Riscatto contributi con i premi di produttività, istruzioni

L’Agenzia delle Entrate con la circolare 5 del 7 marzo 2024 fa alcune precisazioni sul welfare aziendale e tra queste vi è la possibilità di riscattare i buchi contributivi con i premi di produttività.

Premi di Produttività: cosa sono

I premi di produttività sono incentivi riconosciuti a lavoratori che contribuiscono a un miglioramento di redditività dell’azienda, efficienza, qualità e innovazione, misurabili e verificabili sulla base dei criteri definiti nel contratto aziendale o territoriale.

Per questi premi è prevista un tassazione Irpef agevolata al 10%, aliquota ridotta al 5 % per gli anni di imposta 2023 e 2024.

Oltre a precisare ciò, l’Agenzia delle Entrate, nella circolare 5 ha specificato che il lavoratore può utilizzare i premi di produttività a copertura di buchi contributivi. Sappiamo tutti quanto sia importante, al fine di maturare un assegno pensionistico soddisfacente, maturare un elevato numero di settimane contributive. Purtroppo nel tempo il lavoro è diventato sempre più frammentario e soprattutto i più giovani si ritrovano con buchi nei contributi pensionistici. Al fine di evitare ciò, viene data la possibilità di versare i contributi volontari, sebbene con dei limiti. Specifica la circolare che “L’articolo 1, comma 126, della legge di bilancio 202428 prevede, per il solo biennio 2024-2025, la facoltà di riscattare, ai fini pensionistici, determinati periodi non coperti da contributi previdenziali”.

Come riscattare i contributi con i premi di produttività

La norma prevede che in via sperimentale, per il solo biennio 2023-2024, gli iscritti presso una delle gestioni previdenziali amministrate dall’INPS, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione, possano riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2024. I buchi contributivi possono essere riscattati fino a un massimo di 5 anni anche non continuativi e comunque antecedenti rispetto alla legge di bilancio 2024.

Con la circolare si specifica che i lavoratori che hanno maturato tali buchi contributivi possono chiedere al datore di lavoro di coprirli con i premi di produttività. In questo caso l’importo corrispondente è portato in deduzione dal proprio reddito d’impresa o dal proprio reddito di lavoro autonomo. Le somme a loro volta non concorrono a determinare il reddito da lavoro dipendente.

Leggi anche: Bonus dipendenti e fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

Welfare aziendale 2024, la circolare dell’Agenzia delle entrate

Omesso versamento contributi, è reato anche se l’azienda versa in gravi condizioni

La sentenza è di quelle destinate a far discutere molto, infatti la Corte di Cassazione in una recente pronuncia ha evidenziato che l’omesso versamento di contributi previdenziali e assistenziali è reato anche nel caso in cui lo stesso è frutto di una condizione economica aziendale molto grave in cui il datore di lavoro ha dovuto scegliere tra il versamento dello stipendio e quello dei contributi.

Omesso versamento di contributi è sempre reato

La sentenza oggetto di analisi è la 23945 del 5 giugno 2023.

L’omesso versamento di contributi previdenziali e assistenziali è considerato dal nostro ordinamento un reato a dolo generico, affinché si configuri basta che colui che non adempie abbia la consapevolezza del fatto che sta tenendo un comportamento considerato reato.

Nel caso in oggetto il ricorrente impugna una sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, affermando di non aver effettuato le ritenute e i versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali perché l’azienda si è trovata all’improvviso in una grave situazione economica contingente, imprevista e imprevedibile e di avere in tale situazione preferito pagare gli stipendi.

Di conseguenza secondo il ricorrente ha errato il giudice di secondo grado nel momento in cui ha valutato l’omissione del versamento contributivo quale scelta consapevole e quindi ha visto il dolo generico.

Le difficoltà economiche non escludono l’illecito

I giudici hanno sottolineato che tra l’omesso versamento degli stipendi e l’omesso versamento dei contributi è reato maggiormente grave il secondo in quanto assistito da una tutela penalistica attraverso la previsione di una fattispecie incriminatrice.

Secondo il giudice il datore di lavoro era tenuto ad accantonare le somme per i pagamenti dei contributi quindi il richiamo a fatti sopravvenuti non prevedibili non può essere considerata come esimente in quanto il rappresentante legale ha scelto liberamente di destinare le liquidità residue disponibili a finalità diverse rispetto al versamento dei contributi.

