Aste immobiliari 2022 in crescita: è il momento giusto per comprare a prezzi convenienti

Comprare casa è il sogno di tutti, ma la congiuntura economica non è particolarmente favorevole agli investimenti, tuttavia si possono fare buoni affari decidendo di comprare la casa all’asta, tra le notizie che negli ultimi giorni stanno destando meraviglia, e allo stesso tempo stanno mettendo in allarme le famiglie, c’è l’aumento di disponibilità di case e fabbricati venduti tramite aste immobiliari.

Quando un fabbricato o una casa sono venduti all’asta?

La vendita all’asta di un immobile rappresenta il momento finale attraverso il quale i creditori di un soggetto, persona fisica o giuridica, cercano di trovare soddisfazione al proprio credito. Ci troviamo in una situazione in cui un soggetto non riesce a far fronte ai suoi debiti e di conseguenza i creditori cercano di recuperare i propri beni attraverso una procedura di esecuzione forzata sui beni intestati al debitore. Il bene può essere o meno sottoposto a ipoteca.

Naturalmente si arriva all’asta dopo una lunga procedura, questo vuol dire che se si salta il pagamento di una rata del mutuo, non vi è immediatamente la vendita all’asta, lo stesso vale nel caso in cui si manchi di pagare una rata a un fornitore. Non è questo il luogo di trattare la procedura per arrivare all’esecuzione forzata su un bene, basti sapere che la vendita all’asta di un immobile presuppone uno stato debitorio piuttosto grave.

Deriva da questa piccola premessa che se in questo periodo vi è un numero maggiore di fabbricati, come immobili, capannoni e terreni acquistabili all’asta, vi è evidentemente una crisi economica in atto tale da mettere in difficoltà molte imprese e molte famiglie.

Secondo i dati disponibili, nella prima metà del 2022 ci sono state 108.137 aste immobiliari che rappresentano il 16,1% in più rispetto alle aste che si sono svolte nello stesso periodo del 2021. Occorre sottolineare che però siamo ancora sotto i livelli del 2019, infatti nel primo semestre dell’anno pre-pandemia il numero di aste immobiliari è stato il 17,5% in più rispetto al primo semestre 2022, quindi è come se si stesse ritornando a un ritmo normale.

Perché molti preferiscono acquistare all’asta?

Il vantaggio dell’acquisto all’asta è di ottenere prezzi non particolarmente elevati, infatti la base di acquisto è il valore dell’immobile, se lo stesso è superiore rispetto al debito maturato, il residuo derivante dalla vendita all’asta viene restituito al proprietario. L’asta immobiliare non ha come funzione quella punitiva, non è una sanzione. Si tratta solo di una forma di tutela per i creditori.

Nel caso in cui però l’asta immobiliare dovesse andare deserta, purtroppo si può decidere di abbassare la base d’asta. Naturalmente sono in molti a voler tentare l’affare e di conseguenza seguono l’immobile all’asta ed evitano di comprare alla prima chiamata. A questo occorre aggiungere che se passa molto tempo tra il pignoramento dell’immobile da vendere all’asta e la sua effettiva vendita, l’immobile perde parte del suo valore a causa della mancata manutenzione.

Quali immobili sono stati oggetto di aste immobiliari?

Da quanto emerge dalle statistiche elaborate da Reviva che ha effettuato un censimento delle aste, il 54,6% è rappresentato da immobili in categoria residenziale, mentre il 34,6% è rappresentato da locali commerciali, laboratori, alberghi, uffici. Per il residenziale il valore medio delle offerte è di 112,264 euro, nel 2021 la media era molto più bassa, cioè 82.473 euro. Ciò è in linea con gli aumenti generalizzati che hanno caratterizzato gli immobili ad uso residenziale. Ricordiamo che anche per quanto riguarda i beni acquistati in aste immobiliari. è comunque possibile sottoscrivere un mutuo, quindi anche chi non ha sufficiente liquidità può fare questo investimento, sebbene sappiamo tutti che i tassi di interesse sui mutui sono in forte crescita.

Resta da aggiungere che ora è possibile partecipare alle aste anche telematicamente. Basta essere muniti di un PC, di un indirizzo di posta elettronica certificata e firma digitale. In questo caso deve essere posta attenzione a tutti i passaggi per effettuare valide offerte, il rischio è che l’offerta sia ritenuta invalida.

Infine, è bene ricordare che anche se l’acquisto avviene in un’asta immobiliare è sempre bene procedere prima ad accertamenti catastali .

