Infissi, se cambio solo i vetri posso avere le detrazioni?

Rinnovare casa migliorando le prestazioni energetiche è sicuramente l’ obiettivo di molti e tanti sono i dubbi che caratterizzano i contribuenti. Tra i quesiti posti all’Agenzia delle Entrate uno desta interesse e risolve il dubbio sulla possibilità di avvalersi della detrazione fiscale anche sostituendo solo i vetri degli infissi.

Detrazioni fiscali per sostituzione vetri degli infissi

Un contribuente chiede all’Agenzia “Se cambio solo i vetri degli infissi della mia abitazione posso usufruire della detrazione del 50%? Ci sono condizioni particolari per avere l’agevolazione?” I motivi per cui un contribuente può scegliere di sostituire solo i vetri possono essere numerosi, ad esempio si può trattare di una struttura nuova e si vogliono solo migliorare le prestazioni energetiche.

In altri casi è possibile che il contribuente desideri solo migliorare l’isolamento acustico dell’ immobile. In ogni caso, qualunque sia la motivazione, è importante capire se si possono ottenere le detrazioni fiscali. L’Agenzia delle Entrate sottolinea che anche in questo caso è possibile ottenere le detrazioni fino al 50% su una spesa massima di 96.000 euro.

In particolare sottolinea l’ Agenzia nella risposta sul sito FiscoOggi,” L’articolo 16-bis del Tuir – lettera g) del comma 1 – comprende, tra gli interventi detraibili effettuati sia sulle singole unità immobiliari sia sulle parti comuni, quelli finalizzati al contenimento dell’inquinamento acustico.” Inoltre tali interventi possono essere portati in detrazione anche se non sono collegati ad altri lavori edilizi.

Al fine di ottenere le detrazioni è però necessario avere idonea documentazione sulle prestazioni degli infissi. Dalla documentazione deve emergere l’abbattimento delle fonti sonore interne o esterne all’abitazione, nei limiti fissati dalla normativa (legge quadro sull’inquinamento acustico – legge n. 447/1995).

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Bonus animali domestici in legge di Bilancio 2024, cani, gatti e non solo

Con la legge di bilancio 2024 è arrivato il bonus cani, gatti e animali domestici, vediamo chi può avvalersene e come ottenere i benefici visti nel bonus animali domestici.

Bonus animali domestici: cos’è

Per il 2024 è stato istituito un fondo da 250 mila euro per finanziare il bonus animali domestici per 3 anni, quindi 2024, 2025, 2026 per un totale di 750 mila euro.

L’obiettivo è aiutare coloro che hanno redditi bassi ad affrontare le spese veterinarie. La norma ancora non è attiva, infatti la legge di bilancio si limita ad affermare “è istituito un fondo destinato a sostenere i proprietari di animali d’affezione nel pagamento di visite veterinarie e operazioni chirurgiche veterinarie nonché nell’acquisto di farmaci veterinari”.

Ricordiamo che la legge di bilancio è una legge programmatica, programma le spese per l’intero anno, contiene numerose misure molto diverse tra loro per campo di applicazione e natura e, di conseguenza, nella maggior parte dei casi le norme non sono immediatamente attive, ma richiedono tempi di attuazione variabili. Possiamo dire che per rendere attivo il bonus occhiali da vista ci sono voluti più anni, è solo un esempio. Per ora possiamo quindi dire che la legge di bilancio 2024 prevede questo bonus cani, gatti e animali domestici per aiutare le famiglie a basso reddito, ma l’aiuto non è attivo.

Chi può chiedere il bonus animali domestici

Da quanto finora emerge si potrà chiedere il beneficio al verificarsi di 2 condizioni:

  • proprietario di età superiore a 65 anni;
  • reddito Isee fino a 16.215 euro.

Il bonus animali domestici si applica alle spese veterinarie per cani, gatti e qualsiasi altro animale di compagnia per il quale è possibile certificare una proprietà, come roditori o furetti. Non vi sono certezze sui rettili e animali acquatici.

