Pensioni, quante possibilità ci sono che nel 2023 venga attuata quota 41?

Quante possibilità ci sono che nella riforma delle pensioni del 2023 venga attuata la quota 41 per tutti? Ad oggi, le trattative tra il governo Draghi e i sindacati per la riforma previdenziale del prossimo anno sono ferme. Oltre 3 mesi di stop ai tavoli delle nuove misure pensionistiche che dovranno evitare il ritorno ai vincoli della riforma Fornero di fine 2011. Se non si dovesse intervenire per tempo, con la fine della sperimentazione della quota 100 a 31 dicembre scorso, e in attesa della scadenza della quota 102, attualmente in vigore fino al prossimo 31 dicembre, le vie di uscita dal lavoro rimarrebbero quelle della pensione di vecchiaia all’età di 67 anni, e quella della pensione anticipata con 42 anni e dieci mesi di versamenti contributivi.

Pensioni, senza quota 102 i lavoratori rimarrebbero senza misure di uscita anticipata

Proprio nei giorni scorsi, il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto per porre pressione al governo sulla riforma delle pensioni e per rilanciare il vecchio progetto della quota 41 per tutti. Al netto di misure di uscita che riservano l’uscita a una platea ben ristretta di contribuenti (l’opzione donna e l’anticipo pensionistico sociale, ancora da confermare per il 2023), e senza la proroga dell’attuale quota 102, i lavoratori rimarrebbero senza canali di uscita praticabili. E dovrebbero attendere la maturazione dei requisiti della legge Fornero.

Pensioni, quali sono le previsioni del decreto ‘Aiuti’ di Mario Draghi?

Ad oggi non si fanno previsioni sulla ripresa dei tavoli di riforma delle pensioni. Il presidente del Consiglio Mario Draghi è impegnato nelle misure da adottare nel decreto legge “Aiuti”, alcune delle quali potrebbero riguardare i pensionati. Infatti, oltre al bonus 200 euro nel quale rientrano i contribuenti in quiescenza, il governo potrebbe prevedere misure per difendere il valore delle pensioni dall’inflazione causata dal conflitto in Ucraina. La road map dei lavori governativi prevede di entrare nel vivo del provvedimento all’incirca per il 20 giugno prossimo, in modo da avere tempo fino al 16 luglio per l’ok definitivo delle Camera.

Il governo pensa a misure nel decreto ‘Aiuti’ per difendere le pensioni  dall’inflazione

Quello della difesa del valore delle pensioni dall’inflazione è un cavallo di battaglia delle sigle sindacali. Che però vorrebbero riprendere i tavoli di trattativa con il governo per creare le condizioni necessarie affinché nella legge di Bilancio 2023 vengano attuate misure di riforma strutturale delle pensioni. A partire dalle uscite flessibili dei lavoratori dall’età di 62 anni o della stessa quota 41 per tutti. Un’ipotesi in comune con la politica di Matteo Salvini a favore dei lavoratori che hanno iniziato presto a lavorare in età adolescenziale e che hanno accumulato circa quattro decenni di contributi previdenziali.

Pensioni: Matteo Salvini propone quota 41 per tutti, Forza Italia risponde che è meglio la quota 104

La quota 41 per tutti è un modello previdenziale nemmeno recente di Matteo Salvini. Infatti, la misura avrebbe dovuto rappresentare il meccanismo da introdurre al termine dei tre anni di sperimentazione della quota 100, proprio a partire dal 1° gennaio 2022.

Quota 41 per tutti, ‘senza se e senza ma’

Si tratterebbe di considerare il solo requisito contributivo dei 41 anni di versamenti, “senza se e senza ma”. Ovvero il meccanismo di uscita sarebbe slegato da tutti i paletti che, nella misura attuale, restringono notevolmente la platea di chi può intraprendere questo canale di uscita. Peraltro, a Matteo Salvini ha risposto nei giorni scorso Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, il quale ha espresso la preferenza per la quota 104 rispetto alla quota 41. Si tratterebbe di innalzare la quota con l’età minima di 64 anni di età, in linea con il requisito anagrafico richiesto per varie ipotesi di riforma e per la stessa quota 102, ma aumentando i contributi a 40 anni.

Pensioni, per Antonio Tajani ‘quota 104 è meglio di quota 41’

Quella di Antonio Tajani sarebbe una proposta di riforma delle pensioni che andrebbe ad assicurare l’uscita a chi ha parecchi anni di contributi e, probabilmente, accontenterebbe Bruxelles sui requisiti minimi dal momento che nei giorni scorsi è arrivata dall’Europa la bocciatura sia per la quota 102 che per la quota 100. Per il coordinatore di Forza Italia è occorrente “dare vita ad una nuova riforma che tuteli i contribuenti di oltre 60 anni di età, ma anche i giovani lavoratori”.

Riforma pensioni 2023, probabili tavoli delle trattative con i sindacati in autunno

La bocciatura di Bruxelles, peraltro, ha reso ancora più difficoltosa una riforma delle pensioni che riesca a mettere d’accordo partiti politici, sindacati, lavoratori e imprese. Dopo aver lavorato sui dossier ritenuti più urgenti e dettati dall’emergenza in Ucraina, Mario Draghi potrebbe sedersi al tavolo delle trattative per le nuove pensioni in autunno, quando la riforma dovrà trovare collocazione legislativa nella Manovra di Bilancio 2022.

Pensioni, Draghi sarebbe freddo all’ipotesi di quota 41: ecco perché

Al momento, infatti, il governo sarebbe piuttosto freddo rispetto all’ipotesi della quota 41, da adottare come baluardo per evitare un ritorno alla riforma Fornero. E anche di mettere mano alla misura dei 41 anni di contributi attualmente in vigore. L’uscita con l’odierna quota 41 è possibile solo per determinate categorie di lavoratori, come i precoci, e quelli che svolgono mansioni usuranti. La proposta di Matteo Salvini considera solo gli anni di contributi, a prescindere:

  • dall’età anagrafica di uscita dal lavoro;
  • dall’anno di contributo, attualmente richiesto, versato entro i 19 anni di età.

Pensioni con quota 41, i requisiti richiesti in comune con l’Ape sociale

A questi requisiti si aggiungono quelli in comune con la misura di pensione dell’Ape sociale, ovvero:

  • la situazione di disoccupazione;
  • lo svolgimento di attività usuranti o gravose per almeno gli ultimi 7 anni su 10 e per non meno di 6 degli ultimi 7 anni;
  • lo stato di invalidità civile per almeno il 74%;
  • l’essere caregiver, ovvero prendersi cura di familiari conviventi in condizione di handicap grave.