Stato di emergenza per 5 regioni, tra piogge e siccità,

Stato di emergenza per 5 regioni italiane che devono fare i conti tra la siccità e le forti piogge. Ecco come sta succedendo in Italia

Stato di emergenza, un’estate rovente

Un consiglio dei ministri rapidissimo  per decretare lo stato di emergenza per cinque regioni italiane del Nord. Lo stato di emergenza sarà valido fino a dicembre 2022. L’Italia sta affrontando la più grande crisi idrica degli ultimi 70 anni. Da nord a sud c’è caldo, non si respira e i letti dei fiumi sono sempre più secchi e la siccità aumenta. Il Tevere, l’Arno ed il Po sono ai minimi storici.

Intanto sono stati stanziati  36,5 milioni di euro per le regioni che stanno più soffrendo la siccità. Le destinatarie dei fonti sono Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ma non si esclude che a breve possano aggiungersi anche altre Regioni come Liguria, Umbria, Lazio e Toscana, già fortemente in difficoltà. E a ruota anche le altre regioni potrebbero rientrare nello stato di emergenza, anche perché il Sud brucia.

Stato di emergenze cosa fare?

Il Governo sono si è fermato alla dichiarazione delle emergenze. Pare ci si stia muovendo verso un gruppo di tecnici che possano monitorare costantemente la situazione. Non solo cercare anche di trovare delle soluzioni capaci di uscire dal problema idrico italiano. Mancano le infrastrutture idriche necessarie, e quelle che ci sono hanno troppa dispersione d’acqua. Ma per fortuna arrivano anche proposte da parte di soggetti terzi.

Secondo Francesco Vincenzi, presidente Anbi, la soluzione è quella di creare dei laghetti che permettano di accumulare acqua in inverno per poi utilizzarla in estate. Questa è una scelta molto importante anche perché sarebbero infrastrutture che vanno d’accordo con l’ambiente, non lo deturpano se ben costruite e danno una mano a frenare la siccità.

Arrivano anche le piogge a rovinare i prodotti alimentari

A nord negli ultimi giorni ha piovuto, ma ha fatto più danni che ristoro. Infatti i terreni troppo aridi non sono stati capaci di migliorare la loro condizione. E a risentirne sono soprattutto le campagne e le produzioni agricole in generale. Questo dovuto al repentino cambiamento climatico, dalla siccità si è passati d’improvviso a forti piogge, grandinate con vento e temperature diminuite d’improvviso. Il risultato sono altri danni che si aggiungono i precedenti.

Secondo Coldiretti sono oltre tre miliardi di danni all’agricoltura. Lo stato di emergenza per la siccità riguarda quasi la metà del Made in Italy a tavola (44%), con le cinque regioni più colpite che rappresentano il 76% del grano tenero per fare il pane, l’88% del mais per l’alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma allevano anche il 66% delle mucche e l’87% dei maiali nazionali. Occorre ricorrere ai ripari e farlo in fretta.

 

Sciopero dei taxi, 48 ore di protesta contro il Ddl Concorrenza

Lo sciopero dei taxi è ufficialmente iniziato. Così i guidatori delle macchine bianche hanno incrociato le braccia, ed ecco il perché.

Sciopero dei taxi, 48 ore fuori servizio

Sta succedendo proprio di tutto in questa estate 2022. Dai rincari fuori portata, agli aerei che lasciano i passeggeri lunghe ore in aeroporto. Crisi siccità, inflazione che corre come se nulla fosse e invasione di cavallette sui raccolti. Ed oggi a rendere più difficile gli spostamenti dei turisti, è arrivato anche lo sciopero dei taxi.

Lo sciopero è cominciato stamattina alle ore 8 e dovrebbe durare 48 ore. Tuttavia in Piazza della Repubblica, nella capitale romana, è prevista la concentrazione dei conducenti di taxi che sfileranno per le vie del centro. Meta da raggiungere Piazza Venezia, per il corteo finale. Dunque 5 e 6 luglio saranno due giorni neri per spostarsi in taxi.

Sciopero dei taxi, la ragione della protesta

I conducenti delle famose auto bianche sono scesi in piazza contro l’articolo 10 del ddl Concorrenza. Nell’articolo si stabilisce che “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web, che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. I conducenti delle auto bianche manifestano poi contro “la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”.

Il fronte della protesta conta oltre 14 associazioni di categoria taxi e noleggio con conducente (Ncc), che sono Usb-taxi, Uti, Ugl-taxi, Un’impresal, Fast Confsal, Satam, Tam, Claai, Unica Cgil Taxi, UilTrasporti, Uritaxi, Or.S.A.-Taxi, Federtaxi Cisal. In sciopero anche le sigle delle categorie degli “affitti con conducente”. Del resto è da circa quindici anni che i tassisti cercano di dialogare con le istituzioni e di trovar una regolamentazione alla categoria.