In attesa di un decreto attuativo che indichi anche le modalità operative per poter fruire del bonus animali domestici, resta la possibilità di avvalersi delle detrazioni per le spese veterinarie. Ricordiamo che la detrazione è al 19% della spesa sostenuta, può essere fatta valere solo per animali da affezione non per eventuali allevamenti a fini professionali. Inoltre è prevista una franchigia 129,11 euro. La detrazione potrà essere fatta valere su una spesa massima di 550 euro l’anno. L’importo massimo di detrazione che si può ottenere è quindi 70,46 euro.

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Cessione del credito Superbonus, c’è tempo fino al 30 novembre per la remissione in bonis

L’Agenzia delle Entrate rende noto che per i contribuenti che vogliono avvalersi della cessione del credito per le spese Superbonus sostenute nel 2022 c’è tempo fino al 30 novembre 2023 per la remissione in bonis, cioè per rientrare nei termini previsti da legge. Ecco i dettagli.

Remissione in bonis per la comunicazione dell’opzione

Il decreto Cessioni, decreto 11 del 2023, ha portato molte novità nel campo del Superbonus, la più importante è il blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura, vi sono però delle ipotesi in cui è possibile avvalersi ancora di questo strumento. La normativa Superbonus prevedeva che coloro che volevano esercitare la cessione del credito o lo sconto in fattura dovevano comunicare l’opzione entro il 31 marzo 2023.

In quel periodo vi sono però stati problemi con le piattaforme e di conseguenza molti non sono riusciti a effettuare la comunicazione dell’opzione, proprio per questo motivo è stata introdotta la remissione in bonis che prevede, dietro pagamento di una sanzione di 250 euro, la possibilità di esercitare l’opzione in ritardo, ovvero entro giovedì 30 novembre 2023.

Come esercitare la remissione in bonis e recuperare la cessione del credito

Il decreto Cessioni all’articolo 2-ter prevede la possibilità di inviarla, nel caso di omessa o tardiva presentazione dell’asseverazione di efficacia degli interventi per la riduzione del rischio sismico, a partire dalle spese sostenute nel 2022, entro il termine di presentazione della prima dichiarazione dei redditi, nella quale deve essere esercitato il diritto a beneficiare della detrazione della prima quota costante dell’agevolazione.

Nello stesso decreto l’articolo 2-quinquies prevede che se il contribuente vuole esercitare l’opzione di cessione del credito o dello sconto in fattura ma non ha rispettato il termine del 31 marzo 2023, può avvalersi della remissione in bonis inviando la comunicazione entro il termine di presentazione della prima dichiarazione utile, ossia entro il 30 novembre 2023.

Tale procedura può essere utilizzata per le spese sostenute nel 2022 e per le rate residue non fruite riferite alle spese sostenute nel 2020 e 2021.

Per esercitare l’opzione deve essere individuato un cessionario tra quelli ammessi, cioè banche, intermediari finanziari e imprese di assicurazione.

L’Agenzia ricorda che la remissione in bonis deve essere effettuata per ciascuna comunicazione di cessione del credito non effettuata nel termine del 31 marzo 2023. Inoltre, come previsto nella circolare 27 del 2023, nel caso in cui il contribuente abbia effettuato più comunicazioni, ma versato la sanzione di 250 euro una sola volta, il versamento delle ulteriori somme dovute, necessarie a perfezionare la remissione in bonis, può avvenire anche successivamente alla presentazione delle comunicazioni, purché sia eseguito entro lo stesso termine del 30 novembre 2023.

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Detraibilità spese tamponi Covid? Chiarimenti dall’Agenzia

Il 2022 è stato un anno particolare, l’Italia era ancora nel pieno della pandemia e tante persona hanno dovuto ripetere numerose volte i test anti-covid per avere un elevato grado di tracciabilità del Covid. Le spese sostenute sono detraibili con la dichiarazione 2023, ma molti sono i dubbi esposti dai contribuenti all’Agenzia delle entrate. Ecco qualche chiarimento.

Posso portare in detrazione le spese per tamponi Covid

Un contribuente ha segnalato all’Agenzia delle entrate che nel 2022 si è sottoposto numerose volte a tamponi Covid, sempre presso la stessa farmacia. Pur avendo pagato con strumenti tracciabili, in particolare con il bancomat, la farmacia ha riportato la voce “pagamento contante”. Nel momento in cui il contribuente ha scaricato dal sito dell’Agenzia il modello 730 precompilato si è accorto che queste spese non sono indicate.

