Niente reddito di cittadinanza a luglio, ecco per chi e per quale motivo

Il reddito di cittadinanza è una misura che ha una scadenza prefissata nel senso che può essere percepita soltanto per 18 mesi. Ma questo limite vale solo per singola domanda. Infatti la misura è rinnovabile di 18 mesi in 18 mesi. In altri termini alla scadenza dei primi 18 mesi di fruizione del reddito di cittadinanza gli interessati possono ripresentare domanda. L’unico vincolo è un mese di assenza da parte del sussidio. Per questo chi ha completato 18 mesi frizione con la rata del 27 giugno, nel mese di luglio non percepirà il sussidio ma dovrà adempiere alla nuova istanza. Un vincolo questo che si ripete mese dopo mese per ogni beneficiario.

Reddito di cittadinanza Come si rinnova

Il reddito di cittadinanza quindi è una misura che viene erogata per un periodo di 18 mesi. Naturalmente essendo la durata superiore all’anno, per continuare a percepire ininterrottamente la prestazione gli interessati devono provvedere ogni gennaio a rinnovare l’ISEE. Infatti il documento principale con cui si può percepire il sussidio è proprio l’ISEE. E questo scade ogni anno il 31 dicembre. Dii conseguenza per continuare a fruire di una prestazione come il reddito di cittadinanza (ma vale per ogni prestazione assistenziale),  quindi, tutte le famiglie interessate devono rinnovare l’ISEE a gennaio. Questo per consentire all’INPS di ricalcolare il sussidio e di verificare nuovamente il diritto alla prestazione da parte dei richiedenti. La cosa cambia con la scadenza dei 18 mesi. In effetti tutto si ferma è il mese successivo all’ultimo di fruizione è vuoto da sussidio.

Chi è chiamato a rinnovarlo a luglio

A luglio naturalmente, saranno colori i quali a giugno hanno preso l’ultima mensilità a dover presentare nuovamente domanda. Il 27 luglio infatti per loro non ci sarà alcun accredito sulla carta Reddito di cittadiananza (la card gialla conosciuta meglio come carta Rdc). È naturale anche che non ci sarà bisogno di nessun nuovo ISEE. Questo dal momento che quello in corso di validità scade a dicembre prossimo. Pertanto chi il 27 giugno ha percepito l’ultima rata del reddito di cittadinanza spettante, dal primo luglio potrà e dovrà presentare nuovamente domanda all’INPS, per l’estensione di ulteriori 18 mesi del reddito cittadinanza. Come detto prima, sempre a gennaio del 2023, i richiedenti a cui verrà di nuovo rinnovato il sussidio dovranno rinnovare anche l’ISEE. Presentando come è noto, la Dichiarazioen Sostitutiva Unica come sempre. Pochi dubbi sul fatto che queste famiglie torneranno a percepire il sussidio il mese successivo, cioè ad agosto. Infatti essendo l’ISEE sempre lo stesso di quello che ha dato diritto a percepire il reddito di cittadinanza a gennaio non ci sono dubbi sulla continuità della prestazione. Chi ne aveva diritto prima è ionevitabile che avrà diritto anche oggi.

Assegno Unico e reddito di cittadinanza: modello RdC Com/AU con arretrati dopo il 30 giugno

Con circolare del 28 aprile 2022 l’Agenzia delle Entrate aveva reso noto che i percettori di reddito di cittadinanza aventi diritto a integrazioni inerenti l’assegno unico avrebbero dovuto presentare il modello RdC Com/AU. Secondo le indicazioni iniziali il modello doveva essere presentato entro il 30 giugno 2022 per poter ricevere le integrazioni con arretrati da marzo 2022. Ora rettifica tale decisione con il Messaggio 2537/2022 che ha invece eliminato questo limiti, ma vediamo cosa succede.

Percettori di Reddito di Cittadinanza: dal 30 maggio è disponibile il modello RdC Com/AU

Fin dall’inizio l’INPS ha sottolineato che i percettori di reddito di cittadinanza avrebbero percepito in modo automatico e senza dover presentare domanda l’Assegno Unico per i figli minorenni presenti nel nucleo familiare.

Vi sono però dei casi in cui le famiglie potrebbero avere diritto ad integrazioni ulteriori di cui l’Inps non è a conoscenza. In questi casi è necessario presentare il modello RdC Com/AU. Il modello è però stato pubblicato solo alla fine del mese di maggio ed è ovvio che non tutti siano stati in grado in un breve arco temporale di provvedere alla presentazione del modello, con il rischio quindi di perdere gli arretrati.

I vari ritardi sono dovuti al fatto che l’assegno unico può essere considerato una misura ancora in fase di rodaggio. Con il passare dei mesi sono emerse situazioni che il legislatore non era stato in grado di mettere in preventivo e questo ha richiesto delle correzioni in corso d’opera.

Chi deve presentare il modello RdC Com/ AU?

Fatta questa premessa si sottolinea che il modello RdC Com/AU deve essere presentato:

  • nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente una persona maggiorenne, under 21, che abbia comunque diritto alla prestazione;
  • in caso di nuclei “complessi”, cioè se nello stesso Isee sono compresi rapporti di filiazione differenti;
  • presenza nel nucleo familiare di madre con meno di 21 anni;
  • richiesta di pagamento dell’Assegno Unico separatamente tra i due genitori;
  • affidamento di uno o più figli minori ( ad esempio nel caso in cui nel nucleo  del dichiarante siano presenti minori in affidamento);
  • per il riconoscimento di maggiorazioni ( ad esempio maggiorazioni spettanti quando entrambi i genitori lavorano e maggiorazione prevista per i nuclei familiare con Isee inferiore a 25.000 euro e che abbiano usufruito nell’anno antecedente rispetto alla presentazione del modello RdC Com AU dell’assegno per il nucloe familiare in presenza di minori).