Cosa chiedono i tassisti?

I tassisti chiedono lo stralcio dell’articolo 10 del decreto Concorrenza. Ma anche di riprendere l’iter per la produzione dei decreti amministrativi previsti dalla riforma introdotta proprio dal Parlamento con la l.12/2019 con combattere tutte le forme di abusivismo e regolamentare l’operatività sulle piattaforme digitali.

Tuttavia secondo il Viceministro Bellanova ci sarebbe apertura da parte del Governo. Ma l’incontro avvenuta stamattina tra le parti sociali, dice proprio il contrario. A questo punto lo sciopero è stato inevitabile e necessario per dare voce ai guidatori delle auto bianche. Ma forse è arrivato ancora una volta il tempo di intervenire, perché i taxì non solo per i turisti, ma anche molto usati dagli italiani che devono spostarsi anche necessità di lavoro. Ed il taxi è sempre stato un punto fermo per questo tipo di spostamenti, soprattutto nelle grandi città.

 

 

 

 

Attività Fisica Adattata (A.F.A.): come funziona il credito di imposta?

Con il decreto 5 maggio 2022 è stato previsto il credito di imposta per Attività Fisica Adattata, anche conosciuto come bonus attività fisica adattata, anche se tale dicitura è impropria. Lo stesso ha ottenuto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 16 giugno 2022. Nel frattempo che si è in attesa del decreto attuativo, da emanare entro 90 giorni dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale  ( 15 settembre 2022), vediamo chi sono i soggetti che possono beneficiare di questa particolare agevolazione fiscale e quanto si può risparmiare.

Attività Fisica Adattata: a chi spetta il credito di imposta?

Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ( comma 737 articolo 1) prevede che le persone fisiche che sostengono spese documentate per Attività Fisica Adattata nel periodo di imposta che va dal 1 gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 possono ottenere un credito di imposta da utilizzare nella dichiarazione dei redditi relativa allo stesso periodo di imposta.

In poche parole il credito di imposta si potrà far valere nella dichiarazione dei redditi presentata nel 2023 e relativa ai redditi del 2022. Proprio per questo, sebbene le modalità operative ancora non siano del tutto chiare, non vi è particolare fretta. Nel decreto è inoltre già previsto che nel caso in cui il credito maturato non possa essere fatto valere per intero nella dichiarazione 2023 relativa ai redditi 2022, potrà comunque essere frazionato e utilizzato in periodi di imposta successivi. Questo vuol dire che in nessun caso si potrà perdere parte del bonus attività fisica adattata. Deve però essere tenuto in considerazione che è previsto un limite allo stanziamento di 1,5 milioni di euro relativo al 2022.

Cos’è l’Attività Fisica Adattata A.F.A. e perché si riconosce il bonus?

A questo punto è importante capire cosa sia l’Attività Fisica Adattata, infatti appare evidente che non ci si riferisca semplicemente all’iscrizione in palestra. Per capire il perimetro di questa agevolazione fiscale è necessario avere come punto di riferimento l’articolo 2 del decreto legislativo 36 del 2021 dove viene fornita la definizione di A.F.A. (Attività Fisica Adattata).

Si tratta di “programmi di esercizi fisici, la cui tipologia e la cui intensità sono definite mediante l’integrazione professionale e organizzativa tra medici di medicina generale (MMG), pediatri di libera scelta (PLS) e medici specialisti e calibrate in ragione delle condizioni funzionali delle persone cui sono destinati, che hanno patologie croniche clinicamente controllate e stabilizzate o disabilità fisiche e che li eseguono in gruppo sotto la supervisione di un professionista dotato di specifiche competenze, in luoghi e in strutture di natura non sanitaria, come le «palestre della salute», al fine di migliorare il livello di attività fisica, il benessere e la qualità della vita e favorire la socializzazione”.

Appare chiaro quindi che si tratta di attività che rientrano in un ambito ben definito e che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dal punto di vista sanitario e sociologico di persone con patologie croniche e disabilità. Rientrano tra le patologie croniche che possono portare al beneficio fiscale morbo di Parkinson, artrosi, osteoporosi, patologie neurologiche e neuro-degenerative,  disturbi neuromotori e post-ictus. Nel decreto è specificato che le attività fisiche adattate devono essere svolte sotto la guida di personale qualificato, specificamente formato. Tale attività può anche essere sostitutiva di fisioterapia e volta al mantenimento di funzionalità motoria in patologie degenerative muscolo-scheletriche o neurologiche. Si ritiene che possano ottenere l’agevolazione anche soggetti affetti da Alzheimer.

