Bonus Sud: scarica il modello per richiedere il credito di imposta

Dal 7 giugno 2022 sarà possibile richiedere il credito di imposta previsto dal Bonus Sud, l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile il 6 aprile 2022 il modello da utilizzare per poter accedere all’agevolazione. Sono inoltre disponibili le istruzioni per compilare il modello. In fondo all’articolo è possibile scaricare entrambi i moduli.

Cos’è il Bonus Sud e chi può richiederlo?

Il Bonus Sud è un credito di imposta, ha l’obiettivo di fornire aiuto alle regioni del Sud che decidono di investire in acquisto di beni strumentali in modo da aumentare l’occupazione. Con la legge di bilancio 2022, comma 175 dell’articolo 1 della legge 234 del 2021, è stato ampliato il perimetro delle Regioni che possono accedere al beneficio. Attualmente possono richiedere il credito di imposta del Bonus Sud le regioni Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Puglia e Molise.

Il credito di imposta è riconosciuto a fronte di:

  • operazioni di acquisto di beni strumentali che fanno parte di un progetto di investimento iniziale.

Il nuovo Modello reso noto dall’Agenzia delle Entrate deve essere utilizzato anche dalle imprese che accedono agli investimenti destinati ai comuni colpiti dal sisma (Sisma Bonus) a far data dal 24 agosto 2016 e dalle imprese che accedono credito d’imposta per gli investimenti ZES ai beni acquistati entro il 31 dicembre 2022 (Zone Economiche Speciali).

Il Modello per la domanda per accedere al credito di imposta Bonus Sud

Il nuovo modello comprende il Quadro B dove devono essere indicati gli investimenti realizzati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022. La domanda dovrà essere inviata tramite software dell’Agenzia delle Entrate che però ancora è in fase di realizzazione e l’invio potrà essere effettuato direttamente dal contribuente, tramite intermediario, come dottori commercialisti, CAF, associazioni di categoria e altri soggetti abilitati. Infine, la domanda potrà essere presentata tramite una società del gruppo, questo ovviamente se il richiedente è una società inserita all’interno di un gruppo societario.

Nelle istruzioni fornite dall’Agenzia delle Entrate insieme al modello per richiedere il credito di imposta per il Bonus Sud viene anche specificato che, per quanto riguarda gli aiuti concessi alle imprese che si trovano nelle zone colpite dal sisma, per le spese sostenute nell’anno dal 1° gennaio 2021 e fino al 31 dicembre 2021 devono essere rispettati i limiti previsti nel Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19″ (Temporary Framework) .

Settori esclusi dal Bonus Sud

Viene inoltre specificato che il credito di imposta per il Bonus Sud non può essere utilizzato da imprese che operano nei seguenti settori:

  • siderurgico
  • carbonifero;
  • costruzione navale;
  • fibre sintetiche;
  • trasporti;
  • produzione e distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche;
  • creditizio;
  • finanziario;
  • assicurativo.

Non potranno accedere le imprese in difficoltà. Inoltre dagli aiuti Zes, sono escluse le aziende agricole e impegnate nel settore della pesca e acquacoltura. Non potranno accedere le imprese in difficoltà, cioè per le quali è già stata avviata una procedura di liquidazione o si trova in stato di insolvenza.

Per le aziende agricole devono essere fatte delle differenze, per saperne di più, leggi l’articolo Agricoltura: ecco quando il Bonus Sud spetta anche alle imprese agricole

Come ottenere il credito di imposta

I crediti potranno essere utilizzati in compensazione e con l’uso del modello F24 e attraverso l’uso della piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate.

Scopri come pagare le tasse con il Modello F24 nella guida: Come pagare le tasse con il modello F24 e per quali tributi si usa

Nel caso in cui l’azienda sia beneficiaria di diversi aiuti, ad esempio Bonus Sud, Bonus Sisma e Bonus Zes per ogni richiesta deve compilare il modulo separatamente.

Per poter accedere al bonus il titolare dell’impresa o il suo rappresentante legale deve rilasciare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio in cui si afferma che si è in possesso dei requisiti previsti dalla normativa europea e nazionale relativi al credito d’imposta. L’atto notorio deve essere rilasciato per ogni credito a cui si vuole accedere.

Nel caso in cui il credito di imposta maturato superi i 150.000 € il soggetto deve dichiarare di essere iscritto negli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa di cui all’art. 1, comma 52, della legge 6 novembre 2012, n. 190.

