Concorsi Agenzia delle Entrate, pubblicati i bandi

Dopo numerosi annuncia provenienti direttamente dall’Agenzia delle Entrate, sono stati pubblicati i bandi per i primi concorsi funzionari Agenzia delle Entrate per le assunzioni 2023-2024. Si tratta di due bandi per un complessivo numero di posti di 4.500. Ecco chi può partecipare.

Concorsi Agenzia delle Entrate 2023

I bandi per i concorsi Agenzia delle Entrate sono due:

  • 3.970 funzionari per attività tributaria;
  • 530 funzionari ai servizi di pubblicità immobiliare.

A entrambi i concorsi si accede con la laurea. Nel bando sono specificati i posti disponibili nelle varie sedi. Ogni soggetto potrà presentare la candidatura per una sola sede.

I due bandi sono disponibili sul sito www.inpa.gov.it

Ricordiamo che le domande di partecipazione possono essere presentate esclusivamente online sullo stesso sito, per poter accedere occorre avere un codice SPID, CIE.CNS o eIDAS. La domanda può essere presentata entro il 26 agosto 2023.

Concorso Agenzia delle Entrate funzionari pper attività tributaria

Il concorso per funzionari in attività tributaria è accessibile a coloro che hanno una laurea in:

  • Scienze dei servizi giuridici (L-14); Scienze dell’Amministrazione e dell’Organizzazione (L-16); Scienze politiche e delle relazioni internazionali (L- 36); Scienze economiche (L-33) Scienze dell’Economia e della gestione aziendale (L-18);
  • diploma di laurea in giurisprudenza,scienze politiche, economia e commercio, conseguito secondo l’ordinamento di studi previgente al decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, o titolo equipollente per legge;
  • laurea specialistica o magistrale equiparata a tali diplomi.

Il concorso, come da recente riforma, sarà espletato in un’unica prova scritta, si tratterà di un questionario a risposta multipla sulle seguenti materie:

  • diritto tributario ed elementi di teoria dell’imposta;
  • diritto civile e commerciale;
  • diritto amministrativo;
  • contabilità aziendale;
  • diritto penale con particolare riferimento ai reati contro la pubblica amministrazione e ai reati tributari.

Coloro che superano la prova, le graduatorie saranno realizzate per ogni singola sede, potranno accedere alla posizione in prova per 4 mesi. La prova sarà valutata dal dirigente apicale, se termina con esito positivo si avrà il contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Concorso Agenzia delle Entrate 530 funzionari per i servizi immobiliari

Le modalità di svolgimento del concorso sono del tutto simili per i 530 funzionari per i servizi immobiliari. In questo caso possono partecipare coloro che hanno:

  • laurea in in Scienze dei servizi giuridici (L-14);
  • diploma di laurea in giurisprudenza, conseguito secondo l’ordinamento di studi previgente al decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, o titolo equipollente per legge;
  • laurea specialistica o magistrale equiparata ai suddetti diplomi di laurea.

Le materie di concorso per la prima e unica prova sono:

  • diritto civile;
  • diritto amministrativo;
  • elementi di diritto processuale civile;
  • diritto tributario;
  • elementi di diritto penale.

Ricordiamo che è possibile scaricare il bando completo sul sito www.inpa.gov.it

Leggi anche: Concorsi pubblici, entrano in vigore le nuove norme

 

 

Dibattito Salario minimo, è scontro politico sui contro e i pro

Continua il dibattito sul salario minimo con  le opposizioni che lo vogliono introdurre a tutti i costi e le maggioranze che non sono convinte.

Dibattito Salario minimo, le opposizioni non mollano

Il salario minimo è lo slogan della battaglia portata avanti dalle opposizioni per la sua introduzione. Si tratta di un minimo orario al di sotto del quale un datore di lavoro non può pagare il proprio lavoratore. Sono soltanto sei gli Stati Ue che al momento non lo prevedono: Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e parzialmente Cipro, dove esiste solamente per specifiche categorie di lavoratori

Il dibattito è iniziato oggi in Camera dei deputati e sia le opposizioni che le maggioranze porteranno in aula le proprie ragioni. Ma deriva dall’inizio dell’estate quando il Pd, Cinque Stelle, Azione, +Europa ed Europa Verde hanno fatto fronte unito e hanno depositato alla Camera la proposta di legge che punta a fissare a 9 euro lordi all’ora il salario minimo per tutte le professioni e i mestieri.

