Agricoltura: tutte le novità nella legge di bilancio 2022

Le legge di bilancio 2022, legge 34 del 2021, stanzia circa 2 miliardi di euro per l’agricoltura, settore che sempre più viene attenzionato. Ecco quali sono le principali misure adottate nel campo dell’agricoltura 2022.

Novità fiscali per l’agricoltura con la legge di bilancio 2022

La prima misura in favore dell’agricoltura è l’abolizione dell’IRAP per coloro che esercitano attività di allevamento, agriturismo e per le attività in cui è prevista la determinazione del reddito forfettaria.

Novità importanti anche per gli accertamenti fiscali, in particolare le cartelle di pagamento ricevute dalle aziende agricole entro il 31 marzo 2022 devono essere pagate entro 180 giorni e non entro 60 giorni come in “regime ordinario”. Deve però essere sottolineato che a questo punto non coincidono più i termini per il pagamento con quelli previsti per il ricorso, infatti questo deve comunque essere esercitato entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento.

Per poter ottenere il pagamento rateale delle cartelle emesse è necessario provare con documenti la situazione di difficoltà economica temporanea se l’importo è inferiore a 60.000 euro, in passato la soglia prevista era di 100.000 euro. In caso di mancato pagamento si decade dal beneficio dopo il mancato pagamento di:

  • di 5 rate consecutive nel caso in cui il piano rateale sia stato chiesto dopo il 1° gennaio 2022;
  • per le richieste di pagamento rateale in essere al 8 marzo 2020 il beneficio del pagamento rateale si perde dopo il mancato pagamento di 18 ratei;
  • infine, per quelli concessi dopo l’8 marzo 2020 invece il beneficio si estingue dopo il mancato pagamento di 10 rate consecutive.

Il comma 25 della legge di bilancio 2022 invece conferma per il 2022 l’esenzione dall’IRPEF per i redditi dominicali e agrari dichiarati dai coltivatori diretti e dai IAP (Imprenditori Agricoli Professionali).

Il comma 527 porta invece novità per chi si occupa di allevamento bovini e suini, infatti per il 2022 viene prorogata la percentuale di compensazione del 9,5% da applicare in detrazione sull’IVA dovuta.

Dal 1° gennaio 2022 la soglia massima dei crediti di imposta è fissata in 2 milioni di euro.

Incentivi per giovani e donne che investono in agricoltura

Ulteriori misure sono previste per incentivare l’ingresso di giovani e donne in agricoltura. La prima misura riguarda gli under 40 che possono beneficiare della decontribuzione al 100%. Tale misura è diretta esclusivamente a coltivatori diretti e IAP che si iscrivono alla previdenza agricola entro il 31 dicembre 2022. L’esonero contributivo è previsto per un periodo massimo di 24 mesi.

Il comma 523 della legge di bilancio 2022 comprende misure particolarmente importanti volte a favorire il ricambio generazionale all’interno di aziende già esistenti e a favorire l’ingresso delle donne in agricoltura. Le misure previste sono:

  • mutui agevolati a tasso zero per investimenti in agricoltura. L’importo massimo finanziabile a tasso 0 è pari al 60% della spesa ammissibile;
  • contributo a fondo perduto pari al 35% della spesa ammissibile;

Gli aiuti sono concessi nel rispetto della normativa sugli aiuti di Stato.

Gli aiuti sono rivolti ad aziende che effettuano esclusivamente attività agricole descritte dall’articolo 2135 del codice civile da almeno 2 anni rispetto al momento in cui viene richiesta l’agevolazione. Questi sono inoltre subordinati al subentro nella conduzione dell’attività agricola da parte di:

  • un giovane imprenditore di età compresa tra 18 e 40 anni;
  • una donna (in questo caso non sono previsti limiti di età);
  • una società composta per almeno metà delle quote di partecipazione da giovani di età compresa tra 18 e 40 anni o da donne.

Le aziende agricole oltre ad essere destinatarie di aiuti specifici sono inoltre destinatarie di incentivi e agevolazioni rivolte a tutte le altre imprese, in particolare il comma 44 prevede l’estensione al 2022 del credito di imposta del piano industria 4.0

Per conoscere le misure previste per il Piano Industria 4.0 leggi la guida: Piano Industria 4.0 e finanza agevolata. Benefici per le imprese.

Legge di bilancio 2022: gli altri aiuti previsti dalla legge di bilancio 2022

Infine, occorre ricordare che ci sono misure specifiche per alcuni settori dell’agricolatura, ad esempio:

  • favorire la filiera delle carni bianche e delle uova;
  • favorire il recupero di zone interessate da incendi boschivi;
  • apicoltura (comma 860);
  • vigilanza e controllo pesca marittima;
  • cura e recupero della fauna selvatica;
  • promozione dello sviluppo del comparto frutta da guscio, canapa, frutta a guscio;
  • coricoltura (coltivazione nocciole) (861);
  • colture di piante aromatiche e officinali biologiche (865);
  • ristorazione con valorizzazione dei prodotti agricoli (868);
  • funzionamento e apertura di nuovi impianti ippici;
  • tutela del sughero;
  • controllo delle specie esotiche invasive;
  • tutela dei produttori di vini DOP, IGP e vino biologico (842);
  • contenimento degli effetti degli attacchi dell’insetto Ipstypographus, denominato “bostrico” .

