Imprese, arriva la superdeduzione per assunzioni a tempo indeterminato

Nello schema di legge di bilancio 2024 presentato dal Governo arriva la super-deduzione fiscale per le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato, aumentata nel caso di assunzione di lavoratori svantaggiati.

Nuovi vantaggi per chi assume con contratto a tempo indeterminato

La manovra di bilancio 2024 pone al centro il lavoro e oltre alla riduzione delle aliquote Irpef da tre a 2 prevede un altro importante aiuto per imprese e professionisti che vogliono aumentare il personale con contratto a tempo indeterminato. Si tratta di una maggiorazione del 20% rispetto alle agevolazioni ora in vigore per chi incrementa la forza lavoro in azienda. La maggiorazione è del 30% nel caso in cui si assumono lavoratori in condizione di svantaggio, cioè donne lavoratrici, invalidi, percettori di reddito di cittadinanza, disoccupati con oltre 50 anni, NEET cioè giovani di età compresa tra 18 e 24 anni che non sono impegnati in percorsi di studio/formazione o lavoro.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolinea che si tratta di una misura che andrà a sostituire altre forme di decontribuzione previste per il lavoro, tra cui ACE ( Aiuto alla crescita economica) ma non andrà a sostituire, anzi si potrà cumulare con le misure previste per la ZES (Zona Economica Speciale). Nella relazione tecnica di accompagnamento alla misura si sottolinea che l’abrogazione dell’Ace comporta un aumento dell’imponibile Ires sul quale può trovare maggiore capienza l’importo della maggiorazione del costo del lavoro incrementale.

Chi potrà beneficiare delle super-deduzioni fiscali?

Le deduzioni fiscali che, come ha sottolineato Giorgia Meloni potranno arrivare al 120-130% del costo del lavoro, sono dedicate a imprese e professionisti che hanno esercitato l’attività nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2023 per almeno 365 giorni. Non possono invece fruirne le aziende che si trovano in stato di liquidazione ordinaria, liquidazione giudiziale o agli altri istituti liquidatori relativi alla crisi d’impresa.

Per poter ottenere l’agevolazione è inoltre necessario un incremento della forza lavoro, cioè non si può utilizzare il superbonus assunzioni nel caso in semplicemente si sostituiscano dei lavoratori.

Leggi anche: Novità per le imprese, arrivano nuovi contributi per la zona Zes

Detrazioni su donazioni al Terzo settore: quanto sono detraibili e deducibili?

Quanto sono detraibili le donazioni e le erogazioni liberali al Terzo settore? In sede di dichiarazione dei redditi, le erogazioni al Terzo settore costituiscono una quota crescente delle detrazioni, soprattutto in applicazione di quanto previsto dal decreto “Cura Italia” approvato in piena emergenza Covid. Pertanto, nelle dichiarazioni dei redditi successive si potrà avere consistenza delle donazioni effettuate verso gli enti del Terzo settore soprattutto nel periodo della pandemia di Covid-19. Tuttavia, le tipologie di donazioni sono varie e variano a seconda dell’ente ricevente, senza dimenticare il bonus art e le erogazioni a vantaggio delle popolazioni colpite da eventi dannosi.

Qual è la percentuale di detrazione fiscale spettante per le donazioni al Terzo settore?

In linea di massima, le erogazioni liberali a favore del Terzo settore danno diritto alle persone fisiche che le hanno effettuate a una detrazione fiscale dell’imposta sul reddito corrispondente al 30% dell’importo della donazione stessa. Il contribuente può aver provveduto a effettuare l’erogazione liberale sia in denaro che in natura. Il limite della detrazione fiscale è fissato in 30 mila euro, secondo quanto prevede il decreto “Cura Italia” all’articolo 66.

Detrazioni della dichiarazione dei redditi 2021 in virtù del decreto ‘Cura Italia’

Tuttavia, questa disciplina non trova applicazione nella dichiarazione dei redditi del 2022 (per i redditi prodotti nel 2021). Infatti, la percentuale di detrazione fiscale e i relativi limiti sono stati applicati alla dichiarazione dei redditi del 2021 per l’anno di imposta 2020. Per la dichiarazione dei redditi del 2022, pertanto, le persone fisiche beneficeranno delle detrazioni fiscali, delle deduzioni o dei crediti di imposta a seconda di chi beneficia delle erogazioni liberali e degli obiettivi perseguiti.

Detrazioni fiscali delle erogazioni liberali al terzo settore: cosa c’è da sapere per il modello 730?

Prendendo dunque a riferimento le varie donazioni effettuate nei riguardi di determinati enti, si può fare riferimento alle norme introdotte per la riforma del Terzo settore. L’articolo 83 del Codice del Terzo settore (Cts) permette a tutte le persone fisiche che abbiano provveduto a donazioni a vantaggio degli enti del Terzo settore di beneficiare della detrazione fiscale ai fini Irpef per una aliquota del 30% dell’importo della donazione stessa. Il limite massimo della detrazione spettante è fissato in 30 mila euro. La percentuale aumenta se riferita alle donazioni verso le Organizzazioni di volontariato (Odv) al 35%.

Deduzioni sulle donazioni fatte agli enti del Terzo settore del 10%

I contribuenti hanno, peraltro, la possibilità di scegliere tra la detrazione del 30 o del 35% e la deduzione. In quest’ultimo caso, si può effettuare la deduzione delle erogazioni liberate rispettando il tetto del 10% del reddito dichiarato. Sulle eventuali eccedenze è possibile effettuare la deduzione nei quattro periodi di imposta susseguenti. In ogni caso, nelle istruzioni del modello 730 viene indicato che queste agevolazioni possono essere utilizzate dai contribuenti per le dichiarazioni dei redditi del 2022 sulle somme donate a favore di:

  • Onlus;
  • associazioni di promozione sociale (Aps);
  • organizzazioni di volontariato (Odv);
  • associazioni di promozione sociale (Aps).

