Aziende: velocizzati i pagamenti delle pubbliche amministrazioni

Per le aziende che lavorano per la Pubblica Amministrazione i tempi per i pagamenti sono spesso troppo lunghi, al punto che molte imprese pur vantando crediti importanti rischiano fallimenti a causa della mancanza di liquidità. Il Governo tenta ora di arginare questo fenomeno ormai diventato ingestibile introducendo norme che puniscono i dirigenti che ritardano i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni. Ecco cosa prevede la nuova disciplina.

Premi di risultato: potrebbero saltare in caso di ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni

Il Governo ha presentato emendamenti al decreto legge Pnrr-Ter, tra quelli particolarmente interessanti vi è quello che disciplina i premi di risultato per i dirigenti della Pubblica Amministrazione.

I premi di risultato sono una quota aggiuntiva alla retribuzione riconosciuta ai dipendenti nel caso in cui si siano distinti per le loro prestazioni sul lavoro e quindi per il raggiungimento di obiettivi, per un incremento di produttività, insomma quando è palese una certa efficienza dell’operato del dipendente.

I premi di risultato possono essere riconosciuti sia nel lavoro nel settore privato, sia nel settore pubblico. Spesso però in quest’ultimo non sempre sono chiari gli elementi utilizzati nella valutazione dell’operato del dipendente. In particolare, visto che la PA deve essere trasparente, vengono resi noti i motivi che portano al riconoscimento del premio di risultato, ma di fatto il cittadino difficilmente può controllare se effettivamente tale efficienza vi sia stata. Sono ora invece individuati degli elementi negativi che impediscono il riconoscimento dei premi di risultato.

Leggi anche: Ministro Giorgetti: lavoriamo alla detassazione dei premi di produttività

Niente premi di risultato ai dipendenti che ritardano i pagamenti della PA alle aziende

In particolare l’emendamento presentato dal Governo al decreto legge Pnrr-Ter prevede che in caso di ritardi nel pagamento delle imprese che operano per la pubblica Amministrazione, al dirigente non possono essere riconosciuti i premi di risultato.

Si inseriscono quindi nella scheda di valutazione per determinare il diritto al premio di risultato anche i tempi necessari al pagamento dei creditori. Ricordiamo che il decreto legge Pnrr-ter è ora all’esame della Commissione Bilancio del Senato. Dopo questa fase dovrà passare la voto del Senato, previsto per mercoledì 12 aprile, e poi alla Camera. La conversione deve avvenire entro il 25 aprile 2023.

Sportello Unico Polis di Poste Italiane: tutti i servizi

Nel mondo di Poste Italiane sta arrivano una vera e propria rivoluzione che inizialmente coinvolgerà solo 18 comuni per poi essere ampliata in tutti i comuni sotto i 15.000 abitanti. Saranno infatti implementate le pratiche da poter svolgere presso gli uffici postali che diventeranno così una vera e propria succursale degli uffici della Pubblica Amministrazione e saranno disponibili per innumerevoli servizi tra cui richiesta e rilascio della Carta di Identità. Ecco i dettagli dell’operazione denominata Sportello Unico Polis.

Cosa si potrà fare allo Sportello Unico Polis di Poste Italiane?

Lo Sportello Unico Polis è un progetto finanziato con i fondi Pnrr, i primi tre sportelli saranno attivi nel mese di marzo nelle città di Fara in Sabina, in provincia di Rieti, San Felice in Circeo, in provincia di Latina, e Compagnano di Roma. I servizi dello Sportello Unico Polis saranno poi ampliati in altri 15 comuni e, infine, il progetto dovrebbe essere esteso in tutta Italia. Per la fine del 2023 dovrebbero essere attivi 1.500 sportelli dislocati in tutta Italia.

I servizi di Poste Italiane presso questi sportelli saranno implementati anche attraverso totem digitali dove ognuno in piena autonomia potrà operare. Ricordiamo che ad oggi Poste Italiane è al fianco delle persone per conti corrente, assicurazioni, pagamenti, spedizioni e tanti altri servizi. Ora il progetto è affiancare la Pubblica Amministrazione, proprio per questo si potrà:

  • richiedere la carta di identità elettronica, passaporto, certificati di stato civile, certificati anagrafici, autodichiarazione di smarrimento dei documenti, denuncia di detenzione e trasporto di armi.
  • Certificati giudiziari;
  • atti del catasto, ad esempio planimetrie;
  • Isee;
  • documenti Inps, come l’estratto contributivo e il certificato Obis;
  • estratto conto posizioni debitorie, riemissione del codice fiscale;
  • rilascio patente nautica, denuncia e richiesta duplicati patente;
  • duplicato di tessera sanitaria e servizio CUP ( Centro Unico di Prenotazione) per la prenotazione di esami e visite mediche.

Grazie agli sportelli virtuali, il soggetto interessato potrà richiedere i documenti elencati e in pochi minuti ottenerli. Per poter effettuare le operazioni sarà necessario avere a disposizione uno Spid.

Sportello Unico Polis di Poste Italiane per postazioni co-working all’insegna del risparmio

Non solo lo Sportello Unico Polis, ma anche postazioni digitali attive h24 con cui sarà possibile usufruire in autonomia di numerose prestazioni. Saranno inoltre attivate postazioni per il co-working, cioè spazi in cui lavoratori autonomi e professionisti potranno allestire la propria postazione ufficio, condividendo gli spazi con altri lavoratori. Il co-working consente di risparmiare il denaro generalmente utilizzato per l’affitto dei locali perché gli spazi sono condivisi con altri professionisti. Nel caso degli spazi in co-working forniti da Poste Italiane ci sarà anche un basso impatto ambientale perché saranno alimentati con pannelli fotovoltaici.

L’obiettivo del progetto di Sportello Unico Polis è implementare i servizi nei piccoli comuni in modo che possano avere lo stesso livello di efficienza degli sportelli delle grandi città e dare una spinta allo sviluppo economico nazionale.

I 10 profili professionali che avranno più opportunità di lavoro fino al 2026

Le offerte di lavoro, dal 2022 al 2026, produrranno un fabbisogno addizionale di assunzioni tra 1,3 e 1,7 milioni di nuove opportunità. A fare la stima sono le proiezioni di Unioncamere – Anpal, Sistema Informativo Excelsior. A fronte di tanti posti messi a disposizione dalle imprese italiane, circa il 40% delle nuove offerte di lavoro risulteranno inattese. I motivi riguardano la mancanza degli skill e dei profili professionali richiesti. A presentare le maggiori difficoltà di reperimento di candidati in linea con le competenze richieste, soprattutto il settore dell’Industria 4.0, della transizione ecologica e di quella digitale, punti fermi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr).