 

Bonus lavoratori fragili 2022: a chi spetta e come ottenerlo

La legge di bilancio 2022 contiene molte novità e alcune conferme, tra queste vi è il Bonus lavoratori fragili 2022 che prevede un assegno una tantum di 1.000 euro per i lavoratori considerati “fragili”, cioè che potrebbero avere gravi conseguenze in caso di contagio con Covid 19.

Cos’è il Bonus lavoratori fragili 2022

La legge di bilancio 2022, legge 30 dicembre 2021 n. 234, prevede che i lavoratori che abbiano raggiunto il limite massimo di malattia indennizzabile e che si siano assentati dal lavoro per almeno un mese nel corso del 2021 possano richiedere questo importo. Il fondo stanziato per il Bonus lavoratori fragili 2022 è di 5 milioni di euro. Fin da ora è bene ricordare che il Bonus una tantum non concorre alla determinazione del reddito imponibile e non porta al riconoscimento di contribuzione figurativa.

Beneficiari del Bonus lavoratori fragili 2022

A stabilire la platea dei soggetti che possono accedere a questo particolare aiuto è il comma 969 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2022. Ormai siamo abituati ad avere leggi con un unico articolo e numerosi commi. Questo precisa che per poter presentare la domanda occorre essere:

  • lavoratori dipendenti del settore privato;
  • disabili gravi;
  • lavoratori in possesso di una certificazione medico legale attestante una condizione di rischio derivante dalla compromissione del sistema immunitario;
  • sottoposti a terapie oncologiche;
  • sottoposti a terapie salvavita;
  • essere stati nel 2021 destinatari del Bonus lavoratori fragili previsto dal Decreto Cura Italia (articolo 26 comma 2 decreto legge 18 del 2020, convertito in legge 27/2020;
  • essere stati assenti dal lavoro almeno per un mese nel 2021 per fatti connessi alla propria fragilità;
  • non avere più la possibilità di utilizzare permessi indennizzabili;
  • non poter prestare lavoro in modalità agile ( o smart working).

La scelta di questi soggetti non è casuale, infatti il Decreto Cura Italia che ha introdotto i requisiti per la prima volta ha inteso tutelare tutti quei lavoratori fragili ( con invalidità) che in caso di infezione da Coronavirus avrebbero potuto rischiare seriamente la vita e che allo stesso tempo per le mansioni svolte e la tipologia di azienda in cui lavorano non possono svolgere il lavoro attraverso lo smart working. Queste persone hanno dovuto infatti assentarsi dal lavoro usufruendo dell’indennità di malattia e di conseguenza meritano un riconoscimento ulteriore nel momento in cui non possono più usufruire di permessi indennizzabili.

Come richiedere il Bonus lavoratori fragili 2022

Sarà l’INPS a dover gestire ed erogare il Bonus lavoratori fragili 2022, attualmente ancora non abbiamo le linee guida per poter presentare la domanda e non si conoscono le tempistiche. Le uniche cose certe sono che la richiesta dovrà essere fatta attraverso il sito INPS, quindi accedendo con le proprie credenziali (SPID, CIE e CNS). Il soggetto richiedente dovrà autocertificare di trovarsi nelle condizioni delineate nel comma 969 già citato. Le domande saranno verificate e accettate in ordine di presentazione fino alla copertura del budget previsto, questo vuol dire che superato il budget non saranno più erogati Bonus lavoratori fragili 2022. Si prospetta quindi una sorta di click day. L’INPS sarà tenuta al monitoraggio delle risorse.

Restiamo in attesa dei vari decreti attuativi per ulteriori informazioni sulle tempistiche per richiedere il Bonus una tantum.

Le nuove regole per il reddito di cittadinanza: cosa cambia per i percettori

I percettori del Reddito di Cittadinanza (RdC) devono abituarsi a nuove regole, piccoli ritocchi intervenuti con la legge di bilancio 2022 che inserisce dei correttivi volti a evitare che i furbetti del reddito di cittadinanza possano continuare a percepirlo senza averne diritto.

Rifinanziato il Reddito di Cittadinanza per il 2022

Per i detrattori di questa discussa  misura di sostegno ci sono cattive notizie, infatti, nonostante siano stati scoperti numerosi illeciti, viene confermato anche per il 2022 e viene confermato anche l’importo complessivo, infatti il fondo anche per il 2022 sarà di 8,6 miliardi di euro (un miliardo di finanziamenti aggiuntivi), questo anche per far fronte al numero crescente di richieste, sintomo che la ripresa economica cammina in modo non equo per i vari settori e gradi di istruzione.

Nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: maggior controlli al momento della richiesta

Naturalmente la scoperta di numerosi furbetti ha richiesto l’applicazione di correttivi e gli stessi sono di diversa natura. I primi cambiamenti si hanno al momento della richiesta, infatti sono stati rafforzati i controlli.

