Rottamazione quater, chi ha dimenticato la prima rata può pagarne due insieme?

La domanda corre sui social, e non solo: se ho dimenticato di pagare la prima rata della rottamazione quater posso recuperare pagando entro il termine della seconda scadenza entrambe le rate? Ecco cosa succede a chi dimentica le scadenze.

Decadenza dalla rottamazione quater

La rottamazione quater è prevista nella legge di bilancio 2023 ha permesso di rottamare le vecchie cartelle esattoriali accumulate nel tempo senza versare le sanzioni. Una volta ammessi alla rottamazione quater i pagamenti devono avvenire nelle scadenze previste dal piano rateale e purtroppo in caso di dimenticanza vi è la decadenza dalla rottamazione quater.

La decadenza comporta il ripristino delle vecchie cartelle esattoriali con sanzioni e interessi. Le somme eventualmente già pagate, ad esempio nel caso in cui la prima rata sia pagata e si dimentica la seconda o una successiva, sono scomputate dal totale da versare. Le somme versate di conseguenza non si perdono.

La prima rata della rottamazione quater era in scadenza il 31 ottobre, ma in forza della tolleranza prevista di 5 giorni, e a causa delle festività, il termine per il pagamento è slittato fino al 6 novembre 2023. La seconda rata è in scadenza al 30 novembre e può essere fatto slittare fino al 5 dicembre 2023.

Trascorsi tali termini vi è decadenza. Molti però stanno chiedendo anche attraverso i social se possono recuperare pagando insieme le prime due rate. La risposta è “No”, chi non ha pagato la prima rata della rottamazione quater è ormai decaduto e non può recuperare.

Perché molti chiedono se possono recuperare il pagamento della prima rata della rottamazione quater?

La notizia di un possibile ripristino della rottamazione quater per chi non ha pagato la prima rata si è diffusa perché Ezio Stellato, Presidente del Cesfi (Centro Studi sulla Fiscalità Internazionale) ha proposto al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e al Vice Ministro del Mef, Maurizio Leo la possibilità di far rientrare nella rottamazione coloro che non sono riusciti a effettuare il versamento a causa di problemi tecnici determinati dalla piattaforma messa a disposizione per il versamento.

A tale proposta non è però stato dato esito positivo, di conseguenza per ora non c’è alcuna possibilità di rientrare in caso di decadenza per il mancato versamento della prima rata.

Leggi anche: Rottamazione seconda rata, come rimandare il versamento

Adempimento collaborativo e compliance fiscale, ridotte le sanzioni

Il decreto legislativo presentato al Consiglio dei ministri il 16 novembre 2023 prevede importanti novità in materia di Fisco e soprattutto rafforza la compliance tra Fisco e contribuente con una forte riduzione delle sanzioni in caso di adempimento collaborativo potenziato.

Adempimento collaborativo e riduzione delle sanzioni, novità

Il Fisco amico del contribuente è un obiettivo del Governo fin dal suo insediamento e diverse sono le misure tendenti a realizzarlo. Tra queste vi sono le misure di pace fiscale adottate con la legge di Bilancio 2023 e che hanno avuto l’obiettivo di dare un netto taglio a contestazioni, accertamenti pendenti e fare cassa.

Si è poi proseguito con la legge di delega per la Riforma fiscale e proprio all’attuazione dello stesso si sta lavorando alacremente. Tra le misure che dovrebbero rientrare vi è il rafforzamento della compliance tra contribuente e Fisco.

La bozza introduce il regime di adempimento collaborativo potenziato a fronte dell’adozione di sistemi di rilevazione misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. Tale sistema dovrà essere adottato avendo come punto di riferimento le linee guida che detterà l’Agenzia delle Entrate.

Tale sistema non potrà essere auto-certificato, infatti occorrerà rivolgersi a soggetti terzi (commercialisti/avvocati/, esperti contabili iscritti all’albo) che certifichino l’adozione di adeguati sistemi di controllo.

A fronte dell’adozione di tali misure, il contribuente avrà dei vantaggi in merito agli accertamenti e alle sanzioni da applicare. In particolare in caso di errori le sanzioni sono ridotte a metà, fanno eccezione i «casi di violazioni fiscali caratterizzate da condotte simulatorie o fraudolente e tali da pregiudicare il reciproco affidamento tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente»

Debito Irpef a rate con trattenuta, cosa succede se cambio datore ?