Non occorre presentare il modello in presenza di figli con disabilità, infatti tale situazione è già “conosciuta” dall’INPS quindi l’integrazione è automatica.

Leggi anche: Assegno Unico disabili: cambiano gli importi. le novità nel decreto Semplificazioni

Messaggio 2537 dell’INPS: percettori RdC che presentano il modello RdC Com/AU dopo il 30 giugno avranno gli arretrati

L’INPS con il Messaggio 2537 del 22 giugno 2022 ha quindi precisato che i percettori di reddito di cittadinanza che hanno diritto a integrazioni, anche presentando il modello RdC Com AU oltre il termine inizialmente previsto del 30 giugno 2022, potranno ricevere gli arretrati dal mese di marzo.

Resta invece ferma la scadenza del 30 giugno prevista per tutti gli altri soggetti che ancora non hanno presentato la domanda per l’Assegno Unico che, come più volte sottolineato, sostituisce diverse misure di welfare tra cui bonus bebè, assegno per il nucleo familiare, detrazioni per figli a carico.

Assegno unico col reddito di cittadinanza, invio domanda Inps entro il 30 giugno

Si potranno presentare fino al 30 giugno 2022 le domande per ottenere le maggiorazioni dell’assegno unico per i figli. Si tratta, principalmente dei nuclei dove sono presenti figli maggiorenni (e fino all’età di 21 anni) da parte di chi percepisce il reddito di cittadinanza (Rdc). La misura consente, dunque, ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza il diritto a fruire anche dell’assegno unico corrisposto d’ufficio. L’importo, dunque, va integrato, mediante presentazione della domanda all’Inps con modello integrativo.

Assegno unico per i figli e reddito di cittadinanza, a chi spetta?

A rendere nota la necessità di presentazione della domanda di integrazione è l’Istituto previdenziale con il messaggio numero 2261 del 2022. Operativo dallo scorso marzo, l’assegno unico per i figli fino all’età di 21 anni, prevede l’erogazione dell’indennità anche ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza per i figli di età fino ai 21 anni. Per questi nuclei non c’è stato bisogno di presentare domanda per l’assegno unico per i figli. L’indennità è stata corrisposta in automatico con il reddito di cittadinanza.

Assegno unico per i figli, i pagamenti effettuati finora nel 2022

Fino a questo momento, come specifica la circolare dell’Inps, sono stati pagati gli assegni unici alle famiglie nelle quali:

  • sono presenti tutti e due i genitori, limitatamente all’importo per i figli minorenni o maggiorenni disabili;
  • nelle quali è presente un unico genitore per i figli minorenni o maggiorenni disabili nei limiti del 50% dell’indennità spettante.

Chi dovrà presentare domanda integrativa dell’assegno unico per i figli?

Dovrà essere presentata specifica domanda per fruire delle maggiorazioni previste dal decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha istituito l’assegno unico per i figli. In particolare, si tratta dei nuclei familiari che hanno a carico un figlio fino al compimento dell’età di 21 anni nelle condizioni attuali di:

  • frequentare un corso di formazione scolastica o di laurea;
  • seguire un corso professionale;
  • svolgere un’attività lavorativa con reddito complessivo non eccedente gli 8 mila euro all’anno.

Come si presenta la domanda integrativa dell’assegno unico per i figli per i percettori del Rdc?

In queste situazioni, i percettori del reddito di cittadinanza potranno utilizzare domanda di integrazione dell’assegno unico per i figli utilizzando il modello “Rdc Com/AU”. L’Inps aveva previsto l’adozione di questo modello nella circolare numero 53 del 2022. Tuttavia, solo dalla giornata del 31 maggio scorso il modello è a disposizione dei nuclei familiari per la richiesta delle maggiorazioni.

Quando si utilizza il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli?

L’Inps, peraltro, nella sua circolare elenca altre situazioni nelle quali le famiglie devono utilizzare il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli. Ad esempio, per la quota di maggiorazione che spetta nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di un reddito derivante dal lavoro. In questo caso, va utilizzata l’apposita autocertificazione contenuta nel modello Rdc Com/AU. Il modello si può utilizzare anche per le maggiorazioni spettanti alle famiglie che abbiano un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) entro i 25 mila euro. Tale fattispecie è riservata ai nuclei che, nel corso del 2021, avevano percepito l’assegno per il nucleo familiare.

Come si presenta il modello Rdc Com/AU per l’integrazione dell’Assegno unico per i figli?

Il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’Assegno unico per i figli si può presentare solo in via telematica. Per la presentazione, dunque, è necessario accedere al sito dell’Inps, nella sezione del “Reddito di cittadinanza” mediante autenticazione con Spid, Carta nazionale dei servizi (Cns) o Carta di identità elettronica (Cie). Si può procedere con la domanda anche mediante patronati. La presentazione della domanda entro il 30 giugno 2022 permette di ottenere gli arretrati con decorrenza a partire dallo scorso mese di marzo.

Renzi e il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. E’ un bluff?

Il fatto che il reddito di cittadinanza non sia ben visto da tutti è cosa nota, ma pochi avrebbero immaginato un tentativo di abolizione, anche perché trattasi di una scelta a dir poco impopolare soprattutto in zone del Paese dove più che in altre è una misura di vero sostegno al reddito e invece l’impensabile è accaduto: Matteo Renzi ha annunciato, per l’ennesima volta, l’inizio della raccolta firme per il referendum abrogativo del reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza disincentiva il lavoro?

