Pellet, come evitare di essere truffati negli acquisti online

Il pellet è la mania per il riscaldamento di casa per l’inverno 2022-2023. Ma quando si compra online, è meglio stare attenti a non incorrere in truffe.

Pellet, è possibile comprarlo anche online

Il prezzo del pellet è cresciuto da un anno all’altro del doppio. A contribuire anche la diminuzione sul mercato italiano, per dei problemi legati alla logistica e alla domanda cresciuta in modo molto esponenziale. Ma per fortuna a correre in aiuto dei consumatori ci pensa internet. Online ci sono offerte per ogni tasca, e per ogni quantità, in modo da accontentare un pò tutti.

Però è meglio stare attenti, perché c’è la possibilità di cadere una truffa. Come quello che è successo qualche giorno fa ad una donna, che ha comprato online dei sacchi, un buon quantitativo, ma in realtà la consegna non c’è mai stata. Allertate le autorità si è capito che il sito era stato creato poco tempo prima e che il “giochetto” aveva già altre ignare vittime del raggiro.  E’ l’ennesima prova di quanta attenzione occorre nell’avvalersi dei siti internet per l’acquisto di prodotti.

Alcuni consigli per i consumatori

Comprare online potrebbe essere un rischio quando vengono proposti dei prezzi che sono totalmente fuori dal mercato. Se da una parte il basso costo stuzzica l’acquisto, dall’altro il rischio di essere truffati aumenta. Quindi ecco alcuni consigli che possono essere utili. Il primo è molto semplice: rendersi conto se il sito è affidabile, cioè se ci sono dei dati fiscali, una storia, una sede legale o magari provare proprio a telefonare per vedere se c’è un servizio clienti. Non affidatevi a persone che non rispondono o che lo fanno solo tramite uno schermo.

Altra cosa interessante è andare a leggere le recensioni. Alcune potrebbero essere finte, ci sono persone pagate per scrivere commenti su prodotti online. Ma se non ci sono proprio o sono solo positive, è chiaro che qualcosa è sospetto. Anche nei metodi di pagamento, scegliere sempre quelli più sicuri come ad esempio PayPal. Si tratta di piccoli consigli, che non vogliono disincentivare l’acquisto online, ma solo affidarsi a persone oneste, attività trasparenti e specializzate.

La qualità prima di tutto

Online è possibile comprare sia il pellet che le sue varianti, come il pellet di girasole. Ma un altro elemento importante da valutare è la qualità del prodotto che si utilizza. Infatti occorre acquistare solo pellet certificato EnPlus. En Plus è lo schema di certificazione del pellet numero uno al mondo. Garantisce in modo trasparente e indipendente la qualità del pellet e contrasta le frodi lungo tutta la filiera, dalla produzione alla consegna finale. E se si vuole comprare proprio online, scegliere siti anche tra i più noti, che di solito hanno pagamenti e consegne garantite.

Regolarizzare errori delle dichiarazioni senza sanzioni con legge di bilancio 2023

Al fine di fornire supporto alle imprese e ai contribuenti che sono ancora in affanno con le conseguenze dell’emergenza pandemica e del caro energia, con la bozza della manovra di bilancio 2023 si provvede a dettare una serie di norme volte ad agevolare i contribuenti che hanno commesso delle irregolarità nelle dichiarazioni e nei pagamenti. Si tratta di misure diverse rispetto allo stralcio delle cartelle previsto dall’articolo 46. Ecco le diverse opportunità per regolarizzare le dichiarazioni.

Regolarizzare errori materiali nelle dichiarazioni

La prima è prevista dall’articolo 38 della bozza della legge e trova applicazione per le maggiori imposte rilevate in seguito a controllo automatizzato di errori materiali nelle dichiarazioni dei redditi e Iva. Si può ottenere lo “sconto” delle sanzioni per le cartelle per le quali il termine di pagamento non sia ancora scaduto all’entrate in vigore della legge di bilancio 2023 e per quelle recapitate successivamente all’entrata in vigore. La posizione può essere sanata pagando:

  • l’imposta dovuta;
  • interessi e somme aggiuntive ( spese );
  • sanzione al 3%.