Si chiede quindi se può modificare il modello 730/2023 precompilato aggiungendo tali spese e portandole in detrazione, pur avendo pagato con il bancomat e avendo conservato la ricevuta del pagamento elettronico, oppure deve ritenere di aver perso il diritto alle detrazioni fiscali in forza della incongruenza tra lo strumento utilizzato per il pagamento e lo scontrino fiscale rilasciato in farmacia.

A tale quesito l’Agenzia delle entrate ha risposto nella rubrica presente sul sito FiscoOggi.

Agenzia delle Entrate: i tamponi  Covid possono sempre essere portati in detrazione

I tamponi Covid rientrano nella categoria degli esami diagnostici, come tali, sottolinea l’Agenzia delle entrate consentono di avere la detrazione del 19% della spesa sostenuta. Rientrano nelle spese sanitarie a cui si applica la franchigia globale di 129,11 euro.

Sottolineato ciò, l’Agenzia nella risposta al contribuente precisa che per le spese detraibili sostenute in farmacia è sempre possibile ottenere la detrazione, anche se il pagamento è avvenuto in contanti. Infatti questa è una delle poche deroghe al principio generale per il quale le spese da portare in detrazione devono essere affrontate con strumenti di pagamento tracciabili. Sottolinea però l’Agenzia che “La certificazione rilasciata dalle farmacie può riportare la qualità della prestazione sanitaria effettuata, consistente, per esempio, nella “esecuzione prestazione di servizio tampone antigenico per la diagnosi Covid-19”, o l’indicazione dei codici univoci 983172483 (esecuzione tampone rapido 18+) e 983172420 (esecuzione tampone rapido 12-18)”.

Si ricorda, infine, che è esclusa la detraibilità delle spese sanitarie pagate in contanti presso strutture private non convenzionate. In questo caso l’unico modo per ottenere le detrazioni fiscali è pagare con assegno, bonifico, carta di credito, carta di debito, insomma non in contanti.

Ho acquistato casa, quali spese posso detrarre?

Il legislatore tende a favorire l’acquisto della prima casa, il mattone infatti è un investimento molto apprezzato dagli italiani che sono poco propensi alla stipula di contratti di locazione e preferiscono invece la casa di proprietà. Proprio per questo motivo la legge riconosce una serie di agevolazioni per l’acquisto della prima casa e tra queste vi sono le detrazioni fiscali. Ma quali spese si possono detrarre? Ecco una disamina.

In caso di acquisto casa, quali spese si possono detrarre?

In linea generale si può dire che è possibile portare in detrazione gli oneri relativi alle spese burocratiche, in particolare le spese notarili e connesse.

Può essere portato in detrazione l’onorario del notaio. A questo si aggiungono ulteriori oneri, ad esempio i costi sostenuti dal notaio per conto dell’acquirente.

Possono essere portati in detrazioni come oneri accessori anche gli interessi passivi dei mutui stipulati per l’acquisto di casa.

Tra le spese da portare in detrazioni vi sono quelle per la stipula del contratto di mutuo, vi rientrano la perizia, le spese di istruttoria, eventuali spese per la cancellazione dell’ipoteca iscritta sull’immobile. Insomma tutti quegli connessi al mutuo stesso.

Possono essere scaricati anche i costi connessi alla intermediazione immobiliare, ad esempio la commissione pagata all’Agenzia.

Regole e limiti per le detrazioni acquisto casa

Deve però essere sottolineato che vi sono dei limiti, in particolare l’ammontare massimo della spesa sulla quale far valere la detrazione è di 4.000 euro. Questo implica che nel caso in cui vi sia stata una spesa superiore, la parte eccedente non beneficerà della detrazione. In caso di spesa minore rispetto ai 4.000 euro, si avrà la detrazione solo per quanto effettivamente speso.

La detrazione effettiva, cioè lo sconto che si ottiene sulle imposte da versare è del 19%. Questo vuol dire che si può ottenere un importo massimo di 760 euro.

Il limite dei 4.000 euro è globale, cioè le singole voci che possono essere portate in detrazione devono essere sommate e portate in detrazione fino al limite massimo visto.

