Irap 2023, devono pagarla i lavoratori autonomi per il 2022?

I dubbi dei contribuenti sono numerosi, tra le richieste pervenute all’Agenzia delle entrate a cui è stata fornita risposta sulla rubrica ufficiale FiscoOggi vi è un dubbio sull’Irap, imposta sulle attività produttive. Il contribuente chiede in particolare se per il 2022 l’Irap è dovuta anche per le ditte individuali. Ecco la risposta dell’Agenzia delle entrate.

Irap per lavoratori autonomi cancellata dalla legge di bilancio 2022

Nella sua risposta al contribuente l’Agenzia delle entrate ricorda che con il decreto legislativo 446 del 1997 si è provveduto a disciplinare questa imposta che con la legge di bilancio 2022, articolo 1, comma 8 si è provveduto a escludere l’applicazione dell’Irap per le persone fisiche, cioè lavoratori autonomi e liberi professionisti.

Specifica l’Agenzia delle entrate nella sua risposta che restano assoggettati all’Irap i soggetti indicati nell’articolo 3 del decreto legislativo 446 del 1997. Si tratta di tutte le tipologie di società a cui si aggiungono gli enti citati dallo stesso articolo.

Nella riforma fiscale l’abolizione dell’Irap

Questo implica che coloro che nel 2022 hanno esercito attività di lavoratori autonomi o professionisti non sono più tenuti a effettuare gli adempimenti precedentemente previsti per l’Irap.

Ricordiamo inoltre che tra gli obiettivi dichiarati, dai precedenti e dall’attuale Governo, vi è il superamento dell’Irap. Il Governo già nella riforma fiscale a cui sta attualmente lavorando ha previsto misure volte a superare l’applicazione di questa imposta particolarmente sgradita. Si aggiunge l’obiettivo di eliminare le micro-imposte tra cui il Superbollo.

Leggi anche: Addio al Superbollo, il Governo vuole eliminare la tassa sulle auto di grossa cilindrata

Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: quando presentare la domanda

La legge di bilancio 2022 ha introdotto il bonus sistemi di accumulo per le energie rinnovabili che consente di avere un credito di imposta fino al massimo del 100% rispetto ai costi sostenuti dal 1°gennaio 2022 al 31 dicembre 2022 per la realizzazione di sistemi volti ad accumulare l’energia prodotta. Il bonus si può ottenere anche per sistemi di accumulo installati in un secondo momento rispetto alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico. A quasi un anno dalla sua introduzione arriva il provvedimento con le modalità operative.

Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: arriva il provvedimento attuativo

In questi giorni non sono mancate le polemiche sul fatto che molte misure introdotte nella legge di bilancio non sono mai state completate perché mancanti degli atti attuativi e proprio l’11 ottobre 2022 qualcosa sembra essere cambiato, nel senso che è stato fatto un piccolo passo. Il provvedimento 382045/2022 dell’Agenzia delle Entrate ha definito le modalità operative, inoltre è stato reso noto il modello da utilizzare per presentare l’istanza per il credito di imposta per i sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili previsto dall’articolo 1, comma 812, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Tutti gli atti sono allegati in fondo all’articolo.

Leggi anche: Superbonus: si può avere per l’installazione di sistemi di accumulo per fotovoltaico?

Come e quando inoltrare la domanda per credito di imposta sistemi di accumulo

L’invio della domanda dovrà avvenire esclusivamente per via telematica, la domanda può essere proposta dal beneficiario o da un incaricato alla trasmissione. La presentazione dell’istanza può avvenire dal giorno 1° marzo 2023 al 31 marzo dello stesso anno. In questo arco temporale è possibile anche inviare una nuova domanda in sostituzione della vecchia, ad esempio nel caso in cui ci si renda conto di aver commesso un errore. Entro 5 giorni dalla presentazione dell’istanza viene emessa una ricevuta di presa in carico della domanda, nella stessa si indica se la domanda è stata correttamente proposta, oppure se è stata scartata. Nel secondo caso si indica anche il motivo dello scarto.