Cosa succede se si rateizza il debito Irpef attraverso la trattenuta in busta paga ma prima del pagamento di tutti gli importi si perde il datore di lavoro o si cambia? A fornire delucidazioni su Irpef a rate è l’Agenzia delle Entrate.

Irpef a rate, ma ho perso il datore di lavoro

Nel caso in cui dalla dichiarazione dei redditi emerga un debito Irpef, lo stesso deve essere saldato entro la fine del mese di novembre. L’importo può però essere rateizzato, prima viene presentata la dichiarazione dei redditi e maggiore sarà il numero di rate attraverso le quali è possibile dividere il pagamento degli importi.

I lavoratori dipendenti possono rateizzare gli importi attraverso trattenute in busta paga, in questo caso sarà il datore di lavoro a “trattenere” dallo stipendio gli importi e a versarli all’Agenzia delle Entrate.

Nel caso in oggetto il contribuente chiede delucidazioni sulle modalità di pagamento in quanto, sta per cambiare il datore di lavoro e ha ancora rate residue di Irpef da versare.

Irpef a rate con il modello F24

L’Agenzia delle Entrate attraverso la rubrica FiscoOggi ha sottolineato che nel caso in oggetto, cioè il debito Irpef rateizzato dal lavoratore con trattenuta dalla busta paga, il datore di lavoro all’atto di cessazione del rapporto di lavoro deve comunicare tempestivamente al lavoratore gli importi Irpef ancora da versare. A questo punto sarà il lavoratore a dover versare gli importi residui entro i termini di scadenza attraverso l’uso del modello F24.

Questa la regola generale, ma è possibile avvalersi in alcuni casi di una “eccezione”. Nel caso in cui il datore di lavoro al cessare del rapporto di lavoro avesse delle somme residue da versare al lavoratore, questo potrebbe richiedere al datore di versare le residue rate Irpef all’Agenzia delle Entrate trattenendo le somme su tali importi residui dovuti ( circolare14 del 2013 AdE).

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Piattaforma cessione del credito Superbonus, la nuova guida

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una pratica Guida all’utilizzazione della piattaforma per la cessione del credito.

Guida alla piattaforma per la cessione del credito

La piattaforma cessione crediti dell’Agenzia delle Entrate deve essere utilizzata dai contribuenti che hanno effettuato lavori edilizi per i quali è prevista la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, di importo non superiore al corrispettivo stesso, anticipato dal fornitore di beni e servizi relativi agli interventi agevolati.

In alcuni casi è possibile cedere questi crediti a soggetti terzi, limitatamente a tale possibilità, per la cessione del credito deve essere utilizzata per l’interscambio la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia.

Quando si può usare la piattaforma cessione dei crediti

La piattaforma per la cessione dei crediti dell’Agenzia delle Entrate può essere utilizzata per:

  • bonus edilizi”, cioè dei crediti relativi alle detrazioni per lavori edilizi (Superbonus, Ecobonus, Sismabonus, bonus facciate, colonnine di ricarica, ristrutturazioni ed eliminazione delle barriere architettoniche) per le quali i beneficiari hanno già optato per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, di cui sono titolari i cessionari e i fornitori che hanno applicato gli sconti;
  • Tax credit vacanze”, di cui sono titolari le strutture ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator, a seguito dell’applicazione degli sconti ai propri clienti (articolo 176 del decreto-legge n. 34 del 2020);
  • del credito d’imposta ACE (articolo 19, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021);
  • dei crediti d’imposta riconosciuti in relazione all’acquisto di prodotti energetici (energia elettrica, gas naturale, carburanti).

Sottolinea l’Agenzia che in futuro l’uso della piattaforma potrà essere esteso.

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Linee guida per l’uso della piattaforma

Le operazioni effettuate tramite la piattaforma non costituiscono, né sostituiscono, le transazioni, i relativi documenti e gli atti di cessione dei crediti intervenuti tra le parti, ma rappresentano le comunicazioni e le accettazioni delle transazioni già avvenute, affinché siano efficaci ai fini fiscali nei confronti dell’Agenzia delle entrate e i crediti possano essere utilizzati in compensazione tramite modello F24, oppure ulteriormente ceduti ad altri soggetti (nei casi previsti).

