Concordato preventivo biennale bollinato: legittima l’evasione?

Dopo settimane dalla stesura definitiva, il testo del decreto che istituisce il concordato preventivo biennale è stato bollinato. Molti sono coloro che ritengono che possa legittimare l’evasione fiscale, ecco perché.

Bollinato il testo del concordao preventivo biennale: è definitivo

Il concordato preventivo biennale prevede che il contribuente e il Fisco si accordino sulle imposte da versare per gli anni di imposta 2024- 2025, per due anni, qualunque sia il reddito effettivamente prodotto non sarà possibile applicare una tassazione diversa. La proposta del Fisco viene fatta tenendo in considerazione i redditi prodotti negli anni precedenti. Ciò implica che per chi guadagna di più vi è un potenziale risparmio di imposta, per chi guadagna di meno, invece, vi è il rischio di pagare più tasse.

Rispetto alla versione iniziale vi sono delle novità, tra queste vi è l’apertura ai forfettari e la possibilità di accedere al concordato preventivo biennale anche con un punteggio ISA (indice sintetico di affidabilità fiscale), inferiore a 8. Proprio questo elemento ha indotto molti a ritenere che con il concordato preventivo biennale vi è il rischio di incentivare l’evasione fiscale.

Per i forfettari il concordato preventivo biennale è disponibile solo per l’anno di imposta 2024 e, una volta ricevuta la proposta dall’Agenzia delle Entrate, potranno decidere di aderire entro il 15 ottobre 2024, quando ormai già conoscono in modo abbastanza preciso l’andamento dell’anno.

Soggetti esclusi dal concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale potenzialmente riguarda 4,5 milioni di partite Iva. Il concordato è riservato ad autonomi e imprese con redditi fino a 5 milioni di euro. Naturalmente non può aderire chi negli anni compresi tra il 2021 e il 2023 non ha presentato la dichiarazione dei redditi, perché la proposta è comunque basata sui dati economici di questo triennio.

Il software predisposto per la formulazione della proposta di tassazione tiene in considerazione i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate in quanto contenuti nelle banche dati, ad esempio i dati della fatturazione elettronica, tiene inoltre in considerazione ulteriori dati che non sono in possesso della stessa e che dovranno essere indicati dal contribuente utilizzando la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate entro il 15 giugno 2024.

Nel frattempo si è in attesa di ulteriori tre decreti attuativi di cui uno indica l’esatta metodologia con la quale l’Agenzia formula la proposta di tassazione. Un altro dovrà indicare i dati da comunicare telematicamente al Fisco ai fini della formulazione della proposta di concordato. Infine, è atteso un decreto del MEF, con l’elenco delle circostanze eccezionali al ricorrere delle quali è possibile disapplicare il concordato preventivo biennale.

La proposta comunque non sarà basata solo sui redditi dichiarati, ma anche su dati di settore, punteggio Isa, se l’affidabilità è bassa la tassazione potrà aumentare infine la proposta tiene conto degli andamenti economici dei mercati.

Occorre ricordare che i contribuenti che non aderiscono al concordato preventivo biennale potranno essere sottoposti a controlli di particolare tenore.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale per i forfettari, ecco i vantaggi

Evasione fiscale e terrorismo, caccia a chi non paga le tasse sui social

Dichiarazioni shock del vice-ministro all’Economia Maurizio Leo, l’evasione fiscale deve essere paragonata al terrorismo, annunciato il pugno duro del Governo con la caccia agli evasori anche sui social. Smentita della Lega.

Evasione fiscale come terrorismo, controlliamo i social

Le dichiarazioni del vice ministro Maurizio Leo sono arrivate nel corso di un’audizione convocata dalla commissione parlamentare di Vigilanza sull’anagrafe tributaria, si è sottolineato che l’evasione fiscale in Italia è un vero e proprio macigno e che devono essere incrementate le procedure e gli sforzi volti a determinare il reale reddito di professionisti e autonomi. Il vice-ministro ha ipotizzato, tra l’altro anche una caccia attraverso i social, cioè la ricostruzione dei redditi attraverso un’analisi dello stile di vita di professionisti e autonomi. Il tutto naturalmente senza invadere la privacy.