Leggi anche: Azzeramento contributi badanti, ultime notizie per chi assume

 

Ferie non godute, ricognizione entro il 30 giugno 2023 per evitare sanzioni

Il diritto alle ferie è un diritto irrinunciabile e non monetizzabile, di conseguenza una volta maturate le ferie è necessario che le stesse siano godute. In caso contrario sono previste sanzioni. Per evitare ciò entro il 30 giugno 2023 il datore di lavoro deve effettuare la ricognizione del monte ferie non goduto da ciascun lavoratore nel 2021 e se le stesse non sono fruite interamente dovranno essere anticipati  i contributi previdenziali, da versare entro il 21 agosto 2023. Sono inoltre applicabili sanzioni amministrative a carico del datore di lavoro.

Diritto alle ferie e ferie non godute

Il diritto alle ferie è disciplinato dall’articolo 2109 del codice civile a cui si aggiunge D.Lgs n. 66/2003, attuativo delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE sull’organizzazione dell’orario di lavoro. La normativa prevede che ogni lavoratore abbia diritto a un periodo di ferie retribuite di 4 settimane in un anno. Cambia il calcolo nel caso di rapporto di lavoro part-time.

Le norme prevedono che il lavoratore debba fruire di almeno 2 settimane di ferie nell’anno di maturazione, mentre le ulteriori 2 settimane possono essere fruite nei 18 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione.  Ciò significa che entro il 30 giugno 2023 dovranno essere godute le ferie maturate nel 2021.  Infine, ferie ulteriori rispetto alle 4 settimane possono essere monetizzate o dilazionate nel tempo.

Il periodo in cui il lavoratore fruisce delle ferie deve essere concordato tra lavoratore e datore di lavoro, ma nel caso in cui il lavoratore non voglia godere delle ferie nel periodo di fruizione, il datore di lavoro deve obbligatoriamente collocarlo a riposo.

Sanzioni per ferie non godute, paga il datore di lavoro

In caso di mancato adempimento oltre all’anticipo nel versamento dei contributi, sono previste per il datore di lavoro le seguenti sanzioni amministrative:

  • da 120 a 720 euro nel caso in cui la violazione sia inerente un solo anno e fino a 5 dipendenti;
  • da 480 a 1.800 euro se le violazioni sono state perpetrate per più di un anno oppure se riguardino più di 5 dipendenti;
  • da 960 euro a 5.400 euro per violazioni che abbiano riguardato più di 10 dipendenti o si sono verificate in più di 4 anni.

Leggi anche: Caro Vacanze 2023, arrivano i rincari anche per le tanto amate ferie

Riforma fiscale e concordato preventivo biennale: a chi si applica e come funziona

Tra le misure che rientrano nella proposta di riforma fiscale, vi è il concordato preventivo biennale, da considerare come uno strumento volto a migliorare i rapporti tra Fisco e contribuente e ridurre l’evasione fiscale. Ecco le principali novità introdotte.

Cos’è il concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo è un accordo tra il Fisco e il contribuente che prevede di fissare per due anni la base imponibile, in questo modo il contribuente sa già quante tasse dovrà versare per due anni. Non si applicherà a tutti i contribuenti, ma solo a titolari di reddito di impresa e lavoratori autonomi che abbiano un fatturato non particolarmente importante.

La ratio dell’introduzione del concordato preventivo biennale risiede nel fatto che in Italia vi è un elevato livello di evasione fiscale, favorita dall’impossibilità di eseguire accertamenti fiscali su tutti i contribuenti. Attualmente, come dichiara il vice ministro all’Economia, solo il 2-2,5% delle dichiarazioni sono sottoposte a controlli. Con il concordato preventivo c’è un accordo tra le parti sulla tassazione da applicare che esclude un’ampia fetta di contribuenti dalla necessità di essere sottoposti a controlli.

La nuova riforma prevede che l’Agenzia delle Entrate in base ai dati in suo possesso basati su fatturazione elettronica e altri elementi in suo possesso, determina una base imponibile fissa per due anni, questa corrisponde alle potenzialità delle attività che accedono a questa modalità di calcolo delle imposte. Con tale metodo di calcolo della base imponibile, il contribuente sarà chiamato a versare per due anni successivi le stesse imposte sui redditi e Irap. Restano immutati nei due anni anche i contributi previdenziali da versare. Sfugge a tale modalità di calcolo l’Iva.

