Aumento dei tassi di interesse, buone notizie per i risparmiatori

Si è detto più volte che l’aumento del costo del denaro attuato da un anno a questa parte dalla BCE sta mettendo in difficoltà chi vuole comprare casa, chi ha bisogno di un prestito e imprese che vogliono investire, ma c’è il rovescio della medaglia: i risparmiatori ricominciano ad avere piccole rendite grazie all’aumento dei tassi di interesse. Ecco cosa succede.

L’aumento dei tassi di interesse porta piccole rendite ai risparmiatori

C’è sempre l’altro lato della medaglia, gli italiani si confermano un popolo che ama avere la casa di proprietà, ma anche un popolo di risparmiatori. A dicembre del 2022 le famiglie avevano nei conti correnti risparmi per 1174 miliardi di euro, naturalmente l’inflazione toglie valore a questo denaro, nel senso che ha minore potere d’acquisto, ma l’aumento del costo del denaro porta a un aumento anche dei tassi di interesse corrisposti ai risparmiatori, anche ai più cauti.

Ad esempio su molti conti corrente oggi è possibile avere il 2% di interessi. Poco certo, ma il conto corrente è denaro liquido e fino a un anno fa gli interessi non si vedevano proprio. Crescono gli interessi anche sui conti deposito, cioè i conti utilizzati per avere piccoli risparmi, qui gli stessi variano dal 2% al 4%. Ad esempio Poste Italiane sul libretto Smart riconosce fino al 3% .

Poco, ma ricordiamo che si tratta di denaro non realmente investito. Crescono i tassi di interesse sui buoni ordinari di Poste Italiane, garantiti da Cassa Depositi e Prestiti, anche in questo caso si applica il 3%, ma scegliendo soluzioni diverse, cambiano i tassi, sono più alti. Ricordiamo che per i buoni di Poste Italiane vi è una tassazione agevolata degli interessi al 12,50%, anche questo dato deve far riflettere.

Scegliendo forme di investimento “più rischiose” i guadagni aumentano.

Ciò che si deve sottolineare è più che altro la differenza rispetto al passato, infatti, fino a pochi mesi fa si parlava di interessi su questi prodotti pari allo 0,006 o simili, cioè nulla e invece ora c’è un’inversione di tendenza al punto che può essere più conveniente rispetto all’investimento nel mattone. Ad esempio, si è visto che sono crollati gli investimenti per acquisto di immobili come forma di investimento (per locazioni).

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Investo in un appartamento o in buoni ordinari di Poste Italiane?

Facciamo una simulazione: ad oggi con 100.000 euro si può acquistare in periferia, al Sud, un piccolo appartamentino non ristrutturato ( da affittare a chi ha problemi a pagare un affitto alto).

Questo piccolo appartamentino per fruttare deve essere dato in locazione ad un prezzo molto basso, circa 300 euro mensili, da tassare almeno con la cedolare secca (10% canone concordato, 21% canone libero). Nell’arco dell’anno si percepiscono 3600 da tassare. Spettano però al proprietario le eventuali spese di manutenzione straordinaria, possono esservi problemi con la riscossione delle mensilità, nella maggior parte dei casi per la gestione del contratto serve l’aiuto di un commercialista, al termine del contratto può essere necessario per locare nuovamente spendere dei soldi per una piccola manutenzione. Guai nel caso in cui sia necessario uno sfratto.

La stessa somma se investita in buoni ordinari, cioè un investimento semplice, minimo, frutta 3.000 euro l’anno, per 20 anni, durata del buono ordinario. Naturalmente da tassare al 12,50%, ma nessuna preoccupazione, nessuna manutenzione da sostenere, nessun problema. Possibilità di smobilitare in brevissimo tempo l’investimento, per qualunque esigenza tra cui anche un altro investimento più fruttuoso. In poche parole la rendita è più bassa, ma non vi sono costi di alcun genere.

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Allarme mutui: crescono le rate dopo l’ultimo aumento del costo del denaro

La BCE ha approvato il nuovo aumento del costo del denaro dello 0,50% e le famiglie sono già in allarme, in particolare quelle che volevano stipulare un mutuo o ne hanno uno a tasso variabile, ecco le prospettive che hanno già generato un allarme mutui.

Inflazione ancora alta: nuovo aumento del costo del denaro

La crisi della Silicon Valley Bank a cui sono seguiti scossoni anche nelle banche europee con borse in difficoltà aveva fatto ipotizzare che la BCE potesse ripensare alla scelta di aumentare nuovamente il costo del denaro. Così non è stato, infatti la Presidente della BCE Christine Lagarde ha annunciato il 16 marzo il nuovo aumento di 0,50 punti percentuali che ha portato ora il costo del denaro al 3,50%.