Le legge di bilancio 2022, in attesa di una convenzione tra l’INPS, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero della Giustizia per lo scambio integrale dei dati riguardanti la posizione economica e patrimoniale (mobiliare e immobiliare, tra cui beni detenuti all’estero), l’INPS deve trasmettere al Ministero della Giustizia l’elenco del percettori del Reddito di Cittadinanza in modo da verificare se costoro negli ultimi 10 anni risultino condannati con sentenza passata in giudicato per un reato connesso alla percezione del reddito stesso, in particolare abbiano presentato false attestazioni, dichiarazioni e documenti falsi oppure, abbiano omesso la comunicazione inerente una modifica delle condizioni economiche che di fatto avrebbe portato a una revisione del reddito di cittadinanza o alla sua revoca ( articolo 7 decreto legge 4 del 2019 convertito con legge 26 del 2019).

Cosa succede in caso di rifiuto di offerte di lavoro

Oltre ai maggiori controlli sono previste anche delle “sanzioni” per coloro che rifiutano una congrua offerta di lavoro.

La legge di bilancio 2022 prevede che a seguito del primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, dal mese successivo vi è una riduzione dell’importo del Reddito di Cittadinanza percepito di 5 euro ogni mese. Si tratta quindi di una riduzione progressiva degli importi anche chiamata decalage.

La riduzione quindi va a intaccare l’ammontare percepito solo per i lavoratori occupabili, mentre per coloro che non sono occupabili non vi sono modifiche. Non è prevista la riduzione anche nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti:

  • minori di tre anni;
  • persone non autosufficienti;
  • soggetti con disabilità grave.

Un altro limite alla riduzione è rappresentato dal totale percepito, infatti non sarà possibile ridurre l’importo erogato in favore di coloro che percepiscono fino a 300 euro. L’importo non potrà quindi mai scendere sotto i 300 euro.

Nel caso in cui il percettore rifiuti due offerte di lavoro congrue, vi è invece la sospensione del reddito di cittadinanza (in passato erano 3 offerte).

L’insieme di queste misure si inserisce all’interno del programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori, che prevede, tra le altre misure, anche il potenziamento dei Centri per l’Impiego.

Per saperne di più delle diverse iniziative presenti all’interno del programma GOL, leggi l’articolo: Cos’è il programma GOL: Garanzia Occupabilità Lavoratori

Nuove regole del Reddito di Cittadinanza: al Centro per l’Impiego almeno una volta al mese

Piccoli cambiamenti ci sono anche per quanto riguarda il Patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, infatti questi devono obbligatoriamente prevedere la somministrazione di corsi di formazione e la partecipazione a colloqui di lavoro in presenza. In questa ottica si perde il diritto al reddito di cittadinanza anche nel caso in cui non ci si presenti (se non per giustificato motivo) almeno con cadenza mensile al Centro per l’Impiego di riferimento.

Cambia la proposta di lavoro congrua

L’ultima novità riguarda il concetto di “proposta di lavoro congrua” infatti deve intendersi un’offerta anche con contratto a tempo determinato, part time, lavoro in somministrazione con un contratto di almeno 3 mesi e fino a 80 km di distanza (prima erano 100 km), resta invece il requisito della raggiungibilità con mezzi pubblici in 100 minuti. Infine, se il contratto offerto è stabile non sono previsti limiti territoriali, quindi deve essere accettata anche una proposta di lavoro a una distanza superiore di 80 km.

Le seconda proposta di lavoro deve essere accettata ovunque si trovi per non avere la sospensione del posto di lavoro (se il contratto proposto è a tempo indeterminato).

Il ruolo dei Comuni e delle agenzie per il lavoro

Nel caso in cui il percettore di Reddito di Cittadinanza inizi una sua attività (autoimprenditorialità, lavoro autonomo, attività di impresa, partecipazione in società) la comunicazione all’INPS non deve più essere fatta entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività, ma già dal giorno precedente all’inizio dell’attività.

Con le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza vi sono nuovo impegni anche per i Comuni, questi infatti sono tenuti a impegnare almeno 1/3 dei percettori  in progetti utili alla collettività.

Tra i soggetti coinvolti vi sono anche le agenzie per il lavoro che possono svolgere attività di mediazione in favore dei percettori di RdC con l’obbligo di comunicare subito, e non oltre entro 5 giorni, all’ANPAL e al centro per l’impiego il rifiuto di un’offerta congrua.

Legge di Bilancio 2022: confermati i bonus Ricerca e Sviluppo

La legge di bilancio 2022 approvata in modo definitivo dalla Camera ed entrata in vigore, conferma il Bonus Ricerca e Sviluppo, ma con qualche novità importante.

Cos’è il Bonus Ricerca e Sviluppo

Il Bonus Ricerca e Sviluppo consiste in un credito di imposta in favore di imprese residenti nello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti. Il bonus viene riconosciuto indipendentemente dalla forma dell’impresa (individuale, società di persone o di capitali) e dal ramo in cui l’azienda opera, quindi anche le aziende agricole possono ottenere il credito di imposta, in particolare nel caso in cui sono impegnate nelle ricerche relative a nuove varietà vegetali.