L’applicazione di questa agevolazione è limitata alle dichiarazioni inerenti i periodi di imposta in corso al 31 dicembre 2019, 31 dicembre 2020, 31 dicembre 2021.

Nel caso in cui per le imposte viste sia in corso un pagamento rateale la definizione agevolata può essere richiesta per le somme residue, le somme versate prima della definizione agevolata e acquisite dall’erario non sono rimborsabili. Per le rate rimanenti viene riconosciuta la possibilità di estendere il pagamento in un numero di rate maggiore, fino a 20.

Regolarizzare errori formali nelle dichiarazioni

L’articolo 39 permette la definizione agevolata per gli errori formali nelle dichiarazioni Irap, Iva e imposte sui redditi. Per poter essere regolarizzate deve trattarsi di errori che non vanno a incidere sulla determinazione della base imponibile. Rientrano nella definizione agevolata le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze commesse fino al 31 ottobre 2022, vi sono però limiti:

  • le violazioni non devono essere già state contestate e diventate definitive ( quindi deve trattarsi di una definizione volontaria);
  • la procedura non può essere utilizzata dai contribuenti per l’emersione di attività finanziarie e patrimoni detenuti all’estero;
  • sono infine escluse dalla regolarizzazione gli atti di contestazione o irrogazione di sanzioni già oggetto di procedura di collaborazione volontaria.

Per regolarizzare la posizione prevede, oltre il pagamento dei tributi anche una somma pari a 200 euro per ogni periodo di imposta a cui si riferiscono le violazioni. Il pagamento può avvenire in due rate di uguale importo entro il 31 marzo 2023 e il 31 marzo 2024.

L’articolo 40 prevede invece la regolarizzazione di violazioni che non rientrano nei due casi precedenti relative a periodi di imposta fino al 31 dicembre 2021. In questo caso per la regolarizzazione è necessario versare 1/18 del minimo edittale previsto per la violazione posta in essere. A ciò si aggiungono gli interessi legali e l’imposta. Il pagamento può essere rateizzato per un numero massimo di rate di 8 e primo versamento entro il 31 marzo 2023. Le successive scadenze sono:

  • 30 giugno;
  • 30 settembre;
  • 20 dicembre;
  • 31 marzo di ciascun anno.

Al mancato rispetto delle scadenze consegue la decadenza dal beneficio.

In caso di liti tributarie pendenti è possibile regolarizzare attraverso la procedura specifica prevista sempre nella legge di bilacio 2023. Puoi leggere l’approfondimento all’articolo:

Liti tributarie pendenti nella legge di bilancio 2023: sconti per la chiusura

Proroga Autodichiarazione Aiuti di Stato. Il provvedimento

Con il provvedimento 439400 l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a prorogare il termine per la presentazione dell’autodichiarazione degli Aiuti di Stato. Ecco entro quando sarà necessario provvedere.

L’Agenzia delle Entrate proroga i termini per la presentazione dell’Autodichiarazione Aiuti di Stato

Il Registro Nazionale degli Aiuti di Stato continua a creare problemi agli operatori che sono alla prese con gli adempimenti in scadenza, inizialmente al 30 novembre 2022. Proprio questo il motivo alla base della decisione adottata dall’Agenzia delle Entrate di prorogare ulteriormente il termine per la presentazione dell’Autodichiarazione la cui nuova scadenza è prevista per il 31 gennaio 2023. Gli operatori avranno quindi a disposizione 60 giorni in più per adempiere.

A cosa serve l’autodichiarazione degli aiuti di Stato?

L’autodichiarazione è necessaria al fine di attestare l’importo complessivo dei contributi economici ricevuti e quindi valutare l’eventuale superamento dei limiti previsti dal Temporary Framework. Si tratta del quadro temporaneo degli Aiuti di Stato dettato in seguito alla crisi economica scatenata dalla pandemia che ha portato ad un aumento dei limiti inizialmente previsti. Il termine inizialmente previsto per l’autodichiarazione era il 30 giugno 2022, questo ha ottenuto la proroga al 30 novembre 2022 e ora arriva questa ulteriore proroga firmata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.