Come indicare nel modello 730 di dichiarazione dei redditi le somme concesse in donazione al Terzo settore?

L’indicazione delle somme date in donazione agli enti del Terzo settore nel modello 730 di dichiarazione dei redditi comporta l’iscrizione:

  • del codice 71 in corrispondenza dei righi E 8 ed E 10. Questo passaggio vale per le somme erogate a vantaggio delle associazioni di promozione sociale (Aps) e delle Onlus. La detrazione fiscale limite è pari a 30 mila euro;
  • il codice 76 in corrispondenza dei righi E 8, E 9 ed E 10. Questo passaggio riguarda le donazioni effettuate nei confronti delle organizzazioni di volontariato (Odv) con detrazione spettante del 35%.

Donazioni agli enti del Terzo settore, quando serve il pagamento tracciabile?

Ulteriore requisito per la detrazione fiscale delle liberalità effettuate verso le organizzazioni di volontariato (Odv), le Onlus e le associazioni per la promozione sociale è quello del versamento delle somme mediante mezzi tracciabili. Ad esempio, il versamento deve essere stato fatto attraverso la banca, la posta o con carta di credito.

Ulteriori formule di donazioni agli enti del Terzo settore: quali sono?

Oltre alle agevolazioni fiscale che abbiamo visto in precedenza, sono presenti anche altre formule di erogazioni. La prima è quella prevista dal comma 1.1 dell’articolo 15, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) che prevede la detrazione fiscale con aliquota del 26% sull’importo delle erogazioni in denaro a favore di iniziative;

  • religiose e laiche;
  • umanitarie;
  • di fondazioni, associazioni, enti e comitati.

Il limite per le persone fisiche delle donazioni è fissato in 30 mila euro; per i soggetti Ires vige lo stesso tetto oppure il 2% del reddito dichiarato. Lo prevede la lettera h, del comma 2, dell’articolo 100 del Tuir.

Donazioni a enti di ricerca scientifica e di beni culturali: quali sono?

Ulteriori donazioni possono essere fatte a favore degli enti di ricerca scientifica e di beni culturali. È infatti previsto che le persone fisiche possano elargire somme di denaro o in natura in donazione con la deduzione fiscale sul reddito complessivo dichiarato nel limite del 10%. La stessa agevolazione spetta ai soggetti Ires. Il tetto massimo di deduzione fiscale, in entrambi i casi, è pari a 70 mila euro. Questa agevolazione, che deriva dall’articolo 14 del decreto legge numero 35 del 2005, non è più valida dal 2018 per le donazioni a vantaggio delle associazione di promozione sociale e le Onlus. La stessa verrà disapplicata anche per le altre tipologie di enti beneficiari con l’entrata in vigore dei regimi fiscali relativi agli enti del Terzo settore (Ets). Si attende l’ok della Commissione europea.

Enti di cultura e di arte, detrazione fiscale alternativa del 19%

Le donazioni alternative per gli enti attivi nell’arte e nella cultura riguardano le detrazioni fiscali del 19% sull’importo delle erogazioni liberali. Gli enti che beneficiano delle donazioni sono obbligati a usare le somme donate nei termini fissati dalla lettera h) ed h bis) del comma 1, dell’articolo 15, del Tuir.

Bonus art ed erogazioni per calamità naturali, che cos’è e quale detrazione è prevista?

Un ulteriore beneficio fiscale sulle donazioni effettuate si può ottenere dal bonus art. Si tratta di una detrazione del 65% delle somme donate, con il tetto del 15% rispetto al reddito imponibile. Le donazioni devono prevedere somme per:

  • la manutenzione, il restauro, la protezione di beni culturali;
  • il sostegno a istituti di cultura pubblici;
  • orchestre ed enti concertistici;
  • festival, teatri e centri di produzione teatrale;
  • centri di danza e circuiti di distribuzione.

Inoltre, si possono detrarre le erogazioni effettuate per le popolazioni danneggiate dalle calamità straordinarie o da aventi dannosi. Per la detrazione fiscale è necessario utilizzare i righi E 8, E 9 ed E 10 del modello 730 di dichiarazione dei redditi. Il codice da usare è il 20.

730 precompilato, ecco come procedere con le modifiche delle spese in detrazione o in deduzione

A partire dalla giornata di ieri, 31 maggio, i contribuenti possono modificare e inviare il modello 730 precompilato ai fini della dichiarazione dei redditi 2022 già presente nella propria area personale del sito dell’Agenzia delle entrate. Nei giorni precedenti, infatti, si poteva semplicemente visualizzare il modello precompilato, senza apportare cambiamenti o inviarlo. Nella fase di semplice visualizzazione, sono state 2,6 milioni i contribuenti che hanno fatto accesso alla precompilata. Prima di inviare il modello all’Agenzia delle entrate, è necessario procedere con il controllo delle spese detraibili e deducibili. Il modello può essere inviato personalmente, oppure servirsi dei Centri di assistenza fiscale (Caf) o di professionisti abilitati (ad esempio, commercialisti e consulenti del lavoro).

Modello 730 precompilato, come modificare le spese in detrazione o deduzione?

In particolare, il controllo delle spese detraibili o deducibili 730 precompilato può portare all’integrazione dei dati già presenti nel modello. Lo si può fare dal quadro E del modello 730 per le spese sostenute nell’anno di imposta 2021, da rimborsare nel 2022. A tal proposito è necessario prestare attenzione:

  • se la spesa oggetto di rimborso è stata effettuata nel 2021 e nello stesso anno è stata dedotta o detratta, non va effettuata la detrazione o non va dedotta la spesa stessa. In questo caso è importante controllare che nel modello 730 precompilato non sia presente la spesa. In questa eventualità, occorre rettificare l’informazione con l’eliminazione della spesa stessa. Pertanto, se il rimborso di una spesa detraibile o deducibile avviene nel medesimo anno in cui sia stata sostenuta, il bonus fiscale si perde.
  • caso differente per il rimborso del 2021 di una spesa dedotta oppure detratta negli anni prima. In questa situazione il rimborso va iscritto nel rigo D 7 della colonna 4, inserendo il codice 3 per le spese dedotte e il codice 4 per le spese detratte. Dunque, nella colonna 3 è necessario indicare l’anno nel quale si sia già goduto del bonus. Il rimborso deve essere indicato fino alla concorrenza dell’importo che ha già avuto la detrazione o la deduzione.