Cosa prevede la legge di bilancio 2022

Quello che cambia con la legge di bilancio 2022 sono gli importi riconosciuti. Fino al 31 dicembre 2022 viene riconosciuto un credito di imposta pari al 20% di quanto effettivamente speso per la ricerca e lo sviluppo con un ammontare massimo di spesa di 4 milioni di euro. Dal 1 gennaio 2023 invece il credito di imposta riconosciuto è pari al 10%, ma con un limite di spesa massimo di 5 milioni di euro. Tale regime resterà in vigore fino 31 dicembre 2031, si tratta quindi di una proroga abbastanza lunga.

Diversi sono invece gli importi riconosciuti per gli investimenti in innovazione tecnologica, in questo caso il credito di imposta è del 10% fino al 31 dicembre 2023 su un importo massimo di spesa di 2 milioni di euro. Dal 1 gennaio 2024, fino al 31 dicembre 2031 il credito di imposta scende al 5%.

Più elevati sono invece gli importi riconosciuti per la transizione ecologica 4.0, in questo caso fino al 31 dicembre 2022 si può ottenere il 15% su un importo massimo di spesa di 2 milioni di euro, mentre dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 il credito di importa è del 10% su una spesa massima di 4 milioni di euro, infine, fino al 31 dicembre 2025 gli importi per i processi di transizione ecologica 4.0 sono del 5% su una spesa massima di 4 milioni di euro.

Nella legge di bilancio 2022 si conferma anche il bonus per design e ideazione estetica. In questo caso è possibile beneficiare di un credito di imposta del 10% fino al 31 dicembre 2023 e del 5% fino al 31 dicembre 2025.

Le spese ammesse al credito di imposta per il bonus Ricerca e Sviluppo

Per poter ottenere il credito di imposta è necessario avere la documentazione inerente le spsese sostenute. Si possono allegare spese inerenti:

  • costo del personale dedito a ricerca e sviluppo. Deve trattarsi di ricercatori e tecnici abilitati con contratto di lavoro subordinato o autonomo, oppure contratto di diversa natura purché le attività poste in essere siano di ricerca;
  • quote di ammortamento, canoni di locazione e altre spese relative a beni mobili e software da utilizzare nell’ambito della ricerca e dello sviluppo;
  • spese di ricerca extra muros (affidate quindi a laboratori esterni che si occupano di ricerca);
  • costi inerenti l’acquisto presso terzi di licenze d’uso, brevetti, privative industriali;
  • spese per consulenze;
  • costi sostenuti per materiali inerenti inerenti il settore ricerca e sviluppo.

Per conoscere i vari bonus relativi al piano di Transizione 4.0, leggi l’articolo: Piano di Transizione 4.0 per Ricerca e Sviluppo: come accedere ai fondi

Terzo Settore: rinvio dell’entrata in vigore dell’IVA fino al 2024

Il terzo settore negli ultimi anni è stato oggetto di numerosi interventi volti a uniformare la disciplina, particolare rilevanza hanno il codice del Terzo Settore e il Registro Unico Nazionale Terzo Settore RUNTS. Una delle riforme che più ha destato clamore è stata introdotta con il decreto legge 146/2021, questo prevedeva che dal primo gennaio 2022 le Associazioni di Promozione Sociale e le Associazioni di Volontariato, pur non svolgendo alcuna attività commerciale fossero, assoggettate ad IVA. Con la legge di bilancio 2022 c’è invece stato il rinvio dell’entrata in vigore dell’IVA fino al 2024. Vediamo i vari passaggi che hanno portato al rinvio.

Normativa su obbligo di applicazione IVA per gli Enti del Terzo Settore

La disciplina dell’applicazione dell’IVA anche alle operazioni compiute da OdV e APS deriva dalla normativa comunitaria, quindi l’Italia in un certo senso ha dovuto adottare queste misure. Infatti è in corso una procedura d’infrazione a carico dell’Italia, n° 2008 del 2010, proprio per non aver provveduto ad adeguare la disciplina del Terzo Settore e per violazione degli obblighi imposti dagli artt. 2, 9 della direttiva IVA (2006/112/CE).

In base alla disciplina dettata dal decreto fiscale le operazioni esentate ( ma da dichiarare ai fini IVA) sono per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci, ad esempio corsi di formazione in favore degli associati. Questo naturalmente comporta sia un maggiore esborso a fronte di attività considerate socialmente utili, sia un aggravio dei costi di gestione con obbligo di tenuta dei registri IVA

La normativa prevede delle semplificazioni per le Organizzazioni di Volontariato (OdV) e per le Associazioni di Promozione Sociale (APS) che al permanere dei requisiti previsti dalla legge decidono di aderire al regime forfettario.

Naturalmente vista la situazione pandemica e le difficoltà a cui devono fare fronte gli Enti del Terzo Settore, i partiti hanno presentato diversi emendamenti volti a far slittare l’entrata in vigore dell’obbligo di pagare l’IVA per gli Enti del Terzo Settore.

