Assegno unico: sale il bonus per le famiglie ma solo per il 2022

Per le misure destinate alle famiglie con figli e misure che richiamano a problematiche legate alla disabilita adesso potrebbe arrivare una grande novità e riguarda l’assegno unico. Infatti anche se da poco entrato in vigore, sull’assegno unico potrebbero variare gli importi per molte famiglie. Una novità che proviene dal decreto sulle semplificazioni fiscali, come riporta il sito Sky TG24. Per dare un maggiore sostegno alle famiglie che hanno figli con disabilità al loro interno, potrebbe arrivare un bonus aggiuntivo, cioè potrebbe salire l’importo dell’assegno unico per questo genere di famiglie. Un benefit aggiuntivo, sotto forma di maggiorazione, come ce ne sono tante sulla grande misura che resta l’assegno unico sui figli a carico.

Ben 120 euro di bonus fisso per le famiglie con i figli portatori di handicap

Solo per il 2022, potrebbe arrivare a 120 euro al mese la maggiorazione prevista per le famiglie che hanno figli portatori di handicap. E ciò che prevede una recente norma inserita nella bozza del decreto sulle semplificazioni fiscali. E la novità viene annunciata direttamente dal ministro per le disabilità, cioè da Erika Stefani. Ma questa potrebbe anche non essere l’unica novità. Infatti sempre la Stefani ha annunciato anche che si lavora per dare più soldi di assegno unico e universale sui figli sotto i 21 anni di età, anche alle famiglie numerose. Si tratta di correttivi di cui da tempo si parla. Aggiustamenti della misura che mirano a renderla quando più possibile equa e a limare le evidenti anomalie che non tengono conto di alcune problematiche di determinate famiglie. Questo notevole incremento dell’assegno per le famiglie con figli disabili è previsto però soltanto per il 2022.

L’assegno unico per i figli disabili, non esistono limiti d’età

L’assegno unico è stato introdotto dalla normativa vigente a partire dal primo marzo 2022. Dopo la fase di transizione che ha visto coinvolti diversi contribuenti e diverse famiglie lo scorso anno con l’assegno ponte, da marzo lo strumento è entrato a pieno regime. Da meno di 4 mesi quindi è entrato in vigore il nuovo strumento di politiche per la famiglia, che è andato a sostituire tutti gli altri strumenti precedentemente previsti. Naturalmente la novità riguarda solo le famiglie che hanno figli fino a 21 anni non compiuti. E dopo pochi mesi dal suo avvio, la misura adesso rischia di essere già modificata.

Il fondo per le persone affette da disabilità permette il varo di questa novità

L’intervento di cui parliamo è quello che modifica la norma sull’assegnazione dell’assegno unico, per quanto riguarda le famiglie dove sono presenti i figli affetti da disabilità. La maggiorazione è abbastanza cospicua dal momento che si parla di 120 euro in più al mese per figlio. Non ci sarà nemmeno bisogno di aumentare le dotazioni per la misura dal momento che, come la stessa Stefani sottolinea, i soldi verranno estrapolati dal fondo per le politiche attive in favore delle persone con disabilità. Soldi già presenti quindi, in un fondo che per l’anno 2022 ha finanziamenti non ancora non utilizzati.

Cos’altro ha detto il Ministro Erika Stefani

Ed è la stessa ministra per le disabilità a sottolineare che in base alle più recenti stime, le risorse possono andare ad aiutare numerose famiglie. Infatti pare che sulla maggiorazione da 120 euro, non ci dovrebbero essere differenze relative all’età dei figli. Va ricordato infatti che anche per il solo assegno unico, in caso di disabilità, anche le famiglie che hanno figli con età superiore a 21 anni possono goderne. Infatti la cifra spettante di assegno unico per le famiglie, arriva un massimo di 175 euro per chi ha ISEE fino a 15.000 euro, per poi calare fino a 50 euro per chi ha un ISEE sopra i 40.000 euro o un ISEE non presentato.

Maggiorazione ulteriore sull’assegno unico

Per i figli con disabilità, oggi l’assegno unico prevede una maggiorazione, ma solo per i figli sotto i 21 anni l’età. Per quelli più grandi nessuna maggiorazione. L’aumento di 120 euro invece dovrebbe essere esteso anche a queste ultime famiglie, proprio per eliminare qualsiasi forma di discriminazione. In pratica si tratterebbe di una cifra fissa senza distinzioni per tutte le famiglie che hanno queste problematiche al loro interno.

Assegno unico col reddito di cittadinanza, invio domanda Inps entro il 30 giugno

Si potranno presentare fino al 30 giugno 2022 le domande per ottenere le maggiorazioni dell’assegno unico per i figli. Si tratta, principalmente dei nuclei dove sono presenti figli maggiorenni (e fino all’età di 21 anni) da parte di chi percepisce il reddito di cittadinanza (Rdc). La misura consente, dunque, ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza il diritto a fruire anche dell’assegno unico corrisposto d’ufficio. L’importo, dunque, va integrato, mediante presentazione della domanda all’Inps con modello integrativo.

Assegno unico per i figli e reddito di cittadinanza, a chi spetta?

A rendere nota la necessità di presentazione della domanda di integrazione è l’Istituto previdenziale con il messaggio numero 2261 del 2022. Operativo dallo scorso marzo, l’assegno unico per i figli fino all’età di 21 anni, prevede l’erogazione dell’indennità anche ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza per i figli di età fino ai 21 anni. Per questi nuclei non c’è stato bisogno di presentare domanda per l’assegno unico per i figli. L’indennità è stata corrisposta in automatico con il reddito di cittadinanza.

Assegno unico per i figli, i pagamenti effettuati finora nel 2022

Fino a questo momento, come specifica la circolare dell’Inps, sono stati pagati gli assegni unici alle famiglie nelle quali:

  • sono presenti tutti e due i genitori, limitatamente all’importo per i figli minorenni o maggiorenni disabili;
  • nelle quali è presente un unico genitore per i figli minorenni o maggiorenni disabili nei limiti del 50% dell’indennità spettante.

Chi dovrà presentare domanda integrativa dell’assegno unico per i figli?