Cosa avviene per le spese sanitarie nel modello 730 precompilate? Ecco i casi

Nel caso in cui si tratti di rimborso delle spese sanitarie sostenute nell’anno 2020 ma rateizzate in 4 anni, è necessario utilizzare il rigo D 7. L’importo da assegnare, dunque, è quello di un quarto, perché la rateizzazione è per 4 anni. In questa situazione, il contribuente dovrà prendere a riferimento la quota di spesa dell’anno 2021. La detrazione di questa quota va inserita nel rigo E 6 solo per la parte di importo eccedente il quarto a rimborso. Negli altri anni dei quattro previsti per la rateizzazione, l’operazione da fare è uguale.

Spese sostenute nel 2021 da rimborsare nel 2022: il contribuente deve verificare caso per caso

Nel caso di spese sostenute nel 2021 che dovranno essere rimborsate nell’anno in corso, è necessario verificare caso per caso se inserire la spesa nel quadro E. Infatti, se nel modello 730 precompilato del 2022 si procede con la detrazione o con la deduzione della spesa, nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno si dovrà procedere con la tassazione del rimborso stesso. La tassazione separata sconta la percentuale media dei due anni anteriori, con aliquota minima del 23%. La detrazione in genere è del 19%. Fanno eccezioni le erogazioni liberali che hanno aliquote dal 26% fino al 35%. Le spese contenute nel quadro E, nella Sezione II, relativa agli oneri deducibili, e quelle del recupero edilizio e assimilate (Sezione III), assicurano risparmi maggiori. Pertanto, il contribuente dovrebbe fare un confronto tra:

  • il risparmio subito, di quest’anno;
  • la tassazione da applicare al rimborso.

Da questo confronto, il contribuente può decidere se prendere il bonus subito sui redditi del 2021 oppure il rimborso senza tasse nel 2022.

Contribuenti che hanno redditi tra 120 mila e 240 mila euro: detrazioni ridotte in proporzione al reddito

I contribuenti che hanno livelli di redditi da un minimo di 120 mila euro e un massimo di 240 mila euro, hanno la possibilità di detrarre le spese (a eccezione di quelle sanitarie) con riduzione proporzionale all’aumentare del reddito stesso. A partire dai 240 mila euro vi è l’azzeramento delle detrazioni. Per le tasse del rimborso del 2021 relative alle spese detratte nell’anno 2020 solo parzialmente, si ritiene, in attesa di chiarimenti, di iscrivere nel rigo D 7 solo la parte del rimborso in proporzione a quella della spesa detratta.

Controlli Fisco dichiarazione dei redditi: i documenti da conservare per le spese sanitarie e mutui

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi, inerenti le varie tipologie di spese sanitarie, e i costi sostenuti per i mutui ipotecari per la costruzione o la ristrutturazione dell’abitazione principale? In linea generale, i contribuenti devono conservare i documenti che sono stati utilizzati per la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730. Infatti, questi documenti possono essere richiesti dall’Agenzia delle entrate nel caso di controlli. Ecco qual è la documentazione da conservare per gli anni a venire.

Controlli Agenzia delle entrate sulla dichiarazione dei redditi, fino a quando il Fisco procede con il controllo?

Il controllo formale da parte dell’Agenzia delle entrate sulla documentazione presentata per la dichiarazione dei redditi può essere effettuato entro il 31 dicembre del 5° anno susseguente a quello nel quale sia stata presentata la dichiarazione dei redditi. Prendendo ad esempio la dichiarazione dei redditi del 2022, a valere sull’anno di imposta 2021, il controllo può essere effettuato dal Fisco fino al 31 dicembre del 2027. Entro questa scadenza, dunque, l’Agenzia delle entrate può richiedere al contribuente di mostrare la documentazione della dichiarazione dei redditi di quest’anno.

Controllo formale documentazione dichiarazione dei redditi tramite Caf o commercialista: come avviene?

Cosa avviene invece nel caso in cui la dichiarazione dei redditi viene presentata mediante un Centro assistenza fiscale abilitato (Caf) o attraverso il proprio commercialista? Delegare la dichiarazione dei redditi comporta la necessità, per il contribuente, di controllare le informazioni contenute nella dichiarazione stessa. Ovvero la conformità, soprattutto delle spese sostenute nell’anno di imposta, delle informazioni riportate nella documentazione. La copia originale della dichiarazione dei redditi deve essere conservata dal contribuente. Tuttavia, in caso di controllo, l’Agenzia delle entrate può richiedere la documentazione al commercialista e al Caf che ne conservano una copia.

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi?

In linea generale, i documenti che il contribuente deve conservare relativi alla dichiarazione dei redditi sono:

  • la certificazione unica;
  • i certificati inerenti le ritenute;
  • gli scontrini e le ricevute fiscali;
  • le quietanze di pagamento delle spese sostenute;
  • gli eventuali modelli F24.

Oltre ai documenti generici, vi sono delle spese che richiedono la conservazione di specifica documentazione. Generalmente, il contribuente deve conservare tutta la documentazione che dimostra il diritto alle detrazioni e alle deduzioni fiscali utilizzate per la dichiarazione dei redditi.