Perplessità sul regime IVA per Enti del Terzo Settore

La portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore Vanessa Pallucchi ha espresso molte perplessità. Ha sottolineato come in realtà questa norma introdotta con il decreto fiscale 146/2021 non solo arreca un ingiusto danno alle associazioni, in particolare a quelle più piccole, ma non porta alcun vantaggio reale alle Casse dello Stato. Il regime IVA prevede, ad esempio, che debba essere applicata l’IVA sulla somministrazione di bevande e alimenti, ma se questa è in favore di indigenti, le operazioni sono esenti da IVA. Nonostante questo possa sembrare un vantaggio in realtà non lo è, infatti se le Associazioni sono escluse dal regime IVA non devono compiere adempimenti, ma nel momento in cui si parla di esenzione e non di esclusione, le operazioni devono essere dichiarate e quindi occorre comunque dotarsi di partita IVA e la tenuta dei Registri che comunque rappresentano costi.

Inoltre la portavoce critica il momento di introduzione dell’IVA che arriva nel corso dell’esecuzione degli adempimenti per l’iscrizione nel RUNTS con tutti gli oneri relativi ad eventuali cambi di Statuti da raccordare alla nuova disciplina. Ciò che molti contestano alla disciplina prevista dal decreto fiscale è il fatto che la norma non differenzia il regime IVA in base alla tipologia di prestazioni e alla tipologia di associazioni, o meglio in base allo scopo. Trattando in modo indifferenziato diverse realtà, da un lato si va oltre le richieste dell’Unione Europea creando un danno agli Enti del Terzo Settore e dall’altro si realizza un’ingiustizia sostanziale. Della disciplina del decreto fiscale sono inoltre contestati i tempi brevi tra l’approvazione di questa novità e i tempi di entrata in vigore, cioè già dal 1° gennaio 2022.

Rinvio dell’entrata in vigore dell’ IVA per il Terzo Settore fino al 2024

Con la legge di bilancio 2022 si è quindi provveduto a posticipare l’entrata in vigore dell’obbligo di dichiarazione IVA, tenuta dei registri e pagamento delle relative imposte fino al 2024. In realtà si spera nella scrittura di una nuova normativa che possa coinvolgere anche i diretti interessati.

Per saperne di più sulle nuove norme relative al Terzo Settore, puoi leggere:

Codice del Terzo Settore: cosa cambia per le associazioni culturali 

Registro Unico del Terzo Settore diventa operativo dal 23 novembre 2021

 

Sgravi contributivi per lavoratrici madri e congedo di paternità obbligatorio

La legge di bilancio 2022 prevede importanti aiuti per le donne e per facilitare il rientro a lavoro dopo la gravidanza. In particolare per incentivare le aziende a favorire il rientro delle madri lavoratrici nel 2022, ci saranno sgravi contributivi per lavoratrici madri.

Legge di bilancio 2022 e gravi contributivi per lavoratrici madri

Sappiamo tutti che le aziende hanno spesso remore a far rientrare a lavoro le donne dopo la gravidanza e in alcuni casi le condizioni di lavoro sono tali da impedire di fatto alla donna di riprendere le proprie mansioni. Da un’indagine ISTAT emerge che il 14% delle donne non rientra a lavoro dopo la gravidanza. Per scoraggiare tali comportamenti, che in teoria sono anche vietati, la legge di bilancio 2022 ha previsto in via sperimentale una misura volta a incentivare le aziende a sostenere il rientro a lavoro dopo il parto.

La norma prevede che per il 2022 ci sarà l’esonero del pagamento dei contributi previdenziali per le donne lavoratrici del settore privato che rientrano al lavoro dopo il parto, o meglio dopo aver fruito del congedo di maternità obbligatorio. L’esonero però non sarà totale, ma sarà al 50%, per le aziende può comunque rappresentare un buon vantaggio visto che assumere dei sostituti potrebbe rappresentare un costo maggiore.

Congedo di paternità obbligatorio e fondi per asili nido

Per favorire la maternità, la legge di bilancio 2022 prevede anche il congedo di paternità obbligatorio della durata di 10 giorni da fruire entro i primi 5 mesi di vita del bambino. Al fine di favorire il rientro a lavoro delle lavoratrici madri, viene anche potenziato il Fondo di solidarietà comunale destinato ad aumentare i posti disponibili negli asili nido e quindi ad aiutare le donne a coniugare i tempi di lavoro con i tempi di vita. E’ inoltre previsto che entro il 2027 ci sia una copertura almeno pari al 33% dei bambini di età compresa tra 3 mesi e 36 mesi di posti di asilo nido.

Questa misura, insieme al rifinanziamento del fondo per il reddito di libertà mira a dare alle donne maggiore indipendenza economica e autonomia.

Stretta sui tirocini nella legge bilancio 2022: stop abusi

Dalla legge di bilancio 2022 arriva la stretta sui tirocini, la stessa è volta a evitare abusi di questo strumento da parte delle aziende. Ecco cosa prevede la nuova disciplina.

Ratio dei tirocini, o stage, e abusi

Supportare i giovani nella formazione e nell’inserimento nel mondo del lavoro è molto importante, ma non mancano delle evidenze che fanno pensare che i tirocini extra curricolari, cioè indipendenti dalla formazione scolastica, siano abusati al fine di ottenere privilegi fiscali e versare stipendi ridotti a fronte di vere prestazioni lavorative. E’ stato evidenziato che nel solo secondo trimestre del 2021 sono stati stipulati 90.000 contratti di tirocinio, 62.000 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da ciò è derivata una stretta sui tirocini extracurriculari inserita all’interno della legge di bilancio per il 2022.

