Nuova Sabatini, arrivano nuovi finanziamenti

La legge Sabatini nasce per aiutare le imprese a fare investimenti mirati. Con il tempo la struttura base della legge Sabatini, che prende il nome dal suo primo estensore, proprio per questo si definisce Nuova Sabatini. Il fondo per la Nuova Sabatini si integra costantemente e anche per il 2023 vi sono importanti novità. Oltre ai finanziamenti della legge di Bilancio 2023, sono infatti previsti nuovi incentivi che consentono alle imprese di avere maggiori aiuti.

In arrivo 274 milioni di euro per la Nuova Sabatini

Il rifinanziamento della Nuova Sabatini è previsto nel disegno di legge per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy e prevede ulteriori 274 milioni di euro destinati alle imprese che vogliono fare investimenti strumentali. L’obiettivo è dare continuità a questa misura di sostegno anche considerati gli aumenti dei tassi di interesse che mettono in difficoltà le imprese che vogliono fare investimenti.

Si ricorda che la Nuova Sabatini, decreto legge 69 del 2013, articolo 2, prevede incentivi per le imprese che acquistano macchinari di nuova generazione, gli incentivi sono previsti anche a fronte di contratti di leasing per macchinari, hardware, software e tecnologie digitali in genere.

Il nuovo finanziamento di 274 milioni di euro va ad aggiungersi ai finanziamenti già previsti nella legge di bilancio 2023 distribuiti dal 2023 al 2026.

Come presentare domanda per accedere alla Nuova Sabatini 2023

Si ricorda che per presentare la domanda al fine di accedere agli incentivi per la Nuova Sabatini occorre utilizzare la piattaforma https://benistrumentali.dgiai.gov.it/ a cui le imprese possono accedere tramite Spid.

Deve anche essere ricordato che ora accanto allamisura standard della Nuova Sabatini, c’è anche la Nuova Sabatini Green che incentiva progetti di sviluppo ecostostenibili, o meglio investimeni in beni strumentali e processi produttivi che siano maggiormente ecosostenibili e quindi in grado di abbattere le emissioni inquinanti legati alla linea produttiva. Inoltre, sono previste maggiorazioni per gli investimenti effettuati nel Mezzogiorno.

Tasse per le partite Iva, ma come si calcolano nei vari regimi?

Tasse per le partite Iva sono il punto debole per i professionisti e per i lavoratori autonomi in generale. Un breve panorama su quello che c’è da pagare.

Tasse per le partite Iva, i diversi regimi di tassazione

E’ tempo di dichiarazione dei redditi e  quindi di tasse da pagare anche per i liberi professionisti e lavoratori autonomi. Se il calcolo di quello che c’è da pagare, per i lavoratori dipendenti, è un pò più semplice lo stesso non vale per questa categoria di lavoratori. Ebbene perché la tassazione dipende dal regime scelto. Infatti ad oggi, esistono tre diversi regimi di tassazione:

  • forfettario;
  • ordinario;
  • semplificato.

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni. Possono accedere al regime i contribuenti che nell’anno precedente hanno:

  • conseguiti ricavi o percepito compensi non superiori a 85 mila anni. Si ricorda che prima della Legge di Bilancio 2023 l’importo massimo previsto era 65 mila euro;
  • sostenuto spese per un importo complessivo, non superiore a 20 mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costitutivo da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Il regime forfettario prevede l’attuazione di una tassazione agevolata del 15% oppure del 5% per le giovani partite Iva. In particolare si può usufruire del 5% per i primi cinque anni dell’attività individuale. Tuttavia sono state introdotte delle nuove regole. Infatti è stato introdotto un tetto di 100 mila euro quando viene superata l’uscita immediata già per l’anno in corso.

Il regime ordinario cosa prevede?

Il regime ordinario è un regime contabile obbligatorio per società di grandi dimensioni o con un fatturato elevato. Questo regime richiede una contabilità articolata e diversi registri da tenere e presentare alle autorità. Prevede anche il pagamento di:

  • IVA (Imposta sul valore aggiunto),
  • IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche),
  • IRES (Imposta sul reddito delle società),
  • IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive).