Documentazione da conservare per la dichiarazione dei redditi: le spese sanitarie

Una prima classificazione è relativa ai documenti da conservare per le spese mediche. Per quelle generiche, di acquisto di farmaci e farmaci omeopatici, è necessario conservare gli scontrini fiscali parlanti. In questa documentazione deve essere riportata:

  • il numero di medicinali comprati;
  • la natura dei medicinali;
  • il codice alfanumerico situato in ogni confezione dei medicinali;
  • il codice fiscale di chi acquista il medicinale.

Documentazione da conservare per spese certificati medici sportivi, patente e altre spese

Altre tipologie di spese sanitarie possono essere sostenute per:

  • il certificato medico per utilizzi sportivi;
  • i certificati per la patente di guida;
  • la certificazione relativa all’apertura e alla chiusura di infortuni e malattie;
  • i documenti per le pratiche legali e assicurative.

In tutti questi casi, il contribuente deve conservare la fattura che è stata rilasciata dal dottore. Oppure la ricevuta fiscale.

Spese mediche sostenute all’estero: quale documentazione deve essere conservata per i controlli del Fisco?

Anche per le spese mediche sostenute all’estero, la conservazione della documentazione è analoga a quella che avviene nel territorio italiano. È necessario conservare le quietanze di pagamento. Con la differenza che se i documenti sanitari sono riportati nella lingua originale è necessario procedere con una traduzione in italiano. In particolare, se i documenti sono scritti in spagnolo, in inglese, in tedesco o in francese, la traduzione la può fare il contribuente stesso e sottoscriverla. Per le altre lingue, è necessaria la traduzione giurata. Per chi ha domicilio fiscale nella Provincia autonoma di Bolzano o nella Valle d’Aosta, non c’è bisogno della traduzione se i documenti sono in tedesco o in francese.

Documentazione necessaria per il controllo dell’Agenzia delle entrate del mutuo ai fini della dichiarazione dei redditi

Per quanto riguarda le detrazioni degli interessi sui mutui ipotecari inerenti la ristrutturazione o la costruzione edilizia dell’abitazione principale, il contribuente deve:

  • trasmettere o esibire in caso di controlli del Fisco le quietanze di pagamento degli interessi passivi sul mutuo;
  • fornire la copia del contratto del mutuo ipotecario. Dal contratto deve risultare l’ipoteca e la stipulazione ai fini della costruzione dell’abitazione principale;
  • la documentazione amministrazione disciplinata dalla normativa edilizia vigente;
  • copie delle fatture o delle ricevute fiscali inerenti i costi di costruzione sostenute per l’abitazione stessa.

 

 

Spese sostenute per i figli, chiarimenti AdE su detrazioni e deduzioni anche con l’assegno unico

Sulle spese sostenute per i figli è intervenuta l’Agenzia delle entrate per gli opportuni chiarimenti in merito alle deduzioni e alle detrazioni. I chiarimenti si sono resi necessari per l’avvicinarsi dell’introduzione dell’assegno unico. Nel dettaglio, nel 2022 rimangono le deduzioni e le detrazioni sulle spese sostenute per i figli. Di conseguenza devono essere riportate nella dichiarazione dei redditi gli oneri per i figli under 21 a carico.

Chiarimenti Agenzia delle entrate sulle deduzioni e detrazioni per i figli a carico

Il chiarimento dell’Agenzia delle entrate riguarda i genitori dei figli fino a 20 anni e 364 giorni (under 21) fiscalmente a carico. Si potrà continuare a fruire delle detrazioni e delle deduzioni per le spese sostenute nel loro interesse. Anche se non si potrà più beneficiare delle detrazioni inerenti per i figli. Il chiarimento si è reso necessario per l’interpretazione delle detrazioni per i figli a carico inserite nel decreto legislativo numero 230 del 2021. Si tratta del provvedimento di legge che ha introdotto l’assegno unico per i figli.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le spese dal 1° gennaio 2022 su detrazioni e deduzioni?

Il che significa che dal 1° marzo 2022 i sostituti di imposta non dovranno più riconoscere nella busta paga le detrazioni spettanti per i figli fino a 21 anni di età. Tali detrazioni verranno già incorporate nell’assegno unico per i figli. Tuttavia, i genitori potranno continuare a fruire delle deduzioni e delle detrazioni per le spese sostenute a favore dei figli a carico. Inoltre, ai genitori andrà riconosciuto anche il regime fiscale agevolato dei servizi e dei beni del welfare aziendale. È quanto prevede il comma 2, dell’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Spese detraibili e deducibili per i figli, come deve comportarsi il sostituto di imposta per la busta paga?

Il sostituto di imposta deve, pertanto, computare le detrazioni per le spese sostenute per i figli per i primi due mesi del 2022 (ovvero gennaio e febbraio). Per i restanti mesi dell’anno, ovvero a partire dal 1° marzo 2022, è necessario applicare quanto prevede l’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha introdotto l’assegno unico per i figli. Pertanto, per gennaio e febbraio 2022 si devono computare le detrazioni spettanti per le spese sostenute per i figli secondo quanto prevede l’articolo 12 del Tuir, salvo il conguaglio di fine anno o il termine del rapporto sulla base del reddito complessivo.

Detrazioni e deduzione, cosa avviene per i figli non fiscalmente a carico?

Inoltre, “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”. In altre parole, per i figli fino a 21 anni che rispettano i criteri stabiliti dal comma 2 dell’articolo 12 (risultanti, pertanto, fiscalmente a carico), anche se non spettano più le detrazioni per figli a carico, continuano a spettare le detrazioni e le deduzioni previste per oneri e spese sostenute nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico di cui all’articolo 12 del Tuir. Per i figli di età inferiore ai 21 anni, anche se non fiscalmente a carico, continuano ad applicarsi le disposizioni di cui all’articolo 51, comma 2, del Tuir in tema di welfare.

