Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

L’ape sociale è l’anticipo pensionistico a cui possono accedere lavoratori che si trovano in situazione di difficoltà, ad esempio disoccupati, ma anche coloro che svolgono lavori gravosi. Sui beneficiari di tale opzione vi sono numerosi dubbi, molti si chiedono: ma gli agricoltori possono accedere aquesta misura? Ecco come funziona l’anticipo pensionistico per gli agricoltori.

Ape sociale per gli agricoltori, chi può accedere all’anticipo pensionistico?

L’anticipo pensionistico consente a coloro che svolgono lavori gravosi di andare in pensione a 63 anni di età, quindi in anticipo rispetto a quelli che sono i requisiti richiesti dalla legge Fornero. Precisano Inps e Inail che tale opportunità si riconosce sia ai lavoratori agricoli dipendenti, sia ai lavoratori autonomi.

I lavoratori del settore agricolo per poter accedere all’anticipo pensionistico Ape Sociale, oltre ad aver compiuto 63 anni di età, devono anche avere maturato un’anzianità contributiva di almeno 36 anni. Questo requisito può essere ridotto fino a due anni per le donne con figli.

Per poter accedere all’Ape Sociale il lavoratore non deve aver maturato tutta l’anzianità contributiva nel settore agricolo, infatti basta che il lavoratore abbia svolto il lavoro gravoso per 6 anni negli ultimi 7 o per 7 anni negli ultimi 10 al momento della presentazione della richiesta di Ape Sociale.

Quanto ricevono gli agricoltori con l’anticipo pensionistico?

Una volta inoltrata la domanda per accedere all’anticipo pensionistico, l’Inps verifica che il lavoratore abbia tutti i requisiti per potervi accedere.

Chi accede riceve una rata mensile pari all’ammontare della pensione maturata, comunque l’importo non può essere maggiore rispetto a 1.500 euro. Non si tratta di una vera pensione, infatti l’importo negli anni non si rivaluta. Al maturare dei requisiti per il vero e proprio pensionamento, vengono effettuati nuovamente i calcoli degli importi e si ottiene l’assegno pensionistico definitivo che può subire di anno in anno rivalutazione in base all’inflazione.

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Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Rider nuove tutele dall’Unione Europea

Negli ultimi anni si è affermata sempre più la professione dei rider. Si tratta di lavoratori molto ricercati il cui compito è effettuare, nel più breve tempo possibile consegne a domicilio utilizzando mezzi agili come bici e scooter. Naturalmente non mancano rider in auto. Nella maggior parte dei casi sono usati per le consegne di cibo e il loro numero si è moltiplicato durante l’emergenza Covid.

Purtroppo però non sempre le condizioni di lavoro sono adeguate, ecco perché l’Unione Europea è intervenuta con una disciplina che dovrà essere applicata in tutto il territorio e quindi anche in Italia. Ecco cosa cambia per i rider.

Rider, stretta sulle false partite Iva

La disciplina prevista dall’Unione europea per i rider mira in primo luogo a evitare il fenomeno delle false partite Iva che in realtà nasconde sfruttamento. Attualmente in Unione Europea ci sono circa 28 milioni di rider e la maggior parte di loro figura come lavoratore autonomo. Questa pratica prevede che i datori di lavoro per evitare di pagare contributi previdenziali e assistenziali e di applicare i contratti di lavoro, chiedono all’aspirante rider di aprire una partita Iva, in questo modo gli oneri ricadranno sul lavoratore che dovrà versarli decurtandoli dai compensi ricevuti. Il rischio è ottenere dei compensi effettivi insufficienti a una vita dignitosa.

Per evitare questa pratica la nuova disciplina dell’Ue prevede l’inversione dell’onere della prova al fine di ottenere il contratto da lavoratore dipendente. Insomma non sarà il lavoratore a dover dimostrare che il rapporto di lavoro si configura con gli elementi caratteristici del lavoro dipendente e non del lavoro autonomo, ma sarà il committente/datore di lavoro a dover dimostrare che effettivamente il lavoro si svolge in modalità tale che il rider possa essere considerato lavoratore autonomo.

Come determinare se il rider svolge lavoro autonomo o dipendente?