Dovrà essere presentata specifica domanda per fruire delle maggiorazioni previste dal decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha istituito l’assegno unico per i figli. In particolare, si tratta dei nuclei familiari che hanno a carico un figlio fino al compimento dell’età di 21 anni nelle condizioni attuali di:

  • frequentare un corso di formazione scolastica o di laurea;
  • seguire un corso professionale;
  • svolgere un’attività lavorativa con reddito complessivo non eccedente gli 8 mila euro all’anno.

Come si presenta la domanda integrativa dell’assegno unico per i figli per i percettori del Rdc?

In queste situazioni, i percettori del reddito di cittadinanza potranno utilizzare domanda di integrazione dell’assegno unico per i figli utilizzando il modello “Rdc Com/AU”. L’Inps aveva previsto l’adozione di questo modello nella circolare numero 53 del 2022. Tuttavia, solo dalla giornata del 31 maggio scorso il modello è a disposizione dei nuclei familiari per la richiesta delle maggiorazioni.

Quando si utilizza il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli?

L’Inps, peraltro, nella sua circolare elenca altre situazioni nelle quali le famiglie devono utilizzare il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli. Ad esempio, per la quota di maggiorazione che spetta nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di un reddito derivante dal lavoro. In questo caso, va utilizzata l’apposita autocertificazione contenuta nel modello Rdc Com/AU. Il modello si può utilizzare anche per le maggiorazioni spettanti alle famiglie che abbiano un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) entro i 25 mila euro. Tale fattispecie è riservata ai nuclei che, nel corso del 2021, avevano percepito l’assegno per il nucleo familiare.

Come si presenta il modello Rdc Com/AU per l’integrazione dell’Assegno unico per i figli?

Il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’Assegno unico per i figli si può presentare solo in via telematica. Per la presentazione, dunque, è necessario accedere al sito dell’Inps, nella sezione del “Reddito di cittadinanza” mediante autenticazione con Spid, Carta nazionale dei servizi (Cns) o Carta di identità elettronica (Cie). Si può procedere con la domanda anche mediante patronati. La presentazione della domanda entro il 30 giugno 2022 permette di ottenere gli arretrati con decorrenza a partire dallo scorso mese di marzo.

Assegno unico: come modificare la domanda, visualizzare i pagamenti e le anomalie?

Tre funzioni permettono ai contribuenti che richiedono l’assegno unico per i figli di poter gestire le procedure sul sito dell’Inps relative alla trasmissione della domanda. Si tratta delle funzioni di:

  • modifica della domanda;
  • visualizzazione dei pagamenti ovvero l’estratto conto;
  • evidenza delle posizioni con anomalie e incompletezze.

L’aggiornamento della procedura via web per la trasmissione delle domande riguarda la misura introdotta dal decreto legislativo numero 230 del 29 dicembre 2021 in base al quale le famiglie ricevono l’assegno unico per i figli a carico.

Assegno unico per i figli, come procedere con la modifica della domanda Inps?

Per modificare la domanda presentata telematicamente sul sito dell’Inps dell’assegno unico per i figli, è necessario accedere alla sezione “Consulta e gestisci le domande che hai presentato”. All’interno della sezione è presente il tasto “Modifica“, mediante il quale è possibile cambiare determinati valori relativi alle schede dei figli rispetto ai dati che sono stati già riportati.

Quali sono i campi che si possono modificare nella domanda per l’assegno unico per i figli?

Nel dettaglio, i campi che si possono modificare dalla sezione “Modifica” della domanda per l’assegno per i figli presentata, riguardano:

  • la modifica della condizione di disabilità dei figli;
  • le modifiche relative alla dichiarazione di frequenza della scuola, o di corsi di formazione per i figli che siano già maggiorenni e fino all’età di 21 anni;
  • i cambiamenti relativi a un’eventuale separazione o coniugio dei genitori;
  • la modifica del codice fiscale dell’altro genitore. Questa variazione può essere fatta a condizione che l’altro genitore non abbia già inserito la modalità di pagamento dell’assegno e non abbia già percepito almeno un pagamento.

Quali altre modifiche possono essere apportate alla domanda?

Ulteriori modifiche che si possono effettuare rispetto alla domanda dell’assegno unico peri figli già presentata riguardano:

  • il cambiamento della modalità di ripartizione dell’indennità derivante da un provvedimento del giudice o da un accordo fra i genitori;
  • le modifiche della spettanza delle maggiorazioni di cui agli articoli 4 e 5 del decreto legislativo numero 230 del 2021. Riguardo a  questa funzionalità non sembrerebbe ancora possibile, tuttavia, inserire i figli maggiorenni, non aventi diritto all’Auu, ai soli fini del computo per le maggiorazioni per le famiglie numerose secondo quanto specificato dall’Inps nel messaggio numero 1714 del 2022;
  • i cambiamenti sulla modalità di pagamento scelta dal richiedente ed eventualmente dall’altro genitore.

Da quando decorrono i cambiamenti effettuati sulla domanda di assegno unico per i figli?

I cambiamenti apportati alla domanda di assegno unico per i figli hanno effetto dal momento nel quale sono state inseriti. Dunque, le modifiche non generano degli arretrati a conguaglio. Fa eccezione la variazione per la presenza in famiglia di figli in condizione di disabilità. Si ha diritto al conguaglio, e dunque agli arretrati, se la condizione di disabilità era preesistente alla modifica della domanda stessa.

Assegno unico per i figli, cosa fare in caso di figli con disabilità?

In questo caso, il sistema richiede la data a partire dalla quale decorre la disabilità. Peraltro, la condizione di disabilità deve risultare anche dall’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) del nucleo familiare. Nel caso la condizione di disabilità non fosse presente nell’Isee, è necessario richiedere la rettifica del quadro specifico della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). Tale rettifica è possibile farla presso un intermediario abilitato, ad esempio il Caf, che ha già provveduto a inviare la stessa Dsu. L’operazione consente di correggere la Dsu senza doverne presentare una nuova.

Assegno unico per i figli, come visualizzare l’estratto conto dei pagamenti?

Tra le funzionalità che si possono utilizzare sul portale dell’Inps nella sezione dell’assegno unico per i figli, c’è la possibilità di visualizzare l’estratto conto. Ovvero lo stato dei pagamenti dell’indennità. Per la visualizzazione è necessario accedere alla sezione “Consulta e gestisci le domande che hai presentato” ed entrare nella parte denominata “Pagamenti”. In questa sezione si può consultare la lista dei pagamenti già disposti. La suddivisione dei pagamenti è mensile, con l’indicazione della modalità di pagamento usata.