Inoltre la presenza dei crediti sulla piattaforma dell’Agenzia non vuol dire che gli stessi siano stati già certificati dall’Agenzia come certi, liquidi ed esigibili.

L’accesso alla piattaforma si effettua con l’uso di Cie, Spid o CNS. Una volta effettuato questo passaggio, si accede alla homepage con le seguenti funzioni:

  • Monitoraggio crediti;
  • Cessione crediti;
  • Accettazione crediti/sconti;
  • Gestione F24;
  • Ulteriore rateazione;
  • Lista movimenti.

Si può trovare la guida per la cessione del credito alla pagina Istruzioni

 

Bonus edilizi, beneficiario diverso da chi effettua il bonifico

Si possono ottenere le agevolazioni fiscali legate a bonus edilizi se il beneficiario della detrazione è diverso rispetto a colui che effettua il bonifico? Questa la domanda che un contribuente ha posto all’Agenzia delle Entrate che ha risposto attraverso la rubrica FiscoOggi.

Detrazioni bonus edilizi, si possono ottenere se l’ordinante bonifico è diverso dal beneficiario?

I bonus edilizi portano sempre un po’ di confusione nei contribuenti che di fatto hanno paura di perdere i benefici fiscali a causa di errori di tipo “burocratici” complice una normativa spesso nebulosa, caratterizzata da notevoli cambiamenti e fonti normative, anche di grado diverso, che si sovrappongono.

Nel caso in oggetto il contribuente sottolinea che i genitori devono eseguire lavori di recupero del patrimonio edilizio e di conseguenza intendono sfruttare le agevolazioni fiscali.

I genitori però non hanno un conto corrente, ma un libretto di risparmio, di conseguenza non possono effettuare bonifici. Si ricorda che per poter ottenere le agevolazioni fiscali è assolutamente necessario effettuare i pagamenti con strumenti tracciabili, come, appunto, i bonifici.

Il contribuente quindi chiede se è possibile effettuare il bonifico dal proprio corrente sebbene il beneficiario delle detrazioni fiscali sia il genitore.

Indicazioni dell’Agenzia delle entrate sul bonifico per detrazioni bonus edilizi

L’Agenzia delle Entrate risponde positivamente. Sottolinea che per poter ottenere le agevolazioni fiscali legate ai bonus edilizi, non è necessario che coincidano il beneficiario e l’ordinante del bonifico. Occorre però prestare attenzione nella compilazione e inserire tutti i dati che consentono di ottenere le detrazioni fiscali. In particolare nella circolare 17 del 2023 dell’AdE sono indicati i dati da inserire nel bonifico, cioè:

  • causale del versamento (da essa deve evincersi che il pagamento è effettuato per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio che danno diritto alla detrazione);
  • il codice fiscale del beneficiario della detrazione (che può essere anche diverso dall’ordinante il bonifico);
  • la partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.

Sottolinea l’Agenzia delle Entrate che “il requisito richiesto dalla norma sulla titolarità del sostenimento della spesa risulta soddisfatto anche quando l’ordinante il bonifico è una persona diversa da quella indicata come beneficiario dell’agevolazione, ma solo quest’ultima potrà chiedere la detrazione” .

Leggi anche: Cessione del credito Superbonus, c’è tempo fino al 30 novembre per la remissione in bonis

Rottamazione quater, cosa succede se non si paga la prima rata

Il 31 ottobre 2023 è scaduto il termine del pagamento della prima rata, o unica rata, della rottamazione quater. Per effetto della tolleranza prevista di 5 giorni, è possibile effettuare il pagamento entro il 6 novembre senza conseguenze, ma cosa succede nel caso in cui non si dovesse rispettare neanche tale termine?

La decadenza dalla rottamazione quater per il mancato pagamento della rata

La rottamazione quater è una misura di pace fiscale introdotta dalla legge di bilancio 2023, prevede la possibilità di sanare la propria posizione con il Fisco versando gli importi dovuti indicati nella cartella di pagamento, ma senza sanzioni e interessi.

Nel caso in cui non sia rispettato il piano dei pagamenti vi è la decadenza. Cosa vuol dire?