Pensioni a quota 41 per tutti, quanto costa la misura?

Al di là della volontà politica di aprire tavoli di riforma delle pensioni che abbiano tra le ipotesi quella della quota 41 per tutti, è necessario tener presente i conti dell’Inps sulla misura. L’Istituto previdenziale, infatti, calcola che la quota 41 per tutti costerebbe:

  • quattro miliardi di euro nel primo anno di adozione del meccanismo;
  • valori elevati per tutta la durata;
  • 9 miliardi di euro nell’ultimo anno di un percorso decennale.

Pensioni, la soluzione flessibile dell’Inps che costa meno

Conti alla mano, dunque, il governo sarebbe rimasto freddo di fronte all’ipotesi di una misura così costosa. Le possibilità di uscita anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia convergono su un requisito anagrafico di almeno 63 o 64 anni di età. La spesa per queste misure con requisiti anagrafici si abbasserebbe a 400 milioni di euro. Ma occorrerebbe che il neo pensionato accetti l’assegno calcolato solo con il contributivo fino all’età della pensione di vecchiaia. Dunque, dai 67 anni di età i lavoratori con contributi versati prima della fine del 1995, recupererebbero la quota retributiva.

Assegno unico: c’è tempo fino al 30 giugno per ricevere gli arretrati

Sono milioni le famiglie italiane che hanno già chiesto l’Assegno Unico, ma all’appello secondo l’INPS mancano ancora molti contribuenti e ci sarà tempo fino al 30 giugno 2022 per proporre la domanda e ottenere anche gli arretrati.

L’Assegno Unico: importi e aventi diritto

L’Assegno Unico è una delle novità introdotte nel 2022 che ha destato maggiore interesse ed è una vera e propria rivoluzione nel mondo del welfare italiano perché sostituisce numerose misure prima vigenti, come gli assegni per il nucleo familiare, il bonus bebè, il premio alla nascita. Si tratta di un assegno riconosciuto per ogni figlio fino al compimento del 18° anno di età e a determinate condizioni, cioè se il figlio segue un corso di studio, è impegnato nel servizio civile universale, è disoccupato ma impegnato nella ricerca di un lavoro, impegnato in forme di apprendistato. Per conoscere le condizioni previste per il riconoscimento dell’Assegno Unico, leggi l’articolo: Assegno Unico per maggiorenni: partono i controlli dell’Inps sui maggiorenni

L’ammontare dell’assegno dipende dalla situazione del singolo soggetto beneficiario, dal reddito Isee della famiglia e alla sussistenza di fattori che prevedono maggiorazioni, ad esempio le maggiorazioni sono riconosciute alle famiglie numerose, quelle in cui lavorano entrambi i genitori, in caso di disabilità.

Per conoscere tutte le maggiorazioni leggi l’articolo: Assegno Unico: tutte le maggiorazioni previste dal decreto legislativo 230 del 2021

Per coloro che già percpiscono il reddito di cittadinanza la normativa prevede che il beneficio sia riconosciuto d’uffico considerando la condizione Isee già nota all’INPS, vuol dire che costoro non hanno dovuto presentare la domanda.

Termini per la presentazione della domanda: fino al 30 giugno si possono avere gli arretrati

La domanda per l’Assegno Unico poteva essere presentata all’INPS tramite il portale o avvalendosi dell’assistenza di un Caf o di un professionista già dal 2 gennaio 2022, ma di fatto le prime erogazioni ci sono state nel mese di marzo 2022. Al fine di far in modo che le famiglie potessero disporre del tempo necessario per informarsi, chiedere l’Isee e presentare la domanda, la normativa prevede che le famiglie che effettuano l’istanza entro il 30 giugno 2022 percepiranno l’Assegno Unico dal mese successivo, ma con gli arretrati dal mese di marzo 2022.

Coloro che invece presentano l’istanza dal primo luglio 2022 potranno ricevere l’Assegno Unico a partire dal mese successivo, ma senza più poter richiedere gli arretrati. Al fine di aiutare le famiglie nel compiere tutti gli adempimenti, la normativa ha inoltre previsto la possibilità di richiedere l’Assegno Unico anche senza presentare l’Isee, in questo caso si ottiene la misura minima prevista in favore di coloro che hanno un Isee superiore a 40.000 euro l’anno. La stessa è di 50 euro per i figli minorenni e 25 euro per i figli di età compresa tra 18 anni e 21 anni.  Ricordiamo che la misura base dell’Assegno Unico prevista in favore dei nuclei familiari che hanno un reddito Isee fino a 15.000 euro è di 175 euro per ogni figlio.

Entro il 30 giugno chi già percepisce la misura minima e presenta l’Isee ottiene gli arretrati

Nel momento successivo in cui la famiglia presenta l’Isee, o meglio carica l’Isee sul sito dell’INPS, la domanda torna in lavorazione. Si procede al calcolo degli importi da corrispondere e gli stessi sono versati dal mese successivo, ma comprensivi anche degli arretrati. Gli arretrati anche in questo caso si possono ottenere solo nel caso in cui l’Isee si presenta entro il 30 giugno 2022. Proprio per questo motivo non resta che affrettarsi a richiedere il proprio Assegno Unico.

C’è anche un altro motivo per affrettarsi, infatti l’ISEE per i richiedenti è gratuito, ciò grazie a una convenzione i Caf (Centri di Assistenza Fiscale) ricevono dallo Stato 16 euro per ogni modello compilato e i contribuenti non pagano. I Caf hanno però lanciato l’allarme: i fondi disponibili basteranno a coprire solo i primi giorni di giugno, dopo i contribuenti dovranno pagare. Di conseguenza coloro che vogliono il modello Isee gratuito devono affrettarsi.

Ricordiamo anche che l’Assegno Unico viene corrisposto a partire dal settimo mese di gravidanza e quindi prima della nascita del bambino e che nel caso di figli maggiorenni, la domanda può essere presentata da questi indicando però il codice iban di un conto a loro intestato. In ogni caso il codice Iban indicato deve essere sempre intestato al richiedente

Prima casa under 36, come inserire il bonus nella dichiarazione dei redditi?

Con la dichiarazione dei redditi di quest’anno debutta l’agevolazione prevista per la prima casa dei soggetti under 36 nel modello 730 e in quello delle Persone fisiche. Il bonus spettante va inserito nel rigo G8 della sesta sezione del quadro relativo ai crediti di imposta, ovvero quello G. Nel modello Persone fisiche deve essere utilizzato il rigo CR 13. A beneficiarne saranno i giovani che, nello scorso anno, hanno maturato il credito di imposta perché hanno comprato la prima casa. Condizione essenziale per utilizzare il bonus è che l’acquisto della casa sia soggetto a Iva.