La tassazione, nel sistema ordinario, è calcolata in base al principio di progressività, con aliquote IRPEF che aumentano in proporzione al reddito che viene generato dalla tua attività:

  • redditi fino a 15.000€ si applica il 23%;
  • dai 15.001€ ai 28.000€: la percentuale è del 25%;
  • dai 28.001€ ai 50.000€: si applica il 38%;
  • redditi superiori a 50.001€: la percentuale è del 43%.

Oltre queste somme occorre poi versare l’aliquota IRES del 24% sul reddito delle società. Infine c’è l’Irap che è il tributo che ogni anno occorre pagare alla Regione, circa il 3.9%.

Tasse per le partite Iva, il regime semplificato

Con un limite di ricavi annui al di sotto della soglia dei 400.000 euro, invece, è possibile accedere al regime fiscale semplificato che, tra l’altro, non prevede l’obbligo di redigere il bilancio aziendale. Le tasse sono le stesse del regime ordinario, ma in caso di persona fisica si fa riferimento agli scaglioni IRPEF, per la suddivisione del reddito. Infine nel regime semplificato il calcolo del reddito imponibile si basa sul principio di cassa, mentre su quello ordinario sul principio di competenza.

 

 

 

Start up 2023, al via il Premio 2031 di Invitalia, come candidarsi

Start up 2023 arrivano buone notizie per le imprese innovative, grazie ad Invitalia. Ecco come e quando presentare la domanda per candidarsi.

Start up 2023, il Premio 2031

Con comunicato stampa del 12 maggio 2023, Invitalia informa che prende avvio il Premio 2031 per le imprese innovative. Sono previsti premi fino a 50 mila euro in orientamento e accompagnamento al fare impresa. Il premio consiste in:

  • assegnazione di un mentor specializzato da selezionare tra i partner del network  Sistema Invitalia Startup, in base al settore o alla tecnologia della startup. Obiettivo: definire e implementare una strategia di go to market vincente;
  • guida e orientamento all’individuazione dell’incentivo, gestito da Invitalia, più idoneo al progetto d’investimento della startup;
  • un percorso personalizzato di accompagnamento per presentare domanda di finanziamento. Il servizio di accompagnamento fornisce un supporto metodologico per la compilazione del piano d’impresa. Inoltre aiuta il team a ragionare sulle singole scelte progettuali, con un’attenzione particolare alla sostenibilità economico-finanziaria dell’iniziativa, e le eventuali carenze o incoerenze da rivedere. Il servizio si svilupperà attraverso 3 incontri con esperti dell’Agenzia;
  • Occasioni di business matching

Le caratteristiche del premio

Secondo quanto scritto sul comunicato stampa, il Premio 2031 è una competizione gratuita aperta a diverse tipologie:

che abbiano una nuova idea imprenditoriale, in grado di generare una ricaduta economica e un impatto sociale positivo principalmente sul territorio italiano, con sede e base di sviluppo in Italia, ma capacità di crescita internazionale. Inoltre il premio è suddiviso in due bandi. Però permette attraverso un’unica domanda di concorrere contemporaneamente a più percorsi. I 55 partner del Premio hanno la possibilità di selezionare le startup finaliste del loro premio singolo. Le idee proposte devono essere originali, innovative e attuabili, finanziariamente sostenibili e in grado di generare ritorni economici.

Come presentare la domanda per le start up 2023

Per partecipare è necessario presentare il proprio progetto tramite la piattaforma disponibile al sito www.2-0-3-1.com, nella sezione “Partecipa” entro la mezzanotte del 25 giugno 2023. Per essere qualificabile per la competizione, il progetto imprenditoriale presentato deve avere le seguenti caratteristiche:

  • essere innovativo;
  • essere originale;
  • finanziariamente sostenibile;
  • in grado di generare ritorni economici;
  • avere un impatto sociale positivo sul territorio italiano (ad esempio: rispondere a un bisogno concreto, migliorare la qualità della vita delle persone, valorizzare la cultura italiana, migliorare l’ambiente, il territorio);
  • avere almeno una risorsa full time sul progetto;
  • essere una società relativamente recente oppure con la classificazione di PMI innovativa (costituita non prima di gennaio 2021).