Il limite di spesa previsto per il 2022 è di 3 milioni di euro, entro 10 giorni dalla scadenza della presentazione delle domande, l’Agenzia delle Entrate indicherà la percentuale del credito d’imposta riconosciuta a ogni soggetto. La stessa potrebbe arrivare anche al 100% in caso di capienza nel fondo.

Modello domanda

Istruzioni per la compilazione

Provvedimento credito fonti rinnovabili

 

Pignoramento: il reddito di cittadinanza può essere pignorato?

La domanda se la sono posta in molti: il reddito di cittadinanza si può pignorare? Di primo acchito la risposta dovrebbe essere negativa, ma ci sono state già due pronunce di diverso avviso e le stesse sono basate su due elementi distinti. Vediamo in quali casi il reddito di cittadinanza può essere pignorato.

Il reddito di cittadinanza è mezzo di sostentamento o misura di politica attiva del lavoro?

In linea generale la legge dispone l’impignorabilità dei crediti di natura alimentare e visto che generalmente il reddito di cittadinanza si eroga in favore di persone prive di mezzi di sostentamento o che hanno mezzi irrisori, non dovrebbero essere pignorabili le somme. Tanto più che le stesse non sono totalmente prelevabili in contanti e l’uso della carta è limitato ad alcuni esercizi  indicati tassativamente dalla normativa, ad esempio alimentari, farmacia, sanitaria o esercizi che consentono il pagamento delle bollette.

Ci sono però due dettagli, il primo è che il reddito di cittadinanza è definito una <<misura di politica attiva del lavoro>>, il secondo dettaglio è rappresentato dal fatto che la legge istitutiva del reddito di cittadinanza non ha espressamente previsto l’impignorabilità delle somme. In un secondo momento si è pensato di inserire tale caratteristica nel Decreto Sostegni 2021, ma anche in questo caso la misura è saltata. Ciò ha portato molti a ritenere che il legislatore evidentemente non vuole inserire questo limite al pignoramento. Due le pronunce che hanno stabilito il pignoramento nel limite di 1/5 delle somme, una del tribunale di Trani e l’altra del tribunale di Catania. Entrambe le pronunce hanno fatto affidamento sul fatto che la legge istitutiva non prevedeva espressamente l’impignorabilità e in secondo luogo perché trattasi di una misura di politica attiva per il lavoro.

Leggi anche: Pignoramento: cosa succede se prelevo dal conto corrente pignorato?

La svolta: il reddito di cittadinanza non può essere pignorato

La legge di bilancio 2022 va invece nella direzione della non pignorabilità e l’INPS ha immediatamente recepito la novità. La legge stabilisce che il RdC si configura come sussidio di sostentamento a persone comprese nell’elenco dei poveri ai sensi dell’art. 545 del Codice di procedura civile

L’articolo 545 infatti prevede il divieto di pignoramento dei crediti alimentari con un solo limite, cioè se il pignoramento avviene in favore di altri crediti alimentari, sarebbero quindi crediti di uguale valore.

Leggi anche: Pignoramento, esistono dei limiti di legge in base al tipo di bene?

Prendendo come punto di riferimento proprio la legge di bilancio 2022 l’INPS ha provveduto a pubblicare un Messaggio in cui si conferma l’assoluta impignorabilità delle somme erogate con il reddito di cittadinanza.

Sgravio contributivo madri lavoratrici: istruzioni operative dell’INPS

L’Inps con la Circolare 102 del 19 settembre 2022 ha fornito chiarimenti e istruzioni al fine di ottenere lo sgravio contributivo per madri lavoratrici previsto in favore delle donne che rientrano a lavoro in seguito a gravidanza.

Cos’è lo sgravio contributivo per le madri lavoratrici?

Lo sgravio contributivo in favore delle donne lavoratrici è stato introdotto nella legge di bilancio 2022 (Articolo 1, comma 137, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 ) ed è riconosciuto in favore delle donne che lavorano nel settore privato, anche agricolo.