Vantaggi e svantaggi del concordato

Naturalmente un professionista, lavoratore autonomo, piccolo imprenditore, nell’arco di due anni può avere delle variazioni di reddito e non è detto che le stesse siano in aumento, elemento che porterebbe con il concordato preventivo biennale a un risparmio di imposta. Può capitare, e spesso capita, che vi siano delle fluttuazioni di entrate verso il basso, questo implica che vi è il rischio che il contribuente paghi più di quanto effettivamente dovuto.

Il testo della bozza sottolinea inoltre “fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi. Ciò implica che non vi è il risparmio dovuto al non adempimento di tutti quegli oneri burocratici che fanno perdere tempo e che alla fine implicano un esborso di denaro dovuto alla necessità di rivolgersi a professionisti.

Deve però essere sottolineato che il contribuente è libero di aderire o meno al concordato preventivo. Tenderà a farlo nel momento in cui ritiene che nell’arco di due anni possa esservi una buona crescita e quindi si possa generare un vantaggio fiscale. Purtroppo non sempre è semplice fare tali previsioni in modo adeguato.

La bozza della riforma fiscale prevede anche ipotesi di decadenza dal concordato preventivo biennale. Ciò si verifica nel caso in cui dai controlli emerga che negli anni antecedenti rispetto a quello in cui il contribuente ha aderito al concordato, non sono stati adeguatamente documentati ricavi e compensi. Sono però previste delle soglie, quindi se la discordanza è minima non si decade.

Leggi anche: Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

Stralcio cartelle esattoriali contributi previdenziali: è allarme pensione per i lavoratori autonomi

A lanciare l’allarme è l’Inps con una nota inviata all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili: lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro mette a rischio i lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e iscritti alla Gestione Separata Inps. Al mancato versamento corrisponde il non accredito dei contributi previdenziali, ecco perché si rischia la pensione.

Stralcio cartelle esattoriali: a rischio la pensione dei lavoratori autonomi

La legge di bilancio 2023 prevede diverse misure di pace fiscale, tra queste vi è lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. La ratio della norma è nell’eccessiva onerosità della riscossione che potrebbe portare maggiori costi rispetto al reale rientro economico. Tra le cartelle esattoriali che sono oggetto di stralcio automatico vi sono anche quelle dell’Inps, gli altri enti previdenziali privati invece devono deliberare se aderire o meno.

In merito però a tale stralcio l’Inps ha preferito fornire delucidazioni ai professionisti che sono al fianco dei lavoratori autonomi nella gestione delle pratiche, cioè dottori commercialisti ed esperti contabili, sottolineando che il mancato versamento degli importi delle cartelle dell’Inps porta al non accredito dei contributi previdenziali e di conseguenza si allontana la pensione.

Stralcio dei contributi per i dipendenti, nessun rischio per loro

La prima cosa da sottolineare è che la cancellazione automatica dei debiti con l’istituto di previdenza per le singole cartelle esattoriali fino a 1000 euro riguarda non solo i contributi versati a proprio favore, ma anche quelli versati per i dipendenti, ma per questi non vi sono rischi, infatti il mancato pagamento delle cartelle esattoriali per i loro contributi non andranno a inficiare la maturazione del diritto alla pensione per i lavoratori dipendenti, questo perché si andrebbe ad intaccare un loro diritto anche se non hanno alcuna responsabilità inerente il mancato pagamento.

Si applica quindi in loro favore il principio di automaticità delle prestazioni previsto dall’articolo 2116 del codice civile. La stessa regola non vale però per i contributi che il lavoratore autonomo, commerciante, artigiano, iscritto alla Gestione Separata Inps versa per se stesso. In questo caso infatti al mancato pagamento dei contributi corrisponde il non accredito del relativo periodo a fini contributivi, quindi alla cancellazione del carico presso l’agente di riscossione fa da contraltare la cancellazione dall’estratto conto Inps.

Leggi anche: Stralcio cartelle esattoriali: indicazioni operative dell’Agenzia Entrate e Riscossioni

Come evitare il mancato accredito dei contributi previdenziali?