L’obiettivo è coordinare le forze tra Governo, Agenzia delle Entrate e Sogei. Il ministro ha fatto anche degli esempi su quali comportamenti possono essere a rischio. In particolare ha sottolineato che in molti sui social “pubblicizzano” l’aver frequentato ristoranti di lusso o l’essere stati alle Maldive e poi magari dichiarano pochissime entrate. Maurizio Leo ha sottolineato che all’ipotesi del controllo social si sta già lavorando con il Garante della privacy. Sembra quindi che si sia vicini a una soluzione finale e che comunque il controllo dei social sia molto più di un’ipotesi.

Nessuna caccia alle streghe sui social

Non è però dello stesso avviso la Lega, infatti Armando Siri (Lega), consigliere per le politiche economiche del vice premier Matteo Salvini si dice stupito delle dichiarazioni di Leo, parla di uno slogan che scalda i cuori ideologici di chi confonde la lotta all’evasione fiscale con un’indiscriminata caccia alle streghe. La politica economica del Paese mira invece a una tassazione piatta al 15% al fine di ridurre il carico fiscale e semplificare gli adempimenti.

Sempre secondo Siri il livello di evasione fiscale in Italia è molto sopravvalutato, infatti non supera i 15 miliardi l’anno.

Leggi anche: Fisco 2024, nuovo concordato preventivo per le partite Iva

Assunzioni Agenzia delle Entrate, disponibili 11.000 posti

Continua la polemica, a distanza… ma non troppo, tra il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, e Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture che nei giorni scorsi si è lasciato andare ad affermazioni che sottindendevano un rapporto vessatorio del Fisco nei confronti dei contribuenti e nelle dichiarazioni di Ernesto Maria Ruffini spuntano i nuovi piani assunzionali: nei prossimi anni saranno assunti 11.000 funzionari.

Agenzia delle Entrate, saranno assunte 11.000 persone

Ernesto Maria Ruffini ha sottolineato nei giorni passati che l‘azione antievasione dell’Agenzia procede a gonfie vele e il 2022 è stato un anno record, ribadisce che il Fisco non ha un comportamento vessatorio, ma mira a far realizzare le entrate fiscali necessarie a mantenere welfare, servizi, amministrazione e un provvedimento di pace fiscale avrebbe il solo obiettivo di demoralizzare i contribuenti onesti che pagano sempre le imposte che sono la maggioranza.

Tra le dichiarazioni fatte vi è anche quella relativa alle assunzioni che nei prossimi anni dovrebbero essere 11.000. In realtà a breve sono attesi i nuovi bandi, largamente annunciati dalla fine del 2022, ma ad oggi ancora nulla. La settimana scorsa vi era stato un avviso relativo ai vicini bandi in uscita ed è data per certa la seconda metà dell’anno 2023 per la pubblicazione. Ricordiamo che in base alle nuove norme per i concorsi non è più obbligatoria la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma solo sul sito InPa, di conseguenza è bene monitorare proprio tale sito.

Leggi anche: Concorsi pubblici, entrano in vigore le nuove norme

Agenzia delle Entrate sotto organico, lotta all’evasione incrementata con le vicine assunzioni

Ernesto Maria Ruffini ha sottolineato che il personale attualmente a disposizione dell’Agenzia delle Entrate è insufficiente ad affrontare la mole di lavoro richiesta agli uffici dell’amministrazione finanziaria soprattutto ora che si affronta la sfida della digitalizzazione dei servizi. Proprio per questo è essenziale aumentare il personale a disposizione dell’AdE.

Il piano straordinario di 11.000 assunzioni entro il 2024 è già approvato dalla legge di Bilancio 2023. Ciò dovrebbe portare ad una maggiore efficienza e a servizi migliori e se nel 2022 con un Agenzia sotto organico il recupero da evasione è stato record, si ipotizza che nei prossimi anni si potrà lavorare ancora meglio e di conseguenza non ha senso parlare di una nuova pace fiscale.

