Riforma pensioni, al via estensione di Opzione Donna e Ape Sociale

Il nodo pensioni è uno dei più importanti da sciogliere, tra chi chiede l’aumento degli importi delle minime e chi invece una riforma strutturale che consenta il superamento della legge Fornero, sembrano non esservi punti di contatto. L’unica cosa che sembra per ora certa è l’estensione di Opzione Donna. Le ultime indiscrezioni trapelate.

Riforma pensioni, si va verso la conferma Quota 103

Le notizie sull’andamento dei lavori inerenti la riforma delle pensioni arrivano da Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro e alle Politiche sociali . I punti fermi sembrano essere pochi, si va verso la conferma di Quota 103, cioè lo scivolo pensionistico che consente di andare in pensione in anticipo rispetto ai requisiti richiesti dalla legge Fornero. Quota 103 permette di andare in pensione con 61 anni di età e 42 anni di contributi.

Questa resterà anche per il 2024 la norma “ordinaria” per andare in pensione. Non è ancora arrivato il momento del superamento, e forse mai arriverà, l’ostacolo vero è infatti rappresentato dai fondi disponibili che sono sempre troppo pochi.

Opzione donna, coma cambia nel 2024?

Secondo le dichiarazioni di Durigon si va verso l’estensione per Opzione Donna. La legge di bilancio 2023 ha riformato Opzione Donna introducendo requisiti più stringenti, il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli.

Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda:

  • svolgere assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità;
  • avere un’invalidità civile di almeno il 74%;
  • risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi.

I requisiti visti sono disgiunti, cioè non occorre possederli tutti, ne basta uno.

Aver reso così rigide le condizioni per accedere a Opzione Donna, insieme all’importo dell’assegno ridotto del 30% hanno procurato un forte calo dei pensionamenti, le domande presentate nel 2023 sono sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022. Proprio per questo si sta pensando di eliminare lo scaglione di età legato al numero di figli.

Un ulteriore alleggerimento dei requisiti potrebbe riguardare anche l’Ape Sociale, in questo caso non vi sono però ancora indicazioni sulla strada che il Governo vorrebbe prendere per allargare la platea dei possibili beneficiari.

Ricordiamo che l’eventuale estensione di Opzione Donna e dell’Ape Sociale saranno inserite in un dossier all’interno della legge di bilancio 2024. Una legge di riforma delle pensioni strutturale dovrà ancora attendere.

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Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

Pensioni, Quota 96 al vaglio del Governo. È una strada percorribile?

Tra i temi caldi del prossimo autunno c’è sicuramente la riforma delle pensioni, sono già molte le idee che circolano, più meno fondate e tra queste spunta Quota 96, ma di cosa si tratta e come dovrebbe funzionare?

Sarà introdotta Quota 96?

La legge Fornero non è mai piaciuta agli italiani, proprio per questo di anno in anno sono state adottate diverse misure volte a riconoscere degli scivoli pensionistici, ci sono stati Quota 100, Quota 101, Opzione donna, Ape sociale. Gli scivoli pensionistici rappresentano un’eccezione rispetto alla norma generale rappresentata proprio dalla legge Fornero.

Tra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è invece il superamento della legge Fornero con una riforma delle pensioni strutturale. In realtà questa ipotesi è avversata anche dall’Unione Europea che chiede all’Italia di adottare una legge in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea visto che in genere gli italiani vanno in pensione prima.

Fatta questa premessa, vediamo la situazione. Tra le ipotesi che circolano insistentemente in queste ore vi è Quota 96 che permetterebbe di andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi versati.

Come dovrebbe funzionare Quota 96?

La possibilità di introdurre Quota 96 dipende dalla manovra economica da varare in autunno, infatti il problema reale è di tipo economico, consentire alle persone di andare in pensione a 61 anni rispetto alle attuali condizioni vuol dire anticipare molto l’accesso al pensionamento. Deve però essere ricordato che per il biennio 2023-2024 si prevede un aumento della spesa pensionistica che raggiungerà la percentuale del 16,2% del Pil, nel 2022 era il 15,6%. Questo vuol dire che lo spazio di movimento non è molto.

