituzione impianti climatizzazione su parti comuni di un edificio, si può utilizzare il superbonus 110%?

Si può utilizzare il superbonus 110% sui lavori di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale nelle parti comuni di un edificio? La risposta è negativa, e comprende anche i condomini, anche per un numero superiore alle due unità immobiliari (comprese le imprese, i professionisti e le società), detentori dell’unità abitativa componente l’edificio. Nel caso in esame, le unità immobiliari possono essere abitazioni, seppure secondarie, purché rientranti nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. Può trattarsi anche di unità non abitative purché i condomini abbiano superficie residenziale di oltre il 50%. Rientrano nella casistica anche i lavori sulle parti comuni dell’unico proprietario dell’edificio (con due, tre o quattro unità immobiliari). Infine l’esclusione opera anche per le case a schiera.

Quando non si può utilizzare il superbonus 110% per la sostituzione dell’impianto termico

Il superbonus 110% non può essere utilizzato, nei casi precedenti, perché l’intervento non è previsto per le parti comuni essendo agevolati solo i lavori fatti sugli edifici unifamiliari oppure sulle unità immobiliari collocate dentro gli edifici plurifamiliari indipendenti e che abbiano uno o più accessi autonomi dall’esterno. Per la stessa ragione, il superbonus 110% non spetta nemmeno sugli interventi effettuati da persone fisiche o privati, non esercenti dunque attività professionali o di impresa, per unità immobiliari non rientranti nelle categorie A1, A8 e A9, sulle singole unità immobiliari residenziali e sulle pertinenze inerenti dentro edifici collocati in condominio. Ad esempio, l’unità immobiliare situata al quarto piano di un condominio.

Superbonus 110% per la sostituzione dell’impianto di climatizzazione su edifici plurifamiliari indipendenti o di unica unità immobiliare

Sempre nel caso di persone fisiche non esercenti attività di impresa, arte o professione e per unità immobiliari non rientranti nelle categorie A1, A8 e A9, si possono effettuare lavori di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti per unità immobiliari collocate dentro gli edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti. Le unità devono disporre di uno o di più accessi indipendenti dall’esterno. Si tratta, ad esempio, di villette a schiera orizzontali, o bifamiliari o, ancora, trifamiliari. In tal caso, il superbonus 110% può essere goduto mediante detrazione fiscale in quattro anni dal 2022 (fino al 2021 gli anni di beneficio erano cinque) con un limite di spesa per gli interventi pari a 30 mila euro. Il numero limite delle unità immobiliari ammesse è pari a due.

Superbonus 110% per sostituire gli impianti termici su edifici indipendenti o su una sola unità immobiliare: si può?

Non spetta il superbonus 110%, invece, per gli interventi relativi alla sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale esistente effettuati da privati su un edificio composto da un’unica unità immobiliare non unifamiliare oppure non residenziale. Rientrano in questi casi i capannoni o gli uffici costituenti un edificio. La tipologia di intervento è agevolabile, infatti, unicamente se viene effettuato sugli edifici unifamiliari oppure sulle abitazioni a schiera.

Concorsi Regione Puglia: nuove opportunità anche senza diploma

Nuove opportunità di lavoro nella Regione Puglia, sono 80 i posti complessivamente a disposizione e non servono particolari titoli.

Pubblicato il bando per il concorso Regione Puglia per 80 collaboratori

Nella Gazzetta Ufficiale del 29 marzo 2022 è stato pubblicato il bando di concorso della Regione Puglia. I posti disponibili sono:

  • 60 collaboratori amministrativi tecnici;
  • 20 posti di autista specializzato.

Non è questa però l’unica novità infatti sono stati riaperti i termini per poter partecipare anche al concorso sempre della “Regione Puglia per titoli ed esame, per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di n° 15 unità di categoria D – posizione economica D1, presso la Regione Puglia, area professionale competitività e sviluppo del sistema (policy regionali), profilo professionale Specialista tecnico di policy, Ambito di ruolo Ambiente”.