Sottolinea l’istituto di previdenza che vi è un maggiore rischio per i lavoratori autonomi agricoli in quanto il mancato pagamento anche di una sola rata comporta il mancato accredito dell’intero anno.

Per evitare questo effetto, la soluzione è procedere al pagamento delle cartelle esattoriali inerenti i contributi previdenziali che rischierebbero di essere cancellate al 31 marzo 2023. Spetta naturalmente al lavoratore autonomo valutare quale soluzione è più conveniente in base alla situazione personale.

Non manca chi propone solo per questa tipologia di cartelle esattoriali l’introduzione dello stralcio volontario in modo da evitare effetti negativi di cui molti non sono a conoscenza. In alternativa molti propongono la possibilità di recuperare questi contributi in un secondo momento con pagamenti volontari.

Potrebbe interessarti la lettura dell’articolo: Gestione Separata Inps: le aliquote contributive aggiornate

Contributi lavoratori domestici: quanto dovrò pagare? Aggiornamenti Inps

Cambiano gli importi dei contributi da versare per i lavoratori domestici e a comunicarlo è l’Inps con la Circolare 13 del 2023. Di seguito gli importi aggiornati con l’addizionale per coloro che stipulano un contratto a tempo determinato.

Come sono calcolati i contributi Inps per i lavoratori domestici?

L’importo dei contributi per i lavoratori domestici cambia in base alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati registrata dall’Istat. Per il periodo intercorrente tra gennaio 2021 e dicembre 2022 si è registrata una variazione dell’8,1% e di conseguenza è stato necessario aggiornare l’importo dei contributi previdenziali che il datore di lavoro deve versare all’Inps per il lavoro prestato da colf e badanti.

Deve però essere ricordato che per i rapporti di lavoro a tempo determinato è previsto il versamento anche di una quota addizionale pari all’1,40% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Il contributo addizionale non si applica per i collaboratori assunti in sostituzione di altri lavoratori, ad esempio in caso di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità.

Quanto costano i contributi Inps per i lavoratori domestici 2023?

Fatte le premesse, ecco gli importi dei contributi previdenziali da versare per i lavoratori domestici ( colf e badanti).

  • importo massimo 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,58 euro (1,59 senza quota CUAF Cassa Unica Assegni Familiari);
  • importo compreso tra 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,78 euro (1,79 senza quota CUAF);

  • importi superiori a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,17 euro (2,18 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,15 euro (1,16 senza quota CUAF).

Nel caso in cui il contratto di lavoro sia a tempo determinato deve essere versato anche il contributo addizionale visto in precedenza, questo implica che gli importi saranno:

  • fino a 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,69 euro (1,70 senza quota CUAF);

  • contributi di importo oltre 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,91 euro (1,92 senza quota CUAF);

  • Oltre 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,32 euro (2,33 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,23 euro (1,24 senza quota CUAF).

Ricordiamo che in caso di assunzione di lavoratrici madri vi è un’esenzione del 50% delle quote contributive a carico della lavoratrice (articolo 1, comma 137, della legge n. 234/2021).

Scarica la Circolare Inps 13 del 2 febbraio 2013

Leggi anche: Cambia l’accesso al sito Inps: ecco le nuove modalità per la verifica dell’identità. Guida

 

Assunzione percettori reddito di cittadinanza: nel 2023 ci sono due possibilità per le imprese

La legge di bilancio 2023 ha ridefinito la disciplina del reddito di cittadinanza e non solo, infatti oltre a ridurre il periodo temporale per il quale può essere percepito il sussidio, ha previsto anche la sospensione dell’erogazione in caso di rifiuto di una proposta di lavoro, sebbene la stessa non sia congrua rispetto alle “aspettative” del beneficiario. Oltre a cambiare questa parte delle regole, la legge di bilancio 2023 ha previsto una particolare agevolazione per coloro che assumono i percettori di reddito di cittadinanza, questa però non è sostitutiva delle precedente previsione normativa, ma è aggiuntiva, ne consegue che il datore di lavoro che vuole assumere percettori di reddito di cittadinanza ha due opzioni e può valutare quella economicamente più conveniente. Ecco le due opzioni per l’assunzione percettori reddito di cittadinanza.