Per forza di cose dovranno essere inseriti dei correttivi che consentano in un certo senso di restringere il campo o meglio i potenziali beneficiari.

In base a quanto emerge fino ad ora, Quota 96 dovrebbe essere riservata a coloro che fanno lavori gravosi/usuranti, sarebbe quindi una norma volta a sostituire l’Ape Sociale.

Rispetto però all’attuale Ape Sociale non sarebbero richiesti ulteriori requisiti a parte lo svolgere un lavoro gravoso e aver raggiunto la fatidica Quota 96.

In realtà sembra che ad oggi l’ipotesi più probabile sia un posticipo dell’uscita dalla legge Fornero e una conferma per Quota 103. Anche una stabilizzazione di Quota 103 sembra improbabile perché nel report della Ragioneria si evince che l’introduzione in via permanente di Quota 103 produrrebbe una maggior incidenza della spesa in rapporto al Pil valutabile in 8,4 punti percentuali rispetto ai risultati della legislazione vigente.

Che fine ha fatto Quota 41?

Strada stretta anche per Quota 41 voluta dalla Lega, cioè la possibilità per tutti, indipendentemente dall’età, di andare in pensione con 41 anni di contributi, infatti secondo i calcoli della Ragioneria ci vorrebbero tra i 5 miliardi di euro e i 9 miliardi di euro, somme che potrebbero mandare il tilt il sistema. In questo caso si parla però di introdurre la riforma con un sistema completamente contributivo, cioè con una riduzione degli importi pensionistici.

Si proverà forse ad agire con la pensione per i lavori usuranti/gravosi, ma non è dato sapere per ora se con qualche penalizzazione sull’assegno pensionistico.

In poche parole la strada è molto in salita.

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Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Intelligenza artificiale, l’Inps prova l’assistente virtuale di Opzione donna

Negli ultimi mesi si sente sempre più spesso parlare di intelligenza artificiale applicata in vari settori e non poteva mancare l’Inps, che ha deciso di sperimentare l’intelligenza artificiale nel servizio di assistenza virtuale per Opzione Donna.

INPS, l’assistenza per Opzione Donna sarà fornita dall’intelligenza artificiale

Opzione donna è l’anticipo pensionistico riservato alle donne, rimandiamo agli articoli di approfondimento per capire chi può percepirla e quali sono le condizioni e gli importi. Ciò che qui interessa è che online è ora presente l’assistente virtuale pronto a rispondere a tutte le domande delle persone interessate a tale anticipo pensionistico. A rispondere non sarà una persona, un collaboratore Inps, ma l’intelligenza artificiale. A renderlo noto è l’Inps con il Messaggio 2659 del 14 luglio 2023.

Si tratta di una fase sperimentale, l’assistente virtuale dovrebbe fornire all’utente risposte immediate e puntuali e garantirgli il giusto orientamento tra le varie prestazioni sociali a cui è possibile accedere. L’assistente virtuale creato con intelligenza artificiale rientra nel percorso strategico di innovazione e digitalizzazione, in linea con gli obiettivi del PNRR.

Assistente virtuale AI per l’assistenza Inps, cosa è in grado di fare?

L’assistente è in grado di dialogare con l’utente come se fosse una persona vera in quanto èriesce a ricordare tutte le domande e le risposte date nel corso del colloquio, quindi fornisce un’esperienza reale, intuitiva e soprattutto completa, proprio come se si parlasse con un collaboratore in carne ed ossa.

Nelle varie risposte fornite all’utente sarà incorporato anche un link di approfondimento all’argomento oggetto di dialogo, in questo modo l’utente potrà avere in modo semplice tutte le informazioni di cui ha bisogno.