La Presidente ha sottolineato che l’inflazione nell’area euro è ancora troppo alta, sebbene vi siano segnali di una riduzione dei prezzi, e di conseguenza è ancora necessario agire affinché possa diminuire la domanda e quindi i prezzi possano riequilibrarsi. Ha anche sottolineato che nel caso in cui il sistema bancario dovesse andare in crisi, la BCE è pronta a iniettare liquidità in modo tempestivo, questo vuol dire che comunque la situazione dovrebbe essere sotto controllo. Non così per le famiglie e per le imprese che hanno bisogno di liquidità per i loro investimenti.

Allarme mutui: le decisioni della BCE portano un considerevole aumento della rata

I tassi di interesse dei mutui sono infatti strettamente correlati al costo del denaro, le banche non possono concedere prestiti e mutui con un tasso di interesse più basso rispetto al tasso fissato dalla BCE perché vorrebbe dire avere delle perdite. Devono anzi applicarne uno più alto, comprensivo almeno dei costi delle varie operazioni poste a termine e di uno spread, cioè un guadagno, che serva a remunerare la banca per i servizi prestati. Questo è il punto anche se descritto in maniera piuttosto semplicistica.

Di fatto dobbiamo attenderci un aumento sostanzioso della rata del mutuo a tasso variabile, sebbene lo stesso sia stato stipulato nei mesi o negli anni precedenti. Allo stesso tempo, chi sceglie oggi di stipulare un mutuo a tasso fisso deve attendersi un TAEG ( Tasso Annuale Effettivo Globale) molto superiore al 4%.

Allarme mutui: come scelgono gli italiani?

Proprio l’instabilità dei tassi di interesse ha portato negli ultimi mesi a una scelta massiva del tasso fisso che rappresenta circa l’80% dei contratti stipulati. Inoltre negli ultimi mesi, per effetto dell’aumento del tasso di interesse, sono diminuiti gli importi richiesti. L’importo medio è 130.691 euro, circa 10.000 euro in meno rispetto agli importi richiesti negli anni precedenti. Per capire l’impatto basta un esempio: il comparatore Facile.it ha stimato che per un mutuo a tasso variabile di 125.000 euro con un piano di ammortamento di 25 anni si è passati da una rata di rata di 456 euro di gennaio 2022 a 693 euro, importo atteso per il secondo trimestre 2023. Solo da questo ultimo aumento del costo del denaro dovrebbe arrivare un aumento della rata di 30-40 euro.

Mutuo under 36: perché molte banche rifiutano il finanziamento?

Il governo Draghi per i giovani che hanno meno di 36 anni ha previsto la possibilità di richiedere un mutuo per l’acquisto della prima casa a tasso agevolato e con garanzia da parte di Consap, società controllata direttamente dallo Stato. Le misure antinflazione iniziate dalla BCE nel mese di luglio 2022 stanno però mettendo a rischio la possibilità per i giovani di accedere al mutuo under 36 a tasso agevolato, infatti l’aumento del tasso interbancario crea difficoltà alle banche.

Mutuo under 36: le agevolazioni previste

In base alle norme in vigore, gli under 36 che decidono di sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di una casa possono ottenere per importi massimi fino a 250 mila euro un tasso tasso annuo effettivo globale (Taeg) inferiore al tasso effettivo globale medio (Tegm) rilevato trimestralmente da Banca d’Italia in particolare i mutui devono essere scontati rispetto al tasso normalmente praticato e sono inoltre coperti con garanzia dello Stato.

Fino al terzo trimestre del 2022 il tasso così determinato era inferiore a 2,15% per il tasso fisso, mentre il tasso variabile doveva essere inferiore a 2,23%. A causa dell’aumento dei tassi decisi dalla BCE, le banche per scambiarsi denaro e quindi avere liquidità sufficiente per le operazioni di finanziamento dell’acquisto di immobili, devono pagare un tasso più alto rispetto a quello che dovrebbero proporre ai loro clienti. Proprio per questo motivo tendono a concedere sempre meno prestiti a tassi agevolati previsti per gli under 36. Questo non vuol dire che non si possa ottenere il mutuo, ma che non si può ottenere utilizzando le agevolazioni previste dallo Stato.