Stretta sui tirocini: cosa prevede?

Deve essere in primo luogo sottolineato che l’emendamento contiene solo le linee guida generali dei nuovi tirocini, mentre entro 6 mesi la Conferenza Stato-Regioni dovrà provvedere a dettare le norme specifiche. Naturalmente in questa sede dovremo soffermarci solo sulle regole generali dettate dalla legge di bilancio per la stretta sui tirocini extracurriculari. La legge di bilancio 2022 inoltre provvede a dare sostegno al contratto di apprendistato di primo livello.

La normativa in vigore

La normativa in vigore prevede la possibilità per le aziende di attivare tirocini extracurriculari, o stage lavorativi, retribuiti, questi rappresentano per i giovani che vogliono inserirsi nel mondo del lavoro una buona esperienza, mentre per le aziende vi sono dei vantaggi economici, infatti in primo luogo la retribuzione non è quella generalmente prevista dai CCNL per l’inquadramento, o meglio per le mansioni, svolte dallo stagista. In secondo luogo per gli stagisti non sono previste ferie, indennità di maternità, permessi, trattamento di fine rapporto, indennità di malattia. Nonostante questo, i tirocinanti o stagisti comunque sono produttivi.

Principi generali contenuti nella legge di bilancio 2022 per la stretta sui tirocini

Proprio a causa di questi “favori” previsti per le aziende che decidono di attivare gli stage, molto probabilmente si è verificato un abuso e da qui la necessità di disciplinare la stretta sui tirocini. La legge di bilancio prevede:

  • i tirocinanti dovranno essere scelti tra soggetti con difficoltà di inclusione sociale;
  • il compenso, il cui valore minimo dovrà essere fissato dalla Conferenza, deve essere congruo;
  • deve essere definita la durata massima del periodo di tirocinio;
  • occorre definire nella legge di dettaglio il numero di tirocinanti che si possono avere in organico in riferimento alle dimensioni aziendali;
  • nel momento in cui inizia il periodo di tirocinio deve essere redatto un bilancio delle competenze del tirocinante, al termine deve invece essere redatto un bilancio delle competenze acquisite. Al tirocinante deve essere rilasciata una certificazione delle competenze acquisite;
  • Una norma che appare essere una vera stretta sui tirocini è quella che prevede il divieto per le aziende di attivare nuovi contratti di stage se non dopo aver rispettato una quota minima di assunzioni dei precedenti tirocinanti;
  • infine le aziende devono determinare in anticipo, in modo specifico, le attività richieste allo stagista.

L’emendamento presente nella legge di bilancio 2022 precisa anche le sanzioni previste in caso di violazione delle norme ora viste. In base alla gravità dell’illecito commesso sarà possibile comminare una sanzione amministrativa minimo di 1.000 euro e massimo di 6.000 euro.

Sgravi per contratti di apprendistato di primo livello

La legge di bilancio 2022 prevede anche misure in favore delle aziende che attivano contratti di apprendistato di primo livello. Si tratta di attività di apprendistato rivolte all’ottenimento della qualifica professionale, un diploma professionale, un diploma di scuola secondaria superiore o certificato di specializzazione tecnica superiore.

Le stesse prevedono uno sgravio contributivo al 100% per le aziende che attivano il contratto di apprendistato a condizione che non abbiano più di 9 dipendenti. Lo sgravio contributivo sarà attivo per tre anni, mentre per i periodi contributivi successivi l’aliquota sarà al 10%. Per poter gestire lo sgravio contributivo per l’apprendistato sono stati stanziati fondi specifici:

  • 1,2 milioni di euro per il 2022;
  • 2,9 milioni di euro per il 2023;
  • 4 milioni di euro per il 2024;
  • 2,1 milioni di euro per il 2025.

Confermato il credito d’imposta per la quotazione di PMI

Hai un’impresa e vuoi quotarla in Borsa oppure in un altro mercato, regolamentato e non? Per te c’è un’importante novità, infatti la legge di bilancio per il 2022 conferma la possibilità di ottenere il credito d’imposta per la quotazione di PMI a rimborso delle spese sostenute.

Credito d’imposta per la quotazione di PMI: cos’è

La quotazione di un’impresa sui mercati, regolamentati e non, il più conosciuto è la Borsa, prevede dei costi spesso piuttosto elevati, si tratta di costi legati principalmente alle consulenze, ma anche spese per l’aggiornamento del piano industriale, procedura per la richiesta di ammissione alla quotazione, per il collocamento delle azioni sul mercato e per questioni legali e fiscali. La normativa sul credito d’imposta per le imprese che decidono quotarsi in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo risale al 2018 (articolo 1, commi da 89 a 92, legge 205/2017) ed è stata di anno in anno prorogata. La stessa prevedeva la possibilità di usufruire del credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute con un tetto massimo di 500.000 euro di credito riconoscibile.

Credito d’imposta per la quotazione di PMI nella legge di bilancio 2022

Con la legge di bilancio per il 2022 il tetto massimo ha avuto una riduzione a 400.000 euro e di conseguenza anche il credito d’imposta riconosciuto risulta ridotto e ha un importo massimo di 200.000 euro, quindi il 50%. Di fatto però resta l’opportunità di ricevere questo importante beneficio economico.