Esonero contributivo per l’assunzione di percettori di reddito di cittadinanza ex legge di bilancio 2023

La prima opzione è contenuta nella Legge di Bilancio 2023, del 29 dicembre 2022, n. 197, all’art.1, comma 294 e prevede che i datori di lavoro privati che, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, assumono percettori di reddito di cittadinanza con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato possono beneficiare dell’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. Sono esclusi dal beneficio i contributi dovuti in favore dell’Inail, cioè i contributi da versare all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

L’esonero contributivo ha però due limiti, cioè può essere goduto per un periodo massimo di 12 mesi e per un valore complessivo massimo di 8.000 euro su base annua riparametrata e applicata su base mensile. L’esonero contributivo non va ad incidere sulle prestazioni pensionistiche quindi il lavoratore assunto con questa tipologia di formula non avrà poi penalizzazioni economiche al momento del pensionamento.

Questo esonero non trova applicazione per i contratti di lavoro domestico mentre si applica in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in tempo indeterminato.

Esonero contributivo per l’assunzione di beneficiari di RdC dalla legge 234 del 2021

La seconda opzione per il datore di lavoro è quella prevista dalla disciplina antecedente rispetto alla legge di bilancio 2023. Questa prevedeva la possibilità per il datore di lavoro che assume un percettore di reddito di cittadinanza con contratto a tempo indeterminato, determinato (full time o part time) o con contratto di apprendistato, di beneficiare di un esonero contributivo pari alla differenza tra il costo di 18 mensilità di reddito di cittadinanza (ricordiamo che l’importo non è uguale per tutti) e le mensilità già percepite dal soggetto interessato. L’esonero comunque non comprende l’importo dei contributi Inail. L’esonero non può comunque essere inferiore a 5 mensilità, innalzate a 6 in caso di assunzione di donne o soggetti svantaggiati. L’importo massimo del beneficio mensile è di 780 euro.

Si può notare come ci sia una certa differenza ed ampiezza tra queste due misure, sia per quanto riguarda le tipologie di contratti, sia per quanto riguarda l’oggetto dell’esonero, infatti nel regime pre-vigente rispetto alla legge di bilancio 2023 l’esonero ha ad oggetto non solo la quota di contributi a carico del datore di lavoro, ma anche quella a carico del lavoratore. Questo vuol dire che le imprese che vogliono assumere percettori di reddito di cittadinanza possono scegliere tra queste due discipline/opzioni quella che ritengono più conveniente.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Esonero contributivo società cooperative workers buyout. Istruzioni Inps

Salvaguardare i livelli occupazionali è molto importante in questo momento storico, proprio per questo sono previste agevolazioni per coloro che decidono di salvare realtà aziendali. Tra le varie misure previste vi è l’esonero  contributivo per oneri previdenziali in favore delle piccole imprese cooperative costituite dal 1° gennaio 2022 attraverso workers buyout, cioè lavoratori provenienti da aziende che hanno deciso di affittare o vendere l’azienda.

Società cooperative workers buyout: quando si applica l’esonero contributivo

L’INPS con il Messaggio 2864 del 18 luglio 2022 ha fornito informazioni sulle modalità operative per poter ottenere tale agevolazione.

L’agevolazione in oggetto è prevista per poter salvaguardare posti di lavoro in imprese che sarebbero altrimenti destinate alla chiusura.

Per conoscere meglio la normativa generale riguardante i workers buyout, leggi l’articolo: Hai mai sentito parlare di Workers Buyout? Scopriamo insieme chi sono

L’esonero contributivo in favore di piccole cooperative formate da workers buyout è previsto dalla legge di bilancio 2022, articolo 1 comma 253 della legge 234 del 2021. Consiste nell’esonero totale dei contributi previdenziali, esclusi premi e contributi Inail, per un ammontare massimo di 6.000 euro.

Oltre ai premi e contributi Inail, sono esclusi da questa agevolazione:

  • contributi, se dovuti, ai fondi di solidarietà;
  • il contributo dello 0,30% della retribuzione imponibile destinato ai fondi interprofessionali per la formazione continua;
  • contributi di natura non previdenziale;
  • contributi al “fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto”.