I premi sono destinati alle migliori imprese, a persone fisiche, team di progetto e startup innovative con capacità di generare un impatto significativo negli ambiti sociali, territoriali, culturali o ambientali. Infine i premi consistono nella possibilità di investimento, in percorsi di incubazione e di mentorship, in periodi di residenza all’interno dei Centri di Innovazione partner con programmi dedicati.

 

 

Agevolazioni per impianti agrivoltaici, ecco come averle

Le agevolazioni per impianti agrivoltaici sono in arrivo. Ecco tutte le nuove regole da seguire per usufruirne e richiedere i fondi per i sistemi agrivoltaici.

Agevolazioni per impianti agrivoltaici, in cosa consistono?

Il decreto impianti avanzati mira a installare 1.04 GW di nuova capacità verde entro il 30 giugno 2026. Tuttavia si tratta di una produzione annuale stimata di circa 1.300 GWh. Un passo avanti non da poco, visto che gli impianti agrivoltaici non sono altro che un’applicazione del fotovoltaico al settore agricolo. Anche il PNRR prevede l’approvazione dei fondi in questo settore.

Il decreto 14 aprile 2023 del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, detta le regole per richicedere i fondi per l’agrivoltaico. E’ riconosciuto un incentivo composto da:

a) un contributo in conto capitale nella misura massima del 40 per cento dei costi ammissibili;
b) una tariffa incentivante applicata alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete.

I fondi sono destinati agli impianti di natura sperimentale

Per impianto agrivoltaico di natura sperimentale si intende: un impianto agrivoltaico che abbia determinate caratteristiche:

  • 1. soluzioni integrate innovative con montaggio dei moduli elevati da terra. Anche prevedendo la rotazione dei moduli stessi. Comunque in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale, anche eventualmente consentendo l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione;
  • 2. sistemi di monitoraggio, sulla base di linee guida adottate dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria-CREA in collaborazione con il GSE (nel seguito: Linee guida CREA-GSE), che consentano di verificare l’impatto dell’installazione fotovoltaica sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture, la continuità delle attività delle aziende agricole interessate.

Chi sono i beneficiari delle agevolazioni per impianti agrivoltaici?

Possono accedere i benefici le seguenti categorie:

a) imprenditori agricoli come definiti dall’articolo 2135 del codice civile, in forma individuale o societaria anche cooperativa, società agricole;

b) i consorzi costituiti tra due o più imprenditori agricoli e/o società agricole imprenditori agricoli, ivi comprese le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’art. 2135 del codice civile e le cooperative o loro consorzi di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, e associazioni temporanee di imprese agricole;

c) associazioni temporanee di imprese.

Le istanze di partecipazione alle procedure per l’accesso agli incentivi sono inviate al GSE esclusivamente tramite il sito www.gse.it, allegando:

a) l’offerta di riduzione della tariffa di riferimento;
b) la documentazione necessaria;

Prima della chiusura della procedura, il GSE verifica la completezza dell’istanza di partecipazione, dandone comunicazione degli esiti al soggetto proponente.  Successivamente alla chiusura della procedura, il GSE esamina la documentazione trasmessa e conclude la verifica del rispetto dei requisiti necessari per l’ammissione agli incentivi. Il GSE, nei limiti dei contingenti disponibili, forma una
graduatoria che tenga conto del ribasso percentualmente offerto rispetto alla tariffa di riferimento.

Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Il reddito di cittadinanza è destinato ad essere sostituito dall’assegno di inclusione, una misura ridotta rispetto al primo. Il decreto lavoro non prevede solo questa misura, infatti connesso all’assegno di inclusione vi è l’esonero contributivo per chi assume i percettori di assegno. Ecco come funzionerà.