La proroga risponde a una richiesta del Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Elbano De Nuccio che aveva appunto denunciato i ritardi causati dal cattivo funzionamento del registro Nazionale degli Aiuti di Stato.

Leggi anche: Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Concorso funzionari Agenzia delle Entrate, disponibili 2500 posti

Entro il mese di dicembre 2022 è attesa la pubblicazione del bando di concorso per l’assunzione di 2500 funzionari dell’Agenzia delle Entrate.

Concorso funzionari Agenzia delle Entrate

Lavorare all’Agenzia delle Entrate è il sogno di molti e generalmente nel corso dell’anno ci sono diversi concorsi per funzionari, tecnici e dirigenti. In base al fabbisogno dichiarato per il prossimo triennio, le possibilità sono davvero numerose e il prossimo bando dovrebbe uscire entro il mese di dicembre 2022, questo implica che le prove inizieranno a svolgersi nel 2023.  I profili ricercati per il nuovo bando di concorso per funzionari Agenzia delle Entrate sono 3:

  • funzionario tributario con laurea in materie giuridico-economiche;
  • funzionario per i servizi di pubblicità immobiliare con laurea giuridica chiamato ad eseguire formalità e ipoteche e a rilasciare ispezioni ipotecarie;
  • infine, funzionario in attività legale con conoscenze specifiche in rapporto di pubblico impiego, codice dell’amministrazione digitale, protezione dei dati, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, trasparenza e anticorruzione.

Generalmente i posti disponibili sono divisi nelle varie Regioni e il candidato deve scegliere per quale concorrere, nella maggior parte dei casi le Regioni con maggiori richieste sono quelle del Nord ed è proprio in queste che si concentra quindi il maggior numero di domande.

Le prove del concorso funzionari Agenzia delle Entrate

Nelle precedenti edizioni del concorso per funzionari dell’Agenzia delle Entrate i candidati hanno affrontato due prove. Occorre sottolineare che in caso di numero elevato di domande si procede alla prova preselettiva. Nei precedenti concorsi è stata necessaria, quindi meglio prepararsi. La prova preselettiva ha ad oggetto quesiti di logica, domande di cultura generale, matematica, ma le materie saranno indicate successivamente nel bando. In genere sono abbastanza insidiose e soprattutto al candidato viene concesso poco tempo per rispondere,  in media meno di un minuto per ciascuna.

L’Agenzia non pubblica la banca dati, ma è possibile accedere a simulatori per allenarsi e capire il genere di domande proposte.

Non è previsto un voto minimo per l’accesso alla prima prova, ma viene stilata una graduatoria e rientrano coloro che si posizionano entro un numero generalmente due volte superiore al numero dei posti messi a concorso, compresi i pari merito.

La prova scritta e la prova orale vertono invece sulle materie del concorso che saranno indicate nel bando, ma  non possono mancare diritto tributario, diritto civile, commerciale, statistica, elementi di diritto costituzionale, elementi di diritto pubblico, norme sul rapporto di pubblico impiego, privacy. Naturalmente c’è la valutazione della conoscenza della lingua inglese o francese a scelta del candidato e delle applicazioni informatiche più utilizzate.

Al termine del concorso i candidati vincitori assumeranno il ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Lo stipendio dipende dalla fascia, generalmente in ingresso è di circa 1.600 euro netti ed aumenta nel tempo.

Per chi vuole cimentarsi nei concorsi ricordiamo che è attesa la pubblicazione anche del bando per la regione Campania, disponibili 5.000 posti.

Chi vuole invece trovare lavoro nel settore privato può inviare la candidatura a Italo Treno che assume

Bonus 200 euro professionisti, scade domani 30 novembre

Il bonus 200 euro professionisti e partite Iva ha le ore contate. Infatti tutte le domande potranno essere presentate entro domani, ecco come.