L’Unione europea ha fissato i criteri per delineare se trattasi di lavoro autonomo o dipendente:

  • previsione di norme inerenti aspetto e abbigliamento;
  • previsione di norme di comportamento;
  • limiti alla quantità di denaro che possono ricevere gli addetti;
  • restrizioni alla possibilità di rifiutare un incarico;
  • determinazione degli orari di lavoro.

Nel momento in cui nel rapporto di lavoro vi sono almeno 3 di queste caratteristiche il lavoratore può chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da autonomo a dipendente con tutte le conseguenze che ne derivano sul piano delle tutele sociali.

La normativa prevede inoltre che i lavoratori siano informati sull’eventuale utilizzo di sistemi di monitoraggio del lavoro.

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Bonus estivo lavoratori turismo, di cosa si tratta? Chi può riceverlo?

I lavori di conversione del decreto Lavoro, decreto legge 48 del 2023, continuano a riservare sorprese, infatti tra gli emendamenti approvati vi è quello che definito Bonus estivo lavoratori turismo, in realtà non si tratta di un vero bonus, ma un importo maggiore in busta paga derivante dalla detassazione del lavoro notturno e svolto nei lavori festivi.

Bonus estivo lavoratori turismo, cos’è

Il comparto turismo sta avendo negli ultimi anni notevoli difficoltà, le prime sono state legate alle sospensioni di attività derivanti dal Covid, le seconde sono determinate dal fatto che il settore turismo è in forte ripresa. C’è una domanda elevata da parte di turisti italiani e stranieri, turisti che decidono di muoversi anche solo per un giorno, per scappare via dalle città e dedicarsi ad arte cultura, relax.

Sembra essere una notizia interessante e positiva, ma la realtà è ben diversa perché molti operatori non riescono a soddisfare la domanda a causa delle difficoltà a trovare personale. Denunciano il fatto che anche quando offrono compensi più elevati rispetto a quelli previsti per le diverse categorie dal contratto nazionale comunque non trovano personale, in particolare quello stagionale. A rendere questo settore poco attrattivo sono gli orari di lavoro e il fatto che viene percepito come un lavoro precario. Per aiutare il settore si è quindi pensato a un bonus lavoratori turismo.

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Un emendamento approvato in Commissione Senato prevede la detassazione dei compensi maturati per il lavoro notturno e per quello svolto nei giorni festivi.

Bonus estivo lavoratori turismo, come funziona?

L’articolo 39 bis aggiunto al decreto legge 48 del 2023 è rubricato Detassazione lavoro notturno e festivi per dipendenti di strutture turistico-alberghiere e mira a riconoscere ai lavoratori del settore turismo, ivi inclusi gli stabilimenti termali, una somma a titolo di trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario effettuato nei giorni festivi.

Affinché si possa ottenere questo beneficio è necessario rispettare delle condizioni, in particolare, non possono ottenerlo i lavoratori del settore privato che nell’anno di imposta 2022 hanno maturato un reddito superiore a 40.000 euro.

In base a quanto stabilisce la normativa il bonus lavoratori turismo non sarà riconosciuto in automatico, ma solo dietro presentazione di istanza. La norma prevede infatti “Il sostituto d’imposta riconosce il trattamento integrativo speciale di cui al comma 1 su richiesta del lavoratore, che attesta per iscritto l’importo del reddito di lavoro dipendente conseguito nell’anno 2022”.

Tale importo potrà essere usato dal datore di lavoro in compensazione.

Per gli altri contenuti del decreto Lavoro, leggi:

Azzeramento contributi badanti, ultime notizie per chi assume 

Reddito di cittadinanza e assegno inclusione, limiti al rifiuto impiego

 

Reddito di cittadinanza e assegno inclusione, limiti al rifiuto impiego

Con un emendamento al decreto lavoro sono ulteriormente specificate le condizioni per poter percepire l’assegno di inclusione/reddito di cittadinanza. Tra le norme che stanno facendo discutere vi è la previsione dell’obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km se si ha un figlio under 14. Cosa vuol dire?