Le assunzioni non riguarderanno solo funzionari del settore economico-giuridico, ma anche addetti al patrimonio immobiliare, risorse umane, logistica.

Per chi è alla ricerca di opportunità di lavoro, si consiglia la lettura di:

Concorsi Agenzia delle Entrate, nuovo avviso con materie di studio

Concorso 1.650 allievi Polizia di Stato, requisiti e scadenze

Lettere compliance Agenzia delle Entrate: chi la sta ricevendo?

In Italia l’evasione fiscale è ancora a livelli molto elevati, proprio per questo motivo sono numerosi i contribuenti che stanno ricevendo lettere dall’Agenzia delle Entrate. Nel solo 2023 è previsto l’invio di 2,6 milioni di lettere compliance Agenzia delle Entrate ai contribuenti. Ecco chi sono gli interessati e come usare gli strumenti deflativi per evitare sanzioni.

2,6 milioni di italiani stanno ricevendo lettere dall’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate ha lanciato il piano di potenziamento delle attività di controllo, in particolare ha annunciato il Piao (Piano Integrato di attività ed organizzazione) l’obiettivo è ridurre la propensione all’evasione del 5% entro il 2025 e del 16% entro il 2026. Tale attività è piuttosto complessa e non si avvale solo di strumenti sanzionatori/punitivi, ma anche di attività volte a migliorare il rapporto tra contribuenti e Fisco con un approccio più amichevole. Saranno utilizzati gli strumenti di cooperazione internazionale e le tecniche di analisi e valutazione del rischio.

In base alle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate, anche avendo come punto di riferimento le nuove politiche adottate dal Governo, si prediligerà un rapporto collaborativo preventivo con il contribuente sia in fase istruttoria, quindi durante l’accertamento, sia in fase di definizione della pretesa tributaria. Saranno potenziate le attività di controllo non solo relativamente alle imposte da versare in seguito alla fase dichiarativa, ma anche sulle agevolazioni fiscali e tributarie a cui chiedono accesso i contribuenti, ad esempio i crediti di imposta maturati. La fase di controllo sarà rafforzata anche grazie alla cooperazione con Guardia di Finanza, Agenzia Dogane e Monopoli e attraverso il coordinamento tra le varie strutture provinciali, regionali, nazionali.

Lettere compliance dell’Agenzia delle Entrate per ridurre la conflittualità

Per quanto invece riguarda le lettere il cui invio è stato annunciato dall’Agenzia delle Entrate, occorre sottolineare che si tratterà di lettere di compliance volte a promuovere l’adempimento spontaneo da parte del contribuente e quindi a ridurre la conflittualità. Nel frattempo ricordiamo che è possibile chiudere tutte le controversie con l’Agenzia delle Entrate attraverso gli strumenti deflativi previsti nella legge 197 del 2022, legge di bilancio per il 2023.

Chiusura agevolata delle liti, come presentare la domanda?

Ravvedimento speciale per la regolarizzazione degli errori sostanziali nelle dichiarazioni fiscali

Sanatoria 2023, come correggere gli errori formali secondo l’ADE

Definizione agevolata anche per la dichiarazione Lipe. Precisazioni

La caccia agli evasori si inasprisce con strumenti sempre più particolari dell’Agenzia delle Entrate

È riconosciuta da tutti come una delle piaghe sociali maggiori. Parliamo dell’evasione fiscale naturalmente. Si dice sempre che se tutti pagassero le tasse le stesse scenderebbero di tanto per tutti. In pratica, una delle motivazioni che spingono a giustificare l’elevata tassazione nostrana dipende proprio dall’evasione fiscale. Per questo da anni ormai c’è una autentica caccia agli evasori, con misure e controlli via via più duri. La lotta all’uso del contante per esempio, è una delle misure che più di tutte puntano a dare la caccia agli evasori. Ma poi ci sono state misure che spingevano ad evitare il contante come il cashback o la lotteria degli scontrini. Il riciclaggio di danaro è una delle cose da contrastare. E pure tenere d’occhio i contribuenti tra redditi dichiarati e spese sostenute è un altro aspetto della stessa medaglia. E adesso il governo chiede all’Agenzia delle Entrate di spingersi ancora più in là.