Possono accedere al beneficio le piccole cooperative formate da workers buyout che però abbiano un regolare DURC (Documento unico regolarità contributiva), che non abbiano violato norme fondamentali a tutela della salute dei lavoratori e che rispettino gli accordi e i contratti collettivi nazionali, regionali, territoriali, aziendali.

Possono richiedere l’esonero contributivo le aziende che alla data del 30 giugno 2022 abbiano richiesto e ottenuto l’attribuzione del codice autorizzativo (CA) “8Y”.

Come inoltrare la domanda per ottenere l’esonero contributivo piccole cooperative workers buyout

Tali soggetti potranno inoltrare la richiesta di esonero contributivo attraverso il sito dell’INPS, accedendo tramite le proprie credenziali SPID, CIE o CNS al “Cassetto Previdenziale”, andando alla voce “Assunzioni agevolate e sgravi” e da qui alla voce “altre agevolazioni”. Da qui è necessario compilare la scheda per la richiesta indicando:

  • la data di costituzione della cooperativa;
  • la forza lavoro impiegata nella stessa;
  • la retribuzione media mensile erogata ai dipendenti;
  • l’aliquota contributiva media applicata;
  • l’importo dell’esonero di cui si intende avvalersi.

La struttura territoriale dell’INPS provvederà quindi ad eseguire i controlli, in particolare dovrà verificare se effettivamente è stato attribuito il codice dell’agevolazione. Effettuate tutte le verifiche, sarà riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali. Ricordiamo che l’esonero contributivo ha un importo massimo di 6.000 euro e viene riconosciuto in base alla parametrazione mensile.

I datori di lavoro che intendono fruire dell’esonero dovranno valorizzare gli importi attraverso il flusso Uniemens dal mese successivo rispetto alla pubblicazione del Messaggio 2864, indicando i nomi dei lavoratori e delle lavoratrici interessate dal beneficio. Dovranno indicare nella voce “Codice Causale” il valore “ESWB” indicante l’Esonero contributivo per le società cooperative art 1, co. 253, L. n.
234/2021”.

Per conoscere tutti i dettagli e le modalità operative per potersi avvalere dell’esonero contributivo per le cooperative di workers buyout scarica il Messaggio INPS allegato.

Messaggio_numero_2864_del_18-07-2022

Tour operator e agenzie di viaggi: l’Inps rende note le modalità operative esonero contributivo

L’INPS con il Messaggio 2712 del 6 luglio 2022 ha reso note le modalità operative per la richiesta dell’esonero contributivo per tour operator e agenzie di viaggio.

Esonero contributi previdenziali tour operator e agenzie di viaggi

Il decreto Sostegni Ter ( decreto legge 4 gennaio 2022- convertito in legge 25 del 2022) prevede in favore delle imprese del settore turistico e in particolare agenzie di viaggio e tour operator l’esonero contributivo per contributi previdenziali. Si tratta di una misura volta ad aiutare tali attività a far fronte ai rincari energetici.

La disciplina prevede che gli operatori del turismo con dipendenti che abbiano codice Ateco 2007 divisione 79 possano godere per il periodo aprile 2022- agosto 2022 di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a loro carico. Il beneficio deve essere fatto valere entro il 31 dicembre 2022. L’esonero non si estende ai contributi e premi Inail.

L’agevolazione rientra nell’ambito della Comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020) 1863 final, recante un «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19» e di conseguenza è assoggettata ai limiti da essa previsti. Proprio per questo motivo per poterla ottenere è necessaria una preventiva autorizzazione e di conseguenza è necessario presentare domanda.

Per i dettagli su questa misura  leggi l’articolo: Esonero contributivo per tour operator e agenzie viaggi

Indicazioni operative esonero contributivo settore turismo

Il fondo previsto è di 56,25 milioni di euro per l’anno 2022.

Il codice di autorizzazione è (CA) 2J, che, a decorrere dal mese di giugno 2022, assume il seguente significato “Azienda autorizzata all’esonero di cui al DL 4/22 art. 4 comma 2-ter” .

Il Messaggio 2712 dell’INPS precisa che sarà a breve disponibile il modello da utilizzare per potersi avvalere della agevolazione e che sarà data comunicazione della quantificazione dell’esonero e delle modalità di compilazione del modulo. Il modulo dovrà prevedere anche l’autodichiarazione del rispetto dei limiti previsti dal Temporary Framework.