Misure massime del credito di imposta

Indichiamo di seguito in modo sintetico le percentuali di credito di imposta che è possibile far valere

Regione Piccole imprese Medie imprese Grandi imprese
Campania 45% 35% 25%
Puglia 45% 35% 25%
Basilicata 45% 35% 25%
Calabria 45% 35% 25%
Sicilia 45% 35% 25%
Sardegna 45% 35% 25%
Abruzzo 30% 20% 10%
Molise
(per i beni acquisiti
fino al 31.12.2021
30% 20% 10%
Molise
(per i beni acquisiti
nel 2022)
45% 35% 25%

 

Considerato che dal 1° marzo 2017 questo aiuto è cumulabile con gli aiuti de minimis e con gli altri aiuti di Stato, la percentuale ora vista deve essere applicata al costo dei beni strumentali, diminuito degli aiuti già concessi o richiesti per gli stessi investimenti.

Gli aiuti di Stato già richiesti o concessi devono essere indicati nel Quadro D del modello

Di seguito il modello per la richiesta in PDF e le istruzioni complete per completarlo. Nelle istruzioni sono anche indicati per ogni regione i comuni che possono accedere al Bonus Sisma e al bonus ZES.

Modello

istruzioni_zes

 

 

Bonus manifesti pubblicitari, il credito di imposta è del 100%

Il credito di imposta sui manifesti pubblicitari sarà pari al 100%. È quanto ha chiarito l’Agenzia delle entrate sul bonus introdotto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per favorire la ripresa del settore messo in difficoltà dall’emergenza Covid. Il bonus sui manifesti pubblicitari consiste in un credito di imposta a favore dei titolari degli impianti pubblicitari privati, o connessi ai privati, che hanno versato il canone patrimoniale per l’anno 2021 per l’affissione dei manifesti commerciali in aree aperte al pubblico o in aree pubbliche.

Credito di imposta sui manifesti pubblicitari, quanto spetta?

Per le nuove domande del bonus manifesti pubblicitari il decreto Sostegni bis assegna risorse pari a 20 milioni di euro. Si tratta di rimborsi a favore delle imprese pubblicitarie per il rimborso dei canone di concessione già versati nel 2021. Il credito di imposta viene quindi riconosciuto in proporzione al canone pagato nello scorso anno per un ammontare pari al canone stesso per un periodo non superiore ai sei mesi.

Bonus manifesti pubblicitari, come calcolare il credito di imposta che spetta?

Il credito di imposta spettante per i manifesti pubblicitari pertanto va calcolato seguendo determinati passaggi. Per un canone versato per un numero di mesi inferiore ai sei, ad esempio per quattro mesi, il credito di imposta è pari al 100% di quanto versato. Se il numero dei mesi è superiore a sei, il canone va riparametrato sui sei mesi. Ovvero, il contribuente deve dividere l’importo corrispondente ai canoni versati effettivamente nel 2021 e moltiplicare il risultato ottenuto per sei. Quindi se il contribuente ha pagato il canone per 8 mensilità nel 2021, l’importo pagato deve essere diviso per 8 e poi moltiplicato per 6. Se il contribuente ha versato il canone per tutto l’anno 2021, il canone pagato va diviso per dodici e moltiplicato per sei.

Bonus Chef: proroga al 31 dicembre 2022 per il credito di imposta

Il Bonus Chef era previsto dalla legge di bilancio per il 2021 ma di fatto non ha mai trovato attuazione. Molto probabilmente proprio al fine di superare la fase di stallo di una misura caduta nel dimenticatoio, nella legge di conversione del decreto Milleproroghe è stato prorogato il termine per maturare il credito di imposta a cui dovrebbe dare diritto il Bonus Chef. Vediamo di cosa si tratta.

La storia del Bonus Chef

Il comma 117 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2021 prevedeva che in favore dei soggetti esercenti la professione di cuochi professionisti presso alberghi e ristoranti, sia come lavoratori dipendenti che autonomi (partita IVA con codice A.TE.CO 5.2.2.1.0) si riconosce un credito di imposta fino al 40% del costo sostenuto per l’acquisto di beni strumentali durevoli e per la partecipazione a corsi di aggiornamento professionale sostenuti tra il primo gennaio 2021 e il 30 giugno 2021.

Il decreto attuativo di tale provvedimento del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro del Lavoro, avrebbe dovuto vedere la luce entro il 2 marzo 2021, ma di fatto non hanno mai provveduto, deludendo questa categoria di lavoratori particolarmente provata dalle conseguenze della crisi pandemica.

Al fine di non far cadere il Bonus chef,  l’articolo 18 quater della legge di conversione del DL 228 del 2021 (decreto Milleproroghe) ha sostituito la precedente data del 30 giugno 2021 con la data del 31 dicembre 2022. Questo implica che coloro che esercitano la professione di cuoco possono ancora oggi maturare il credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali durevoli e dei costi per i corsi di aggiornamento professionale.