Il nuovo compito dell’Agenzia delle Entrate è l’ordine dato dal governo Draghi sugli evasori

Per l’Agenzia delle Entrate un nuovo compito.  Dal governo il diktat all’Agenzia delle Entrate di provvedere a stanare gli evasori fiscali. Va contrastata ogni forma di evasione. Via quindi ai nuovi controlli, molti dei quali mai utilizzati prima e abbastanza drastici come struttura.

Il governo conferma quindi che c’è assoluta necessità di stanare gli evasori. Troppo elevato il buco in miliardi di euro che l’evasione fiscale, purtroppo assai diffusa ed in crescendo, causa. E nel mirino dell’Agenzia delle Entrate ecco che entrano le scene e la vita di tutti i giorni dei contribuenti. Monitorare e controllare le scelte dei cittadini è alla base del nuovo indirizzo che ha preso la lotta all’evasione fiscale.

Come funziona la super anagrafe dei conti correnti per contrastare gli evasori fiscali

Grazie alla super anagrafe dei conti correnti il Fisco italiano ha in mano uno strumento pesantissimo di contrasto all’evasione. ad essere la vera arma segreta del fisco. Attraverso questa super anagrafe dei conti correnti le Entrate possono davvero monitorare qualsiasi movimento per singolo contribuente. E quando diciamo tutti i movimenti parliamo di bancomat, conti correnti e carte di credito oi di debito. Inevitabile collegare questa arma al contrasto all’uso del contante. Si tratta di due cose che si incastonano come un diamante in un anello. Meno si permette l’uso del contante, più si utilizzano strumenti di pagamento elettronico e quindi tracciabili, più si finisce sotto controllo. E imporre dei pagamenti tracciabili come per esempio accade per detrarre le spese nelle dichiarazioni dei redditi è importante come misura.  Come lo è premiare chi usa questi strumenti e non il danaro contante. Principio questo alla base di lotteria degli scontrini e cashback.

I nuovi controlli del Fisco italiano, ecco cosa accade ai contribuenti

Se pagare con il bancomat o la carta è una operazione che può essere monitorata, la lunga mano dell’Agenzia delle Entrate si spinge pure ai prelievi. Prelevare troppo può essere pericoloso. Come può esserlo anche prelevare troppo poco. Tutto basato sulle dichiarazioni dei redditi e sul  tenore. Chi preleva troppo rispetto alle entrate dichiarate nel 730 può subire accertamenti. Ma lo stesso vale al contrario, per chi preleva troppo poco. In entrambi i casi si ha la presunzione di evasione fiscale. Nel primo caso il troppo prelevare può essere indizio di introiti non dichiarati da parte del contribuente. Nel secondo caso, il prelevare troppo poco vale lo stesso, perché evidentemente ci sono soldi che non passano dai conti e sono presumibilmente frutto di attività in nero.

Le spese di tutti i giorni ed il paniere

Tornando alla vita di tutti i gironi, evidente che lo spendere troppo può essere un segnale d’allarme così come lo spendere troppo poco. E il paniere delle spese che possono finire in un accertamento ormai non hanno eccezioni. Una nuova auto piuttosto che un capo di abbigliamento firmato. La prenotazione in un Hotel piuttosto che il soggiorno in un villaggio turistico.

L’Agenzia delle Entrate punta ad analizzare ed avviare i controlli informatici su tutte le spese dei contribuenti, su tutte le dichiarazioni reddituali e su tutti gli utilizzi di carte e bancomat.