Agevolazioni per chi assume percettori di assegno di inclusione

Dal 2024 prendono il via le nuove misure per l’inclusione di disoccupati, non solo un aiuto economico per le famiglie in difficoltà, ma anche agevolazioni per coloro che decidono di assumere i percettori dell’assegno. In base alle norme adottate con il decreto lavoro, i datori di lavoro potranno ottenere fino a 8.000 euro per le assunzioni.

I benefici contributivi per i datori di lavoro variano in base alla tipologia di contratto che viene stipulata.

In particolare in caso di contratto a tempo indeterminato, apprendistato o trasformazione di un contratto a tempo determinato in uno a tempo indeterminato si può ottenere il massimo del vantaggio, cioè una sgravio contributivo del 100% fino al valore massimo di 8.000 euro.
Nel caso in cui si provveda a un contratto a tempo determinato, lo sgravio contributivo potrà invece ammontare al 50% fino a un valore massimo di 4.000 euro.

Lo sgravio riguarderà i contributi previdenziali e non prevede effetti sulla maturazione dei requisiti pensionistici e sugli importi della futura pensione, in poche parole lo sgravio andrà ad avvantaggiare il datore di lavoro, ma non danneggerà il lavoratore al momento della percezione della pensione. Lo sgravio contributivo sarà calcolato su base mensile e avrà una durata massima di un anno.

Lo sconto non riguarderà i contributi assicurativi, cioè i premi da versare all’Inail.

Sanzioni per i datori di lavoro

Sono previste sanzioni per i datori di lavoro che licenzieranno coloro che sono stati assunti con i benefici fiscali previsti per l’assunzione dei percettori del reddito. In particolare dovranno restituire l’incentivo fruito, maggiorato di sanzioni civili. Sono esclusi da tale disposizione i licenziamenti per giusta causa e per giustificato motivo.

Come ottenere i benefici previsti per l’assunzione di percettori assegno di inclusione

I datori di lavoro per ottenere il beneficio devono inserire la loro proposta di lavoro nel Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa ( Sisl). Benefici sono previsti anche per le Agenzie per il lavoro che effettuano la mediazione volta all’assunzione dei percettori dell’assegno di inclusione, in questo caso il contributo previsto è del 30% dell’incentivo massimo annuo.

Contributi sono previsti anche in favore dei percettori di assegno di inclusione che avviano un’attività di lavoro autonomo, rinunciando così alla misura welfare. Potranno ottenere un beneficio aggiuntivo pari a sei mensilità dell’assegno, nei limiti di 500 euro mensili.

Leggi anche: Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Fondi Pmi Cultura: dal giorno 11 maggio aperte le istanze

Dal giorno 11 maggio 2023 le PMI ( piccole medie imprese) che operano nel settore cultura possono proporre domanda per accedere al Fondo di 20 milioni di euro stanziato in loro favore. Ecco chi può accedere e quali progetti sono finanziabili con i Fondi Pmi Cultura.

A chi sono rivolti i fondi PMI Cultura?

L’obiettivo dei Fondi PMI per le imprese del settore cultura sono volti a “Promuovere l’innovazione e l’eco-design inclusivo, anche in termini di economia circolare e orientare il pubblico verso comportamenti più responsabili nei confronti dell’ambiente e del clima”

Sono rivolti a :

  • piccole e medie imprese;
  • enti del terzo settore;
  • organizzazioni ed enti no profit.

Tali soggetti devono essere impeganti nel settore cultura e devono in particolare occuparsi di:

  • musica;
  • settore audio visivo e audio (cinema, televisione, video-giochi, software e multimedia);
  • moda;
  • architettura e design;
  • arti visive ( tra cui fotografia, spettacoli dal vivo e festival);
  • patrimonio culturale materiale e immateriale (tra cui archivi, musei e biblioteche);
  • artigianato artistico; editoria, libri e letteratura;
  • Area interdisciplinare.

Quali progetti sono finanziabili con il Fondo PMI cultura?