Caratteristiche del credito d’imposta del Bonus Chef

Le spese che danno diritto a maturare il credito di imposta del Bonus Chef sono quelle inerenti l’acquisto di beni strumentali durevoli in classe energetica elevata per la conservazione, lavorazione, trasformazione e cottura dei prodotti alimentari, inoltre si possono acquistare strumenti professionali per il settore ristorazione. I corsi di aggiornamento devono naturalmente riguardare la professione.

Il Bonus Chef spetta per un limite di spesa massimo di 6.000 euro. Gli importi maturati potranno essere utilizzati in compensazione per il pagamento delle imposte mediante modello F24, è però escluso l’utilizzo per IRPEF e IRAP. Il credito di imposta può inoltre essere ceduto a banche, istituti di credito e altri intermediari finanziari.

Naturalmente siamo in attesa del decreto attuativo che ora dovrebbe essere una priorità dei ministeri coinvolti vista la proroga dei termini e quindi la volontà di confermare il Bonus Chef. Solo in seguito sarà possibile utilizzare i crediti maturati in compensazione delle imposte.

Modello F24: l’errore da evitare per non essere soggetto a sanzioni

Per versare le tasse in Italia c’è un modello grazie al quale i contribuenti possono pagare il dovuto all’erario per quel che riguarda la stragrande maggioranza delle imposte. Ci riferiamo, nello specifico, all’F24 che, tra l’altro, è noto per essere un modello di pagamento unificato. Dato che, con un’unica operazione non solo si possono pagare le tasse, ma queste si possono pure compensare con eventuali ed altri crediti fiscali maturati.

Pur tuttavia, anche per il modello F24 occorre fare molta attenzione alla fase di compilazione evitando degli errori. Vediamo allora qual è l’errore, o comunque quali sono gli errori più comuni che, per il modello F24, occorre sempre evitare. Altrimenti poi il contribuente può essere anche soggetto a sanzioni.

Quali sono gli errori più comuni legati all’utilizzo del modello di pagamento unificato F24

Nel dettaglio, l’errore più comune nella compilazione e nella trasmissione del modello F24 è quello relativo alla scelta corretta del codice tributo. In tal caso, infatti, con tale errore si rischia di pagare una tassa per un’altra. Gli altri due errori più comuni, compilando il modello di pagamento unificato F24, sono invece legati sia al periodo di riferimento. Sia alla corretta indicazione del codice fiscale.

Un altro errore da evitare, per non essere soggetto a sanzioni inevitabili, è quello relativo alla mancata trasmissione quando l’F24 è a saldo zero. Pure con saldo zero, infatti, il modello di pagamento unificato deve essere comunque trasmesso al Fisco. Altrimenti scatterà una sanzione che è pari a 100 euro. E che si dimezza a 50 euro se e solo se il ritardo nella trasmissione non supera i 5 giorni lavorativi.

Per non commettere questi ed altri tipi di errori sull’F24, la soluzione migliore è quella di affidarsi ad un esperto fiscale e contabile. Per esempio, al proprio commercialista di fiducia. O comunque leggere attentamente le istruzioni di compilazione dell’F24 che sono reperibili insieme al modello collegandosi al sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Pagamenti con F24 Web, come si usa il servizio delle Entrate e quali vantaggi offre

Senza spreco di carta, e senza scaricare alcun software, l’Agenzia delle Entrate permette di pagare le imposte con il modello F24 online ed in tutta sicurezza grazie ad un applicativo che, peraltro, è di facile utilizzo. Si tratta, nello specifico, di F24 Web, il servizio dell’Agenzia delle Entrate che è accessibile dal portale del Fisco accedendo con le proprie credenziali. Vediamo allora, per i pagamenti con F24 Web, come si usa il servizio delle Entrate e quali vantaggi offre al contribuente.

Come si accede al servizio online F24 Web dell’Agenzia delle Entrate

L’accesso al servizio online F24 Web dell’Agenzia delle Entrate, come sopra accennato, è subordinato alla registrazione ai servizi telematici del Fisco. Quindi, F24 Web è accessibile solo via Fisconline o via Entratel con accesso tramite le credenziali.

E quindi con autenticazione utilizzando SPID – il Sistema Pubblico di Identità Digitale, la Carta d’identità elettronica (CIE) o la Carta nazionale dei servizi (CNS). Le imprese ed i professionisti, inoltre, possono utilizzare per l’autenticazione pure le credenziali dell’Agenzia delle Entrate che invece, per i cittadini, sono state dismesse dallo scorso 1 ottobre del 2021.