Tra le discipline che potranno godere dei vantaggi fiscali ci sono la riabilitazione funzionale.

Come presentare la domanda per ottenere il credito di imposta AFA?

Naturalmente le istanze possono essere presentate solo da persone fisiche per attività svolte personalmente o da soggetto fiscalmente a carico, ad esempio un figlio disabile. I costi sostenuti devono essere provati, nulla è precisato circa la tracciabilità delle spese, cioè se le stesse devono avvenire con bonifici, carte di creddito/debito o possano avvenire pure in contanti. Generalmente le spese sanitarie sostenute presso strutture private ( non convenzionate e non pubbliche) richiedono il pagamento tracciabile per poter dar luogo a detrazioni fiscali.

Nonostante non siano ancora state definite le modalità operative specifiche, sono già disponibili delle indicazioni sulle procedure da seguire al momento in cui sarà aperta la piattaforma per l’inoltro delle domande. In primo luogo la domanda dovrà essere presentata telematicamente, molto probabilmente con procedure simili a quelle generalmente utilizzate per ottenere agevolazioni tramite credito di imposta.

Con il successivo decreto sarà anche indicato il codice tributo per il credito di imposta per Attività Fisica Adattata, lo stesso dovrà essere inserito nel modello F24 da utilizzare per il pagamento delle imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi.

Attualmente non è indicata neanche la soglia dell’agevolazione, ad esempio 30% del costo sostenuto, infatti si dovrà attendere l’apertura della procedura per inoltrare le domande, a quel punto, terminata la fase dell’inoltro saranno indicate le quote in base alla capienza del fondo e al numero delle domande inoltrate. In poche parole maggiore sarà il numero delle domande inoltrate e minore sarà la percentuale di credito di imposta riconosciuto.

Il credito di imposta per Attività Fisica Adattata non è cumulabile con altre agevolazioni di natura fiscale riconosciute sugli stessi importi.

Agricoltori, esonero contributi per due anni conservando la pensione

Esonero contributi per i lavoratori impiegati nel settore agricolo di due anni conservando la pensione. I giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età, hanno 120 giorni dall’inizio dell’attività per richiedere l’esonero contributivo. A chiarirlo è una circolare dell’Inps che fissa i termini per gli sgravi contributivi a vantaggio degli agricoltori under 40.

Coltivatori diretti, qual è la scadenza per presentare domanda di sgravio contributi 2022?

La domanda degli sgravi contributivi per due anni degli agricoltori che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età va inoltrata all’Inps. Il termine per la presentazione dell’istanza è fissato in 120 giorni a partire dalla data di inizio dell’attività. Al 31 luglio è fissata la prima scadenza di chi abbia incominciato l’attività agricola a decorrere dal 1° gennaio 2022. I termini di scadenza della domanda sono fissati dalla circolare dell’Inps numero 75 del 2022.

Agricoli, chi può presentare domanda di sgravio contributi?

La domanda di sgravio dei contributi può essere presentata dai lavoratori agricoli che non hanno compiuto ancora i 40 anni di età. In particolare:

  • i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri;
  • gli imprenditori agricoli professionali.

Contributi lavoratori agricoli: calcolo del reddito medio convenzionale giornaliero e dell’aliquota spettante

Il calcolo dei contributi spettanti si basa sul reddito convenzionale delle quattro fasce previste. Ciascuna delle fasce di reddito si determina mediante il prodotto del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative stabilite dalla legge. Il reddito convenzionale giornaliero è fissato per ciascun anno dal decreto. Per il 2022, tale reddito è stabilito in 60,26 euro. L’aliquota dei contributi da versare è pari al 24%: la percentuale include già il contributo addizionale pari al 2%.

Contributo addizionale per i versamenti Inps in agricoltura: come si determina?

Al risultato ottenuto dalla moltiplicazione del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative, moltiplicato per il 24%, va aggiunto anche il contributo addizionale di ciascuna giornata lavorativa annuale fino al limite delle 156 annuali. Per l’anno in corso, il contributo addizionale è fissato in 0,69 centesimi per ciascuna giornata lavorata. Infine, i lavoratori agricoli devono aggiungere anche 7,49 euro a titolo di contributo di maternità.

Lavoratori agricoli under 40, come non versare contributi per due anni?