Dibattito Salario minimo, contro e pro dell’approvazione

Lo slogan è davvero bello, ma ci sono poi dei problemi nell’applicazione. A dirlo è la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sembra decisa a trovare un accordo tra le varie forze politiche. Infatti come anticipato le opposizioni vogliono l’introduzione del salario minimo. Quindi garantisce un limite inferiore, al di sotto del quale il datore di lavoro non può pagare il suo dipendente, anche se le condizioni ottimali in ambito lavorativo non si basano solo sul pagamento.

Per i sostenitori del salario minimo la misura sarebbe lo strumento principale per contrastare il fenomeno del lavoro “povero”, cioè quello non retribuito dignitosamente e quindi non conforme all’articolo 36 della Costituzione italiana. E’ anche vero che il valore di 9 euro farebbe diventare l’Italia, uno dei paesi con le retribuzioni più elevate in Europa.

I contro dell’introduzione della misura

Esiste però il pericolo di un appiattimento degli stipendi. L’introduzione del salario mimino a 9 euro non farebbe altro che spingere tutte le attività, imprese e multinazionali a pagare quella cifra. Tutto fin troppo uguale in un’economia globale come la nostra, potrebbe essere un arma a doppio taglio. Infatti l’aumento del costo del lavoro, andrebbe a incentivare il nero ma anche a scoraggiare le nuove assunzioni. 

Le maggioranze, anche se con posizioni diverse nel proprio interno, continuano a ostacolare questa scelta. Ma puntano ad un rialzo degli stipendi che passi attraverso la contrattazione collettiva e sul taglio del cuneo fiscale per abbattere il costo del lavoro. Anche se i contratti nazionali ad oggi non contemplano i lavoratori autonomi.

 

Caro benzina 2023, ci risiamo i prezzi continuano a salire

Caro benzina 2023 con l’arrivo delle classiche ferie di fine luglio e primi di agosto si innalzano i prezzi, facciamo il punto della situazione.

Caro benzina 2023, uno sguardo alla situazione attuale

Sarà un caso ma appena iniziano i lunghi periodi di ferie, anche la benzina sale il suo prezzo. Eppure sono tanti gli italiani che si mettono in auto per raggiungere le mete turistiche, nonostante il caro vacanze 2023. E come ogni anno occorre fare i conti con i pagamenti ai distributori. Soldi che devono in qualche modo essere preventivati proprio per affrontare un viaggio sereno. Ma vediamo la situazione attuale sui prezzi della benzina in modalità self.

La benzina supera quota 1.88 euro al litro. Del resto c’era anche da aspettarselo visto che non ci sono nemmeno i tanto desiderati sconti sulle accise che prevedevano circa 30 centesimi. Il gasolio è a 1,73 euro/litro, ai massimi invece dal mese di aprile. Secondo quanto riportato da diverse testate sembra che Eni abbia aumentato di due centesimi al litro i prezzi consiglia di benzina e gasolio. Per Q8 si registra un rialzo di un centesimo al litro. La benzina al servito in autostrada è a 2,2 euro.

Caro benzina, medie dei prezzi praticati

Queste sono le medie dei prezzi praticati, comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di mercoledì su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,882 euro/litro (+9 millesimi, compagnie 1,889, pompe bianche 1,866), gasolio self service a 1,730 euro/litro (+9, compagnie 1,738, pompe bianche 1,712). Benzina servito a 2,014 euro/litro (+8, compagnie 2,058, pompe bianche 1,926), gasolio servito a 1,866 euro/litro (+9, compagnie 1,912, pompe bianche 1,774). Gpl servito a 0,701 euro/litro (invariato, compagnie 0,711, pompe bianche 0,688), metano servito a 1,417 euro/kg (-4, compagnie 1,424, pompe bianche 1,410), Gnl 1,243 euro/kg (-1, compagnie 1,253 euro/kg, pompe bianche 1,237 euro/kg).

Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,954 euro/litro (servito 2,200), gasolio self service 1,812 euro/litro (servito 2,075), Gpl 0,834 euro/litro, metano 1,539 euro/kg, Gnl 1,312 euro/kg.

A cosa sono dovuti i rincari?

Secondo gli analisti l’aumento dei prezzi alla pompa è dovuto a una fase di rialzo congiunturale considerando che da inizio anno il Brent è calato di circa un punto arrivando a 79, 29 dollari al barile. Ma probabilmente il rialzo è legato alla maggiore crescita della domanda di prodotto che si ha con l’avvento dei maggiori spostamenti per godersi le vacanze. Più gente si sposta, ha quindi bisogno di benzina o diesel, maggiore è il prezzo del prodotto. Questo spiegherebbe perché in “certi periodi dell’anno” i combustibili costano di più rispetto agli altri mesi dell’anno. In ogni caso qualsiasi sia il motivo, sono sempre le tasche dei guidatori a doverne fare le spese, e questa è una certezza.

Riscatto laurea nel contributivo, a chi spetta la rata unica?

 

Il riscatto laurea nel contributivo ritorna in voga attraverso una specifica da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, ecco i dettagli.

Riscatto laurea nel contributivo, le ultime novità

Il tema del riscatto della laurea è sempre di notevole attenzione. È uno strumento che converte gli anni di università in anni di contributi fiscali, permettendo quindi di integrarli nella posizione contributiva del singolo lavoratore o inoccupato, che abbia conseguito il titolo di studio, per il calcolo della sua prestazione pensionistica. E’ possibile riscattare la laurea sia nel sistema retributivo che in quello contributivo.

Nel sistema retributivo l’importo della somma da versare varia in rapporto all’età, al genere, periodo da riscattare, all’anzianità contributiva totale e alle retribuzioni degli ultimi anni. Mentre per riscattare periodi che si collocano nel sistema contributivo (cioè dal 1° gennaio 1996) l’onere è determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda, alla retribuzione (assoggettata a contribuzione) nei 12 mesi meno remoti, andando a ritroso dal mese di presentazione della domanda di riscatto.

Riscatto laurea nel contributivo, una rata unica

L’INPS ha tenuto a fare una precisazione sul tema in merito al riscatto laura nel contributivo e riguarda principalmente il modo di versare. Com’è noto per presentare richiesta occorrono almeno 15 anni di contributi versati complessivamente al momento della richiesta di riscatto. Ma occorrono anche almeno 5 anni nel periodo contributivo, dopo il 1995. Infatti per perfezionare i requisiti necessari per accedere all’opzione, l’ onere del riscatto deve essere versato in unica soluzione o attraverso piani di ammortamento sulla busta paga del dipendente.

Tuttavia l’INPS, nel messaggio n.2564 del 7 luglio 2023 chiarisce che l’onere di riscatto si calcola come il calcolo a percentuale eccetto il contributo minimo di un mese che sarà determinato con il criterio della riserva matematica. Infine si precisa che la modalità di pagamento rateale verrà generata come quota di onere di importo differente dal resto del piano da versare obbligatoriamente in unica soluzione con modello F24 entro 90 giorni dalla data di notifica del provvedimento di riscatto.

Un obbligo da parte del datore di lavoro

Il datore di lavoro pubblico è tenuto ad accertare l’avvenuto pagamento in un’unica soluzione acquisendo la copia del versamento effettuato con F24. Il mancato versamento della rata unica, chiarisce l’Inps, equivale a una rinuncia della domanda di riscatto. Infine cattive notizie per il costo legato al riscatto della laurea. La spesa per ogni anno di corso è salita del 7,8% passando dai 5360 euro del 2022 ai 5776 attuali.

 

 

 

Riforma fiscale, critiche dal Fondo Monetario Internazionale.