Bonus prima casa giovani under 36: a chi spetta?

Il bonus sull’acquisto della prima casa dei giovani under 36 spetta ai soggetti che non hanno ancora compiuto l’età di 36 anni durante l’anno in cui sia avvenuto l’acquisto stesso. Inoltre, è previsto che l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) della famiglia non ecceda il tetto di 40 mila euro all’anno.

Quali agevolazioni sono previste per il bonus prima casa giovani under 36?

Oltre al credito di imposta sull’Iva nel caso in cui l’acquisto della prima casa con il bonus under 36 sia soggetto all’imposta, la misura consente di beneficiare di altre agevolazioni. In particolare:

  • l’esenzione dal versamento delle imposte di registro, catastali e ipotecarie;
  • l’azzeramento delle medesime imposte per gli atti soggetti a Iva;
  • l’estensione dell’agevolazioni alle eventuali pertinenze all’immobile come, ad esempio, il box.

Agevolazione prima casa giovani under 36, il bonus sui mutui

Le agevolazioni sull’acquisto della prima casa dei giovani under 36, inoltre, prevedono l’esenzione dell’imposta sostitutiva sui mutui ottenuti per comprare, costruire o ristrutturare gli immobili a utilizzo abitativo. Il periodo temporale delle agevolazioni parte dal 26 maggio 2021 per arrivare al 31 dicembre 2022.

Bonus prima casa giovani under 36, come calcolare l’Isee?

Per ciò che concerne l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), il calcolo deve avvenire sui redditi prodotti e sul patrimonio posseduto nel secondo anno precedente rispetto alla presentazione della Dichiarazione sostitutiva Unica (Dsu) all’Inps. Il documento include i dati anagrafici, patrimoniali e di reddito per arrivare a stabilire la situazione economica del nucleo familiare che fa richiesta del bonus prima casa giovani under 36. Inoltre, l’Isee deve includere tutti i componenti della famiglia anagrafica al giorno in cui viene presentata la Dsu. Per i rogiti effettuati nel 2021, l’Isee di riferimento è quello dei redditi prodotti e dei patrimoni posseduti nell’anno 2019; per gli atti relativi all’anno in corso, l’Isee da considerare è quello dell’anno 2020.

Cosa fare per beneficiare del bonus prima casa giovani under 36?

I giovani under 36, nel momento in cui stipulano l’atto di acquisto della casa, per beneficiare delle agevolazioni devono dichiarare di possedere un Isee non eccedente l’importo di 40 mila euro. Per questo motivo, devono essere in possesso della relativa certificazione in corso di validità. È ammissibile la domanda del bonus per aver già provveduto alla richiesta prima dell’atto di compravendita o contestualmente alla stipula.

Come utilizzare il credito di imposta sull’Iva pagata per l’acquisto della prima casa dei giovani under 36?

L’aspetto più importante nella dichiarazione dei redditi è quello del credito di imposta maturato sull’Iva per l’acquisto della prima casa dei giovani under 36. Il credito di imposta maturato può essere usato a sottrazione delle imposte sui redditi, sugli atti e sulle denunce. Tali sottrazioni dovranno avvenire in data successiva a quella dell’acquisto della casa o mediante compensazione nel modello F24.

Bonus prima casa giovani under 36: come procedere sul modello 730?

Nel modello 730 utile per la presentazione della dichiarazione dei redditi e nel modulo Redditi persone fisiche è compreso un rigo specifico per beneficiare del bonus sull’acquisto della prima casa per giovani under 36. In particolare:

  • nel modello redditi Persone fisiche dovrà essere utilizzato il rigo CR 13;
  • nel 730, invece, il rigo G8.

L’acquisto, ai fini della dichiarazione dei redditi del 2022, deve essere avvenuto nell’anno 2021. Infatti, nei due modelli non vi è alcun rigo relativo a operazioni di compravendita della casa ammissibili per la prima parte dell’anno 2022.

 

Spese detraibili senza riduzioni o azzeramento in base al reddito: quali sono?

Oltre alle spese detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi che dipendono dal reddito complessivo del contribuente, vi sono le spese detraibili che non risentono del livello di reddito. In questo caso, dunque, non sussistono azzeramenti o riduzioni in base a quanto si guadagna. Ecco, pertanto, l’elenco completo di tutte le spese detraibili nella dichiarazione dei redditi senza limiti di reddito.

Spese mediche, sanitarie e prestazioni: tutte le detrazione in dichiarazione dei redditi senza limiti di reddito

Sulle spese sanitarie ai fini delle detrazioni fiscali della dichiarazione dei redditi è prevista la percentuale del 19%. Dal 2020 la normativa fiscale richiede il pagamento tracciabile, a eccezione dei casi sotto descritti. Ovvero, per i medicinali e per i dispositivi, la detrazione spettante è del 19% e sono detraibili anche le spese per il noleggio dei dispositivi. Non serve il pagamento tracciabile. Per le prestazioni sanitarie sostenute nelle strutture pubbliche o private convenzionate con il Sistema sanitario nazionale (Ssn), la detrazione del 19% spetta anche se i costi sono pagati in contanti. Il pagamento può avvenire anche con contante per le prestazioni sanitarie al 100% a carico del privato.

Spese sanitarie per le persone con disabilità: quale detrazione è prevista?

Per le spese sanitarie a favore di persone con disabilità, la detrazione fiscale è del 19%. Si tratta di costi sostenuti per i mezzi necessari ad accompagnare, a deambulare, per la locomozione e per il sollevamento a favore dell’autosufficienza e dell’integrazione della persona. Sono incluse le spese sostenute per i sussidi informatici e tecnici. La detrazione viene applicata sull’intero importo, senza la franchigia. Per queste spese è richiesto il pagamento tracciabile e la documentazione, mediante verbale o autocertificazione, della condizione di disabilità.

Detrazioni del 19% per le spese sanitarie per i familiari non a carico con patologie esenti

Sulla detrazione del 19% per le spese sanitarie a favore di familiari non a carico affetti da patologie esenti, non è prevista la franchigia. Il limite di detrazione annuo è pari a 6.197,48 euro. Sulle spese per comprare cani guida, la detrazione è del 19% ma può essere applicata:

  • per un solo animale e una volta ogni 4 anni, salvo che non si perda il cane;
  • la rateizzazione in quattro anni.