Per capire esattamente tutte le incombenze da espletare per poter accedere sarà necessario attendere il decreto attuativo del MiSE, in realtà attualmente e fino al 31 marzo 2022 è ancora possibile presentare la domanda per le spese affrontate nel 2021 per la quotazione in borsa. I due sistemi si avvicenderanno e quindi è probabile che il decreto attuativo per il credito d’imposta per la quotazione in borsa del 2022 ci sarà nei prossimi mesi e saranno indicate modalità e condizioni per accedere. E’ molto probabile la conferma dell’impianto finora utilizzato, quindi il credito potrà essere utilizzato solo in compensazione su tre periodi di imposta e sarà necessario proporre una domanda.

Ricordiamo che la legge di Bilancio 2022 dopo l’approvazione in Commissione Bilancio del Senato e l’approvazione del Senato, passa alla Camera con voto di fiducia blindato che ci sarà prima del 31 dicembre e di conseguenza le notizia che in questi giorni stiamo fornendo sono certe al 99%.

Per capire quali sono le PMI c’è la guida: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

Legge di bilancio: ecco chi potrà ancora avere il bonus 100 euro

Importante novità dalla legge di bilancio per coloro che hanno un reddito inferiore ai 15.000 euro, per loro il Bonus 100 euro resta in vigore.

Bonus 100 euro o Bonus Renzi

La legge di bilancio ha modificato parte delle norme inerenti detrazioni e tassazione in genere. In particolare tra le novità più importanti vi è l’abolizione del Bonus Renzi. Questo era stato introdotto per la prima volta con la legge di stabilità del 2015 per poi diventare definitivo nel 2020 come taglio al cuneo fiscale dei lavoratori. Fino al 30 giugno 2020 avevano diritto al Bonus Renzi di 80 euro mensili, per un importo massimo di 960 euro annuali, i contribuenti con un reddito annuo fino a 26.600 euro. Dal 30 giugno 2020 le regole sono cambiate e il Bonus Renzi è arrivato a 100 euro mensili, 1.200 massimo annuali e viene riconosciuto ai lavoratori con reddito fino a 28.000 euro annui. Dal 1° gennaio 2022 cambiano nuovamente le carte in tavola.

Bonus 100 euro per redditi fino a 15.000 euro

Ora, con la nuova legge di bilancio, il bonus 100 euro viene assorbito dal nuovo sistema delle detrazioni fiscali. Il tutto rientra nell’obiettivo di mettere ordine nel sistema fiscale andando a semplificarlo. Inizialmente era previsto che l’abolizione del Bonus Renzi di 100 euro riguardasse tutti, ma in corso di esame c’è stata una modifica.

Il Bonus di 100 euro resta in vigore in piano per i lavoratori che hanno un reddito fino a 15.000 euro annui, costoro potranno ricevere quindi 1.200 euro l’anno come detrazione fiscale.

Bonus Renzi per redditi fino a 28.000 euro

Per i redditi compresi tra 15.000 euro e 28.000 euro la percezione del Bonus Renzi di 100 euro è prevista solo al verificarsi di determinate condizioni. La verità è che ad oggi nessuno sa se applicando le nuove aliquote IRPEF, che sono state ridotte a 4, il nuovo sistema di detrazione e con l’abolizione di alcuni bonus, ad esempio il bonus bebè, in contribuente si ritroverà effettivamente in una situazione migliore o deteriore. Proprio per questo è previsto che, per coloro che percepiscono un reddito compreso tra 15.000 euro e 28.000 euro, sarà possibile percepire il bonus Renzi solo nel caso in cui nel concreto si ritroveranno con una situazione economica deteriore rispetto a quella del 2021, cioè una busta paga più leggera.

Per verificare se il lavoratore avrà diritto a percepire il Bonus 100 euro in base al maxi emendamento alla legge bilancio 2022  sarà necessario controllare:

  • gli importi per le detrazioni familiari a carico;
  • detrazioni per lavoro dipendente;
  • detrazioni sugli interessi passivi per il mutuo prima casa;
  • le rate delle detrazioni per ristrutturazioni o riqualificazione energetica per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.

Occorrerà calcolare la differenza tra la somma della detrazioni spettanti e l’imposta lorda

Deve essere ricordato che per i redditi fino a 15.000 euro non cambia molto, infatti a loro continua ad applicarsi il primo scaglione IRPEF al 23%, mentre i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro avranno un taglio percentuale del 2%  dell’IRPEF e già questo potrebbe aiutare a compensare il taglio del bonus 100 euro.

Tra le novità della Legge di Bilancio 2022 ricordiamo:

Bonus mobili 2022: si va verso la conferma con nuovi importi detraibili

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Dal 2022 addio all’IRAP per 835.000 contribuenti. Chi sono?

