Assegno unico 2022: chi ci perde con la nuova misura?

L’assegno unico 2022 sarà erogato a partire dal mese di marzo, ma ancora ci sono delle domande rimaste irrisolte, ecco alcune risposte.

Assegno unico 2022, ecco chi potrebbe perderci

L’assegno unico 2022 è una misura che molte famiglie si aspettano per il mantenimento dei propri figli. Le domande devono essere presentate entro il 28 febbraio. Mentre l’importo che spetta per ogni figlio, cambia in base ad alcuni fattori. Ad esempio il valore dell’Isee dei genitori ed il numero di componenti della famiglia. Ma qualcuno potrebbe perderci, ed ecco spiegato chi.

L’isee ordinario è un modello che fa una fotografia della situazione economica, di un soggetto, in un determinato periodo. Il periodo di riferimento è l’anno solare. Ma il suo valore si determina da una combinazione tra il patrimonio ed il reddito, rapportato al numero delle persone che compongono il nucleo familiare. Pertanto, l’isee è proprio l’elemento base che dà possibilità di richiedere l’assegno unico 2022 all’INPS che si occupa dell’erogazione di questo contributo.

Redditi alto e redditi troppo bassi, alcuni chiarimenti

Se i soggetti non fanno ISEE e con redditi elevati si ha comunque l’accesso al contributo base che garantisce un importo minimo di 50 euro. Fino ad arrivare a un beneficio stimato annuo di 732 euro con due redditi da lavoro per madre e padre rispettivamente di 55.800 euro e di 110 mila euro, con due figli maggiori di 3 anni e in assenza di ISEE. Quindi occorre capire se con la misura precedente, la presenza di detrazioni o di contributi erano maggiori rispetto alla nuova misura.

Ad esempio un ISEE più alto, perché magari vi è una maggiore presenza di immobili di proprietà, determina una situazione rispetto al passato, si rischia di non trovare convenienza. Discussione inversa quando vi è un reddito ISEE ridotto. Infatti per chi ha un ISEE basso il passaggio al nuovo assegno unico potrebbe essere più vantaggioso. Si parla di 1.383,48 euro anni in più per una famiglia con due redditi dei genitore di 31.350 euro e 19.800 euro, coniugati e con due figli maggiori di 3 anni, e un Isee stimato di 23.850.

Il caso della maternità sull’assegno unico 2022

La misura sembra invece favorire i genitori single. Infatti per le madri single con un isee pari a 11.950 e lavoro da dipendente da 28 mila euro, l’assegno potrebbe essere un ristoro pari a 1.092 euro per figli minori di 21 anni. Tuttavia la mamma potrà chiedere l’assegno unico universale dal settimo mese di gravidanza. Anche se il riconoscimento verrà assegnato al momento della nascita del bambino, ma non si perderanno gli arretrati.

In caso di disabilità occorre fare una valutazione con quanto percepito in precedenza. Anche perché la nuova misura va ad annullare molti contributi precedenti come il bonus nascita, gli assegni familiari e le detrazioni da figlio a carico fino al compimento del ventunesimo anno.

Assegno unico e riforma Irpef, agli autonomi e partite Iva i maggiori benefici

L’assegno unico per i figli e la riforma fiscale dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) porterà i maggiori vantaggi alle famiglie, ai lavoratori autonomi e partite Iva e ai residenti delle regioni del Sud Italia. A spiegare gli effetti delle due misure è stato il ministero dell’Economia e delle Finanze con la nota numero 6 del 2022. I dati sono stati elaborati dal Dipartimento degli studi e delle ricerche. In totale, nelle tasche dei lavoratori e delle famiglie italiane andranno 14 miliardi di euro. La platea di beneficiari interessata dalle riforme è di oltre 22 milioni di famiglie. Rimarranno fuori dai benefici circa quattro milioni di nuclei.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli: gli obiettivi delle due misure

Due, pertanto, le riforme che sono state varate a partire dal 2022. Con la revisione dell’Irpef, in vigore dal 1° gennaio 2022, e l’introduzione dell’assegno unico per i figli, il governo mira a sostenere la ripresa economica abbassando, peraltro, la pressione fiscale. Si tratta dell’obiettivo più specifico della riforma fiscale con la riduzione delle aliquote Irpef, la revisione degli scaglioni e quella delle detrazioni. Per i lavoratori dipendenti arriva anche la revisione del trattamento integrativo. L’assegno unico per i figli, in vigore da marzo 2022, mira invece a erogare una prestazione non più legata al reddito ma al valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) della famiglia. L’indennità per i figli, dunque, non verrà erogata solo in rapporto ai redditi delle famiglie, ma anche sul patrimonio posseduto, mobiliare e immobiliare.