Mercato del lavoro dal 2022 al 2026: dalle imprese oltre 1,5 milioni assunzioni di medio-alto profilo

Nel quinquennio dal 2022 al 2026 le imprese e la Pubblica amministrazione daranno la caccia a oltre 1,5 milioni di lavoratori ma, secondo le stime di Unioncamere e Anapal, il 40% dei posti di lavoro non troverà la collocazione del relativo profilo professionale e di competenze richiesto. Si tratta, soprattutto, di profili tecnici e scientifici, di periti, di diplomati Its  e di laureati nelle discipline Stem. È possibile dunque fare una classifica di quali saranno le competenze e i lavori che avranno maggiori possibilità di facile assunzione, proprio per la mancanza di candidati ideali.

Assunzioni, come si muove il mercato del lavoro nei prossimi 5 anni e quante possibilità di impiego ci sono

In totale, tra nuovi posti di lavoro e ricambio generazionale (2,8 milioni di lavoratori andranno a sostituire il personale in uscita dal mondo del lavoro), il numero totale delle assunzioni nel quinquennio dal 2022 al 2026 sarà compreso tra 4,1 e 4,5 milioni di lavoratori. L’intervallo da 1,3 a 1,7 milioni di lavoratori riguarda il surplus occupazionale, ovvero quante assunzioni e posti di lavoro sono previsti in più per le misure messe in campo dagli investimenti della Next Generation Eu e dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Le maggiori difficoltà che avranno le imprese nel reperire i profili giusti riguarderà le competenze medie e alte, ma anche i tecnici specializzati saranno ambiti nei prossimi cinque anni. Inoltre, secondo la ricerca, già al termine del 2022 il mercato del lavoro dovrebbe registrare numeri in ripresa che riporteranno le assunzioni ai livelli pre-Covid di fine 2019.

Quali saranno le competenze più richieste dalle imprese nei prossimi cinque anni?

In linea con gli obiettivi dei maggiori programmi di investimento europei, le competenze green e digitali saranno tra le più richieste nei prossimi cinque anni. Le competenze nel campo della transizione ecologica, in particolare, richiederà capacità nel campo del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale da 2,4 a 2,7 milioni di nuovi occupati. Per il 60% di questi nuovi posti di lavoro (pari a 1,5-1,6 milioni di lavoratori), inoltre, si richiederanno competenze elevate, come ad esempio, l’informatico ambientale (chiamato a sviluppare applicazioni e software di difesa del patrimonio ambientale), o come l’avvocato ambientale. Ci sarà notevole richiesta anche di altre figure professionali nel campo, come quella del mobility manager, dell’energy manager, dell’ecodesigner, dell’esperto in acquisti verdi e dell’esperto di marketing ambientale.

Quali competenze digitali saranno richieste dalle imprese fino al 2026?

Parallelamente alla transizione ecologica, le imprese e la Pubblica amministrazione chiederanno sempre più profili con competenze digitali. Dall’indagine Unioncamere e Anpal emerge che il settore privato e la PA assumeranno tra il 2022 e il 2026 da 2,1 a 2,3 milioni di lavoratori con competenze digitali. Si chiederanno, in particolare, professionalità come tecnici informatici, sviluppatori di software, analisti programmatori. Ma anche figure emergenti come il cloud computing specialist, i big data specialist, gli esperti in IoT, specialisti nell’Intelligenza artificiale e lo specialista in robotica. Gli ambiti per i quali queste figure lavoreranno saranno la trasformazione digitale, il cloud, il mobile, i big data e la cyber security.

Assunzioni nella Pubblica amministrazione, le previsioni dal 2022 al 2026

L’indagine Unioncamere e Anpal fornisce previsioni anche sulle assunzioni della Pubblica amministrazione. Tra il 2022 e il 2026 si prevede che verranno assunti fino a 770 mila nuovi dipendenti del pubblico impiego. Oltre il 90% sarà la percentuale del ricambio generazionale e di sostituzione del personale, pari a 726 mila nuovi lavoratori nei cinque anni. L’incremento di lavoratori per gli investimenti del Pnrr e della Next Generation Eu è stimato in 44 mila nuove unità. In particolare, i flussi in ingresso più consistenti nella Pubblica amministrazione si registrano nella Giustizia e nel supporto della gestione dei processi inerenti l’attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza.

Quali saranno i titoli di studio che saranno maggiormente richiesti dal 2022 al 2026?

Gli orientamenti della domanda di lavoro delle imprese e della Pubblica amministrazione vanno nella direzione di profili sempre più tecnici e specializzati. Di conseguenza crescerà la richiesta sia dei diplomati che dei laureati. Ma proprio tra questi potenziali candidati si riscontra la maggiore difficoltà nel reperire le figure maggiormente richieste. Soprattutto per quanto riguarda le materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Il mismatch evidenzia un gap tra domanda e offerta di circa il 40%, con i profili diplomati e laureati capaci di coprire il 60% appena delle richieste provenienti dalla Pubblica amministrazione e dalle imprese. Il gap tra offerte di lavoro e profili con le competenze adeguate sussiste anche per gli indirizzi dell’edilizia, della logistica e della meccanica.

Quali sono i 10 profili più introvabili per mancanza di competenze?

In definitiva, le 10 figure professionali che avranno più chance di essere assunte per mancanza sul mercato del lavoro delle competenze richieste saranno, nell’ordine:

  • gli elettrotecnici con il 74,7% di difficoltà nel reperire le figure adeguate;
  • gli ingegneri elettrotecnici con il 74,1% di difficoltà;
  • gli installatori, i manutentori e i riparatori di apparecchiature con il 74,4% di difficoltà;
  • i meccanici collaudatori con il 69,8% di difficoltà;
  • i saldatori e i tagliatori a fiamma con il 68,6% di difficoltà;
  • gli agenti immobiliari con il 68,4% di difficoltà;
  • i tecnici programmatori con il 67% di difficoltà;
  • gli specialisti di saldatura elettrica e a norme Asme con il 66,8% di difficoltà;
  • i meccanici artigianali e i riparatori di automobili con il 64% di difficoltà;
  • gli agenti assicurativi con il 62,3% di difficoltà.