Le banche dati sono gli strumenti utili a consentire al fisco nostrano di far emergere qualsiasi comportamento anomalo. Magari potranno fare discutere i parametri che verranno utilizzati per determinare quale sia anomalo e quale no in riferimento ad operazioni ed acquisti dei contribuenti.

Transazioni Pos e scontrini: il nuovo sistema di lotta all’evasione fiscale

Negli ultimi anni la lotta all’evasione fiscale sta diventando sempre più aspra. E’ di soli pochi giorni fa la notizia che sono anticipate le sanzioni previste a carico dei commercianti che non accettano il pagamento con il POS e ora un’altra notizia mette in allarme i commercianti. I dati delle transazioni POS saranno tutti comunicati all’Agenzia delle Entrate e incrociati con gli scontrini emessi, ma cosa comporta ciò?

Transazioni POS e scontrini: cosa cambia per i commercianti?

Vi sono dei commercianti che al momento di accettare il pagamento con il POS decidono di non tramutare la transazione effettuata in scontrino fiscale. Tale pratica viene comunemente denominata “pre-conto”. Questo vuol dire che il pagamento va a buon fine e i soldi arrivano nel conto, ma di fatto vi è comunque evasione perché non si emette lo scontrino, cioè l’equivalente della fattura fiscale. Sono così sottratte delle entrate dai redditi prodotti con contestuale evasione delle imposte che devono essere versate.

D’ora in poi questo meccanismo non potrà più essere attuato, o meglio non potrà essere attuato in modo fruttuoso. Con le nuove norme tutti i dati relativi alle transazioni effettuate sui POS saranno dirottati direttamente all’Agenzia delle Entrate che provvederà a incrociare i dati con gli scontrini e le fatture emesse da tutte le tipologie di attività commerciali.

Nel momento in cui dovessero emergere delle difformità tra le entrate determinate in base ai movimenti dal POS e le entrate dichiarate attraverso gli scontrini, non solo il contribuente dovrà versare le maggiori tasse, ma saranno comminate anche delle multe. Ricordiamo che ora i registratori di cassa sono tutti connessi all’Agenzia delle Entrate

Inasprimento della lotta all’evasione fiscale

Il sistema consente non solo di tracciare i movimenti quindi dell’acquirente, che dovrà avere una capacità di spesa comunque inferiore rispetto alle entrate dichiarate, ma anche di tracciare in modo capillare le entrate del venditore.

Le nuove norme sono contenute all’interno del decreto Pnrr2 che quindi pone una decisa accelerazione nella lotta all’evasione fiscale. Ricordiamo che per coloro che non accettano i pagamenti con il POS vi è una sanzione pari a 30 euro a cui si aggiunge il 4% dell’importo della transazione.

Per avere maggiori informazioni sulla nuova disciplina delle sanzioni, leggi l’articolo: Pagamento con POS a giugno partono le sanzioni per i commercianti

Controllo del fisco su giacenza media e movimenti contro l’evasione fiscale

Caccia ai redditi nascosti da parte dell’Agenzia delle Entrate, ad essere tenuti d’occhio sono i movimenti del conto corrente, ma anche libretti di risparmio e investimenti. Si potenzia così la lotta all’evasione fiscale.

Evasione fiscale

L’evasione fiscale è uno dei problemi che l’Italia proprio non riesce a risolvere e, sebbene la pandemia abbia fatto capire a tanti che occultare dei redditi può creare difficoltà nel momento del bisogno (molti aiuti elargiti in questi due anni hanno in considerazione come punto di riferimento i redditi prodotti nel 2019 e le perdite maturate nei mesi successivi, ma se nel 2019 c’erano redditi occultati risulta difficile dimostrare la perdita o la riduzione di reddito disponibile), le cose comunque non sono cambiate. L’Agenzia delle Entrate quindi ci riprova con controlli pesanti sui conti degli italiani e, vista l’invasività dei controlli, ha prima chiesto, e ottenuto, l’autorizzazione del Garante della Privacy.