Rende però già noto che l’inoltro avverrà tramite il Portale delle Agevolazioni (ex “DiResCo”).

Per ulteriori informazioni, scarica il Messaggio INPS 2712/2022

Messaggio_numero_2712_del_06-07-2022

Agricoltori, esonero contributi per due anni conservando la pensione

Esonero contributi per i lavoratori impiegati nel settore agricolo di due anni conservando la pensione. I giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età, hanno 120 giorni dall’inizio dell’attività per richiedere l’esonero contributivo. A chiarirlo è una circolare dell’Inps che fissa i termini per gli sgravi contributivi a vantaggio degli agricoltori under 40.

Coltivatori diretti, qual è la scadenza per presentare domanda di sgravio contributi 2022?

La domanda degli sgravi contributivi per due anni degli agricoltori che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età va inoltrata all’Inps. Il termine per la presentazione dell’istanza è fissato in 120 giorni a partire dalla data di inizio dell’attività. Al 31 luglio è fissata la prima scadenza di chi abbia incominciato l’attività agricola a decorrere dal 1° gennaio 2022. I termini di scadenza della domanda sono fissati dalla circolare dell’Inps numero 75 del 2022.

Agricoli, chi può presentare domanda di sgravio contributi?

La domanda di sgravio dei contributi può essere presentata dai lavoratori agricoli che non hanno compiuto ancora i 40 anni di età. In particolare:

  • i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri;
  • gli imprenditori agricoli professionali.

Contributi lavoratori agricoli: calcolo del reddito medio convenzionale giornaliero e dell’aliquota spettante

Il calcolo dei contributi spettanti si basa sul reddito convenzionale delle quattro fasce previste. Ciascuna delle fasce di reddito si determina mediante il prodotto del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative stabilite dalla legge. Il reddito convenzionale giornaliero è fissato per ciascun anno dal decreto. Per il 2022, tale reddito è stabilito in 60,26 euro. L’aliquota dei contributi da versare è pari al 24%: la percentuale include già il contributo addizionale pari al 2%.

Contributo addizionale per i versamenti Inps in agricoltura: come si determina?

Al risultato ottenuto dalla moltiplicazione del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative, moltiplicato per il 24%, va aggiunto anche il contributo addizionale di ciascuna giornata lavorativa annuale fino al limite delle 156 annuali. Per l’anno in corso, il contributo addizionale è fissato in 0,69 centesimi per ciascuna giornata lavorata. Infine, i lavoratori agricoli devono aggiungere anche 7,49 euro a titolo di contributo di maternità.

Lavoratori agricoli under 40, come non versare contributi per due anni?

Pertanto, l’esonero contributivo dei lavoratori agricoli consente di non versare i contributi previdenziali per due anni, ma mantenendo il lavoro svolto ai fini della futura pensione. Tale esonero è allargato anche ai propri familiari. Rientrano nel beneficio i lavoratori agricoli che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età e che si sono iscritti per la prima volta all’Inps nel corso del 2022. Per beneficiare dello sgravio contributivo è necessario presentare domanda all’Inps entro 120 giorni dal data di comunicazione di inizio dell’attività. Considerando che la comunicazione dell’inizio dell’attività può essere presentata entro 90 giorni, il termine complessivo per la presentazione della domanda di sgravio contributi è fissato in 210 giorni.

Contributi Inail 2022: qual è l’importo da versare per i coltivatori diretti?

Oltre ai contributi previdenziali, i coltivatori diretti sono tenuti a versare anche i contributi Inail. Si tratta di contributi contro le malattie professionali e gli infortuni durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per l’anno 2022 i contributi Inail annuali sono pari a:

  • 768,50 euro per le zone normali;
  • 532,18 euro per le zone montane e svantaggiate.

Contributi lavoratori agricoli: come e quando pagarli?

Per il pagamento dei contributi, gli agricoltori devono utilizzare il modello F 24 da presentare per le quattro scadenze corrispondenti alle rate da versare. La prima è fissata al 18 luglio 2022 perché il 16 luglio quest’anno capita di sabato; la seconda è il 16 settembre; la terza scadenza è fissata al 16 novembre; infine, l’ultima scadenza del 2022 è al 16 gennaio 2023.