Sarà possibile presentare all’assistente virtuale anche domande di tipo comparativo, ad esempio le differenze che vi sono tra due specifiche prestazioni, ad esempio la pensione Opzione donna e Ape sociale. L’Inps sottolinea che nelle comunicazioni con l’Inps attraverso l’uso dell’assistente virtuale sono adottati protocolli di sicurezza particolarmente elevati e di conseguenza non vi ri

La fase sperimentale dell’applicazione dell’intelligenza artificiale nei servizi Inps durerà 4 settimane. Al termine di queste potranno essere applicati degli aggiustamenti inoltre il servizio potrà essere esteso a tutte le altre prestazioni Inps e non solo a Opzione Donna.

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Arriva Over 60, la pensione che sostituisce Opzione Donna

Arriva Over 60, la pensione che sostituisce Opzione Donna

Si lavora alla riforma delle pensioni, si è già anticipato che molto probabilmente per il 2024 non ci sarà una riforma strutturale che consenta di superare la legge Fornero, si andrà verso una probabile conferma della Quota 103, ma si sta lavorando anche a una modifica di Opzione donna. L’ipotesi più quotata è l’introduzione di uno scivolo pensionistico per le Over 60. Ecco quali sono le possibili novità.

Scivolo pensionistico Over 60, sostituisce Opzione Donna

L’ipotesi dello scivolo pensionistico per le donne Over 60 è allo studio dei tecnici del Governo. In base a quanto emerge non si tratta di una vera pensione ma di un anticipo pensionistico e di conseguenza solo al raggiungimento di 67 anni di età si avrà il ricalcolo delle spettanze e la definizione dell’assegno pensionistico vero e proprio.

Per ora si tratta solo di ipotesi che potranno concretizzarsi dopo settembre, cioè dopo la nota di aggiornamento al Def che consentirà di capire il budget realmente disponibile per gli eventuali anticipi pensionistici.

Il superamento di Opzione Donna sembra essere scontato, infatti già dal 2023 è stato depotenziato, oltre ad esservi stato un aumento dell’età per accedervi, ha avuto una limitazione anche la platea delle potenziali beneficiarie, si tratta infatti di care giver o persone difficili da ricollocare nel mondo del lavoro in seguito a crisi aziendale, persone con un’invalidità almeno del 74%.

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Come funzionerà la pensione Over 60 per donne?

In base alle prime indiscrezioni, la pensione per le Over 60 dovrebbe essere erogata per 12 mesi, non si percepisce quindi la tredicesima, inoltre non può avere un importo superiore a 1.500 euro al mese. L’anticipo pensionistico secondo le ipotesi allo studio dovrebbe essere limitato a coloro che svolgono lavori usuranti. Questa ipotesi andrebbe a diminuire in modo notevole la platea delle potenziali beneficiarie. Si tratterebbe quindi di un anticipo pensionistico ibrido tra Ape Sociale e Opzione donna.

Dalle indiscrezione emerge che l’obiettivo finale del Governo dovrebbe essere raggiungere 1quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di anzianità contributiva, indipendentemente dall’età anagrafica. Questa ipotesi non sarà però realizzata nel breve termine, non nel 2024. Tra le ipotesi anche il rafforzamento della previdenza complementare attraverso un aumento delle deduzioni riconosciute per i versamenti in fondo pensione per far in modo che le persone raggiungano comunque un assegno pensionistico dignitoso.

Pensioni, verso la proroga di Quota 103 al 2024

La carne sul fuoco del governo Meloni è molta, i nodi principali da risolvere fin da subito erano la riforma delle pensioni per evitare che l’unica possibilità di uscita dal mondo del lavoro fosse la legge Fornero e la riforma fiscale. Mentre sulla riforma fiscale si sta andando avanti, sulla riforma delle pensioni il governo sembra essersi bloccato. Il problema reale sono le risorse, proprio per questo, si va verso la proroga della Quota 103 anche per il 2024, per la riforma della pensione definitiva si dovrà attendere ancora.