Negli ultimi tempi le polemiche contro il reddito di cittadinanza sono molteplici, le stesse vengono soprattutto dalle imprese che cercano personale con qualifiche particolarmente basse e che di conseguenza offrono salari non competitivi. Si tratta soprattutto di ristoratori o comunque aziende operative nel settore del turismo e tra queste non mancano nomi importanti come ad esempio Al Bano.

Critiche al reddito di cittadinanza sono arrivate anche dal Fondo Monetario Internazionale che ha sottolineato come in realtà questo sussidio in alcune parti d’Italia, dove il costo della vita è più basso rispetto ad altre, ad esempio il Meridione, disincentiva le persone a cercare lavoro. Inoltre sottolinea che le misure messe in campo dall’Italia per disincentivare l’abuso, non sono sufficienti. I sostenitori del reddito di cittadinanza, non per forza percettori, sottolineano come in realtà questa misura di sostegno stia aiutando il mondo del lavoro in Italia a uscire dallo sfruttamento, infatti le proposte di lavoro che non trovano sbocchi sono quelle pagate in modo insufficiente e in misura tale da non riuscire ad assicurare una vita dignitosa ( come previsto dalla Costituzione). Analizzando alcune offerte emerge che consentono di ricevere un salario inferiore rispetto a quanto si percepisce con il reddito di cittadinanza.

Agli occhi di chi sostiene tali ragioni le imprese sono incentivate attraverso il reddito di cittadinanza ad offrire condizioni di lavoro eque e dignitose. Sicuramente la scarsità di manovalanza, sta mettendo a rischio la stagione estiva e questo probabilmente potrebbe portare a un aumento dei salari.

Matteo Renzi: dal 15 giugno parte la raccolta firme per il referendum su reddito di cittadinanza

A cavalcare l’onda degli scontenti è Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha annunciato l’inizio della raccolta firme dal giorno 15 giugno. L’obiettivo è riuscire ad indire un referendum abrogativo del reddito di cittadinanza. Sottolinea Matteo Renzi che in questa proposta c’è il desiderio di cambiare il mondo del lavoro per i più giovani.

La disciplina è prevista nell’articolo 75 della Costituzione.

La procedura prevede che per poter presentare una proposta di referendum debbano essere raccolte 500.000 firme, in alternativa la proposta può essere presentata da 5 consigli regionali. In questo caso sembra che Renzi voglia procedere alla raccolta delle firme tra i cittadini. Strada prevalentemente utilizzata a tale scopo.

Renzi ha annunciato che la raccolta inizierà il 15 giugno, andrà quindi avanti fino al 30 settembre, naturalmente se la proposta avrà molto successo la consegna di tutte le firme raccolte potrà avvenire anche prima, ricordiamo però che a breve ci sarà la sospensione feriale.

Come si svolge il referendum abrogativo?

Fatta questa prima tappa sarà la Corte Costituzionale a doversi esprimere sulla ammissibilità del quesito proposto e a fissare quindi la data dell’eventuale consultazione elettorale. Hanno diritto a partecipare al Referendum abrogativo tutti i cittadini elettori della Camera, quindi coloro che hanno compiuto 18 anni di età e la consultazione è valida se partecipano al voto il “50% + uno” degli aventi diritto. Inoltre l’abrogazione avverrebbe solo nel caso in cui il “50%+ uno” dei votanti si sono espressi in favore della stessa.

Diciamo che nella maggior parte dei casi, coloro che si presentano al voto per i quesiti referendari votano a favore della proposta, quindi l’obiettivo principale in questi casi è raggiungere il quorum. Nel caso in cui tra l’indizione del Referendum e il giorno del voto ci sia una modifica alle stesse norme oggetto di consultazione, il referendum salta. Non è necessario che la modifica vada nella direzione auspicata dai proponenti il referendum, basta una qualunque modifica a tali norme.

Ci sarà il referendum abrogativo del Reddito di Cittadinanza voluto da Matteo Renzi?

Molti si chiedono se avrà successo la richiesta di referendum abrogativo del reddito di cittadinanza proposto da Matteo Renzi, non è facile in questo momento dare una risposta, ma deve essere sottolineato che già un anno fa il leader di Italia Viva aveva lanciato una petizione on line per verificare il sostegno dei cittadini a questa misura e in tal caso la raccolta di adesioni non riuscì ad arrivare alle 5.000 firme.

A questo deve aggiungersi che ormai non c’è tempo per votare un referendum nella prossima primavera in quanto ci sarà la scadenza della legislatura e di conseguenza il primo periodo utile potrebbe slittare fino al 2025.

L’articolo 28 della legge 352 del 1970 stabilisce che “il deposito presso la cancelleria della Corte di Cassazione di tutti i fogli contenenti le firme e dei certificati elettorali dei sottoscrittori deve essere effettuato entro tre mesi dalla data del timbro apposto sui fogli medesimi“.

L’articolo 31 della legge 352 del 1970 stabilisce che non possono essere depositate richieste di referendum abrogativo nell’anno antecedente allo scioglimento delle Camere per fine legislatura (marzo 2023), inoltre le richieste non possono essere depositate nei 6 mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali. Il 2023 salta.

L’articolo 32 della stessa legge “le richieste di referendum devono essere depositate in ciascun anno dal 1° gennaio al 30 settembre”.

Considerando le varie scadenze, la richiesta potrà essere depositata a partire da gennaio 2024  al 30 settembre 2024 e considerando tutte le prassi sarà possibile votare tra metà aprile e giugno 2025. Che sia un modo per dare un colpo al cerchio e uno alla botte tenendo insieme percettori e imprenditori?