Dal Fondo Monetario Internazionale arriva l’allarme entrate fiscali per l’Italia. A rischio l’equità con la flat tax e le sanatorie.

Debito pubblico alto non favorito dalla riforma fiscale, monito del Fondo Monetario Internazionale

L’Italia sta affrontando in queste settimane la discussione della riforma fiscale. I tratti salienti sono la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 con un taglio delle imposte per il ceto medio, l’eliminazione delle microtasse, tra cui il Superbollo, la riduzione della tassazione su tredicesime, straordinari e premi di produttività.

Proprio su queste misure la Ragioneria dello Stato ha espresso perplessità perché non è possibile quantificare le minori entrate che possono derivare da questi provvedimenti per le casse dello Stato, a ciò si aggiunge che l’articolo 20 della delega fiscale prevede che vi sia un’invarianza del gettito fiscale.

Alle perplessità della Ragioneria dello Stato, si sono aggiunte quelle dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e seguono quelle del Fondo Monetario Internazionale. Lo stesso esprime dubbi sulla flat tax e sulle sanatorie fiscali. Sollecita l’Italia ad adottare un sistema di tassazione che ampli la base imponibile e che sia efficiente e assicuri equità.

Le politiche fin qui adottate infatti non favoriscono la riduzione del debito pubblico.

Perplessità in particolare sono espresse sulle sanatorie fiscali che disincentivano l’adempimento volontario in quanto vi è sempre la possibilità di risparmiare sulle imposte dovute senza pagare sanzioni e interessi.

Attenzione al sistema pensionistico

Dubbi sono stati palesati anche sul sistema pensionistico. In questo caso il FMI sottolinea che l’Italia è uno dei Paesi con l’età pensionabile più bassa e auspica un’applicazione della legge Fornero e l’eliminazione degli scivoli pensionistici che consentono l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

La preoccupazione è relativa anche alla denatalità per questo si suggeriscono riforme che possano portare a un maggiore ingresso delle donne nel mondo del lavoro anche per evitare una riduzione eccessiva della forza lavoro attiva nel Paese. Nel breve periodo questo risultato può essere raggiunto con le politiche migratorie.

Infine, il Fondo Monetario Internazionale suggerisce un corretto uso del PNRR al fine di non sprecare questa importante opportunità data all’Italia.

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Assicurazione maltempo, quanto costa?

Il problema maltempo sta diventando preoccupante, infatti, sempre più spesso vi sono grandinate e alluvioni che creano problemi a coltivazioni, abitazioni, auto. In tutti questi casi, avere un’assicurazione a copertura di danni dovuti a eventi atmosferici può aiutare ad affrontare il momento di difficoltà, ma quanto costa un’assicurazione maltempo?

Sempre più persone vogliono l’assicurazione maltempo, ma quanto costa?

Attualmente in Italia non sono molte le persone che hanno un’assicurazione a tutela dei danni derivanti dal maltempo, i motivi sono molteplici, dovuti in parte al fatto che fino a qualche anno fa gli eventi erano sporadici e quindi le persone hanno preferito affrontare il rischio senza copertura, da altro lato gli italiani affrontano spese quotidiane e una volta arriva il blocco Covid, poi arriva l’aumento dei prezzi energetici, segue l’inflazione, insomma gli italiani hanno problemi economici che li portano a mettere in secondo piano un’assicurazione maltempo.

Nelle ultime settimane però si nota qualche cambiamento e le persone cominciano a informarsi. Secondo le prime stime sono più le donne a chiedere, ma anche gli uomini iniziano ad essere più previdenti.

Attualmente solo il 5% delle case ha una copertura assicurativa per terremoti, alluvioni e altre catastrofi naturali. Questo nonostante si possa avere una detrazione del 19% a copertura di tutta la spesa per l’assicurazione maltempo. I dati sono molto lontani rispetto a quelli di altri Paesi europei, come Germania o Spagna.

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Quanto costa un’assicurazione maltempo?