Quali effetti sulle famiglie e sui lavoratori dalla riforma fiscale e dall’introduzione dell’assegno unico per i figli?

I maggiori vantaggi della riforma Irpef e dell’assegno unico per i figli andranno sicuramente ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. In primo luogo perché percepiranno un assegno strutturato per i figli che prima non ricevevano. La sola riforma fiscale, invece, lascia sostanzialmente in equilibrio i benefici tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti. I maggiori effetti positivi si hanno per le famiglie che vivono nel Sud Italia. In tal senso, il ministero dell’Economia, nella sua analisi, arriva alla conclusione che i risultati siano la somma delle due riforme che mirano a ridurre le disuguaglianze dei redditi soprattutto nelle aree più svantaggiate dell’Italia.

Riforma fiscale e assegno unico per i figli, ecco qual è l’impatto sui redditi

La riforma fiscale dell’Irpef e l’introduzione dell’assegno unico per i figli hanno un impatto maggiore sui redditi più bassi. Considerando sia i lavoratori alle dipendenze che gli autonomi e le partite Iva si può studiare la distribuzione dei vantaggi a seconda del livello di reddito. Da 0 a 15 mila euro sono coinvolte 6,311 milioni di famiglie con un beneficio medio di 863 euro. L’incidenza positiva sul reddito lordo è pari al 3,2%. Le famiglie che hanno redditi da 15 a 25 mila euro (4,779 milioni di famiglie coinvolte) avranno un beneficio medio di 683 euro con un’incidenza sul reddito lordo pari all’1,7%.

Nuova Irpef e assegno universale per i figli con redditi più alti di partite Iva e lavoratori dipendenti

I vantaggi delle due riforme, Irpef e assegno unico per i figli, vanno assottigliandosi, anche in termini percentuali, in presenza di redditi più elevati. Per redditi da lavoro autonomo o dipendente da 25 mila a 40 mila euro (4,675 milioni di famiglie coinvolte), il beneficio scende a 432 euro, con l’incidenza sul reddito lordo dello 0,8%. Infine, per i redditi oltre i 40 mila euro (6.433 milioni di famiglie coinvolte) il beneficio medio scende ancora (451 euro) al pari dell’incidenza del reddito lordo (0,5%). Complessivamente, su oltre 22 milioni di nuclei familiari coinvolti dalle due riforme, il beneficio medio sarà di 614 euro all’anno e l’incidenza sul reddito lordo dell’1,1%.

 

Assegno unico per i figli: si possono detrarre le spese mediche e scolastiche?

Le spese per i figli possono essere ancora detratte ai fini dell’assegno unico. A partire dal 1° marzo 2022 l’assegno universale costituirà l’unico strumento economico a favore delle famiglie con figli minorenni. Risultano inclusi nella disciplina anche i figli maggiorenni e fino al compimento dei 21 anni di età. L’assegno andrà a vantaggio anche delle famiglie con figli lavoratori (a basso reddito) o in cerca di occupazione, oltre che studenti. Il decreto “Sostegni ter” è intervenuto nell’ambito della detraibilità delle spese mediche e scolastiche rispetto all’assegno unico.

Spese mediche e scolastiche per i figli a carico, si possono detrarre ai fini dell’assegno unico?

In particolare, la detraibilità delle spese mediche e scolastiche a favore dei figli nell’ambito dell’assegno unico devono essere sostenute a favore dei minori e dei maggiorenni fino a 21 anni di età. Le detrazioni operano benché su queste spese non siano più spettanti le detrazioni dell’Irpef. Tuttavia, per i figli maggiorenni e fino ai 21 anni di età che non studino, né lavorino e nemmeno cerchino un’occupazione, si potrebbe verificare una situazione analoga rispetto agli “altri famigliari a carico”. Il decreto “Sostegni ter” esclude espressamente la detraibilità delle spese in questione.

Assegno unico per i figli minori o dai 18 ai 21 anni di età: le condizioni per le detrazioni delle spese

La detrazione nell’ambito dell’assegno unico per i figli relativamente alle spese mediche e scolastiche opera, pertanto, in presenza di figli minorenni o di maggiorenni (dai 18 fino al compimento dei 21 anni di età). Per quest’ultima categoria, per operare la detrazione delle spese, devono verificarsi quattro condizioni:

  • devono frequentare un corso di laurea, un corso di formazione professionale o scolastica;
  • svolgere un tirocinio oppure un lavoro con un limite di reddito non superiore agli 8.000 euro;
  • devono essere in possesso della dichiarazione di immediata disponibilità a svolgere un’attività lavorativa da ottenere dai centri pubblici per l’impiego;
  • svolgere il servizio civile universale.