A cosa serve il servizio F24 Web e quali vantaggi offre al contribuente

Dal portale dell’Agenzia delle Entrate, attraverso i servizi telematici, F24 Web è un servizio che permette al contribuente, direttamente via Internet, di compilare e di trasmettere il modello di versamento F24. Ed il tutto con il vantaggio di pagare il dovuto senza l’applicazione di spese di versamento di natura bancaria o postale.

Come funziona F24 Web, dall’addebito sul conto corrente alla possibilità di annullare il pagamento

F24 Web è un servizio online per il versamento delle imposte che è sicuro. In quanto la trasmissione dei dati è cifrata. Inoltre, per pagare con il servizio F24 Web occorre indicare il codice IBAN. In quanto l’addebito delle tasse da pagare avviene su conto corrente bancario o postale del contribuente. E quindi non su altri strumenti di pagamento come la carta di credito.

I pagamenti F24 Web, inoltre, possono essere inseriti a sistema in anticipo rispetto alla scadenza. Così come il pagamento F24 Web inserito può essere annullato fino al penultimo giorno lavorativo antecedente la data di versamento che è stata indicata dal contribuente.

In alternativa al servizio F24 Web c’è pure il software, ecco come e dove si scarica

In alternativa al servizio online F24 Web, sempre per il pagamenti con il modello unificato, c’è pure il software che si può scaricare per l’installazione dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta, nello specifico, del pacchetto software che è composto da due applicativi. Ovverosia, dal software di compilazione F24 e dal software di controllo.

Bonus 10.000 euro alle imprese che utilizzano materiali dal riciclaggio dei rifiuti

È stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 297 del 15 dicembre 2021 il decreto del 6 ottobre scorso relativo ai contributi del ministero per la Transizione ecologica (Mite) a favore delle imprese che utilizzino materiali dal riciclo dei rifiuti. Il contributo si può utilizzare sotto forma di credito di imposta e andrà a favore delle imprese che, nell’anno 2020, abbiano utilizzato prodotti e materiali derivanti per non meno del 75% della loro composizione da:

  • riciclo di rifiuti o dei rottami;
  • composti di qualità.

Bonus prodotti derivanti dal riciclaggio di rottami, rifiuti e composti: ecco quali sono

I requisiti tecnici e le certificazioni relativi ai materiali che possono essere e dei prodotti ai fini del contributo del credito di imposta sono fissati dal decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale. In particolare, le agevolazioni sono accessibili per l’anno 2020 se si sono comprati prodotti derivanti:

  • da semilavorati e prodotti finiti che derivino per non meno del 75% della loro composizione, dal riciclaggio di rottami o di rifiuti;
  • da composti di qualità che derivino dal trattamento della frazione organica differenziata dei rifiuti.

A quanto ammonta il bonus per l’utilizzo di materiali di riciclaggio da rottami e rifiuti?

Il contributo alle imprese e ai soggetti che siano titolari di redditi da lavoro autonomo spetta nella formula del credito di imposta per il 25% di quanto pagato per l’acquisto del bene derivante da riciclaggio. Il massimo del contributo ottenibile è pari a 10 mila euro per ciascun beneficiario.

Come utilizzare il credito di imposta del bonus di prodotti riciclati?

Il credito di imposta derivante dalla misura non può essere cumulabile con quello previsto dal comma 73, dell’articolo 1, della legge numero 145 del 30 dicembre 2018. Ai fini dell’utilizzo del credito di imposta, lo stesso comma prevede che il beneficio debba essere indicato nella dichiarazione dei redditi per il periodo di imposta corrispondente e nelle dichiarazioni inerenti i periodi di imposta susseguenti fino a quello in cui si conclude l’utilizzo del prodotto ottenuto dal riciclo. Inoltre, il credito di imposta va fruito solo in compensazione con la presentazione del modello F24 attraverso i canali telematici dell’Agenzia delle entrate.

Bonus riciclo, come si presenta la domanda?

Per la presentazione della domanda è necessario richiedere l’accesso al canale telematico messo a disposizione. L’indirizzo per inviare l’istanza è minambiente.it. È. necessario attendere l’attivazione della piattaforma ma, una volta entrata in funzione, i contribuenti avranno 60 giorni per inoltrare la domanda.

Bonus pubblicità, è disponibile il modello di domanda per il credito di imposta

Sono disponibili sul portale dell’Agenzia delle entrate le informazioni relative al bonus pubblicità, nonché il modello di comunicazione per presentare domanda del relativo credito di imposta. Lo rende noto la stessa Agenzia delle entrate in attuazioni delle disposizioni dell’articolo 67 bis del decreto legge numero 73 del 25 maggio 2021, convertito nella legge 106 del 2021.