La decadenza dalla rottamazione quater porta di nuovo a vita la vecchia cartella esattoriale. Questo implica che il contribuente dovrà versare gli importi originari comprensivi di sanzioni e interessi. Non solo, l’agente di riscossione potrà ricominciare le procedure di riscossione coattiva che possono prevedere diverse possibilità, come il pignoramento del conto corrente.

Leggi anche: Pignoramenti conti correnti, ecco gli intoccabili

La decadenza si verifica anche nel caso in cui non ci sia l’omesso versamento, ma il versamento parziale o insufficiente.

Per chi ha già effettuato il primo pagamento, si ricorda che la seconda rata è in scadenza al 30 novembre, anche in questo caso si applica la tolleranza di 5 giorni e di conseguenza si potrà effettuare il versamento entro il 5 dicembre senza il rischio di decadenza. Le rate successive sono 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024.

In caso di decadenza dalla rottamazione quater perdo gli importi già pagati?

Cosa succede se ho pagato la prima rata, ma non riesco a terminare il piano dei pagamenti? Questo è il quesito che si pongono molti contribuenti che temono di perdere anche quanto già versato, con la prima rata o con le altre rate eventualmente pagate.

La soluzione a questo dilemma è data dall’articolo 1 comma 244 della legge 197 del 2022 ( legge di bilancio 2023) che stabilisce: relativamente ai debiti per i quali la definizione non ha prodotto effetti, i versamenti effettuati sono acquisiti a titolo di acconto dell’importo complessivamente dovuto a seguito dell’affidamento del carico e non determinano l’estinzione del debito residuo, di cui l’agente della riscossione prosegue l’attività di recupero.”

Ciò implica che le somme eventualmente già versate non sono perse.

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Scadenze novembre 2023, c’è anche un tax day con 141 versamenti

Le scadenze novembre 2023 sono davvero tantissime. Previsto anche per la metà del mese un giorno, in cui andranno a scadere ben 141 versamenti, ecco i dettagli.

Scadenze novembre 2023, rottamazione quater

Arriva novembre il mese dedicato alla commemorazione dei defunti e non mancano le scadenze fiscali. Intanto entro il 31 ottobre c’è la scadenza per la rottamazione quater, che però è stata posticipata a lunedì 6 novembre. Si ricorda che la rottamazione quater è la rateizzazione delle cartelle esattoriali che si può chiedere per i debiti cumulati dal cittadino, senza applicazione di interessi e sanzioni.

Chi ha deciso di aderire ala definizione agevolata ha tempo fino a lunedì per pagare la rata, ben 5 giorni di tolleranza. Mentre per chi supera questa scadenza, la data del 6 novembre, perderà i benefici concessi dall’agevolazione stessa. La scadenza successiva è fissata al 30 novembre 2023. Mentre le restanti rate andranno saldate entro il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024, ovvero secondo le scadenze del proprio piano.

Scadenze novembre 2023, il tax day

Il 16 novembre può essere definito il “tax day” in quanto previsti 147 adempimenti. Tra tanti c’è la scadenza del pagamento dei contributi per coloro che sono iscritti alla gestione separata dell’Inps. Il versamento dei contributi è pari al 24% – 33,72% sui compensi corrisposti a ottobre con riferimento ai collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori occasionali, incaricati alla vendita a domicilio, lavoratori autonomi occasionali e associati in partecipazione con apporto di solo lavoro.

Versamento anche per coloro che hanno locato con la cedolare secca i propri immobili. Pagamenti anche legati all’Iva (imposta sul valore aggiunto): versamento dell’IVA dovuta per il terzo trimestre, liquidazione e versamento dell’Iva relativa al mese precedente per contribuenti, attività commerciali e associazioni sportive dilettantistiche.

Tutti i versamenti di fine mese

Fine mese c’è la presentazione dei  Modelli Redditi, da inviare entro il 30 novembre. La scadenza riguarda il modello Reddito PF (persone fisiche), Redditi SP (società di persone), Redditi SC (società di capitali), Redditi ENC (enti non commerciali ed equiparati), il modello CNM (Consolidato Nazionale e Mondiale). Il modello va presentato in via telematica.