Tali soggetti possono accedere ai fondi previsti per la realizzazione di progetti:

  • di ecodesign e sensibilizzazione verso le tematiche ambientali;
  • ideazione di strumenti e soluzioni per la realizzazione di eventi, attività e servizi culturali a basso impatto ambientale;
  • redazione e attuazione di piani di sviluppo di governance e di misurazione degli impatti ambientali, ivi compresi programmi di efficienza energetica;
  • realizzazione di progetti culturali con una forte componente didattica ed educativa rivolta a tematiche ambientali;
  • sviluppo e prototipazione sperimentale, finalizzate all’ecodesign dei prodotti e al recupero, riuso, riciclo di prodotti.

Come presentare la domanda per accedere ai Fondi PMI Cultura?

Le domande per accedere al fondo devono essere presentate tramite la piattaforma Invitalia. Le domande possono essere presentate dalle ore 12 del giorno 11 maggio 2023 fino al giorno 12 luglio 2023 alle ore 18:00.

Saranno acquisite e analizzate, otterranno i fondi in base al merito del progetto presentato. Proprio per questo motivo è bene fare particolare attenzione alla presentazione del progetto in modo che possa risultare particolarmente accattivante, ben strutturato, realizzabile. Si ricorda che trattasi di fondi a titolo perduto e di conseguenza i soldi non devono essere restituiti.

Alternanza scuola lavoro, con il decreto Lavoro arriva la riforma

Dopo gli incidenti che hanno caratterizzato l’anno scorso e che hanno coinvolto numerosi studenti impegnati nell’alternanza scuola lavoro, arriva la riforma inserita all’interno del decreto Lavoro varato il 1° maggio. Ecco cosa cambierà nei prossimi mesi.

Alternanza scuola-lavoro: arriva la riforma

La sicurezza dei percorsi di formazione e avviamento all’impiego previsti nell’alternanza scuola-lavoro è un elemento importante e troppe volte messo a rischio, nonostante vi siano norme che dovrebbero tutelare gli studenti. Proprio in seguito alla morte e in alcuni casi meno gravi, infortuni si è sentita l’esigenza di provvedere a una riforma dell’istituto.

Il ministro dell’Istruzione, Valditara, ha spiegato la riforma mira rafforzamento delle esperienze “on the job” ed è frutto dell’ascolto dei soggetti coinvolti e in particolare sindacati, stakeholder, imprese e vari componenti del mondo della scuola. Il nuovo protocollo di sicurezza entrerà in vigore nel prossimo anno scolastico 2023-2024.

Nuovi obblighi per le imprese impegnate nell’alternanza scuola-lavoro

La prima cosa da sottolineare è che le imprese che vogliono ospitare i ragazzi dell’alternanza scuola lavoro, compresi quelli impegnati nei PCTO (Percorsi trasversali per l’orientamento) dovranno redigere un nuovo documento di valutazione dei rischi con indicazione dei dispositivi di sicurezza da utilizzare.

Il documento deve essere pertinente con i reali rischi caratteristici di una determinata tipologia di mansioni in un determinato ambito lavorativo. Nel nuovo documento vi dovrà essere una sezione specifica per la prevenzione ed i dispositivi di protezione dedicati agli studenti. Tale sezione dovrà essere integrata alla Convenzione stipulata tra scuola e impresa. Con il decreto adottato il 1° maggio si rafforza il Registro per l’alternanza scuola-lavoro presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, con l’inserimento di ulteriori requisiti che devono possedere le imprese ospitanti.

Gli obblighi delle scuole

La sicurezza sul lavoro dovrà inoltre essere trattata anche nell’ambito delle lezioni di educazione civica.

L’esperienza lavorativa dovrà essere inerente al percorso di studi, proprio per questo il piano di formazione e il PCTO devono essere compatibili/coerenti. Ci sarà inoltre il monitoraggio delle attività di Pcto e dovrà essere emanato un decreto ministeriale con le linee guida per il Pcto.

Anche se è triste pensare che vi debba essere una previsione simile, è stato istituito un fondo con 10 milioni di euro per il 202e e 3 milioni di euro per il 2024 da utilizzare per l’indennizzo delle famiglie degli studenti vittime di incidenti durante l’attività di alternanza scuola-lavoro.