Assegno unico per i figli o detrazione delle spese per i figli a carico?

Le incertezze normative relative alla detrazione per i figli a carico e fino al compimento dei 21 anni di età e l’assegno unico sono state superate dal decreto “Sostegni bis” (decreto numero 4 del 2022). In particolare, a partire dal 1° marzo prossimo, le famiglie con i figli che percepiscano l’assegno universale non avranno più la possibilità di ottenere le detrazioni per i figli a carico secondo quanto prevede l’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Con l’arrivo dell’assegno universale, le famiglie beneficeranno di questo unico strumento economico sempreché si tratti di figli minorenni o di figli dai 18 anni al compimento dei 21 anni di età purché studenti, lavoratori con reddito entro gli 8.000 euro o in cerca di un’occupazione.

Assegno unico per i figli, come detrarre le spese mediche e scolastiche?

A disciplinare la detrazione delle spese mediche e scolastiche nell’ambito dell’assegno unico per i figli è intervenuta la modifica dell’articolo 12 del Tuir con il nuovo comma 4 ter operata dal comma 6 dell’articolo il quale disciplina che “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”.

Detrazione fiscale figli a carico dai 18 ai 21 anni di età: quando si può applicare?

Dal decreto “Sostegni ter” arriva dunque la possibilità di detrazione fiscale per le spese mediche e scolastiche per i figli a carico entro i 21 anni di età. I genitori, anche se beneficiari dell’assegno unico, potranno continuare a detrarre le spese sostenute per i figli, ancorché da marzo prossimo non spettino più le detrazioni fiscali per ogni figlio a carico. Non potranno detrarre le spese per i figli dai 18 ai 21 anni che non lavorino, non cerchino un’occupazione e non studino.

Detrazione fiscale figli a carico di oltre 21 anni di età: come funziona?

Per i figli disabili, anche con più di 21 anni di età, oltre all’assegno unico, i genitori potranno continuare a effettuare la detrazione fiscale. In tal caso, il limite del reddito per essere considerati a carico è rimasto invariato. Il massimo lordo annuo, al lordo degli oneri deducibile, non deve superare i 2.840,51 euro oppure i 4.000 euro. I due importi vanno applicati in rapporto all’età dei figli non superiore ai 24 anni.

Assegno unico e detrazioni figli insieme, ecco perché è possibile

L’Assegno unico 2022 è tra gli argomenti di maggiore interesse in queste ultime settimane. L’avvicinarsi della data a partire dalla quale la misura entrerà in vigore è il primo fattore che rende di attualità la misura. Ma poi c’è anche il via alle domande da parte dell’Inps sul suo portale istituzionale, che ha ampliato l’interesse per la misura.

La novità delle ultime ore riguarda le detrazioni. Come si sa l’assegno unico andrà a modificare tutto il pacchetto di misure di welfare delle famiglie. Dal bonus bebè all’assegno per il nucleo familiare, dalle detrazioni per carichi di famiglia al bonus mamma domani.

Tutto sacrificato sull’altare del nuovo assegno unico universale per i figli. Tutto cancellato e via alla misura universale.

Ma alcune detrazioni per i figli resteranno. Lo prevede la bozza del nuovo decreto sostegni ter.

Assegno universale ok, ma salve alcune detrazioni per i figli

Secondo la bozza del nuovo decreto emergenziale, non verranno eliminate alcune delle detrazioni più utilizzate. Parliamo di quelle per le spese sostenute per i figli a carico. Una novità questa che cozza con alcune voci delle ultime settimane che davano per perdute anche molte detrazioni tra le più utilizzate dai contribuenti nel modello 730.

L’assegno universale come ormai è noto ai più, è un assegno che verrà erogato alle famiglie italiane in sostituzione di tutti gli altri benefit previsti oggi.  E verrà erogato per ogni figlio fino a 21 anni se a carico fiscalmente del richiedente e del suo coniuge.

Per le spese sostenute in favore dei figli a carico quindi, ancora utili le detrazioni. Gli oneri detraibili infatti non vengono toccati da questa grande novità.