Le reazioni del M5S

Intanto non sono mancate le reazioni del M5S che ha fatto del reddito di cittadinanza il suo cavallo di battaglia. I paragoni con Giorgia Meloni sono piuttosto forti e si accusa Renzi di essere forte con i deboli ( percettori di reddito di cittadinanza) e debole con i forti, facendo in questo caso riferimento ai rapporti di affari con l’Arabia Saudita.

Fondo Monetario Internazionale boccia il reddito di cittadinanza. Disincentiva

Il Fondo Monetario Internazionale boccia il reddito di cittadinanza: disincentiva il lavoro soprattutto al Sud.

Perché il reddito di cittadinanza disincentiva il lavoro soprattutto al Sud?

Il reddito di cittadinanza è una misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle che con questa misura ha inteso eliminare la povertà. Giustamente ha trovato applicazione su base nazionale con le stesse regole, ma di fatto la condizione economica tra Nord e Sud Italia è molto diversa e il costo della vita nelle regioni del Meridione è effettivamente più basso rispetto a quello del Nord. E’ così che il reddito di cittadinanza diventa un sussidio anche più elevato dei redditi che si percepirebbero lavorando, soprattutto perché sono larghe le fasce di beneficiari che approfittano del lavoro in nero. Questi sono in breve i rilievi fatti dal Fondo Monetario Internazionale. Il sussidio versato invece ai lavoratori del Nord non assicura una vita dignitosa e la copertura delle spese e questo porta a un maggiore interesse a uscire dalla platea dei beneficiari.

Quanto percepiscono i beneficiari del reddito di cittadinanza?

Nelle regioni del Sud c’è il più elevato numero di percettori del reddito di cittadinanza, inoltre sono elargiti gli importi più alti. La media in Campania è di 638 euro mensili, ma a Napoli la stessa si alza fino a raggiungere 660 euro a persona. In Sicilia è di 619 euro. Aggiungendo a queste somme eventuali importo dell’ assegno unico di fatto il reddito di cittadinanza sfiora quello che è considerato lo stipendio di un operaio non specializzato al Sud. Questo porta da un lato al costante fiorire di lavoro in nero, magari occasionale, ma che comunque costituisce un ulteriore reddito, infatti sono in tanti a chiedere di lavorare senza essere assunti per non perdere il reddito di cittadinanza, e dall’altro alla difficoltà in alcuni settori, ristorazione ad esempio, a trovare lavoratori.

I rilievi del Fondo Monetario Internazionale

Il Fondo Monetario Internazionale, FMI, sottolinea che in questo modo il reddito di cittadinanza disincentiva nella ricerca di un lavoro perché di fatto lavorare non renderebbe le condizioni di vita migliori. A poco è servito inasprire le “sanzioni” in caso di mancata accettazione del lavoro, infatti in precedenza il reddito di cittadinanza si perdeva dopo aver rifiutato 3 offerte di lavoro, mentre ora il limite è stato ridotto a 2. Dal FMI arrivano anche dei suggerimenti per migliorare il funzionamento del reddito di cittadinanza e trasformarlo in un vero incentivo al lavoro.

Lo stesso potrebbe non essere eliminato, ma ridotto al momento in cui si trova un’occupazione, ad esempio la forza lavoro dei percettori potrebbe essere occupata nei lavori stagionali, ad esempio nel settore turistico che denuncia la mancanza di forza lavoro pari a 350.000 unità senza però perdere il sussidio in questo periodo, ma riducendone gli importi.

Tale suggerimentoha trovato l’appoggio del ministro del Turismo Garavaglia che ha ipotizzato una riduzione del 50% del sussidio per i lavoratori da impegnare nei lavori stagionali. In questo modo si potrebbe anche ridurre la quota di lavoratori in nero che si trova tra i percettori di reddito.

Nel rapporto periodico sull’Italia redatto dal Fondo Monetario Internazionale viene bocciata anche la tassa sugli extraprofitti nel settore energetico e applicata sui guadagni inattesi delle società del settore energetico.

Bonus bollette, come richiedere lo sconto per le spese di energia elettrica e gas?

Come richiedere il bonus bollette per ottenere gli sconti sulle spese di energia elettrica e gas? Con l’ultimo provvedimento approvato dal governo, il cosiddetto decreto “Aiuti”, cambiano le regole alla base del bonus sociale. In particolare, è necessario prestare attenzione all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), alla Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e alla retroattività degli aiuti alle famiglie. Gli sconti sono stati estesi ai nuclei familiari disagiati anche al terzo trimestre del 2022. Ma entro il 30 giugno 2022 l’Arera, l’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente, dovrà ridefinire gli aiuti sulla base dei prezzi correnti.

Bonus sociale, quali aiuti per i pagamenti delle bollette di luce e gas delle famiglie?

Con il decreto “Aiuti” il governo ha provveduto a un restyling del bonus sociale per la copertura di parte delle spese delle bollette dell’energia elettrica e del gas delle famiglie. In attesa della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto recante “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”, si può confermare che il contributo statale andrà alle famiglie economicamente svantaggiate e ai cittadini che versino in gravi condizioni di salute. In particolare, il pacchetto di aiuti andrà a coprire il terzo trimestre (per i mesi di luglio, agosto e settembre) dell’anno. Risultano coperti i trimestri precedenti dai passati decreti.

Bonus bollette energia elettrica e gas, come ottenere gli aiuti?

Per il riconoscimento dei beneficiari del bonus bollette energia elettrica e gas vige il sostegno automatico. Infatti, il bonus è stato disposto già a partire dal 1° gennaio 2021 per i consumi di gas, acqua ed energia elettrica in via automatica ai nuclei familiari e ai cittadini rientranti nei requisiti richiesti. Per ottenere il bonus bollette è necessario presentare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) anno per anno e possedere un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) al di sotto del limite stabilito. Fino a tutto il 2022, varranno le Dsu presentate dal 1° gennaio scorso al 31 dicembre prossimo. Hanno diritto al bonus anche i percettori del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza.