Nel decreto Lavoro misure per gli occupabili che percepiscono assegno di inclusione

L’Assegno di inclusione è la misura destinata a sostituire il reddito di cittadinanza, rispetto a questo ha però dei limiti diversi, si percepisce per un tempo minore e ha importi inferiori.

Particolare attenzione si pone anche in questo caso sulla occupabilità dei percettori del reddito di inclusione che perdono il sussidio nel caso in cui rifiutino una proposta di lavoro.

Nel decreto Lavoro è stata fatta un’ulteriore precisazione attraverso un emendamento approvato in commissione al Senato, infatti è previsto che nel caso di occupabile con un figlio under 14, è previsto che vi sia l’obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km o presso una sede che richieda un tempo di viaggio inferiore a 2 ore con i mezzi pubblici.

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Obbligo di accettare un lavoro entro gli 80 km per chi ha figli under 14

Questa regola trova applicazione non solo in caso di famiglie in cui sono presenti due genitori, ma anche nel caso in cui si tratti di famiglia monogenitoriale o in cui i genitori siano separati. Questo implica che la presenza di minori non costituisce un ostacolo all’accettazione dell’impiego e non è un motivo sufficiente alla rinuncia alla proposta sebbene la stessa preveda di lavorare in un Comune diverso da quello di residenza.

Ne deriva che nel caso in cui la proposta di lavoro preveda una distanza tra il luogo di lavoro e la residenza superiore a 80 km o che richieda un tempo di percorrenza maggiore di 120 minuti, in presenza di figli under 14, il rifiuto non costituisce motivo sufficiente alla perdita del sussidio del reddito di cittadinanza/assegno di inclusione.

Leggi anche: Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Azzeramento contributi badanti, ultime notizie per chi assume

Novità importanti per chi assume o stabilizza badanti: un emendamento prevede la decontribuzione totale per 3 anni. Ecco i dettagli dell’azzeramento contributi badanti.

Azzeramento contributi badanti, a chi si rivolge?

In Italia vi è una situazione sociale particolare, poche nascite, aumento dell’aspettativa di vita e tutto ciò che ne consegue, cioè persone anziane che hanno bisogno di avere assistenza, spesso continua, e giovani che invece hanno bisogno di lavorare. Al fine di aiutare le famiglie a gestire il welfare vi sono quindi molteplici iniziative, tra queste l’ultima arriva nell’esame in commissione del decreto Lavoro, è stato infatti approvato l’emendamento che prevede l’azzeramento della contribuzione per chi assume o stabilizza badanti.

L’emendamento prevede un esonero contributivo del 100% fino ad un valore massimo di 3.000 euro l’anno. L’agevolazione avrà durata triennale, quindi la decontribuzione si applica per il 2023, 2024 e 2025.

Affinché si possa ottenere l’agevolazione il contratto deve essere stipulato per l’assistenza a persone non autosufficienti di età superiore ai 65 anni.

Limiti alla decontribuzione per l’assunzione badanti

L’ultima condizione prevista per poter usufruire dell’azzeramento dei contributi per l’assunzione di badanti è che tra il lavoratore e il datore di lavoro non sia cessato un rapporto di lavoro precedentemente stipulato da meno di 24 mesi, insomma non si può ottenere per la riassunzione di personale già cessato.

Tale deroga vige anche se il precedente contratto di assunzione era stato stipulato tra il lavoratore e altra persona dello stesso nucleo familiare. Questo implica che se il precedente contratto era stato stipulato dal coniuge A e il lavoratore X e il successivo tra il coniuge B e lo stesso lavoratore X e sia cessato da meno di 24 mesi, non si può usufruire della decontribuzione per l’assunzione di badanti.

L’agevolazione non può inoltre essere sfruttata nel caso in cui l’assunzione riguardi parenti o affini.

Per l’azzeramento degli oneri contributivi per l’assunzione di badanti è stato istituito un fondo del valore di 15 milioni di euro. Naturalmente la decontribuzione non avrà effetti a fini pensionistici sul lavoratore, insomma vengono comunque riconosciuti tutti i diritti previdenziali e assistenziali ai lavoratori.