Leggi anche: Alternanza Scuola- Lavoro: come possono registrarsi le aziende

Bonus assunzione Neet, fino al 60% della retribuzione coperta dallo Stato

Con il decreto Lavoro arriva il Bonus assunzione Neet, uno sconto del 60% della retribuzione da versare nel caso in cui l’assunzione riguardi giovani under 30 che non lavorano e non sono impegnati in attività di formazione.

Bonus assunzione Neet, copre fino al 60% della retribuzione

Si parla spesso dei Neet, cioè i giovani con meno di 30 anni che non hanno un lavoro e non sono impegnati in attività di formazione. Si tratta di soggetti a rischio in quanto potrebbero avere difficoltà anche in futuro ad inserirsi in modo proficuo nel mondo del lavoro, proprio per questo il Governo sta cercando soluzioni che potrebbero agevolare il loro inserimento. Tra i provvedimenti previsti all’interno del decreto Lavoro vi è un importante sgravio in favore dei datori di lavoro che decidono di impiegare questa categoria di persone. Si parla anche di Bonus assunzione Neet o Bonus Neet.

L’agevolazione è prevista in favore di datori di lavoro che stipuleranno nel periodo compreso tra il 1° giugno 2023 e il 31 dicembre 2023 un contratto di lavoro:

  • a tempo indeterminato;
  • a tempo determinato;
  • contratto di lavoro in somministrazione.

Viene esclusa l’applicabilità ai lavoratori domestici.

Come funziona il bonus assunzione Neet?

Siamo abituati generalmente a vedere che i bonus previsti per le assunzioni riguardano soprattutto sgravi contributivi, non è così in questo caso, infatti l’agevolazione va a ricadere direttamente sulla retribuzione e sarà pari al 60% della stessa. Il punto di riferimento per il calcolo sarà la retribuzione lorda mensile a fini previdenziali. A ciò si deve aggiungere che la durata dell’agevolazione sarà di 12 mesi.

Affinché si possa ottenere lo sgravio del 60% della retribuzione lorda media mensile è necessario che la persona assunta:

  • abbia meno di 30 anni;
  • appartenga alla categoria dei neet cioè Not in Education, Employment or Training non lavorare e non essere inseriti in un corso di formazione;
  • sia iscritta al programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani, in attuazione del programma europeo Garanzia Giovani.

Il bonus viene riconosciuto anche per l’assunzione di ragazzi che in precedenza hanno avuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il bonus Neet è cumulabile anche con altre agevolazioni, ad esempio il bonus giovani.

Dal punto di vista pratico per ottenere il Bonus Neet l’azienda, certa del fatto che il soggetto che si vuole occupare rientri nella categoria Neet, deve proporre telematicamente la domanda all’Inps che valuterà la disponibilità di risorse ed entro 5 giorni darà conferma dell’applicazione dell’agevolazione. A questo punto il datore di lavoro deve provvedere entro 7 giorni a formalizzare il contratto e trasmetterlo all’Inps.

Il Governo per il 2023 ha stanziato in favore di questa misura ben 80 milioni di euro, ulteriori fondi sono previsti per il 2024. Il fondo si riparte poi tra le Regioni. I datori di lavoro potranno avvalersi dell’agevolazione tenendo in considerazione che la stessa rientra nel regime degli aiuti de minimis che prevede un limite di aiuti di 200.000 euro nell’arco di 3 anni.

Fondo nuove competenze, arrivano nuovi fondi per le imprese

Nella bozza del decreto Lavoro approvata il 1° maggio c’è il rifinanziamento del Fondo nuove competenze che, di conseguenza, dovrebbe continuare ad essere utilizzato dalle imprese per la formazione e riqualificazione dei lavoratori fino al 2027.

Cos’è il Fondo Nuove Competenze

Il fondo nuove competenze nasce con il DL 34 /2020 del Governo Conte e finanziato con Fondi europei, possono accedervi le aziende che propongono la riqualificazione del personale. La misura è gestita dal punto di vista operativo da ANPAL ( Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) e prevede il finanziamento di corsi di formazione utili alla riqualificazione del personale e alla eventuale ricollocazione dei lavoratori nel mondo del lavoro.