Si tratta di una misura sperimentale, introdotta per il solo anno 2022. Naturalmente in base ai risultati potrebbero esservi anche delle estensioni. Lo sgravio ammonta al 50% e mira a favorire il rientro delle neo mamme al lavoro. L’esonero contributivo al 50% si applica alla quota di contributi che ricade sulle lavoratrici, l’istanza per ottenerlo deve però essere presentata dal datore di lavoro. Deve essere ricordato che la misura lascia intatta la quota di contributi diretta al fondo pensionistico.

L’agevolazione si riconosce per un anno (12 mesi) che decorre dal momento in cui si è verificato il rientro a lavoro. Inoltre si ha diritto allo stesso sia nel caso in cui si riprenda un rapporto di lavoro già in essere prima del congedo di maternità, sia nel caso in cui si tratti di un rapporto ex novo. Lo sgravio può essere richiesto per qualunque tipologia di contratto, quindi full time o part-time, contratto a tempo indeterminato o determinato, apprendistato, lavoro domestico, lavoro intermittente e anche in caso di costituzione di vincolo associativo con cooperative.

Oneri del datore di lavoro per lo sgravio contributivo per madri lavoratrici

Per i datori di lavoro deve essere sottolineato che lo sgravio contributivo in favore delle madri lavoratrici ricadendo sulla quota a carico della lavoratrice non viene considerato Aiuto di Stato. Questo vuol dire che non concorre a determinare il tetto massimo previsto per gli Aiuti di Stato e non deve essere dichiarato. Naturalmente l’applicazione di questa misura non è subordinata all’autorizzazione da parte della Commissione europea.

Nelle istruzioni fornite dall’Inps si ribadisce che la misura viene concessa solo alle madri lavoratrici che abbiano fruito del periodo di congedo obbligatorio di maternità. Si deduce che nel caso in cui prima del parto non erano in corso rapporti di lavoro, si è esclusi dal beneficio. La Circolare 102  sottolinea che è possibile fruire dello sgravio contributivo di 12 mesi anche nel caso in cui la madre lavoratrice, dopo aver usufruito del periodo di congedo obbligatorio, abbia deciso di fruire anche del periodo di astensione facoltativa. La misura trova in ogni caso applicazione dal momento dell’effettivo rientro al lavoro. Il rientro deve comunque avvenire entro il 31 dicembre 2022, questo perché la misura è sperimentale e valida per il solo anno 2022.

Per quanto riguarda le istruzioni operative si è già detto che l’istanza deve essere presentata dal datore di lavoro che deve entrare nel sito Inps, “cassetto previdenziale”, selezionare “Assunzioni agevolate e sgravi”, campo “Esonero art.1 c. 137 L.234/2021”. Qui deve presentare un’istanza per l’attribuzione del codice “OU”.

L’esonero una volta autorizzato dalla struttura territorialmente competente dovrà essere esposto nel flusso Uniemens. Per i dettagli operativi è possibile scaricare la circolare.

Circolare_numero_102_del_19-09-2022

Ristorazione: arriva il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari

Per chi lavora nell’ambito della ristorazione sono in arrivo buone notizie, infatti sta volgendo al fine l’iter per rendere operativo il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati. L’ultimo passo è del 20 luglio con il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali che ha indicato i dettagli per la ripartizione del fondo. Ecco le novità.

Caratteristiche del Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati risvolto al settore della ristorazione

La legge 234 del 2021, legge di bilancio 2022 ( articolo 1 comma 826 e 827), ha previsto in favore delle imprese che lavorano nel settore ristorazione del “Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati”. Ora con decreto del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali c’è la definizione dei criteri per poter accedere a questo fondo. Gli stessi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2022.

Cos’è il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati?

Il fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati mira a:

  • sostenere e incrementare l’offerta nel settore della ristorazione di prodotti alimentari tipici, biologici e a indicazione geografica;
  • migliorare la conoscenza dei prodotti tipici.

Possono chiedere di accedere al fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati tutte le imprese che lavorano nel settore della ristorazione, come:

a) ristoranti che somministrano pasti rientranti nelle tradizione culinaria regionale e nazionale;

b) agriturismo, attività ricettive di somministrazione pasti rientranti nelle tradizioni culinarie regionali e nazionali;

c) pubblici esercizi, ivi incluse scuole ed ospedali, con attività di somministrazione di prodotti tipici e specialità culinarie regionali e tradizionali.