Domanda assegno unico per i figli, come visualizzare le anomalie e incompletezze?

Nella sezione “Consulta e gestisci le domande che hai presentato” è possibile visualizzare utilizzare un campo chiamato “Evidenze“. Il campo permette a chi ha inserito la pratica dell’assegno unico per i figli di poter prendere visione di eventuali anomalie, criticità e incompletezze emerse nella fase di invio della domanda. Si tratta, dunque, di motivazioni che non consentono alla domanda di risultare completata. Se le incompletezze sono più di 2, l’elenco può essere visualizzato mediante l’accesso al dettaglio della pratica. Si deve cliccare, in questo caso, il pulsante a destra degli estremi identificativi della pratica e poi selezionare il tab “Evidenze”.

Come sbloccare la domanda dell’assegno unico per i figli se sono presenti anomalie e incompletezze?

In questa situazione si può procedere solo con l’intervento del soggetto che ha provveduto a inviare la domanda dell’assegno unico per i figli. Infatti, solo in questo caso l’istanza può essere sbloccata. Può, ad esempio, essere richiesto dal sistema un supplemento di documenti per l’accertamento della sussistenza di uno specifico requisito. Ad esempio, può essere richiesta eventuale documentazione relativa ai requisiti di studio dei figli, o per la partecipazione a tirocini. Nella scheda dei figli sono presenti anche i provvedimenti di accettazione o di reiezioni, con le relative motivazioni.

Busta paga: chi continua a prendere gli assegni familiari (Anf) dopo l’Assegno unico per i figli?

In linea generale, le famiglie senza figli e orfani ricadono ancora nel perimetro fiscale degli assegni familiari (Anf). A partire da marzo 2022 l’Assegno per il nucleo familiare (Anf) versato dal datore di lavoro e calcolato su criteri di reddito si applica, infatti, solo per casi particolari. Rimane residuale, dunque, l’applicazione degli Anf dopo l’entrata in vigore dell’Assegno unico e universale per i figli disciplinati dal decreto legislativo numero 230 del 2021. Ecco quali sono gli ambiti in cui si prendono gli assegni familiari in busta paga.

Assegno per il nucleo familiare (Anf): da marzo lo percepiscono solo le famiglie che non hanno figli o quelle orfanili

Con l’entrata in vigore dell’Assegno unico per i figli, dal 1° marzo 2022 le famiglie che possono ancora percepire le prestazioni dell’assegno per il nucleo familiare (Anf) sono quelle che non hanno figli o quelle orfanili. Infatti, il comma 3 dell’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 29 dicembre 2021 prevede che “limitatamente ai nuclei familiari con figli e orfanili, a decorrere dal 1° marzo 2022, cessano di essere riconosciute le prestazioni di cui all’articolo 2 del decreto legge 13 marzo 1988, numero 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, numero 153 e di cui all’articolo 4 del testo unico delle norme concernenti gli assegni familiari, approvato con decreto del Presidente della Repubblica numero 797 del 30 maggio 1955. Conseguentemente, sono ridotte le risorse da trasferire all’Inps per effetto del minor fabbisogno relativo alle effettive esigenze connesse alle prestazioni di cui al primo periodo”.

Chi può ancora percepire il vecchio assegno per il nucleo familiare (Anf)?

L’assegno per il nucleo familiare continua a essere pagato, dunque, per i nuclei familiari:

  • composti dai soli due coniugi, non legalmente ed effettivamente separati;
  • “del nucleo familiare possono far parte, alle stesse condizioni previste per i figli ed equiparati, anche i fratelli, le sorelle e i nipoti di età inferiore a diciotto anni compiuti ovvero senza limiti di età, qualora si trovino, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi a un proficuo lavoro, nel caso in cui essi siano orfani di entrambi i genitori e non abbiano conseguito il diritto a pensione ai superstiti”.

Assegno per il nucleo familiare (Anf) percepito dalle famiglie nel caso in cui non si percepisca l’Assegno unico per i figli

L’assegno per il nucleo familiare (Anf) può essere percepito dunque dalle famiglie che non percepiscano l’Assegno unico per i figli per esclusione. Ovvero, come chiarito dall’Inps con la circolare numero 34 del 28 febbraio 2022, nei casi in cui:

  • le famiglie con figli non abbiano diritto all’Assegno unico per i figli, ad esempio, perché abbiano superato i 21 anni di età e non disabili;
  • oppure perché maggiorenni ma non rientranti nei quattro requisiti previsti dall’articolo 2 del decreto legislativo numero 230 del 2021.

In questi casi, l’Inps ha stabilito che le nuove domande degli Anf possono essere accolte con il limite degli altri componenti della famiglia ancora beneficiari degli Assegni per il nucleo familiare dopo l’introduzione dell’Assegno unico per i figli.

Assegno unico per i figli e Anf: cosa cambia dal 1° marzo 2022

Dalle norme dunque si prevede che, a partire dal 1° marzo 2022, si producano i seguenti effetti:

  • non saranno più riconosciute le prestazioni di Assegno per il nucleo familiare (Anf) e di Assegni familiari, riferite ai nuclei familiari con figli e orfanili per i quali subentra la tutela dell’Assegno unico per i figli;
  • continueranno, invece, a essere riconosciute le prestazioni dell’Assegno per il nucleo familiare (Anf) e degli Assegni familiari riferite ai nuclei familiari composti unicamente dai coniugi, con esclusione del coniuge legalmente ed effettivamente separato, dai fratelli, dalle sorelle e dai nipoti, di età inferiore a diciotto anni compiuti, ovvero senza limiti di età, qualora si trovino, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro, nel caso in cui essi siano orfani di entrambi i genitori e non abbiano conseguito il diritto a pensione ai superstiti.

Famiglie orfanili, cosa cambia dal 1° marzo 2022?

Se il nucleo orfanile risulta composto da figli minori o maggiorenni inabili, a partire dal 1° marzo 2022 non spetteranno l’Assegno per il nucleo familiare (Anf). E nemmeno gli Assegni familiari. Sarà tuttavia possibile riconoscere solo l’Assegno unico per i figli, tenendo conto dei limiti di età contenuti nel decreto legislativo numero 230 del 2021. Nonché della condizione di figlio a carico che deve essere verificata sulla base di quanto previsto dall’articolo 3 del decreto del Presidente nella Repubblica numero 159 del 5 dicembre 2013.