Assegno unico per i figli, due regimi di calcolo fiscale per il 2022

Per il 2022, anno di transizione per l’introduzione dell’assegno unico per i figli, i sostituti di imposta dovranno applicare pertanto due regimi di calcolo relativi al calcolo delle detrazioni per i figli a carico. I due regimi dovranno essere calcolati rispettivamente per il periodo fino al 28 febbraio 2022 e per quello successivo, ovvero a partire dal 1° marzo 2022. Il primo regime fa riferimento all’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi; il secondo periodo all’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021. Saranno da formulare due differenti conguagli.

Decreto fiscale, ecco tutte le novità: sicurezza sul lavoro, incentivi auto, cassa integrazione e cartelle

Arrivano le novità del decreto Fiscale approvato dal Consiglio dei ministri. Tra queste, la stretta sulle imprese che non rispettano la sicurezza sul lavoro, il rifinanziamento (parziale) degli incentivi sull’acquisto di un’auto, la cassa integrazione Covid, il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali e i fondi per il Reddito di cittadinanza.

Decreto fiscale e irregolarità sul lavoro: si abbassa la soglia di irregolari che dà luogo alla sospensione

Sulle imprese arriva la stretta in merito alla sicurezza sul lavoro. Infatti scende al 10% (dal 20%) il tetto degli addetti irregolari sui luoghi di lavoro che fa scattare la sospensione dell’attività. Il provvedimento prevede che non sia più necessaria la recidiva. In caso di violazione, scatta da subito la sospensione dell’attività. Il decreto rafforza anche le competenze dell’Ispettorato del lavoro: insieme alle aziende sanitarie del territorio dovranno intensificare la vigilanza del rispetto della norma. Si rafforzerà anche l’organico dell’Ispettorato: in arrivo concorsi per 1.024 nuovi posti oltre al bando di 1.122 in corso.

Aziende irregolari per a sicurezza: cosa fare per riprendere l’attività?

In caso di violazione del decreto Fiscale e della sospensione, l’azienda per riprendere l’attività dovrà ripristinare le condizioni regolari di svolgimento del lavoro. Si prevede anche il pagamento di una somma aggiuntiva. L’importo varia da 300 a 3000 euro per ogni lavoratore: vale la gravità della violazione. L’importo da pagare si moltiplica per due nel caso in cui l’azienda sia incorsa, nei 5 anni prima, già in un provvedimento di sospensione. Durante la sospensione, l’azienda non potrà avere contatti con la Pubblica amministrazione.

Decreto fiscale, le novità per gli incentivi auto

Cifre ben più modeste rispetto al 2021 sono state riservate dal decreto Fiscale sugli incentivi auto. Infatti l’ecobonus è stato rifinanziato di soli 100 milioni di euro dei quali:

  • 65 milioni andranno all’acquisto di nuove vetture a basso impatto ambientale, da 0 a 60 g/km di CO2. Si tratta, in buona sostanza, dei modelli plug in (ibridi) e delle auto elettriche;
  • 10 milioni di euro andranno alle auto mediamente impattanti per l’ambiente (da 61 a 135 g/km). Rientrano in questa categoria le vetture ibridi semplici e vari modelli Euro 6 a benzina e a gasolio;
  • per le auto usate il decreto Fiscale destina 5 milioni di euro.

Proroga Cassa integrazione Covid nel decreto Fiscale: da 9 a 13 settimane fino al 31 dicembre 2021

Il decreto Fiscale del governo prevede anche il rifinanziamento della Cassa integrazione Covid. La proroga è di 13 settimane per:

  • le piccole imprese del terziario;
  • il commercio;
  • gli artigiani;
  • grande distribuzione;
  • giornalisti.

Le 13 settimane vanno utilizzate dal 1° ottobre scorso al 31 dicembre 2021. Devono essere già state utilizzate tutte le precedenti 28 settimane di proroga della Cassa integrazione Covid. Proroga di 9 settimane, invece, per i settori tessili, dell’abbigliamento e delle calzature. L’utilizzo delle settimane deve avvenire sempre nel periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2021 e devono essere state utilizzate le 17 settimane concesse precedentemente. La proroga della Cig Covid ha un costo di 878,4 milioni di euro.

Cartelle esattoriali, più tempo per pagarle

Altri 5 mesi (150 giorni) vengono concessi per il pagamento delle cartelle notificate dall’agente pubblico della riscossione. La notifica deve essere avvenuta dal 1° settembre 2021 fino al 31 dicembre 2021. Benefici anche per non perdere i vantaggi della rottamazione ter e del saldo e stralcio. Infatti, si possono saldare le rate del 2020 non ancora versate entro la scadenza del 30 novembre in un unico pagamento insieme alle rate rientranti nella pace fiscale di quest’anno. Inoltre, il piano di rateizzazione non decade per i contribuenti che hanno dilazionato i debiti con richiesta prima dell’8 marzo 2020.

Decreto Fiscale, rifinanziato il congedo parentale delle famiglie

Il decreto Fiscale procede anche al rifinanziamento dei congedi parentali al 50% delle famiglie. Il congedo va a favore sia dei lavoratori dipendenti che autonomi genitori di figli fino a 14 anni. I lavoratori possono assentarsi da lavoro per i casi di sospensione dell’attività educativa e didattica del figlio. La durata della sospensione può essere per tutta per una parte dell’infezione o per la quarantena che sia stata disposta dalle autorità sanitarie. Per i figli da 14 a 16 anni di età il congedo non è retribuito. Rifinanziato anche il fondo dell’Inps per la malattia dei lavoratori posti in quarantena.

Nuovo patent box rafforzato per le imprese dal decreto Fiscale

Va in pensione il vecchio patent box e il decreto Fiscale introduce e rafforza la deducibilità di quello nuovo. Nel provvedimento del governo si prevede la deduzione rafforzata del 90% relativa ai costi sostenuti per la ricerca e lo sviluppo. I costi deducibili, anche ai fini dell’Irap, devono essere stati sostenuti per:

  • software coperti da copyright;
  • marchi di impresa;
  • brevetti industriali;
  • modelli, disegni, formule delle imprese nello svolgimento della propria attività.