Chi può accedere al bonus bollette per gas ed energia elettrica?

L’accesso al bonus per le bollette del gas e dell’energia elettrica, per ciascun anno, è riconosciuto per un unico aiuto. Nello scorso anno, ciascuna famiglia o cittadino o percettore di reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza aveva diritto a un unico bonus per ciascuna delle bollette:

  • del gas;
  • dell’energia elettrica;
  • dell’acqua.

L’accesso ai bonus è riconosciuto anche ai cittadini e alle famiglie (in condizioni di disagio economico) che vivano in condomini e che beneficino di forniture centralizzate.

Entro il 30 giugno 2022 l’Arera ridefinirà gli aiuti spettanti alle famiglie e ai cittadini sulle bollette

Tra le novità dei bonus per le bollette di gas ed elettricità in arrivo, c’è quella della ridefinizione degli aiuti da parte dell’Arera, l’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente. La revisione degli aiuti per l’anno 2022 dovrà essere stabilita in un decreto che dovrà essere approvato entro il 30 giugno prossimo.

Bonus bollette, quale Isee è necessario?

Ulteriore novità in arrivo è quella dell’aumento del tetto Isee per la richiesta del bonus bollette. Infatti, è previsto l’innalzamento dell’Isee fino a 12 mila euro. Finora il limite dell’Isee è stato di 8.265 euro. Per le famiglie con quattro figli o più l’Isee massimo sarà di 20 mila euro. Il nuovo tetto dell’Isee sarà valido nel periodo dal 1° aprile al 31 dicembre 2022. A stabilirlo è stato il decreto legge numero 21 del 2022 (il cosiddetto decreto “Ucraina 2”). L’aumento dell’Isee ha consentito di aumentare i cittadini e le famiglie beneficiarie del bonus bollette: infatti, si calcola che i cittadini che riceveranno l’agevolazione saranno circa 5,2 milioni per un totale di 1,2 famiglie. Il bonus bollette permette di compensare l’importo spettante detraendolo dalle bollette successive.

Pensione di cittadinanza: cos’è, a chi spetta e a quanto ammonta?

Al fine di adottare misure di contrasto alla povertà, accanto al reddito di cittadinanza è prevista la pensione di cittadinanza, ma quali sono i requisiti per potervi accedere?

Cos’è la pensione di cittadinanza?

La pensione di cittadinanza è prevista nel decreto legge n° 4 del 2019. Si tratta di una misura di sostegno economico rivolta a nuclei familiari con uno o più componenti aventi età pari o superiore a 67 anni. Può essere erogata anche in favore di nuclei familiari in cui siano presenti soggetti di età inferiore a 67 anni, ma in questo caso deve trattarsi di disabili o persone in condizione di non autosufficienza.

Deve essere sottolineato che il termine di 67 anni nel tempo è destinato a mutare infatti, come la pensione tradizionale, viene adeguato alla speranza di vita.

Requisiti soggettivi per l’accesso alla pensione di cittadinanza

Per quanto riguarda le condizioni alle quali è possibile accedere alla pensione di cittadinanza sono le medesime previste per il Reddito di Cittadinanza. Si tratta quindi di requisiti reddituali e soggettivi.

La pensione di cittadinanza spetta a:

  • cittadini italiani o dell’Unione Europea;
  • cittadini di Pesi terzi che abbiano il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
  • apolidi con permesso di soggiorno di lungo periodo;
  • cittadini di Paesi terzi che siano familiari di cittadini italiani o di cittadini comunitari titolari di diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente;
  • titolari di protezione internazionale.

Per poter ottenere la pensione di cittadinanza è altresì necessario essere residenti in Italia da almeno 10 anni di cui due continuativi.

Requisiti patrimoniali e reddituali

Chiarito chi sono, dal punto di vista soggettivo, i potenziali titolari del diritto alla pensione di cittadinanza devono essere chiariti i requisiti reddituali o economici per poter accedere a tale misura di sostegno al reddito.

La prima cosa da sottolineare è che la pensione di cittadinanza è una misura calibrata sul reddito del nucleo familiare e sono considerati come componenti dello stesso anche quelli che non fanno parte formalmente del nucleo, ma che sostanzialmente invece vi sono, ad esempio il coniuge legalmente separato che però abbia la residenza nella stessa abitazione, oppure il figlio che non è parte dello stato di famiglia, ma ha la stessa residenza e non è coniugato o non ha figli.

I requisiti reddituali sono:

  • Isee di valore inferiore a 9.360 euro;
  • patrimonio immobiliare detenuto in Italia e all’estero di valore non superiore a 30.000 euro. Nel patrimonio non viene considerato il valore della prima casa;
  • patrimonio mobiliare di valore non superiore a 6.000 euro . Lo stesso viene però aumentato di:
  1. 2.000 euro per ogni componente aggiuntivo rispetto al primo;
  2. 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo;
  3.  5.000 euro per ogni componente con disabilità media;
  4.  7.500 euro per ogni componente con disabilità grave o in condizione di non autosufficienza;

Dal reddito Isee deve essere distinto il reddito vero e proprio, cioè l’ammontare dei guadagni percepiti in un anno. In questo caso i limiti sono:

7.560 euro incrementati di 1.800 euro nel caso in cui l’abitazione sia in locazione. Tali importi devono essere moltiplicati per la scala di equivalenza, questa è:

  • pari a 1 per il primo componente del nucleo familiare;
  • incrementato di 0,4% per ogni componente del nucleo di età superiore a 18 anni;
  • maggiorato di 0,2% per ogni componente di età minore a 18 anni;
  • l’incremento massimo può arrivare a 2,1.