Risorse insufficienti per una riforma delle pensioni strutturali, proroga Quota 103

Il problema reale per una riforma delle pensioni strutturale sono le risorse dell’Inps che non sono sufficienti al superamento della legge Fornero. In tutto questo si incardina il commissariamento proprio dell’Inps la cui guida è stata affidata a Micaela Gelera, un tecnico.

Per il 2024 non c’è spazio dal punto di vista economico per aumentare la spesa pensionistica, ed ecco che rispunta la proroga della Quota 103 che altro non è se non un modo per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro andando così ad evitare, in presenza di requisiti stringenti, la legge Fornero.

Le ipotesi in ballo per l’uscita anticipata sono 2: Quota 41 che prevede la possibilità di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica dopo aver maturato 41 anni di contributi. In questo caso la coperta dell’Inps sembra però essere troppo corta.

La seconda possibilità è Quota 103, già in vigore quest’anno. Consente di andare in pensione sempre al raggiungimento di 41 anni di contributi, ma in questo caso è richiesto il doppio requisito, cioè aver compiuto almeno 62 anni di età.

Basta questo piccolo accorgimento a restringere di molto la platea dei potenziali beneficiari.

Cosa succede a Opzione donna?

Restano ancora nel forse anche Opzione donna che nel 2023 ha subito un depotenziamento. I sindacati chiedono un ripristino nella versione antecedente, ma il Governo è restio, il problema è sempre lo stesso, cioè le risorse economiche per poter procedere. Prima di ogni riforma, tra cui in particolar modo quella strutturale, dovranno essere guardati i dati dell’Osservatorio per il monitoraggio della spesa pensionistica, istituito dalla ministra Calderone.

L’obiettivo è valutare la sostenibilità del sistema nei prossimi decenni, tenendo in considerazione anche gli importi degli assegni pensionistici che dovranno essere adeguati al costo della vita e assicurare un’esistenza dignitosa ai pensionati, tutelando in particolare i lavoratori con carriera discontinua.

Tra gli obiettivi c’è anche il potenziamento dei fondi pensione complementari.

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Opzione donna: a che punto è la riforma delle pensioni?

Il tavolo della riforma delle pensioni è aperto e sono diverse le ipotesi che si profilano anche se il punto da tenere in considerazione è sempre far quadrare i conti. Tra le ipotesi allo studio vi è anche una riforma che renda Opzione donna strutturale, ma quali sono le ipotesi per questo anticipo pensionistico?

Cos’è Opzione donna

Opzione donna è l’anticipo pensionistico che consente alle donne di andare in pensione anticipatamente rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero che può essere considerata la legge ordinaria o il regime pensionistico ordinario.

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Attualmente si tratta di una misura prorogata di anno in anno e per il 2023 sono stati anche resi più stringenti i requisiti per poter accedere ad Opzione donna. Nei progetti dell’Esecutivo vi è però l’idea di rendere questa riforma strutturale. Ecco su cosa sono concentrati i lavori del tavolo per la riforma delle pensioni.

Il tavolo di confronto tra Governo e Sindacati su Opzione donna

Il confronto tra sindacati e Governo fino ad ora non ha portato ad alcuna decisione definitiva, segno che l’argomento è spinoso e le reciproche istanze continuano a divergere. Tra le ipotesi allo studio per Opzione donna vi è quella di applicare uno sconto di 4 mesi per ogni figlio. Questo vuol dire che le donne che hanno più figli possano andare in pensione prima rispetto a quelle che non hanno figli o che ne hanno uno solo. La ratio di questa norma è determinata dal fatto che generalmente le donne che hanno figli hanno maggiori difficoltà al rientro al lavoro dopo la gravidanza e quindi faticano ad accumulare contributi.