Sicuramente uno degli ostacoli che incontrano gli italiani nella stipula di una polizza maltempo sono i costi, proprio per questo cerchiamo di capire quanto costa un’assicurazione maltempo. I criteri adottati dalle compagnie sono generalmente:

  • il valore dell’immobile da assicurare;
  • il rischio da coprire;
  • il massimale coperto ( a differenza della Rca obbligatoria non abbiamo un massimale minimo da assicurare).

Se si vive in una zona in cui il rischio maltempo è elevato, naturalmente aumenta il premio da pagare.

Per le auto in media una polizza maltempo, costa 86 euro l’anno. Per i fabbricati si parte da qualche centinaio di euro l’anno per le abitazioni/ appartamenti a salire. Aumenta il premio in caso di villette, si può arrivare a oltre 1.000 euro per le aziende.

Nella maggior parte dei casi questa tipologia di polizza presenta anche una franchigia del 10% che resta a carico del contraente. Ad esempio, se il danno è di 100.000 euro il 10% di tale importo resta a carico del contraente.

Si ricorda che per ottenere l’indennizzo è necessario denunciare l’evento entro 48 ore. Occorre inoltre presentare una lista dettagliata dei danni e non è possibile effettuare interventi di ripristino prima che il perito abbia fatto un sopralluogo.

Si può entrare in un bar senza consumare?

Quante volte ci è capitato di entrare in un bar e notare che c’era qualcuno seduto che non consumava? L’amico un po’ troppo attento alle finanze in fondo lo abbiamo tutti. Quante volte gli esercenti hanno avuto la fatidica domanda “Posso usare il bagno?” e poi hanno visto il “non cliente” andare via? E allora la domanda che tutti si fanno è: posso entrare al bar senza consumare? Oppure, posso sedermi ai tavolini all’aperto del bar senza ordinare nulla? Cerchiamo di capire.

Bar, un luogo aperto al pubblico in cui si entra per consumare

Diciamo subito che per una questione di cortesia, quando qualcuno entra in un bar, si accomoda e non consuma, generalmente si è un po’ infastiditi, si guarda di traverso la persona ma non si dice nulla per il semplice fatto che magari sono presenti altri clienti e non si vuole fare la figura dei gestori scortesi, perché magari si spera che il cliente possa tornare un’altra volta, magari in compagnia e consumare, oppure perché si ha paura di una cattiva recensione, ma in realtà tale comportamento dal punto di vista legale è permesso?

La prima cosa da fare è definire il bar, si tratta di un luogo aperto al pubblico, quindi è accessibile a tutti, ma seguendo alcune condizioni, insomma sedersi al tavolino del bar senza consumare comunque implica che si usufruisce di un servizio e in teoria almeno si dovrebbe pagare il coperto. Insomma sedersi davanti a un bar, non consumare, alzarsi ed andarsene non è corretto neanche dal punto di vista legale.

Per capire la differenza si può pensare ad un luogo pubblico, ad esempio la piazza, in questo caso si può usufruire dei servizi (sedersi su una panchina senza pagare) perché trattasi di un luogo liberamente fruibile.

Non si può entrare in un bar senza consumare

Dalla premessa fatta consegue che il titolare, o chi ne fa le veci in un determinato momento, può cacciare dal bar il cliente che non consuma, non paga o in una qualunque altra situazione il cliente risulti molesto.

Lo stesso discorso può essere fatto per il bagno del bar, il “non cliente” non può chiedere di usufruirne senza aver consumato e senza intenzione di consumare o comunque pagare il servizio di cui usufruisce.

D’altronde l’articolo 187, regolamento attuazione T.u.l.p.s. ( Testo unico leggi pubblica sicurezza) stabilisce che esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo, ma è appunto previsto il pagamento di un prezzo.

In sintesi, che il gestore del bar faccia valutazioni di opportunità e decida di non cacciare il “non cliente” non vuol dire che lo stesso abbia il diritto di entrare, sedersi, usufruire dei servizi.

Cessione del credito Superbonus, operatori attivi

Il tema dei crediti incagliati da Superbonus continua a far discutere e nei giorni passati vi è stata un’interrogazione parlamentare a cui ha risposto il sottosegretario al MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), Lucia Albano. Ecco le più importanti novità sui crediti incagliati e gli operatori che consentono la cessione del credito.