Naturalmente l’invito è a rivolgersi a diverse banche, infatti se qualcuna ha liquidità sufficiente, quindi non deve rivolgersi ad altre banche per avere liquidità, probabilmente continuerà a erogare.

Mutui under 36 in calo

Gli effetti di questa flessione già si vedono, infatti il presidente di Consap, Vincenzo Sanasi d’Arpe, ha sottolineato che nel primo semestre la media dei mutui under 36 erogati era di 12.000 mutui mensili, ora le richieste di accesso alla garanzia dello Stato sono circa 7.000 al mese.

Alla fine del mese saranno pubblicate le nuove soglie, ma comunque il tasso di interesse sarà adeguato al nuovo andamento del mercato e quindi si prevede comunque un minore accesso al credito.

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Tassi di interesse, previsto un ulteriore crescita in autunno

I tassi di interesse, secondo gli esperti, potrebbero continuare a crescere in autunno. E già in Europa alcune Nazioni si muovo così.

Tassi di interesse, cosa c’è da aspettarsi

I tassi di interesse aumenteranno con l’autunno. E di fatti sono già su questa strada alcune nazioni. Ad esempio anche gli Stati Uniti hanno innalzato i tassi di interessi. La Bank of England ha annunciato un ulteriore rialzo dei tassi d’interessi nel Regno Unito, portandoli al 2,25%.

La decisione deriva dalla situazione inflazionistica che riguarda tutto il mondo e legata alla pandemia e al post Covid. A questo contribuisce anche la guerra tra Russia ed Ucraina con una minaccia di recessione che grava sulle nostre teste. La Bank of England prevede che l’economia entrerà in recessione a partire dal terzo trimestre.

Tassi di interesse, cosa ci si aspetta per l’Italia

Nel meeting di settembre, la Fed ha alzato i tassi di 75bp, portando il target range a 3-3,25%, in linea con le attese del mercato. Nel corso della conferenza stampa, Powell ha più volte sottolineato che la Fed è disposta a fare di tutto per riportare l’inflazione al target, anche se questo vuol dire infliggere dei costi all’economia in termini di PIL e disoccupazione.

In Europa già i tassi di interessi sono aumentati, ma non si esclude la possibilità che subiscano un nuovo balzo in su. Infatti la Banca centrale europea ha aumentato i tassi di un ulteriore 0.75% l’8 settembre, ma non finirà qui. In Italia secondo il rapporto mensile Abi ad agosto il tasso medio, sui nuovi finanziamenti immobiliari, è stato del 2,13% contro il 2,15% del mese precedente. Ciò vuol dire che nella nostra Nazione i tassi sono stati stabili.

I mutui per acquistare casa potrebbero aumentare?

In effetti la decisione europea potrebbe non intaccare i mutui già in essere, ma pesare sui nuovi contratti firmati. In particolare saranno più toccati i contratti che prevedono il tasso variabile. Secondo Codacons, l’aumento dei tassi di interessi dello 0,75 punti rappresenta un problema per le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo con questo tipo di tasso.

Ipotizzando un mutuo da 150mila euro a 25 anni – una delle tipologie più richieste in Italia – e nel caso in cui l’aumento del tasso venga traslato interamente sul finanziamento, la rata mensile passerà dagli attuali 590 euro a 643 euro, con un incremento di +53 euro al mese, +636 euro all’anno. Quindi il costo di restituzione del credito sarà decisamente più pesante. Si aggraverà ancora di più la situazione delle famiglie italiane e questo non è un bene per nessuno.

Mutui: continua il rialzo dei tassi di interesse. Superata la soglia del 3%

Non si ferma la corsa dei prezzi dei mutui per l’acquisto di casa, ormai è stata superata la soglia del 3% per il mutuo a tasso fisso e 1% per il mutuo a tasso variabile.

Mutui a tasso fisso: superata la soglia del 3%

Come già abbiamo notato nei mesi scorsi, non si arresta la corsa al rialzo dei tassi di interesse per i mutui. Abbiamo visto che nel mese di maggio il tasso di interesse per i mutui a tasso fisso, cioè basati sull’indice Eurirs era al 2%, ora siamo invece arrivati già al 3% e le previsioni non sono molto lusinghiere perché con il rialzo del costo del denaro di 50 punti base attuati dalla BCE, si prevede un ulteriore aumento. Aggiungendo i vari costi connessi alla gestione del mutuo, il TAEG, Tasso Annuale Effettivo Globale, supera decisamente il 3%. Naturalmente è bene chiedere diversi preventivi, ma le oscillazioni tra i vari istituti bancari sono comunque limitate.