Un altro limite da considerare riguarda la tipologia di immobile, infatti quando si acquista un immobile di lusso, non sono riconosciute le agevolazioni. Sono escluse le categorie catastali A/1, A/8, A/9.

Le spese per l’acquisto di casa da portare in detrazione devono essere indicate nel modello 730/2023 nel quadro E dedicato a oneri e spese.

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Le erogazioni liberali sono deduzioni o detrazioni?

Detrazioni fiscali, chi sono i familiari fiscalmente a carico?

Le erogazioni liberali sono deduzioni o detrazioni?

Quando si effettua un’erogazione liberale in favore di una Onlus la stessa deve essere trattata dal punto di vista fiscale come una deduzione o come una detrazione?

Ecco il giusto inquadramento.

Le erogazioni liberali sono detraibili o deducibili?

Deduzioni e detrazioni sono agevolazioni fiscali che consentono di ridurre le imposte da versare a fronte di spese sostenute. La principale differenza è data dal fatto che mentre la deduzione deve essere scalata dalla base imponibile e quindi la riduce provocando una riduzione dell’imposta da versare e incidendo potenzialmente anche sugli scaglioni Irpef, non è così per le detrazioni.

Il valore delle detrazioni infatti deve essere scalato dall’imposta già calcolata. Non è possibile, a priori, stabilire quale delle sue soluzioni sarebbe preferibile e più conveniente, ma nella maggior parte dei casi è il legislatore a scegliere se una determinata spesa deve essere dedotta o detratta e in che misura. Per le erogazioni liberali vi è invece una natura ibrida ed è il contribuente a dover scegliere simulando i calcoli per trovare la soluzione economicamente più vantaggiosa.

Contribuente: le erogazioni liberali sono deduzioni o detrazioni?

Lo spunto per risolvere la questione “erogazioni liberali sono deduzioni o detrazioni?” nasce dalla domanda di un contribuente all’Agenzia delle entrate, lo stesso ha effettuato un’erogazione in favore di una Onlus nell’anno 2022 e nel modello precompilato 730/2023 trova che tale erogazione viene considerata una deduzione. Il contribuente riteneva invece che il trattamento fiscale di tale erogazione fosse quello delle detrazioni per un ammontare del 30% della spesa sostenuta.

Sottolinea invece l’Agenzia delle entrate che in base all’articolo 83 del decreto legislativo 117 del 2017 le erogazioni liberali possono essere trattate:

  • come detrazioni nel limite del 30%, elevato al 35% se in favore di organizzazioni di volontariato, nel limite dei 30.000 euro per ciascun periodo di imposta;
  • come deduzione fiscale nel limite del 10% del reddito dichiarato dal contribuente.

Agenzia delle entrate, ecco il giusto inquadramento delle erogazioni liberali

Sottolinea l’Agenzia che nel modello precompilato 730 predisposto viene scelta la soluzione, tra detrazione e deduzione, maggiormente favorevole al contribuente tenendo come riferimento i dati in possesso dell’Agenzia stessa, quindi oneri deducibili, detraibili, Cu, e altri redditi. Resta facoltà del contribuente scegliere la soluzione inversa e di conseguenza proporre una modifica del modello 730/2023 precompilato. In ogni caso si tratterebbe di un comportamento legittimo e che di conseguenza non espone a conseguenza sanzionatorie da parte dell’Agenzia delle entrate in sede di controllo.

Spetta quindi al contribuente in questo caso scegliere il tipo di trattamento fiscale da riconoscere.

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Detrazioni fiscali, chi sono i familiari fiscalmente a carico?

Chi presenta la dichiarazione dei redditi con il modello 730/2023 può portare in detrazione le spese sostenute per i familiari fiscalmente a carico. Sono considerati tali i figli e il coniuge. Vi sono però dei limiti di reddito da rispettare.

Chi può avvalersi della detrazione per familiari fiscalmente a carico

Sono considerati fiscalmente a carico i soggetti che nel 2022 hanno maturato un reddito inferiore a 2.840,51 euro. Nel caso di figli che non abbiano ancora compiuto i 24 anni di età, il limite è portato fino a 4.000 euro.