Bonus 200 euro per professionisti, ultimo giorno

Sono più di 300 mila le domande presentate, e ritenute valide, da professionisti e partite Iva per richiedere il bonus 200 euro. Tuttavia sembra che i primi pagamenti siano arrivati, e si sta procedendo per ordine di invio. Sembra inoltre che le risorse finanziarie a disposizione dovrebbero essere sufficienti, almeno che non ci sia un boom estremo in queste ultime ore.

Quindi occorrerà controllare il conto corrente corrispondente all’IBAN di riferimento. Anche se alcune casse di riferimento per i professionisti fanno sapere che hanno deciso di provvedere ai pagamenti in due tranche, cioè in due versamenti differenti. Quindi nessun panico se la somma dovesse essere la metà di quanto ci si aspetti.

Bonus 200 euro, i criteri per richiederlo

Per richiedere il bonus 200 euro occorre essere: i lavoratori autonomi o professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’Inps, nonché ai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza. Nel dettaglio, possono presentare la domanda i lavoratori:

  • iscritti alla gestione speciale degli artigiani;
  • pescatori autonomi;
  • iscritti alla gestione speciale dei commercianti;
  • iscritti alla gestione speciale per i coltivatori diretti e per i coloni e mezzadri, compresi gli imprenditori agricoli professionali;
  • liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata, compresi i partecipanti agli studi associati o società semplici.

Altro requisito è quello reddituale, cioè occorre aver percepito un reddito complessivo inferiore a 35 mila euro.  Inoltre, devono essere già iscritti alle gestioni previdenziali alla data di entrata in vigore del decreto Aiuti, con partita Iva e attività lavorativa avviata e devono aver fatto almeno un versamento nel 2020, totale o parziale, e se dovuto, per la contribuzione dovuta alla gestione di iscrizione per la quale viene chiesto il bonus.

Come presentare la domanda

Per ottenere il bonus occorre presentare domanda al proprio ente di previdenza secondo le modalità che sono già state pubblicate dai singoli istituti. Per quanto riguarda l’Inps è possibile trasmettere la domanda tramite il servizio online – Indennità una tantum 200 euro. Una volta entrati con le proprie credenziali, sarà necessario selezionare la categoria di appartenenza per la quale si intende presentare la domanda.

E’ possibile fare richiesta anche tramite i patronati o il Contact center, telefonando al numero verde 803.164 da rete fissa (gratuitamente) oppure al numero 06.164164 da rete mobile (a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori).

Liti tributarie pendenti nella legge di bilancio 2023: sconti per la chiusura

Come ormai tutti sanno, nella legge di bilancio 2023 è previsto un importante provvedimento di pace fiscale che consente lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo inferiore a 1.000 euro. Questa però non è l’unica novità prevista, infatti gli articoli 42 e seguenti dell’ultima bozza prevede la possibilità di ottenere un importante sconto fiscale in caso di liti tributarie pendenti davanti ai giudici di primo grado, secondo grado o in Corte di Cassazione. Ecco le novità.

Definizione agevolata delle liti tributarie pendenti con pagamento di piccole somme

Al fine di ridurre le liti giudiziarie e quindi snellire le procedure giudiziarie è prevista la definizione agevolata anche nel caso in cui sia iniziato un processo. In questo caso la definizione agevolata deve essere richiesta dal soggetto che ha presentato ricorso e prevede il pagamento del controvalore della lite giudiziaria. Vi sono però delle riduzioni:

  • 90% in caso di ricorso pendente davanti al tribunale di primo grado.