Le imprese che hanno in corso procedure con il vecchio patent box possono richiedere di accedere al più vantaggioso nuovo strumento.

Decreto Fiscale, 200 milioni al Reddito di cittadinanza

Dal decreto Fiscale arriva anche il rifinanziamento per 200 milioni del Reddito di cittadinanza. Salvaguardati anche 100 mila posti di lavoro di somministrati assunti con contratto a tempo indeterminato dalle Agenzie per il lavoro. Si tratta di lavoratori mandati a tempo determinato presso le imprese utilizzatrici. Il provvedimento cancella la scadenza del 31 dicembre 2021 per i 24 mesi della missione stessa.

Deduzione riparazione auto: per chi e quanto è possibile

Oggi andremo a scandagliare la questione tassativa per dedurre le spese di riparazione auto. In pratica, cercheremo di dare risposta ad una importante domanda, ovvero per chi e quando è possibile dedurre le spese di riparazione della propria auto.

Dedurre le spese di riparazione auto, come funziona

Partiamo col dire che è possibile dedurre dalle tasse le spese della riparazione di auto.

Per poter fare ciò, sarà necessario possedere, ovviamente una ricevuta fiscale della propria riparazione, e che quindi nella fattura rilasciata dal meccanico, vengano indicati il numero di targa e il telaio.

E’ necessario il fatto che il documento fiscale sia corretto e l’esborso sia dimostrabile tramite modalità di pagamento tracciabili (ovvero con bonifico, assegno o carta di credito/debito), non prova in automatico l’inerenza della spesa. Ad esempio, potremmo ritrovarci in un caso in cui il marito chieda la deduzione fiscale sulla riparazione dell’auto della moglie. 

Cosa prevede la legge?

La legge, quindi prevede come obbligatoria che sia indicata, in fattura, la natura, la qualità e la quantità dei servizi resi e non soltanto quella della targa e del telaio, prevista, invece, per le schede carburanti. Tuttavia, spiega in un recente comunicato la Ctr Lazio, «la correttezza della fattura dal punto di vista fiscale non implica in modo automatico che la stessa possa costituire il presupposto per una deduzione fiscale». L’agevolazione, infatti, richiede qualcosa in più «costituito dalla inequivocabile connessione tra la spesa sostenuta dalla società e l’utilizzo del bene per fini sociali». 

Per quanto riguarda i veicoli, pertanto, è necessaria «l’indicazione del numero di targa e del numero di telaio proprio per integrare il necessario presupposto dell’inerenza stessa».  

Deduzione auto, quanto è possibile scaricare

E’ necessario precisare subito che il discorso riguarda esclusivamente imprese e professionisti (i cosiddetti possessori di partita IVA): i privati cittadini, infatti, non possono dedurre le spese di trasporto dal reddito, se non per casi assolutamente rari, come l’utilizzo di mezzi personalizzati da parte di portatori di handicap.

Tuttavia, comunque, a tutti i privati cittadini è riconosciuta la detrazione dall’IRPEF del 19% delle spese per l’abbonamento al trasporto pubblico locale, fino ad un massimo di 250 euro annui: si tratta però di una norma passeggera, che potrebbe non essere confermata negli anni a venire. E che non rientra nel novero del possesso automobilistico.

Per tutte le altre figure di imprenditori e professionisti, l’IVA è detraibile solamente nella misura fissa del 40%.

Quali limiti di deduzione vi sono

Facciamo un breve quadro sulla questione.

Sostanzialmente, le spese di manutenzione e riparazione dei veicoli a deducibilità limitata rientrano in un limite del 5%.
Ai fini della formazione del plafond, i beni a deducibilità limitata devono essere assunti al costo fiscalmente rilevante.
Dunque, a ragion di ciò, nella fattispecie in esame, si considera il 20% del costo sostenuto. Andiamo a vedere cosa esso può significare per le imprese:
• gli autoveicoli aziendali (non strumentali) concorrono, per quota parte del 20% (e nei limiti di costo previsti dall’art. 164 del Tuir), alla determinazione del plafond per il calcolo delle spese di manutenzione le quali sono:
– € 18.075,99 per le autovetture e gli autocaravan;
– € 4.131,66 per i motocicli;
– € 2.065,83 per i ciclomotori;
• le spese di manutenzione riferite ai suddetti veicoli, in quanto costi accessori, sono deducibili nel limite del 20%.
Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle deduzioni per le spese auto.

Pensione integrativa e convenienza fiscale: la deducibilità

La pensione integrativa permette di ottenere un risparmio vantaggioso grazie ai benefici assicurati dalla deducibilità fiscale dei contributi versati al fondo pensione dal reddito Irpef risultante nella dichiarazione dei redditi annuale. Infatti, i contributi che vengono versati annualmente permettono di diminuire l’imponibile fiscale ai fini Irpef.

Pensione integrativa: tetto di deducibilità fiscale

I contributi vanno detratti al reddito dichiarato prima dell’applicazione dell’aliquota progressiva prevista. Ciò comporta una diminuzione delle imposte da pagare. Il beneficio ha un tetto massimo corrispondente a 5.164,57 euro all’anno. Entro questo tetto, i contributi dovuti annualmente possono essere dedotti.

Deducibilità fiscale e calcolo base imponibile ai fini Irpef

Ai fini del calcolo dell’Irpef, la deducibilità fiscale delle pensioni integrative necessita del calcolo della base imponibile. Quest’ultima rappresenta il reddito complessivo netto sul quale il contribuente applica l’aliquota progressiva spettante. La base imponibile si compone da quanto segue:

  • dalla somma dei singoli redditi lordi (fondiari, da lavoro dipendente, da lavoro autonomo, di impresa e da redditi diversi);
  • alla somma dei redditi devono essere sottratti gli oneri deducibili, quindi anche i versamenti fatti nell’anno di imposta al fondo pensione;
  • infine va dedotta anche l’abitazione principale.