Concorso Regione Puglia 60 collaboratori amministrativi tecnici

I requisiti personali per partecipare a entrambi i bandi sono gli stessi, quindi avere compiuto almeno 18 anni, godimento dei diritti civili e politici, non essere stati destituiti o dispensati dal pubblico impiego, non avere riportato condanne penali per delitti non colposi, idoneità fisica allo svolgimento dell’impiego.

Ci sono poi i requisiti attinenti al singolo profilo di impiego. Per i 60 collaboratori amministrativi-tecnici è necessario essere in possesso del diploma di scuola dell’obbligo, inoltre è necessario avere una certificazione informatica, può trattarsi di ECDL, Eipass, ICDL (International Certification of Digital Literacy) o altre certificazioni informatiche che attestino conoscenze informatiche con riconoscimento a livello europeo.

La procedura concorsuale sarà gestita dal Ripam-Formez. Per poter partecipare al concorso è necessario iscriversi telematicamente identificandosi con lo SPID. Per poter partecipare è necessario avere anche un indirizzo di posta elettronica certificata PEC. Il sito per iscriversi è https://ripam.cloud

Per poter partecipare è necessario effettuare un versamento di 10,33 euro.

Come si svolge la prova scritta

La prova d’esame consiste in un’unica prova scritta con 40 quesiti da svolgere in 60 minuti. La prova sarà svolta con l’ausilio di strumenti informatici.

La prova verterà sulle seguenti materie:

  • elementi di diritto regionale con particolare riferimento allo Statuto della Regione Puglia e all’organizzazione della regio ne Puglia;
  • elementi di contabilità pubblica e di armonizzazione dei sistemi contabili;
  • elementi di diritto amministrativo, con particolare riferimento al procedimento amministrativo, atto amministrativo, accesso agli atti
    trasparenza e trattamento dei dati personali;
  • diritti, doveri e responsabilità dei dipendenti pubblici;
  • strumenti applicativi informatici di base e strumenti web di base (internet e intranet);
    lingua inglese di base.

Per ciascuna risposta esatta sarà attribuito un punteggio di 0,75, per la mancata risposta 0 punti e in caso di risposta errata saranno sottratti 0,25 punti. Il punteggio massimo che si può ottenere è 30 punti e la prova si intende superata con il raggiungimento di un punteggio minimo di 21.

Si può scaricare il bando completo per il concorso come collaboratore amministrativo al link http://riqualificazione.formez.it/sites/all/files/bando_cat._b3_collaboratore_amministrativo.pdf

Concorso per 20 posti da autista specializzato

Per quanto riguarda il concorso come autista specializzato i requisiti personali sono gli stessi che abbiamo visto in precedenza, mentre per quanto riguarda i requisiti professionali, non è necessario avere una certificazione informatica, ma occorre avere la patente di guida categoria C.

Anche in questo caso la procedura di iscrizione è identica alla precedente ed è necessario effettuare il versamento di 10,33 euro. La procedura per effettuare il versamento è indicata nel sito https://www.ripam.cloud alla voce “Step-One 2019”.

Sono invece identiche le materie su cui verterà la prova, l’attribuzione del punteggio e il punteggio minimo per superare la prova.

Si può scaricare il bando completo al link http://riqualificazione.formez.it/sites/all/files/bando_cat._b3_autista.pdf

Dalla pubblicazione del bando, avvenuta il 29 marzo 2022, vi sono 30 giorni per potersi iscrivere ai due concorsi. Se la scadenza cade in un giorno festivo, viene posticipata al giorno successivo.