Quanto può essere detratto per le spese sostenute per i veicoli a favore di persone con disabilità?

Qual è la detrazione spettante per chi compra un veicolo a favore delle persone con disabilità? La percentuale è pari al 19%. Si tratta di motoveicoli e di autoveicoli, anche prodotti in serie, allestiti ad hoc per le limitazioni motorie della persona disabile. La detrazione, tuttavia, si può applicare anche agli acquisti di autoveicoli non adattati, per trasportare persone non vedenti, sorde, con handicap mentale e fisico. La persona deve fruire dell’indennità di accompagnamento. Sono compresi tra i beneficiari anche le persone affette da pluriamputazioni o con grave possibilità di deambulare. Il tetto di spesa annuo è fissato  in 18.075,99 euro. La detrazione spetta per un unico veicolo (moto o auto) che deve essere usato esclusivamente o prevalentemente dal disabile. Si può beneficiare della detrazione una sola volta ogni 4 anni, a meno che il veicolo non sia stato cancellato dal Pubblico registro automobilistico (Pra).

Detrazioni spettati per le spese mediche e assistenziali specifiche per le persone affette da disabilità

Una particolare tipologia di detrazione fiscale spetta per le spese mediche e assistenziali specifiche per le persone affette da disabilità. Si tratta di assistenze infermieristiche e riabilitative e di altra assistenza operate da figure professionali qualificate. La deducibilità opera anche in assenza di una specifica prescrizione medica purché nel documento di spesa risulti il profilo professionale e la prestazione effettuata. Se la persona viene ricoverata in un istituto di assistenza, la deduzione non avviene sull’intera retta, ma sulla parte inerente le spese mediche e paramediche di assistenza riconducibili ai casi sopra esposti. Risultano deducibili, inoltre, le spese sostenute per comprare i medicinali. Le detrazioni spettano anche qualora le spese sono effettuate a favore di familiari non a carico.

Interessi sui mutui per abitazioni principali o altri immobili: quali sono le detrazioni fiscali spettanti?

Sono varie le detrazioni fiscali spettanti sugli interessi dei mutui ipotecari. Il beneficio fiscale del 19% per gli interessi sui mutui ipotecari per l’abitazione principale ha un limite massimo di 4 mila euro; l’immobile deve essere adibito ad abitazione principale (entro il limite di un anno dalla data di stipula); Non è prevista alcuna detrazione sulle:

  • aperture di credito, anche ipotecarie;
  • cessioni degli stipendi;
  • altri finanziamenti differenti dai mutui.

Per i mutui di importo eccedenti il costo dell’acquisto dell’immobili, gli interessi devono essere detratti in proporzione al costo stesso. Risultano detraibili anche gli oneri accessori a favore di istruttorie, perizie e notaio.

Detrazione del 19% sugli interessi sui mutui ipotecari per altri immobili: tutte le condizioni

Per gli interessi sui mutui ipotecari stipulati per immobili differenti dall’abitazione principale, il 19% ha un massimale di 2.065,83 euro per i mutui stipulati prima del 1993. Per quelli stipulati nel 1991 e 1992, invece, la detrazione spetta solo a chi ha comprato immobili da adibire ad abitazione differente da quella principale. Nel frattempo, tale condizione non deve risultare variata.

Varie detrazioni fiscali sugli interessi sui mutui: ecco l’elenco

Per i mutui contratti nel 1997 per il recupero edilizio, il 19% di detrazione fiscale si applica per un massimale di 2.582,28 euro; sugli interessi applicati ai mutui ipotecari per costruire l’abitazione principale, la detrazione fiscale è la stessa per i prestiti stipulati a decorrere dal 1998; per gli interessi sui prestiti agrari, la detrazione fiscale del 19% si applica su un importo che non deve eccedere i redditi dei terreni dichiarati.

Contributi e assegni, quali sono le detrazioni fiscali spettanti?

Sui contributi assistenziali e previdenziali si applica la detrazione fiscale anche se le spese sono sostenute a favore di familiari a carico. Nel beneficio fiscale sono compresi:

  • l’assicurazione delle casalinghe;
  • i versamenti volontari per i riscatti e per ricongiungere i periodi.

Sui contributi versati a chi svolge servizi domestici, familiari e di assistenza personale, il massimale è di 1.549,37 euro all’anno. I contributi sono esclusi se vengono rimborsati dal datore di lavoro.

Assegno periodico al coniuge: quale detrazione fiscale spetta?

Rientra tra le detrazioni fiscali anche l’assegno periodico a favore del coniuge. Tale assegno è dovuto in base al provvedimento del giudice in conseguenza della separazione o dello scioglimento, della cessazione degli effetti civili del matrimonio o dell’annullamento. L’assegno comprende anche il contributo casa deciso dal giudice. Sono esclusi gli assegni di mantenimento a favore dei figli. La detrazione fiscale spetta anche sugli assegni periodici per rendite e vitalizi corrisposti sulla base del testamento o della donazione modale; infine, il beneficio fiscale spetta anche per gli assegni alimentari ai familiari decisi da un’autorità giudiziaria.

Contributi ai fondi del Ssn, alle casse di assistenza sanitaria e alle forme previdenziali complementari: quali detrazioni spettano?

Le detrazioni fiscali spettano anche sui contributi versati ai fondi integrativi del Ssn (Servizio sanitario nazionale) entro il tetto di 3.615,20 euro. Entro il massimale rientrano anche le spese per i contributi alle casse sanitarie e quelli del punto 441 della Certificazione Unica del 2022. Per i contributi versati in via diretta dai lavoratori in pensione alle casse di assistenza sanitaria a fini di assistenza, il massimale è lo stesso. La detrazione spetta anche se i contributi sono versati a favore di familiari non a carico. Sui contributi versati a forme previdenziali complementari (pensione integrativa e fondi pensione), il limite per la detrazione è pari a 5.164,57 euro. Altri oneri deducibili sono presenti, per il 2022, alle pagine da 62 a 66 delle istruzioni al modello 730.

Altri canoni e spese sui quali si può effettuare la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi

Ulteriori spese sulle quali si può effettuare la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi riguardano i canoni, i censi, i livelli e gli altri oneri sui redditi degli immobili, a esclusione dei contributi agricoli unificati. Non spetta la detrazione se l’immobile è stato locato con la cedolare secca. Risultano deducibili pure i contributi obbligatori sugli immobili non affittati, e dunque non tassati per l’imposta Irpef ma sottoposti all’Imu, purché l’onere non sia stato già incluso nella rendita catastale. Infine, sulle somme tassate che, negli anni precedenti, non avrebbero dovuto formare i redditi da lavoro dipendente o assimilati, la dedubilità è fruibile se al beneficiario non siano state già restituite le somme al netto della ritenuta.