Ulteriori novità del nuovo Assegno per i figli minori

Come chiarito dall’Inps nella circolare numero 34 del 2022, inoltre, escono dal perimetro dell’Assegno per i nuclei familiari (Anf) i trattamenti richiesti dai nonni per i nipoti a carico. Le prestazioni sono sostituite dall’Assegno unico per i figli che deve essere richiesto direttamente dai nonni nel caso in cui si tratti di accasamento o collocamento eterofamiliare.

Differenze tra l’Assegno unico per i figli e l’Assegno per il nucleo familiare

La differenza tra l’Assegno unico per i figli e l’Assegno per il nucleo familiare non risiede solo nella composizione familiare. Ma anche dal valore del trattamento. Infatti, per l’Assegno unico per i figli il valore del trattamento dipende dall’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee); per l’Assegno per il nucleo familiare il valore è determinato dal reddito dei componenti la famiglia. Sono da escludersi, dal calcolo, alcuni redditi, come le rendite Inail e il Trattamento di fine rapporto (Tfr). L’Anf, inoltre, è erogato in un periodo differente, da luglio a giugno dell’anno susseguente. Infine, differentemente dall’Assegno unico per i figli, l’Assegno familiare viene corrisposto a favore del nucleo familiare in possesso di un reddito che deve essere prodotto, per non meno del 70%, dal lavoro dipendente.

Presentazione della domanda degli Assegni familiari Anf: come si procede?

Le modalità di presentazione della domanda degli Assegni per il nucleo familiare sono rimaste invariate. L’istanza si presenta all’Inps ma il pagamento in busta paga è effettuata dal datore di lavoro. Quest’ultimo conguaglia le prestazioni anticipate mediante la denuncia Uniemens. In alcuni caso particolari, si può procedere con il pagamento diretto diretto da parte dell’Inps. Ad esempio, nel caso dei dipendenti delle società fallite. Per determinati casi, è necessaria l’autorizzazione dell’Inps. Ad esempio, se ci si trova in presenza di coniugi, di fratelli, di sorelle e di nipoti in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.

Partita Iva a regime forfettario, perché conviene con l’assegno unico per i figli?

Perché conviene ancora di più aderire alla partita Iva a regime forfettaria per chi ha dei figli a carico? L’introduzione dell’assegno unico per i figli ha cambiato il sistema delle detrazioni fiscali non solo per i lavoratori dipendenti e per le partite Iva ricadenti nel sistema ordinario, ma anche per i lavoratori autonomi della flat tax. Infatti, fino a tutto il 2021 chi aderiva al regime forfettario di partita Iva non otteneva le detrazioni fiscali per i figli a carico. Da marzo del 2022 i meccanismi di detrazione fiscale sono però cambiati.

Partita Iva regime forfettario: le detrazioni possibili

Chi aderisce alla partita Iva a regime forfettario non può dedurre i costi dal calcolo del reddito imponibile e nemmeno le detrazioni previste dalla legislazione vigente. A meno che non abbia altri redditi. L’impossibilità di procedere con le detrazioni è stata da sempre considerata la maggiore limitazione del regime forfettario. E su questo punto che molte partite Iva hanno basato la propria scelta tra il regime ordinario e la flat tax al 5% oppure al 15%.

Partite Iva forfettarie fino all’introduzione dell’assegno unico per i figli

Di conseguenza, fino al 2021 molte partite Iva a regime forfettario con figli a carico ma senza altri redditi, hanno dovuto rinunciare alle detrazioni fiscali. Al contrario, per altri professionisti e autonomi la scelta del regime ordinario di partita Iva ha costituito la possibilità di ottenere le detrazioni spettanti. Cosa non possibile aderendo al regime forfettario e dovendo rinunciare a detrazioni fiscali variabili fino a 1.220 euro se il figlio era minore di 36 mesi, o di 1.620 euro per figli portatori di handicap, a seconda della composizione della famiglia e del reddito prodotto. Per questo motivo, molte partite Iva hanno scelto di rimanere nel regime ordinario accettando il sistema di tassazione Irpef a scaglioni e rinunciando alla flat tax.

Partite Iva, cosa cambia con l’introduzione nel 2022 dell’assegno unico per i figli a carico?

Con l’introduzione dell’assegno unico per i figli nel 2022, il sistema delle detrazioni per i figli a carico è cambiato anche per le partite Iva a regime forfettario come per le altre tipologie di contribuenti. L’assegno unico per i figli ha prodotto l’abrogazione delle detrazioni fiscali per i figli a carico di età non eccedente i 21 anni e l’applicazione di altri bonus. Includendo, nell’assegno, anche le partite Iva forfettarie e dando una ulteriore svolta alla convenienza verso questo regime fiscale. Infatti, a decorrere da marzo 2022 chi ha figli a carico può ottenere l’assegno unico universale anche se i rapporti fiscali sono regolati dalla partita Iva a regime forfettario.

Partite Iva forfettarie, l’assegno unico spetta per figli a carico fino a 21 anni di età, poi nessuna detrazione fiscale

L’introduzione dell’assegno unico per i figli a carico ha comportato, pertanto, una maggiore convenienza ad aderire alla partita Iva a regime forfettario purché non si superino i limiti di ricavi o di redditi di 65 mila euro all’anno. Non varia nulla, invece, per le partite Iva che abbiano figli di età dai 21 anni in su. I forfettari, infatti, non potranno beneficiare dell’assegno unico per i figli o delle detrazioni. Le partite Iva a regime ordinario, invece, potranno continuare ad applicare le detrazioni Irpef per i carichi di famiglia, secondo quanto prevede l’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Quali partite Iva a regime forfettario possono chiedere l’assegno unico per i figli a carico?

Nulla cambia per le regole di accesso all’assegno unico per i figli a carico delle partite Iva a regime forfettario rispetto agli altri lavoratori contribuenti. Infatti, è necessario che i figli a carico non abbiano già compiuto i 21 anni di età al momento della presentazione della domanda. I figli, inoltre, devono frequentare un corso di formazione scolastica, di laurea oppure professionale; oppure un tirocinio; infine possono svolgere il servizio civile o essere alla ricerca attiva di una occupazione. Ovvero abbiano data immediata disponibilità a lavorare a un centro pubblico per l’impiego.