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Polizia di Stato e Pubbliche amministrazioni, nuove assunzioni con il decreto Pa

Dal decreto Pa approvato dal Governo emergono importanti novità nel settore delle assunzioni in Pubblica amministrazione, non cambiano solo i concorsi con procedure più snelle, ma ci sono anche importanti novità per quanto riguarda le assunzioni. I settori interessati sono numerosi e tra questi anche la Polizia di Stato.

Assunzioni Forze dell’ordine

Il decreto Pa va incontro alle esigenze di chi vorrebbe lavorare nel corpo della Polizia di Stato, infatti è prevista l’assunzione di un contingente massimo di 302 unità con scorrimento della graduatoria del bando Polizia di Stato del 2022. Si tratta di idonei non vincitori che ora sono ripescati e possono quindi iniziare a lavorare. Per l’Arma dei carabinieri c’è l’assunzione straordinaria di ulteriori 371 unità. Per quanto riguarda invece la Guardia di Finanza le ulteriori assunzioni rispetto alle previsioni iniziali autorizzate con il decreto PA sono di 289 unità che dovranno essere collocate nella componente specialistica Anti Terrorismo e Pronto Impiego del Corpo della guardia di finanza.

Assunzioni semplificate in Pubblica Amministrazione anche senza concorso

La Pubblica amministrazione affronta una fase difficile a causa della mancanza di personale, ecco perché oltre ad essere previsti concorsi snelli e senza la prova orale per i prossimi 3 anni, ci sono ulteriori semplificazioni.

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Ulteriori 3.000 assunzioni sono previste nell’ambito della Pubblica Amministrazione, in questo caso le nuove risorse saranno concentrate soprattutto nei piani di realizzazione del Pnrr. Non si tratterà solo di nuovi concorsi, infatti è prevista la stabilizzazione di personale assunto a tempo determinato che abbia maturato almeno 36 mesi di servizio e che abbia avuto una valutazione positiva del servizio fornito.

Infine, le Pubbliche amministrazioni fino al 31 dicembre 2026 potranno assumere con contratto di apprendistato giovani laureati. Inoltre in seguito ad apposite convenzioni potranno assumere studenti di età inferiore a 24 anni con contratti di formazione e lavoro. I nuovi “arrivati” dovranno essere assunti nell’area funzionari.

Le PA possono stipulare questi contratti nel limite del 10% delle loro facoltà assunzionali. Sempre nei limiti delle facoltà assunzionali delle PA, questi contratti potranno essere trasformati in contratti a tempo indeterminato in seguito a valutazione positiva del servizio prestato e a condizione che i candidati abbiano i requisiti per coprire il ruolo.

Ultime norme

Il decreto Pa interviene sulle norme per l’assunzione dei disabili. In particolare all’interno della quota riservata dalla normativa vigente all’assunzione obbligatoria di soggetti rientranti nelle categorie protette, si individuano particolari categorie di soggetti difficili da collocare nel mondo del lavoro per i quali si crea una sorta di corsia preferenziale.

Per i comuni con meno di 15.000 abitanti viene confermata la possibilità di chiedere l’utilizzo di dipendenti di altre amministrazioni.

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Concorsi pubblici, con il decreto Pubblica Amministrazione salta l’orale

Importanti novità nei concorsi pubblici, il decreto Pubblica Amministrazione prevede infatti la possibilità di saltare la prova orale e riserve di posti per il Servizio  Civile. Ecco cosa cambia per chi partecipa.

Concorsi pubblici, tra bando e assunzione ci saranno massimo 6 mesi

Che le pubbliche amministrazioni siano in affanno è ormai noto a tutti, manca il personale, il ricambio generazionale è fermo al palo, c’è bisogno di forza lavoro. Proprio per questo motivo nel decreto Pubblica Amministrazione ci sono importanti novità sulle procedure. In primo luogo le selezioni dovranno avere una durata massima di sei mesi, addio quindi alle lunghe procedure con prove distanziate di mesi e difficoltà ad arrivare all’assunzione, tutto dovrà essere risolto in un breve lasso di tempo.

La seconda novità importante è la possibilità di gestire le prove telematicamente.