Bonus pubblicità, chi può presentare domanda di credito di imposta

Possono presentare domanda del bonus pubblicità i titolari degli impianti pubblicitari privati o concessi a soggetti privati. Gli impianti devono essere destinati all’affissione dei manifesti o per simili installazioni pubblicitarie di natura commerciali. Sono inclusi i pannelli luminosi o le proiezioni di imagini, purché non rientranti nelle insegne di esercizio.

Come inviare domanda per il bonus pubblicità?

La comunicazione deve essere inviata esclusivamente per via telematica dal portale dell’Agenzia delle entrate. La domanda del bonus pubblicità può essere inoltrata direttamente dal contribuente oppure da incaricati alla trasmissione delle dichiarazioni. Il termine per l’invio delle domande, si legge nella nota dell’Agenzia delle entrate numero 295258 del 29 ottobre 2021, è fissato dal 10 febbraio 2022 al 10 marzo 2022.

Ricevuta dell’Agenzia delle entrate per la domanda di bonus pubblicità presentata

In questo lasso di tempo il contribuente può inviare una nuova comunicazione che va a sostituire integralmente quella eventualmente trasmessa in precedenza. L’ultimo invio prevale su tutte le precedenti comunicazioni. Nei medesimi termini può essere inviata la comunicazione di rinuncia integrale al credito di imposta inviata in precedenza. Entro 5 giorni dall’invio della domanda l’Agenzia delle entrate rilascia una ricevuta che attesta la presa in carico dell’istanza stessa. Potrebbe arrivare anche un avviso di scarto della domanda con le relative motivazioni.

Importo credito di imposta spettante per il bonus pubblicità

Il credito di imposta spettante per il bonus pubblicità è attribuito nella misura proporzionale all’importo dovuto nel 2021 a titolo di canone patrimoniale di autorizzazione, di concessione o di esposizione pubblicitaria. Il periodo di tempo per l’esposizione dei messaggi pubblicitari deve essere inferiore ai 6 mesi. Inoltre, l’Agenzia delle entrate calcolerà, con un successivo provvedimento, la quota percentuale di credito di imposta effettivamente fruibile dai richiedenti. Tale percentuale, moltiplicata per l’importo del canone dovuto nel 2021, determinerà il tetto massimo di fruizione del bonus stesso.

Come si può usare il credito di imposta del bonus pubblicità?

Il credito di imposta del bonus pubblicità riconosciuto ai richiedenti può essere utilizzato in compensazione. Per l’utilizzo è necessario presentare il modello F24 esclusivamente per via telematica sul portale dell’Agenzia delle entrate. L’esito della domanda tramite il modello F24 sarà negativo nel caso in cui il credito di imposta risultasse superiore all’ammontare massimo della misura. Lo scarto, in ogni modo, viene comunicato al richiedente. Per la compilazione del modello F24 utile alla compensazione l’Agenzia delle entrate provvederà a emettere un nuovo avviso con le relative istruzioni.

Imposizione contributiva artigiani e commercianti, come scaricare F24 dal sito Inps

Sono disponibili sul sito Inps i dati relativi agli importi e ai codici utili per la compilazione dei modelli F24 ai fini dell’imposizione contributiva di artigiani e commercianti. È lo stesso Istituto di previdenza a informare le categorie lavorative interessate con la circolare numero 17 del 9 febbraio 2021 e con il messaggio numero 1861 del 10 maggio 2021.

Circolare Inps per i contributi di artigiani e commercianti

Con la circolare numero 17, avente a oggetto “Artigiani ed esercenti attività commerciali: contribuzione per l’anno 2021”, l’Inps ha comunicato gli importi dei contributi dovuti sia dai commercianti che dagli esercenti delle attività commerciali per il 2021. In particolare, gli autonomi appartenenti alle due categorie lavorative devono scaricare e pagare l’F24 ogni tre mesi, alle scadenze prefissate del 16 maggio, del 20 agosto, del 16 novembre e del 16 febbraio dell’anno successivo.

Imposizione contributiva artigiani e commercianti, la comunicazione Inps

Inoltre, l’Istituto previdenziale ha fatto presente che i dati di dettaglio della contribuzione dovuta per lo stesso anno alle scadenze fissate dalla legge, e i codici Inps (o codeline) necessari per compilare i modelli “F24” e le informazioni sul modello “F24 precompilato”, nonché quelle sull’Associazione di categoria e i relativi importi delle quote dovute per i soggetti interessati, sono reperibili sul sito stesso dell’Inps nella sezione del “Cassetto previdenziale per Artigiani e Commercianti”. Da questa sezione è necessario accedere alla “Posizione assicurativa” e, successivamente, ai “Dati del modello F24”.