Dai calcoli fatti sembra che i quattro mesi di anticipo per l’uscita dal mondo del lavoro avrebbero un valore di 700 milioni di spesa in più. I sindacati invece spingono per ritornare alla versione Opzione Donna precedente rispetto alla legge di bilancio 2023 che ha riscritto l’anticipo pensionistico. La versione pre-riforma prevedeva l’uscita dal mondo del lavoro al compimento del 58° anno di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le lavoratrici autonome. Anche nella precedente versione era previsto il requisito contributivo, pari a 35 anni.

Ricordiamo che Opzione Donna è sempre stato un anticipo pensionistico opzionale, cioè le donne pur avendo i requisiti per andare in pensione possono continuare a restare nel mondo del lavoro fino a raggiungere il requisito anagrafico per la Legge Fornero o per altre forme di anticipo pensionistico. Tale opzionalità è dovuta anche al fatto che dal punto di vista economico l’assegno pensionistico è molto ridotto rispetto a quanto effettivamente maturato. I calcoli eseguiti dicono che c’è una perdita media del 30%.

Allarme pensioni: brutte notizie per chi aspetta la riforma

Come promesso il Governo è al lavoro per una riforma strutturale del sistema pensionistico che consenta di superare la Legge Fornero che prevede il pensionamento a 67 anni di età. La strada sembra però in salita perché Pasquale Tridico, presidente Inps, lancia l’allarme sulla sostenibilità del sistema pensionistico. Si ha quindi un vero allarme pensioni perché gli italiani rischiano di veder applicata dal 2024 la legge Fornero senza alcuno scivolo.

Perché è allarme pensioni?

Attualmente ci sono tre scivoli pensionistici prorogati di anno in anno, si tratta di Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, questi consentono di andare in pensione prima di aver maturato i requisiti anagrafici previsti dalla Legge Fornero. Si lavora a Quota 41 cioè una riforma strutturale che consenta di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, ma su questa possibilità vi sono molti dubbi. Infatti consentirebbe a molte persone di andare in pensione in netto anticipo rispetto al requisito anagrafico dei 67 anni di età e quindi per le casse dello Stato potrebbero esservi uscite elevate.

Ad oggi rispetto a un anno fa i conti sono peggiorati e questo perché entro il 2029 si passerà da un rapporto tra lavoratori e pensionati di 1,4 a un rapporto 1,3 e nel 2050 è previsto un pareggio, cioè per ogni lavoratore attivo ci sarà un pensionato. La soglia minima del rapporto per una stabilità a medio e lungo termine per i conti dell’Inps sarebbe 1,5. Il sistema diventa quindi insostenibile e pensare di allargare le maglie è davvero improbabile.

Pasquale Tridico ha sottolineato nella riunione di Governo a cui hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali, che nei conti dell’Inps c’è una criticità generata anche dall’inflazione. Viene sottolineata la necessità di lavorare a una pensione per i giovani in quanto la precarietà che sta caratterizzando questi anni, sta portando i giovani ad accumulare pochi contributi e a rischiare in futuro di avere una pensione non utile a una vita dignitosa in vecchiaia.

Allarme pensioni: i sindacati delusi dal Governo

L’incontro sembra quindi essere stato poco proficuo e a sottolinearlo sono anche i sindacati e in particolare Maurizio Landini, CGIL, che ha sottolineato come non siano emerse reali proposte, termini temporali per la riforma che secondo Landini dovrebbe concludersi entro il mese di aprile. Infine, secondo Landini non vi sarebbero risposte neanche sulle risorse disponibili.

Pensioni: le novità per il 2023. Quota 41 senza requisito anagrafico

Dopo la legge di bilancio resta da sciogliere il nodo pensioni e non è da poco. Le prime indiscrezioni sui piani del futuro arrivano dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni che ipotizza Quota 41. Ecco quali sono gli scenari per il futuro e chi potrà andare in pensione.