Dove opera il nuovo decreto sostegni e cosa dice sull’Assegno unico

Le novità del decreto sostegni ter finiranno con modificare anche il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). E sono novità estese a una miriade di contribuenti. Infatti riguardano coloro i quali, e sono tanti, dal primo marzo avranno a che fare con la grande rivoluzione dell’assegno unico universale sui figli a carico. Per questi soggetti le detrazioni fiscali sui figli a carico restano fruibili, tranne che per quelle dirette e fisse.

In pratica si concede a molti contribuenti di beneficiare comunque di alcune agevolazioni nelle dichiarazioni dei redditi, quindi nel modello 730 o nel modello Redditi Persone Fisiche.

Infatti, nonostante l’assegno unico, ai contribuenti sarà concesso di continuare a sfruttare le detrazioni previste per oneri detraibili. Si tratta di quelle detrazioni  previste per esempio,per  le spese scolastiche o quelle sanitarie. Ma ci sono anche quelle per le spese universitarie piuttosto che le spese di affitto per studenti fuori sede.

Assegno unico 2022, non tutti i benefit si perdono

È vero che il restyling prodotto dall’assegno universale per i figli fino a 21 anni di età è piuttosto profondo, ma in materia di detrazioni inciderà solo su un determinato ambito. Parliamo delle detrazioni fiscali per i figli a carico che rientrano nel campo dei carichi di famiglia. Sono le detrazioni che vengono riconosciute nelle buste paga o nei cedolini mese per mese, Detrazioni che poi finiscono nelle Certificazioni uniche e nei modelli di dichiarazione dei redditi.

Sono le detrazioni per i carichi di famiglia, limitatamente a quelli dei figli fino a 21 anni, quelle che verranno assorbite dall’assegno unico. Nonostante il nuovo decreto sostegni ter  sia ancora in bozza , l’intervento correttivo alla normativa si è reso necessario. In effetti molti credevano di aver perduto pure i benefici fiscali relativi alle spese che danno diritto alle detrazioni al 19% in sede di dichiarazione dei redditi.

Confermati i limiti di reddito per essere considerati a carico

Quindi, per le detrazioni da oneri sostenuti nell’anno di imposta a cui le dichiarazioni dei redditi fanno riferimento, i figli per cui si rientra nel campo di applicazione dell’assegno universale sono equiparati a chi non rientra. Nessuna differenziazione quindi in base al diritto o meno all’assegno universale.

A fugare ogni dubbio anche la conferma dei limiti di reddito personali che inseriscono un figlio a carico del genitore. Infatti i limiti restano pari a 2.840,51 euro annui  al lordo degli oneri deducibili, incrementato fino a 4.000 euro, sempre al lordo degli oneri deducibili, per i figli fino a 24 anni di età.

Assegno unico ed estero, alcuni casi particolari da valutare

L’assegno unico ed estero prevede delle combinazioni e delle casistiche particolari che possono essere valutate per singolo caso.

Assegno unico ed estero, cosa fare in queste situazioni?

Cosa fare nei casi in cui una famiglia ha un figlio residente all’estero? La famiglia ha o meno diritto all’assegno unico? In merito a questo argomento non c’è una specifica univoca. Però i figli a carico, in base all’articolo1, comma 2, del Dlgs 230/2021, sono coloro che fanno parte del nucleo familiare indicato ai fini ISEE, in corso di validità.

Pertanto ciò che conta non è dove si trova il figlio, ma la sua posizione rispetto al nucleo familiare. Quindi alle dichiarazioni fatte ai fini dell’identificatore della situazione economica della famiglia. Quindi se il figlio è all’estero, ma fa parte del nucleo familiare, si ha diritto all’assegno unico, altrimenti no.

Assegno unico ed estero, altri casi di approfondimento

Per richiedere l’assegno unico occorre essere cittadini italiani o di uno stato membro dell’Unione europea,  suo familiare, titolare del diritto di soggiorno permanente, oppure cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso di permesso di soggiorno UE per luoghi periodo di soggiorno. Ma si ha diritto anche qualora si sia titolare di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o sia titolare di un permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia.

Inoltre occorre pagare le imposte sul reddito in Italia, anche se si vive in diverso luogo, ma si è residenti in Italia. Infine si può richiedere anche se si sia o si sia stati residenti in Italia da almeno due anni, anche non continuativi, ovvero si sia titolare di un contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato di durate almeno semestrale.