Pertanto, l’esonero contributivo dei lavoratori agricoli consente di non versare i contributi previdenziali per due anni, ma mantenendo il lavoro svolto ai fini della futura pensione. Tale esonero è allargato anche ai propri familiari. Rientrano nel beneficio i lavoratori agricoli che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età e che si sono iscritti per la prima volta all’Inps nel corso del 2022. Per beneficiare dello sgravio contributivo è necessario presentare domanda all’Inps entro 120 giorni dal data di comunicazione di inizio dell’attività. Considerando che la comunicazione dell’inizio dell’attività può essere presentata entro 90 giorni, il termine complessivo per la presentazione della domanda di sgravio contributi è fissato in 210 giorni.

Contributi Inail 2022: qual è l’importo da versare per i coltivatori diretti?

Oltre ai contributi previdenziali, i coltivatori diretti sono tenuti a versare anche i contributi Inail. Si tratta di contributi contro le malattie professionali e gli infortuni durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per l’anno 2022 i contributi Inail annuali sono pari a:

  • 768,50 euro per le zone normali;
  • 532,18 euro per le zone montane e svantaggiate.

Contributi lavoratori agricoli: come e quando pagarli?

Per il pagamento dei contributi, gli agricoltori devono utilizzare il modello F 24 da presentare per le quattro scadenze corrispondenti alle rate da versare. La prima è fissata al 18 luglio 2022 perché il 16 luglio quest’anno capita di sabato; la seconda è il 16 settembre; la terza scadenza è fissata al 16 novembre; infine, l’ultima scadenza del 2022 è al 16 gennaio 2023.

Aliquote Iva: le novità che ci aspettano tra delega fiscale e Unione Europea

Le delega fiscale e la direttiva UE 2022/542 sembrano andare in un’unica direzione nel programma di riordino delle aliquote Iva e potrebbero esservi stravolgimenti non da poco perché sembra si vada ad agire soprattutto sulle aliquote ridotte che saranno funzionali, cioè volte a incentivare scelte ecologiche, digitalizzazione e politiche sociali.

A che punto è l’Italia con la riforma fiscale?

Sappiamo che in Italia è in programma un deciso cambio di rotta per quanto riguarda il sistema fiscale, questo attraverso la delega fiscale che si propone una semplificazione del sistema e una riorganizzazione. Una parte delle norme della delega fiscale è già in vigore come la revisione delle aliquote Irpef , la semplificazione dell’Ires e il cammino verso l’abolizione dell’Irap. Sono ancora allo studio la revisione dell’Iva e la riforma del catasto che sta creando non pochi problemi al Governo.

Per quanto riguarda l’Iva, i lavori si stanno concentrando sulle aliquote e sembra che vadano di pari passo con la direttiva UE 2022/542, i due progetti infatti si sovrappongono per oggetto e per tempistiche. Il perimetro entro il quale si muovono le due “manovre” sono: digitalizzazione, eco-sostenibilità e politiche sociali.

L’obiettivo è aiutare nella fruizione di determinati beni attenuando il loro carico Iva e allo stesso tempo contrastare l’evasione fiscale riducendo il vantaggio che aliquote molto elevate possono portare agli evasori ( come ad esempio avviene nel campo dell’edilizia).

L’obiettivo dell’Unione Europea è arrivare ad un sistema di applicazione Iva che sia uniforme nel territorio dell’Unione Europea, non vengono determinate a livello europeo le aliquote, ma sono date delle indicazioni affinché attraverso la modulazione delle stesse si possano raggiungere finalità ritenute “meritevoli” dall’Unione stessa.

I tempi previsti dall’Unione Europea per l’armonizzazione delle aliquote Iva

La direttiva UE impone comunque agli Stati delle linee guida e tempi stretti, infatti entro il 7 luglio 2022 i Paesi Membri devono comunicare le aliquote ridotte applicate e che fuoriescono dall’ambito di quelle previste dall’allegato alla direttiva. Entro il 7 ottobre 2023 i Paesi devono invece provvedere all’adozione dei provvedimenti con cui si dispongono le nuove aliquote ridotte.

Entro il primo luglio 2025 la Commissione Europea presenterà al Consiglio un elenco che indichi per ogni Paese le aliquote ridotte applicate.

Riforma delle aliquote Iva: cosa prevede la delega fiscale?

L’Italia in un certo senso sta riducendo i tempi e questo perché si è formata una congiuntura positiva tra i tempi e la delega fiscale ormai già attiva. La stessa prevede ;

  • razionalizzazione del numero e dei livelli delle aliquote;
  • revisione dei modelli di distribuzione delle aliquote.