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Cartelle fiscali, imprese, pensioni e scuola: tutte le novità in arrivo con la legge di Bilancio 2022

Dopo il via libera finale al Senato, domani 23 dicembre arriverà alla Camera il disegno di legge di Bilancio 2022 con il voto di fiducia atteso per il 28 dicembre.  Tante le novità sulle cartelle fiscali, tasse, imprese, pensioni e scuola attese all’approvazione. Gli ultimi emendamenti hanno portato novità su vari con lo stop all’Iva per il Terzo settore fino al 2024 e il prolungamento dello stop alla tassa sui tavolini degli esercizi commerciali.

Cartelle esattoriali, più tempo per pagarle: 180 giorni per quelle notificate fino a marzo 2022

Ci sarà più tempo per pagare le cartelle esattoriali notificate dal 1° settembre 2021 al 31 marzo 2022. Il termine per il pagamento slitta a 180 giorni dai 150 previsti dal decreto legge numero 146 del 2021 (decreto Fisco-lavoro). Congelata fino a fine marzo prossimo anche la tassa sui tavolini. La novità riguarda bar, ristoranti e anche commercianti ambulanti. Il governo è andato incontro alle categorie danneggiate dalle chiusure dovute all’emergenza Covid. Fino al 2024 non verrà applicata l’Iva al Terzo settore. Il relativo emendamento sterilizza, dunque, per due anni la norma che sottopone all’Iva associazioni e società del Terzo settore.

Piani di risparmio e scuola: le novità per il 2022

La legge di Bilancio 2022 porterà benefici per i Piani individuali di risparmio (Pir). L’attuale misura assegna il credito di imposta ai piani di risparmio costituiti a partire dal 1° gennaio scorso per gli investimenti effettuati durante tutto l’anno in corso. Le modifiche attese dalla legge di Bilancio 2022 prevedono che tra gli investimenti che generano i crediti di imposta siano inclusi anche quelli del prossimo anno. Si abbassa la percentuale del credito di imposta che passa dal 20% al 10% sugli investimenti. Il beneficio può essere utilizzato entro 15 anni (e non più 10). Sulla scuola le novità più importanti riguardano gli esami di terza media e di maturità: si prevedono delle prove “light” in ragione delle difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria. Spetterà al ministero dell’istruzione adottare le relative misure per valutare l’apprendimento degli esaminandi.

Finanziamenti agli enti locali: soldi a Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Città metropolitane

Sul fronte degli enti locali sono previsti aiuti a specifiche città. Il governo stanzierà 2,68 miliardi di euro nei prossimi 20 anni a favore di Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino e Città metropolitane per coprire i disavanzi maggiori di 70 euro per abitante. A Napoli andranno i maggiori finanziamenti (1,3 miliardi di euro). Il calcolo sulle città beneficiare è fatto sui dati del 2020. Si tratta di una misura di risanamento dei bilanci delle città sottoposta al patto tra il Presidente del Consiglio e i relativi sindaci. L’accordo arriverà a febbraio. Ma le città che beneficeranno dei finanziamenti dovranno procedere con più tagli e maggiori tasse, tra le quali anche l’Irpef oltre il limite dello 0,8%.

Emergenza abitativa, non ci sarà il fondo per gli sfratti ma arriva quello sugli immobili occupati abusivamente

Non ci sarà il fondo che avrebbe indennizzato (del 50% sul canone di locazione) i proprietari di immobili danneggiati dalle misure di emergenza adottate durante la pandemia che impedivano lo sfratto. Tuttavia, 10 milioni di euro verranno stanziati per indennizzare i proprietari che non possono utilizzare i propri immobili residenziali perché occupati abusivamente.

Pensioni, gli edili possono uscire con 32 anni di contributi a 63 anni

Novità per le pensioni, in particolare per la misura dell’anticipo pensionistico Ape sociale. Gli edili potranno beneficiare dell’uscita agevolata a 63 anni con 32 anni di contributi (rispetto ai 36 richiesti per tutte le altre categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose). Ammessi tra i gravosi anche i ceramisti.

Imprese, più difficile licenziare ma sale l’importo del Microcredito

Novità sono attese anche per la cessazione dell’attività delle imprese di almeno 250 dipendenti e che intendano chiudere uno stabilimento con non meno di 50 dipendenti. Le imprese dovranno comunicare ai sindacati, alle regioni interessate, ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico e all’Anpal entro 60 giorni un piano per evitare ricadute ai dipendenti. Enti e ministeri avranno 30 giorni per il tavolo e decidere sul piano presentato dall’azienda. In caso di mancata comunicazione per iscritto, l’azienda potrà subire una multa di 3.282 euro per ogni dipendente. A favore delle imprese arrivano buone notizie sul Microcredito: le società a responsabilità limitata potranno beneficiare della misura. Il finanziamento è stato elevato da 40 mila euro a 75 mila.

Bonus acqua e tv, confermati i contributi

Confermato il bonus acqua fino a tutto il 2023. Il beneficio consiste in un credito di imposto del 50% si costi sostenuti per acquistare e installare sistemi di mineralizzazione, filtraggio, aggiunta di anidride carbonica e raffreddamento. Altri 68 milioni di euro arriveranno per il bonus tv e per l’acquisto del decoder. I pensionati con almeno 70 anni e non più di 20 mila euro di Isee potranno ricevere a casa da Poste Italiane un nuovo decoder gratuitamente del prezzo limite di 30 euro.