Quali sono i tre formati previsti per poter generare una fattura elettronica

Per poter generare una fattura elettronica quali sono i formati previsti in Italia dal Fisco? Al riguardo la risposta è presto detta. In quanto, all’occorrenza, i formati che si possono utilizzare, ai fini della generazione e della predisposizione di una e-fattura, sono tre.

Ovverosia, la fattura elettronica ordinaria, la fattura elettronica semplificata e la fattura PA, ovverosia quella verso le amministrazioni pubbliche. Vediamo allora nel dettaglio quali sono le caratteristiche per questi tre formati di fattura elettronica.

Quali sono le caratteristiche della fattura elettronica ordinaria e le differenze con la fattura elettronica semplificata

Dei tre formati di e-fattura, quella elettronica ordinaria è la più utilizzata ed è anche la più complessa per quel che riguarda la compilazione. In quanto occorre inserire più dati rispetto alla fattura elettronica semplificata per la quale, invece, molte informazioni possono essere omesse in quanto sono opzionali e quindi facoltative.

Per esempio, rispetto alla fattura elettronica ordinaria, in quella semplificata non è necessario indicare i dati anagrafici del cliente. In quanto basta il codice fiscale o la partita IVA. Così come con la fattura elettronica semplificata è opzionale pure l’indicazione della quantità, della natura e della qualità dei beni o dei servizi che sono stati ceduti.

Quando si può optare per la fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria

La fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria è in genere ideale per i piccoli imprenditori e per le piccole partite IVA. Per esempio, per i piccoli negozi di vendita al dettaglio, ma anche per le micro e per le piccole imprese operanti nel settore dei servizi.

La fattura elettronica ordinaria, invece, è obbligatoria sempre e comunque quando la transazione è legata ad una cessione intracomunitaria. In tal caso, infatti, la fattura elettronica semplificata non può essere utilizzata.

Quando usare la Fattura PA e quali sono gli obblighi per i contribuenti in regime forfettario

Fattura PA, tra i tre formati di e-fattura utilizzabili, è invece la fattura elettronica da predisporre verso le pubbliche amministrazioni. L’obbligo di fattura elettronica verso la PA riguarda tra l’altro tutti i titolari di partita IVA. E quindi pure per tutti i contribuenti che operano in regime fiscale agevolato come quello del forfettario.

I tre formati di fattura elettronica, dalla e-fattura ordinaria a quella semplificata, e passando per l’e-fattura verso la PA, si possono generare, trasmettere al Sistema di Interscambio (SdI) e conservare utilizzando, con accesso tramite credenziali, il portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate.

Concorsi pubblici: cambia il reclutamento. Ecco tutte le novità

Il PNRR prevede risorse per la Pubblica Amministrazione che però ha bisogno di rinnovamento e proprio per questo, dopo il regime emergenziale dei concorsi pubblici, il ministro Brunetta ha provveduto con decreto a rendere note le nuove norme da applicare ai concorsi pubblici. Ecco le principali novità.

Concorsi pubblici, per partecipare sarà necessario registrarsi a InPA

In primo luogo deve essere detto che a breve sarà completata la transizione sul sito InPA che diventerà il LinkedIn della Pubblica Amministrazione. Attualmente è necessario iscriversi al portale per poter partecipare ai concorsi nazionali, invece a breve il sistema sarà completato e per partecipare a concorsi pubblici anche degli enti locali, come Regioni e Comuni sarà necessario essere registrati al portale inpa.gov.it. Per l’iscrizione occorre avere uno SPID, oppure CIE o CNS.

Il portale sarà anche il fulcro centrale per la mobilità in PA, infatti per la mobilità interna ai pubblici uffici il portale provvederà a una sorta di raccolta di tutti i bandi disponibili, questo implica che i dipendenti che vogliono avere un trasferimento potranno consultare la banca dati e controllare quali posizioni sono aperte. In passato per conoscere le procedure di mobilità attivate era necessario verificare i siti delle varie amministrazioni, una procedura piuttosto lunga che portava spesso a fare affidamento su canali di informazione non ufficiali.

Le prove nei concorsi pubblici

I bandi di concorso, come sottolineato dal ministro Brunetta, potranno anche prevedere per specifiche posizioni misure volte a migliorare la parità di genere. Le novità però non finiscono qui, si ritorna alla doppia prova dei concorsi, cioè almeno una prova scritta e una prova orale. Nella verifica delle conoscenze deve essere compresa sempre la verifica attinente la conoscenza di almeno una lingua straniera.

Si ritorna alla prova scritta in presenza presso sedi decentrate, ma comunque sedi “comuni”, la prova viene sostenuta con strumenti informatici. Nel periodo emergenziale ci sono stati molti bandi con prova scritta o preselettiva svolta da remoto. Anche questa è una novità perché nel periodo emergenziale molte prove preselettive sono saltate. Si tratta di una sorta di scrematura dei candidati in cui sono previste anche prove psico-attitudinali e che viene effettuata nei concorsi in cui il numero di iscritti è particolarmente elevato.

Tra le novità della prova preselettiva vi è la possibilità che in essa siano previsti test, quiz volti a far emergere le capacità comportamentali.

In base all’articolo 3 della bozza del decreto, la prima prova scritta, non si tratta della preselettiva, potrà essere anche a contenuto pratico, cioè la redazione di un atto o di una delibera.

Valutazione delle pregresse esperienze lavorative

Tra le novità della riforma sui concorsi pubblici vi è la valutazione anche delle pregresse esperienze lavorative che rispetto all’attuale disciplina potrebbero avere maggiore peso. La valutazione di esperienze pregresse dovrebbe assumere particolare valore per incarichi dirigenziali di elevato profilo.

Questa norma è molto discussa soprattutto dai più giovani che non avendo esperienza rischiano di essere sempre scavalcati da persone che hanno potuto maturare esperienze lavorative, inoltre questa parte della riforma sembra essere discordante con l’obiettivo dichiarato dal ministro Brunetta di ridurre l’età media dei dipendenti pubblici.

Cicli formativi su etica pubblica

Una volta fatto ingresso nella PA ci saranno comunque delle novità, cioè i dipendenti dovranno seguire cicli formativi anche su etica pubblica e comportamento etico. Durata ed entità della formazione saranno commisurate a disponibilità finanziarie, ma anche al grado di responsabilità del dipendente.

All’interno del codice di comportamento dei dipendenti pubblici sarà anche inserita una sezione sul corretto uso dei social network al fine di tutelare l’immagine della Pubblica Amministrazione.