La normativa prevede inoltre che possano essere considerati a carico anche ulteriori soggetti, ma solo se questi convivono con il soggetto che presenta al dichiarazione e rispetta i limiti di reddito previsti. Possono essere portate in detrazione le spese sostenute per:

  • genitori, compresi quelli adottivi;
  • generi e nuore;
  • discendenti dei figli (nipoti);
  • suocero e suocera;
  • fratelli e sorelle;
  • nonni e nonne.

Ricordiamo che lo sconto massimo che si può ottenere per ogni familiare a carico è pari a 750 euro, lo stesso però dipende anche dal reddito.

La formula per calcolare la detrazione che è possibile fare valere é:

750 X (80.000 – reddito complessivo) / 80.000 euro

Quali sono le principali detrazioni per familiari a carico

Le spese che si possono portare in detrazione sono numerose, in primo luogo ci sono le spese sanitarie che rappresentano ad oggi un importante quota di detrazioni fiscali.

Ci sono poi le spese di istruzione e le spese per il riscatto della laurea del figlio (in caso di riscatto della propria laurea si ottiene la deduzione). Possono essere portate in detrazione le spese funebri, veterinarie, assicurazioni, donazioni, interessi passivi mutui e prestiti, spese di intermediazione immobiliare, spese condominiali, canoni di locazione, spese per trasporto, attività sportive dei figli, leasing.

Nella maggior parte dei casi può essere portata in detrazione una quota della spesa ( 19% e in rari casi il 26%) inoltre è prevista una franchigia, cioè una somma della spesa globale affrontata che non può essere computata nel calcolo.

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Le spese sportive si possono portare in detrazione?

Le spese per lo sport possono essere portate in detrazione nel modello 730/2023? Se sì, a quali condizioni? Si apre la stagione dichiarativa e le domande dei contribuenti sono sempre numerose infatti l’interesse principale è ottenere un risparmio di imposta o un rimborso in caso di versamenti effettuati dal sostituto. Vediamo quindi in quali situazioni è possibile ottenere la detrazione per le spese sportive.

In quali casi le spese sportive si possono portare in detrazione?

La detrazione per le spese sportive, ad esempio corsi di nuoto, iscrizioni a palestre, è sottoposta a numerosi vincoli. In primo luogo per poter ottenere la detrazioni in oggetto le attività sportive devono essere praticate dai figli di età compresa tra i 5 e i 18 anni. Un ulteriore limite è dato dall’ammontare delle spese che è possibile portare in detrazione. La normativa infatti prevede che la detrazione Irpef per le spese sportive possa essere fatta valare per un ammontare massimo di 210 euro per ogni figlio a carico.

Il contribuente può quindi ottenere un risparmio di imposta pari al 19% della spesa sostenuta nei limiti di spesa ora visti. Si tratta di un risparmio di imposta massimo di 39,90 euro per ogni figlio.

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Come avvalersi della detrazione per le spese sportive dei figli a carico?

Dal punto di vista pratico la detrazione deve essere indicata all’interno del modello 730/2023 nella sezione I, quadro E, nei righi E8-E10 con il codice tributo 16. Le spese sostenute per i vari figli a carico non possono essere indicate in modo complessivo, ma per ogni figlio deve essere compilato un rigo.

Può richiedere la detrazione per le spese sportive il soggetto che ha effettivamente effettuato la spesa o meglio il soggetto a cui è intestata la fattura o la ricevuta. Per poter ottenere la detrazione il pagamento deve essere tracciabile, quindi non può essere eseguito in contanti.

All’interno dalla fattura, del bollettino di pagamento o della ricevuta devono essere indicati:

  • i dati della ditta con denominazione o ragione sociale e la sede legale, o, se persona fisica, il nome cognome e la residenza, codice fiscale del soggetto che ha reso la prestazione;
  • causale del pagamento;
  • attività sportiva esercitata;
  • importo pagato;
  • dati anagrafici di chi pratica l’attività sportiva e il codice fiscale di chi effettua il pagamento.

La documentazione deve essere conservata in modo da poter essere mostrata in caso si controlli da parte dell’Agenzia delle entrate.

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Flat tax: gli scenari possibili nel prossimo futuro. A chi gioverebbe?