Addio prova orale nei concorsi pubblici

La novità però più importante riguarda l’orale, infatti per 3 anni, cioè fino al 2026 sarà possibile organizzare concorsi pubblici che non prevedano lo svolgimento della prova orale. Questa possibilità viene però riconosciuta solo per i concorsi che mettano al bando posizioni non apicali all’interno dell’Amministrazione, in poche parole per i ruoli dirigenziali resta la necessità di superare anche la prova orale.

Le novità non finiscono qui, infatti anche per gli idonei cambiano le regole. Attualmente si prevede che risultino idonei tutto coloro che superano le prove di un concorso e di conseguenza è possibile essere assunti per scorrimento dalla stessa amministrazione o da altre amministrazioni. Con le nuove regole risultano idonei solo coloro che rientrano nella fascia del 20% dei posti dopo l’ultimo degli assegnati.

Riserva di posti per il Servizio Civile Universale

Il decreto Pubblica amministrazione prevede inoltre una quota di riserva di posti del 15% a coloro che hanno partecipato senza demerito al Servizio civile universale. Naturalmente potranno usufruire di questo beneficio solo coloro che hanno effettivamente superato le prove del concorso.

Restrizioni alla partecipazione per evitare posti non coperti

Per i concorsi nazionali unici la regola generale prevede che i candidati già dal momento della presentazione della domanda indichino per quale ambito territoriale (ad esempio Regione) intendono concorrere, mentre per i bandi che prevedono diverse posizioni è previsto il limite di iscrizione a un solo profilo.

L’obiettivo è formare delle graduatorie in grado di soddisfare le esigenze delle PA, infatti è capitato in precedenza che alcuni candidati avevano superato le prove per diversi profili, scelto quello più consono/conveniente rispetto alle proprie aspettative e altri posti erano rimasti non coperti.

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Concorso assistente amministrativo al Quirinale

È stato pubblicato il bando per il concorso assistente amministrativo al Quirinale, si possono presentare le domande di partecipazione fino al giorno 22 giugno 2023, meglio affrettarsi.

Requisiti concorso assistente amministrativo al Quirinale

Lavorare al Quirinale è il sogno di molti e ora c’è la possibilità di accedere con il ruolo di assistente amministrativo.

Per partecipare al concorso è necessario avere un’età non superiore a 40 anni; il limite di età è da considerarsi superato alla mezzanotte del giorno in cui sono compiuti gli anni. Il candidato deve essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore.

Naturalmente anche in questo caso è necessario avere, come per tutti i concorsi pubblici, il godimento dei diritti civili e politici. Per quanto riguarda i requisiti etici-morali è necessario nona vere subito una condanna con sentenza definitiva per reati che prevedono l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Tra i requisiti, occorre sottolineare il punto e, comma 1, articolo 2 che sottolinea la necessità di “idoneità fisica all’impiego in relazione al profilo professionale per il quale si concorre; è in ogni caso richiesta la piena integrità e la piena funzionalità degli arti superiori ed inferiori”.

Come presentare la domanda al concorso

La domanda di partecipazione al concorso per assistente amministrativo al Quirinale deve essere presentata online attraverso il sito https://www.quirinale.it/ . Per poter presentare la domanda è necessario effettuare un versamento 12 euro mediante bonifico su conto corrente bancario intestato al Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, identificato mediante Iban IT8O0100503366000000005001. Deve essere indicata la causale “nome e cognome del candidato concorso assistenti amministrativi”. Dovranno inoltre essere indicati gli elementi identificativi del versamento.

Le prove del concorso assistenti amminstrativi al Quirinale

In caso di presentazione di domande in numero eccessivo (25 volte superiore il numero dei posti disponibili), il bando dispone che i candidati debbano affrontare una prova pre-selettiva consistente in 60 quesiti a risposta multipla. Gli stessi verteranno:

  • 20 quesiti attitudinali a carattere: critico-verbale, logico-matematico;
  • 20 quesiti di nozioni di diritto pubblico generale;
  • 20 quesiti di cultura generale.

Saranno ammessi alle prove successive i candidati che si pongono nei primi 200 posti nella graduatoria, aumentati dei pari punteggi.