Nuove trattative commerciali su petrolio, gas e grano

Nuove trattative commerciali su petrolio, gas e grano sono alla base del prossimo incontro tra i rappresentanti dell’Unione europea.

Nuove trattative commerciali tra aumenti e guerra

L’Europa sembra essere spezzata in popolazioni che vivono mondi diversi e realtà fuori dall’ordinario. Se in Italia, Spagna, Francia e Grecia tornano i turisti e la voglia di viaggiare, complice anche l’estate, ci sono popoli che vivono sotto le bombe. E già da più di due mesi che il popolo ucraino vive il tormento della guerra. E non sembra che la fine sia raggiungibile nel breve periodo.

Tuttavia il Consiglio europeo dovrebbe incontrarsi all’inizio della prossima settimana, lunedì e martedì, per discutere sulle nuove trattative commerciali. Occorre anche fare il punto sulla situazione sulla guerra ed il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Preoccupa anche l’emergenza alimentare, nonostante la tentata mediazione del nostro Capo del Governo, Draghi, con i Presidenti russo Putin ed ucraino Zelensky, proprio in tal senso.

Il grande problema del grano e delle altre trattative

Uno dei grandi problemi legati al questa guerra è quella del grano. Occorre sbloccare i porti ucraini, per evitare che il grano continui  a marcire all’interno dei silos. Mosca tiene ferma circa 22 milioni di tonnellate di grano. Elemento che deve raggiungere il prima possibile le rotte del Mar Nero e le altre tratte commerciali. La crisi non può e non deve continuare.

Anche perché secondo la Fao potrebbero essere circa 50 milioni di persone che rischiano la fame, nelle prossime settimane. Mentre Zelensky definisce questi nuovi troppo prudenti. Quindi è impegno anche dell’Italia e di tutta l’Europa trovare una soluzione che permetta di liberare i porti ucraini dal controllo russo.

Altro argomento oggetto di nuove trattative commerciali è quello relativo al petrolio. Si tratta di bloccare, almeno per adesso, il petrolio che arriva via mare. Anche se invece si cerca di non bloccare il petrolio che arriva in tutta Europa attraverso gli oleodotti. Altro argomento scottante è quello relativo al pagamento  in rubli, che la Russia impone, e che l’Europa non vuole accordare. Anche per quanto riguarda il gas la situazione energetica non è delle più floride.

La situazione italiana a causa della guerra e delle scelte europee

L’Italia sta cercando insieme all’Unione Europea di trovare una via d’uscita anche alla crescita dell’inflazione. Secondo le ultime stime, sembra che il potere d’acquisto delle famiglie italiane sia diminuita in media di 930 euro. I motivi sono presto detti, l’aumento di tutte le risorse energetiche, di molti prodotti alimentari, tasse occulte che colpiscono i contribuenti italiani.

Aumenta anche il caffè, la base della colazione italiana per eccellenza. Secondo Assoutenti, ci sono aumenti a macchia di leopardo per il prezzo del caffè. Il prezzo medio nazionale corre a 1,10 euro contro 1,038 del 2021, con un rincaro del +5,92%. Le città più care sono Trento, Bolzano e Cuneo, con il prezzo della tazzina che va da 1,25 a 1,24 euro. Ecco che c’è molta attesa per l’appuntamento del Consiglio europeo della settimana prossima, sperando che si riesca a trovare una soluzione a tutte le problematiche europee e mondiali.

Spese detraibili in base al reddito: quali sono e come procedere col bonus fiscale

Quali sono le spese detraibili nella dichiarazione dei redditi con variazione in base al reddito? Si tratta di tutta una serie di spese sostenute nel periodo di imposta la cui detrazione è ammissibile entro specifici limiti di reddito complessivo. Al di sopra della soglia di reddito, si perde la detraibilità.

Quali sono i limiti di reddito per la detraibilità delle spese?

Se non è indicato diversamente, il limite di reddito complessivo è pari a 240 mila euro. Al superamento di questo tetto, la spesa non si può detrarre. Se il reddito complessivo è di importo tra i 120 mila e i 240 mila euro, la detrazione decresce all’aumentare del reddito stesso.

Spese universitarie e spese differenti da quelle universitaria: come funziona la detrazione delle spese?

Per quanto concerne le spese universitarie, la detrazione fiscale è nella misura del 19%. Sulle spese sostenute per le università non statali oppure estere, il limite della detrazione è stabilito ogni anno dal decreto ministeriale. Per le spese di istruzioni differenti da quelle universitarie, la detrazione fiscale è fissata al 19%. Si tratta di spese sostenute per le scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istruzione e per la scuola secondaria di secondo grado. Per la detrazione è necessario fare riferimento all’articolo 1 della legge numero 62 del 2000. L’importo massimo della detrazione è fissato in 800 euro per ciascuno studente. Si possono detrarre le spese dei familiari a carico e del contribuente.

Spese per l’assistenza personale e spese funebri: ecco la detrazione fiscale

Le spese per l’assistenza personale sono detraibili all’aliquota del 219%, nel massimale di 2.100 euro. La detrazione spetta solo se accompagnata dalla certificazione medita della condizione di non autosufficienza. Il limite del reddito per la detrazione fiscale è fissato a 40 mila euro, compresi i redditi derivanti dalla cedolare secca. Per le spese funebri, invece, il massimale è di 1.550 euro (con detrazione fiscale del 19%). In particolare, la detrazione può essere goduta anche se la persona deceduta non era legata da rapporti di parentela.

Le attività sportive dei figli sono detraibili nella dichiarazione dei redditi?

Anche le attività sportive dei figli sono detraibili nella dichiarazione dei redditi per il 19%. Il beneficio fiscale spetta, infatti, per i figli di età non inferiore ai 5 anni e non superiore ai 18 anni. In particolare, sono detraibili le spese sostenute per le associazioni sportive, le piscine, le palestre e tutti gli impianti e le strutture per svolgere sport a livello dilettantistico. Sono detraibili anche le erogazioni a favore delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche al 19% e fino a 1.500 euro.

Canoni di locazione per gli studenti fuori sede e intermediazione immobiliare: come funziona la detrazione fiscale?