Mutuo a tasso variabile: di quanto è aumentata la rata?

I tassi di interesse del mutuo a tasso variabile sono più bassi, oscillano attualmente intorno all’1% quindi con una rata molto più bassa rispetto a un mutuo a tasso fisso, ma in questo caso occorre tenere presente che chi acquista una casa sottoscrive solitamente un mutuo almeno ventennale. L’attuale situazione del mercato fa ritenere che a breve potrebbero esserci ulteriori aumenti del tasso di interesse e quindi già dopo le prime rate ci si potrebbe trovare a dover pagare una rata più alta.

Ricordiamo che con il mutuo a tasso fisso l’importo della rata non cambia per tutto il periodo del piano di ammortamento, quindi non ci sono brutte sorprese in agguato.

Dalle simulazioni fatte emerge che rispetto alla fine dell’anno scorso, su un mutuo da 200.000 euro trentennale l’aumento della rata mensile è stato di circa 48 euro, mentre su un mutuo ventennale l’aumento della rata è di circa 36 euro. Non si tratta certo di somme irrisorie considerando anche l’impatto di tutti gli altri aumenti.

Per chi vuole comunque stipulare un mutuo a tasso variabile, quindi basato sull’andamento dell’indice Euribor, il consiglio è di scegliere un mutuo con cap o meglio con tetto massimo.
Per conoscere i dettagli del mutuo a tasso variabile con cap, leggi l’articolo: Mutuo a tasso variabile con tetto, cap: perché sceglierlo oggi?

In ogni caso è bene ricordare che tra le varie possibilità offerte a coloro che stipulano un mutuo vi è anche la possibilità di surroga del mutuo o rinegoziazione.

Poste Italiane ha alzato i tassi di interesse BFP. La notizia attesa è arrivata

Per i piccoli risparmiatori si tratta di una notizia molto attesa, infatti Poste Italiane ha aumentato in maniera considerevole i tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali (BFP). Ecco tutte le novità.

Poste Italiane aumenta i tassi di interesse sui Buoni Fruttiferi Postali

Il nuovo scenario economico, con la BCE che si accinge ad aumentare il costo del denaro dello 0,25% a luglio 2022 e annuncia un nuovo aumento a settembre e con gli interessi sui mutui e prestiti che aumentano, ha portato Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane a una modifica delle condizioni contrattuali relative ai tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali. In particolare, come già annunciato, è stato deciso un aumento. Questo implica che i piccoli risparmiatori potranno avere per i contratti stipulati dopo il 6 luglio 2022 delle condizioni maggiormente favorevoli rispetto al passato.

Leggi anche: Buoni fruttiferi postali: in arrivo rialzo dei tassi di interesse?

Come cambiano i tassi di interesse sui Buoni Fruttiferi Postali: i prodotti e le simulazioni

La prima novità è l’introduzione del Buono Fruttifero Postale 3 anni plus che prevede il riconoscimento di un tasso di interesse lordo dell’1% alla scadenza dei 3 anni. Diciamo che non è la soluzione migliore possibile, infatti stiamo parlando di 1% lordo. Utilizzando il simulatore di Poste Italiane, cioè quello ufficiale, scopriamo che se oggi sottoscriviamo un buono fruttifero postale 3 anni plus di 1.000 euro, al termine riceveremo un netto di 1.026, 51 euro. Il contratto può essere sciolto in qualunque momento, ma prima dei tre anni non sono riconosciuti interessi.

Il Buono 3X2

Per capire come sono realmente cambiati i tassi di interesse possiamo invece fare un confronto con il Buono 3X2. Questo prodotto prevede che gli interessi maturino ogni 3 anni, quindi se viene chiesto il rimborso:

  • prima dei tre anni non ci sono interessi;
  • alla scadenza dei tre anni 0,75%. Fino al 5 luglio 0,50%;
  • tra i 3 anni e i sei anni solo gli interessi maturati alla scadenza dei primi tre anni;
  • al sesto anno gli interessi sono all’1,75%.

Con gli stessi 1.000 euro alla scadenza dei 6 anni possiamo avere 1.099,95 euro. Insomma si incomincia a vedere qualche soldo.