In questi giorni sentiamo spesso parlare di flat tax, tassa piatta, fa parte dei programmi elettorali e dovrebbe essere al 15% o al 23%. Ma è fattibile? Sono molti gli economisti che ritengono che non si possa fare, mentre qualcuno dice che è necessario saper disegnare la flat tax, ma perché se ne parla tanto?

Cos’è la flat tax?

La flat tax è la tassa piatta, essa permette di evitare l’applicazione delle aliquote Irpef a scaglioni che salgono all’aumentare del reddito. Attualmente l’Irpef prevede anche una no tax area che aiuta i redditi più bassi.

La flat tax è già applicata a coloro che scelgono il regime forfettario, circa 2 milioni di partita Iva. Lo stesso però è applicabile fino ai 65.000 euro di ricavi e prevede la determinazione forfettaria della base imponibile attraverso l’applicazione dei coefficienti di redditività che variano in base al settore in cui si opera. Questo implica che i costi, voce negativa nella determinazione della base imponibile, non sono dedotti con il metodo analitico, ma attraverso una media fatta per il settore di appartenenza. Già questo può essere un primo deterrente.

Studi sulla flat tax

Siccome della flat tax si parla da molti anni, sono disponibili studi fatti già in passato sulla stessa. Da questi emerge che per una flat tax al 15% vi sarebbe una perdita per l’erario di 50 miliardi di euro. Nel caso in cui invece la flat tax fosse al 23%, sarebbe invece necessario recuperare circa 30 miliardi.

Il principio su cui si basa la proposta della flat tax è che se le aliquote sono ridotte le persone sono più propense a pagare le tasse e questo porterebbe quindi a una minore evasione fiscale. La prima cosa da sottolineare è che la flat tax andrebbe ad agire solo sulle imposte sui redditi e non su altre tipologie, l’evasione però deriva da diverse imposte tra cui gran parte dall’evasione Iva. L’evasione Irpef si aggira intorno a 37 miliardi di euro. Questo implica che con aliquota al 23% si dovrebbe sperare che all’improvviso tutti smettano di evadere per essere in pari. In caso contrario, sarà necessario aumentare altre imposte, oppure ridurre i servizi. Con l’aliquota al 15%, c’è una perdita rilevante di entrate.

A chi conviene la flat tax?

C’è un altro elemento da valutare: a chi conviene di più l’applicazione di una flat tax al 15% o al 23%? La risposta è semplice: di fatto conviene a chi ha redditi più alti che di conseguenza vede ridotta l’aliquota prima applicata e ha un deciso risparmio di imposta. Dai calcoli fatti in passato emerge addirittura che senza correttivi importanti ( che porterebbero comunque a un’ulteriore riduzione delle entrate per lo Stato), coloro che percepiscono redditi più bassi potrebbero pagare anche più imposte del passato e cioè con l’applicazione del criterio progressivo e non del criterio proporzionale (articolo 53 Costituzione).

I redditi più bassi potrebbero pagare più tasse

D’altronde il criterio progressivo, fortemente voluto dall’Assemblea Costituente, nasce proprio con l’obiettivo di aiutare le classi più deboli facendo pagare imposte più elevate alle classi più agiate e redistribuendo in servizi. UIL ha effettuato dei colcoli. Coloro che hanno un reddito di circa 10.990 euro l’anno dovrebbero pagare 1.819 euro in più l’anno, coloro che invece hanno un reddito di 17.640 euro pagherebbero in più 1.500 euro; con un reddito di 22.830 euro si pagherebbero in più 985 euro. Solo i redditi più alti risparmiano.

Da quanto emerge dalla prime indiscrezioni, per attuare un simile sistema potrebbe essere ritoccato il sistema delle deduzioni e detrazioni che ad oggi costituiscono un modo per scontare meno imposte. Ad esempio le detrazioni per le spese sanitarie, per l’acquisto di cane guida, per il trasporto pubblico, oppure per le spese di istruzione e tanto altro. Anche in questo caso a pagare di più questa flat tax sarebbero le classi meno agiate che non potrebbero più avvalersi neanche delle detrazioni su spese comunque importanti che chi invece risparmierà sull’imposta da pagare già può permettersi.