Il Fondo nuove competenze con il decreto lavoro ottiene un rifinanziamento fino al 2027 e tale nuova dotazione sarà diretta a finanziare accordi di rimodulazione dell’orario di lavoro, la retribuzione oraria e i contributi dell’orario di lavoro dedicato alla formazione,

Le risorse per il rifinanziamento del Fondo nuove competenze arrivano dal Piano nazionale Giovani, donne, lavoro a cui si aggiungono fondi del Fondo sociale europeo +, inoltre potrebbero aggiungersi risorse del Programma Operativo Complementare POC SPAO. Non è però ancora stato determinato l’ammontare del rifinanziamento.

Come accedere al Fondo nuove competenze?

I datori di lavoro possono accedere al fondo nuove competenze per finanziare le ore di formazione in favore dei lavoratori e quindi pagare i contributi per tali ore e sostenere il costo di materiale e professionisti.

Per accedere al fondo nuove competenze è necessario presentare istanza attraverso MyAnpal, il servizio messo a disposizione dal ministero del Lavoro.

Naturalmente per conoscere i nuovi fondi sarà necessario attendere il decreto attuativo che renderà il tutto operativo.

Ricordiamo che il decreto lavoro contiene anche ulteriori misure, come la detassazione fino a 3.000 euro dei fringe benefit, la nuova disciplina dell’assegno di inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, sono inoltre previste nuove norme per il rinnovo dei contratti a tempo determinato.

Per saperne di più leggi gli approfondimenti: Approvato il Decreto Lavoro, la Meloni lo spiega con un video

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

La tredicesima mensilità sarà detassata? Ecco le novità annunciate

Nell’audizione del 2 maggio 2023 nelle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato, il vice-ministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha annunciato che tra le intenzioni del Governo vi è la detassazione della tredicesima mensilità. Sono molti i lavoratori e pensionati che a questa notizia hanno espresso la loro approvazione, ma potranno vedere una tredicesima più importante già a dicembre 2023? Questi i chiarimenti.

Nel decreto Lavoro taglio del cuneo fiscale, ma la tredicesima mensilità non sarà detassata

La prima cosa da sottolineare è che la detassazione della tredicesima mensilità non è prevista nel decreto Lavoro varato il 1° maggio 2023. Tale provvedimento contiene misure per il lavoro che contribuiranno per un breve lasso di tempo ad aumentare la busta paga, si tratta del taglio del cuneo fiscale.

La norma prevede un taglio del 6% sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, il taglio non si applica alla tredicesima mensilità. Solo nel caso di retribuzione imponibile inferiore a 1.923 euro l’esonero sale al 7%.

L’obiettivo è rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale ma per il momento tale non è.

La tredicesima mensilità sarà detassata nel 2024?

Per quanto riguarda la detassazione della tredicesima mensilità annunciata dal vice-ministro Maurizio Leo, la prima cosa da sottolineare è che non si tratta di un provvedimento che sarà adottato a breve e valido per il 2023. Si tratta di un’ipotesi allo studio e ancora non è chiaro quale dovrebbe essere la forma, infatti Maurizio Leo ha annunciato che potrebbe essere applicata attraverso l’applicazione di una flat tax incrementale su redditi dei lavoratori dipendenti.

Sappiamo che la flat tax incrementale è una tassa piatta applicata all’aumento di reddito tra un determinato periodo di imposta e un periodo precedente, si parla generalmente del reddito medio degli ultimi tre anni. Secondo chi scrive una flat tax incrementale sui redditi dei lavoratori dipendenti difficilmente sarà in grado di produrre una detassazione sulla tredicesima mensilità, ma come anticipato è una bozza di progetto che non sarà comunque in vigore per dicembre 2023.

Leggi anche: Approvato il Decreto Lavoro, la Meloni lo spiega con un video

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?