Affinché le imprese possano richiedere le risorse del fondo alla data di presentazione dell’istanza devono aver attivato un’idonea campagna pubblicitaria inerente l’utilizzo di prodotti tipici locali o di regioni limitrofe ad indicazione geografica o biologici.

Quali sono i criteri di riparto del fondo nel settore ristorazione?

Il fondo, che ricordiamo è di un milione di euro, si divide su base regionale, e la suddivisione dipende dal numero di prodotti tipici registrati e dal numero delle denominazioni protette.

All’interno delle Regioni il fondo sarà invece diviso in modo uguale tra tutte le realtà che hanno presentato istanza. Non ci sarà quindi un click day e le domande non troveranno accoglimento in base all’ordine di arrivo, ma tutte le istanze presentate nel rispetto dei requisiti potranno accedere alle risorse.

Attualmente ancora non si può presentare istanza. Sono stati definiti solo i criteri di ripartizione, per la determinazione delle ulteriori modalità operative è necessario attendere il Provvedimento del “Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare della pesca e dell’ippica” – Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica” lo stesso sarà emanato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto.

Per conoscere gli altri contributi a cui accedere in questo settore, leggi: Bar e ristoranti, contributi dino a 30 mila euro per macchinari professionali

 

Cambia il modello di domanda per il reddito di cittadinanza. Cosa fare?

Con il messaggio 2820 del 2022 l’Inps ha reso noto l’aggiornamento del modello di domanda per il Reddito di Cittadinanza in conformità alle modifiche indicate nella legge di bilancio 2022, legge 234 del 2021.

Nuovo modello di domanda per chiedere il reddito di cittadinanza

In particolare la legge 234 del 2021 ha apportato modifiche all’articolo 4 comma 4 del decreto legge 4 del 2019 istitutiva del reddito di cittadinanza. Con tale modifica è previsto che la domanda presentata per ottenere il Reddito di Cittadinanza equivale a Dichiarazione di Immediata Disponibilità al Lavoro (DID) per sé e per i componenti del nucleo familiare che siano maggiorenni. Di conseguenza la stessa viene trasmessa automaticamente all’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive per il lavoro) al fine dell’inserimento nel sistema unitario delle politiche del lavoro.

Cosa cambia per chi deve chiedere il reddito di cittadinanza?

In base alle nuove disposizione, il Reddito di cittadinanza potrà essere richiesto ancora utilizzando le vecchie piattaforme e quindi:

www.redditodicittadinanza.gov.it nella sezione “Richiedi o accedi”;
www.inps.it/prestazioni-servizi/reddito-di-cittadinanza-e-pensione-di-cittadinanza.

Nella compilazione del modello sarà necessario flaggare le caselle F e G che corrispondono appunto alla propria autorizzazione a trasmettere i dati all’ANPAL per dare immediata disponibilità al lavoro.

In assenza di tale indicazione, la domanda sarà improcedibile, di conseguenza è necessario prestare molta attenzione, infatti una domanda improcedibile non permette di ricevere il sussidio. L’immediata disponibilità si intende rilasciata per il dichiarante/richiedente, ma anche per tutti i membri del nucleo familiare tenuti agli obblighi connessi alla fruizione del Rdc.

Eventuali integrazioni necessarie al completamento della dichiarazione di immediata disponibilità devono essere fornite entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio o, comunque, entro i tempi richiesti per la sottoscrizione dei Patti per il lavoro o dei Patti per l’inclusione sociale.

Questa modifica si inserisce tra le norme che mirano ad agevolare l’inserimento lavorativo dei percettori di reddito di cittadinanza. Per conoscere le nuove regole, leggi anche: Le nuove regole per il reddito di cittadinanza: cosa cambia per i percettori

Messaggio_numero_2820_del_14-07-2022

Legge Fornero: applicazione totale dal 2023 o ci saranno correttivi?

Dal 1° gennaio 2023 potrebbe tornare il vigore al 100%, quindi senza correttivi e vie d’uscita anticipate, la legge Fornero, molti lavoratori sono già in allarme anche se non mancano proposte per evitare il ritorno di una delle riforme più odiate del sistema pensionistico italiano.