Si dovrebbe provvedere a ridurre l’aliquota per i beni che hanno un minore impatto ecologico andando quindi ad agevolarne l’acquisto.

Aliquote ridotte dovrebbero essere applicate anche all’edilizia abitativa rivolta alle fasce di reddito più basse.

Sebbene l’Unione Europea abbia tra gli obiettivi della modulazione Iva anche la diffusione di una maggiore digitalizzazione, sembra che l’Italia non abbia ancora accolto tale spunto, ma dobbiamo ricordare che rispetto al crono-programma dell’Unione Europea prima visto, l’Italia può dirsi avanti. Non sono quindi escluse novità anche in tale ambito.

Questo potrebbe voler dire una riduzione dell’aliquota Iva applicata su beni di largo consumo come Pc, tablet, smartphone e tutti gli accessori che generalmente sono utilizzati per il lavoro e che sono necessari alla fruizione dei servizi digitalizzati, come può essere la possibilità di ottenere i certificati anagrafici online oppure effettuare online il cambio di residenza.

Leggi anche: Cambio di residenza online: la guida per evitare la fila in comune

Costituire online SRL: ora si può. Ecco come farlo dal 14 dicembre 2021

 

Novità bollo auto, arriva il rimborso, ecco tutti i casi previsti

Novità bollo auto arriva per alcuni casi il rimborso direttamente al contribuente. Di seguito tutte le novità e come funziona il rimborso.

Novità bollo auto, una misura contro il caro vita

Avere un’automobili è sempre una spesa non leggera per le famiglie. Al di là’ delle spese di acquisto, la manutenzione e le tasse non sono certo indifferenti. Revisione, bollo, assicurazione sono spese da sostere, sempre e comunque. A questo occorre aggiungere che la benzina è davvero arrivata a costi insostenibili. Quindi gestire una vettura non è semplice, figuriamoci in quelle famiglie, dove per necessità ve ne sono più di una. E non devono succedere incidenti, altrimenti è guerra con le assicurazioni.

A causa della pandemia le date di scadenza erano state prorogate per permettere un pò di respiro ai contribuenti. Tuttavia nel 2022 si ritorna a pagare il bollo auto con le scadenze classiche. La tassa automobilista si paga entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello della scadenza del bollo precedente. Ad esempio se il bollo auto è stato pagato a giugno 2021, quest’anno deve essere pagato entro il 31 luglio 2022.

Novità bollo auto, la possibilità del rimborso

La possibilità del rimborso viene gestita dall’Aci. L’Automobile Club d’Italia è un ente pubblico non economico della Repubblica Italiana. Autofinanziato e con funzioni di promozione controllo e indirizzo normativo del settore automobilistico. E’ l’Aci che controlla i pagamenti effettuati e a cui chiedere il rimborso dove previsto.

Possono richiedere il rimborso del bollo i soggetti che:

  • hanno pagato il bollo due volte;
  • hanno pagato il bollo in una cifra più alta rispetto a quella spettante.

In entrambi i casi è possibile chiedere immediatamente il rimborso da parte dell’Aci, così come spiegato anche nel sito dell’ente stesso.

I rimborsi parziali da parte dell’Aci

Ci sono anche i casi in cui è possibile richiedere un rimborso parziale. Ad esempio quando prima si paga il bollo e dopo si rottama un’automobile. E’ previsto un parziale rimborso del bollo già versato per la “vecchia” vettura. Non implica il motivo in cui si è cambiato l’auto, questo non è importante.

Ultimo caso di rimborso è quello legato alla legge 104. Infatti se dopo aver pagato il bollo dell’auto dovessero scattare situazioni tali da rientrare nell’alveo di quello che prevede la preziosa legge 104. Ecco che per il bollo pagato ci sarà un prezioso risarcimento. Tutti i risarcimenti del bollo si richiedono all’Aci attraverso l’apposito area dedicata sul sito dell’ente.

 

Bonus internet per le famiglie per acquistare servizi veloci

Arriva il Bonus internet per le famiglie per tutti e senza Isee. Ecco come richiederlo e per quali servizi internet è ammesso.

Bonus internet per le famiglie, l’Italia sempre più connessa

Italia sempre più digitale e connessa con internet ultra veloce. Sembra uno dei punti su cui il Governo si impegna. E sembra che sia in arrivo un bonus internet per le famiglie. Dopo il bonus internet per le imprese, adesso c’è anche quello per le famiglie ed una serie di di agevolazioni che non prendono in esame il valore Isee. Ma occorre attivare dei servizi internet di almeno 30 Mbps di velocità in download.