I benefici aumentano se vi sono già state delle pronunce e queste sono a carico dell’Agenzia delle Entrate, in questo caso infatti se :

  • l’Agenzia delle entrate è soccombente in primo grado è possibile definire la controversia con il pagamento del 40% del valore di giudizio;
  • se l’Agenzia delle entrate è soccombente in secondo grado è possibile addivenire alla definizione agevolata della controversia tributaria con il pagamento del 15%;
  • in caso di accoglimento parziale del ricorso è possibile ricorrere alla definizione agevolata pagando per intero le somme ormai accertate, mentre per la parte dell’atto annullata si può fare ricorso elle percentuali prima viste.
  • Per le controversie pendenti in Corte di Cassazione in cui l’Agenzia delle entrate sia risultata soccombente in entrambi i primi due gradi, si può arrivare alla definizione agevolata con il versamento del 5% del valore della lite;
  • per le controversie avente ad oggetto esclusivamente le sanzioni applicate ai tributi e non i tributi è possibile procedere alla definizione agevolata con il versamento del 15% degli importi nel caso di soccombenza dell’Agenzia delle entrate nell’ultima o unica pronuncia e del 40% negli altri casi.

Liti tributarie pendenti: alternative alla conciliazione

In alternativa alla conciliazione prevista dall’articolo 42 della bozza della legge di bilancio 2023 si può optare per la procedura di conciliazione definita dall’articolo 48 del d.lgs 546 del 1992 che prevede l’applicazione di sanzioni ridotte a 1/18 del minimo edittale a cui si aggiungono interessi ed eventuali accessori.

Questa procedura non si applica alle pendenze davanti alla Corte di Cassazione, trova in questo caso applicazione al posto dell’articolo 42, l’articolo 44 della bozza la rinuncia al ricorso principale o incidentale in seguito a definizione transattiva con la controparte. La definizione transattiva prevede:

  • pagamento dell’imposta;
  • sanzioni ridotte a 1/18 del minimo edittale;
  • interessi ed eventuali accessori.

Leggi anche: Cancellazione cartelle esattoriali con il nuovo saldo e stralcio. Guida

Tetto pagamenti con Pos a 60 euro: critiche della Commissione europea

La bozza della legge di bilancio 2023 è al vaglio della Commissione europea e arrivano le prime critiche alla nuova disciplina sul tetto ai pagamenti con Pos che potrebbe agevolare l’evasione fiscale e sarebbe contraria agli accordi sul Pnrr.

Palazzo Chigi: sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea

Da una nota di Palazzo Chigi arriva la notizia che sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea inerenti le nuove disposizioni sull’uso del Pos che si trovano nella bozza della legge di bilancio 2023.

La bozza delle legge di bilancio, come noto, va inviata al Parlamento per il voto, ma anche alla Commissione Europea che valuta se la stessa rispetta gli obblighi unionali. A finire nel mirino della Commissione Europea sono le norme che prevedono la possibilità per commercianti di rifiutare il pagamento con la moneta elettronica (POS) per importi fino a 60 euro. Le prime modifiche a questa norma sono arrivate nei mesi scorsi quando è stato concesso ai tabaccai la vendita di marche da bollo e sigarette senza obbligo di Pos. In seguito, nella prima bozza della legge di bilancio 2023 si è optato per inserire la possibilità di rifiutare i pagamenti di importo fino a 30 euro. Nell’ultima versione la soglia è salita a 60 euro.

Commissione europea: favorire i pagamenti con Pos per il contrasto all’evasione fiscale. Potrebbero saltare gli accordi Pnrr

Non sono ben chiare ad ora le critiche mosse, pare che i rilievi non siano tanto sull’introduzione di soglie, queste infatti potrebbero essere accettate dall’Unione Europea in forza del fatto che le transazioni con Pos richiedono al commerciante il pagamento di commissioni, quanto sul fatto che ci sia l’intenzione di eliminare le sanzioni per i commercianti che non hanno il Pos.

Il Governo nella nota inviata ai giornalisti ha sottolineato che sulla questione del Pos sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea e che nel prosieguo della discussione in Parlamento si terrà conto dei rilievi fatti.

In particolare, il punto sembra essere l’impegno preso nel 2019, con la negoziazione del Pnrr, che prevedeva l’accesso ai fondi a condizione che l’Italia si impegnasse nel contrasto all’evasione fiscale potenziando i pagamenti elettronici obbligatori. Non tenere fede a questo patto potrebbe mettere a rischio i futuri pagamenti degli importi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Saldi invernali 2023, le date ufficiali regione per regione

Anche i saldi invernali 2023 rappresenteranno un momento molto atteso dai consumatori. Di seguito le date ufficiali regione per regione.