Riforma pensioni strutturale: Quota 41 senza requisito anagrafico

Il primo punto fermo è Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età. Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero ha chiarito il Sottosegretario che per ragioni prettamente economiche nella legge di bilancio si è optato per Quota 103, cioè pensione con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, ma il limite anagrafico è destinato ad essere superato.

Non ha mancato di fare riferimento a Opzione Donna, infatti non hanno trovato le risorse per confermare il quadro normativo attualmente vigente. È stato necessario tagliare scegliendo di lasciare Opzione Donna solo per donne con invalidità riconosciuta di almeno il 74%, care giver e donne che hanno perso il lavoro. Rispetto al passato si è optato per un innalzamento del limite di età che sale a 60 anni a cui si aggiunge la previsione della possibilità di ridurre il limite anagrafico solo per donne con figli. Il Sottosegretario ha però sottolineato che nel nuovo anno saranno al lavoro per cercare comunque di introdurre strumenti per l’uscita flessibile dal mondo del lavoro.

Il taglio di Opzione Donna ha consentito di trovare le risorse per aumentare le pensioni più basse, le minime infatti per gli over 75 hanno visto l’importo aumentato a 600 euro.

Rafforzamento del sistema pensionistico integrativo

Tra le prospettive per il futuro in tema di pensioni c’è comunque il rafforzamento del sistema di pensioni integrative che devono essere supportate al fine comunque di alleggerire il peso delle pensioni sull’INPS, questo anche in vista del costante aumento dell’età media. Questo implica che molto probabilmente per chi sceglierà di andare in pensione prima del compimento di una determinata età potrebbe esservi una penalizzazione sugli importi e un’eventuale pensione integrativa potrebbe essere la soluzione per avere un reddito che assicuri comunque sopravvivenza.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha anche sottolineato che rispetto agli altri anni, quest’anno la Ragioneria di Stato ha mosso meno critiche alla legge di Bilancio, segno che il nuovo Governo Meloni ha lavorato bene.

Riforma delle pensioni: ecco cosa ha detto il ministro del Lavoro Calderone

Cosa succederà a chi non ha i requisiti per andare in pensione nel 2023 e a chi pur avendo i requisiti decide di rimandare la pensione? Ecco le prime indiscrezioni sulla riforma delle pensioni che dovrebbe entrare in vigore nel 2024.

Scivoli pensionistici solo per il 2023, nel 2024 ci sarà la riforma delle pensioni organica

Il Governo Meloni si è insediato da poco e fin da subito ha dovuto sciogliere importanti nodi anche di tipo emergenziale, ad esempio la redazione della legge di Bilancio 2023 con approvazione entro il 31 dicembre 2022. Nella legge di bilancio 2023 sono state inserite anche norme sulla pensione per il 2023, misure urgenti in vista della scadenza di Quota 102, opzione donna e Ape Sociale al 31 dicembre 2022. Il rischio era il pensionamento per tutti con la legge Fornero. Deve però aggiungersi che, sebbene la Commissione Europea abbia promosso nel complesso la legge di bilancio 2023, c’è stata la bocciatura di alcuni punti specifici e tra questi vi è proprio l’introduzione di Quota 103 che consente di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Di conseguenza sarà molto difficile una nuova riforma delle pensioni che preveda condizioni migliori rispetto a Quota 103.

Per il 2024 però le cose non andranno così perché il ministro del Lavoro Marina Calderone è già al lavoro, i tavoli specialistici sono già stati convocati, per la vera riforma delle pensione che dovrà portare al superamento della legge Fornero.

I primi dettagli sulla nuova riforma delle pensioni 2024

I primi dettagli della nuova riforma delle pensioni trapelano da un’audizione al Senato.

Dalle prime dichiarazioni emerge che il Ministro sta lavorando “a un sistema di forme di pensionamento integrate che consenta di individuare l’accesso a pensione più compatibile con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore e al contempo di ricambio generazionale dei datori di lavoro”.

