Prestito a fondo perduto: come si richiede un finanziamento?

I prestiti a fondo perduto, per definizione sono dei finanziamenti concessi al fruitore che non è obbligato alla restituzione della somma di denaro erogata, tanto meno dei suoi interessi. Inoltre, non è prevista la presenza di una garanzia, quindi, anche di un garante. Se ne deduce che non viene preso in considerazione il reddito del richiedente né la sua solvibilità.

I finanziamenti a fondo perduto sono erogati da enti pubblici: Unione Europea, Stato, Regioni e Comuni, al fine di incentivare l’iniziativa imprenditoriale di determinati soggetti. Ma a chi si rivolge?

I beneficiari

I soggetti a cui vengono concessi i prestiti a fondo perduto, sono i disoccupati, i giovani (età compresa tra 18 e 35 anni), le donne, le nuove startup. In poche parole, la platea dei beneficiari è composta da privati che hanno difficoltà a reperire le risorse economiche necessarie per intraprendere un’attività imprenditoriale e accedere al mercato del lavoro. Tuttavia, ci sono fondi destinati ad altri soggetti rappresentati da imprese già consolidate che hanno intenzione di investire in settori strategici come l’agricoltura e l’innovazione tecnologica.

Come ottenere un prestito a fondo perduto

E’ possibile ottenere un finanziamento a fondo perduto, partecipando a specifici bandi. Per inoltrare la richiesta è necessario allegare i documenti richiesti e fornire all’ente erogatore un piano d’affari dettagliato, in cui è descritto il progetto che vuole essere finanziato.

Per questo motivo, non c’è una procedura uguale per tutti i richiedenti, dipende sempre dalle richieste di ogni singolo bando. I bandi sono reperibili sul sito dell’Unione Europea, ma per lo più, i prestiti a fondo perduto sono emessi dallo Stato tramite il portale Invitalia (Agenzia Sviluppo Italia). Per quelli inerenti le Regioni si può consultare il sito Contributi Regione.it.

L’iter da seguire

Chi vuole fruire di un finanziamento a fondo perduto, per prima cosa deve consultare i vari bandi, per venire a conoscenza delle possibilità di richiesta. In ogni procedura viene indicata la disponibilità finanziaria totale e l’importo massimo che si può concedere a ogni impresa che risulti idonea.

Nella domanda di prestito a fondo perduto devono essere presentati gli obiettivi che si vogliono raggiungere a breve e medio lungo termine; le spese da sostenere con i fondi messi a disposizione del bando. Come già anticipato, è indispensabile fornire un business plan comprensivo di tutte le informazioni finanziarie ed economiche del territorio, nel quale s’intende avviare la proposta che si vuole portare avanti.

Dopodiché, il tutto deve essere inviato all’ente erogatore a cui si è fatta richiesta, il quale valuterà il progetto presentato e deciderà se concedere o meno il finanziamento.

Caratteristiche dei bandi

Ogni bando presenta specifiche caratteristiche, infatti, esistono diversi tipi di prestiti a fondo perduto (europei, statali, regionali, comunali). Quindi, ogni singolo caso va valutato separatamente. Ogni tipologia è caratterizzata da modalità differenti di richiesta: si può procedere tramite graduatoria o con procedura valutativa a sportello, fino ad esaurimento delle risorse finanziarie.

I bandi sono classificati in: sempre aperti; con scadenza; attivi sull’intera regione; che agiscono per settore; che agiscono per tipi d0intervento.

Ci sono delle oggettive difficoltà nell’accesso ai finanziamenti a fondo perduto. Reperire informazioni non è semplice, la mancanza di una procedura comune per tutti i bandi. Inoltre, i fondi offrono risorse limitate e hanno tempi di attesa lunghi, sin troppo. Premesso ciò, potrebbe essere opportuno rivolgersi a una società che offre un servizio completo di assistenza, dalla fattibilità del progetto alla domanda, ovviamente retribuito.

Requisiti per ottenere un prestito a fondo perduto

I requisiti di accesso a questo tipo di finanziamento sono indicati nel bando, ma generalmente sono i seguenti:

  • titolo di studio o competenze tecniche legate all’obiettivo del bando;
  • forma societaria (se richiesta);
  • requisiti specifici del bando (per esempio appartenenza a determinate aree territoriali specificate nel bando, solitamente zone geografiche svantaggiate del mezzogiorno);
  • capacità di creare un progetto strategico di marketing per l’inserimento della propria attività.

 

Pensione: come si calcolano le settimane di contributi INPS?

Nel grande ballo delle pensioni e dei lavori sempre più altalenanti, molti si chiedono come calcolare i contributi INPS e capre il futuro che li attende. Andiamo, quindi oggi a scoprire come si calcolano le settimane di contributi INPS.

Il calcolo dei contributi INPS: una nuova frontiera della pensione

Cominciamo con riassumere in breve il quadro della situazione. Va ricordato che di recente, la legge sulla Quota 100 ha riportato inevitabilmente il tema delle pensioni al centro del dibattito pubblico. La legislazione sull’accesso al pensionamento è cambiata, di fatto, nel corso degli anni per poter affrontare le esigenze della riduzione della spesa pubblica e del cosiddetto debito pubblico. Ciò non ha fatto altro che comportarevisto sia l’allungamento del periodo lavorativo utile ad accedere al pensionamento e sia la possibilità di ridursi l’assegno pensionistico, per via dell’introduzione del metodo di calcolo contributivo.

Quindi qualvolta arriva una legge nuova sulle pensioni, il dipendente finisce per affannarsi di dover capire quando potrà finalmente conquistare la tanto attesa pensione. Molto spesso si fa riferimento al concetto di settimana contributiva. Quindi sarà utile conoscere, per i lavoratori come si calcolano le settimane contributive Inps.

Come calcolare le settimane contributive INPS

Sostanzialmente il calcolo delle settimane contributive Inps potrebbe apparire come un qualcosa di banale e di scontato, però non è così semplice come si potrebbe a primo impatto pensare. Per fare suddetto calcolo, di fatto bisogna verificare quando un dipendente può andare in pensione, oppure la possibilità di prendere un sussidio fondamentale per chi perde il lavoro come la Naspi. Facendo fronte alla lontana legge varata nel 2012, dalla cosiddetta forma Monti-Fornero, è previsto che tale pensionamento sia possibile solo se si raggiunge una soglia minima.

Quindi, facendo riferimento al calcolo dell’assegno, la suddetta riforma prevede che la cifra accreditata mensilmente dall’Inps sia calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati da quel dipendente. Un calcolo che viene definito metodo contributivo pro rata. Più recentemente, l’attuale governo ha varato, invece, una riforma parziale delle pensioni, ossia la cosiddetta Quota 100. Ovvero, per farla breve si potrà andare in pensione quando la somma di anni di età e anni di contributi farà 100.

Ma quindi come calcolare praticamente le settimane contributive INPS

Va presto detto che, al momento del pensionamento, l’intera somma versata dal dipendente all’Inps nel periodo della sua vita lavorativa viene tramutata in un assegno mensile, sulla base di un calcolo matematico eseguito apportando un coefficiente dipeso da diversi fattori, tra cui l’età del dipendente e le sue aspettative di vita. Coefficient che verranno adeguati e modificati ogni tre anni, in seguito ai cambiamenti delle aspettative di vita mede.

Detto ciò, per poter calcolare il numero di settimane contributive che sono state pagate prima del 1995 (ovvero la data in cui è stata varata la riforma del metodo di calcolo contributivo) e quante dopo, è importane perché da ciò deriva anche quanto sarà pesante l’assegno pensionistico che verrà riconosciuto dall’Inps. Dunque sarà necessario il calcolo dell’anzianità contributiva, utile a stabilire se si ha diritto ad accedere alla pensione o ad ulteriori provvidenze pubbliche, attraverso l’ammontare delle prestazioni pensionistiche stesse.

Andando a fare un piccolo esempio, oggi per accedere alla pensione di vecchiaia, bisogna considerare che saranno necessari perlomeno 20 anni di contributi ed un’età anagrafica di 67 anni. Facendo riferimento ad altre situazioni sarà necessario, invece, il solo requisito contributivo senza una minima età anagrafica. Come nel caso della pensione anticipata erogabile quando si è maturata una certa anzianità di periodo contributivo, senza tener conto dell’età anagrafica.

La cosiddetta anzianità contributiva viene determinata, dunque, per la generalità dei lavoratori dipendenti in settimane contributive. Ovvero, in un numero di 52 settimane annuali. Ciò sta a voler dire che per ogni anno di lavoro del dipendente e di relativi contributi versati all’Inps, dovranno essere conteggiate 52 settimane contributive. Quindi, qualora occorrano 40 anni di contributi, bisognerà calcolare i 40 anni di contributi per le settimane annuali, ovvero 40×52 settimane. Avremo, quindi un totale di 2080 settimane contributive accreditate presso l’Inps.

Il Naspi e le settimane contributive

Ovviamente, bisogna tener conto che tale calcolo delle settimane contributive sarà necessario anche per verificare altre tipologie di provvidenze INPS. Come ad esempio il Naspi, meglio noto come indennità di disoccupazione. Per poter accedere alla Naspi il lavoratore dovrà accumulare almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Le settimane contributive, peraltro vanno ad incidere anche sul periodo di durata del beneficio. La Naspi è corrisposta dall’Inps al suddetto lavoratore disoccupato previa mensile, per un numero di settimane che deve essere pari alla metà delle stesse settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni.

Finanziamenti UE: come si scrive un progetto?

Andiamo a scoprire come si può, al giorno d’oggi, scrivere un progetto per i finanziamenti UE, in soli dieci semplici passi.

Come si scrive un progetto per finanziamenti UE

Partiamo col dire, senza voler scoraggiare nessuno, che scrivere un progetto europeo non è un’impresa semplice e leggera. Spesso si rivela piuttosto complesso comprendere come compilare il formulario in maniera corretta. I criteri di valutazione che il bando definisce ci aiutano senza dubbio ad orientarci, ma alla base dell’attività di stesura devono essere ben chiare le caratteristiche che non possono mancare per rendere il progetto funzionale e valido. Andiamo, pertanto ad analizzare dieci step per poter scrivere un progetto ed ottenere finanziamenti UE.

  • Un abstract efficace ed immediato

Molti si chiederanno cosa è un abstract. L’abstract non è altro che il biglietto da visita del progetto europeo che andremo a scrivere. Per essere ritenuto efficace ai fini della valutazione, dovrà evidenziare in maniera chiara ed immediata obiettivi generali e specifici del progetto, quindi richiamare il bando di riferimento e in ultimo ben definire quali competenze sono utili per la realizzazione delle attività.

  • Un solido partenariato

Sarà molto importante la scelta del partner o di più partner all’interno del progetto europeo. La parola d’ordine sarà, sunque “complementarietà” che dovrà assicurarci che il partenariato garantisca la copertura di tutte le competenze utili alla realizzazione del progetto.

  • Lo stato delle cose

La nascita di un progetto deve partire sempre da una necessità concreta a cui si vuole dare risposta. Occorre, dunque dimostrare di essere aggiornati sulla situazione di partenza se sullo stato attuale delle cose su cui il progetto vuole intervenire, descrivendo il problema reale che si rileva all’interno del contesto di riferimento o del gruppo specifico del target.

  • Una coerenza all’interno del progetto

Sarà bene legare ad un unico filo conduttore gli obiettivi, la strategia e l’attività del progetto europeo che si andrà a scrivere e presentare. Definendo le finalità e declinandole in obiettivo generale e obiettivi specifici.

  • Coerenza tra programma di finanziamento e progetto scritto

Gl obiettivi, l’attività e i risultati del progetto dovranno dimostrare di essere in linea con le priorità di intervento e le finalità sancite dal bando e dal programma, facendo ben chiaro riferimento all’interno del progetto che sarà proposto.

  • Un budget adeguato alla richiesta e sostenibile

Sarà necessario che il budget di un progetto europeo venga elaborato in maniera analitica e dettagliata, rendendo chiaro per ciascuna attività di progetto allocate risorse dedicate, utili a garantirne l’efficacia.

  • Misurabilità degli impatti

Sarà necessario e utile che il progetto europeo possa produrre impatti a lungo termine.

  • Un efficace piano di comunicazione

Sarà utile definire un piano di comunicazione che garantisca massima visibilità al progetto.

  • Qualità nel management

Per ottenere una buona qualità di manegement, occorre che il progetto europeo debba prevedere e definire in maniera chiara un piano di coordinamento tra partner di progetto e risorse coinvolte, di gestione amministrativa e finanziaria e quindi, una sorta di sicurezza della qualità delle attività e dei risultati.

  • Chiarezza e comprensibilità nella terminologia

In ultimo, ma non ultimo bisogna aiutare o agevolare il valutatore a comprendere chiaramente gli obiettivi, le attività e le strategie del progetto. Quindi meno tecnicismi ed una terminologia più diretta ed essenziale.

Dunque, ora che avrete assorbito questi 10 piccoli ma necessari step, potrete iniziare a scrivere il vostro progetto per finanziamenti UE, incrociare le dita e attendere che la proposta progettuale vada a buon fine.

Fattura elettronica gratis: procedura online step by step

La fattura elettronica è diventata obbligatoria dal 1° gennaio 2019. La sua emissione riguarda cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuata tra due soggetti con partita Iva ma anche tra un operatore Iva e un consumatore finale. Al fine di aiutare imprese e professionisti nel preparare, trasmettere, ricevere e conservare le fatture elettroniche, il portale dell’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione diversi servizi gratuiti.

Peculiarità della fattura elettronica

La fattura elettronica si differenzia da quella cartacea, in quanto viene redatta esclusivamente tramite pc, tablet e smartphone. Inoltre, va trasmessa al cliente tramite il codice destinatario Sistema di Interscambio. Quest’ultimo verifica se la fattura contiene tutti i dati obbligatori ai fini fiscali e l’indirizzo PEC destinatario della fattura. Il SdI verifica anche l’esistenza della partita Iva del fornitore e la partita Iva o codice fiscale del cliente. Se il tutto è corretto, consegna la fattura al destinatario con una ricevuta di recapito a chi l’ha trasmessa.

Si ricorda, che le imprese e i lavoratori autonomi in regime di vantaggio e in regime forfettario, nonché i piccoli produttori agricoli sono esonerati dall’obbligo di emissione di fattura elettronica.

I vantaggi della fattura elettronica

I principali vantaggi dell’utilizzo della fatturazione elettronica, sono costituiti dall’eliminazione del consumo della carta, dal risparmio dei costi della stampa, spedizione e conservazione dei documenti. Acquisendo la fattura in formato di file XML, il processo di contabilizzazione dei dati inserite in essa diviene più veloce, con riduzione dei costi di gestione e degli errori che possono materializzarsi con l’acquisizione manuale dei dati.

Inoltre, ne guadagna l’efficienza del rapporto commerciale tra fornitori e clienti. Ma ci sono altri vantaggi nell’uso della fattura elettronica, di natura fiscale:

  • per gli operatori Iva in regime di contabilità semplificata che emettono solo fatture e che si avvalgono dei dati che l’Agenzia delle Entrate mette loro a disposizione, sulla base delle regole previste da provvedimento dell’Agenzia stessa, viene meno l’obbligo di tenere i registri Iva;
  • per tutti gli operatori Iva che emettono e ricevono solo fatture, ricevendo ed effettuando pagamenti in modalità tracciata sopra il valore di 500 euro, i termini diaccertamento fiscale sono ridotti di 2 anni;
  • qualsiasi operatore, così come i consumatori finali, possono consultare e acquisire copia delle proprie fatture elettroniche emesse e ricevute attraverso un semplice e sicuro servizio online messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Fattura elettronica gratuita: i servizi gratuiti dell’ADE

L’Agenzia delle Entrate offre tre servizi gratuiti di supporto ai professionisti che devono approcciarsi obbligatoriamente alla fatturazione elettronica, al fine di semplificarne il processo e sfruttarne i vantaggi.

  • una procedura online tramite l’accesso al portale “Fatture e Corrispettivi” del sito dell’Ente;
  • un software scaricabile sul PC;
  • l’app Fatturae scaricabile dagli store Apple e Android.

Procedura web dell’Agenzia delle Entrate per la fattura elettronica gratis

Per creare una fattura elettronica gratis, per prima cosa, si deve accedere al portale “Fatture e Corrispettivi” raggiungibile attraverso la home page del sito http://www.agenziaentrate.gov.it/, tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CNS (Carta Nazionale dei Servizi) e credenziali Fisconline/Entratel.

Dopo aver inserito le credenziali, si apre una maschera in cui il fruitore deve scegliere il profilo con cui operare:

  • “Me stesso” per accedere alla propria partita Iva;
  • “Incaricato” se si agisce per conto dell’azienda per cui si lavora;
  • “Delega diretta” nel caso si sia stati scelti come intermediario dal cliente possessore di partita Iva;
  • “Tutore” se si opera come tutore del soggetto titolare di partita Iva.

Dopo aver operato la scelta del profilo, la home page propone un elenco di sezioni che contengono i link dei singoli servizi:

  • Fatturazione elettronica e conservazione;
  • Corrispettivi;
  • Dati fatture e comunicazioni IVA;
  • Consultazione.

Cliccando su “Corrispettivi“, finalmente si accede alla procedura online riguardante la creazione di una fattura elettronica. Nella schermata appare un box a destra che indica “Importa da file XML“, opzione che riguarda chi ha già creato una fattura elettronica con un software e vuole trasmetterla. Nel box a sinistra appare la dicitura “Crea un nuovo file” che consente la creazione di tre documenti diversi: fattura ordinaria; fattura semplificata; fattura PA.

Creazione di una fattura semplificata

Cliccando su “Fattura semplificata” si può procedere con la procedura di compilazione della fattura elettronica. Innanzitutto, si inseriscono i propri dati: la partita Iva, il codice fiscale, la denominazione, il nome e il cognome. Successivamente, dal menù a tendina si indica il regime fiscale che si ha in prevalenza. Poi, si indica l’indirizzo di residenza (N. civico, CAP e Comune, provincia e nazione. A questo punto si clicca su “Salva i miei dati” per procedere alla fase seguente.

Nella successiva schermata si devono inserire tutti i dati del cliente destinatario della fattura elettronica semplificata: partita Iva e codice fiscale, poi il codice destinatario. Quest’ultimo è obbligatorio, in quanto consente al Sistema di Interscambio di recapitare la fattura elettronica. A questo punto si salvano i dati del cliente.

Una nuova schermata dedicata ai dati della fattura si apre. Si deve indicare il tipo di documento da produrre, il regime fiscale valido e la valuta, infine il numero della fattura e la data.

Fatto questo, si procede con la descrizione della cessione del bene o della prestazione del servizio oggetto della fattura. Va inserito anche l’importo che il cliente deve poi versare. Inoltre, va indicata l’imposta IVA da applicare, l’aliquota relativa e la sua natura.

A questo punto, viene fornito un riepilogo finale comprensivo di tutti i dati inseriti, dando così, la possibilità di controllare se ci sono errori da correggere prima di procedere con la spedizione della fattura elettronica. Il suo invio sarà effettuato verso il SdI che funge da postino, consegnandola al cliente che, una volta ricevuto il documento provvederà al pagamento.

Come scaricare massivamente fatture elettroniche

I titolari di partita Iva, che accedono tramite le proprie credenziali al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, possono fruire gratuitamente di tutta una serie di servizi. Tra questi, per tutte le fatture elettroniche che sono state emesse, che sono state ricevute, e che sono transitate dal Sistema di interscambio (Sdi), c’è il cosiddetto download massivo.

Ecco la procedura passo passo su come scaricare massivamente le fatture elettroniche

Nel dettaglio, dal portale online ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate, la prima cosa da fare è quella di accedere al servizio tramite le proprie credenziali per poi selezionare e confermare l’utenza di lavoro. In questo modo il titolare di partita Iva avrà accesso ai servizi del portale ‘Fatture e Corrispettivi’.

Per il download massivo delle fatture elettroniche, dall’area ‘Consultazione‘, bisogna prima selezionare ‘Fatturazione Elettronica e altri dati IVA‘, e poi ‘Vai a consultazioni e download massivi‘ selezionando la voce ‘Fatture Elettroniche‘ nella sezione ‘Richieste‘.

Per richiedere a questo punto il download massivo delle proprie fatture elettroniche, il titolare di partita Iva avrà due possibili scelte. Ovverosia caricare la richiesta di download massivo attraverso l’upload di un file XML che è stato già preparato in precedenza, oppure chiedere il download massivo delle proprie fatture elettroniche tramite la ‘Creazione richiesta guidata‘.

Dopo aver inoltrato correttamente la richiesta all’Agenzia delle Entrate, il download massivo sarà in genere accessibile online dopo circa 24 ore attraverso l’invio, da parte del Fisco, di un file che sarà in formato ZIP, e che conterrà tutti le e-fatture selezionate.

Nella procedura ‘Creazione richiesta guidata‘, infatti, il titolare di partita Iva potrà chiedere il download massivo di tutte le proprie fatture elettroniche, oppure solo delle fatture elettroniche che sono state emesse scegliendo l’opzione ‘Fornitore‘. Oppure ancora solo le fatture elettroniche che sono state ricevute selezionando l’opzione ‘Cliente‘.

A cosa serve effettuare il download massivo delle fatture elettroniche

Attraverso l’accesso al file in formato ZIP sopra citato, per un titolare di partita IVA di norma il download massivo è un servizio online di estrema utilità al fine di poter poi girare al proprio commercialista tutte le e-fatture per la gestione e per la tenuta della propria contabilità. Acquisto il file in formato ZIP, infatti, il commercialista potrà poi andare a caricare tutte le e-fatture emesse e ricevute dal cliente sul proprio applicativo.

Pur tuttavia, questo passaggio di file si può sempre evitare se il titolare di partita Iva, tramite delega, permette al professionista di accedere per proprio conto al portale online ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate. Al riguardo c’è il modello delega, con le relative istruzioni, che si può visionare e scaricare dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Con il modello il titolare di partita Iva, salvo revoca, potrà decidere e scegliere di conferire la delega fino ad un massimo di 4 soggetti e comunque per un durata non superiore ai 24 mesi. Al riguardo il titolare di partita Iva può fissare la durata della delega compilando nel modulo il campo ‘fino al‘, ed inserendo quindi la data di scadenza.

Canone concordato: il contratto che permette di risparmiare

Il contratto a Canone concordato prevede una serie di agevolazioni. Tutte le spiegazioni e qualche consiglio utile per locatore e conduttore.

Canone concordato: cosa sono e come funzionano

I contratti di locazione sono stati introdotti con la legge 431 del 1998. A differenza del classico contratto 4 anni con rinnovo di altri 4, hanno una durata minore. Infatti, possono avere una durata di tre anni con rinnovo di altri due, ad uso transitorio o per studenti universitari fuori sede. I contratti tre più due anni sono i classici contratti ad uso abitativo con fini residenziali, spesso usati per le famiglie. Mentre il contratto ad uso transitorio ha una durata minore da 1 a 18 mesi. Ma ha una particolarità, deve essere espresso in contratto il motivo per cui vi è la transitorialità, cioè uno spostamento per causa di lavoro, oppure per cure ad esempio. Invece i contratti per studenti fuori sede, hanno una durata da 6 a 36 mesi, legati appunto all’esigenza di studio. Sono molti, infatti, i ragazzi che si spostano dai centri più piccoli alle città per formarsi,presso le scuole, università o centri specializzati. Anche in questo caso è meglio allegare e specificare il motivo del contratto.

Canone concordato: quando possono essere redatti?

I contratti di locazione a canone concordato possono essere sottoscritti soltanto in uno dei Comuni ad alta densità abitativa. Ma quali sono questi Comuni?  Secondo l’articolo 1 del D.L. n.55/1988 questi comuni sono:

  • Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia, e nei comuni confinanti con gli stessi;
  • negli altri comuni capoluoghi di provincia;
  • nei comuni, considerati ad alta tensione abitativa, individuati nella delibera CIPE del 13 novembre 2003;
  • nei comuni della Campania e della Basilicata colpiti dagli eventi tellurici dei primi anni ottanta.

I comuni messi a disposizione dal Cipe, possono essere aggiornati ogni 24 mesi. Pertanto, molti comuni possono anche decidere di non voler applicare questa tipologia di contratto o di cominciare a farlo.

Canone concordato: come si determina il canone?

Il canone di locazione concordato viene calcolato sulla base degli accordi definiti in sede locale tra le organizzazioni dei proprietari immobiliari e quelle degli inquilini. Il tutto nasce da accordi disciplinati in linea generale dalla Convenzione del 05/03/1999 aggiornata dal D.M. firmato il 30/12/2002 e successivamente rinnovate nel 2016. Secondo tali accordi, il comune viene suddiviso in zone e sub fasce, spesse divise in centro storico, periferia e aree di mezzo. In relazione ad una serie di variabili, è stabilito un valore minimo ed un valore massimo. Le variabili sono la metratura dell’immobile, le dotazioni, la presenza o meno di pertinenza, balconi, terrazzi o posti auto. Inoltre, il valore aumenta se l’immobile è di pregio, arredato oppure ha una classe energetica efficiente. Influisce anche al vicinanza a prossimità di servizi, mezzi pubblici, negozi ed attività. Il canone di locazione deve quindi stare all’interno di questo range.

Cos’è l’asseverazione del contratto?

All’inizio dell’introduzione della normativa vi era l’obbligo di assistenza da parte di un’associazione di categoria dei proprietari e degli inquilini. Oggi, non è più così però. Infatti, il Ministero delle Infrastrutture ha precisa che in assenza di assistenza risulta obbligatorio l’attestazione di conformità alle norme ed ai parametri contenuti nel patto sociale. Per questo motivo è meglio redigere il contratto secondo i moduli o gli schemi tipo che possono essere scaricabili anche online. L’asseverazione è quindi un timbro che garantisce che oltre alla correttezza del contratto, entrambe le parti possono accedere alle agevolazioni fiscali. Proprio per dare qualche consiglio, è giusto dire che il deposito cauzionale non può superare le tre mensilità. Inoltre, il copia de certificato Ape o degli impianti non guasta. Infine da allegare c’è anche il Verbale di consegna e la scheda arredi, se l’immobile ha già tutta la mobilia.

Tutte le agevolazioni previste per i proprietari

Una delle agevolazioni previste è la riduzione della base imponibile Irpef. La regola è la deduzione del 30% dall’imponibile per i proprietari che scelgono il regime tradizionale. Ma a se al contratto di locazione concordato è aggiunta la cedolare secca, le cose cambiano drasticamente. Infatti, le tasse da pagare sono pari solo al 10%  del valore annuo del canone. Applicando questo regime agevolato non sono previste imposte di registro, nè tanto meno imposte relative al rinnovo, alla registrazione o la chiusura. Quindi, anche in questo caso uno sgravio fiscale non indifferente. Inoltre, oltre i comuni possono prevedere ulteriori defiscalizzazioni per i contratti di questo tipo, Imu agevolato anche del 25%.

Tutte le agevolazioni previste per i conduttori

Anche l’inquilino ha delle agevolazioni in caso di sottoscrizione di un contratto a canone concordato. Infatti, se l’immobile è la sua abitazione principale, potrà usufruire delle detrazioni Irpef. In particolare:

  • 495,80 se il reddito complessivo non supera i 15.493,71 euro;
  • 247,90 se il reddito complessivo è compreso tra 15.493,71 euro e 30.987,41 euro.

Inoltre, se il proprietario ha deciso di aderire al regime agevolato della cedolare secca, avrà anche altri due vantaggi. Il primo è che non subira aumenti ISTAT per l’intera durata della locazione. Il secondo è che non dovrà sostenere alcuna spesa in merito alla registrazione, chiusura o rinnovo del contratto. Neanche se fossero state inserite terze persone come garanti delle obbligazioni che il conduttore si assume nel contratto.Un consiglio finale è quello di farsi seguire da professionisti, per evitare di incappare in spiacevoli multe da parte del Fisco.

 

Pensioni contributive, quali sono e come funzionano

La pensione contributiva è una prestazione previdenziale, il cui assegno mensile è calcolato con il sistema contributivo. