Carta acquisti 2023: ecco i nuovi moduli per la richiesta

I cittadini over 65 e i genitori di minori con età inferiore a 3 anni possono richiedere la carta acquisti 2023 utile a sostenere spese alimentari e sanitarie. I moduli sono già disponibili .

A chi spetta la carta acquisti 2023?

La carta acquisti 2023 spetta a coloro che si trovano in una situazione economica particolarmente svantaggiosa.

In particolare per coloro che hanno superato 65 anni di età è richiesto di :

  • non essere titolari di trattamenti pensionistici o assistenziali di importo superiore a 7.640 euro, limite innalzato a 10.186 euro per gli over 70;
  • inoltre è necessario avere un Isee inferiore a 7.640 euro.

Per i genitori con minori di età inferiore a 3 anni i requisiti previsti sono:

avere un ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), in corso di validità, inferiore a 7.640,18 euro .

In entrambi i casi sono previsti ulteriori requisiti:

non essere, singolarmente, né con il/la sottoscritto/a e con l’altro esercente la potestà genitoriale/soggetto affidatario:

    1. intestatario/i  di più di una utenza elettrica domestica;
    2. intestatario/i di più di una utenza elettrica non domestica;
    3. intestatario/i di più di due utenze del gas;
    4. proprietario/i di più di due autoveicoli;
    5. proprietario/i, con una quota superiore o uguale al 25%, di più di un immobile ad uso abitativo;
    6. proprietario/i, con una quota superiore o uguale al 10%, di immobili non ad uso abitativo o di categoria catastale C7;
    7. titolare/i di un patrimonio mobiliare, come rilavato nella dichiarazione ISEE, superiore a 15mila euro.

Si tratta quindi di requisiti piuttosto stringenti e non facili da avere.

Come richiedere la Carta Acquisti 2023

La Carta Acquisti 2023 ha il valore di 40 euro, caricati ogni due mesi per un ammontare pari a 80 euro. Può essere utilizzata esclusivamente per gli acquisti in negozi convenzionati e comunque per prodotti/beni di prima necessità, come prodotti alimentari, spese sanitarie, spese per utenze.

Sul sito del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali è possibile scaricare i moduli che sono allegati anche in fondo all’articolo. I moduli compilati devono essere consegnati presso un Ufficio Postale con fotocopia e originale di documento di identità del richiedente e attestazione Isee valida, anche in formato copia. In alternativa è possibile presentare la richiesta un’attestazione provvisoria rilasciata dal Caf.

Modulo-carta-acquisti-anziani-2023

Modulo Carta Acquisti minori

 

Iva al 10% estesa: ecco le novità del decreto legge ‘Semplificazioni fiscali’

Arriva l’ok al nuovo decreto legge “Semplificazioni fiscali” e alle novità in esso contenute con l’approvazione avvenuta la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. L’Iva agevolata al 10% viene estesa ai settori sanitari e sulle prestazioni mediche e di ricovero. Il provvedimento, tuttavia, contiene altre misure relative all’esterometro, ai modelli Intrastat e alle fatture elettroniche.

Decreto ‘Semplificazioni fiscali’, quali sono le misure previste?

All’interno del decreto “Semplificazioni fiscali” sono contenute varie misure fiscali. Eccole nel dettaglio:

  • estensione dell’aliquota Iva agevolata del 10% sulle prestazioni aventi a oggetto il ricovero e le cure offerte dai soggetti convenzionati e non convenzionati;
  • esenzione Iva sulle prestazioni sanitarie offerte dalle case di cura non convenzionate che vengono addebitate ai pazienti;
  • per l’esterometro, l’esclusione degli acquisti extraterritoriali fino a 5 mila euro;
  • passa dal 16 al 30 settembre la scadenza per presentare la comunicazione delle liquidazioni periodiche Iva (Lipe) dei mesi di aprile, maggio e giugno 2022;
  • si incrementa da 250 euro a 5 mila euro il tetto entro il quale si può differire il versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche ai tre mesi successivi (solo a partire dal 2023);
  • proroga a tutto il 2026 dell’inversione contabile su personal computer, tablet, telefoni, gas, energia, microprocessori e certificati verdi.

Iva, con il decreto ‘Semplificazione’ arriva l’estensione dell’esenzione: ecco per chi

Con il decreto “Semplificazioni” arriva l’estensione dell’esenzione dell’Iva. Il provvedimento va dunque a integrare l’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972. In particolare, l’ampliamento dell’esenzione spetta anche alle prestazioni sanitarie di ricovero o di cura, effettuate pure dai professionisti. In particolare, l’esenzione spetterà anche alle:

  • prestazioni rese dai professionisti sanitari (odontoiatri, medici e infermieri);
  • le prestazioni di cura e di ricovero, compreso il vitto e la somministrazione di farmaci. Tali prestazioni devono essere rese da cliniche o case di cura convenzionate;
  • per le prestazioni rese dalle case di cura non convenzionate, che spesso si servono di professionisti terzi, il decreto allarga il regime di esenzione fiscale come se il servizio fosse reso dalle case di cura direttamente al paziente. Il limite all’esenzione è costituito dall’importo che la casa di cura deve al professionista terzo.

Caso di esenzione di paziente che ottiene prestazioni presso una casa di cura

Ad esempio, se una casa di cura riceve la parcella del professionista terzo di 15 mila euro per un intervento e il professionista richiede al paziente 25 mila euro quale prezzo totale della prestazione, si procederà nel seguente modo:

  • il professionista fatturerà 15 mila euro in regime di esenzione;
  • lo stesso fatturerà 10 mila euro in regime di imponibilità della prestazione.

Estensione dell’Iva al 10%, per quali settori?

Il provvedimento allarga anche l’applicazione dell’Iva agevolata al 10% al settore sanitario. Infatti, l’aliquota Iva agevolata si applicherà per:

  • le prestazioni di maggior confort alberghiero e alberghiere verso persone che sono ricoverate nelle strutture sanitarie convenzionate. Si tratta di un allargamento rispetto alle esenzioni previste ai commi 18 e 19 dell’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972;
  • l’alloggio a persone che accompagnano i pazienti ricoverati presso strutture di cura, sia convenzionate che non convenzionate, con applicazione di aliquota ridotta al 10%.

Nel caso di ricovero di pazienti in strutture sanitarie non convenzionate, l’aliquota Iva rimane quella ordinaria.

 

 

 

Scontrino parlante della farmacia per la detrazione delle spese: che cos’è?

Che cos’è lo scontrino parlante della farmacia utile per la detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi? Chi fa acquisti in farmacia deve accertarsi di documentare le spese mediante la fattura oppure un documento cosiddetto “parlante”. Nel documento devono essere riportati:

In mancanza del codice fiscale dell’acquirente, la spesa non può essere oggetto di detrazione fiscale. Non si può procedere, a posteriori, a colmare questa mancata informazione.

Codice fiscale sullo scontrino della farmacia, quando può essere riportato dopo l’acquisto?

Vi è un unico caso nel quale il codice fiscale di chi provvede a comprare beni in farmacia può essere inserito successivamente all’acquisto. Si tratta del caso in cui si facciano acquisti in una farmacia estera. In questa situazione, il contribuente può riportare a mano, sul documento attestante la spesa, il proprio codice fiscale. Il contribuente può, inoltre, farsi rilasciare dal farmacista l’ulteriore documentazione attestante la spesa sanitaria effettuata ai fini della detrazione fiscale. In questo modo, il contribuente può integrare la documentazione di vendita delle informazioni richieste per l’operazione fiscale.

Quali sono le spese sanitarie che si possono effettuare in farmacia ai fini della detrazione fiscale?

Gli acquisti in farmacia ammissibili alla detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi riguardano:

  • i farmaci, inclusi quelli omeopatici;
  • le prestazioni galeniche. Si tratta di preparati in farmacia per i quali nel documento di vendita o nello scontrino parlante deve essere riportata la quantità;
  • i dispositivi medici, quali cerotti, siringhe, test autodiagnostici, provette, gel lubrificanti e saturimetri. Nella fattura o scontrino parlante devono essere indicati la quantità dei prodotti acquistati, la dicitura “CE” e il regolamento europeo (2017/746/Eu o 2017/745/Ue)oppure la direttiva europea (90/385/CEE, 93/42/Cee oppure 98/79/Ce);
  • l’eventuale ticket a vantaggio del compratore nel caso in cui la Regione partecipi alla spesa sanitaria. In questo caso si può non conservare la ricetta del dottore.

Servizi sanitari offerti dalle farmacie: quali sono ai fini della detrazione fiscale?

Nella dichiarazione dei redditi si possono detrarre le spese sostenute nell’anno di imposta per i servizi sanitari. Si tratta di dispositivi medici (apparecchiature per l’aerosol o per misurare la pressione, i tiralatte) e di prestazioni sanitarie fornite da professionisti abilitati negli ambienti della farmacia. Oppure può trattarsi di test autodiagnostici. Per queste tipologie di spesa, attendendo ulteriori delucidazioni sulla detraibilità fiscale, è consigliato procedere con il pagamento mediante mezzi tracciabili.

Si possono detrarre le spese effettuate nelle farmacie on line?

Ai fini della detrazione fiscale, gli acquisti di beni e di prestazioni sanitarie devono essere effettuati nelle farmacie autorizzate. Per i farmaci senza ricetta vanno bene anche le parafarmacie. Sugli acquisti on line, la normativa ammette alla detrazione gli acquisti effettuati solo da portali italiani autorizzati dal ministero della Salute. L’elenco delle farmacie on line autorizzate è verificabile sul sito del ministero della Salute seguendo il percorso: “Logo Commercio Elettronico” e “Cerca sito Ecomm”.

Detrazione fiscale dei dispositivi medici, l’acquisto può essere fatto anche in esercizi diversi dalle farmacie

È importante sottolineare che chi compra dispositivi medici può detrarre la relativa spesa anche se l’acquisto è stato effettuato in esercizi differenti rispetto alle farmacie. La stessa possibilità è offerta pure per gli acquisti effettuati on line. Se il dispositivo medico viene realizzato su misura, non c’è bisogno della dicitura “Ce” presente nello scontrino parlante. Tuttavia, il contribuente è tenuto a conservare i documenti di conformità alla normativa europea come prevede il decreto legislativo numero 46 del 1997.

Quali sono le diciture presenti sullo scontrino parlante per i farmaci acquistati in farmacia?

L’acquisto di farmaci, con relativo rilascio da parte del farmacista dello scontrino parlante, deve riportare nel documento di vendita determinate diciture:

  • il classico numero di Aic. Si tratta di un codice identificativo dei medicinali ad uso umano riportante un numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco all’atto dell’autorizzazione dell’immissione in commercio in Italia;
  • la dicitura di “farmaco”. Può essere riportata anche un’abbreviazione che può essere Med; Fco; Classe A; Classe C; Sop; Fascia A; Otc; Fascia C; generico; etico; equivalente.

Detrazione spese sanitarie, tamponi Covid e mascherine: ecco come procedere

Quali spese sanitarie sono detraibili per acquisti effettuati nell’anno 2021 per la pandemia Covid? In particolare, ci si riferisce alle spese sostenute per tamponi, prestazioni sanitarie come analisi di laboratorio e mascherine. Ma per la detraibilità dei costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi è necessario seguire specifiche regole.

Detrazione delle spese sanitarie nella dichiarazione dei redditi: ecco cosa spetta per le prestazioni

La prima regola delle spese sanitarie è di carattere generale e prevede la detraibilità del 19% sull’importo superiore a 129,11 euro. Le spese, inoltre, devono essere state sostenute nell’anno di imposta (il 2021 per la dichiarazione dei redditi di quest’anno) e il costo deve essere a carico del contribuente. Inoltre, sono da rispettare altre determinate regole. La prima è che si tratti di una spesa sostenuta per una prestazione sanitaria o di un bene sanitario. Rientrano nel primo caso, le spese sanitarie sostenute per visite spirometriche, analisi di laboratorio e di diagnostica per i casi di coronavirus. La prestazione può essere stata effettuata sia da un professionista che da una struttura sanitaria.