L’obiettivo è razionalizzare gli strumenti di prepensionamento andando quindi a semplificare le varie opzioni che consentono di andare in pensione prima rispetto al termine ordinario che, ricordiamo, oggi è rappresentato dalla legge Fornero. Secondo le dichiarazioni si lavora a un sistema che preveda anche una compartecipazione tra datore di lavoro e Stato per l’esodo di lavoratori vicini alla pensione. In poche parole per le aziende che vogliono attivare il ricambio generazionale vi è la possibilità di pagare una quota della pensione in modo da favorire l’esodo prima dell’età pensionabile.

Tra le misure allo studio vi sono anche forme di garanzia per i giovani lavoratori che hanno carriere discontinue e con l’attuale sistema rischiano di avere pensioni troppo basse.

Come sarà poi realmente scritta la norma non è dato sapere, sono solo indicazioni guida.

Durante l’audizione il ministro Calderone non ha parlato solo di pensioni, ma anche di sicurezza sul luogo di lavoro sottolineando che è ormai diventata un’emergenza e non si può più rimandare un intervento legislativo decisivo al fine di rendere i luoghi di lavoro più sani e sicuri. Tra le misure allo studio vi sono anche incentivi per i datori di lavoro più virtuosi sul fronte sicurezza attraverso meccanismi premiali.

Pensione Opzione donna: cambia ancora con un emendamento del Governo

La parola d’ordine è far quadrare i conti ed è proprio per questo che lo stesso Governo (attraverso i partiti) si appresta a presentare un emendamento volto a dare un nuovo volto  alla pensione Opzione donna. Ecco cosa potrebbe cambiare ancora.

Cosa prevede la legge di bilancio 2023 per Opzione donna?

Nella versione entrata nella legge di bilancio 2023 la pensione Opzione donna va incontro a due limiti, in primo luogo è diretta solo ad alcune categorie di lavoratrici: disoccupate, care giver e disabili, dall’altro lato invece prevede che il requisito anagrafico sia correlato al numero dei figli. Proprio questa seconda parte della norma ha sollevato critiche e dubbi sulla costituzionalità. Resta però il nodo delle coperture che non consente di ritornare a Opzione donna nella versione iniziale. La prima soluzione ipotizzata per superare questo scoglio è stata ritornare ai requisiti iniziali, ma solo per 6-8 mesi.

Ne abbiamo parlato nell’articolo: Pensioni: opzione donna 2023 potrebbe ritornare alla versione originale

L’ultima versione di Opzione donne per il 2023

Evidentemente però anche l’ultima formulazione non convince e così si ritorna a una via di mezzo tra le due versioni. Nel nuovo emendamento allo studio del Governo si prevede che la pensione Opzione donna per il 2023 resti ancorata ai requisiti inizialmente previsti nella legge di bilancio. Sarà quindi rivolta a:

  • care giver che si occupano da almeno 6 mesi di fornire assistenza al coniuge o a un parente convivente di primo grado con handicap grave ai sensi della legge 104 del 1992 articolo 3 comma 3, oppure un parente o affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge di quest’ultimo siano impossibilitati ad occuparsene, ad esempio perché a loro volta invalidi o deceduti;
  • donne con un’invalidità riconosciuta almeno del 74%;
  • lavoratrici licenziate o dipendenti di un’impresa che abbia avviato un tavolo di confronto aperto per la gestione della crisi aziendale.

Cambia però il requisito anagrafico che per tutte sarà a 60 anni di età senza differenza alcuna basata sul numero dei figli.

Restano invece immutate le norme relative alle altre forme pensionistiche e cioè Ape Sociale e Quota 103.

Per conoscere tutte le opportunitàper il pensionamento leggi l’articolo: Come andare in pensione nel 2023? Ecco le opzioni