Il decreto prevede anche il rafforzamento di Formez PA, si tratta  del centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A che gestisce la maggior parte delle procedure concorsuali. Inoltre c’è il potenziamento della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Deve essere sottolineato che le nuove regole non si applicano ai corsi già banditi per i quali è necessario fare affidamento sui bandi pubblicati.

Ricordiamo che tra i bandi non ancora scaduti ci sono:

Concorsi Regione Puglia: nuove opportunità anche senza diploma

Concorso Enti Locali: sta per essere pubblicato il bando ASMEL  

Per il concorso ASMEL c’è tempo fino al 27 aprile per presentare la domanda

Concorso Ministero Giustizia Operatore data Entry per 3000 operatori

Concorso Ministero della Giustizia per 5410 unità: profilo laureati

Concorsi Dipartimento Amministrazione Penitenziaria: 203 posti per diplomati

Per i concorsi citati mancano pochi giorni per proporre la domanda, meglio affrettarsi

 

App IO: cos’è, come scaricarla e quali servizi sono accessibili?

I tempi moderni sono frenetici e non sempre è semplice interagire con la Pubblica Amministrazione e soprattutto non perdere neanche una scadenza. L’App IO ha come obiettivo proprio questo, cioè facilitare l’interazione con la Pubblica Amministrazione e avere un pro-memoria per tutte le scadenze, inoltre può essere usata anche per effettuare i pagamenti e ricevere informazioni.

Cos’è l’App IO?

Grazie all’App Io la Pubblica Amministrazione entra nello smartphone di ogni utente. Si tratta di un applicativo sviluppato da Agenzia per l’Italia Digitale e può essere considerata una sorta di evoluzione di pagoPA. Con essa è possibile riunire in un unico canale tutte le comunicazione della PA, tra cui anche quelle degli enti locali. Ad esempio se c’è l’emissione di una cartella di pagamento, si riceve una notifica sull’APP, se c’è in scadenza il bollo auto idem. Per gli enti locali invece può essere comunicata, ad esempio, la scadenza della TARI o di altre imposte.

Per poter accedere a informazioni e scadenze relativi agli enti locali occorre però inserire questo tra le aree di proprio interesse. La maggior parte dei Comuni hanno provveduto ad adeguarsi a tale nuova tecnologia in caso contrario, il comune non sarà tra quelli disponibili attraverso questo sistema. Gli avvisi e le notifiche degli enti locali disponibili sull’APP IO dipendono da cosa è stato attivato dal singolo Comune.

Cosa si può fare con l’App IO

Per ogni atto notificato dall’App è possibile accedere all’ente che ha emesso l’atto stesso, quindi non si avrà semplicemente a portata di mano una nota sintetica, ma l’intero atto. Inoltre dall’App sarà possibile effettuare il pagamento, infatti è abilitata per i pagamenti aderenti alla piattaforma Pago PA. Effettuare i pagamenti è molto semplice, infatti basta inquadrare con la camera del proprio smartphone il QR Code presente sul bollettino cartaceo, oppure inserire il codice del pagamento.

Nell’app sarà comunque disponibile lo storico di tutti i pagamenti effettuati.

Sia chiaro, l’App non viene utilizzata solo per la notifica degli oneri dovuti, infatti può essere utilizzata anche per accedere ad agevolazioni e benefici, ad esempio per attivare la Carta Giovani Nazionale è necessario avere questa App e da essa è possibile visionare la lista degli sconti e delle agevolazioni a cui è possibile accedere.

Per conoscere i dettagli della Carta Giovani Nazionale, leggi la guida: Carta Giovani Nazionale: cos’è, come richiederla e come usarla. Guida

L’APP IO consente di ricevere la notifica anche nel caso di scadenza della carta di identità, del Pass ZTL e delle domande per iscrizione al nido. Inoltre si potrà ricevere una notifica per un’eventuale allerta meteo, nel caso in cui siano disponibili nuovi documenti oppure se si è nei pressi di una ZTL. Ogni utente può inoltre inserire ulteriori scadenze che non sono presenti nella App IO ma che per lui sono importanti.

Ulteriori funzioni saranno implementate a breve.

 

Come avere l’App IO

L’APP IO può essere scaricata su smartphone e dispositivi Android e iOS. Per attivarla è però necessario essere in possesso di un codice di identità digitale, si può usare una CIE, oppure uno SPID. Dopo la prima identificazione è possibile accedere semplicemente digitando il proprio PIN oppure optando per il riconoscimento biometrico con uso di impronta digitale o riconoscimento facciale.

L’APP IO non ha avuto fin da subito successo, molto probabilmente per una certa diffidenza degli italiani verso la tecnologia e verso la Pubblica Amministrazione in genere. Con alcune iniziative gli italiani sono stati incentivati a scaricarla. Ad esempio con il Bonus Vacanze poteva essere richiesto attraverso la App. Inoltre, durante la crisi pandemica, è stata un modo per essere in contatto con gli uffici pubblici nonostante la loro chiusura al pubblico. Le grafiche, come si può notare dalla immagini allegate, sono intuitive e semplici e questo sicuramente è un ulteriore vantaggio.

Le 10 lauree che daranno maggiori opportunità di lavoro dal 2022 al 2026

Per gli anni dal 2022 al 2026 le previsioni Excelsior di Unioncamere e Anpal sottolineano un fabbisogno occupazionale complessivo tra i 4,1 e i 4,5 milioni di lavoratori. Della cifra, tra 1,3 e 1,7 milioni di unità costituiranno l’incremento dell’occupazione determinato dalla crescita economica. Un contributo, rispetto al totale del fabbisogno occupazionale, che varia dal 31% al 38%.

Cosa determinerà la crescita occupazionale dal 2022 al 2026?

La crescita occupazionale dipenderà, per buona parte, dagli investimenti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) nell’ambito dei fondi del Next Generation Eu. Per quanto attiene al mercato del lavoro, il rapporto Excelsior evidenzia una significativa accelerazione della composizione professionale, in particolare dei lavoratori laureati.

Mercato del lavoro per i laureati, cosa succederà tra il 2022 e il 2026?

Nel dettaglio, tra il 2022 e il 2026 il mercato del lavoro in Italia potrebbe avere la necessità di immettere 1,1 o 1,2 milioni di laureati. La media annuale delle immissioni potrebbe variare tra le 230 mila e le 246 mila unità. Confrontando i dati relativi ai lavoratori in possesso di laurea, si osservano numeri di crescita in tema di assunzioni soprattutto nei campi:

  • medici e sanitari;
  • nei differenti ambiti Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica);
  • nelle aree economiche.