Controlli attraverso incrocio di banche dati

L’Agenzia nella circolare ha sottolineato che i controlli saranno effettuati incrociando i dati delle diverse banche dati e con l’uso di algoritmi con elevata capacità di incrociare numerosi dati. Saranno creati due database, il primo conterrà l’elenco delle persone da tenere sotto controllo, questo database avrà il nome di “analisi”. Il secondo database è frutto di un’ulteriore scrematura dei dati del primo database, sarà chiamato “controlli” e coloro che entreranno in esso saranno molto probabilmente sottoposti ad accertamenti e dovranno quindi giustificare entrate ed uscite.

I parametri che saranno tenuti in considerazione per attenzionare i contribuenti saranno diversi:

  • in primo luogo sarà tenuta in considerazione la giacenza media di conti corrente e libretti di risparmio;
  • saranno attenzionate entrate ed uscite, ad esempio se un contribuente preleva poco, non preleva e non usa il denaro su conti e carte prepagate, molto probabilmente ha entrate in nero con cui sostiene le spese quotidiane;
  • naturalmente si avrà riguardo anche per la fonte da cui arrivano i soldi, cioè chi effettua il bonifico in favore del contribuente sottoposto ad attenzione.

Altri strumenti di lotta all’evasione fiscale

Ricordiamo che il limite ai pagamenti in contante è stato portato a 2.000 euro con il decreto Milleproroghe per il 2022 ciò solo per il 2022, dovrebbe ritornare a 1.000 euro nel 2023. Infine, le banche possono consentire prelievi in contanti anche di somme maggiori rispetto al limite all’uso del contante, ma per prelievi da 5.000 euro dovrà chiedere l’uso che deve essere fatto del denaro, naturalmente per iscritto.

Nella lotta all’evasione fiscale assume particolare rilevanza l’uso di strumenti elettronici di pagamento e la fatturazione elettronica che molto probabilmente nel 2022 sarà estesa anche a soggetti che in passato erano esclusi da tale obbligo. Si tratta dei soggetti in regime forfettario che possono ancora utilizzare la fatturazione cartacea tradizionale, ciò in attesa dei provvedimenti successivi.

Per conoscere l’iter che sta portando all’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica, leggi l’articolo: Fatturazione elettronica: novità in arrivo dal 2022 per i forfettari?

Obbligo fatturazione elettronica per i forfettari: ultime notizie

Ricordiamo che in caso di controlli, il contribuente può comunque dimostrare che non ci sono entrate in nero. Ad esempio un soggetto che preleva poco può dimostrare di vivere con un’altra persona, ad esempio convivente, coniuge o genitori che provvedono alle spese quotidiane.

Si sottolinea che nel momento in cui sono effettuati degli accertamenti, il contribuente può allegare documenti che dimostrano che non c’è evasione fiscale e nell’emettere il provvedimento finale l’amministrazione finanziaria deve utilizzare il metodo analitico per contestare la posizione del contribuente e le prove da questi fornite. Inoltre in una recente ordinanza della Corte di Cassazione è stato ribadito che tale onere spetta anche al giudice che non deve limitarsi a una motivazione sintetica che risulterebbe solo apparente.

Per maggiori informazioni sull’ordinanza della Corte di Cassazione, leggi l’articolo: Redditometro: il giudice non può limitarsi a una motivazione sintetica.

Fattura elettronica: verso l’obbligo per tutte le partite Iva, anche forfettarie

Si va verso l’obbligo esteso a tutte le partite Iva della fattura elettronica, anche per ai forfettari. La novità arriva direttamente dall’Atto di indirizzo del ministero dell’Economia e delle Finanze per il triennio 2022-2024, dopo l’approvazione della Commissione europea e del Consiglio di dicembre scorso. Gli obiettivi sono quelli relativi alla lotta all’evasione e alla riforma fiscale, anche mediante i big data e le lettere di compliance.