I canoni di locazione per i figli studenti fuori sede sono detraibili al 19%, purché la locazione avvenga in un comune di almeno 100 chilometri distante da quello di residenza. Oppure, in un’altra provincia o in uno Stato differente d’Europa. Il massimale spettante per la detrazione è pari a 2.633 euro. Per l’intermediazione immobiliare, la detrazione è del 19% su abitazioni adibite come prima casa. Il massimale della detrazione è pari a mille euro.

Detrazione sulle spese di beni soggetti a regime vincolistico ed erogazioni liberali varie

La detrazione sui beni soggetti a regime vincolistico del 19% opera a favore dei soggetti obbligati dal decreto legislativo numero 42 del 2004 e dal decreto del Presidente della Repubblica 1409/63. Nel caso in cui suddette spese non siano obbligatorie per via della normativa, devono essere autocertificate al ministero della Cultura (Mibac).

Erogazioni liberali varie: come vanno detratte le relative spese?

Sulle erogazioni liberali a favore di attività artistiche e culturali si può beneficiare della detrazione del 19% solo per le spese che non rientrano nell’art bonus. Sono comprese le erogazioni liberali in natura sulla base di convenzioni. Tutte le spese devono essere autocertificate al ministero della Cultura (Mibac). Per le erogazioni liberali a vantaggio di enti che operano nello spettacolo (detrazione fiscale del 19%), il limite che non deve essere superato è quello del 2% del reddito complessivo.

Erogazioni liberali per le scuole, titoli di Stato e Onlus: le detrazioni

Per le erogazioni liberali a vantaggio di istituti scolastici, senza distinzioni di ordini e gradi, per finalità di innovazione tecnologica, edilizia scolastica ed universitarie, incremento dell’offerta formativa, la detrazione è del 19%. Si prevede il pagamento unicamente con versamento bancario oppure postale o tracciabile con carta di debito, carta di credito, carta prepagata e assegni circolari o bancari. Infine, per le erogazioni liberali al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, il 19% deve risultare da una donazione o da una disposizione testamentaria. Sulle erogazioni liberali a vantaggio delle Onlus, la detrazione è del 26% su un massimale di 30 mila euro all’anno. Le Onlus devono essere impegnate in iniziative umanitarie e gestite da associazioni, da fondazioni, da comitati e dagli enti individuati dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri nei Paesi che non siano nell’area Ocse.

Spese sostenute per i soggetti sordi e veterinarie: quali detrazioni fiscali?

In entrambi i casi la detrazione fiscale è del 19%. In particolare, la detrazione si applica alle spese sostenute nell’anno di imposta per i servizi di interpretariato dei soggetti riconosciuti quali sordi. La legge 381 del 1970 disciplina la detrazione fiscale a favore dei portatori di minoranze. Le spese veterinarie hanno un massimale di 500 euro, mentre sulla parte eccedente il massimale è di 129,11 euro. La facoltà di avvalersi o meno del pagamento tracciabile vige solo per i medicinali veterinari. Diversamente, le spese di mantenimento dei cani guida danno diritto a una detrazione fiscale a forfait. Ovvero di 1.000 euro, indipendentemente dai documenti di spesa. Tale importo dal 2020 dipende dal reddito.

Premi assicurativi: quali spese si possono detrarre?

Tutti i premi assicurativi sono detraibili nella misura del 19%. Sui premi delle assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, il massimale annuo è pari a 530 euro; per i premi assicurativi a tutela delle persone con disabilità grave, è necessario osservare che se il contratto è stato stipulato oppure rinnovato a decorrere dal 2001 solo per il rischio di invalidità permanente (più del 5%) o di morte il limite di detrazione fiscale è fissato in 750 euro. Per i premi assicurativi inerenti il rischio di non autosufficienza, il contratto deve escludere la possibilità di recesso della compagnia assicuratrice. Il limite è fissato in 1.291,14 euro.

Premi assicurativi per eventi calamitosi anche rientranti nel superbonus: quali detrazioni fiscali sono previste?

Sui premi assicurativi per eventi di calamità naturale, la detrazione fiscale del 19% è valida per gli immobili abitativi su polizze a decorrere dal 2018. Inoltre, per i premi sul rischio di eventi calamitosi rientranti nel superbonus, è previsto il 90% di detrazione fiscale. Se la polizza è stipulata contestualmente alla cessione del credito di imposta e l’intervento rientra nel super sisma bonus, la detrazione fiscale è del 110%.

Detraibilità spese abbonamenti trasporti, figli con Dsa e iscrizioni per studiare musica

Sugli abbonamenti ai servizi dei trasporti pubblici locali, regionali o interregionali, la detrazione è del 19% fino al massimo di 250 euro. Sulle spese per familiari con Dsa (sia minorenni che maggiorenni), il 19% si può detrarre fino al completamento della scuola secondaria di II grado per gli strumenti compensativi e i sussidi tecnici e informatici. L’iscrizione dei figli agli studi e alla pratica della musica dà diritto alla detrazione fiscale del 19%. L’età deve essere compresa tra i 5 e i 18 anni. L’iscrizione deve avvenire in conservatori, scuole Afam, bande, cori e istituti di musica riconosciuti. Il massimale è di mille euro fino a un reddito annuo di 36 mila euro. Oltre questa soglia si perde la detrazione.

Spese di canoni di leasing di abitazioni principali e contributi associativi alle società di mutuo soccorso e riscatto laurea: ecco la detrazione fiscale spettante

Sulle spese sostenute per i canoni di leasing di abitazioni da adibire a principale, la detrazione fiscale del 19% si applica ai contratti stipulati tra il 2016 e il 2020. Il reddito non deve eccedere i 55 mila euro. Sui contributi associativi alle società di mutuo soccorso si applica la detrazione del 19% per un massimale di 1.300 euro. Si possono detrarre al 19% anche le spese sostenute per riscattare la laurea di familiari a carico. Nel caso in cui tali spese siano state sostenute per sé, si può procedere alla deducibilità dal reddito.

Erogazioni liberali in natura o in denaro per Covid dell’anno 2020, detrazione del 30%

Infine, le erogazioni liberali in natura oppure in denaro effettuate per contrastare la Covid nel 2020 danno diritto alla detrazione fiscale del 30%. Si tratta di erogazioni fatte a favore:

  • dello Stato;
  • delle regioni;
  • degli enti locali, degli enti (anche religiosi, civilmente riconosciuti) o delle istituzioni pubbliche;
  • delle fondazioni, e delle associazioni no profit.