Per chi sta cercando di raggiungere l’agognato posto fisso, sono disponibili ulteriori bandi. Potete trovare gli approfondimenti nei seguenti articoli:

Concorso Polizia di Stato: domande entro il 21 aprile per diplomati

Concorso Enti Locali: sta per essere pubblicato il bando ASMEL

Nuovo Concorso Carabinieri, 24 allievi marescialli del ruolo ispettori

Contributi a fondo perduto nascita e sviluppo imprese femminile: ecco le date delle domande

Il decreto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) del 30 marzo 2022 sblocca i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati a favore della nascita e dello sviluppo delle imprese femminili. I fondi stanziati, per 200 milioni di euro, garantiranno sovvenzioni fino a 125 mila euro. Le donne interessate potranno inviare le domande a partire dal mese di maggio, secondo le rispettive date. Ecco nel dettaglio cosa prevede il decreto.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati imprese al femminile: le risorse a disposizione

Le imprese al femminile nascenti, ma anche quelle già costituite, potranno beneficiare di contributi a fondo perduto e di finanziamenti agevolati utilizzando il fondo da 200 milioni di euro messo a disposizione. Il mix di aiuti rientrano tra le priorità del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) con l’obiettivo di sostenere la nascita e il consolidamento delle imprese gestite da donne, di qualunque dimensione, con un impatto degli incentivi che può arrivare fino all’80% delle spese ammissibili.

Quali imprese femminili potranno ottenere i contributi a fondo perduto?

Le imprese al femminile che potranno ottenere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono quelle relative ai settori:

  • industriali;
  • artigianali;
  • della trasformazione dei prodotti agricoli;
  • commerciali e turistiche;
  • della fornitura di servizi.

I programmi di investimento ammissibili per ottenere gli incentivi comprendono varie spese, da quelle per l’acquisto di beni strumentali, al costo del personale, dalle opere edili ai beni immateriali come brevetti. Infine, una quota di finanziamento va anche a coprire le esigenze del capitale circolante.

Nascita imprese femminili, quali contributi sono previsti?

Per la nascita delle imprese al femminile gli incentivi assumono la formula dei contributi a fondo perduto. Pertanto si potranno ottenere aiuti:

  • fino all’80% delle spese ammissibili senza sforare il tetto dei 50 mila euro per i programmi di investimento che arrivano a 100 mila euro;
  • entro il 50% delle spese ammissibili per i programmi di investimento che prevedono spese da 100 mila euro fino a 250 mila euro.

Consolidamento e sviluppo delle imprese femminili, mix di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati

Per le imprese già costituite, le formule di incentivo possono essere sia di contributi a fondo perduto che di finanziamenti agevolati. In particolare, per le imprese costituite da non oltre i 36 mesi (calcolati alla data della presentazione della domanda), gli aiuti coprono fino all’80% delle spese ammissibili, in uguale misura tra contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Per le imprese costituite da più di 36 mesi, gli incentivi prevedono le due formule precedenti, ma le imprese potranno finanziare anche le esigenze del capitale circolante. Quest’ultimo può essere coperto unicamente con i contributi a fondo perduto.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti per le imprese al femminile, quali sono le spese ammissibili?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati delle imprese al femminile ammettono le seguenti voci di spesa:

  • macchinari, attrezzature e impianti (nuovi di fabbrica) comprese le opere edili, nel rispetto del tetto del 30% rispetto al totale del programma di spesa. Le spese devono essere in linea con gli obiettivi produttivi aziendali;
  • le immobilizzazioni immateriali, consistenti in brevetti, soluzioni tecnologiche, programmi informatici e software, applicazioni, soluzioni e piattaforme digitali;
  • servizi in cloud in linea con le esigenze di gestione aziendale;
  • spese per il personale dipendente, sia a tempo determinato che indeterminato;
  • esigenze del capitale circolante, calcolato tra il 20% e il 25% delle spese ammissibili e finanziabile solo con contributi a fondo perduto.

Imprese al femminile, come presentare domanda dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati?