Fattura elettronica, verso l’obbligo anche alle partite Iva a regime forfettario

In arrivo dunque la fattura elettronica per tutte le partite Iva. Il ministro dell’Economia Daniele Franco punta tutto sul potenziamento dello strumento della fattura elettronica con l’estensione agli autonomi del regime forfettario. L’obiettivo è quello di contrastare l’evasione fiscale e l’omessa fatturazione dei soggetti obbligati, rendendo di fatto obbligatoria l’emissione e la trasmissione telematica delle fatture anche alle partite Iva a regime forfettario. Da ultimo anche il potenziamento dell’incentivo a effettuare i pagamenti in modalità elettronica.

Fattura elettronica per tutte le partite Iva, maggiori controlli anti-evasione

L’allargamento dell’obbligo della fattura elettronica anche ai forfettari risponde alla necessità di avere a portata di mano i dati dei contribuenti per contrastare l’evasione fiscale, soprattutto dei soggetti a più elevato rischio di frode. Con la trasmissione telematica delle fatture, il Fisco potrà svolgere in maniera più capillare i controlli incrociati tra le varie operazioni e monitorare i relativi pagamenti, anche elettronici.

Fattura elettronica e lettere di compliance, per quali contribuenti?

I contribuenti potrebbero vedersi recapitare le cosiddette “lettere di compliance”. Si tratta di comunicazioni del Fisco nelle quali si invita a favorire il venir fuori delle basi imponibili per l’applicazione dell’Iva, delle imposte di bollo e di quelle dirette. In vista delle novità della riforma fiscale, il ministero punterà a rafforzare le infrastrutture telematiche e l’accesso alle banche dati. Riceveranno le lettere di compliance i contribuenti che verranno selezionati dagli algoritmi utilizzati per studiare i flussi dai dati delle fatture elettroniche generate e dei corrispettivi delle transazioni.

 

Agenzia delle entrate: carte di credito e conto corrente nel mirino

Ed alla fine anche il Garante della privacy ha dato l’ok. Da marzo l’Agenzia delle Entrate partirà con l’incrocio dei dati sul conto corrente e sulle carte di credito e debito a caccia di evasori fiscali.

Dopo l’ok del Garante della Privacy diventa strumento prioritario l’accesso a queste banche dati, tanto per l’Agenzia delle Entrate che per la Guardia di Finanza.

La classifica dei contribuenti, su cosa si basa partendo da conto corrente e carte di credito

Con le banche dati si potrà monitorare anche il conto corrente di un contribuente e le sue carte di credito.

In questo modo si arriva a stilare una graduatoria di contribuenti classificati in base al rischio in materia di presunta evasione fiscale.

Grazie a particolari algoritmi, si arriverà a questa classifica che sarà operativa da marzo.

A dire il vero la struttura di questa nuova arma in mano agli organi di controllo avrà due liste, due classifiche ben argomentate grazie alle quali si avvieranno i controlli.

La banca dati di analisi

Come si legge sulle pagine del Messaggero, la prima di queste due “graduatorie” metterà in fila i contribuenti è definita di analisi.

Questo data base servirà va determinare se e come una determinata area di contribuenti presenta rischi dal punto di vista dell’evasione fiscale. E il conto corrente insieme alla carta di credito è tra i dati che possono aiutare nei controlli.

La lista di controllo

 

La seconda area di questo strumento appena autorizzato pure dal Garante della privacy è definito di controllo.

E nasce dal precedente elenco, quello atto a determinare il rischio per determinate platee.

In pratica, partendo dalla prima lista si passa alla seconda. Il contribuente che finisce, secondo queste banche dati, in una area considerata a rischio, finiranno nel mirino del Fisco. L’Agenzia delle Entrate in questo caso potrà adoperare due strade, non necessariamente distinte una dall’altra. SI potrà spingere il contribuente ad un adempimento spontaneo mediante le lettere di compliance, oppure si partirà con le attività di controllo (o tutte e due le vie, prima l’adempimento spontaneo e poi i controlli).