Buono fruttifero 4X4

Buono l’aumento anche per il 4X4, in questo caso il periodo massimo per la maturazione degli interessi è 16 anni, le soglie per la maturazione degli interessi sono fissate ogni 4 anni. Al termine dei primi 4 anni viene riconosciuto un tasso dell’1% ( basti ricordare che prima si riceveva 1,25% al termine dei 16 anni), al termine dell’8° anno il tasso di interesse lordo è 1,50%. Al termine del 12° anno 1,75% e infine, dopo 16 anni arriva l’agognato 3%. Per questo buono il tasso di interesse è più che raddoppiato rispetto al passato.

Con i soliti 1.000 euro, il netto a 16 anni è di 1.529,12 euro.

Buoni fruttiferi postali 3X4

Risulta invece raddoppiato il tasso di interesse sui buoni fruttiferi postali 3X4, in questo caso gli interessi maturano ogni 3 anni per un periodo massimo di 12 anni. Alla prima scadenza il tasso di interesse è 0,75%, alla seconda 1,25%, alla terza 1,75% e infine dopo 12 anni arriva al 2%. Il precedenza a 12 anni il tasso di interesse era all’1%.

Il tasso di interesse dei buoni fruttiferi postali per i minori è invece passato dal 2,50% al 3,50% lordo. Ricordiamo che questa tipologia di buono è legata all’età del bambino, maggiore è il tempo intercorrente tra la data di nascita e la data in cui compirà 18 anni e maggiore è l’importo che si riceve. Ad esempio per un bambino nato il 10 gennaio 2022, il buono sottoscritto oggi 11 luglio 2022, porterà il 10 gennaio 2040 alla riscossione di 1.713,45 euro.

Cambia il tasso di interesse anche per i buoni fruttiferi ordinari. In questo caso la scadenza è a 20 anni, gli interessi maturano ogni 2 mesi, il buono può essere riscosso in ogni momento e il tasso di interesse è passato dallo 0,50% al 2%.

Ricordiamo che questi sono solo alcuni esempi con alcune tipologie, che i calcoli fatti sono il frutto delle elaborazioni del simulatore ufficiale messo a disposizione da Poste Italiane. Infine, la tassazione prevista per il rendimenti sui buoni fruttiferi postali è al 12,50%. Per chi ritiene che questi tassi siano ancora poco convenienti, c’è la possibilità di attendere un ulteriore aumento che comunque non arriverà prima dell’autunno.

Buoni fruttiferi postali: in arrivo rialzo dei tassi di interesse?

Stai pensando di sottoscrivere buoni fruttiferi postali? In questo caso ti conviene aspettare perché presto potrebbe esservi un aumento dei tassi di interesse e quindi rendimenti più alti.

Cassa Depositi e Prestiti aumenterà i tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali?

Chi in questi anni ha scelto investimenti a basso rischio o senza rischi, sa bene che gli stessi hanno purtroppo dato dei rendimenti inesistenti. Questo è dovuto al basso costo del denaro determinato dalla politica monetaria europea. Ora però le cose stanno per cambiare e nei prossimi mesi dovrebbero esserci gustose novità per chi ha dei risparmi e vuole investirli senza rischi e quindi preferisce conti depositi e buoni fruttiferi postali. Proprio per questo secondo strumento molto amato dagli italiani sarebbero infatti in arrivo novità.

Attualmente il rendimento dei buoni fruttiferi postali è sotto l’1%, se a ciò si aggiunge che i rendimenti hanno una tassazione del 12,50% e che per depositi superiori a 5.000 euro si applica l’imposta di bollo, diventa davvero molto difficile fare affidamento su questi strumenti. Secondo però le indiscrezioni trapelate sembra che Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti stiano studiano un aumento del tasso di interesse dell’1% o addirittura qualcosa i più. Molto probabile che si procederà a modulare i tassi in base al periodo di detenzione. Sebbene si tratti di tassi molto lontani da quelli degli anni Ottanta, comunque è un cambio di tendenza rispetto agli anni trascorsi che hanno visto un forte disincentivo agli investimenti a basso rischio.

La politica monetaria europea è rialzo dei tassi di interesse dei buoni fruttiferi postali

L’aumento del costo del denaro va nella direzione della normalizzazione della politica monetaria attuata dalla BCE, questa ha annunciato un aumento del costo di 0,25% a luglio, attualmente il costo del denaro è a -50%. A settembre ci sarà un nuovo aumento il cui ammontare sarà determinato dal modo in cui i mercati reagiscono tenendo in considerazione anche l’inflazione.

Il cambio della politica monetaria europea annunciata, prevede lo stop anche al quantitative easing, cioè acquisto del debito pubblico dei Paesi Membri, si è sentito finora maggiormente sui tassi di interesse praticati sui mutui.