Il decreto uscito ieri del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) ammette la doppia modalità di presentazione delle domande di contributi a fondo perduto e di finanziamenti agevolati a favore delle imprese al femminile. A gestire le domande sarà Invitalia. In particolare:

  • per le imprese al femminile nascenti, si potrà iniziare a compilare la domanda a partire dalle ore 10 del 5 maggio 2022. La presentazione della domanda vera e propria potrà avvenire a partire dalle 10 del 19 maggio prossimo;
  • per le imprese al femminile già costituite, si potrà procedere con la compilazione della domanda a partire dalle ore 10 del 24 maggio 2022. La presentazione vera e propria della domanda decorrerà dalle ore 10 del 7 giugno 2022.

 

Approvato il disegno di legge per ripopolare le comunità montane e le zone di montagna

Presentato in Senato nel 2019 e adesso finalmente approvato, il disegno di legge che mira a dare una mano a quelle aree dello Stivale particolarmente svantaggiate ed a rischio spopolamento. Un disegno di legge che il Consiglio dei Ministri ha approvato il 27 marzo scorso. Parliamo del DDL S 1161 che reca “Agevolazioni fiscali per lo sviluppo delle zone montane marginali nonché interventi in favore del trasporto pubblico nelle medesime aree”. Un provvedimento che prevede numerose agevolazioni per imprese e aziende.

Cosa prevede il disegno di legge

Il provvedimento nasce su iniziativa del Gruppo Parlamentare di Forza Italia – Berlusconi Presidente – UDC. Ma alla fine tra i firmatari anche un esponente del Movimento 5 Stelle ed uno del Gruppo per le Autonomie. In totale 20 senatori con prima firmataria la forzista Elena Testor.

Secondo la relazione,  il disegno di legge mira al sostegno e al rilancio del territorio montano italiano. Parliamo di zone montane, a rischio spopolamento e desertificazione, di cui purtroppo l’Italia è piena. La linea di intervento riguarda agevolazioni tanto come insediamenti di nuove attività, che di rilancio dei servizi fondamentali per le comunità come possono essere i trasporti pubblici. Servizi questi ultimi di cui le località di questo genere sono da sempre carenti.

Nel DDL si parla di creazione di zone a fiscalità di vantaggio, affinché si possa arrivare ad attrarre nuovi investimenti attraverso riduzioni fiscali. Per incentivare il ripopolamento delle zone montane si offrono incentivi. In primo luogo devono riguardare aziende già insediate o da insediare, ma con l’obbligo di avere tra i dipendenti non meno dell’85% di personale che abita proprio in queste zone di svantaggio.

Il caro affitti, la crisi economica, la mancanza di servizi, sono tutti aspetti fondamentali della stessa cattiva sorte di queste zone di montagna. Infatti sono tante le attività che negli ultimi tempi sono state chiuse per via di questi eventi. Da tempo si mette in luce la marginalità di queste zone, quasi dimenticate dalla politica. Ecco che in questo tragico scenario economico e locale, si insedia il DDL.

Le azioni che dovrebbero mettere in atto Stato, Regioni e Comuni

Attrarre nuovi investimenti in zone come queste non può che passare tramite gli incentivi. E le azioni da mettere in atto secondo il DDL devono essere sinergiche, cioè devono vedere interessati lo Stato, le Regioni e i Comuni, oltre naturalmente alle Comunità Montane.

Secondo i proponenti si dovrebbe partire misure di  contrasto al fenomeno di degrado del tessuto economico e sociale delle zone montane marginali. Prima di tutto con lo sviluppo occupazionale e poi con il ripopolamento, che sono due cose che secondo il DDL vanno di pari passo. Istituire quindi zone a fiscalità di vantaggio o zone franche montane. Le Regioni dovranno individuare quali zone possono essere considerate come destinatarie della fiscalità di vantaggio. PIL, altimetria, popolazione residente, questi i parametri da utilizzare. Si deve partire da una riduzione dei tributi, delle tasse e delle imposte per le imprese e le attività della zona.