Aliquote su base imponibile ottenuta con le deduzioni del fondo pensione

Alla base imponibile così ottenuta il contribuente si vede applicare le aliquote crescenti per scaglioni di reddito. Con la deduzione dei versamenti fatti al fondo pensione, l’imposta dovuta sarà meno gravosa perché va a detrazione della base imponibile. In particolare, per scaglioni di reddito:

  • fino a 15.000 euro si applica l’aliquota del 23%;
  • per lo scaglione successivo, da 15.0001 a 28.000 euro di reddito, si applica l’aliquota del 27%;
  • da 28.001 a 55.000 euro si applica l’aliquota del 38%;
  • per il successivo, da 55.001 a 75.000, l’aliquota prevista è del 41%;
  • oltre i 75.000 euro di reddito è prevista l’aliquota del 43%.

Calcolo Irpef per scaglioni di reddito

Se un contribuente dichiara un reddito lordo dell’anno precedente pari a 25.000 euro, fino a 15.000 euro paga l’aliquota del 23%, dunque 3.450 euro. Per lo scaglione successivo, ovvero da 15.001 a 28.000 euro (in questo caso fino a 25.000 euro), l’aliquota prevista è del 27%, per una tassa corrispondente di 2.700 euro. Il totale dell’imposta Irpef dovuta dal contribuente è di 6.150 euro.

Contributi versati al fondo pensione: la deducibilità nella base imponibile

Nel caso del contribuente, alla base imponibile vanno detrati gli oneri deducibili. Tra questi, la normativa permette di dedurre i contributi versati al fondo pensione ogni anno ai fini della prestazione integrativa. Il limite, come già ricordato, è di 5.164,57 euro. Pertanto, il contribuente che abbia un reddito complessivo pari a 25.000 euro (e che abbiamo visto avrebbe un ammontare di tasse da pagare pari a 6.150 euro) potrà dedurre i contributi al fondo pensione, pari ad esempio, a 3.000 euro.

Quanto si risparmia di tasse con la deducibilità della previdenza complementare?

Con la deduzione dei 3.000 euro dei contributi versati al fondo pensione la base imponibile si riduce a 22.000 euro. Pertanto, le tasse dovute dopo la deduzione scendono a 5.340 euro per un risparmio fiscale totale pari a 810 euro.

Deducibilità fiscale: anziché pagare tasse si provvede alla pensione integrativa

La pensione integrativa permette, dunque, una convenienza fiscale associata alla vantaggiosa scelta di mettere dei soldi da parte in vista della futura pensione. Da un’altra ottica, dei 3.000 euro portati in detrazione della base imponibile perché già versati al fondo pensione, effettivamente ne sono stati versati 2.190 euro. La differenza costituisce, evidentemente, la riduzione delle imposte dovute annualmente.

Deducibilità fiscale: maggiori vantaggi per i giovani

Il vantaggio di aderire alla pensione integrativa e dedurre le quote dei versamenti al fonto è maggiore per i giovani. Infatti, per chi è alla prima sua occupazione, la deducibilità totale è pari a  7.746,86 euro. Si tratta di 2.582,29 euro annui oltre il limite previsto. Inoltre, la quota non sfruttata fino al tetto della deducibilità pari a  5.164,57 euro costituisce un bonus da utilizzare sulle dichiarazioni dei redditi future. Si tratta del bonus deducibile addizionale per i primi cinque anni.

Il bonus deducibile addizionale per i giovani alla prima occupazione

Ammettiamo che un giovane alla prima occupazione versi al fondo pensione 3.000 euro all’anno. Nei primi cinque anni di iscrizione al fondo, potrà maturare il bonus deducibile addizionale pari a 2.164,57 euro x 5 anni, ovvero 10.822, 85 euro. I 2.164,57 euro sono ottenuti dalla differenza tra il tetto massimo ordinario e quanto versato al fondo (5.164,57 euro – 3.000 euro).

Utilizzo del bonus deducibile addizionale

Il bonus deducibile addizionale può essere utilizzato in deduzione a partire dal sesto anno di partecipazione al fondo pensione. Il limite di utilizzo è per i successivi 20 anni.

Cosa succede se si versa al fondo pensione più del limite di deducibilità?

Cosa avviene se i contributi versati al fondo pensione superano il limite previsto per la deducibilità del fondo pensione? Le quote eccedenti il limite fiscale devono essere comunicati al fondo pensione attraverso la “Comunicazione dei contributi non dedotti”. Il contribuente deve trasmettere la comunicazione entro il 31 dicembre dell’anno susseguente a quello nel quale è stato fatto il versamento.

Come si calcolano le deduzioni fiscali?

Tra le spese che si possono scaricare dalle tasse, oltre ai cosiddetti oneri detraibili, ci sono pure gli oneri deducibili. In entrambi i casi il contribuente può avvantaggiarsi di una riduzione delle imposte da pagare, ma con un diverso meccanismo. Se infatti la detrazione fiscale abbatte direttamente le imposte da pagare, la deduzione fiscale, invece, riduce il reddito lordo sul quale poi andare a calcolare l’imposta dovuta e da versare all’Agenzia delle Entrate. Ed allora, in concreto, come si calcolano le deduzioni fiscali?

Come si sfruttano le deduzioni fiscali al fine di abbassare il reddito imponibile

Se le detrazioni fiscali si sottraggono dall’imposta lorda da pagare, le deduzioni fiscali invece, per quanto detto, devono essere sottratte dal reddito lordo. Il calcolo delle deduzioni fiscali, che devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi, varia poi in ragione del tipo di onere sostenuto.

Per esempio, si possono portare in deduzione fiscale dal reddito i contributi previdenziali, l’assegno di mantenimento, i fondi pensione, le erogazioni liberali e, tra l’altro, pure le spese che sono state sostenute per l’assistenza infermieristica e riabilitativa di persone disabili. In linea di massima maggiore è il reddito dichiarato, maggiore tenderà ad essere il beneficio fiscale derivante dagli oneri che si possono portare in deduzione fiscale.