Leggi anche Mutuo: cosa scegliere tra tasso fisso e variabile dopo le decisioni della BCE?

Si sente invece a rilento negli investimenti dei piccoli risparmiatori. La manovra di CDP che dovrebbe nel giro di pochi giorni aumentare i tassi di interesse sui buoni fruttiferi Postali, potrebbe segnare il cambio di tendenza.

Ricordiamo che per ora non vi è nulla di certo, solo indiscrezioni che però sembrano essere molto affidabili.

Lagarde conferma: lo scudo antispread ci sarà. Effetti per imprese e famiglie

Al Forum annuale della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, presisente della BCE, ha confermato: lo scudo antispread ci sarà per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato.

Lagarde conferma: lo scudo antispread proteggerà i Paesi esposti

Il rialzo del costo del denaro, e quindi dei tassi di interesse generalmente applicati, è ormai una certezza. Prenderà il via tra pochi giorni, ma la Presidente della Banca Centrale Europea ci tiene a ribadire che non ci saranno rischi per i Paesi, come l’Italia, che hanno un elevato debito pubblico e che quindi rischiano un rialzo dello spread. La BCE ,al fine di contrastare un’esplosione nei differenziali di rendimento, adotterà anche misure flessibili per il reinvestimento di titoli in scadenza in obbligazioni dei Paesi maggiormente esposti. Le obbligazioni sono un modo per aumentare la liquidità dei Paesi e quindi si tratta di una sorta di quantitative easing mirato a tutela solo di specifiche situazioni a rischio.

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Parola d’ordine: contenere l’inflazione

Lagarde nelle dichiarazioni rilasciate all’apertura del Forum annuale della Banca Centrale Europea ha sottolineato che in questo momento la sfida più importante è contenere nei limiti l’inflazione. Secondo le previsioni per qualche tempo l’inflazione continuerà a viaggiare a ritmi sostenuti, per poi ricominciare una lenta discesa. I primi risultati dovrebbero esservi già alla fine del 2022 con un rallentamento della corsa.

Le tappe previste per il rialzo dei tassi di interesse sono già fissate, un primo rialzo di sarà a luglio 2022, mentre a settembre sarà presentato un percorso a tappe con ulteriori rialzi del costo del denaro. Lagarde ha dichiarato che il processo di normalizzazione della politica monetaria continuerà a ritmo sostenuto. Vista l’incertezza del periodo storico che tutti stiamo affrontando, non si può definire ex ante il ritmo con cui tale processo sarà portato avanti. Lo stesso sarà quindi caratterizzato da gradualità e opzionalità. Insomma si tratterà di una procedura abbastanza flessibile da consentire interventi costanti in caso di bisogno.

Ricordiamo che per 11 anni la politica monetaria europea è stata “pilotata o manipolata” attraverso misure volte a contenere il costo del denaro, aumentare la liquidità disponibile e di conseguenza favorire gli investimenti. Si tratta di politiche espansive applicate quando c’è necessità di crescita. Parlare di normalizzazione della politica monetaria vuol dire lasciare che la stessa segua le “naturali” leggi del mercato.

Come inciderà sulle famiglie e sulle imprese il rialzo dei tassi di interesse?

Naturalmente queste decisioni avranno riflessi nella vita quotidiana dei cittadini. In primo luogo con un sicuro aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti, si prevedono quindi maggiori difficoltà per famiglie e imprese che vogliono fare degli acquisti o degli investimenti importanti. Non solo, perché il rialzo dei tassi di interesse avrà effetti anche sui piccoli prestiti. Maggiori vantaggi vi sono invece per coloro che hanno dei risparmi da investire perché potranno avere rendimenti maggiori.

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Ricordiamo che il Forum della BCE si tiene in Portogallo, a Sintra e continuerà fino al 29 giugno 2022.

BCE: si va verso il rialzo dei tassi con ripercussioni su imprese e famiglie

Annunciata da Christine Lagarde, Presidente della BCE, la nuova politica monetaria europea con cessazione delle politiche di Quantitative Easing, rialzo del costo del denaro e neutralità dei tassi. Non mancano piccoli richiami all’Italia per il debito pubblico.