L’elenco dei suggerimenti per lo sgravio

Il suggerimento è di rendere zone franche  quelle località che hanno meno di 3.000 abitanti e che sono classificate come montane. Poi, ci vogliono deroghe alla normativa urbanistica per l’avvio di esercizi commerciali, misure di decontribuzione per l’assunzione di lavoratori con più di 35 anni di età. Tutto questo naturalmente in favore di imprese che hanno la sede principale o una sede operativa in un comune montano e nel caso in cui il lavoratore assunto abbia la residenza in un comune montano. Nel dettaglio quindi il DDL mira a:

  • promuovere i nuovi insediamenti nei comuni delle zone montane marginali;
  • promuovere i prodotti alimentari tipici delle zone montane marginali;
  • Ridare smalto ai comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti privi o scarsamente dotati di esercizi commerciali.

 

Gli interventi invece dovrebbero vertere su:

  • ridurre al 50 per cento le imposte sui redditi e i contributi dovuti dalle imprese per le zone montane ad alta
  • marginalità;
  • ridurre al 30 per cento delle imposte sui redditi e dei contributi dovuti dalle imprese per le zone montane a media marginalità;
  • ridurre al 10 per cento delle imposte sui redditi e dei contributi dovuti dalle imprese per le zone montane a bassa marginalità;
  • prevedere l’esenzione dalle imposte sui redditi per i primi cinque periodi d’imposta e poi al 60% per sesto e settimo anno, al 40% per ottavo e nono anno;
  • prevedere esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, nella stessa misura dell’esenzione dalle imposte sui redditi.

Taglio delle accise sulla birra e istruzioni per chiedere il rimborso

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 marzo 2022 il Decreto del 21 marzo 2022 inerente il taglio delle accise sulla birra per i microbirrifici. Ecco cosa cambia per chi produce birra in Italia.

Cosa sono le accise sulla birra? Come si calcolano?

Le accise sono delle imposte applicate su determinati prodotti, siamo soliti parlare delle accise sui carburanti, ma in realtà queste sono applicate anche su altri prodotti, sopratuttto sugli alcolici. In questo caso ci occupiamo di quelle sulla birra.

In base al Decreto Ministeriale del 4 giugno 2019 le accise sulla birra sono così calcolate: 2,99 euro per ettolitro moltiplicato per Grado Plato. Il Grado Plato dipende dalla tipologia di birra. Si tratta di un’unità di misura tipica della birra, misura la densità della soluzione liquida. Ad esempio per una birra chiara è in media 12°plato. Solitamente si ottiene il grado plato moltiplicando per 3 il grado alcolico della birra. Calcolando 2,99 euro per 12 il risultato è 35,88 euro, questo implica che i microbirrifici che producono birra chiara per ogni ettolitro dovranno versare alle casse dello Stato 35,88 euro.

Come funziona il taglio delle accise sulla birra?

Vediamo ora cosa succede con il taglio delle accise sulla birra. Le accise si pagano sulla quantità di birra che si ritiene di immettere in commercio nell’anno, quindi è probabile che molti debbano chiedere il rimborso delle somme già versate:

  • Per i birrifici con regolare licenza che immettono in commercio una produzione superiore a 10.000 ettolitri e inferiore a 30.000 ettolitri la riduzione dell’aliquota è del 30%;
  • Per i birrifici che immettono in commercio una produzione compresa tra 30.000 ettolitri e 60.000 ettolitri la riduzione dell’aliquota è del 20%.

Come procedere per ottenere la riduzione dell’aliquota per le accise sulla birra?