Dal punto di vista dei dati sensibili, a proteggere i contribuenti viene imposto  l’anonimato fino a quando scatta il vero e proprio controllo effettivo. Inoltre, solo per lo spaccato delle spese sanitarie, essendo argomento spinoso proprio dal punti di vista della privacy, il Garante ha deciso di imporre agli organismi di controllo la dichiarazione di quali banche dati utilizzeranno.

Le spese sanitarie sono oggetto delicato dal punto di vista della privacy perché pur se aggregate nelle banche dati, i rischi di far trapelare informazioni sensibili dal punto di vista sanitario restano elevate.

Limiti utilizzo contanti: cosa è cambiato con il 2022

La lotta all’evasione fiscale è al centro dell’attenzione del Governo e proprio per questo ci sono nuovi limiti utilizzo contanti per il 2022. Ecco cosa cambia.

Limiti utilizzo contanti 2022: attenti ai dettagli

Se l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai forfettari ancora è in forse, o meglio ancora non è stata determinata una data, ciò che è certo è il nuovo limite utilizzo contanti per il 2022. Ciò sempre nell’ottica di contrastare in modo energico l’evasione fiscale attraverso uno stretto controllo delle transazioni effettuate.

Dal primo gennaio 2022 il limite all’uso del contante è di 999,99 euro. Vuol dire che superata tale soglia dovranno essere utilizzati pagamenti tracciabili, ad esempio la carta oppure il bonifico. Tale norme valgono sia nei trasferimenti tra persone fisiche (ad esempio una donazione di una modica somma di denaro tra genitore e figlio), sia per i trasferimenti tra persone fisiche e persone giuridiche, ad esempio per pagare un televisore, sia tra persone giuridiche, come per le operazioni tra due società.

Cosa succede con i prelievi e i versamenti in banca?

Sia chiaro, non vi sono novità per i prelievi e i versamenti in banca.  E’ ancora possibile andare in banca e ritirare somme superiori al limite, ad esempio 1.200 euro, in contanti. Poi questi soldi potranno essere spesi però in modo frazionato. E’ altrettanto possibile andare in banca e versare in contanti somme superiori a 1.000 euro, ad esempio il supermercato nell’arco della giornata riceve sicuramente molti pagamenti con carta di credito o di debito, ma anche pagamenti in contanti. Molto probabilmente anche per questioni di sicurezza decide di andare in banca a versare gli importi ricevuti in contanti, se anche questi superano i 1.000 euro, non vi è violazione degli obblighi visti.

La normativa ammette anche la possibilità di effettuare pagamenti per un’unica prestazione utilizzando sia contanti sia carta o bonifici, ad esempio se si va da un professionista e la fattura è di 1.400 euro, è possibile pagargli 999 euro in contanti e 401 con l’uso della carta. L’importante è che non sia mai superata la soglia dei 1000 euro in contanti.

Le sanzioni per violazione dei limiti utilizzo contanti

Naturalmente contravvenire a queste regole può portare a sanzioni. Una novità positiva è data dal fatto che con l’entrata in vigore del nuovo limite all’uso dei contanti 2022 diminuisce anche il minimo edittale. Fino al 31 dicembre 2021 il limite all’uso del contante era fissato in 1.999,99 euro e la sanzione minima applicabile era di 2.000 euro. Dal 1° gennaio 2022 il limite all’uso dei contanti è 999,99 euro e di conseguenza la sanzione minima è di 1.000 euro, quella massima resta di 50.000 euro, le sanzioni sono comunque calcolate tenendo come riferimento l’ammontare dell’operazione compiuta in violazione della normativa.

Le sanzioni sono però diverse nel caso dei professionisti che decidano di non segnalare le irregolarità, in questo caso la sanzione ha un minimo di 3.000 euro e un massimo di 15.000 euro. Il reato in questo caso è l’omessa segnalazione delle operazioni.

Deve, infine, essere ricordato che possono essere pagate in contanti le prestazioni lavorative di colf e badanti, per conoscere tutti i casi in cui i lavoratori possono essere pagati in contanti, leggi l’articolo: Quando il datore di lavoro può pagare in contanti i lavoratori?