A novembre scadano anche alcune rate del saldo 2022 e dell’acconto 2023 delle imposte. In merito all’acconto però sembra che non sia dovuto quest’anno, ma dovrà essere pagato in 5 rate a partire dal mese di gennaio. Infine per raggrupparli tutti, entro il 30 novembre 2023 deve essere effettuato il versamento IRPEF, IVIE, IVAFE, IRES, IRAP, cedolare secca sugli immobili ed imposta sostitutiva minimi o forfettari.

Novità sulla Cedolare secca, sale dal 21% al 26% ma solo in alcuni casi

Novità sulla cedolare secca arriva dalla nuova manovra di bilancio che porta con se delle variazioni  relative agli affitti degli immobili, ecco quali sono.

Novità sulla cedolare secca, cosa cambierà?

La maggioranza sembra compatta per dare il via libera alla manovra di bilancio. Si viaggia abbastanza veloci e si punta di ottenere il si da parte delle camere entro il termine ultimo previsto del 31 dicembre 2023. Rispettata anche la promessa di non presentare emendamenti e rendere così più nello il lavoro dei parlamentari.

Uno dei problemi che riguarda le locazioni è legato alla cedolare secca, secondo due aspetti:

  • la cedolare secca salirà dal 21 al 26%, ma solo nel caso in cui si affitti per periodi inferiori a 30 giorni;
  • la cedolare secca aumenterà anche per le case dalla seconda alla quarta;
  • accolta la proposta di  introdurre un codice identificativo nazionale attraverso il quale tracciare chi affitta appartamenti.

La “cedolare secca” è un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). Può optare per la cedolare secca al 21% anche chi si avvale del regime delle locazioni brevi.

Novità sulla cedolare secca, cosa si intende per affitti brevi

L’agenzia delle entrate definisce in modo chiaro il concetto di gli affitti brevi. Per contratto di locazione breve si intende un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa. A esso sono equiparati i contratti di sublocazione e quelli di concessione in godimento a terzi a titolo oneroso da parte del comodatario. Dal 2021 l’applicabilità è prevista solo se nell’anno si destinano a questa finalità al massimo quattro appartamenti; oltre tale soglia, l’attività, da chiunque esercitata, si considera svolta in forma imprenditoriale.

Per questo tipo di affitti la tassazione passa dal 21% al 26% sui redditi prodotti. Possono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (per esempio, usufrutto), che non locano l’immobile nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni.

Il codice identificativo nazionale per gli immobili

Altra approvazione fortemente voluta da Forza Italia è l’introduzione un codice identificativo nazionale attraverso il quale tracciare chi affitta appartamenti. Una scelta sempre più orientata a far emergere il sommerso, soprattutto nel settore turistico,  e pagare le tasse da parte dei proprietari aumentando le entrate dello Stato. “Questo consentirà di tracciare meglio i proprietari che affittano case e di far emergere il sommerso“, ha detto il portavoce del partito, Raffaele Nevi.

Ad oggi le novità riguardano quindi solo gli affitti brevi. Mentre rimane invariata la cedolare secca sugli immobili a uso abitativo, con regolare contratto di locazione. Anche per i contratti di locazione che scaturiscono da accordi territoriali, come il canone concordato, non sono previste novità.

No ai pignoramenti diretti, scampato il pericolo per i debitori

No ai pignoramenti diretti da parte dell’Agenzia delle entrate. Facciamo il punto della situazione sul tema tanto discusso in questo momento.

No ai pignoramenti diretti, la certezza

La manovra 2024 è ancora in discussione. Tuttavia si spera che arrivi presto in Parlamento. Negli ultimi giorni era girata l’idea che l’Agenzia delle entrate potesse entrare direttamente sui conti correnti e prelevare i soldi dovuti a tasse ed imposte. Ma il premier, Giorgia Meloni, ha subito bloccato la polemica sul nascere. Ha infatti dichiarato che non ci sarà nessun accesso ai conti correnti in modo diretto dagli evasori da parte dell’Agenzia delle entrate, per recuperare le imposte non versate.

Si ricorda che il pignoramento è l’atto con cui si dà avvio ad una procedura esecutiva individuale. Viene notificato da un ufficiale giudiziario dopo che è stato attivato da parte del creditore il processo esecutivo nei confronti del debitore. È un atto che serve a vincolare i beni mobili o immobili del debitore e con il quale l’ufficiale giudiziario intima al debitore di non compiere su tali beni atti che possono ridurre la garanzia di soddisfacimento del credito da parte del creditore. La legge, ovvero il codice di procedura civile, stabilisce il contenuto dell’atto di pignoramento e i termini in cui dev’essere notificato al debitore. Ma questo non ci sarà sui conti correnti dei debitori, da parte dell’Agenzia delle entrate.