Le politiche monetarie espansive della BCE

Negli anni appena trascorsi la BCE ha adottato politiche economiche monetarie espansive con il Quantitative Easing che aveva l’effetto finale di abbassare il costo del denaro, sceso a -50%. La politica espansiva aveva l’obiettivo di sostenere le imprese negli investimenti concedendo denaro con tassi di interesse molto bassi. L’effetto è stato un deciso sostegno all’economia perché le imprese avevano facilità di investimento e crescita mentre le famiglie hanno sfruttato il costo del denaro contenuto per l’acquisto di casa. Ora la BCE, attraverso il blog di Christine Lagarde, ha reso noto che si va verso la neutralizzazione della politica monetaria, questo implica che si scioglieranno le briglie della politica monetaria lasciando così i tassi andare seguendo le leggi di mercato.

Le tappe per la nuova politica monetaria verso la neutralizzazione dei tassi

Ci saranno diverse tappe, la prima è un piccolo rialzo dei tassi di interesse nel mese di luglio 2022, la percentuale molto probabilmente sarà 0,25%. Si tratta del primo aumento dopo 11 anni di politica monetaria espansiva. Ricordiamo che la base di partenza è l’attuale -0,50%. Si passerà quindi a un -0.25%. Il secondo passo sarà fatto nel mese di settembre con un nuovo rialzo di 0,25%, si arriverà quindi a quota zero.

Il passo successivo sarà la neutralizzazione, quindi la BCE non interverrà, questo secondo il Governatore della Banque de France François Villeroy de Galhau porterà i tassi ad attestarsi naturalmente intorno al 2%.

C’è anche chi ritiene, ma le probabilità sono minori, che già nel mese di luglio 2022 si procederà a un aumento del costo del denaro dello 0,50%.

Politica BCE: cosa cambia per imprese e famiglie?

Per imprese e famiglie questo implica maggiori costi, infatti le imprese dovranno pagare tassi di interesse più alti per ottenere credito da investire nelle attività, le famiglie vedranno invece aumentare i tassi di interesse per i mutui, l’aumento si riverserà sia sul tasso variabile sia sul tasso fisso. I tassi dei mutui, come risaputo, negli ultimi mesi hanno già subito degli aumenti, proprio per questo per chi ha intenzione di comprare casa questo potrebbe essere l’ultimo periodo per farlo a prezzi leggermente più contenuti, non certo quelli degli anni passati, ma una sorta di equilibrio tra due eccessi.

Naturalmente non mancano preoccupazioni, infatti molti temono che questa politica neutrale della BCE possa dare un’ulteriore spinta all’inflazione. I dati sono preoccupanti in tutta Europa: è stato rilevato che il 75% dei beni inseriti nell’indice Eurostat ha avuto un incremento dei prezzi. Non si tratta più di due soli settori (alimentare ed energetico) ma un aumento strutturale dei prezzi. Segno che l’inflazione è ormai conclamata e non si tratta di un “evento” della durata di pochi mesi e destinato a rientrare senza particolari conseguenze sull’economia della zona Euro.

Seguono gli aumenti dei salari negoziati che hanno registrato nelle rilevazioni trimestrali un aumento del 2,82%. Questo innesca una spirale, sono altamente probabili nuovi aumenti di prezzi gestiti soprattutto dalle aziende che adottano la pricing power, cioè il potere di determinare la politica dei prezzi, queste infatti tenderanno a scaricare gli aumenti subiti (salari, energia, costo del denaro) sui consumatori. Il rischio è che si generino nuove fasce di povertà.

Effetti sull’Italia della nuova politica monetaria

Da più parti si sottolinea che diventa essenziale monitorare l’andamento dell’inflazione su cui potrebbe incidere rovinosamente la politica monetaria neutrale che la BCE sta promuovendo. A pagare il prezzo più alto potrebbe essere prorpio l’Italia a causa del debito pubblico particolarmente elevato , il secondo più alto dell’Eurozona in rapporto al PIL, dopo la Grecia. A essere preoccupata non è solo l’Italia, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea, le Colombe, che chiedono come contropartita un piano anti-spread osteggiato dai Falchi.

L’adozione di esso è molto probabile perché già nei mesi passati, quando, sollecitata sull’argomento, Lagarde sottolineò che non era compito della BCE controllare lo spread ci fu un crollo della Borsa di Milano.

Nelle ultime rilevazioni di aprile deve essere notato che nonostante gli standard di concessione dei prestiti si siano irrigiditi, la domanda di credito da parte delle imprese regge, questo vuol dire che l’economia è ancora in salute, ma deve resta la necessità di contenere la spirale dei prezzi.

Previsioni mercato immobiliare 2022: aumenti dei prezzi al Nord e Centro

La casa di proprietà è il sogno di ogni italiano e con tassi di interesse che sono rimasti bassi per molto tempo e prezzi al ribasso per il settore edile, gli anni passati sicuramente hanno assicurato buone occasioni. Cosa ci aspetta invece nel mercato immobiliare 2022?