Nel caso in cui nel nucleo siano presenti persone con disabilità grave o non autosufficienti l’incremento massimo è 2,2.

Attenzione all’auto

Per quanto riguarda il patrimonio deve essere posta attenzione anche al possesso di veicoli. Non è possibile accedere alla pensione di cittadinanza nel caso in cui si sia titolari di veicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi precedenti all’inoltro della domanda, oppure di veicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc, motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc immatricolati per la prima volta nei due anni precedenti. Sono esclusi autoveicoli e motoveicoli per i quali è prevista l’agevolazione fiscale in favore di disabili.

Infine, non possono ottenere la pensione di cittadinanza coloro che sono titolari di navi e imbarcazioni da diporto.

Incompatibilità

Non è possibile percepire la pensione di cittadinanza in seguito a dimissioni volontarie (tranne nel caso in cui le stesse siano dovute a giusta causa).

Mentre possono ricevere tale sostegno economico coloro che sono titolari di trattamento NASpI, Dis-Coll.

Nel rispetto dei requisiti economici e reddituali visti, è possibile percepire la pensione di cittadinanza anche nel caso in cui uno dei componenti del nucleo abbia un’attività di lavoro.

Come presentare la domanda

La domanda può essere trasmessa all’INPS tramite patronato oppure avvalendosi del sito www.redditodicittadinanza.gov.it e potrà essere percepita dal mese successivo rispetto a quello dell’inoltro. Infine, può essere inoltrata tramite Poste Italiane utilizzando il modulo SR180.

La misura massima è 780 euro viene calibrata in base a redditi e patrimonio mobiliare e immobiliare.

Bonus bollette luce e gas famiglie, l’Isee passa a 12mila euro

Passa da 8.265 euro a 12 mila euro l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) per la richiesta del bonus sulle bollette dell’energia elettrica e del gas delle famiglie. La misura, contenuta nell’articolo 6 del decreto legge numero 21 del 2022 (decreto legge “Energia”), consentirà di ampliare il numero delle famiglie che beneficeranno dei bonus sociali per il pagamento delle bollette a debito a partire dal 1° aprile fino alla fine dell’anno. Le risorse messe a disposizione delle famiglie in difficoltà sono pari a 102,8 milioni di euro.

Quante famiglie beneficeranno del bonus sulle bollette del gas e dell’energia elettrica con l’aumento dell’Isee?

Con la misura di aumento dell’Isee porterà il numero delle famiglie beneficiarie degli aiuti sulle bollette del gas e dell’energia elettrica da 3,8 a 5 milioni di nuclei. La revisione del limite dell’Isee ha come obiettivo quello di sterilizzare gli aumenti delle bollette in conseguenza degli avvenimenti in Ucraina. L’aiuto sulle bollette energetiche delle famiglie è già operative grazie al decreto legge numero 17 del 2022 per le spese di fornitura del secondo trimestre di quest’anno. A queste famiglie si aggiungeranno quelle del decreto legge “Energia”.

Famiglie beneficiarie degli sconti sulle bollette del gas e dell’elettricità: anche i percettori di reddito o pensione di cittadinanza

Grazie agli aiuti sulle bollette del gas e dell’energia elettrica la riduzione media del costo di fornitura scende del 30%. A beneficiarne sono le famiglie che si trovano in condizione di disagio economico, sociale e fisico, o con Isee (attuale) entro gli 8.265 euro. L’Isee da considerare arriva fino a 20 mila euro per le famiglie che abbiano oltre tre figli a carico. Rientrano negli sconti anche i percettori delle pensioni di cittadinanza o del reddito di cittadinanza. Infine possono ottenere gli sconti anche le famiglie che abbiano componenti affetti da gravi malattie tali da rendere necessario l’utilizzo di macchinari e di apparecchiature mediche salvavita. Lo sconto viene applicato solo dopo presentazione della relativa domanda.

Come si ottiene lo sconto sulle bollette della luce e del gas?

Alle famiglie che beneficiano del bonus sulla luce e del gas lo sconto arriva direttamente sulla bolletta. Il meccanismo è reso possibile dallo scambio di informazione tra l’Inps e Acquirente unico, sulla base dei dati inseriti nella Dichiarazione unica sostitutiva (Dsu) che consente di calcolare l’Isee del nucleo familiare. Per le famiglie che debbano presentare domanda del bonus sulle bollette energetiche risulta, pertanto, indispensabile avere un Isee aggiornato.

Presentazione della domanda per ottenere lo sconto sulle bollette di luce e gas: come fare?

Alla presentazione dell’Isee si dovrà aspettare all’incirca un mese affinché vengano svolte tutte le opportune verifiche. Il riconoscimento dello sconto avviene alla prima bolletta utile dopo tutte le verifiche. Dunque, a seconda della periodicità delle fatture energetiche, possono passare anche quattro o cinque mesi dalla presentazione della Dichiarazione unica sostitutiva per vedersi accreditare gli sconti. Successivamente alla pratica le famiglie otterranno lo sconto direttamente sulla bolletta energetica.

Quali sono gli sconti del bonus energia elettrica e gas in bolletta di chi ne ha i requisiti?

Chi ha i requisiti per poter ottenere il bonus nelle bollette dell’energia elettrica potrebbe ottenere i seguenti sconti:

  • da 165,60 euro per famiglie di una o di due persone;
  • a 235,80 euro per famiglie di oltre quattro componenti.