La prima prova scritta si compone di 4 quesiti a risposta aperta:

  • 2 quesiti su nozioni di diritto pubblico generale;
  • 2 quesiti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Segue la prova orale che consiste in un colloquio sulel stesse materie della prova scritta a cui si aggiungono:

  • ordinamento e funzioni del segretariato generale della Presidenza della Repubblica;
  • diritti, doveri, codice di comportamento e responsabilità dei pubblici dipendenti;
  • lettura e traduzione di un breve testo in inglese;
  • conoscenza basilare degli applicativi informatici più conosciuti.

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Tirocini, aumentati gli importi delle indennità. Ecco di quali

Per chi svolge un tirocinio  nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani vi è un’importante novità, cioè l’aumento degli importi erogati anche i favore di coloro che già stanno svolgendo i percorsi di formazione-lavoro.

Quali tirocini avranno l’aumento di indennità?

L’indennità per i tirocini svolti nell’ambito del PON IOG (Programma operativo nazionale iniziativa occupazione giovani) passa da 300 euro mensili a 500 euro mensili. A rendere nota questa novità è l’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro) con un comunicato del 25 maggio 2023.

Il Pon Iog è un programma volto a contrastare la disoccupazione giovanile, si tratta di tirocini extracurriculari attraverso percorsi formativi all’interno delle aziende pubbliche e private mirati a formazione e inserimento. Si tratta di un’esperienza pratica spendibile nel mercato del lavoro e che consente di arricchine il proprio curriculum. I tirocini sono attivati attraverso una convenzione tra l’azienda e l’ente promotore che garantisce la tutela dei tirocinanti.

Quando entra in vigore l’aggiornamento dell’indennità per i tirocini?

L’aggiornamento dell’importo sarà operativo a partire dalla mensilità successiva rispetto alla data del 25 maggio, quindi dal mese di giugno 2023, saranno coinvolti dall’aumento tutti i giovani coinvolti nel progetto, compresi i soggetti in situazione di svantaggio o con disabilità.

Ricordiamo che i tirocini in oggetto hanno la durata massima di 6 mesi.

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Smart working 2023, cosa succede dopo il 30 giugno?

Lo smart working 2023 dovrebbe cambiare alla fine del mese di giugno. Ma come cambierà? Ecco quello che dovrebbe succedere per i prossimi mesi.

Smart working 2023, cosa sta per succedere?

Durante il periodo di restrizioni a causa del Covid-19 lo smart working è stato notevolmente incrementato. Tanto che tutt’oggi ci sono delle aziende che hanno preferito continuare a scegliere questa tipologia di lavoro, rispetto alla classica in sede aziendale. Tuttavia il 30 giugno 2023, scade il diritto per i più fragili (sia nel pubblico che nel privato) e per i genitori con figli fino a 14 anni (nel privato).

Almeno che non ci siano ulteriori proroghe a partire dal primo luglio si ritorna a lavorare in presenza. Ma sicuramente il Covid ha fatto da sparti acqua nel mondo del lavoro. Infatti lo smart working oltre a essere approvato da molte imprese, soprattutto nel settore dell’informatica e del digitale, sarà regolato esclusivamente dagli accordi individuali tra aziende e lavoratori.

Accordi individuali per il lavoro agile

Secondo quanto previsto dalla legge 81/2017 e dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile sarà regolato secondo gli accordi individuali nel rispetto delle norme. Ad esempio come recita la legge: “ Il lavoratore che svolge la prestazione in modalita’ di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato“. Ma ciò che molte aziende private stanno facendo è proprio quello di accordare ai propri lavoratori delle ore di smart working. Firmando appunto un accordo individuale, sia in fase di assunzione, ma anche per quelli che hanno già firmato un contratto di lavoro.

Tuttavia rimane l’indicazione relativa all’articolo 18 della legge 81 del 2017 e dal Dlgs 105 del 2022 (articolo 4 lettera b), che specifica come i datori di lavoro debbano riconoscere priorità alle richieste formulate da lavoratori con esigenze particolari. E’ il caso di chi ha figli fino a 12anni di età, con figli in condizioni di disabilitàcaregivers, o lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata. Infine non sembra escludersi la possibilità del Governo di fare un’ulteriore proroga, almeno fino al mese di febbraio. Non resta quindi che aspettare la decisione in merito, ad oggi però la cessazione è prevista per il 30 giugno 2023.