Assunzioni laureati, ci saranno più chance nella Pubblica amministrazione o nel privato dal 2022 al 2026?

Nel fabbisogno di laureati per le assunzioni in Italia, stimabile tra 1,1 e 1,2 milioni nel periodo 2022-2026, si prevede che il 60% sarà a vantaggio del settore privato (tra dipendenti e lavoratori autonomi) e il 40% della Pubblica amministrazione. Inoltre, l’accesso e le assunzioni nella Pubblica amministrazione dal 2022 al 2026 sarà a vantaggio dei candidati in possesso di un titolo di laurea per il 58,5%.

Neolaureati, offerte di lavoro e fabbisogno di laureati: cosa significa?

Inoltre, si prevede che la quantità di candidati in possesso di un titolo universitario che entreranno nel mercato del lavoro nei prossimi cinque anni sarà pari a 191 mila unità per ciascun anno fino al 2026. I dati sugli ingressi effettivi vanno poi confrontati con il fabbisogno. Quest’ultimo rappresenta la necessità di unità in possesso del titolo di laurea espresso dal sistema economico.

Offerte di lavoro dalle imprese e Pubblica amministrazione: gli scenari dei prossimi anni

In termini di offerte di lavoro espresse dal sistema economico, ovvero di candidati ricercati dalle imprese private e dalla Pubblica amministrazione, è possibile fare una classifica delle lauree che avranno più opportunità di entrare nel mondo del lavoro. È importante sottolineare che la ricerca Excelsior di Unioncamere e Anpal prevede due scenari. Il primo molto positivo, con valori del Pil molto alti per i prossimi cinque anni (o almeno fino al 2024). Il secondo scenario è pur sempre positivo, ma meno ottimistico rispetto al precedente.

Richiesta di laureati nel mondo del lavoro dal 2022 al 2026: quali saranno le 10 lauree con più opportunità?

Detto che il fabbisogno previsto dal 2022 al 2022 di candidati in possesso di laurea varierà da un fabbisogno di 230 mila a uno scenario più ottimistico di 245.700 laureati (per un’offerta effettiva media di laureati per ogni anno di 191 mila neolaureati), i 10 titoli di studio che daranno maggiori opportunità di lavoro sono i seguenti:

  • lauree in materie economiche e statistiche, con 40.100 laureati in entrata nel mondo del lavoro nello scenario peggiore e 44.500 nello scenario migliore. L’offerta effettiva di neolaureati per ogni anno in questa materia sarà di 31.200 unità;
  • titolo giuridico e politico sociale, con richieste per 40.500 (scenario peggiore) o 42.200 (scenario migliore). L’offerta media dei laureati per ogni anno sarà di 28.800 unità;
  • al terzo posto si trovano le lauree mediche e sanitarie con 31.300 unità richieste nello scenario peggiore e 31.400 in quello migliore. L’offerta sarà di 23.200 unità con questo titolo di studio.

Laureati in insegnamento, formazione, architettura, ingegneria civile, letteratura: quanto sono ricercati nel mondo del lavoro?

A seguire nella classifica delle 10 lauree che daranno maggiori chance di trovare un lavoro nei prossimi cinque anni, si ritrovano i titoli di studio di ingegneria, a esclusione di ingegneria civile. Nello scenario migliore sono previste 27.300 assunzioni, in quello peggiore 30.400. L’offerta di neolaureati per ogni anno sarà di 20.200. A proseguire:

  • laureati in insegnamento e formazione, comprese scienze motorie. Sono previste 25.300 nuove unità tra il 2022 e il 2026 nello scenario peggiore e 27.100 in quello migliore. L’offerta di neolaureati per ogni anno sarà di 25.100 unità;
  • al sesto posto si ritrova la laurea in architettura, urbanistica e territorio, comprendendo anche ingegneria civile. In totale, nello scenario migliore saranno richiesti 14 mila nuove immissioni, in quello peggiore 15.100. L’offerta di neolaureati per ogni anno sarà di 25.100 unità;
  • a seguire i laureati in ambito letterario, filosofico, storico e artistico con 13.900 immissioni all’anno nello scenario peggiore e 14.500 in quello migliore. L’offerta di neolaureati per ogni anno sarà di 9.100 unità.

Laureati in lingue, scienze matematiche e biologiche, quante opportunità di lavorare ci saranno dal 2022 al 2026?

Continuando la classifica delle lauree più richieste dal 2022 al 2026, si ritrovano:

  • all’ottavo posto i laureati in lingue straniere, traduttori e interpreti. Ci sarà bisogno di 10.500 unità nello scenario peggiore o di 11.600 in quello migliore. L’offerta di neolaureati per ciascun anno dal 2022 al 2026 sarà di 9.700 unità;
  • la laurea in scienze matematiche, fisiche e informatiche sarà richiesta per  8.300 immissioni nel mondo del lavoro (8.900 nello scenario migliore). L’offerta di neolaureati per ogni anno sarà mediamente di 5.400 unità;
  • infine il titolo in scienze biologiche e biotecnologie sarà richiesto per 5.900 nuove unità (nello scenario peggiore) o per 6.300 in quello migliore. L’offerta di neolaureati media annuale sarà di 7.800 unità.

Quali altre lauree saranno richieste dal 2022 al 2026 per lavorare?

Oltre alle prime 10 posizioni delle lauree che saranno le più richieste dal 2022 al 2026, nello stesso periodo potranno trovare buone occasioni di occupazioni i seguenti titoli universitari:

  • i posti di lavoro per i laureati in psicologia saranno 4.900 nello scenario peggiore e di 5.100 in quello migliore. L’offerta media annuale sarà di 7.400 nuove unità;
  • laureati in chimica e farmaceutica, con posti di lavoro pari a 4.400 nello scenario peggiore e a 4.800 in quello migliore. L’offerta di neolaureati per ciascun anno sarà di 5.800 unità;
  • titolo di laurea in campo agroalimentare, con 3.600 nuove opportunità di lavoro (scenario peggiore) o di 3.800 in quello migliore. L’offerta media annuale di neolaureati sarà di 4.500 nuove unità.

Fattura elettronica, quando è conveniente utilizzarla?