Saldi invernali 2023, c’è grande attesa

In un periodo economico così difficile, con l’inflazione alta e la difficoltà di alcune famiglie di arrivare a fine mese, lo shopping non è tra le priorità. Spesso si preferisce portare il piatto in tavola, e magari rinunciare a quel capo o quell’accessorio non necessario, sempre per risparmiare un pò. E se non si è già acquistato durante il periodo del Black Friday, o non si riceve per Natale, non resta che aspettare gli sconti invernali.

I saldi sono sempre molto attesi dagli italiani. La corsa alla ricerca dell’affare o di poter comprare quel capo preferito ad un prezzo più conveniente è tipico del periodo degli sconti. C’è chi si sveglia proprio presto all’alba per poter essere davanti ai negozi all’apertura e poter tuffarsi nel mondo delle offerte. Ma attenzione non è detto che siano sempre delle vere occasioni.

Saldi invernali 2023, l’elenco completo

La prima Regione a partire è la Sicilia, proprio all’indomani del Capodanno. La Regione più a Sud d’Italia, partirà il due gennaio con l’apertura dei saldi. Tuttavia riportiamo di seguito, l’elenco completo Regione per Regione, pubblicato da Confcommercio:

Abruzzo: 5 gennaio (per 60 giorni)
Basilicata: 5 gennaio – 2 marzo
Provincia di Bolzano: 5 gennaio – 18 febbraio
Calabria: 5 gennaio – 28 febbraio
Campania: 5 gennaio – 2 aprile
Emilia Romagna: 5 gennaio – 5 marzo
Friuli Venezia Giulia: 5 gennaio – 31 marzo
Lazio: 5 gennaio – 15 febbraio
Liguria: 5 gennaio – 18 febbraio
Lombardia: 5 gennaio – 5 marzo
Marche: 5 gennaio – 1 marzo
Molise: 5 gennaio – 5 marzo
Piemonte: 5 gennaio – 28 febbraio
Puglia: 5 gennaio – 28 febbraio
Sardegna: 5 gennaio – 5 marzo
Sicilia: 2 gennaio – 15 marzo
Toscana: 5 gennaio – 5 marzo
Provincia di Trento: 5 gennaio – 5 marzo
Umbria: 5 gennaio – 5 marzo
Valle D’Aosta: 5 gennaio – 31 marzo
Veneto: 5 gennaio – 28 febbraio

Un piccolo trucchetto per controllare lo sconto

Consigliamo sempre un “trucchetto” per controllare se lo sconto applicato è quello corretto. Ad esempio passare dal negozio nel periodo antecedente agli sconti e controllare il prezzo indicato nel cartellino. Tornare durante gli sconti e calcolare la corretta applicazione della percentuale applicata. In ogni caso confidiamo nella buona fede di qualsiasi commerciante. Del resto questo è il periodo migliore anche per loro, perché possono permettere di vendite di più e riprendersi da questi lunghi periodi di buio e difficoltà della nostra economia.

Bonus 10% per chi rimanda la pensione: a quanto ammonta davvero al netto delle tasse?

Ripescato il Bonus Maroni: per chi decide di rimandare il pensionamento vi è la possibilità di ricevere in busta paga la quota dei contributi previdenziali e assistenziali che sono a carico del lavoratore, si tratta di un bonus 10%. Cosa cambia e a chi conviene?