Il budget stanziato per questa fase di diffusione della banda larga è di 407.470.769 euro. A fare questo importante annuncio è Infratel Italia S.p.A.. Una società  in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e  fa parte del Gruppo Invitalia. Operativa dal 2005, è il soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo.

Inoltre, secondo quanto indicato nel sito della stessa azienda: “Il MISE, attraverso Infratel Italia S.p.A., implementa le misure definite nella Strategia Nazionale per la Banda Ultralarga con l’obiettivo di contribuire a ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, attraverso la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione.

Bonus internet per le famiglie, come si può richiedere

Il bonus internet per le famiglie non è ancora attivo, quindi non si può richiedere. Ma sembra essere chiaro che se erogato, riguarderà solo le nuove attivazioni. Tuttavia il bonus sarà erogato sotto forma di sconto sul prezzo di attivazione oppure sull’importo dei canoni di erogazione del servizio. Lo sconto comprenderà anche la fornitura degli apparati elettronici.

Il bonus internet sembra non essere legato a nessuna soglia Isee. Ma l’elemento fondamentale sarà il nucleo familiare. Infatti sarà riconosciuto uno solo contributo per ogni singolo nucleo familiare presente all’interno della stesa un’unità abitativa.

L’iniziativa di consultazione di Infratel

Infratel Italia sta mettendo a disposizione del pubblico, sul proprio sito, la possibilità di raccogliere opinioni e richieste che derivino dal mondo degli operatori del settore e dagli  italiani. Ma al termine della consultazione pubblica sarà notificato alla Commissione europea ciò che verrà messo in essere attraverso un apposito decreto del Mise.

Per dare la propria opinione è possibile mandare una mail a voucher@infratelitalia.it. Infine sembra che non si esclude la possibilità di dare priorità alle famiglie che vivono nelle aree territoriali più svantaggiate, come i comuni che non sono ben serviti, quelli montanari o dell’entroterra.

 

 

Bonus export digitale: contributi fino a 22.500 euro, presentazione domanda entro il 15 luglio

Il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l’Agenzia Ice mettono a disposizione delle micro e piccole e medie imprese i contributi a fondo perduto per l’export digitale. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo dell’attività di intermediazione delle imprese, organizzate anche in consorzi e reti. L’importo minimo dei contributi a fondo perduto è di 4 mila euro; quello massimo è di 22.500 euro.

Contributi a fondo perduto per l’export digitale: che cosa sono?

I contributi a fondo perduto per l’export digitale consistono in incentivi per acquistare soluzioni digitali che permettano alle imprese di incrementare il processo di internazionalizzazione. L’incentivo è pari a 4 mila euro al netto dell’Iva, per spese pari a 5 mila euro effettuate dalle micro imprese; gli aiuti salgono a 22.500 euro per i consorzi e le reti imprese sulle spese ammissibili.

Quali investimenti prevedono i contributi a fondo perduto dell’export digitale delle imprese?

Gli investimenti che si possono effettuare mediante i contributi a fondo perduto dell’export digitale consistono:

  • nel realizzare i siti di commercio elettronico o le applicazioni mobili;
  • nell’implementare strategie di comunicazione, di informazione e di promozione che consentano una presenza on line delle imprese più ampia;
  • nel fruire di servizi di consulenza relativi ai processi organizzativi e al capitale umano;
  • nel sottoscrivere abbonamenti alle piattaforme specializzate a gestire la visibilità e il content marketing.

Quali sono le imprese che possono richiedere i contributi a fondo perduto per l’export digitale?

Le imprese che possono richiedere i contributi a fondo perduto per l’export digitale sono:

  • le micro imprese (numero di dipendenti inferiori a dieci e fatturato non eccedente i 2 milioni di euro all’anno) e le imprese organizzate in reti e consorzi del manifatturiero, organizzate in società; ditte individuali; artigiani; consorzi; reti;
  • tra le micro imprese ammesse si indicano le industrie alimentari; le industrie di confezionamento di articoli di abbigliamento, di pelle e pelliccia; aziende per la fabbricazione dei prodotti in metallo; le imprese dei mobili e del legno; altre attività produttive come macchinari, apparecchiature, pelle, stampa, gomma, plastica, chimica, elettromedicali, elettronica e gioielli.

Come si presenta la domanda per il bonus export digitale?