Artigiani e commercianti, accesso al sito Inps

Pertanto, la procedura per scaricare i contributi da versare tramite il modello F24 per artigiani e commercianti va fatta interamente sul sito Inps. Dal sito ufficiale è necessario accedere alla sezione “Entra in MyINPS” e inserire il codice fiscale e il Pin. In alternativa si può usare lo Spid, la Carta di identità elettronica (CIE) o la Carta nazionale dei servizi (CNS).

Sito Inps, come arrivare facilmente al ‘Cassetto previdenziale artigiani e commercianti’

Una volta che l’artigiano o il commerciante ha effettuato l’autenticazione sul sito dell’Inps si può procedere con il fare una ricerca dalla sulla barra posta in alto, in corrispondenza della lente di ingrandimento. Le parole da digitare per abbreviare il percorso sono “cassetto commercianti”. In base ai risultati della ricerca è necessario cliccare su “Cassetto previdenziale per artigiani e commercianti”. In questa sezione, il portale chiede di digitare il codice che compare nell’immagine per poter procedere.

I dati del modello F24 nel Cassetto previdenziale

Successivamente si accede nel dettaglio del cassetto previdenziale: dal menù di sinistra la sezione di interesse è “Posizione Assicurativa” e poi, dalla tendina che si apre, “Dati del modello F24“. Il sistema propone vari F24, ma i modelli di interesse sono quelli per i quali sono dichiarati gli importi. Il primo dato in alto della colonna che può comparire è quello del 16 febbraio che è relativo all’importo dell’anno precedente. In successione si visualizzano gli importi relativi all’anno in corso e, in particolare:

  • la scadenza del 16 maggio;
  • quella del 20 agosto;
  • la scadenza del 16 novembre;
  • in basso, la scadenza 16 febbraio dell’anno successivo.

Come leggere e scaricare i dai Inps relativi ad artigiani e commercianti

Nella stessa schermata, l’artigiano o il commerciante visualizzerà la colonna “Periodo dal” e “Periodo al” che descrive il periodo di competenza per il pagamento dei contributi. Nella colonna “Importo euro” il portale mostra i modelli F24 che sono stati già calcolati dall’Inps e la relativa data di scadenza. Per scaricare i modelli F24 è sufficiente cliccare sul simbolo del Pdf, posto all’estremità destra dello schema.

Modello F24 elide: quando si usa e come si compila

Il modello F24 elide viene utilizzato per tutti quei pagamenti che non sono fattibili con il modello F24 ordinario. Tuttavia ecco per cosa si usa.

Modello F24 elide: cosa si può versare?

Il modello F24 “elide” si chiama così perché è l’abbreviazione di “Elementi identificativi”. Tramite il modello F24 elide il contribuente può pagare una serie di versamenti. Pertanto possiamo così riassumerli:

  • il contributo unificato per il processo amministrativo;
  • imposta di registro, i tributi speciali e compensi, l’imposta di bollo, le sanzioni e gli interessi relativi alla registrazione di contratti di locazione e affitto di bene immobili;
  • addizionali erariale alla tassa automobilistica
  • imposte e tasse ipotecarie, tributi speciali catastali e relativi accessori, interessi e sanzioni amministrative, e di ogni altro corrispettivo dovuto agli Uffici Provinciali- Territorio connesso al rilascio di certificati. Ma anche imposte dovute per copie e attestazioni, estrazione dati e riproduzioni cartografiche, nonché alla presentazione di atti di aggiornamento catastali presso gli Uffici medesimi;
  • l’Iva per estrazione di beni dal deposito IVA;
  • i diritti di brevetto e tasse sui marchi;
  • l’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali dovuta dai soggetti che svolgono attività di raccolta di prodotti selvatici e legnosi e delle piante officinali spontanee;
  • l’Iva per l’immatricolazione dei veicoli acquistati nel mercato intracomunitario;
  • le sanzioni irrogate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato;
  • l’imposta di acquisto e l’immatricolazione in Italia di veicoli di categoria M1 con emissione eccedenti la soglia di 160 co2 g(km), di cui all’articolo 1, comma 1042, della legge n.145 del 2018;
  • l’iva per l’immissione in consumo dei prodotti dal deposito fiscale o per l’estrazione dal deposito di un destinatario registrato, di cui all’art. 1, comma 937, della legge n.205 del 2017.

Come si compila il modello?

Il modello F24 elide è diviso in sezioni. La parte superiore a destra viene compilata dall’agenzia bancaria o postale che si sta occupando di far effettuare, al contribuente, il pagamento per l’accredito alla tesoreria competente. Mentre nella sezione contribuente si inseriscono i dati di chi sta effettuando il pagamento:

  • codice fiscale, dati anagrafici, domicilio fiscale;
  • codice fiscale del coobligato, erede, genitore, tutore o curatore fallimentare, quando rischiesti.