Acquisto di beni sanitari come mascherine e tamponi: quando si possono detrarre?

Nel caso di detrazione di beni comprati, come per esempio l’esecuzione di un tampone o l’acquisto delle mascherine, è opportuno far riferimento alle spese sostenute per i medicinali, per i dispositivi medici o degli altri prodotti detraibili. La detrazione si può esercitare a prescindere dall’utilizzo, unicamente per la natura del bene (o della prestazione medica) acquistato. Pertanto, è necessario verificare la classificazione merceologica, la conformità dei beni acquistati alle leggi italiane, la tracciabilità dei pagamenti e i documenti di spesa.

I requisiti che devono avere tamponi, mascherine e beni sanitari per la detrazione fiscale del 19%

Ai fini della detrazione fiscale del 19% nella dichiarazione dei redditi dei beni sanitari acquistati, è necessario dunque che:

  • suddetti beni rientrino nella relativa classificazione merceologica quali medicinali, dispositivi medici e presidi sanitari;
  • che vi sia conformità alle norme italiane e dell’Unione europea. Nel dettaglio, i beni devono riportare il codice Aic se si tratta di medicinali industriali. Per i medicinali omeopatici, ancora sprovvisti del codice Aic, è necessario il codice identificativo certificato da istituti privati. I galenici, invece, devono avere la natura di farmaco o di medicinale con indicazione sul titolo di spesa. I dispositivi medici devono avere la marcatura “Ce”;
  • il pagamento deve essere stato effettuato con mezzi tracciabili. Sono esclusi dalla regola i dispositivi medici e i medicinali;
  • è necessario il documento di spesa. Ovvero lo scontrino parlante o la fattura.

Spese sanitarie, cosa devono riportare lo scontrino e la fattura?

Sull’ultimo punto, è necessario che i documenti di spesa riportino il codice fiscale di chi provvede a comprare i beni sanitari e la natura del bene, con abbreviazioni “Ad”, “M” e “Pi”. Tali codici sono quelli per l’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria. Le regole si applicano, dunque, anche ai beni e ai dispositivi per l’emergenza Covid-19.

Spese sanitarie nel modello 730 di dichiarazione dei redditi: dove si trovano?

Nel modello 730 per la dichiarazione dei redditi, le spese sanitarie possono essere sommate all’importo riportato nel rigo E 1 della colonna numero 2. È tuttavia importante sottolineare che non per tutti i beni sanitari utilizzati per il Covid, che nello scorso anno avevano l’Iva al 5%, si può procedere con la detrazione. Si deve verificare che i beni rientrino nelle categorie di presidi sanitari, di farmaci o di dispositivi. Per esempio, i guanti monouso risultano esclusi dalla detrazione fiscale se non sono classificati come dispositivo.

Quali tipi di mascherine possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi 2022?

Particolare attenzione nella detrazione deve essere prestata alle mascherine chirurgiche ed Ffp2 e Ffp3. Questi dispositivi sono classificati in 3 classi:

  • la prima riguarda le mascherine chirurgiche e, in generale, quelle autorizzate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sulla base del comma 2, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • i dispositivi di protezione individuali (Dpi) e quelli usati secondo il comma 3, dell’articolo 15, del decreto legge numero 18 del 2020;
  • le mascherine di comunità previste dal comma 2, dell’articolo 16, del decreto legge numero 18 del 2020.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine chirurgiche?

L’ultima classe di mascherine, quelle di comunità, non si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi 2022. Le mascherine chirurgiche invece, costituendo dispositivo medico, si possono detrarre. Ma c’è bisogno che riportino la marcatura “Ce” nel documento di spesa oppure il codice “Ad” necessario all’invio dei dati al sistema della Tessera sanitaria (Ts). Infine possono avere anche il richiamo alla direttiva numero 94/42/Ce o al Regolamento europeo numero 745 del 2017 con certificazione Uni En 14683 2019.

Spese sanitarie, si possono detrarre i costi sostenuti per le mascherine Ffp2 o Ffp3?

Non sono detraibili ai fini della dichiarazione dei redditi le mascherine Ffp2 ed Ffp3. Si tratta, in questo caso, di dispositivi di protezione individuale (Dpi) che non prevedono la detrazione. Tuttavia, se oltre alla certificazione tecnica Uni En 149:2001 + A1:2009 la mascherina ha la classificazione anche di dispositivo medico (oltre dunque alla certificazione Dpi), è possibile procedere con la detrazione. In quest’ultimo caso, il contribuente deve conservare la scheda tecnica o la confezione delle mascherine che riporta, oltre alla marcatura “Ce”, anche la certificazione di mascherina come “dispositivo medico” (Dm).

Dichiarazione dei redditi 2022, come detrarre le spese sanitarie per tamponi antigenici e sierologici?

Capitolo a parte meritano i tamponi, sia antigenici che sierologici. Infatti, per la detrazione fiscale del 19% di queste prestazioni sanitarie è necessario:

  • che siano eseguiti da laboratori privati autorizzati, pubblici o professionisti sanitari;
  • il pagamento tracciabile nel caso in cui questi esami sono eseguiti da laboratori privati non accreditati presso il Servizio sanitario nazionale (Ssn);
  • i tamponi acquistati nelle farmacie costituiscono dispositivi medici e diagnostici in vitro, dunque si può procedere con la detrazione anche se la spesa è stata pagata con denaro contante.

Modalità di pagamento dei tamponi in farmacia, a cosa prestare attenzione?