La domanda del bonus export digitale deve essere presentata tramite la piattaforma messa a disposizione da Invitalia. Per l’accesso è necessario dotarsi di uno Spid. La sezione di riferimento è quella relativa alla misura del “Bonus per l’export digitale”. La prenotazione dei contributi a fondo perduto avviene in due momenti. Nel primo è necessario compilare la domanda dal 10 maggio al 15 luglio 2022; nel secondo l’impresa dovrà presentare la domanda vera e propria entro la stessa data di scadenza, ovvero il 15 luglio 2022.

Presentazione domanda contributi export digitale: di cosa c’è bisogno?

Per presentare domanda è dunque necessario avere:

  • lo Spid per l’identificazione e l’accesso alla piattaforma;
  • una casella di posta elettronica certificata (Pec) che sia attiva;
  • la firma digitale.

Infine, ogni micro impresa può presentare un’unica domanda, sia considerata singolarmente che come partner di reti di imprese o di consorzi.

 

Decreto flussi: semplificazioni per assunzioni lavoratori stranieri

Con la nota 3820 del 23 giugno 2022 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha proceduto a dare attuazione alle semplificazioni delle assunzioni previste nel decreto flussi.

Decreto flussi: semplificazioni per il rilascio del nulla osta

L’Italia sta affrontando uno dei periodi più difficili per quanto riguarda l’economia, le difficoltà sono generate non solo dall’inflazione galoppante che sta creando molte difficoltà alle famiglie, ma anche dalla difficoltà per molte aziende di reperire manodopera, soprattutto quella poco qualificata. Sono numerosi gli imprenditori che denunciano le difficoltà.

La normativa italiana prevede che periodicamente con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri si provveda a determinare le quote di stranieri che possono fare ingresso in Italia per motivi di lavoro. Le quote dei flussi sono determinate in base ai fabbisogni e divise in tre quote: lavoratori stagionali, lavoratori subordinati non stagionali e lavoratori autonomi.

I datori di lavoro che hanno bisogno di lavoratori possono quindi presentare domanda per poter assumere gli stranieri in base al loro fabbisogno.

Tra le novità previste per il 2022 vi è l’aumento del numero degli ingressi previsti, in modo da riuscire a far fronte alla domanda proveniente dalle imprese e la semplificazione delle procedure.

Semplificazione assunzione stranieri: non serve asseverazione Ispettorato Territoriale del lavoro per ottenere il nulla osta

Il decreto legge 73 del 21 giugno 2022 ha previsto agli articoli 42, 43 e 44 percorsi di semplificazione per l’ingresso in Italia di personale extracomunitario per motivi di lavoro.

L’articolo 44 in particolare prevede che siano professionisti di cui all’art. 1 della L. n. 12/1979 (consulenti del lavoro) e delle organizzazioni datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale a valutare la congruità del numero delle richieste presentate, ciò in applicazione dell’articolo 30 bis del decreto del Presidente della Repubblica 394 del 1999. Trova quindi disapplicazione la necessità di asseverazione da parte dell’Ispettorato del lavoro. Il Nulla Osta sarà quindi rilasciato dalle Prefetture in base alle asseverazioni fornite dai soggetti prima menzionati. Resta naturalmente la possibilità per gli ispettorati del lavoro, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, di svolgere controlli a campione sugli ingressi.

Semplificazione assunzione stranieri nel decreto flussi 2022: criteri per l’asseverazione

Il comma 2 dello stesso articolo 44 stabilisce che i consulenti del lavoro e le organizzazioni dei datori di lavoro debbano certificare tale congruità utilizzando come punto di riferimento:

  • la capacità patrimoniale dell’azienda richiedente;
  • equilibrio economico finanziario;
  • fatturato;
  • numero di dipendenti;
  • tipologia di attività svolta dall’impresa.

Per le richieste relative al 2021, quindi prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, non trova applicazione l’articolo 44 in quanto le verifiche sono già state effettuate dalle varie sedi dell’Ispettorato Territoriale del lavoro.

Limiti all’applicazione delle semplificazioni del decreto flussi 2022

In base all’articolo 43 non possono applicarsi le semplificazioni in favore degli stranieri nei confronti dei quali siano stati adottati:

  • provvedimenti di espulsione;
  • segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello stato;
  • siano stati condannati, anche con sentenza non definitiva per uno dei reati previsti dall’articolo 380 del codice di procedura penale oppure per reati contro la libertà personale ovvero per i reati inerenti agli stupefacenti, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina verso l’Italia e dell’emigrazione clandestina dall’Italia verso altri Stati o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite.
  • Considerati una minaccia per l’ordine pubblico
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