Il decreto specifica che la fabbrica, entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto, deve comunicare con l’uso della PEC alla Ufficio delle Dogane competente in relazione all’ubicazione del deposito fiscale, il volume stimato di birra che ritiene di produrre nel 2022 ( per ottenere la riduzione deve essere comunque superiore a 10.000 ettolitri) e gli estremi della licenza. Alla PEC deve essere allegata un’autocertificazione inerente il volume di birra prodotto nel 2021, la stessa viene rilasciata ai sensi del DPR 445 del 2000 e quindi con la consapevolezza delle conseguenze nel caso di false dichiarazioni. Deve quindi essere indicata l’accisa versata e l’aliquota applicata.

Per chiedere il rimborso su somme già erogate, il microbirrificio ha a disposizione 90 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. La procedura è uguale a quella vista in precedenza, quindi deve indicare la quantità di birra già immessa in commercio e le imposte già versate,

Il rimborso si può ottenere sulla maggiore accisa versata a far data dal 1° gennaio 2022 fino alla data di effettiva applicazione delle nuove aliquote. La fabbrica può richiedere un accredito oppure può avvalersi delle somme come credito di imposta sui successivi versamenti di accisa dovuta.

Gratuito patrocinio, quando spetta?

Che cosa si intende con gratuito patrocinio e quando spetta? A queste e ad altre domande sulla questione troverete risposta in questa rapida ed esaustiva guida.

Gratuito patrocinio: di cosa si tratta

Innanzitutto, partiamo dalla base della questione, ovvero specificare di cosa si tratta col gratuito patrocinio.

Il gratuito patrocinio non è altro che una istituzione garantita dallo Stato Italiano che permette a tutti i cittadini che siano in possesso di determinati requisiti di reddito di poter usufruire della tutela legale senza farsi carico delle spese processuali, come ad esempio la parcella dell’avvocato.

Una volta appurato ciò, andiamo a vedere chi può richiederlo e come farlo.

Gratuito patrocinio come fare richiesta e a chi spetta

Per poter richiedere assistenza legale in ambito civile è necessario presentare apposita domanda (c.d. istanza di ammissione) presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del luogo in cui si andrà a svolgere il processo. Tale domanda potrà essere presentata personalmente dal richiedente (o anche dal suo legale) oppure inviata tramite Raccomandata A/R.

La firma apposta dal richiedente sulla domanda deve essere autenticata dal Legale del richiedente od anche dall’interessato stesso, previa autocertificazione secondo le modalità previste dal DPR 445/2000.
Per quanto riguarda, invece, il penale l’istanza dovrà necessariamente essere presentata all’ufficio del magistrato davanti al quale penderà il processo.

Ovviamente, per comprendere a chi spetta il gratuito patrocinio occorre comprendere i limiti di reddito.

Tali limiti di reddito vengono stabiliti dal legislatore e sono adeguati ogni due anni in base all’indice ISTAT utilizzato per le rivalutazioni monetarie; l’adeguamento è stabilito con apposito decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Attualmente, tale limite di reddito, stando all’ultimo adeguamento del 2020, è pari a 11.746,68 euro.
Va tenuto presente che ai fini della determinazione di tale limite c’è da tener conto dei redditi di tutti i componenti appartenenti allo stesso nucleo familiare del richiedente; nel computo sono compresi anche i redditi esenti da imposta e quelli per i quali è prevista un’imposta sostitutiva.
In caso di patrocinio in ambito penale il limite di reddito è, invece aumentato di 1.032,91 euro per ognuno dei familiari conviventi.

Gratuito patrocinio, cosa c’è ancora da sapere

Per quanto riguarda i tempi di accoglimento per la domanda, occorrono non più di dieci giorni successivi a quello di presentazione dell’istanza, sia per quanto riguarda il patrocinio civile che quello penale.

Entro tale periodo il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, o il Magistrato per il patrocinio penale, verificata l’ammissibilità dell’istanza, ammetteranno il richiedente ed invieranno ad esso una copia del provvedimento di ammissione.

Ovviamente, vi sono casi specifici in cui il reddito dei familiari non viene preso in considerazione.