No ai pignoramenti diretti, rimane la vecchia procedura

L’Agenzia delle entrate riscossione può iniziare una procedura esecutiva quando deve riscuotere imposte e tasse. Attraverso questo atto può vincolare denaro, beni immobili e mobili. Tuttavia non può accedere direttamente ai conti correnti dei debitori e prendere le somme necessarie a estinguere il debito. Contro il pignoramento dell’agente della riscossione può in generale essere proposto ricorso. In questo caso però occorre dimostrare l’infondatezza della pretesa.

Rimangono ancora in discussioni le pensioni con quota 104 invece che 103. La soglia di innalza a quota 104: servono 63 anni di età, uno in più rispetto ai 62 previsti sino a oggi (quota 103), e 41 anni di contributi. Ed è sconto tra maggioranza ed opposizione anche su tantissimi altri punti. Mentre arriva l’unica buona notizia della giornata, non c’è stato alcun aumento del tassi da parte della Banca centrale europea.

 

 

 

Manovra 2024, ma quali sono le tasse che aumentano?

La manovra 2024 oltre a prevede una serie di agevolazioni a favore di famiglie ed imprese, prevede anche l’aumento del prezzo di alcuni prodotti.

Manovra 2024, una serie di agevolazioni

La manovra 2024 prevede la possibilità di risparmiare per i lavoratori, ecco quindi il punto della situazione. La manovra fiscale porta importanti novità, tra queste la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3. In particolare i primi due scaglioni sono accorpati in uno con aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 anziché 15.000 euro. A risparmiare sono coloro che hanno un reddito superiore a 15.000 euro. Ma in ogni caso i lavoratori dovrebbero riuscire ad avere circa 100 euro in più sulla busta paga.

Sono poi stati rifinanziati tutti i bonus legati all’energia di casa per coloro che hanno un reddito fino a 15 mila euro. Previsti anche sgravi per le madri lavoratrici che hanno più figli. Rifinanziate anche tutte le agevolazioni per l’acquisto della prima casa per coloro che hanno meno di 36 anni. Diminuisce anche il canone rai e si cerca di riuscire ad aiutare famiglie ed imprese. Le prime attraverso anche aiuti economici e nel secondo caso con sgravi a favore delle assunzioni, soprattutto per coloro che non prendono più il reddito di cittadinanza.

Manovra 2024, previste anche alcuni aumenti

Se da una parte aumentano gli aiuti per famiglie ed imprese, dall’altra ci si chiede se sono previste superiori tasse. Purtroppo con il nuovo anno l’Iva del 5% su alcuni prodotti risale al 10%. Questo vuol dire che i pannolini, il latte in polvere, le prestazioni per l’alimentazione dei bambini, gli assorbenti torneranno al loro prezzo che prevede l’Iva al 10%.

Con la nuova manovra proposta dal Governo aumenta anche il prezzo delle sigarette e del tabacco. In particolare nel 2024 sono previsti rincari tra i 10 e i 12 centesimi a pacchetto. Sulle sigarette elettroniche c’è un piano d’incrementi annuali nel 2025 e nel 2026: 1% annuo, sia per i liquidi con nicotina sia per quelli senza nicotina. Chissà magari potrebbe essere la volta buona che molti fumatori decidessero di smettere di fumare e mettere da parte i soldi.

Cosa succede per quanto riguarda gli immobili?

Anche nel settore degli immobili ci sono delle novità. Infatti sale dal 21% al 26 la cedolare secca per gli affitti brevi. Dal prossimo anno le plusvalenze sulla vendita di immobili su cui siano effettuati interventi con il superbonus conclusi da non più di 5 anni non saranno considerati redditi diversi. Quindi il 26% delle rimanenze sarà calcolata sull’intera plusvalenza e non su quella scontata. Inoltre cresce anche la tassa che i residenti in Italia che possiedono immobili all’estero. Sale anche la tassa di soggiorno fino a due euro al giorno per i capoluoghi di provincia in prossimità del Giubileo 2025.