Cessione del credito Superbonus, cosa succede?

Con il decreto Cessioni del mese di febbraio vi è strato lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per il Superbonus e altri bonus edilizi. Questo ha creato molto scompiglio, ma soprattutto sono molte le imprese e i provati che sono rimasti con i crediti bloccati e non riescono a collocare sul mercato i crediti già maturati prima del blocco. Per molti l’unica possibilità restano le detrazioni fiscali che possono però essere godute in un arco temporale lungo, possono essere insufficienti rispetto ai crediti maturati e richiedono un anticipo delle spese da sostenere. Ecco perché il tema della cessione dei crediti incagliati desta molto interesse.

L’interrogazione parlamentare mira a definire i piani futuri del Governo per i crediti incagliati, a chiarire se Enel X ha realmente intenzione di aprire ad operazioni di cessioni del credito e a definire quali sono gli operatori ( intermediari bancari, assicurazioni) che intendono intervenire nelle operazioni di cessione dei crediti maturati.

Operatori attivi nella cessione del credito per bonus edilizi

Il Sottosegretario al Mef ha fornito delucidazioni con la risposta 5-01135. Ha indicato gli operatori che attualmente stanno effettuando operazioni di ricessione del credito al fine di liberare capienza fiscale e acquistare dagli operatori nuovi crediti.

Si tratta di:

  • Intesa San Paolo;
  • Sparkasse;
  • Unicredit.

Sottolinea che Poste Italiane ha confermato di essere a lavoro per ripristinare la piattaforma per la cessione del credito. Il Sottosegretario ha ribadito che anche Banco BPM ha annunciato l’intenzione di entrare nel mercato della cessione del credito.

Per quanto riguarda invece Enel X, non vi sono particolari novità, si sottolinea che sta normalmente operando nel suo settore, ma trattandosi di un soggetto privato, il Ministero non può intervenire il suo ruolo è limitato all’interlocuzione.

Leggi anche: Cessione del credito, ritardi per Enel X. la piattaforma potrebbe non riaprire

Cessione del credito: quali novità ci sono?

Lucia Albano, nella risposta scritta all’interrogazione parlamentare, ha sottolineato che sono inoltre attive le piattaforme per l’incontro di domanda e offerta di cessione del credito. le stesse sono gestite da privati, si tratta di:

  • SiBonus;
  • FederBonus;
  • Finanza.Tech;
  • Giroconto;
  • Innova.Credit.

 

Posso portare il cane in spiaggia?

Chi ha un cane sa quanto questo amico si affezioni e diventi un membro effettivo della famiglia, di conseguenza vorrebbe portare Fido anche in vacanza, purtroppo non sempre si trova accoglienza. Quali sono però le norme che determinano se si può portare il cane in spiaggia?

Cane in spiaggia, non esiste il divieto

In linea di massima non vi è un divieto generale di portare il cane in spiaggia. Anzi, nel caso in cui trattasi di cani guida o da salvataggio, vi è sempre la possibilità di portarlo in spiaggia e non vi possono essere divieti.

Naturalmente quando si decide di portare il cane al mare si devono rispettare le normali regole di convivenza civile, quindi anche in questo caso è d’obbligo il sacchetto per raccogliere le deiezioni. Occorre evitare di recare disturbo agli altri, quindi guinzaglio e museruola se trattasi di animali che possono dare noia agli altri, assoluta vigilanza sul cane.

Le ordinanze comunali in deroga

Vi sono però deroghe a questa regola generale, infatti dettare norme in materia spetta ai Comuni e sono numerosi quelli che purtroppo fanno ordinanze con divieto di portare il cane in spiaggia. Cosa faccio se voglio portare il cane in spiaggia? Mi metto a spulciare tutte le ordinanze del Comune in cui voglio andare in ferie? Chiamo? No, non serve, infatti i Comuni che decidono di vietare l’ingresso a spiagge per i cani, devono avere cura di affiggere un cartello in cui tale divieto viene specificato. Senza divieto esplicito, la regola generale è che posso portare il cane.