La legge Fornero torna in vigore nel 2023?

La legge Fornero in realtà in questi anni non ha mai cessato di esistere. La stessa prevede che si possa andare in pensione al raggiungimento di 67 anni di età e che l’età pensionabile sia rivista periodicamente in base alle aspettative di vita.

Per capire l’effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita sulle pensioni, leggi l’articolo:  Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita

Quota 100, Opzione Donna, Ape Sociale, Quota 102: chi può andare in pensione?

Nel frattempo il Governo ha provveduto di volta in volta a introdurre correttivi che hanno consentito a molti di andare in pensione in forma anticipata. In particolare prima abbiamo avuto la Quota 100 che ha cessato i suoi effetti il 31 dicembre 2021. In seguito si è passati a Quota 102. Le due riforme hanno consentito alle persone di andare in pensione dopo aver raggiunto la somma rispettivamente di 100 e 102 tra età anagrafica e anzianità contributiva. Per Quota 100 era previsto comunque il requisito dell’età minima a 62 anni, mentre per Quota 102, il requisito di età minima è 64 anni. Ne consegue che sono comunque necessari almeno 38 anni di contributi.

Nel frattempo il Governo ha provveduto alla proroga di Opzione donna ma solo per le donne che accettano di andare in pensione con il solo calcolo contributivo e quindi in molti casi perdendo circa 1/3 della pensione.

Pensioni: Opzione donna diventerà strutturale? Le ipotesi allo studio

Infine, c’è l’Ape Sociale rivolta esclusivamente a disoccupati, persone con invalidità civile almeno al 74% e che hanno maturato almeno 30 anni di contributi, caregiver e persone che hanno svolto lavori gravosi. Naturalmente per poter accedere occorre avere almeno 30 anni di contributi elevati a 36 anni per coloro che sono occupati in lavori gravosi. Inoltre l’attività gravosa deve essere stata svolta per almeno 6 anni negli ultimi 7 o 7 anni negli ultimi 10 anni.

Per conoscere i dettagli dell’Ape Sociale, leggi l’articolo: APE Sociale 2022: tutte le novità della legge di bilancio

Quali sono le proposte per superare la Legge Fornero?

Queste misure sono comunque tutte di tipo temporaneo e di conseguenza sono iniziate le pressioni da parte dei partiti, in particolare della Lega di Matteo Salvini al fine di prorogare i correttivi o introdurre nuovi correttivi che possano permettere di andare in pensione prima che scattino i requisiti previsti dalla legge Fornero.

Le ipotesi allo studio sono numerose, tra cui l’introduzione di Quota 101, la prosecuzione su Quota 102. Di certo questo è il momento in cui gli animi si scaldano, infatti è la fase antecedente rispetto a quella in cui iniziano trattative e discussioni sulla prossima legge di bilancio e soprattutto ogni partito inizia la sua campagna elettorale in vista delle prossime amministrative e delle politiche della prossima primavera.

Tra le ipotesi allo studio vi è anche la pensione in due tempi, suggerita anche da Tridico, presidente INPS. Si ipotizza in questo caso che nel momento del pensionamento anticipato rispetto alla Legge Fornero la pensione sarà calcolata solo con il sistema contributivo matematicamente sfavorevole ai pensionati. In un secondo momento, cioè alla maturazione dei requisiti anagrafici per il pensionamento con la legge Fornero, saranno aggiunte le somme che spetterebbero calcolando anche il sistema contributivo.

Per capire quando si applica il sistema contributivo e quando quello retributivo, leggi la guida: Pensione: quando si applicano il calcolo retributivo, contributivo e misto?

Legge Fornero e Quota 41: costi insostenibili

La proposta di Salvini invece è l’introduzione di Quota 41, cioè un sistema pensionistico che permetta a tutti di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi. Per questa riforma c’è però un ostacolo importante e cioè i calcoli che non consentono all’INPS di erogare i trattamenti pensionistici così maturati. Tale sistema infatti costerebbe 12 miliardi di euro in più. A ciò deve essere aggiunto che dall’Europa già è arrivato il monito sulla Quota 102 che sarebbe insostenibile, figurarsi un’eventuale, più costosa, Quota 41.