Quando e quanto conviene utilizzare la fattura elettronica? Per rispondere a questa domanda è necessario elencare i vantaggi dell’adozione della fatturazione elettronica per i soggetti obbligati. E quali sarebbero i vantaggi per le partite Iva del regime forfettario per i quali l’obbligo ancora non è scattato ma che presumibilmente, nel corso del 2022, dovranno abbandonare la fatturazione cartacea. Tra i vantaggi che si possono riconoscere nell’adozione della fattura elettronica, rientrano l’accesso al regime premiale, l’emissione e la ricezione delle fatture utilizzando un unico software e la facilità dei rapporti con la Pubblica amministrazione. E ancora le agevolazioni per i rapporti con i soggetti obbligati e, infine, la trasmissione delle fatture emesse al commercialista in maniera rapida.

Partite Iva, con la fatturazione elettronica si accede al regime premiale

Il primo vantaggio dell’adozione della fatturazione elettronica è l’accesso delle partite Iva al regime premiale. Si tratta di un meccanismo, previsto dal comma 74 dell’articolo 1, della legge numero 190 del 2014, che comporta l’abbassamento di un anno del termine di decadenza per la notifica degli avvisi di accertamento. La riduzione passa da cinque a quattro anni. È necessario che il fatturato dell’anno sia costituito solo da fatture elettroniche. La riduzione può arrivare anche a tre anni nel caso in cui le partite Iva a regime forfettario utilizzino gli strumenti di pagamento tracciabili importi superiori ai 500 euro.

Fattura elettronica, la convenienza di emetterla utilizzando un unico software

La convenienza dell’emissione della fattura elettronica, in termini pratici, risiede nel fatto che si può utilizzare un unico software per la gestione di tutta la fatturazione. Infatti, nel caso in cui si decida di utilizzare il software per generare le fatture elettroniche, è necessaria la semplice compilazione e l’invio al Sistema di interscambio (Sdi). Quindi il destinatario riceve la fattura. Il vantaggio è anche nella ricezione delle fatture elettroniche nel software e nella successiva registrazione in pochi attimi. Infine, il software permette di conservare in automatico le fatture sempre all’interno del cloud e di poterle consultare per tutto il tempo necessario. La gestione delle fatture in modalità elettronica permette di accorciare i tempi e lo sforzo e di aumentare la comodità di utilizzo.

Invio e ricezione delle fatture in modalità cartacea: come avviene per chi non aderisce alla fatturazione elettronica?

Per le partite Iva che ancora non aderiscono alla fatturazione elettronica, si ricorre alla consueta formula cartacea. È necessario compilare la fattura in modalità cartacea oppure tramite un programma al personal computer, quale può essere Excel o un programma specifico. Con la fine della compilazione, è necessario convertire la fattura in un formato più facile da gestire, quale può essere il pdf. Al termine, il documento generato può essere inviato tramite email. In caso di ricezione della fattura, le partite Iva possono ottenerle via email dai fornitori. Oppure, con l’adesione alla fattura elettronica, si può ricevere via Pec o tramite il codice destinatario il documento utilizzando il Servizio di interscambio dell’Agenzia delle entrate.

La conservazione delle fatture cartacee o elettroniche

Qualunque sia il modo in cui la partita Iva riceve la fattura, elettronica o cartacea, è necessario procedere con la conservazione. La partita Iva ha l’obbligo di produrre una copia della fattura in modalità cartacea, stampando il documento. La conservazione di consueto avviene in normali faldoni che archiviano tutti i documenti emessi e ricevuti. Aderendo alla fatturazione elettronica la partita Iva ha la possibilità di archiviare e di disporre delle fatture emesse e ricevute mediante il Servizio di interscambio dell’Agenzia delle entrate.

Partite Iva a regime forfettario: obbligo di fatturazione elettronica con la Pubblica amministrazione

Per tutti i soggetti obbligati vige già la necessità di utilizzo della fattura elettronica per i rapporti con la Pubblica amministrazione. L’obbligo vige anche per le partite Iva a regime forfettario. Dal 2015, infatti, i forfettari devono usare la fattura elettronica per i rapporti con le agenzie fiscali, i ministeri e gli enti nazionali di Previdenza. E ancora con le scuole, i Comuni, le Regioni, le Università, le Camere di commercio e le aziende sanitarie. Tutti gli enti della Pubblica amministrazione non possono ricevere o emettere fatture in formato cartaceo. Di conseguenza, non possono procedere con i pagamenti, anche in forma parziale, se i documenti non vengono trasmessi in modalità elettronica. Ed è proprio questo obbligo verso la Pubblica amministrazione che ha indotto molte partite Iva a regime forfettario ad adottare la fatturazione elettronica.

Fattura elettronica, quali sono i soggetti ad oggi obbligati?

L’obbligo della fattura elettronica vige, dunque, per tutte le partite Iva, sia a regime ordinario che forfettario. Mentre per le partite Iva che non siano forfettarie è necessario utilizzare la fatturazione elettronica anche nei confronti delle altre aziende, dei fornitori e dei consumatori già dal 2019. Ad oggi, dunque, nei rapporti privati, risultano esonerate solo le partite Iva forfettarie, dei minimi o in regime di vantaggio. Risultano altresì non obbligati alla fattura elettronica i professionisti che inviano i dati al Sistema Tessera Sanitaria, ovvero i fisioterapisti, i medici, gli igienisti e gli altri soggetti che svolgano prestazioni sanitarie alle persone fisiche private.

Cosa avviene quando una partita Iva obbligata alla fattura elettronica invia o riceve una fattura da un forfettario?

Le partite Iva obbligate all’emissione e alla ricezione delle fatture elettroniche, nei rapporti con un operatore del regime forfettario che non ha l’obbligo di adozione della fattura elettronica, devono adoperare il metodo tradizionale. Ovvero, per generare la fattura elettronica la devono inviare al Sistema di interscambio (Sdi) e poi predisporre una copia analogica (anche in pdf) da inviare alla partita Iva forfettaria. Nel caso di fatture ricevute in modalità cartacea da una partita Iva a regime forfettario, devono registrarla a parte rispetto alle fatture ricevute in modalità elettronica. Si tratta, dunque, di una procedura più complessa che si annulla se anche la partita Iva a regime forfettario adotta la fattura elettronica.

Fatturazione elettronica, la trasmissione delle partite Iva al commercialista

L’adozione della fattura elettronica facilita anche la trasmissione dei documenti al proprio commercialista. Per chi non utilizza la fattura elettronica (partite Iva a regime forfettario) l’invio delle fatture al commercialista avviene presentandole in modalità cartacea. La consegna avviene a mano o via email. Con questa modalità è necessario un lavoro di raccolta e di organizzazione delle fatture che richiede tempo e risorse. Utilizzando la fattura elettronica si ha a disposizione il servizio offerto dal software che permette di velocizzare l’invio dei documenti al commercialista. Il professionista, infatti, ha la possibilità di accedere alle fatture elettroniche della partita Iva e di scaricarle in autonomia.