Regole che rimangono invariate

Dal mese di marzo 2022 in ogni caso non saranno più erogati gli assegni per il nucleo familiare e gli assegni familiari. Inoltre non saranno più riconosciute le detrazioni per figlio a carico sotto i 21 anni di età. Dunque l’assegno unico andrà a sostituire tutte le misure, ma occorre presentare la domanda anche di casi legati all’estero.

Sarà poi l’ente a verificare o meno la correttezza della domanda ricevuta. E se tutto andrà bene, già da marzo ci saranno gli accrediti sul conto corrente indicato nella stessa domanda.

Assegno unico figli, Isee se in famiglia ci sono divorziati, altri familiari, separati mai sposati, padre risposato

La pratica dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) ai fini della presentazione della domanda per l’ottenimento dell’Assegno unico per i figli può generare difficoltà nell’individuazione dei membri della famiglia richiedente. La definizione del nucleo familiare diventa, pertanto, indispensabile ai fini del calcolo dell’Isee e per la determinazione della nuova misura introdotta nel 2022. Possono presentarsi, infatti, casi di famiglie allargate, di presenza di altri familiari, del padre risposato o della presenza di un figlio maggiorenne, di genitori mai sposati o di uno dei due che viva all’estero. Infine, è da prendere in considerazione anche il caso di un genitore straniero.

Isee, come si calcola l’indicatore se si tratta di famiglia allargata ai fini dell’Assegno unico per i figli?

In linea di massima, la famiglia è composta, ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) da tutte le persone presenti nello stato di famiglia. Il documento si può richiedere all’anagrafe comunale. Tuttavia, rispetto a questa regola generale, si possono verificare vari casi. Ad esempio, i due coniugi possono avere una differente residenza. Ciò può presentarsi nel caso della domanda di Assegno unico quando la madre divorziata e con due figli minori ha un nuovo convivente. In questo caso fanno parte sempre dello stesso nucleo familiare per il calcolo dell’Isee? I coniugi, anche se hanno una differente residenza, costituiscono un medesimo nucleo familiare per il calcolo dell’Isee. Il nuovo convivente, dunque, se figura nello stato di famiglia della madre divorziata, fa parte del nucleo familiare ai fini dell’Isee della famiglia di quest’ultima. Se scegliesse tuttavia la famiglia del coniuge, non potrebbe rientrare nel nucleo della madre divorziata.

Isee, come vanno considerati i figli maggiorenni non conviventi fino a 26 anni e oltre per l’Assegno unico?

I figli maggiorenni e fino a 26 anni e oltre, ai fini dell’Isee necessario per l’Assegno unico, se non sono conviventi, hanno diversa disciplina. Ovvero, se non hanno ancora compiuto i 26 anni fanno parte del nucleo familiare dei genitori nel caso in cui risultano a carico per il calcolo dell’Irpef. Se hanno già compiuto i 26 ani di età o li hanno superati fanno parte di un nucleo familiare a sé stante anche nel caso in cui dovessero risultare ancora a carico dei genitori. In tal caso, dunque, il figlio maggiorenne che abbia già compiuto i 26 anni o li abbia superati costituisce un nucleo familiare a parte ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.

Assegno unico, come bisogna considerare il padre risposato e gli altri familiari, come zii e nonni, ai fini dell’Isee?

Nel calcolo dell’Isee per l’Assegno unico devono essere inseriti anche gli altri familiari come zii e nonni, nel caso in cui risultino conviventi con la famiglia. In tal caso, fa sempre fede lo stato di famiglia: se gli altri familiari risultano presenti vanno inclusi. Il padre che si è risposato, che normalmente risulta estraneo alla famiglia di un figlio minore, deve essere incluso ai fini dell’Isee per minorenni. Si tratta di un “componente aggiuntivo”. Nell’Isee della madre dovrà essere indicato l’importo versato ai fini del mantenimento del minore. Tale disciplina incontra due limiti nei casi in cui:

  • non sia presente il provvedimento dell’autorità giudiziaria che stabilisca l’obbligo di versare il mantenimento al figlio da parte del padre risposato;
  • sia presente un provvedimento di allontanamento, di esclusione della potestà genitoriale oppure di estraneità nei rapporti economici ed affettivi.

Come calcolare l’Isee nel caso di due genitori mai sposati, con diversa residenza, e figlio minore per l’assegno unico?