Naturalmente al dibattito partecipano anche i sindacati che propendono per sistemi pensionistici maggiormente favorevoli ai lavoratori. Non resta che aspettare per capire, soprattutto chi è prossimo alal pensione, quali sono le vie d’uscita.

 

INL: l’uso fraudolento dei tirocini è immediatamente sanzionabile

La legge di bilancio 2022 ha introdotto sanzioni per l’uso fraudolento dei tirocini. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha precisato con una sua circolare che le stesse sono immediatamente applicabili. Vediamo cosa rischiano le aziende che li attivano.

Linee guida per la disciplina dei tirocini extracurriculari

La legge di bilancio 2022 ha previsto limiti all’utilizzo dei contratti di tirocinio extracurriculari, l’obiettivo è far in modo che questa tipologia di contratto particolarmente favorevole per gli imprenditori non sia utilizzata per nascondere contratti di lavoro dipendente.

Per approfondimenti sulle nuove norme, leggi l’articolo: Stretta sui tirocini nella legge di bilancio 2022: stop abusi

La legge di bilancio 2022 prevede però che entro 180 dall’entrata in vigore della legge di bilancio stessa, sia emanato un decreto con un accordo condiviso tra Governo e Regioni in cui siano contenute le nuove linee guida per i tirocini.

L’accordo deve comunque rispettare dei limiti e cioè che sia riconosciuto un congruo riconoscimento economico per l’attività di tirocinio. Inoltre la disciplina deve essere rivista tenendo in particolare considerazione la tutela delle persone in condizione di svantaggio e di difficoltà nell’inclusione sociale. Chi usufruisce dell’attività del tirocinante deve avere un programma di implementazione delle competenze del soggetto che svolge il tirocinio, ma soprattutto deve certificare le nuove competenze acquisite. Con l’accordo devono essere definite anche le modalità di contingentamento dell’uso del tirocinio da parte delle imprese, vincolando le stesse all’assunzione di una quota minima dei tirocinanti, infine deve contenere un programma di azioni positive volte ad evitare l’uso distorto dei tirocini.

Monito alle aziende dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro: le sanzioni per uso fraudolento dei tirocini sono immediatamente applicabili

Il fatto che la legge di Bilancio 2022 avesse richiesto un successivo accordo tra Governo e Regioni per definire in modo puntuale le caratteristiche e i limiti dei nuovi contratti di tirocinio, ha fatto pensare a molti che anche l’applicazione delle sanzioni previste per l’uso fraudolento dei contratti di tirocinio fossero rimandate ad un successivo momento. Proprio per questo l’ Ispettorato Nazionale del Lavoro è intervenuto con la nota 530 del 2022 in cui ha precisato che le sanzioni sono immediatamente applicabili in caso di uso fraudolento dei contratti di tirocinio. Naturalmente le sanzioni saranno applicabili agli illeciti che si possono configurare già da ora in assenza di accordo Governo-Regioni e sono quindi due i punti principali che possono portare a tale applicazione.

Gli illeciti che configurano l’uso fraudolento dei tirocini

La prima ipotesi di illecito che si può configurare già da ora e quindi con sanzioni immediatamente applicabili riguarda il mancato riconoscimento in favore del tirocinante di una congrua indennità sarà possibile applicare la sanzione amministrativa di valore minimo di 1.000 euro e massimo di 6.000 euro da calibrare in base alla gravità del comportamento tenuto.

Il secondo punto invece riguarda l’uso fraudolento del contratto di tirocinio in luogo di un contratto di lavoro dipendente. In questo caso la sanzione prevista è di 50 euro per ogni tirocinante utilizzato in maniera fraudolenta all’interno dell’azienda e per ogni giornata di lavoro, quindi nel caso in cui siano impegnati due tirocinanti per 10 giorni, si applica una sanzione di 1.000 euro.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) precisa che gli ispettori dovranno valutare gli illeciti tenendo in considerazione il quadro normativo di riferimento attuale e quindi applicando le normative regionali e le istruzioni della circolare 8 del 2018. La circolare 530/2022 sottolinea anche che il datore di lavoro deve attivare nei confronti dei tirocinanti le misure di sicurezza previste nel decreto legislativo 81 del 2008 e comunicare l’attivazione del tirocinio al Centro per l’Impiego territorialmente competente.