Qual è l’importo dell’assegno unico per i figli a carico per le partite Iva forfettarie?

L’indennità spettante per l’assegno unico per i figli a carico, per tutti i lavoratori contribuenti, varia a seconda:

  • dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee);
  • del numero dei figli;
  • dell’età dei figli.

L’assegno, invece, non dipende dal tipo di regime fiscale adottato (e, pertanto, nemmeno relativamente al forfettario) o dalla tipologia di reddito prodotto. In generale, dunque, l’assegno ha un importo minimo di 50 euro per Isee di almeno 40 mila euro e un importo massimo di 175 euro per famiglie con Isee non eccedente i 15 mila euro. Gli importi possono subire ulteriori variazioni, ad esempio in base alla numerosità delle famiglie o alla presenza di figli disabili.

Partite Iva a regime forfettario: come si presenta la domanda per l’assegno unico per i figli a carico?

La modalità di presentazione della domanda per l’assegno unico per i figli a carico non varia rispetto agli altri lavoratori contribuenti. Anche per le partite Iva forfettaria l’invio della domanda è possibile già dal 1° gennaio 2022 all’Inps. Si può procedere mediante la piattaforma telematica dell’Inps, oppure tramite il call center. È necessario avere lo Spid o la Carta di identità elettronica (Cie) o la Carta nazionale dei servizi (Cns). La domanda può essere presentata anche tramite i patronati.

Come viene pagato l’assegno unico per i figli a carico alle partite Iva del regime forfettario?

La modalità di erogazione dell’assegno unico per i figli a carico non varia per le partite Iva a regime forfettario rispetto agli altri contribuenti. Infatti, l’assegno viene erogato direttamente dall’Inps sul conto corrente di uno dei due genitori oppure diviso per il 50% a entrambi i genitori. Infine, sarà necessario rinnovare periodicamente la domanda di assegno unico per i figli a carico.

 

Buste paga più leggere a marzo, perché?

Le buste paga dei lavoratori pubblici e privati a marzo 2022 sono più leggere di quanto ci si aspettasse e, indubbiamente, se rapportate allo stesso mese del 2021. E nonostante sia stato introdotto l’Assegno unico per i figli in pagamento dall’Inps. Solo una famiglia su due riceverà l’assegno unico entro la fine del mese. Tutte le altre famiglie, invece, vedranno nell’immediato i soli tagli delle misure in vigore fino a poco tempo fa, come ad esempio l’Assegno per il nucleo familiare (Anf). Inoltre, la partenza dell’assegno unico per i figli coincide con la revisione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef.

Confronto tra busta paga del 2022 e 2021: ecco quali sono le differenze

Prendendo in considerazione la busta paga di un operaio con coniuge e due figli minori a carico, secondo i calcoli effettuati da Il Sole 24 ore, si può calcolare su una retribuzione base di marzo 2021 pari a 1750 euro, le seguenti voci incluse nel cedolino:

  • la festività non goduta per 67 euro;
  • gli straordinari al 25% pari a 215 euro;
  • l’Assegno per il nucleo familiare (Anf) per 200 euro;
  • il contributo Ivs per meno 187 euro;
  • il contributo Cigs per 6,10 euro;
  • l’imponibile Irpef è pari a 1.840 euro al quale corrisponde un’aliquota Irpef del 24,28% pari a 447 euro, una detrazione per il lavoro dipendente di 95 euro, una detrazione per il coniuge di 57 euro e una detrazione per i figli a carico di 125 euro;
  • il totale delle ritenute Irpef è pari a 167 euro;
  • il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020 è corrispondente a 102 euro;
  • in totale il reddito netto del mese di marzo 2021 è uguale a 1.974 euro.

Busta paga marzo 2022: scompaiono l’Anf, le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo L. 21 del 2020

La busta paga del mese di marzo 2022 è invece molto più ristretta rispetto a quella dello stesso mese di un anno fa. Scompaiono l’Assegno per il nucleo familiare (Anf), le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020. Pertanto si avrà:

  • una retribuzione base di 1.798 euro;
  • straordinari al 25% pari a 234 euro;
  • i contributi Ivs pari a meno 187 euro;
  • il contributo Cigs pari a meno 6,10 euro;
  • l’esonero della quota di contributi previdenziali legge numero 234 del 30 dicembre 2021, comma 121, per oltre 16 euro, col segno positivo;
  • l’imponibile Irpef è di 1.856 euro;
  • l’Irpef lorda, ad aliquota del 23,65%, è pari a 439 euro;
  • le detrazioni per il lavoro dipendente sono pari a 193 euro;
  • detrazioni per il coniuge pari a 57 euro;
  • le ritenute Irpef pari a meno 188 euro.

Quale differenza della busta paga di marzo 2022 rispetto a quella di un anno fa?

Complessivamente, dunque, l’operaio riceverà a marzo di quest’anno un mensile netto inferiore di 305 euro rispetto a quello che ha percepito nella busta paga di marzo 2021. Tuttavia, se ha presentato domanda all’Inps dell’Assegno unico per i figli prima della fine di febbraio, l’operaio percepirà un’indennità pari a 350 euro. L’assegno viene corrisposto per la presenza di due figli minori a carico tramite accredito sul conto corrente bancario dell’operaio, oppure tramite carta prepagata o libretto postale.

Assegno unico per i figli, quando vengono pagate dall’Inps le indennità?

In merito al pagamento dell’Assegno unico per i figli, c’è da osservare che dallo scorso 23 marzo sono iniziati gli accrediti degli stipendi per circa 3,2 milioni di lavoratori del pubblico impiego. Da oggi, 29 marzo, iniziano i pagamenti degli stipendi dei lavoratori dei settori privati. In tutto circa 14,5 milioni di lavoratori. La busta paga con mensile più basso rispetto a un anno fa riguarda, dunque, i circa 3,5 milioni di contribuenti che non hanno presentato la domanda all’Inps per l’Assegno unico per i figli entro la fine dello scorso mese. Per chi percepisce il Reddito di cittadinanza, l’accredito dell’Assegno unico per i figli avverrà non prima del prossimo mese. È attesa una circolare Inps che faccia chiarezza sulle modalità di accredito dell’assegno.