Le città in cui i prezzi nel mercato immobiliare 2022 aumenteranno

Dai dati raccolti da Immobiliare.it emerge che nel 2022 comprare casa costerà di più praticamente in quasi tutta Italia, anche se ovviamente ci saranno oscillazioni di prezzo diverse in base alle varie zone. Le città dove nel mercato immobiliare 2022 si aspettano aumenti più vistosi per metro quadro sono Torino, Milano e Bari, ma la città dove il prezzo al metro quadro è più alto, e resterà più alto anche nel 2022, è Milano. Proprio qui nel 2021 il costo al metro quadro era di 4.900 euro, mentre per il 2022 il prezzo atteso sarà 5.107 euro con un incremento del 4,2%. L’andamento del prezzo è determinato anche dal fatto che vi sono palazzi in cui il prezzo di un appartamento è anche di 4 milioni di euro, come nel Bosco Verticale progettato da Boeri.

A Torino il prezzo al metro nel 2021 era di 1.893 euro, mentre per il 2022 ci si attende una media di 1.994 euro a metro con un aumento in punti percentuale del 5,3%.

A Roma i prezzi saranno quasi identici al 2021, ma di fatto il costo non è basso, infatti nel 2021 comprare casa a Roma costava in media 3.256 euro a metro, mentre nel 2022 costerà 3.265 euro con un aumento dello 0,3%. Leggermente meno cara di Roma è Bologna dove il prezzo nel 2021 era 3.089 euro mentre nel 2022 sarà 3.126 euro.

Le città in cui i prezzi nel mercato immobiliare 2022 diminuiranno

Non solo aumenti, deve essere registrato che per il 2022 si attendono riduzioni di prezzo, le stesse sono concentrate soprattutto al Sud. Tra le città più economiche ci sono quelle della Sicilia, ad esempio comprare casa a Catania nel 2021 costava 1.229 euro, mentre nel 2022 costerà 1.170 euro con una riduzione del 4,8% del prezzo.

Palermo è poco più cara, ma anche in questo caso l’andamento dei prezzi è negativo, infatti comprare casa nel 2021 costava 1.295 euro e si attende un prezzo medio di 1.254 euro. La Regione attualmente meno cara è la Calabria con solo 924 euro al metro quadrato è possibile comprare casa.

I prezzi visti sono medi, ma occorre sottolineare che in base all’ubicazione, ad esempio scegliendo la periferia, in base alla tipologia di abitazione ci possono essere delle oscillazioni di prezzo anche importanti e naturalmente si può risparmiare. Scegliere i paesini delle varie Regioni porta ulteriori risparmi. L’andamento dei prezzi è determinato da vari fattori e in primo luogo dalla domanda, infatti le città del Sud tendono a spopolarsi, le città universitarie invece sono le più care, inoltre devono essere considerate altre variabili come la mobilità, l’accesso ai servizi, la qualità della vita.

Tassi di interesse sui mutui attesi per il 2022

Ciò che invece è uguale in tutta Italia è il tasso di interesse per i mutui. Oggi la maggior parte delle persone che decide di comprare casa stipula un mutuo, negli anni passati a causa del mercato stagnante, della crisi economica, del costo del denaro mantenuto basso dalla BCE, era possibile stipulare mutui a tasso di interesse davvero basso. Attualmente il Tasso di Interesse Effettivo Globale (TAEG) del mutuo a tasso fisso è poco sopra l’1% (dipende dalla banca a cui ci si rivolge), più basso nel caso in cui si sceglie il tasso variabile.  Naturalmente deve anche essere considerato che per l’acquisto della prima casa sono previste agevolazioni fiscali.

Attualmente l’inflazione è in crescita e di conseguenza dovrebbe esservi un rialzo degli stessi. A mettere un freno a queste paure è in realtà Christine Lagarde che in una nota alla BCE ha fatto sapere che in realtà l’inflazione, se anche è in salita, si assesterà nel 2022, sebbene vi saranno picchi al rialzo, ma di breve periodo, e che proprio per questo è “molto improbabile” un aumento dei tassi di interesse nel 2022. Secondo Lagarde l’accomodamento monetario è ancora necessario affinché l’inflazione si stabilizzi al 2%.

In sintesi, nel 2022 potrebbe ancora essere conveniente comprare casa, stando naturalmente attenti a tutte le variabili.