Il bonus sulle bollette dell’elettricità per le condizioni di salute, invece, non dipende dalla numerosità del nucleo familiare, ma dall’extra consumo. Il consumo standard è corrispondente a 2700 kilowatt per ora all’anno. Per il primo trimestre varia da 90 a 277 euro per i mesi di gennaio, febbraio e marzo del 2022. Per le bollette del gas, il valore minimo è pari a 62,10 euro; quello massimo arriva a 816,30 euro.

Disoccupato di lunga durata: quali vantaggi ci sono per l’azienda che lo assume?

Il disoccupato di lunga durata è un soggetto che si trova in una condizione cronica di mancanza di lavoro. Il legislatore tende a voler eliminare questa “categoria” di persone e proprio per questo prevede diversi incentivi volti a rendere più appetibili i disoccupati di lungo corso sul mercato del lavoro. Vediamo in primo luogo chi può definirsi disoccupato di lunga durata e di conseguenza quali vantaggi possono esservi per le aziende.

Chi è il disoccupato di lunga durata?

La prima cosa da sottolineare è la differenza tra inoccupato e disoccupato. Il disoccupato è colui che ha perso un lavoro o ha cessato un’attività autonoma e non riesce a reinserirsi nel mondo del lavoro. L’inoccupato è invece colui che non ha mai lavorato. Per risultare come disoccupato è necessario iscriversi nelle liste di collocamento del Centro per l’Impiego ed occorre sottoscrivere il patto di servizio con l’Anpal. Sono differenti dagli inoccupati anche i NEET (not engaged in education employment and trainig), si tratta di persone che non seguono percorsi di formazione o studio, ma non sono neanche alla ricerca di lavoro. Si tratta spesso di persone sfiduciate che non sono iscritte nelle liste dei Centri per l’Impiego.

Nella lista dei disoccupati compaiono poi i disoccupati di lungo periodo o di lungo corso/durata. Si tratta di persone che hanno accumulato:

  • oltre 12 mesi di disoccupazione, che scendono a 6 mesi nel caso in cui si tratti di persona di giovane età. Tale classificazione non è però rigida perché vi possono essere benefici a cui si accede con requisiti diversi.

Agevolazioni per i disoccupati di lunga durata

A tutela del disoccupato di lunga durata sono previsti percorsi di inserimento lavorativo. Ad esempio possono usufruire dell’assegno di ricollocazione con importo variabile da utilizzare in corsi di formazione e servizi di assistenza nella ricerca del lavoro. I vari “privilegi” da disoccupato di lunga durata inoltre non si perdono nel caso in cui sia stipulato un contratto di lavoro a tempo determinato di breve durata, in particolare non si perde la “qualità” di disoccupato di lunga durata in presenza di un contratto di durata inferiore a 6 mesi. Inoltre il decreto 4 del 2019 prevede che si mantenga lo stato di disoccupato nel caso in cui il reddito percepito da lavoratore dipendente sia inferiore a 8.145 euro e 4.800 euro in caso di lavoro autonomo.

Agevolazioni per le imprese che assumono disoccupati di lunga durata

Al fine di ridurre la fascia di disoccupati di lunga durata sono inoltre previsti altri vantaggi che vanno sia a favore del datore di lavoro che assume sia del lavoratore stesso.

Il primo aiuto è dato dallo sgravio contributivo in favore delle imprese che assumono disoccupati di lunga durata.

Bonus assunzioni donne

Il primo incentivo riguarda le donne: vi è uno sgravio contributivo al 100% per le imprese che assumono donne con almeno 12 mesi di disoccupazione e che abbiano superato i 50 anni di età. Questo sgravio contributivo è previsto fino al 30 giugno 2022, non si ha invece certezza su un’eventuale successiva proroga.

Inoltre è possibile avere lo sgravio contributivo al 100% senza limiti di età nel caso in cui la donna sia disoccupata da almeno 24 mesi.

Nel caso in cui le donne abbiano residenza in aree economiche in cui vi è una particolare disparità occupazionale tra uomini e donne oppure residenti in Regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali UE, bastano sei mesi di disoccupazione per poter accedere allo sgravio contributivo al 100%.

Bonus assunzione uomini

Per l’assunzione degli uomini lo sgravio è invece al 50% e può essere fatto valere per:

  • over 50 con almeno 6 mesi di disoccupazione;
  • qualsiasi età con 12 mesi di disoccupazione.

Bonus assunzioni Sud

Particolari sgravi contributivi sono inoltre previsti nel Bonus Assunzioni Sud. In questo caso per poter accedere si considera disoccupato di lunga durata chi ha maturato almeno 6 mesi di disoccupazione. Il Bonus Assunzioni Sud si applica alle aziende che si trovano in: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, oppure in quelle definite in transizione, Sardegna, Abruzzo e Molise. Anche in questo caso la decontribuzione è al 100% per contratti di lavoro a tempo indeterminato oppure per contratti di apprendistato. Lo sgravio è al 100% per il primo anno (con importo massimo per assunto di 8.060 euro ) e al 50% per il secondo e il terzo anno. Nel caso in cui l’assunzione riguardi persone di età compresa tra 15 e 24 anni, non si tiene conto della durata del periodo di disoccupazione.

Anticipi pensionistici per il disoccupato di lunga durata

Chi è disoccupato di lungo periodo può inoltre accedere alla pensione in modo agevolato. Le opportunità sono 2 cioè accedere alla pensione anticipata precoci, oppure alla Ape Sociale.

Per la pensione anticipata precoci è necessario avere maturato un’anzianità contributiva di almeno 41 anni, di questi 12 mesi devono essere stati versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Può accedere alla pensione anticipata precoci coloro che risultano disoccupati di lungo periodo per cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento anche collettivo o dimissioni per giusta causa e hanno smesso di percepire la NASpI da almeno 3 mesi. In alternativa c’è l’Ape Sociale che consente di accedere alla pensione all’età di 63 anni con almeno 30 anni di contributi e a patto di aver versato nei 36 mesi antecedenti rispetto alla data di cessazione del rapporto di lavoro 18 mesi di contributi e, infine, occorre aver terminato la percezione dell’assegno di disoccupazione.