Come avere il fotovoltaico gratis con il Superbonus 110%

Il Superbonus 110% prevede tra i lavori trainati che possono essere coperti dal bonus anche la realizzazione di impianti fotovoltaici. Anche questa parte della normativa però, come altre, ha avuto delle revisioni normative. Vediamo come ottenere il fotovoltaico gratis con il Superbonus 110% nel 2022.

Come funziona il fotovoltaico

Il fotovoltaico è un impianto realizzato al fine di produrre energia elettrica attraverso l’energia solare. Gli elementi che compongono l’impianto sono i pannelli fotovoltaici, l’inverter e i sistemi di accumulo. Il fotovoltaico non deve essere confuso con l’impianto solare termico, infatti, mentre il primo consente di produrre energia elettrica, il secondo consente semplicemente di produrre acqua calda. Il prezzo medio di un pannello solare varia in base alla tipologia da 70 euro a 250 euro. A questo costo devono essere aggiunte le spese per gli altri componenti e per l’installazione. Certamente questi esborsi nel tempo possono essere ammortizzati grazie alla produzione di energia elettrica utilizzabile per far funzionare elettrodomestici, per il riscaldamento, per caricare batterie e per tutto ciò che viene alimentato dalle rete elettrica. Naturalmente il grado di autosufficienza energetica che si riesce a ottenere dipende dalla superficie disponibile, dall’esposizione al sole e dal “clima”.

Impianto fotovoltaico gratis con il Superbonus 110%

Oggi è però possibile sfruttare il Superbonus 110% per avere l’impianto fotovoltaico praticamente gratis. Sappiamo che il Superbonus consente di effettuare, senza dover pagare, lavori che consentono l’efficientamento energetico con recupero di almeno due classi energetiche. Le due classi devono essere recuperate complessivamente con tali lavori. Per poter accedere al beneficio devono essere effettuati i lavori trainanti, questi permettono di ottenere l’agevolazione anche per i lavori trainati e il fotovoltaico rientra proprio tra i questi. Vi sono però norme specifiche per questa tipologie di impianti e sono dettate dal decreto Rilancio e dalla successive modifiche della normativa, almeno 10.

Il Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), convertito con modificazioni dalla Legge n. 77/2020 all’articolo 119 comma 5 prevedeva Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica su edifici la detrazione per le spese sostenute tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021. La misura prevista era per una spesa massima di 48.000 euro

Erano inoltre previsti ulteriori limiti, cioè un massimo di 2.400 euro per ogni kw di potenza nominale dell’impianto in caso di interventi di manutenzione straordinaria e 1.600 euro per gli interventi di ristrutturazione, nuova costruzione e ristrutturazione urbanistica.

Agevolazioni sono previste anche per l’installazione di sistemi di accumulo, sia contestuali, sia successivi ( in questo secondo caso sempre nell’arco di tempo in cui si sostengono spese per i lavori trainanti).  In questo caso l’agevolazione è di 1.000 euro per ogni kWh di capacità del sistema di accumulo.

Sono considerati interventi di manutenzione straordinaria tutti quelli che non prevedono demolizioni e ricostruzione dell’edificio e quindi la maggior parte degli interventi possono beneficiare dell’agevolazione piena.

Con la legge di bilancio 2022 è stata previsto solo un leggero ritocco alla normativa vista in precedenza, in particolare è stato eliminato ogni riferimento al limite temporale e di conseguenza sarà possibile usufruire del fotovoltaico gratis con il Superbonus 110% in qualità di lavoro trainato.

Riduzione della burocrazia per l’installazione di pannelli fotovoltaici

Oggi per l’installazione dei pannelli solari per l’autoproduzione dell’energia elettrica c’è anche un’altra importante novità. Il governo con il decreto energia ha provveduto a ridurre la burocrazia sull’installazione dei sistemi fotovoltaici. Questi interventi saranno ora considerati di manutenzione ordinaria e di conseguenza non sarà necessario ottenere permessi e asseverazioni.