Ciò avviene in caso in cui l’oggetto della causa riguardi i cosiddetti diritti della personalità oppure quando gli interessi del richiedente siano in contrasto con quelli degli altri familiari.
In questi specifici casi per l’ammissione della richiesta si terrà conto del solo reddito del richiedente.

Divorzio possibile con gratuito patrocinio?

Una notevole questione sull’argomento è quella legata alla possibilità di divorziare o separarsi con il gratuito patrocinio.

La risposta al seguente quesito è si. Infatti, chi intende interrompere il rapporto coniugale può beneficiare del gratuito patrocinio anche in caso di separazione consensuale o di divorzio congiunto.
I requisiti e le modalità di presentazione della domanda sono le stesse delle cause civili.

Questo dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alla questione del gratuito patrocinio e le sue modalità di richiesta.

Bollette energia, circa il 15% non sono state pagate a febbraio

Bollette energia per il mese di febbraio, risultano non pagate ben il 15%. Mentre riduzioni dovrebbero essere prevista ad Aprile.

Bollette energia, da domani prevista una riduzione

Dopo 18 mesi di continui rincari arriva una buona notizie per le famiglie e le imprese. Infatti, da domani, dovrebbe essere prevista una riduzione di luce e gas. Una misura che riguarda circa 30 milioni di utenze domestiche e oltre 6 milioni di imprese nel nostro Paese.

Secondo i calcoli una famiglia tipo, pagherà dal primo aprile 2022, una riduzione del 10,2% per l’elettricità. Ma le riduzioni interesseranno anche il gas, giù del 10%. L’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ha infatti confermato la riduzione dell’IVA sul gas al 5%. Ma sono anche previsti gli annullamenti degli oneri di sistema in bolletta. Ad incidere sono stati senza dubbio anche il ridimensionamento dei prezzi del metano, rispetto ai picchi in salita degli ultimi mesi. Rimane comunque una volatilità molto elevata.

“In una situazione oggettivamente straordinaria, con un conflitto in atto e una volatilità mai registrata in precedenza sui mercati energetici – afferma Stefano Besseghinipresidente di ARERA – e alla luce delle maggiori responsabilità di verifica e controllo attribuitele, l’Autorità ha deciso di adottare misure straordinarie a favore dei consumatori, sia per il tutelato che per il libero mercato” ha concluso nel comunicato stampa.

Un pò di respiro per le famiglie italiane?

Il Governo ha stanziato le risorse per permettono all’Autorità di confermare il potenziamento del bonus sociale per il prossimo trimestre. E così sempre un numero maggiore di famiglie italiane in difficoltà potranno godere dell’innalzamento del tetto ISEE per l’accesso alle agevolazioni su bonus luce e gas.

Così facendo, fa sapere l’Arera nel suo comunicato stampa, le famiglie beneficiarie sono diventate oltre 3 milioni per il bonus elettrico e oltre 2 milioni per il bonus gas. Tuttavia chi ha diritto al bonus lo trova direttamente accreditato in bolletta. Mentre resta necessario compilare la bolletta per la riduzione da disagio fisico, per chi utilizza apparecchiature elettromedicale salvavita.

Bollette energia, gli effetti sulle tasche degli italiani

La crescita costante dei livelli dei prezzi di gas, energia, metano, benzina e beni alimentari ha messo in difficoltà parecchi famiglie. Il tutto naot subito dopo l’uscita del nostro paese dal periodo di Lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, a metà 2021. Tuttavia il ribasso è una buona notizia, ma sembra essere solo una illusione.

Per la bolletta elettrica la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022) sarà di circa 948 euro, +83% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° luglio 2020 – 30 giugno 2021). Nello stesso periodo, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.652 euro, con una variazione del +71% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente. Ecco perché a febbraio il 15% di famiglie e imprese non è riuscito a pagare le bollette e non c’è neanche da stupirsi. Non resta che aspettare gli effetti di queste nuove misure sulle tasche degli italiani.