Fisco, caro bollette, bonus edilizi, pensioni: ecco tutte le novità della legge di Bilancio 2022

L’ultimo giro di boa per la legge di Bilancio 2022 è arrivato nella giornata del 29 dicembre 2021 con il voto finale alla Camera. Con la maggioranza di voti di 414 sì rispetto ai 47 no, è arrivato il via libero definitivo alla Manovra di Draghi con una spesa complessiva di 36,5 miliardi di euro, coperture per 13,2 e indebitamento per 23,3 miliardi. Numerose le novità previste per il prossimo anno: Fisco, decontribuzione, bonus edilizi, pensioni, Pubblica amministrazione e tanto altro.

Fisco, riduzione delle aliquote Irpef a 4 e abolizione Irap

Arriva la riduzione delle aliquote Irpef che passeranno dalle attuali cinque a quattro. La legge di Bilancio 2022 prevede aliquote del 23%, 25%, 35% e 43%. Rimane il bonus di Renzi rivisto dall’allora ministro dell’Economia Gualtieri di 100 euro mensili per i redditi fino a 15 mila euro. Gli effetti del taglio dell’Irpef si vedranno già da marzo prossimo. Arriva anche l’abolizione dell’Irap per 853 mila lavoratori autonomi: a beneficiarne saranno soprattutto i liberi professionisti, le ditte individuali e le società semplici.

Decontribuzione per redditi fino a 35 mila euro all’anno

Per tutto il 2022 sui contributi vigerà lo sconto dello 0,8% purché la retribuzione imponibile non ecceda i 2.692 euro al mese (calcolata per tredici mensilità). La decontribuzione si applica dunque ai redditi fino a 35 mila euro al mese. Non rientrano nello sconto contributivo colf, badanti e lavoratori domestici.

Pensioni, nel 2022 nuove uscite con la quota 102

In tema di pensioni, debutterà nel 2022 la quota 102 che prenderà il posto di quota 100. Si potrà andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 anni di versamenti. I pensionamenti anticipati attesi per il prossimo anno con quota 102 sono 16.200. Prorogata anche l’opzione donna e previsto il rafforzamento dell’Ape sociale con 23 nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni gravose che potranno uscire a 63 anni. Per i lavoratori dell’edilizia e i ceramisti è previsto un corsia preferenziale per l’Ape sociale: gli anni di contributi dovranno essere almeno 32 e non 36 come per tutte le altre categorie di lavoratori gravosi.

Bonus edilizi, prorogati con novità superbonus 110% e facciate

Prorogati i bonus edilizi per il 2022, in particolare il superbonus 110% e il bonus facciate. Ma con delle novità dettate dalla possibilità di ricorrere alle misure ma anche ai controlli anti frode. Il superbonus 110% è stato confermato per tutto il 2022 per le villette, ma entro il 30 giugno 2022 è necessario raggiungere almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal). I condomini potranno avvantaggiarsi del superbonus 110% ma con una riduzione delle detrazioni fiscali che scenderà fino al 65% entro il 2025. Confermato anche il bonus facciate ma con la riduzione dell’agevolazione fiscale dal 90% al 60%. Tra le novità anche l’obbligo del visto di conformità delle spese agli interventi per importi entro i 10 mila euro.

Imprese, prorogato l’ex iperammortamento fino al 2025

Prorogato fino a tutto il 2025 anche l’ex iperammortamento dei beni tecnologici 4.0. Il credito di imposta corrispondente viene stabilito nelle misure:

  • del 20% (aliquota dimezzata dal 40%) per la quota fissa delle spese fino a 2,5 milioni di euro;
  • del 10% (aliquota dimezzata dal 20%) per spese tra i 2,5 e i 10 milioni di euro;
  • del 5% (aliquota dimezzata dal 10%) per spese oltre i 10 milioni di euro e fino a 20 milioni.

Vengono inoltre stanziati altri 900 milioni di euro per l’acquisto e il leasing di beni strumentali rientranti nella “Nuova Sabatini“. L’incentivo rimarrà in vigore fino a tutto il 2027.

Caro bollette, benefici sull’Iva e sugli oneri

La legge di Bilancio 2022 interviene anche sul caro bollette con più misure. In primis, l’azzeramento degli oneri generali di sistema relativi alle bollette dell’elettricità domestica e non domestica per le basse tensioni (fino a 16,5 kW). L’Iva sul gas naturale si riduce al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema del gas naturale per tutte le utenze, sia domestiche che non domestiche. In arrivo anche il potenziamento dei bonus per gli utenti svantaggiati.

Pubblica amministrazione, più premi e sale il tetto massimo dei compensi

Novità in arrivo anche per i lavoratori della Pubblica amministrazione. Il governo ha stanziato 200 milioni di euro per incrementare i fondi integrativi destinati ai premi dei dipendenti del pubblico impiego. Ne beneficeranno, in particolare, i lavoratori delle amministrazioni pubbliche centrali, con 110,6 euro per gli statali e 89,4 euro per gli insegnanti. Si tratta di componenti di aumento dello stipendio legati a premi per le performance dei lavoratori del pubblico impiego. Sale da 240 mila a 249 mila il tetto stipendiale riconosciuto come limite ai lavoratori della Pubblica amministrazione, ma solo a partire dal 2023.

 

Programma strategico sull’intelligenza artificiale: linee guida

Sebbene in forte ritardo rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, anche l’Italia si è dotata di un Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale, lo stesso ha durata triennale 2022-2024. Ecco cosa comporta.

Cos’è il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale

La prima cosa da fare nel trattare l’argomento è delimitare il campo e quindi capire di cosa si parla quando si fa riferimento all’Intelligenza Artificiale. In base al Piano, la IA consiste in applicazione di “modelli digitali, algoritmi e tecnologie che riproducono la percezione, il ragionamento, l’interazione e l’apprendimento”. Nel piano Strategico si ricorda che nel prossimo futuro l’intelligenza artificiale fornirà il sostegno per una maggiore produttività, sviluppo tecnologico e attività analitiche in tutti i settori.