Le deduzioni fiscali sui contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e volontari

Fino alla concorrenza del reddito complessivo, i contributi previdenziali e assistenziali, che sono stati versati dal contribuente in ottemperanza alle disposizioni di legge, si possono portare in deduzione fiscale. La deducibilità, inoltre, è ammessa pure per i contributi volontari che sono stati versati alla gestione della forma pensionistica obbligatoria di appartenenza ed alla gestione separata dell’INPS. Tra i contributi previdenziali che sono deducibili, inoltre, rientrano pure quelli che sono stati versati volontariamente dal contribuente per il riscatto della laurea.

Come si calcolano le deduzioni fiscali per la previdenza integrativa

A differenza dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori, che sono interamente deducibili, quelli che sono versati alla previdenza complementare presentano un tetto massimo di deducibilità. Nel dettaglio, attualmente il contribuente ogni anno, quando presenta la dichiarazione dei redditi, può portare in deduzione fiscale ai fini IRPEF fino a 5.164,57 euro di contributi che sono stati versati per la pensione integrativa.

Deduzioni e detrazioni fiscali erogazioni liberali ai fini IRPEF

Per le erogazioni liberali nella dichiarazione dei redditi, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), il contribuente può optare per la detrazione fiscale oppure, a scelta, per la deduzione fiscale. E precisamente può andare a detrarre il 30% con un massimo di 30.000 euro di donazione, oppure può optare per la deduzione fiscale dell’importo donato senza limiti e comunque nel limite massimo del 10% del reddito complessivo che è stato dichiarato al Fisco.

Per fruire dei benefici fiscali le erogazioni liberali devono essere effettuate sempre e solo con strumenti tracciabili, e quindi con il bonifico bancario o postale, con assegni bancari e circolari. E pure con strumenti e servizi di moneta elettronica come le carte di debito, le carte di credito e le carte prepagate.

Quali sono i costi deducibili per un’azienda?

Molti si chiedono come sopperire ad alcune spese aziendali, per meglio mantenere i bilanci, specie in periodi di crisi economica, come quello recente. Oggi, quindi andremo a vere come è possibile scaricare alcune spese e quindi quali sono i costi deducibili per un’azienda.

Cosa sono i costi deducibili

Specifichiamo, innanzitutto cosa si definisce quando si parla di costi deducibili. Parliamo di importi che il contribuente (persona fisica o giuridica) può sottrarre dal proprio reddito allo scopo di ridurre la base imponibile, ai fini dell’imposizione diretta.

Molti imprenditori riescono per l’appunto a salvare una fetta di bilancio, proprio grazie a questo oculato risparmio. Ma quali possono essere i costi deducibili per un’azienda, dunque?

Nel caso di una Srl (società a responsabilità limitata), ad esempio, tra le tante opzioni si potrà scaricare dalle spese, attrezzatura e beni strumentali a uso esclusivo dell’attività, cancelleria e valori bollati, corsi di formazione e aggiornamento professionale, costo del lavoro dipendente, imposte e tasse come i diritti camerali annui.

Andiamo a vedere, invece cosa si può dedurre nel caso di una ditta individuale.

Costi deducibili per una ditta individuale

Con impresa individuale si fa riferimento ad un’attività svolta da un solo soggetto titolare dell’impresa, il quale può avvalersi di collaboratori sia appartenenti al nucleo familiare sia di dipendenti.

Ricordiamo, innanzitutto che occorre fare una piccola distinzione tra costi detraibili e costi deducibili.

Quando si parla di costi detraibili si fa riferimento a quei costi che possono essere decurtati dai tributi da versare e contribuiscono a ridurre l’imposta IRPEF da pagare. Quindi quelle spese che agiscono in modo diretto sulle imposte da versare dopo aver determinato il reddito imponibile.

Quando invece si parla di costi deducibili si fa riferimento a spese che incidono sul reddito imponibile e sono costi che riducono l’ammontare di tasse da pagare su cui viene calcolata l’IRPEF.

Quali spese si possono detrarre o dedurre da un’azienda individuale

Possiamo subito in breve dire che da una Partita IVA per i professionisti (lavoratori autonomi) che aderiscono al regime ordinario si può scaricare il 100% di moltissimi costi. Sono deducibili ad esempio le spese di cancelleria e valori bollati, libri e riviste professionali; corsi di formazione e aggiornamento professionale, come detto anche poco sopra.

E’ bene sapere che ci sono anche particolari costi che invece seguono delle logiche basate sul noto principio della competenza economica e non impattano in alcun modo né il principio di cassa puro. Questi costi vengono spalmati su più anni e quindi fiscalmente non potrai dedurre tutto subito nell’anno di acquisto del bene strumentale.

Un altro esempio di spesa scaricabile per una Srl lo troviamo nelle spese di viaggio. Per una srl, infatti i costi legati ad Alberghi e ristoranti sono deducibili al 75% se si dimostra l’inerenza tra la spesa sostenuta e l’attività lavorativa svolta. Mentre, nel caso di un libero professionista, possessore di partita IVA, le deducibilità è solo del 2%. Se il costo è deducibile al 75%, l’iva è detraibile al 100%. Quindi il 22% della spesa andrà scontato sulle tasse, mentre il 75% dell’imponibile sostenuto va ad abbassare il reddito imponibile della srl.

Anche l’acquisto di autovetture rientra in spese recuperabili. Ad esempio, le spese d’acquisto dell’auto sono deducibili al 20% del costo del bene con un tetto massimo di 18.076,00 €. L’iva in tal caso sarà detraibile al 40%.

Dunque, questa era una summa, una piccola sintesi di ciò che si può dedurre e detrarre dai costi di un’azienda.