C’è un’eccezione per le farmacie che svolgano i tamponi. Alcune farmacie, infatti, considerano il tampone come una fornitura di dispositivi medici e di servizi strettamente connessi, altre come prestazioni sanitarie. Tutte e due le tipologie di prestazioni sono detraibili nella dichiarazione dei redditi, ma è necessario prestare attenzione al modo in cui sono state pagate. Infatti, se sullo scontrino c’è il codice “As”, il tampone è classificato come un servizio e dunque, prudentemente, si può detrarre la spesa solo se pagata con mezzi  tracciabili; invece, se nello scontrino è riportata la dicitura “cessione di dispositivo medico” mediante codice “Ad”, la detrazione fiscale è consentita anche con il pagamento in contanti.

Controlli Fisco dichiarazione dei redditi: i documenti da conservare per le spese sanitarie e mutui

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi, inerenti le varie tipologie di spese sanitarie, e i costi sostenuti per i mutui ipotecari per la costruzione o la ristrutturazione dell’abitazione principale? In linea generale, i contribuenti devono conservare i documenti che sono stati utilizzati per la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730. Infatti, questi documenti possono essere richiesti dall’Agenzia delle entrate nel caso di controlli. Ecco qual è la documentazione da conservare per gli anni a venire.

Controlli Agenzia delle entrate sulla dichiarazione dei redditi, fino a quando il Fisco procede con il controllo?

Il controllo formale da parte dell’Agenzia delle entrate sulla documentazione presentata per la dichiarazione dei redditi può essere effettuato entro il 31 dicembre del 5° anno susseguente a quello nel quale sia stata presentata la dichiarazione dei redditi. Prendendo ad esempio la dichiarazione dei redditi del 2022, a valere sull’anno di imposta 2021, il controllo può essere effettuato dal Fisco fino al 31 dicembre del 2027. Entro questa scadenza, dunque, l’Agenzia delle entrate può richiedere al contribuente di mostrare la documentazione della dichiarazione dei redditi di quest’anno.

Controllo formale documentazione dichiarazione dei redditi tramite Caf o commercialista: come avviene?

Cosa avviene invece nel caso in cui la dichiarazione dei redditi viene presentata mediante un Centro assistenza fiscale abilitato (Caf) o attraverso il proprio commercialista? Delegare la dichiarazione dei redditi comporta la necessità, per il contribuente, di controllare le informazioni contenute nella dichiarazione stessa. Ovvero la conformità, soprattutto delle spese sostenute nell’anno di imposta, delle informazioni riportate nella documentazione. La copia originale della dichiarazione dei redditi deve essere conservata dal contribuente. Tuttavia, in caso di controllo, l’Agenzia delle entrate può richiedere la documentazione al commercialista e al Caf che ne conservano una copia.

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi?

In linea generale, i documenti che il contribuente deve conservare relativi alla dichiarazione dei redditi sono:

  • la certificazione unica;
  • i certificati inerenti le ritenute;
  • gli scontrini e le ricevute fiscali;
  • le quietanze di pagamento delle spese sostenute;
  • gli eventuali modelli F24.

Oltre ai documenti generici, vi sono delle spese che richiedono la conservazione di specifica documentazione. Generalmente, il contribuente deve conservare tutta la documentazione che dimostra il diritto alle detrazioni e alle deduzioni fiscali utilizzate per la dichiarazione dei redditi.

Documentazione da conservare per la dichiarazione dei redditi: le spese sanitarie

Una prima classificazione è relativa ai documenti da conservare per le spese mediche. Per quelle generiche, di acquisto di farmaci e farmaci omeopatici, è necessario conservare gli scontrini fiscali parlanti. In questa documentazione deve essere riportata:

  • il numero di medicinali comprati;
  • la natura dei medicinali;
  • il codice alfanumerico situato in ogni confezione dei medicinali;
  • il codice fiscale di chi acquista il medicinale.

Documentazione da conservare per spese certificati medici sportivi, patente e altre spese

Altre tipologie di spese sanitarie possono essere sostenute per:

  • il certificato medico per utilizzi sportivi;
  • i certificati per la patente di guida;
  • la certificazione relativa all’apertura e alla chiusura di infortuni e malattie;
  • i documenti per le pratiche legali e assicurative.

In tutti questi casi, il contribuente deve conservare la fattura che è stata rilasciata dal dottore. Oppure la ricevuta fiscale.

Spese mediche sostenute all’estero: quale documentazione deve essere conservata per i controlli del Fisco?

Anche per le spese mediche sostenute all’estero, la conservazione della documentazione è analoga a quella che avviene nel territorio italiano. È necessario conservare le quietanze di pagamento. Con la differenza che se i documenti sanitari sono riportati nella lingua originale è necessario procedere con una traduzione in italiano. In particolare, se i documenti sono scritti in spagnolo, in inglese, in tedesco o in francese, la traduzione la può fare il contribuente stesso e sottoscriverla. Per le altre lingue, è necessaria la traduzione giurata. Per chi ha domicilio fiscale nella Provincia autonoma di Bolzano o nella Valle d’Aosta, non c’è bisogno della traduzione se i documenti sono in tedesco o in francese.

Documentazione necessaria per il controllo dell’Agenzia delle entrate del mutuo ai fini della dichiarazione dei redditi

Per quanto riguarda le detrazioni degli interessi sui mutui ipotecari inerenti la ristrutturazione o la costruzione edilizia dell’abitazione principale, il contribuente deve:

  • trasmettere o esibire in caso di controlli del Fisco le quietanze di pagamento degli interessi passivi sul mutuo;
  • fornire la copia del contratto del mutuo ipotecario. Dal contratto deve risultare l’ipoteca e la stipulazione ai fini della costruzione dell’abitazione principale;
  • la documentazione amministrazione disciplinata dalla normativa edilizia vigente;
  • copie delle fatture o delle ricevute fiscali inerenti i costi di costruzione sostenute per l’abitazione stessa.

 

 

Modello 730 precompilato, tutte le date del 2022

Lunedì 23 maggio l’Agenzia delle entrate pubblicherà sul proprio portale le dichiarazioni dei redditi precompilate per il 2022 di circa 30 milioni di contribuenti italiani. Con la pubblicazione del modello, saranno a disposizione dei contribuenti i dati e le informazioni fiscali, soprattutto in merito alle spese detraibili e deducibili. Si calcola che saranno 1,2 i miliardi di informazioni inerenti a queste spese caricate nei modelli. Si tratta essenzialmente di spese scolastiche e sanitarie, di costi per interessi sui mutui, di bonus casa e superbonus 110%, di contributi previdenziali e di altri dati fiscali.

Dichiarazione dei redditi 2022 e modello 730 precompilato: l’obiettivo dell’invio senza modifiche

L’obiettivo di questa tornata di dichiarazioni dei redditi è quello di aumentare la percentuale di invii dei modelli 730 precompilati senza l’apporto di modifiche da parte dei contribuenti. La semplificazione permette di prendere visione del modello messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate e di inviarlo senza variazione dei dati in esso contenuti.

Invio senza modifiche del modello 730 precompilato 2022

Con la presa visione del modello 730 precompilato a partire dal 23 maggio prossimo, l’invio sarà possibile a decorrere dalla data del 31 maggio 2022. A partire dalla stessa data sarà possibile per i contribuenti procedere con le modifiche del modello precompilato. Il termine ultimo dell’invio del modello è fissato al 30 settembre 2022. L’invio senza ritocchi del modello 730 precompilato, visibile nell’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate, ha il vantaggio dei mancati controlli sul modello stesso. Le modifiche possibili riguardano le informazioni contenute nel modello. In particolare, i dati sulle spese detraibili, sugli oneri deducibili o su un reddito mancante. Dall’altra parte, il modello 730 precompilato contiene informazioni che, in vari casi, il contribuente avrebbe dimenticato di inserire.

Spese mediche e altri costi sostenuti nel 2021 nel modello 730 precompilato

Particolare attenzione dovrà essere posta dal contribuente sulle spese mediche e sugli altri costi sostenuti nell’anno di imposta 2021. Ad esempio, bisognerà prestare attenzione a eventuali spese mediche non tracciate e a calcolarle prima di inviare il modello. Per quanto concerne i bonus casa, è necessario riscontrare le spese sostenute nel foglio informativo. Tale foglio è allegato al modello 730 precompilato. In questo caso, il confronto dei dati si effettua dai bonifici emessi.

Calendario modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi 2022: accesso ai dati dal 23 maggio

Seguendo il calendario del modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi 2022, la prima data utile è quella del 23 maggio prossimo. Si tratta, dunque, del giorno di messa a disposizione dei contribuenti dei dati del modello 730 precompilato. Per visualizzarli, è necessario accedere alla propria area personale del portale dell’Agenzia delle entrate. Si può entrare con lo Spid, la Carta di identità elettronica (Cie) o la Carta nazionale dei servizi (Cns).

730 precompilato, dal 31 maggio 2022 le modifiche e l’invio

A decorrere dal 31 maggio 2022 si potrà accettare il modello 730 precompilato così com’è, modificarlo e inviarlo all’Agenzia delle entrate direttamente dall’area personale. Si potrà, dunque, variare e inoltrare il modello Redditi precompilato e usare la compilazione assistita per gli oneri deducibili e detraibili relativi al “quadro E”.

Dal 6 giugno 2022 si potrà inviare il modello dei redditi aggiuntivo

È fissata al 6 giugno 2022 la data a partire dalla quale si potrà inoltrare il modello Redditi aggiuntivo al 730 precompilato, presentando il frontespizio e i quadri “RW”, “RM”, “RS” e “RT”. In alternativa, si potrà correggere e sostituire il modello 730 precompilato già inviato o annullarlo presentando una nuova dichiarazione dei redditi mediante l’area personale dell’Agenzia delle entrate. Si può annullare il modello già inviato una sola volta e non oltre il 20 giugno 2022. Entro il 30 giugno 2022 si dovrà procedere con il versamento del saldo e del 1° acconto dell’Irpef per i contribuenti che non hanno il sostituto di imposta oppure che presentano il modello Redditi.

Maggiorazione per gli interessi e termine di presentazione del modello 730 precompilato

Scade il 22 agosto 2022 il termine della maggiorazione. Ovvero, entro tale data, i contribuenti senza il sostituto d’imposta oppure che abbiano presentato il modello Redditi, dovranno versare la maggiorazione corrispondente allo 0,4% di interessi, il saldo e il 1° acconto. Il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi con il modello 730 precompilato è fissato al 30 settembre 2022.

Dichiarazione dei redditi 2022, le scadenze di ottobre

Entro il 10 ottobre i contribuenti dovranno procedere con la comunicazione dell’acconto ridotto. Ovvero, entro tale data dovrà essere comunicata al sostituto di imposta di non voler procedere con il 2° acconto dell’Irpef, o con l’unico acconto, oppure di voler versare nella misura minore. Il termine per la presentazione del modello 730 integrativo è fissato invece al 25 ottobre 2022. Entro questa scadenza dovrà essere presentato il modello al Centro assistenza fiscale (Caf) o a un professionista abilitato. Il giorno 10 novembre è invece la scadenza per presentare all’Agenzia delle entrate il modello 730 integrativo. Si tratta del modello di “tipo 2” che dovrà essere inoltrato attraverso l’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate.

Dichiarazione dei redditi 2022, la scadenza del 30 novembre e del 28 febbraio 2023

Entro la scadenza del 30 novembre 2022 è necessario presentare il modello Redditi precompilato e il modello Redditi aggiuntivo al 730. Si tratta del frontespizio e dei quadri “RW”, “RM”, “RS” e “RT”. Entro questa data si può inviare il modello Redditi correttivo al 730. È previsto, inoltre, entro questa data che il contribuente proceda con il versamento del 2° acconto o dell’unico acconto. Si tratta dei contribuenti senza sostituto di imposta o con il modello Redditi. Il 28 febbraio 2023, infine, è il giorno di scadenza per il modello Redditi in ritardo. Ovvero si può presentare il modello Redditi precompilato a 90 giorni dalla scadenza del 30 novembre 2022. Si può scaricare, entro questo giorno, anche il modello redditi Persone Fisiche (Pf).

Cashback fiscale per i rimborsi immediati delle detrazioni: per quali spese?

Arriva l’ipotesi di rimborso immediato per le detrazioni fiscali di determinate spese. L’obbligo di tracciabilità è già in vigore da due anni, ma l’ipotesi di rimborsare “tutto e subito” determinate spese tiene banco nel decreto di legge delega fiscale. La proposta è quella di rimborsare velocemente le spese detraibili senza dover aspettare la dichiarazione dei redditi da presentare l’anno susseguente a quello nel quale sono sostenute le spese stesse. L’accredito diretto avrebbe il vantaggio di sfruttare meccanismi digitali già sperimentati per altri rimborsi, come il cashback di Stato, attuato mediante l’applicazione Io.

Cashback fiscale, quali spese potrebbero essere rimborsate immediatamente?

L’ipotesi del rimborso immediato delle spese detraibili parte dalle spese sanitarie per allargarsi ad altre tipologie di costi sostenuti dai consumatori. Si andrebbero a comprendere le spese comprese nell’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Ovvero:

  • gli interessi sui mutui delle spese funebri;
  • le spese veterinarie;
  • i costi sostenuti per gli affitti degli studenti fuori sede.

Quali altre spese potrebbero essere oggetto di rimborso tramite il cashback fiscale?

Inoltre, tra le spese che potrebbero trovare spazio nel meccanismo di rimborso del cashback fiscale rientrano anche quelle relative alle attività sportive dei ragazzi e i costi sostenuti per le intermediazioni immobiliari. Altri rimborsi potrebbero arrivare dalla rimodulazione delle spese ammissibili alle detrazioni fiscali.

Cashback fiscale, per il rimborso serve la tracciabilità delle spese

Le operazioni di rimborso delle spese detraibili mediante il cashback fiscale dovrebbero, di conseguenza, avere per oggetto costi tracciabili. Tuttavia, lo scopo principale della misura che è allo studio del governo sarebbe quello di anticipare disponibilità e liquidità ai contribuenti. A maggior ragione per la circostanza che per molte delle spese rimborsabili la tracciabilità vige già da due anni. Tuttavia, alcuni dubbi sorgono sulle spese sanitarie e su quelle rimborsabili per prestazioni del Servizio sanitario nazionale e strutture autorizzate. Infatti, questi costi potrebbero già essere oggetto di rimborsi da parte delle assicurazioni o delle Casse sanitarie.

 

 

Spese mediche e 730: la guida alle detrazioni possibili

Stiamo entrando in pieno della stagione reddituale 2022. Si dovranno dichiarare i redditi del 2021. Infatti l’anno di imposta che sarà oggetto delle dichiarazioni dei redditi 2022 è proprio il 2021. Se da un lato occorre indicare i redditi prodotti nel 2021, dall’altro occorrerà riportare le detrazioni relative sempre all’anno di imposta 2021. I redditi sono la voce passiva della dichiarazione, perché segnano la base imponibile su cui si calcola l’imposta. Quest’ultima poi è scontata dalle detrazioni, tra cui come dicevamo, quelle sanitarie.

I contribuenti possono portare in detrazione dall’imposta dovuta il 19% delle spese sanitarie che sono state sostenute nel corso dell’anno 2021. Ma quali sono queste spese che è possibile portare in detrazione dalle tasse?

Spese mediche da portare in detrazione dai redditi con il modello 730/2022

Come per lo scorso anno, anche nel 2022 per poter essere scaricate molte delle spese sostenute nel 2021, occorre che il pagamento relativo sia stato effettuato con strumenti tracciabili. La stragrande maggioranza degli oneri detraibili, che danno diritto al 19% di sconto Irpef, non deve essere stato pagato in contanti. Per le spese sanitarie invece no. Infatti per molte di esse è ancora possibile utilizzare il contante.

Entrano nel novero delle spese sanitarie detraibili, tutte le spese mediche di qualunque tipo, da quelle specialistiche a quelle chirurgiche, dalle analisi di laboratorio agli scontrini della farmacia per l’acquisto di farmaci da banco. La somma di tutte queste spese, per la parte eccedente la franchigia di 129,11 euro, possono dare diritto ad un ristoro del 19%. Un credito di imposta che serve appunto per ridurre l’Irpef dovuta.

Per i disabili un discorso a parte, senza franchigia

Per le spese sanitarie quindi, vige la franchigia di 129,11 euro. Non è così per le spese sanitarie relative all’acquisto di prodotti e strumenti destinati a persone con problemi di handicap. Parliamo di strumenti informatici, dispositivi medici, mezzi di locomozione o di superamento delle barriere architettoniche. Non c’è franchigia per questo genere di spese.

Van ricordato che per spese che cumulate arrivano oltre i 15.493,71 euro, può essere utilizzata la ripartizione. Infatti è ammessa la ripartizione in 4 quote annuali di pari importo. Per esempio, se tra ausili per disabili e visite specialistiche si superano i 20.000 euro, si può utilizzare la detrazione del 19% su 5.000 euro per 4 dichiarazioni dei redditi consecutive.

Naturalmente le spese sostenute per essere detratte devono essere accuratamente documentate. Per quelle che devono essere pagate con strumenti tracciabili, vanno bene le ricevute dei Pos, la ricevuta del bonifico e così via. Per quelle che possono essere pagate per contanti, basta lo scontrino, purché sia parlante, cioè purché riporti sopra il codice fiscale del dichiarante o di un suo familiare a carico.

L’elenco delle spese sanitarie da scaricare

Ecco una rapida sintesi di tutte le spese mediche che è possibile scaricare dal reddito:

  • Spese per interventi chirurgici;
  • Analisi di laboratorio;
  • Indagini radioscopiche;
  • Analisi di ricerca;
  • Prestazioni rese da un medico generico (certificati medici per usi sportivi, certificati medici per il conseguimento della patente,  certificati  a seguito di malattia o infortuni)
  • Acquisto di medicinali ;
  • Pagamento del ticket sanitario;
  • Acquisto dispositivi medici;
  • Prestazioni specialistiche;
  • Prestazioni oculistiche;
  • Cure e prestazioni odontoiatriche;
  • Spese a seguito di ricoveri e degenze;
  • Rette di degenza;
  • Spese di cura generiche;
  • Spese per il trapianto di organi;
  • Cure termali senza considerare quelle di viaggio o di soggiorno in albergo;
  • Acquisto di protesi sanitarie.
  • Noleggio di protesi sanitarie;
  • Acquisto di attrezzature sanitarie;
  • Noleggio di attrezzature sanitarie;
  • Spese per assistenza infermieristica;
  • Spese per assistenza riabilitativa;
  • Costi relativi a patologie esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria pubblica.

Spese da ripartire, soprattutto se si acquistano veicoli per disabili

Un capitolo a parte si deve utilizzare per le spese relative all’acquisto di veicoli da destinare ai disabili. In questo caso, anche se il disabile è a carico del dichiarante. Parliamo delle spese per l’acquisto  di:

  • Motoveicoli e autoveicoli destinati specificatamente all’utilizzo dei disabili;
  • Autoveicoli e motoveicoli anche se prodotti in serie e adattati in funzione delle limitazioni permanenti alle capacità motorie dei disabili;
  • Autoveicoli non adattati per il trasporto dei non vedenti, sordi, soggetti con handicap psichico o mentale e di chi è titolare dell’assegno di accompagnamento.
  • Veicoli destinati a soggetti affetti da amputazioni plurime.

Le detrazioni per adattamenti o acquisto di veicoli per disabili

Rientrano nella detrazione al 19% anche le spese per gli adattamenti dei veicoli, all’utilizzo del disabile o al suo trasporto. Parliamo di:

  • Pedane sollevatrici meccaniche;
  • Scivoli a scomparsa a trazione meccanica;
  • Pedane  sollevatrici elettriche;
  • Scivoli a scomparsa a trazione elettrica;
  • Scivoli a scomparsa con sistema idraulico;
  • Pedane sollevatrici idrauliche;
  • Braccio sollevatore meccanico, elettrica o idraulica;
  • Paranco ad azione meccanica;
  • Braccio sollevatore idraulico;
  • Braccio sollevatore elettrico;
  • Paranco ad azione idraulica;
  • Paranco ad azione elettrica;
  • Sedili scorrevoli
  • Sedili girevoli;
  • Struttura di ancoraggio per sedie a rotelle;
  • Cinture di sicurezza per le carrozzine;
  • Sportello scorrevole.

Va ricordato che le spese detraibili riguardano determinato portatori di handicap. Sono considerati tali

  • Gli invalidi che hanno ottenuto il riconoscimento dalla Commissione medica per le Invalidità Civili delle ASL, come beneficiari della legge 104;
  • Gli invalidi riconosciuti tali da altre commissioni mediche diverse da quella per le Invalidità Civili delle ASL;
  • I grandi invalidi;
  • Gli invalidi di guerra.

Cashback fiscale: la nuova proposta nella Riforma Fiscale

La riforma fiscale sta mettendo a dura prova il Governo e dopo le difficoltà generate dalla riforma del catasto e dall’innalzamento della soglia per il regime forfettario a 100.000 euro,  nuovi problemi, soprattutto tecnici, potrebbero arrivare con la proposta di introdurre il cashback fiscale proposto in due distinti emendamenti.

Il nuovo cashback fiscale

Il cashback è stato utilizzato nel periodo della pandemia e ha portato alla restituzione di piccoli importi direttamente nel conto del contribuente. L’obiettivo era stimolare gli acquisti tramite strumenti di pagamento elettronici. Il cashback fiscale ha una struttura simile ed è contenuto in due emendamenti presentati alla legge di delega di riforma fiscale. Attualmente il Ministero dell’Economia ha dato il via libera alla proposta del M5S, presentata da Vita Martinciglio, capogruppo M5S alla Camera e ha sciolto sul punto le riserve. Questo vuol dire che in realtà si potrebbe essere davvero vicini a questa importante riforma.

L’emendamento presentato prevede il graduale superamento del sistema di applicazione delle detrazioni ex articolo 15 del TUIR (spese sanitarie, interessi passivi, spese di intermediazione, spese scolastiche e universitarie…) attraverso una procedura che consenta di avere benefici nel breve periodo. L’obiettivo è arrivare a una detrazione diretta attraverso l’uso di piattaforme digitali, senza però maggiori oneri per lo Stato e senza squilibrio delle finanze pubbliche.

Ipotesi di cashback fiscale per avvalersi delle detrazioni

Naturalmente negli emendamenti non sono ancora previsti i dettagli tecnici, che in caso di approvazione sarebbero demandati al ministero competente e poi all’Agenzia delle Entrate. Il meccanismo per sommi capi è però delineato. Come abbiamo visto in diverse guide, che per comodità metteremo al termine dell’articolo, ci sono spese che permettono di ottenere delle detrazioni fiscali. Queste possono essere fatte valere al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi e consentono di avere un rimborso di Irpef o comunque di versare minori imposte. Ad esempio per le spese mediche e sanitarie è prevista una detrazione del 19% delle somme spese con franchigia di 129,11 euro.

Gli emendamenti alla legge di delega alla Riforma Fiscale prevedono invece il cashback, cioè la possibilità di ottenere le somme corrispondenti alla detrazione fiscale subito con somme accreditate direttamente in conto. Per poter avere questo vantaggio è però necessario pagare con strumenti tracciabili, cioè carta di debito, prepagate. Si tratta di un provvedimento che vuole stimolare le persone ad usare strumenti di pagamento tracciabili e quindi anche a ridurre l’evasione fiscale attraverso un immediato vantaggio per il contribuente.

Difficoltà tecniche nell’applicazione del cashback fiscale

Poche informazioni sono disponibili, il cashback fiscale dovrebbe prevedere che sia il contribuente al momento del pagamento a comunicare al venditore o prestatore del servizio di volersi avvalere del cashback fiscale e non della detrazione. A quel punto il venditore dovrebbe attuare la procedura, che dovrà essere prevista nei decreti attuativi, per poter dare seguito a questa scelta. L’auspicio è che questo non si trasformi in oneri eccessivi per le imprese.

Naturalmente l’emendamento sembra allettante, ma non manca chi sottolinea le possibili difficoltà dal punto di vista tecnico. Ad esempio per coloro che sono incapienti, cioè nel caso in cui le detrazioni ipoteticamente spettanti siano maggiori rispetto all’effettiva Irpef di spettanza del contribuente. In questo caso infatti vi potrebbe essere un problema per il bilancio dello Stato che si ritroverebbe ingenti perdite. Inoltre dovrebbe essere il contribuente anche a dichiarare di aver già superato la franchigia prevista. Deve però essere sottolineato che l’ipotesi di riforma fiscale a cui si sta lavorando dovrebbe operare in modo complessivo sulle detrazioni e di conseguenza potrebbe essere studiato un sistema per ridurre le problematiche che abbiamo ora esposto, ad esempio attraverso una riduzione della percentuale della detrazione e un’eliminazione della franchigia.

Ecco gli approfondimenti anticipati sulle detrazioni

Detrazioni spese sanitarie: cosa succede se l’Irpef è incapiente?

Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Assegno Unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie sono compatibili?

Detrazioni spese assicurazioni: quali polizze danno vantaggi fiscali?

 

Detrazioni spese sanitarie: cosa succede se l’Irpef dovuta è incapiente?

Le spese sanitarie rappresentano per le famiglie un esborso piuttosto importante. Proprio per questo la legge ha stabilito la possibilità di portare le stesse in detrazione e in alcuni casi, cioè quando affrontate in favore di persone disabili, si può ottenere la deduzione, cioè la sottrazione delle spese dalla base imponibile. Cosa succede però se la quota Irpef non copre tutte le detrazioni a cui si avrebbe diritto? Questa la domanda a cui si cercherà di rispondere.

Irpef incapiente rispetto alle detrazioni spettanti per spese sanitarie

Facciamo il caso di una famiglia che abbia in un anno particolari costi relativi a spese mediche, ad esempio ha più figli e gli stessi devono applicare l’apparecchio ortodontico, questo potrebbe rappresentare una spesa importante. Ipotizziamo che un membro della stessa famiglia  debba portare le lenti a contatto, anche questa spesa può essere portata in detrazione. L’ammontare totale delle spese è molto alto, ma in effetti l’Irpef dovuta è più bassa. In questo caso cosa succede? La normativa parla chiaro: le detrazioni a cui si avrebbe diritto sono perse.

Ricordiamo che la detrazione viene applicata dopo aver calcolato l’imposta dovuta e ad essa si sottrae l’ammontare delle detrazioni maturale ( le stesse non sono solo quelle riconosciute per le spese mediche e sanitarie, ma anche quelle per le eventuali ristrutturazioni, spese per assicurazioni, fondi pensione…), proprio per questo motivo l’Irpef dovuta potrebbe essere incapiente.

Ricordiamo anche che la detrazione è pari al 19% della spesa sanitaria sostenuta, con franchigia di 129,11 euro. Solo in alcuni casi è possibile portare in detrazione la spesa al 100%

Come l’Agenzia delle Entrate ha precisato nelle sue guide: “Le detrazioni possono essere fruite solo se le spese restano effettivamente a carico di chi le ha sostenute e nel limite dell’imposta lorda annua. L’eventuale eccedenza non può essere chiesta a rimborso né utilizzata nel periodo d’imposta successivo .

Detrazione per spese mediche e sanitarie sostenute da familiari non a carico.

In alcuni casi è possibile portare in detrazione anche le spese sostenute per persone che non sono fiscalmente a carico, sebbene in questo caso è presente un ulteriore limite, cioè 6.197,48 euro. Ricordiamo che non sono fiscalmente a carico i soggetti che nell’arco di un anno percepiscono redditi superiori a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibil, tale limite sale a 4.000 euro per i figli di età non superiore a 24 anni.

In questo caso la spesa può essere portata in detrazione solo per la parte di spesa che non ha avuto capienza nell’Irpef del soggetto affetto dalla patologia. Se il contribuente non fiscalmente a carico e affetto da patologia non è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi, la detrazione può essere fruita per intero dal familiare che ha sostenuto le spese mediche. Per poter ottenere la detrazione è necessario presentare anche l’autocertificazione della persona affetta dalla patologia che attesta di non essere tenuta a presentare la dichiarazione dei redditi.

Rateizzazione delle detrazioni Irpef

Vi è, infine, un unico caso in cui è possibile usufruire della rateizzazione degli importi  in caso di Irpef incapiente dell’anno di riferimento in cui le spese sono state sostenute. Se l’ammontare complessivo delle spese sanitarie e mediche per l’anno di riferimento è superiore a 15.493,71 euro, al lordo della franchigia di 129,11 euro si può ottenere la ripartizione delle detrazioni in 4 quote annuali di pari importo. L’opzione deve essere esercitata la momento della presentazione della dichiarazione ed è irrevocabile.

Riepiloghiamo quanto detto fin qui su Detrazioni e deduzioni Irpef

Deduzioni per spese mediche e sanitarie: quali sono e quando si possono ottenere

Detrazioni per spese mediche: quali sono e casi particolari

Assegno Unico e detrazioni per spese mediche e sanitarie sono compatibili?

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