Controlli Agenzia Entrate su superbonus 110%, bonus casa e mobili: i documenti da conservare ed esibire

Quali sono i documenti da conservare ed eventualmente esibire in caso di controllo dell’Agenzia delle entrate per il  superbonus 110%, il bonus casa e quello sui mobili con detrazione fiscale effettuata nella dichiarazione dei redditi? La normativa fiscale impone ai contribuenti di conservare la documentazione che sia stata utilizzata per la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730. E questi documenti necessitano di essere esibiti nel caso di richiesta del Fisco. Ricordiamo che la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi dei superbonus e bonus edilizi rappresenta il beneficio fiscale alternativo alla cessione dei crediti di imposta e allo sconto in fattura. Per il superbonus 110% e alcuni bonus edilizi la conservazione risulta più estesa data la complessità e il numero di documenti da conservare per gli anni a venire.

Controlli Fisco su dichiarazione dei redditi, fino a quando l’Agenzia delle entrate può effettuare il controllo?

Il controllo formale da parte del Fisco sui documenti presentati per la dichiarazione dei redditi può essere richiesto fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi. Ad esempio, per la dichiarazione dei redditi dell’anno 2022, con periodo di imposta 2021, l’Agenzia delle entrate può richiedere il controllo fino al 31 dicembre 2027. Entro questa data, pertanto, il Fisco può avanzare richiesta al contribuente di esibire i documenti presentati in sede di dichiarazione dei redditi del 2022.

Controllo formale documenti per la dichiarazione dei redditi mediante  commercialista o Caf: come avviene?

Se la dichiarazione dei redditi è stata presentata tramite un commercialista o un Centro assistenza fiscale (Caf), il contribuente deve controllare che le informazioni riportate siano conformi alle spese sostenute.  E, dunque, che i documenti siano conformi ai costi sostenuti per gli interventi rientranti nel superbonus 110%, nel bonus casa e negli altri bonus edilizi. A tal proposito, è importante sapere che la copia originale della dichiarazione dei redditi è sempre conservata dal contribuente. Sulla dichiarazione dei redditi, tuttavia, l’Agenzia delle entrate può richiedere i relativi documenti al commercialista o al Caf. I professionisti abilitati, dunque, ne conservano una copia.

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi?

Riguardo alla documentazione inerente la dichiarazione dei redditi, il contribuente deve conservazione specifici documenti nel caso di detrazione fiscale per i bonus e superbonus edilizi. In linea generale, al contribuente possono essere richiesti i documenti che dimostrano il diritto alle detrazioni e alle deduzioni fiscali usate nella dichiarazione dei redditi.

Quale documentazione deve essere conservata per il superbonus 110% ed ecobonus con detrazione fiscale del 50% o 65%?

Entrando nel dettaglio della documentazione da conservare ai fini della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi nel caso di superbonus 110% o di ecobonus con detrazione fiscale del 50% o del 65%, il contribuente deve conservare ed esibire, in caso di controllo dell’Agenzia delle entrate, i seguenti documenti:

  • l’asseverazione di congruità delle spese;
  • la ricevuta dell’avvenuto invio dei documenti all’Enea;
  • le ricevute fiscali e le fatture sui costi sostenuti;
  • la ricevuta del bonifico attestante il pagamento.

Documentazione da conservare nel caso di ecobonus e superbonus 110% di condominio

Nel caso in cui i lavori di superbonus 110% ed ecobonus siano stati effettuati su parti comuni di un edificio (o condominio) è necessario conservare:

  • la copia della delibera dell’assemblea che ha autorizzato i lavori;
  • la tabella millesimale di ripartizione dei costi;
  • la dichiarazione dell’avvenuto consenso da parte del proprietario o titolare di altro diritto reale nel caso in cui i costi siano stati sostenuti dal locatario o dal comodatario.

Bonus ristrutturazione con detrazione del 50%, quali sono i documenti da conservare nel caso di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi?

Nel caso di bonus casa o bonus ristrutturazione al 50%, il contribuente ha l’obbligo di conservare ed esibire, nel caso in cui il Fisco ne faccia richiesta, la documentazione elencata dal decreto dell’Agenzia delle entrate del 2 novembre 2011. I documenti consistono:

  • nelle autorizzazioni amministrative per il tipo di intervento che si richiede di realizzare. Quindi devono essere conservati le concessioni, le abilitazioni e le comunicazioni di inizio dei lavori;
  • la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà se non vi è alcun titolo abitativo. Nel documento deve essere specificato il giorno in cui i lavori sono iniziati e la certificazione che gli interventi rientrano in quelli fiscalmente agevolati,
  • la domanda di accatastamento, se l’immobile non è stato ancora censito.

Documentazione da conservare nel caso di bonus casa di parti comuni del condominio

Se i lavori in ecobonus sono effettuati sulle parti comuni di un edificio (condominio), è necessario conservare i seguenti documenti:

  • la delibera dell’assemblea per l’approvazione degli interventi;
  • la tabella millesimale per la ripartizione dei costi;
  • la dichiarazione di consenso a far eseguire gli interventi, nel caso in cui i lavori sono effettuati dal detentore dell’immobile, qualora sia persona differente dai familiari conviventi;
  • nel caso in cui sia richiesta, la documentazione dell’Asl che indichi il giorno di inizio degli interventi;
  • le ricevute fiscali e le fatture sui costi sostenuti;
  • la ricevuta del bonifico attestante il pagamento.

Documenti da conservare nel caso in cui si utilizzi il bonus mobili con detrazione fiscale del 50%

Per le detrazioni fiscali relative al bonus mobili alla percentuale del 50% di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, è necessario che il contribuente conservi ed esibisca, a richiesta del Fisco, i seguenti documenti:

  • le attestazioni di avvenuto pagamento. Rientrano in questa categorie, le ricevuta di bonifici o di avvenuto pagamento attraverso carte di debito, carte di credito e documenti attestanti l’addebito diretto sul proprio conto corrente;
  • le fatture d’acquisto. Nel documento devono essere riportati i dettagli della natura, della qualità e della quantità dei beni o dei servizi comprati.

Sicurezza alternanza scuola-lavoro: arriva il protocollo di intesa. Nuovi impegni per le aziende

Al fine di contrastare gli infortuni nei progetti di alternanza scuola-lavoro, il Ministro del lavoro Orlando, il ministro dell’Istruzione Bianchi hanno sottoscritto con INAIL e Ispettorato Nazionale del Lavoro un protocollo di intesa su salute e sicurezza.