L’ostacolo della Costituzione

Inoltre si è visto che un’aliquota unica al 15% è praticamente improponibile, se non con un netto taglio di servizi, mentre l’aliquota al 23% potrebbe anche essere fattibile, ammesso che si riesca a recuperare tutta l’evasione, ma di fatto già oggi il primo scaglione Irpef è al 23%, quindi i redditi più bassi non avrebbero assolutamente alcun vantaggio, se non il rischio di avere meno deduzioni e detrazioni.

Deve infine essere aggiunto che il criterio della progressività su cui deve essere informato il nostro sistema fiscale è previsto nell’articolo 53 della Costituzione, è quindi necessaria una preliminare modifica della Costituzione con procedimento aggravato per poter passare alla flat tax. Oggi infatti l’unica imposta progressiva è l’Irpef e quindi applicando ad essa l’aliquota proporzionale il sistema fiscale andrebbe ad impattare con la Costituzione.

Detrazioni 730 tutto quello che si può scaricare per la famiglia

Le detrazioni 730 permetto al contribuente il rimborso delle quote spese.  Ecco tutto quello che si può scaricare per la famiglia.

Le detrazioni 730, cosa sono e a che servono

E’ il mese di giugno con esso arrivano le dichiarazione dei redditi. I lavoratori e i pensionati possono presentare la dichiarazione dei redditi attraverso l’utilizzo del modello 730. Attraverso un unico modello è possibile dichiarare i propri redditi, le detrazioni ed ottenere eventuali rimborsi, se spettanti, direttamente nella busta paga o nella rata di pensione.

Mentre se si devono versare delle somme, queste vengono trattenute dalla retribuzione a partire da mese di luglio o dalla pensione dal mese di agosto o settembre. Tuttavia la compensazione permette di avere le agevolazioni dei vari bonus, le detrazioni fiscali, derivanti da particolari spese. Ma a partire dal 30 aprile, l’Agenzia delle entrate mette a disposizione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati il modello730 precompilato sul sito internet dell’Agenzia delle entrate www.agenziaentrate.gov.it.

Le detrazioni 730, ecco cosa si può scaricare per la famiglia

Durante l’anno sono molte le spese che incidono sul bilancio familiare. Spese che riguardano il nucleo familiare e che spesso possono essere scaricabili. Ad esempio si possono scaricare le spese mediche per farmaci, visite, ticket e ricoveri.

Ma sono anche scaricabile le spese che riguardano il mono dell’istruzione come le spese sostenute per le rette di asili, scuole ed università. Ma non solo sono possibili da detrarre:

  • le spese sostenute per il bonus musica, prodotto per redditi complessivi non superiori a 36 mila euro. Ma anche sostenute per figli di età compresa tra i 5 e i 18 anni per scuole di musica, conservatori o centri riconosciuti. L’importo massimo previsto per ogni figlio è di mille euro;
  • anche se spese di trasferimento della residenza per motivi di lavoro oltre 100 Km cambiando regione, sono scaricabili se il reddito non supera 30  mila euro complessivi;
  • le spese veterinarie per i propri animali sono scaricabili per un importo massimo di 550 euro;
  • gli abbobamenti per il trasporto pubblico, sono detraibili per il 19% su una spesa massima di 250 euro per gli abbonamenti ai mezzi pubblici, locali, regionali e interregionali.

Altre spese da poter scaricare ed alcune precisazioni

Per i figli di età inferiore a 24 anni il limite di reddito per essere considerati a carico è di 4 mila euro. In merito all’istruzione si possono detrarre le spese sostenute per la scuola dalle’infanzia, primaria e secondaria per un importo massimo di 800 euro a figlio.

Mentre in merito all’università si può detrarre il 19% per la frequenza di corsi di laura-perfezionamento sull’intero importo per le università statali. Inoltre detrazione del 19% anche per il canone di affitto per gli studenti fuori sede, fino a un massimo di € 2.633.

Sono anche deducibili le spese assicurative. Si tratta di detrazione del 19% per le assicurazioni contro eventi calamitosi. Sono deducibili anche tutti i bonus sulla casa e sulle ristrutturazioni. Attenzione perchè per questi, qualora siano stati eseguiti in parti comuni di un condominio, occorre il modello inviato dall’amministrazione ai condomini. Infine i costi spesi per le agenzie funebri, in caso di morte all’interno del nucleo familiare.