Rimandi la pensione? Aumenta la stipendio con il bonus 10%

L’articolo 54 della bozza delle legge di bilancio 2023 prevede la possibilità per i lavoratori che maturano i requisiti per andare in pensione con Quota 103 di rinunciare a tale opzione e ricevere quindi un piccolo aumento dello stipendio. Occorre però fare ben attenzione. Andando con ordine, a chi matura i requisiti per la quota 103 restano tre opzioni:

  • andare in pensione;
  • restare a lavoro continuando quindi a maturare i requisiti pensionistici al fine di avere un assegno mensile più elevato;
  • infine, esercitare l’opzione prevista nell’articolo 54 della bozza della legge di bilancio 2023 e avere un aumento in busta paga, tassato con rischio di aumento dello scaglione Irpef e di avere il drenaggio fiscale, pari a circa il 10%.

Esercitare l’opzione prevista dagli incentivi per restare a lavoro consente di attivare la decontribuzione del carico relativo all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti. La decontribuzione vale solo per la parte dei contributi a carico del lavoratore e non per la parte a carico del datore di lavoro. Questa piccola quota va ad aumentare l’assegno mensile percepito durante il periodo di lavoro.

Cosa succede all’importo pensionistico?

L’effetto del bonus Maroni, o bonus 10%, non si esaurisce però in un semplice aumento in busta paga perché si tratta di congelare la propria pensione, questo vuol dire che questi ulteriori anni di lavoro non andranno ad aumentare l’importo pensionistico che si percepirà nel momento dell’uscita dal mondo del lavoro. Secondo le previsioni presenti nella relazione illustrativa, dovrebbero aderire circa 6500 persone.

Leggi anche: Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Bonus Cinema con lo SPID: guardare i migliori film a prezzo più basso

Il bonus cinema dà la possibilità di avere uno sconto sul prezzo del biglietto di visione di film. Ecco come funziona, chi potrà richiederlo e come.

Bonus cinema, è necessario avere lo Spid

Il nuovo bonus cinema prevede una riduzione sul prezzo del biglietto, circa 3 o 4 euro. Ma questo solo se si ha lo Spid. Si tratta dell’acronimo di Sistema Pubblico d’Identità Digitale, con cui è possibile accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti, con l’utilizzo di una username e di una password. Come ormai è noto che lo spid può essere usato da smartphone, PC e tablet.

L’idea è stata annunciata dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Lo scopo è proprio quello di riportare le persone al cinema, uno dei luoghi, insieme ai teatri, a soffrire delle restrizioni dovute dalle pandemia da Covid-19. Oggi dopo due anni, occorre che anche i i luoghi di cultura siano pieni e al centro della vita sociale. Uno stanziamento di risorse pari a 10 milioni di euro e che dovrebbe far contenti tutti, consumatori e gestori delle sale. I 10 milioni erano stati infatti stanziati dal precedente Ministro Franceschini nel decreto del 17 maggio 2022, convertito poi in legge il 15 luglio.

Come funziona e da quanto è richiedibile?

Il meccanismo del bonus cinema non sembra particolarmente difficile. L’utente che ha già il suo Spid, grazie l’identificazione, genererà sul proprio smartphone un QR-CODE che identifica un voucher. A questo punto occorre scegliere il cinema e lo spettacolo da voler vedere. In cassa, si presenterà il codice all’operatore, il quale non dovrà far altro che leggerlo. A questo punto si pagherà il biglietto avendo uno sconto di 3 euro sul costo del biglietto.

Il biglietto non dovrebbe avere un costo inferiore alle 6-7 euro. Pertanto i reali 7 euro del costo del biglietto scenderanno a soli 4 euro. I tre euro mancanti, saranno rimborsati alle sale cinematografiche direttamente dallo Stato. Così facendo tutti saranno contenti, anche perché si potrà andare al cinema, spendendo meno. Ogni voucher avrà la durata di tre mesi. Infine non sembrano siano previsti limite di ISEE, ma semplicemente avere lo spid.

Attualmente però sembrano esserci le somme per il realizzo, ma ancora non l’App prevista. Quindi il bonus cinema non è attualmente attivo, anche se il Ministro assicura che lo sarà presto. Anche perché l’idea piace molto agli amanti del cinema e non solo, che potranno comunque guardare i film godendo di uno sconto. Il bonus sarà valido fino ad esaurimento delle risorse stanziate.