La sicurezza dei progetti di alternanza scuola- lavoro

Nei mesi passati sono stati diversi gli incidenti, anche mortali, che hanno coinvolto giovani studenti delle scuole secondarie superiori impegnati, presso le aziende che hanno dato la loro disponibilità all’accoglienza, nei progetti di alternanza scuola- lavoro. Naturalmente questo ha messo in allarme studenti e genitori, ma non solo, infatti anche gli istituti scolastici hanno remore. Si è quindi manifestata l’esigenza di ripensare non il progetto in sé, che ha l’obiettivo di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro e aiutarli a scegliere la strada giusta, ma di aumentare la sicurezza. Il protocollo sottoscritto il 26 maggio 2022 ha l’obiettivo di porre le basi per una nuova organizzazione del progetto in grado di  tutelare gli adolescenti che vivono questa esperienza formativa.

Cosa prevede il protocollo di intesa

Il piano adottato dai ministri Orlando e Bianchi con INAIL e l’INL ha l’obiettivo di ridurre incidenti e infortuni, ha durata triennale e prevede la diffusione della cultura e della sicurezza sul luogo di lavoro. Il piano è diretto a dirigenti, insegnanti e studenti impegnati nei piani trasversali di formazione e lavoro.

Prevede l’istituzione di un comitato di coordinamento che dovrà gestire i piani di attività. Questi a loro volta dovranno comprendere anche percorsi formativi per gli insegnanti che saranno coinvolti con la qualifica di formatore-docente nel campo della salute e sicurezza sul lavoro.

Il comitato di coordinamento sarà formato da 5 membri:

  • 2 rappresentati del ministero del lavoro;
  • 1 rappresentante del ministero dell’Istruzione;
  •  un rappresentante dell’INAIL;
  • 1 rappresentante dell’INL.

Protocollo per l’alternanza scuola-lavoro: il ruolo delle istituzioni

In base al protocollo, ogni soggetto istituzionale coinvolto avrà il suo ruolo. Il ministero del Lavoro dovrà interfacciarsi soprattutto sui soggetti che decidono di ospitare i progetti di alternanza scuola- lavoro sensibilizzandoli verso la cultura della sicurezza sul luogo di lavoro e organizzando degli incontri.

Il ministero dell’Istruzione dovrà fornire supporto all’erogazione attraverso e-learning del corso “studiare il lavoro” rivolto quindi alle scuole. Tra i soggetti maggiormente coinvolti ci saranno i tutor interni ed esterni, cioè il tutor nominato dalla scuola e quello nominato dall’azienda. Questi dovranno interfacciarsi in modo da definire il contenuto del progetto da realizzare e delle mansioni da svolgere che naturalmente dovranno essere adeguate alle conoscenze degli studenti e alla tutela della loro sicurezza e della loro salute.

Il tutor esterno ( dell’azienda) deve fornire indicazioni dettagliate sui rischi che potrebbero verificarsi, dovrà occuparsi della formazione sulla sicurezza specifica per le mansioni e i DPI ( dispositivi di protezione individuale) necessari per le mansioni.

Il tutor interno dovrà invece verificare che le mansioni svolte siano quelle effettivamente concordate e che il progetto si svolga secondo i piani.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro, INL, dovrà occuparsi della sensibilizzazione e formazione su temi legati a salute e sicurezza verso studenti, personale docente e aziende.

Infine, l’INAIL dovrà collaborare nella individuazione dei docenti idonei a fornire agli studenti la necessaria formazione sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Dobbiamo ricordare che già ora nei progetti di alternanza scuola lavoro è previsto che la formazione sia svolta in due step il primo generico presso la scuola, il secondo specifico presso l’azienda.

Il ruolo del comitato

Il comitato dovrà predisporre i piani delle attività annuali e dovrà verificare la corretta esecuzione degli stessi e il raggiungimento degli obiettivi.

Al margine della sottoscrizione del protocollo, il ministro dell’Istruzione Bianchi ha sottolineato che i progetti di alternanza scuola- lavoro devono restare un’ esperienza formativa e di orientamento per i ragazzi e devono svolgersi in totale sicurezza, inoltre lavorare sulla cultura della sicurezza rappresenta un investimento per il futuro.

Se sei un’azienda e vorresti ospitare un progetto di alternanza scuola- lavoro, leggi la guida: Alternanza scuola -lavoro: come possono registrarsi le aziende

Qual è la differenza tra misuratore fiscale e registratore telematico

In Italia gli operatori del commercio al minuto, e quelli delle attività assimilate, sono chiamati ai sensi di legge, ed ai fini fiscali, a registrare ed a certificare i corrispettivi. Ed a trasmetterli al Fisco. Vediamo allora, tra gli scontrini fiscali, le ricevute fiscali ed i documenti commerciali, quali sono gli obblighi per gli esercenti l’attività di commercio al minuto. Partendo, in particolare, dalla differenza sostanziale che c’è tra il misuratore fiscale ed il registratore telematico.

Dal misuratore fiscale al registratore telematico dei corrispettivi per i commercianti

Nel dettaglio, il misuratore fiscale è il vecchio apparecchio che in passato veniva utilizzato dai commercianti per il rilascio degli scontrini fiscali. Mentre il registratore telematico, essendo dotato di modulo fiscale, è in grado di memorizzare e di certificare in automatico i corrispettivi. E di trasmetterli in modalità telematica all’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione in Italia del misuratore fiscale è davvero di vecchia data. In quanto è stato istituito nel 1983 prima con la legge del 26 gennaio, e poi con il successivo Decreto ministeriale nel mese di marzo dello stesso anno in accordo con quanto riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione del registratore telematico, invece, è partita nel 2019 al fine di sostituire gradualmente proprio il misuratore fiscale. Passando così dall’emissione degli scontrini e delle ricevute fiscali all’emissione del documento commerciale. Che si può emettere solo con il registratore telematico oppure attraverso una procedura web. E questo al fine di rispettare, verso l’Agenzia delle Entrate, l’obbligo di certificazione dei corrispettivi attraverso la memorizzazione e la trasmissione telematica.

Come mettersi in regola con la trasmissione telematica dei corrispettivi

Essendo quello della trasmissione telematica dei corrispettivi un obbligo, gli esercenti attività di commercio al minuto, al fine di essere in regola con il Fisco, possono adattare il vecchio registratore di cassa rendendolo un registratore telematico. Oppure possono acquistare un nuovo registratore telematico. E comunque, in entrambi i casi, l’esercente ai fini fiscali può beneficiare della maturazione di un credito di imposta.

L’obbligo di utilizzo del registratore telematico, con la trasmissione dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate, non è inoltre legato ai ricavi. Tutti, infatti, devono rispettare tale obbligo indipendentemente da quello che è il volume d’affari per l’attività commerciale di vendita al minuto esercitata.