 

 

Assegno unico per i figli, da oggi iniziano i pagamenti per 2 milioni di famiglie

Al via i pagamenti dell’assegno unico per i figli a favore di oltre due milioni di famiglie italiane. I pagamenti avverranno a partire dalla giornata di oggi, 15 marzo, fino a lunedì 21 marzo 2022. Il contributo dell’Inps a favore delle famiglie con figli a carico arriva a pochi giorni dall’emissione delle prime buste paga in versione “light”. Ovvero snellite delle vecchie detrazioni e degli assegni ai nuclei familiari.

Assegno unico per i figli, chi riceverà i pagamenti a partire da oggi, 15 marzo 2022?

I pagamenti dell’Inps degli assegni unici per i figli andranno a vantaggio delle famiglie che hanno presentato domanda entro il 28 febbraio scorso. In totale, a inoltrare l’istanza entro la fine del mese di febbraio sono state 3,04 milioni di famiglie italiane. I primi due milioni di assegni in arrivo fanno capo alle famiglie che hanno inoltrato la domanda al momento dell’apertura di gennaio. I pagamenti si concluderanno entro la fine di marzo, purché le pratiche siano accolte dall’Inps.

Come verificare il pagamento dell’assegno unico per i figli?

Il pagamento da parte dell’Inps dell’assegno unico per i figli si può verificare dalla propria area personale del portale dell’Istituto previdenziale. Più nel dettaglio, il portale riporta l’esito della domanda (l’accoglimento della pratica) e se sia stato disposto il pagamento. Le prime domande inoltrate nel mese di gennaio 2022 dell’assegno unico sono state messe in pagamento nella scorsa settimana. Pertanto, proprio in questi giorni sarà possibile verificare il pagamento avvenuto e l’accredito sul proprio conto corrente indicato nell’istanza. Bisogna considerare che la data di valuta è stata posticipata di tre o quattro giorni rispetto al giorno del bonifico.

Assegno unico per i figli, la soddisfazione per la riforma del ministro per la Famiglia e le Pari opportunità

Soddisfatto il ministro per la Famiglie e per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. “Da oggi le famiglie italiane con figli a carico inizieranno a ricevere sul proprio conto corrente gli importi dell’assegno unico e universale – ha detto il ministro – È un giorno importante, che segna concretamente un nuovo passo e ridisegna il paradigma delle scelte nelle politiche familiari. Sono grata a tutti coloro che in questi mesi hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che investe nei giovani e riattiva, come indicato più volte dal Presidente Draghi, quel gusto del futuro necessario all’Italia per ripartire”.

Assegno unico per i figli, cosa deve fare chi non ha presentato ancora la domanda?

Per tutte le famiglie che non abbiano ancora presentato la domanda per l’assegno unico per i figli c’è tempo fino al 30 giugno 2022. Questa data è importante per non perdere gli arretrati per i mesi da marzo in poi. Chi presenterà domanda a partire dal 1° luglio prossimo, riceverà l’accredito del solo mese di presentazione dell’istanza senza gli arretrati.

Presentazione domanda Inps assegno unico per i figli, cosa avviene se si invia in ritardo?

Chi ha già presentato domanda a partire dal 1° marzo 2022 e per le famiglie che la presenteranno successivamente c’è da attendere che l’Inps concluda tutte le verifiche dell’istruttoria. L’Istituto previdenziale chiarisce che la messa in pagamento degli assegni avviene entro i 60 giorni successivi dal giorno dell’invio della domanda.

Quali sono le risposte dell’Inps sulle domande dell’assegno unico per i figli?

La fase dell’istruttoria e di verifica successiva alla presentazione della domanda all’Inps per l’assegno unico per i figli può avere diversi esiti. L’Inps, infatti, può accogliere la pratica e metterla, dunque, in pagamento. Diversamente, l’istanza può essere “respinta”, “decaduta”, “rinunciata” o “in evidenza alla sede”. In quest’ultimo caso, la pratica presenta delle problematiche e necessita di documentazione integrativa per essere accolta. Il contribuente visualizza la domanda “in evidenza al cittadino” proprio perché c’è necessità di integrare la documentazione.

Cosa avviene se la domanda dell’assegno unico per i figli non viene accolta?

L’Inps prevede che varie domande delle famiglie dell’assegno unico per i figli possano non essere accolte al primo invio. Il rischio è tanto più elevato quanto più le famiglie abbiano provveduto a inviare l’istanza senza l’ausilio dei patronati (il 56% del totale delle richieste). Ma l’Istituto previdenziale assicura che le domande che risultino difformi o incomplete verranno gestite velocemente comunicando alle famiglie le informazioni che vanno corrette o integrate ai fini del pagamento dell’assegno.

Assegno unico assorbe anche gli Assegni familiari del coniuge a carico!

Inizialmente si pensava, come dimostrano articoli, guide e spiegazioni dei tecnici, che l’assegno unico universale sarebbe stato una rivoluzione solo per le misure di welfare per le famiglie in relazione ai loro figli.

Infatti l’assegno universale per i figli sotto i 21 anni di età sostituisce detrazioni per i figli a carico, assegni per il nucleo familiare, bonus bebè e via dicendo. Ma sugli Anf occorre fare una precisazione. In base ai dettami normativi dell’Inps, che ieri ha pubblicato la sua circolare n° 34 sul suo portale istituzionale, l’assegno unico universale sui figli, assorbe pure gli assegni familiari sul coniuge a carico. Questo non sempre, perché l’istituto degli Anf resta in vigore e richiedibile, ma se in presenza di figli sotto i 21 anni, niente assegno nemmeno per la moglie casalinga per esempio.

Sembra una anomalia questa, ma è tutto vero, messo nero su bianco dalla nuova circolare dell’Inps. Le due misure, assegno unico ed assegno per il nucleo familiare non possono coesistere, anche se relative a soggetti diversi.

Assegno unico assorbe pure gli Anf sul coniuge a carico, lo conferma l’Inps

In genere tutti i lavoratori lo sanno bene, gli Anf, acronimo di Assegno nucleo familiare, riguardavano coniuge, figli ed altri familiari a carico fiscale. Parliamo di soggetti con redditi entro la soglia di 2.840,51 euro o di 4.000 euro se sotto i 24 anni di età. Questo per coniuge o figli, mentre per gli altri parenti i requisiti e i paletti sono stati sempre diversi e maggiori.