Agevolazioni economiche per il disoccupato di lunga durata

Infine, sono previste agevolazioni economiche. Il disoccupato di lungo periodo gode dall’esenzione dal ticket sanitario ( in questo caso occorre il doppio requisito e cioè un reddito inferiore a 8.263,31 euro, elevabile fino a 11.362,05 euro in caso di coniuge a carico e di altri 516,46 euro per ogni figlio a carico.

Naturalmente ai disoccupati viene anche data l’opportunità di percepire il reddito di cittadinanza.

Bonus energia elettrica e gas, gli importi alle famiglie in difficoltà e con reddito di cittadinanza

Bonus per il caro bollette di energia elettrica e gas sono a vantaggio delle famiglie in difficoltà, con redditi medi e bassi o con malati all’interno del nucleo. In più, le misure vanno a favore anche dei percettori del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza. Tra le famiglie beneficiarie dei provvedimenti del governo per contrastare il caro bollette rientrano quelle con un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) sotto un determinato reddito. Ma per le famiglie più numerose la soglia di Isee sale fino ai 20 mila euro.

Caro bollette luce e gas, quali risorse a favore delle famiglie in difficoltà e ai percettori del reddito di cittadinanza?

In tutto il governo ha stanziato ulteriori 400 milioni di euro per contrastare gli effetti sulle famiglie a reddito medio-basso e ai percettori del reddito di cittadinanza del caro bollette dell’energia elettrica e del gas. Sono le risorse previste dal decreto legge numero 17 del 022 che, all’articolo 3, dispone, anche per il secondo trimestre 2022, che le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e ai clienti in gravi condizioni di salute e la compensazione per la fornitura di gas naturale (cosiddetto bonus sociale elettricità e gas e bonus disagio fisico elettricità) siano rideterminate dall’Arera in modo da minimizzare gli incrementi della spesa per la fornitura, fino a concorrenza dell’importo di 400 milioni di euro.

Quanti e quali saranno i beneficiari dei bonus per il caro bollette di energia elettrica e del gas?

I bonus per il caro bollette andranno, secondo le stime, a favore di oltre 3 milioni di famiglie per quanto concerne l’energia elettrica, e di oltre 2 milioni per l’erogazione del gas. Le famiglie beneficiarie della misura sono quelle con un Isee non superiore a 8.265 euro all’anno. L’Isee sale a 20 mila euro se nella famiglie sono a carico più di tre figli. I bonus per il caro bollette vanno a vantaggio anche dei percettori della pensione di cittadinanza o del reddito di cittadinanza.

Come avviene l’erogazione del bonus energia elettrica e gas ai redditi bassi e percettori di reddito e pensione di cittadinanza?

Le famiglie beneficiare del bonus per l’energia elettrica e per il gas, da luglio 2021, percepiscono direttamente l’accredito nella bolletta mediante lo scambio di informazioni tra l’Inps e Acquirente unico. Del bonus ne beneficia anche chi ha condizioni di salute precarie che comportano l’utilizzo, nella propria abitazione, di apparecchiature elettromedicali. Ad esempio, chi utilizza per ragioni di salute di sollevatori, di materassi antidecubito, di carrozzine elettriche, di macchine per l’emodialisi, di ventilatori polmonari. Tuttavia, in questo caso, il bonus è riconosciuto in seguito alla presentazione della domanda.

Quante risorse sono state stanziate per il bonus energia elettrica e gas a favore delle famiglie in difficoltà?

Il bonus sul caro bollette dell’energia elettrica e del gas è stato attuato quindi già con il decreto legge numero 130 del 2021. I consumi abbonati sono relativi al terzo trimestre del 2021. Le risorse stanziate sono pari a 450 milioni di euro. Con la legge di Bilancio 2022 il bonus è stato esteso al primo trimestre di quest’anno (risorse per 912 milioni di euro).

Come presentare domanda per ottenere il bonus nelle bollette di dell’energia elettrica e del gas?

Per ottenere il bonus in caso di difficoltà nel pagamento delle bollette della luce e del gas è indispensabile ottenere l’Isee. Chi pertanto non avesse ancora l’Isee aggiornato è bene che provveda per poter poi far svolgere le verifiche sulle bollette. Tali verifiche richiedono circa un mese di tempo, per un totale dall’invio dell’istanza che può arrivare anche a quattro o cinque mesi dalla presentazione della Dichiarazione unica sostitutiva, dalla quale deriva l’Isee, al primo sconto nelle relative bollette. Successivamente alla pratica, dunque, alle famiglie con i requisiti, verrà riconosciuta l’agevolazione direttamente nella prima bolletta utile.

Quali sono gli importi dei bonus energia elettrica e gas nelle bollette di chi ne ha i requisiti?

Chi ha i requisiti per poter ottenere gli sconti nelle bollette della luce potrebbe ottenere i seguenti bonus:

  • da 165,60 euro per famiglie di una o di due persone;
  • a 235,80 euro per famiglie di oltre quattro componenti.

Il bonus sulle bollette dell’elettricità per le condizioni di salute, invece, non dipende dal numero di componenti del nucleo familiare ma dall’extra consumo. Il consumo standard è pari a 2700 kilowatt per ora all’anno. Per il primo trimestre varia da 90 a 277 euro per i mesi di gennaio, febbraio e marzo del 2022. Per le bollette del gas, il valore minimo è pari a 62,10 euro; quello massimo arriva a 816,30 euro.