La sezione erario richiede alcuni dati importanti:

  • il codice dell’ufficio destinatario del pagamento o che ha emesso l’atto. Inoltre il codice ufficio è formata da tre lettere, ad esempio per la città di Catania è TXN.
  • il codice atto a cui si riferisce il pagamento. Se il contribuente effettua il pagamento per più atti, devono essere compilati tanti modelli quando sono gli atti. Ad esempio in un contratto di locazione, nel caso di rinnovo, alla voce “codice atto”, si compila con il numero di registrazione del contratto.
  • la tipologia di versamento per la quale è prevista l’indicazione di particolari elementi identificativi. Tutti i tipi sono indicati nella seguente tabella dell’Agenzia delle entrate.

Inoltre non dimenticare l’ann o di riferimento del pagamento e l’importo a debito. Il modello nella parte finale va firmato con una firma chiara.

Casi particolari di compilazione

A questo punto è giusto fare delle precisazioni. Nel caso di versamento dell””IVA immatricolazione auto UE” , nelle specifiche colonne devono essere riportati nel “tipo” veicolo(A=autoveicolo, M=monoveicolo, R=rimorchio), il numero di telaio, il codice tributo, l’anno a cui fa riferimento il versamento indicato con quattro cifre: ad esempio 2021. Mentre se si tratta di tributi per i servizi di aggiornamento dei registri immobiliari, o modifiche a contratti di locazione commerciale o ordinari, devono essere riportati:

  • nella sezione “Contribuente”, il codice fiscale e i dati anagrafici del soggetto che effettua il versamento
  • nella sezione “Erario e altro”:
    • “codice ufficio”: il codice dell’Ufficio provinciale- Territorio presso cui è effettuata l’operazione per la quale è dovuto il pagamento
    • “tipo” la lettera “R”
    • “elementi identificativi” l’identificativo numerico del titolo (obbligatorio solo per imposte e tasse ipotecarie)
    • “codice” il codice tributo
    • “anno di riferimento” l’anno di formazione del titolo,
    • “importi a debito versati” gli importi da versare.

Completa il modulo la firma del contribuente. In ogni caso l’ultimo riquadro in basso sugli “Estremi del versamento” è una sezione a carico della posta o della banca, quindi  non va compilata dal contribuente.

Come di paga il modello F24 elide?

I soggetti possesso di partita IVA devono pagare telematicamente il modello. Anche i soggetti privati possono utilizzare la stessa metodologia. Inoltre i versamenti possono essere fatti, presso gli sportelli di qualunque agente della riscossione, banca o posta. Il pagamento può essere effettuato:

  • in contanti;
  • assegni bancari o postali tratti dal contribuente a favore di se stesso o con assegni circolari o vaglia postali o assegni postali vidimati, emessi dallo stesso contribuente, e girati per l’incasso alla banca o alla Posta;
  • addebito su conto corrente;
  • parte PagoBancomat, presso gli sportelli abilitati;
  • assegni circolari e vaglia cambiari presso gli agenti di riscossione;
  • carta Postamat, Postepay.

 

Modello F24: cos’è, a cosa serve e come si compila

Il modello F24 permette al contribuente di pagare molti suoi doveri. Una guida completa all’utilizzo corretto e alla compilazione.

Modello f24: cos’è?

Il modello F24 viene utilizzato da tutti i contribuenti, sia possessori di partita IVA che non, per il versamento di molti contribuiti, premi e tributi. Tuttavia si tratta di un modello “unificato” perché permette di effettuare con un’unica operazione di pagamento, la compensazione di eventuali crediti d’imposta. Il modello è obbligatorio e precompilabile anche online, tramite il sito dell’Agenzia delle entrate. Mentre i contribuenti titolari di partita Iva hanno l’obbligo di utilizzare, anche tramite intermediari, le modalità telematiche di pagamento.

Quali tributi possono essere pagati con il modello?

Il modelloF24 è usato per pagare moltissimi tributi:

  • ritenute sul redditi da lavoro e sui redditi da capitale;
  • Iva;
  • Irap;
  • diritti camerali:
  • tasse scolastiche;
  • imposta sulle assicurazioni;
  • imposte sui redditi delle persone fisiche (Irpef);
  • addizionali regionali e comunali;
  • somme dovete per la registrazione di contratti di locazione;
  • accise, imposte di consumo e di fabbricazione
  • contributi Inps, Inail, Inpgi, Cipag, Cnpr, Enpacl, Enpap, Enpapi, Epap, Eppi, Cnocl e premi Inail
  • Imu, Imi, Imis, Tari e Tasi
  • imposta e contributi di soggiorno:
  • Tosap/Cosap, Imposta comunale sulla pubblicità/canone per l’installazione di mezzi pubblicitari. Nel modello F24 nello spazio “codice ente/codice comune” deve essere riportato il codice catastale del Comune in cui sono ubicati gli immobili o le aree e gli spazi occupati
  • alcune tipologie di proventi derivanti dall’utilizzo dei beni di Demanio e di Patrimonio dello Stato sulla base delle comunicazioni specificatamente trasmesse agli utilizzatori;
  • le somme dovute in relazione alla presentazione della dichiarazione di successione (imposta sulle successioni, imposta ipotecaria e catastale, tasse ipotecarie, imposta di bollo, Invim e tributi speciali, nonché i relativi accessori, interessi e sanzioni)
  • imposta sostitutiva sui finanziamenti
  • somme da corrispondere agli uffici provinciali- territorio dell’Agenzia delle entrate in relazione ai servizi ipotecari e catastali
  • le imposte e i relativi interessi, sanzioni e accessori richiesti dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate in sede di registrazione degli atti giudiziari emessi a partire dal 23 luglio 2018.

Come si compila il modello F24?

Il modello è suddiviso in sezioni. Quindi si utilizza la sezione Erario per il pagamento di: Ires, Iva e Irap. Mentre la sezione Regioni per le imposte regionali e le addizionali comunali Irpef. Infine la sezione Comunali per il pagamento di Imu ed eventuali altri tributi locali. I campi principali da compilare sono quelli relativi a:

  • contribuente;
  • coobligato;
  • codice tributo;
  • Anno di riferimento;
  • Regioni;
  • Imu ed altre imposte locali.

Nella parte dedicata al contribuente vanno inseriti di dati anagrafici completi, compreso il Codice fiscale. Il coobligato è da indicare solo se presente. Il codice tributo serve ad identificare l’imposta da pagare. Così come è da inserire l’anno a cui fa riferimento quel pagamento. Per le imposte comunali attenzione ad inserire il Codice catastale del Comune a cui sono riferite.

Come si effettuano i pagamenti?

Occorre fare subito una distinzione tra le persone fisiche e i titolari di partita Iva. Infatti questi ultimi hanno l’obbligo di presentare telematicamente il modello F24. Comunque sia il contribuente persona fisica può pagare il proprio F24 sia negli sportelli abilitati dall’agenzia di riscossione, sia presso gli uffici postali o bancari. Inoltre il pagamento può essere fatto tramite contante, sempre se non supera il limite massimo di circolazione. Ma sono ammessi anche altri metodi di pagamento, come carte di credito, assegni, vaglia, carta prepagate o tramite bancomat o postamat. Mentre i possessori di partita IVA possono percorre due strade:

  • pagare personalmente;
  • tramite intermediario abilitato.

Nel primo caso il contribuente può effettuare i pagamenti tramite accesso ai canali Fisconline e Entratel. Oppure tramite qualsiasi servizio di home banking, se offerto come servizio dalla propria banca. Se invece si paga attraverso l’ausilio di un intermediario, saranno questi ultimi a provvedere al pagamento, su delega dell’interessato. Comunque sia possono sfruttare gli stessi canali, se abilitati.

Altri consigli utili per la corretta compilazione

Gli importi da versare devono essere compisti da quattro cifre: le prime due, la virgola e due cifre decimali. Se ci sono le cifre decimali, occorre prestare attenzione agli arrotondamenti. Infatti se la terza cifra è uguale o superiore a 5, l’arrotondamento deve essere fatto per eccesso. Mentre se la terza cifra è minore a 5, l’arrotondamento deve essere fatto per difetto. Il modello F24 deve essere sempre firmato dal contribuente. Si ricorda che questo modello permette anche di fare operazione di compensazione con credito d’imposta ed eventuali ravvedimenti. Per questo motivo si presenta anche il modello F24 a saldo zero. Qualora questo non fosse presentato, la legge prevede una sanzione di 100 euro, ridotta a 50 euro se il ritardo non è superiore a cinque giorni lavorativi. Per procedere al ravvedimento è prevista un addebito pari a:

  • 5,56 euro se il modello è presentato entro 5 giorni lavorativi;
  • 11,11 euro se presentato entro 90 giorni.

Se la sanzione supera 90 giorni lavorativi occorre versare:

  • 12,50 euro (1/8 di 100 euro), se il modello F24 viene presentato entro un anno dall’omissione
  • 14,29 euro (1/7 di 100 euro) se il modello F24 a saldo zero viene presentato entro due anni dall’omissione
  • 16,67 euro (1/6 di 100 euro) se l’F24 a saldo zero viene presentato superati i due anni dall’omissione
  • 20 euro (1/5 di 100 euro) se il contribuente si ravvede dopo che la violazione viene constatata con un processo verbale.