Con l’avvento dell’assegno unico sui figli sotto i 21 anni di età, gli Anf spariscono. Ma non solo quelli dei figli sotto i 21 anni di età. Infatti se nel nucleo familiare sono presenti figli che rientrano nel perimetro dell’assegno unico universale, si perde anche il beneficio degli Anf per il coniuge a carico. Chi pensava di trovare l’assegno per il nucleo familiare in busta paga da marzo, quanto meno per il coniuge, avrà questa sorpresa.

Nessuno credeva che l’assegno universale eliminasse anche gli Anf per il coniuge, ma così è come sottolineato nella circolare da parte dell’Inps.

Quali Assegni al nucleo familiare sopravvivono all’assegno universale

Una autentica doccia fredda quella che si è abbattuta sui lavoratori che da settimane fanno i conti su cosa guadagneranno con l’assegno unico rispetto ai vecchi bonus percepiti. Se dal punto di vista delle detrazioni per coniuge a carico, queste vengono salvaguardate e conviveranno con l’assegno univo (al contrario naturalmente delle detrazioni per i figli a carico), non si salva l’Anf sul coniuge.

Dal primo marzo, cioè da oggi, data di entrata in vigore dell’Assegno Unico, un nucleo familiare con marito lavoratore, moglie casalinga e figlio sotto i 21 anni, non avrà nessun assegno per il nucleo familiare in busta paga.

L’anomalia è che l’assegno unico riguarda i figli e non il coniuge, ma secondo la normativa, anche l’assegno per il coniuge a carico finisce con l’essere assorbito dalla novità.

Con il via all’assegno unico per i figli a carico, gli Anf resteranno fruibili solo da famiglie senza figli che rientrano nella nuova misura. In pratica, famiglie formate solo da coniugi, fratelli, sorelle e nipoti, e sempre in base alle specifiche condizioni.

Abolizione quasi totale degli assegni familiari

Ricapitolando, potranno ancora fare domanda per gli Anf solo i nuclei familiari senza figli minorenni o senza figli disabili a carico a prescindere dalla loro età.

In pratica, l’assegno per il nucleo familiare di coniuge o di altre persone a carico, può essere richiesto ad una condizione. Solo se non ci sono figli nel perimetro dell’assegno unico. E va ricordato che tale assegno è erogato sui figli fino a 21 anni di età non compiuti, o senza limiti di età se figli disabili. Un lavoratore quindi, perderà il diritto agli Anf per il coniuge e non solo a quello sui figli. Potrà semmai tornare a percepire l’assegno per il nucleo familiare sono in un caso. Solo presentando domanda per il coniuge a carico,  quando i figli escono fuori dal perimetro dell’assegno unico.Nello specifico, se questi figli superano i 20 anni di età per esempio. Ma anche se per qualsiasi altra ragione la domanda di assegno unico viene respinta.

In definitiva, si salvano gli Anf solo per i nuclei familiari composti unicamente dai coniugi, dai fratelli, dalle sorelle e dai nipoti, sempre a determinate condizioni. In alternativa possono chiedere gli Anf i nuclei familiari per i quali viene meno il diritto all’assegno unico. Per questi nuclei familiari, tornerà possibile richiedere gli assegni al nucleo familiare alle condizioni prima citate. E quindi, per i soggetti diversi dal figlio, quali il coniuge, le sorelle, i fratelli o i nipoti per i quali ricorre il diritto alla prestazione.

Assegno unico: ecco le date e i controlli dell’Inps

Scattano i controlli dell’Inps sull’assegno unico, così titolano molti quotidiani. Infatti da oggi primo marzo, entra ufficialmente in atto l’era dell’assegno unico universale sui figli sotto i 21 anni di età.

Un cambiamento epocale di tutte le misure di welfare per la prole. Molte delle quali scompaiono proprio da oggi, sostituite dal nuovo strumento.

Moltissimi i lavoratori che hanno già fatto domanda e che allo stesso tempo hanno già ottenuto la loro certificazione Isee in corso di validità. Ma quando iniziano i pagamenti?

Assegno unico, prima i controlli, più i pagamenti

Come ogni novità, soprattutto quando sono novità profonde e radicali come lo è questa dell’assegno unico universale, i tempi per l’effettiva entrata a regime tutto sono tranne che brevi.

E immaginiamo che ci vorrà del tempo affinché i richiedenti inizino ad essere pagati. Fino al mese di febbraio tutto come prima, con i lavoratori che hanno ricevuto gli assegni per il nucleo familiare anche sui figli under 21 oggi rientranti nel perimetro dell’assegno unico universale. Ed anche le relative detrazioni. Tutto in busta paga come sempre. Il datore di lavoro come sostituto di imposta a completare i pagamenti in busta paga.

Da adesso sarà l’Inps direttamente, a versare il corrispettivo spettante per l’assegno unico ai lavoratori. Direttamente sul conto corrente dei diretti interessati, che in sede di compilazione della domanda hanno indicato l’Iban.

Ma prima dei pagamenti, l’Inps dovrà dare luogo prima ai controlli del caso.

Controlli sulla veridicità dei dati dichiarati dagli interessati nelle Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica) per l’Isee, ma non solo.

Pratiche accolte in pagamento dopo il 15 marzo

Difficilmente, proprio per via dei controlli necessari dell’Inps, i lavoratori riceveranno l’assegno unico prima del 15 marzo prossimo.

Più attendibile l’ipotesi che vuole il pagamento, sopraggiungere dopo la prima metà del mese di marzo.

Ma solo per le pratiche accolte. Infatti, come già detto, scattano i controlli Inps sulle domande per ricevere l’assegno unico per i figli sotto i 21 anni di età.

Più facili i controlli per chi non ha un Isee, dal momento che l’assenza della certificazione fa percepire l’assegno unico base da 50 euro al mese a figlio.

Le banche dati utilizzate dall’Inps per il controllo delle istanze di assegno unico universale

I controlli dell’Istitito Nazionale di Previdenza Sociale, saranno capillari, con l’incrocio di molte banche dati.

L’Inps le consulterà per verificate in modo automatico se ci sono i requisiti per rilasciare l’assegno unico universale per i figli ad ogni richiedente. Visto l’altisonante numero di domande già pervenute (oltre 2,7 milioni alla data di oggi), è evidente che ci vorrà del tempo.