L’obiettivo di dotarsi di un Piano strategico sull’Intelligenza Artificiale è del 2019, ma nei fatti non è arrivato fino al novembre 2021. Inizialmente doveva lavorare allo stesso solo il MISE, nel tempo sono però stati coinvolti anche altri Ministeri e in particolare quello per la Innovazione Tecnologica e della Transizione Digitale e il Ministero dell’Università e Ricerca.

Il Piano intende:

  1. rafforzare le competenze ed attrarre talenti;
  2. aumentare i finanziamenti per la ricerca (in realtà ad oggi non sono stati ancora correttamente individuati i fondi anche se notevoli risorse potrebbero arrivare dal PNRR che come sappiamo sarà vigente fino al 2026);
  3. incentivare l’adozione dell’Intelligenza Artificiale sia nel settore pubblico sia in quello privato.

Il piano comprende 24 policy suddivise in questo modo:

  • 5 sui talenti e le competenze (policy A);
  • 8 sulla ricerca (policy B e C);
  • 11 sulle applicazioni (policy D e E).

Il programma strategico sull’intelligenza artificiale prevede una cooperazione rafforzata tra i vari dipartimenti universitari e centri di ricerca, mentre si è rinunciato al progetto iniziale che prevedeva la realizzazione di un centro ricerca.

I progetti del Piano stragegico sull’Intelligenza Artificiale

Tra i progetti più importanti vi è la previsione di un aumento dei dottorati di ricerca con l’obiettivo di attrarre in Italia i migliori ricercatori del mondo, naturalmente l’ambito specifico della ricerca è inerente l’intelligenza artificiale, ciò anche al fine di favorire il rientro dei cervelli (Policy C2). Si ricorda che il rientro dei cervelli è favorito anche da un particolare regime fiscale, per conoscere i dettagli leggi l’articolo:

Rientro dei cervelli: agevolazioni fiscali fino a 11 anni dal rientro.

Il programma prevede l’implementazione dei corsi sulle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics ) e di rafforzare le competenze digitali. Si punta alla istituzione di nuove cattedre di ricerca sull’intelligenza artificiale e una migliore collaborazione tra mondo accademico e della ricerca, industria, enti pubblici e società. Inoltre sono previste misure volte ad aiutare le aziende nel Piano di Transizione 4.0, le misure sono volte sia ad aiutare le aziende già presenti sul mercato, sia quelle di nuova apertura.

Se vuoi conoscere il Piano di Transizione 4.0 leggi l’articolo: Piano di Transizione 4.0 per Ricerca e Sviluppo: come accedere

Il Piano Strategico IA e la Pubblica Amministrazione

Naturalmente il Piano Strategico sulla Intelligenza Artificiale non poteva trascurare la Pubblica Amministrazione interessata da tante novità negli ultimi anni e alla ricerca di competenze sempre più ad elevata specializzazione. In questo caso le risorse saranno concentrate sullo sviluppo di sistema per la gestione dei Big Data, si tratta di un progetto essenziale, infatti ad oggi circolano in rete dati sensibili e supersensibili, trattati con l’uso delle nuove tecnologie e questo anche grazie a una Pubblica Amministrazione sempre più digitale (Policy E5). Diventa quindi essenziale fare in modo che tutti questi dati siano protetti e allo stesso tempo possano essere conservati correttamente senza particolari problemi.

Un segno del cambio di passo nella Pubblica Amministrazione è nella possibilità di ottenere online i certificati che solitamentei cittadini richiedevano presso il proprio Comune di residenza. Se vuoi conoscere quali puoi avere e come ottenerli, leggi l’articolo:

Certificati anagrafici gratuiti e online dal 15 novembre 2021. Guida

La Pubblica Amministrazione non viene coinvolta nel Piano Strategico sull’Intelligenza artificiale solo in riferimento alla gestione dei big data, ma anche tramite il rafforzamento dell’ecosistema GovTech in Italia che mira a introdurre bandi periodici per supportare le Start Up che decidono di applicare la IA (Policy E2).

Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione nella policy denominata A3 è prevista l’attuazione di tre cicli di dottorato rivolti in modo specifico alle esigenze della Pubblica Amministrazione.

Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale

Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale ha una struttura complessa basata anche sull’istruzione, infatti a supporto di esso è stato creato nel 2021 il Dottorato Nazionale in “Intelligenza Artificiale” (PhD-AI.it) si tratta di uno dei percorsi più complessi a livello mondiale, coinvolge oltre 50 soggetti tra università, enti di ricerca e organizzazioni di ricerca. Si tratta di 5 corsi di dottorato federati, ognuno con un’area di specializzazione diversa:

  1. salute e scienze della vita;
  2. agroalimentare e ambiente;
  3. sicurezza e sicurezza cibernetica;
  4. industria 4.0;
  5. società.

Il dottorato ha già visto l’erogazione di 200 borse di studio con un budget di 16 milioni di euro.

Infine, per coordinare tutte le strategie viene creato il Gruppo di Lavoro Permanente sull’Intelligenza Artificiale.

I Punti deboli del Sistema Italia nell’applicazione della IA

Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale elenca anche quelli che sono considerati i punti deboli del Sistema Italia. In particolare si ricorda che vi è un’eccessiva frammentarietà della ricerca, una incapacità di attrarre talenti, su questo punto si ribadisce che in Italia vi è un’adeguata capacità di formare nuovi talenti, ma vi è una difficoltà ad attrarre talenti dall’estero e a trattenere i giovani ricercatori italiani.

Viene sottolineato anche il significativo divario di genere, infatti solo il 19,6% dei ricercatori di IA sono donne. Su questo specifico punto è possibile leggere l’articolo:

Imprenditoria femminile e gender gap digitale nell’industria 4.0.

Infine, il documento ribadisce che in Italia vi è una limitata capacità di registrare brevetti.

Nel Piano Strategico sull’intelligenza artificiale non mancano criticità, la più importante è lo scarso coinvolgimento delle PMI nello stesso. Il Piano Strategico sull’Intelligenza Artificiale, infatti per essere realmente efficiente deve essere attuato a tutti i livelli e in particolare in seno alle Piccole e Medie Imprese che più di altre realtà possono trovare giovamento nell’applicazione di nuovi strumenti, applicativi, protocolli di produzione. Il coinvolgimento doveva riguardare soprattutto l’aspetto della formazione in modo da rendere più semplice l’innovazione da parte delle aziende.

Un altro punto critico sono le risorse, infatti il documento nella parte finale individua i finanziamenti, ma si tratta di “possibili finanziamenti” quindi si individuano dei capitoli all’interno del PNRR, ma di fatto ancora non c’è nulla di concreto.