I Comuni tendono a vietare l’ingresso dei cani quando si accorgono che gli altri bagnanti potrebbero essere infastiditi, insomma a tutela del turismo. Proprio per questo potrebbero adottare anche soluzioni intermedie, cioè vietare l’accesso ai cani in determinati orari o in determinate zone.

Cani in spiaggia nei lidi privati

Diverso è il caso dei lidi privati, o meglio, i lidi dati in concessione ai privati, in questo caso si deve prestare attenzione alle regole da questi dettati. In genere i lidi privati al fine di non deludere nessuna tipologia di clientela, preferiscono assegnare delle zone ai turisti accompagnati da cani. In questo caso nel momento in cui si prenota basta chiedere al gestore quale regolamento vige.

In ogni caso è vietato lasciare incustodito il cane mentre si fa il bagno, nelle zone in cui il cane ha libero accesso, può anche fare il bagno. Nelle zone in cui è vietato fare il bagno, ad esempio per motivi di sicurezza, vige lo stesso divieto anche per il cane.

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Riforma fiscale, le ultime novità con tregua fiscale e chirurgia estetica

Arrivano le ultime novità sulla riforma fiscale e i tempi si fanno lunghi, infatti nel passaggio al Senato sono stati presentati nuovi emendamenti, questo vuol dire che se approvato qualcuno degli stessi, il testo dovrà tornare indietro alla Camera. Tra le novità importanti vi è un ampliamento dei beneficiari delle sanatorie fiscali. Ecco cosa succede alla riforma fiscale.

Come  cambiano le sanatorie fiscali con la riforma fiscale

A lungo annunciata, sta facendo il suo percorso la riforma fiscale. Approdata al Senato sono stati presentati ulteriori 482 emendamenti da parte dell’opposizione, ma anche della maggioranza. Gli emendamenti hanno ampio campo. Si conferma il taglio delle microtasse, ma ci sono novità negli emendamenti per quanto riguarda le sanatorie fiscali. È stato presentato l’emendamento che prevede, in caso di provvedimenti di sanatoria fiscale o pace fiscale l’estensione dei benefici anche ai debiti con il Fisco che ancora non si sono trasformati in cartelle di pagamento.

Questa novità è importante in vista del nuovo provvedimento di pace fiscale annunciato da Salvini e che sicuramente richiede tempo per l’approvazione, ma diciamo che è in parte disegnato. Rientrano inoltre nella definizione agevolata “eventuale” anche tutti i debiti contributivi.

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Tasse fisse per le  piccole imprese con il concordato biennale

Viene confermato anche nel nuovo impianto normativo il concordato biennale. Questo prevede per le piccole imprese e partite Iva la possibilità di pagare per 2 anni imposte fisse basate reddito lordo dei contribuenti, determinato in base alle informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate attraverso il suo database.

Potranno accedere al concordato biennale le imprese che hanno una “pagella fiscale” positiva. Il vantaggio del concordato biennale è dato dall’assenza di controlli per quello stesso periodo. Se anche il contribuente guadagna di più rispetto a quanto emerso nel concordato biennale, non sarà tenuto a dichiarazioni integrative o a versare di più. Semplicemente tali dati saranno alla base del successivo concordato biennale che avrà le stesse caratteristiche del primo, cioè nessun controllo e importo delle tasse fisso. Naturalmente resta fisso anche se il contribuente guadagna meno rispetto a quanto prefissato nell’accordo.

Nuove regole Iva

Una piccola curiosità riguarda invece la chirurgia estetica, infatti è stato presentato un emendamento che propone di introdurre l’esonero dall’Iva per gli interventi di chirurgia estetica a scopi terapeutici, naturalmente lo scopo terapeutico deve emergere dalla documentazione. Sempre in tema di Iva vi sono emendamenti volti a ridurre l’Iva sulle spese veterinarie e sul cibo per animali.

Spunta infine una nuova tassa sulle immatricolazioni, emendamento Pd, M5S teso a premiare chi decide di acquistare veicoli non inquinanti.

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