Il caso dei genitori separati e mai sposati può avere due soluzioni. La situazione è quella nella quale i due genitori abbiano un figlio minore e una residenza differente. Ai fini dell’Assegno unico per il figlio minore, è necessario alternativamente:

  • presentare un’unica Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per il calcolo dell’Isee da parte del genitore che conviva con il minore. Nella dichiarazione deve essere indicato il genitore esterno al nucleo familiare, a meno che non vi sia un provvedimento dell’autorità giudiziaria;
  • in alternativa si possono presentare due Isee diversi. Il primo si riferisce al nucleo familiare del minore e del genitore convivente, mentre il secondo fa capo al genitore esterno. Nel Documento sostitutivo unico è necessario indicare il protocollo Dsu del genitore esterno già inoltrato all’Inps.

Calcolo Isee ai fini dell’Assegno unico per genitori che lavorano all’estero o per genitore straniero

Se uno dei due genitori lavora all’estero pur avendo la residenza in Italia, la famiglia del minore ha diritto a una maggiorazione dell’Assegno unico. La condizione è che il genitore che lavora all’estero debba pagare le imposte in Italia. Se uno dei due genitori è un cittadino straniero senza codice fiscale lo si può indicare nella domanda. In tal caso, è necessario seguire nella pratica i passaggi nella sezione dei dati del figlio: “Il nucleo familiare del figlio comprende uno solo dei 2 genitori”, “Genitore unico” e successivamente “Altro genitore cittadino straniero senza codice fiscale”. Con questa procedura, quanto spetta per l’assegno viene riconosciuto a chi ha presentato richiesta senza che sia possibile procedere con la ripartizione del 50%.

Assegno unico figli: aumentare l’importo è possibile, ecco come

L’assegno unico figli è, secondo il Governo, l’aiuto definitivo per le famiglie. Ma l’importo dell’assegno può essere aumentato, ecco come.

Assegno unico figli, come vedere se l’importo è corretto

L’assegno unico è la novità del 2022 per aiutare le famiglie italiane a mantenere i propri figli. L’importo è legato al valore del proprio ISEE. Quindi come prima cosa è necessario fare il valore ISEE, richiedendolo presso i Patronati, cad o centri abilitati al rilascio. Una volta ricevuto l’ISEE 2022 è possibile utilizzare il simulatore dell’Inps per conoscere quale sarà il l’importo mensile erogato.

A questo punto occorre collegarsi al sito dell’INPS e fare la simulazione online, senza bisogno di alcuna credenziale. E’ necessario compilare la scheda inserendo come prima cosa la composizione del nucleo familiare. In questa sede va segnata anche la presenza di eventuali soggetti che sono portatori di handicap. Il modulo si compila in tutti i suoi campi, compresa età dei figli e il reddito se sono maggiorenni. Dunque a questo punto il simulatore indicherà il valore dell’assegno.

Cosa fare se l’importo non è corretto

Se il valore del simulatore non sembra essere quello corretto, si può cercare di cambiare le cose. Per aumentare l’importo occorre diminuire il valore dell’ISEE. Ad esempio è possibile presentare l’ISEE Corrente, lo strumento che tiene conto dei redditi patrimoniali riferiti all’anno precedente la presentazione della DSU, qualora appunti i redditi siano minori rispetto all’Isee ordinario che prende in considerazione il secondo anno precedente.

Anche se a dire il vero l’ISEE Corrente si può presentare solo in determinati casi:

  • variazione della situazione reddituale del nucleo familiare, almeno superiore al 25% rispetto al calcolo dell’Isee fatto in modo ordinario;
  • variazione della situazione lavorativa del contribuente anche ai fini previdenziali, indennità che non rientrano nel reddito complessivo.

Quindi se il valore dell’Isee corrente è minore di quello ordinario, va presentato entro il 30 giugno. Così facendo l’importo dell’assegno sarà ricalcolato già dal mese di marzo e versato secondo il nuovo valore.

Assegno unico figli, cosa succede se nasce un nuovo bimbo?

Se tra l’isee ordinario e la presentazione odierna nasce un figlio, questo comporta una maggiorazione dell’Isee. In particolare per i figli successivi al secondo si applica una maggiorazione che va da 85 euro per isee minori a 15 mila euro, oppure di 15 euro per valori reddituali superiori a 40 mila euro.

Mentre dal quarto figlio in poi, scatta un’altra maggiorazione pari a 100 euro forfettari. Ecco che quindi è opportuno simulare l’importo dell’assegno sullo strumento messo a disposizione dell’INPS per verificare eventuali anomalie. Attenzione che però il valore della situazione economica potrebbe diminuire, qualora gli entrambi i genitori lavorano, mentre prima no.

 

Assegno unico, può essere richiesto i figli in affido?

L’assegno unico spetta per i figli a carico all’interno di un nucleo familiare, ma può essere richiesto anche per i figli in affido?