Per saperne di più leggi l’articolo: Il governo apre ai pannelli solari liberi: novità nel decreto energia

Per conoscere la distinzione tra interventi trainanti e trainati, leggi l’articolo: Lavori trainanti nel Superbonus 110%:scopriamo quali sono

 

 

 

IMU: arrivano i controlli sulla residenza dei coniugi, ma senza sanzioni

E’ dovuta l’IMU se due coniugi hanno due case intestate, ciascuna a uno solo, e allo stesso tempo hanno anche residenze diverse? Questa è la domanda che per molto tempo si sono posti contribuenti e tribunali. Ora sembra esserci chiarezza, ma nel frattempo non si applicano sanzioni in seguito a controlli del fisco sulla residenza dei coniugi.

IMU e doppia residenza cosa succede?

L’IMU è una delle imposte più odiate dagli italiani. Nel tempo la disciplina ha avuto diverse modifiche, attualmente è prevista l’esenzione dall’IMU per l’abitazione principale, mentre il pagamento avviene per le seconde e ulteriori case. Coloro che si ritrovavano quindi con due case hanno preferito spesso diversificare l’intestazione dell’immobile in modo da far risultare un’unica casa per ogni coniuge. Su tale abitudine ci sono state però interpretazioni contrastanti, infatti nella circolare 3/DF del 2012 il Ministero dell’Economia e Finanze ha sottolineato che era giusta l’esenzione dal pagamento dell’IMU per i coniugi che vivono separati e hanno ciascuno una propria abitazione, ad esempio nel caso in cui gli stessi lavorino in città diverse.

La sentenza della Corte di Cassazione n° 20130 del 24 settembre 2020 ha invece ribaltato tale interpretazione e ha previsto l’obbligo di assoggettamento all’IMU dell’abitazione principale in quanto il proprietario per motivi lavorativi aveva trasferito la residenza in altro Comune in cui aveva un altro immobile di proprietà.

La legge di bilancio 2022 ha provveduto invece a sistemare la questione in modo più equilibrato stabilendo l’obbligo di pagare l’IMU solo per una delle due abitazioni in cui i coniugi hanno la residenza e affida ai proprietari la facoltà di scegliere quale immobile adibire ad abitazione principale e quindi quale immobile esonerare dal versamento dell’IMU. La decisione deve essere palesata in sede di dichiarazione e quindi entro mese di giugno.

Controlli ma senza sanzioni: le precisazioni del MEF a Telefisco 2022

Fatta questa scelta, la domanda che molti si sono posti è: come devono essere svolti i controlli sulla veridicità delle dichiarazioni? A questa il MEF ha risposto il 27 gennaio 2022, nel corso di Telefisco, fornendo importanti chiarimenti.

Il MEF ha ribadito che vi sarà applicazione dell’articolo 10 dello Statuto del Contribuente il quale tutela la buona fede del contribuente e stabilisce che, in caso di controlli, non possono essere applicate sanzioni se l’errore del contribuente è determinato dall’essersi conformato ad indicazioni contenute in atti dell’Amministrazione finanziaria e dalla stessa successivamente modificate.

Il contribuente non è destinatario di sanzioni anche nel caso in cui gli errori siano dovuti a ritardi, omissioni o errori degli uffici fiscali. Infine, sempre a norma dell’articolo 10 dello Statuto del Contribuente non possono essere irrogate sanzioni se gli errori dei contribuenti sono dovuti a incertezze sulla portata e sull’ambito di applicazione di una norma tributaria.

Nel caso dell’IMU sulla seconda casa intestata a ciascuno dei coniugi, gli errori potrebbero essere determinati dal fatto che nel tempo si sono succedute interpretazioni diverse della normativa generando una possibile confusione nel contribuente.

Per ulteriori informazioni sui casi in cui l’IMU non è dovuta, leggi l’articolo: IMU, se la casa è occupata non va pagata, si cambiano le regole