I controlli saranno automatizzati e telematici naturalmente. Si parte dall’interrogazione all’Anagrafe nazionale della popolazione residente, al fine di verificare la validità dei primi requisiti utili, tra cui la residenza in Italia da almeno due anni, la cittadinanza e la composizione del nucleo familiare.

Poi si passa a quelli successivi, su redditi, lavoro, eventuale permessi di soggiorno, iscrizione dei figli tra 18 e 21anni alle scuole.

Assegno unico universale, le cifre si ricavano con simulatore

Come abbiamo detto, se tutto in regola, se l’Inps accoglie l’istanza verificando la correttezza di tutti i requisiti, dopo il 15 marzo si dovrebbe partire con i primi pagamenti. Per capire quanto spetta di assegno, l’Inps ha facilitato il compito producendo sul portale ufficiale dell’Istituto, il simulatore di calcolo.

In effetti sul sito Inps.it c’è il simulatore dell’assegno unico, che permette, con semplici passaggi e rispondendo a poche domande (che poi sono alcune di quelle che andranno inserite nella domanda), di risalire all’importo di assegno unico universale spettante.

La procedura di simulazione è assai semplice ed aperta a tutti dal momento che non servono autenticazioni, password e pin, cose che invece servono per la presentazione della domanda. L’Inps precisa però che il risultato della simulazione va preso come dato puramente indicativo. Solo al termine dell’istruttoria si conoscerà il reale valore dell’assegno unico assegnato al richiedente.

La guida all’assegno universale, tutte le maggiorazioni eventualmente spettanti

Si rammenda che l’assegno unico viene assegnato mese per mese per ciascun figlio ma variabile in base alla condizione economica del nucleo familiare come si evince dall’Isee. Vanno considerate infatti tutte le varie maggiorazioni previste che per esempio vanno da 15 ad 85 euro per le famiglie con 3 figli, oppure quella forfettaria da 100 euro per famiglie con 4 o più figli. Ma c’è quella di 30 euro al mese in più a figlio in presenza di entrambi i genitori lavoratori o i 20 euro in più per le mamme under 21. Va ricordato che per i figli disabili scompare il limite di età dei 21 anni non compiuti come requisito per avere accesso alla misura.

Le famiglie con figli disabili riceveranno l’ assegno unico senza limiti di età dei figli. Per i minorenni disabili extra assegno di 105 euro al mese se non autosufficienti, 95 euro al mese con disabilità grave e 85 euro al mese con disabilità media.

Spese sostenute per i figli, chiarimenti AdE su detrazioni e deduzioni anche con l’assegno unico

Sulle spese sostenute per i figli è intervenuta l’Agenzia delle entrate per gli opportuni chiarimenti in merito alle deduzioni e alle detrazioni. I chiarimenti si sono resi necessari per l’avvicinarsi dell’introduzione dell’assegno unico. Nel dettaglio, nel 2022 rimangono le deduzioni e le detrazioni sulle spese sostenute per i figli. Di conseguenza devono essere riportate nella dichiarazione dei redditi gli oneri per i figli under 21 a carico.

Chiarimenti Agenzia delle entrate sulle deduzioni e detrazioni per i figli a carico

Il chiarimento dell’Agenzia delle entrate riguarda i genitori dei figli fino a 20 anni e 364 giorni (under 21) fiscalmente a carico. Si potrà continuare a fruire delle detrazioni e delle deduzioni per le spese sostenute nel loro interesse. Anche se non si potrà più beneficiare delle detrazioni inerenti per i figli. Il chiarimento si è reso necessario per l’interpretazione delle detrazioni per i figli a carico inserite nel decreto legislativo numero 230 del 2021. Si tratta del provvedimento di legge che ha introdotto l’assegno unico per i figli.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le spese dal 1° gennaio 2022 su detrazioni e deduzioni?

Il che significa che dal 1° marzo 2022 i sostituti di imposta non dovranno più riconoscere nella busta paga le detrazioni spettanti per i figli fino a 21 anni di età. Tali detrazioni verranno già incorporate nell’assegno unico per i figli. Tuttavia, i genitori potranno continuare a fruire delle deduzioni e delle detrazioni per le spese sostenute a favore dei figli a carico. Inoltre, ai genitori andrà riconosciuto anche il regime fiscale agevolato dei servizi e dei beni del welfare aziendale. È quanto prevede il comma 2, dell’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Spese detraibili e deducibili per i figli, come deve comportarsi il sostituto di imposta per la busta paga?

Il sostituto di imposta deve, pertanto, computare le detrazioni per le spese sostenute per i figli per i primi due mesi del 2022 (ovvero gennaio e febbraio). Per i restanti mesi dell’anno, ovvero a partire dal 1° marzo 2022, è necessario applicare quanto prevede l’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha introdotto l’assegno unico per i figli. Pertanto, per gennaio e febbraio 2022 si devono computare le detrazioni spettanti per le spese sostenute per i figli secondo quanto prevede l’articolo 12 del Tuir, salvo il conguaglio di fine anno o il termine del rapporto sulla base del reddito complessivo.

Detrazioni e deduzione, cosa avviene per i figli non fiscalmente a carico?

Inoltre, “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”. In altre parole, per i figli fino a 21 anni che rispettano i criteri stabiliti dal comma 2 dell’articolo 12 (risultanti, pertanto, fiscalmente a carico), anche se non spettano più le detrazioni per figli a carico, continuano a spettare le detrazioni e le deduzioni previste per oneri e spese sostenute nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico di cui all’articolo 12 del Tuir. Per i figli di età inferiore ai 21 anni, anche se non fiscalmente a carico, continuano ad applicarsi le disposizioni di cui all’articolo 51, comma 2, del Tuir in tema di welfare.

Assegno unico per i figli, due regimi di calcolo fiscale per il 2022

Per il 2022, anno di transizione per l’introduzione dell’assegno unico per i figli, i sostituti di imposta dovranno applicare pertanto due regimi di calcolo relativi al calcolo delle detrazioni per i figli a carico. I due regimi dovranno essere calcolati rispettivamente per il periodo fino al 28 febbraio 2022 e per quello successivo, ovvero a partire dal 1° marzo 2022. Il primo regime fa riferimento all’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi; il secondo periodo all’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021. Saranno da formulare due differenti conguagli.