L’assegno unico e le famiglie affidatarie, cosa fare?

Il nuovo assegno unico spetta anche per i minori all’interno delle famiglie affidatarie. Prima di ogni cosa però è bene definire il concetto di famiglia affidataria. Si tratta di qualunque persona che, in coppia o singolarmente, a una valutazione tecnica psicosociale risulta idonea ad accudire, educare e tenere con se un minore. La famiglia affidataria collabora con le istituzioni e capace di gestire le diverse problematiche e solidarietà verso le altre culture ed etnie.

Tuttavia l’assegno unico spetta anche alle famiglie affidatarie per il minore che accolgono all’interno della loro casa. Quindi in caso di affidamento, occorre distinguere le varie ipotesi previste dall’articolo 3 del Dpcm 159/2013.  Infatti la scelta di collocare un minore in una nuova casa, dipende da un giudice del tribunale minorile:

  • il minore in affidamento preadottivo fa parte del nucleo familiare, anche se risulta nella famiglia anagrafica del genitore;
  • il minore in affidamento temporaneo è considerato nucleo familiare a sé. Anche se in questo caso il genitore affidatario può considerarlo parte della propria famiglia.

In entrambi i casi, nella domanda di richiesta dell’assegno unico sarà preso in considerazione l‘ISEE del nucleo familiare in cui risulta inserito il minore. 

La risposta dell’Inps per le famiglie affidatarie di figli minori

L’Inps si trova a dover rispondere di frequente alle varie domande che pongono i soggetti che sono interessati al contributo per i più piccoli. Riportando le stesse parole dell’ente di previdenza sociale, si può dire che:

Per le famiglie AFFIDATARIE di minori che hanno bisogno di sapere quale Isee utilizzare. La scelta di collocare il minore in un nucleo ai fini Isee piuttosto che in un altro, dipende dal tipo di affidamento che si evince dal provvedimento del giudice del tribunale minorile. Il minore in affidamento temporaneo oppure collocato presso una comunità è considerato nucleo familiare a sé (quindi si aggancia l’ISEE del minore). Però il genitore affidatario lo può considerare parte del proprio nucleo familiare. Il minore in affidamento preadottivo fa parte del nucleo familiare dell’affidatario, anche se risulta nella famiglia anagrafica del genitore. Ad ogni modo, noi abbiamo precisato che “prenderemo sempre l’ISEE del nucleo familiare in cui risulta inserito quel minore”.

La procedura per la richiesta dell’assegno unico

Per la presentazione della domanda dell’assegno unico si procede allo stesso modo per tutte le altre categorie. Dunque la domanda si presenta online con procedura semplificata accedendo con lo SPID, CIE o CNS. Anche in questo caso è possibile trasmettere la richiesta attraverso il Patronato.

In merito all’accredito si ricorda che deve essere inserito nel modulo l’IBAN del genitore che ne ha fatta richiesta o della persona che ha preso in affidamento il bambino, qualora sia single e non coppia.

 

Assegno unico universale, come richiedere l’accredito

L’assegno unico universale per i figli a carico sarà accreditato dal mese di marzo 2022. Ma quale conto corrente occorre indicare?

Assegno unico e accredito su conto corrente

Nei nuclei familiari con figli a carico è possibile presentare la domanda per la richiesta dell’assegno unico. Le richieste sono già disponibili dal primo gennaio. Ma solo dal mese di marzo 2022 sarà possibile ricevere le somme destinati ai figli. Anche se già nella compilazione della domanda devono essere indicati i dati in cui ricevere i soldi, insieme a tutti i dati del richiedente e del figlio a carico.

Infatti l’accredito può essere accreditato su un conto corrente bancario o postale, bonifico domiciliato presso lo sportello postale, conto corrente estero area sepa, il libretto postale o carta prepagata purché dotato di Iban. La cosa fondamentale è che il conto corrente indicato deve essere intestato al richiedente. Tuttavia se fanno richiesta entrambi i genitori (per il 50%), devono essere indicati gli iban di entrambe le persone. E’ il caso tipico delle persone separate o divorziate.

Cosa succede se il figlio maggiorenne?

L’assegno unico spetta anche per i figli maggiorenni fino al compimento del ventunesimo anno di età. La somma può essere accredita anche sull’iban a lui intestato, o magari cointestato con uno dei genitori. Del resto le somme sono destinate al figlio, anche se maggiorenne per il suo mantenimento. E comunque l’assegno unico sostituisce qualsiasi altro contributo destinato alla famiglia.

Si ricorda che l’assegno spetta a tutti i nuclei familiari che hanno figli a carico. L’unica cosa che cambia è l’importo da riscuotere, visto che è legato al valore dell’ISEE, indicatore della situazione economica. Se l’ISEE non viene prodotto, verrà corrisposto un assegno minimo pari a 50 euro. Anche se c’è un tutore, occorre indicare il codice Iban del tutore, cioè la persona che gestisce o che si occupa del minore.

Assegno unico, altri strumenti di riscossione

In caso di accredito dell’assegno unico su strumenti di riscossione aperti presso prestatori di servizi di pagamento non convenzionati ovvero operanti in uno degli altri Paesi dell’area Sepa. Il richiedente dovrà indicare il modello di identificazione finanziaria previsto dall’Unione Europea, debitamente compilato, sottoscritto e validato dall’emittente lo strumento di riscossione.

Il pagamento dell’assegno unico in contanti, ammissibile anche nei confronti di un solo genitore nel caso di liquidazione ripartita, è effettuato presso uno degli sportelli postali del territorio italiano nei confronti del beneficiario della prestazione. Pertanto è sempre opportuno fare attenzione ad indicare l’Iban corretto in sede di presentazione e compilazione della domanda per la richieda dell’assegno.

Assegno unico, si può richiedere se si è in gravidanza?

L’assegno unico  può essere richiesto fino al compimento del ventunesimo anno per i figli a carico. E se si è in gravidanza si può richiedere?

Assegno unico e gravidanza della mamma

Dal primo gennaio 2022 è possibile fare richiesta per ottenere un contributo mensile per i figli a carico. L’assegno unico universale è stato introdotto con il Decreto legislativo del 21 dicembre 2021, n. 230 e si presenta come una rivoluzione per le famiglie che hanno figli facenti parte del nucleo familiare.

Ma la legge copre anche i prossimi nascituri. Infatti possono fare la domanda per il riconoscimento dell’assegno anche le mamme al settimo mese di gravidanza. Tuttavia la domanda si presenta dopo  la nascita del bambino e dopo che gli è stato attribuito il codice fiscale. Elemento essenziale per l’individuazione del nuovo individuo all’interno del nostro sistema italiano.

Anche gli arretrati saranno versati

Una volta presentata la domanda per il riconoscimento del contributo, sarà versata la prima mensilità facendo riferimento anche agli arretrati, cioè il settimo mese di gravidanza. Ma saranno pagati anche tutti gli altri arretrati, cioè l’ottavo ed il nono mese di gravidanza. Inoltre sarà accreditata anche quella corrente, di solito, dal mese successivo l’accoglimento della domanda.

Successivamente ogni mese il genitore che avrà fatto la domanda, riceverà l’importo mensile. Tuttavia l’importo sarà calcolato in base alla dichiarazione ISEE che ha accompagnato la richiesta. Infine l’assegno spetta per ogni figlio a carico, quindi anche per i fratelli e le sorelle del nascituro, sempre che non abbiano più di 21 anni di età.

Incompatibilità del contributo con il bonus nascita

L’assegno unico non è comunque compatibile con il bonus nascita o mamma domani. Il premio nascita di 800 euro era corrisposto dall’INPS per la nascita o l’adozione di un minore a partire dal 1 gennaio 2017. Al compimento del settimo mese di gravidanza o alla nascita la mamma presentava la richiesta all’istituto di previdenza sociale. Il bonus spettava anche in caso di adozione o di affidamento pre-adottivo.

Dal primo gennaio 2022 l’assegno unico universale ha sostituito il bonus nascita che quindi non sarà più erogato. Inoltre sono stati eliminativanche il bonus bebè, e le detrazioni per figli a carico fino a 21 anni. L’unico contributo che ancora resterà in vigore è il bonus asilo nidoUn contributo che spetta alle famiglie e che varia in base al valore dell’ISEE del nucleo familiare. Gli importi previsti, fino ad oggi, sono:

  • 3.000 euro per le famiglie con reddito ISEE di valore non superiore a 25.000 euro. L’importo da erogare è diviso in 11 rate da 272,72 ;
  • gli importi sono ridotti a 2.500 euro per ISEE compreso tra 25.001 euro e 40.000 euro con rata mensile di 227,27 euro ;
  • infine, la terza fascia beneficia di 1500 euro e viene applicata alle famiglie con reddito ISEE superiore a 40.000 euro i massimo erogabile ogni mese è di 136,37 euro.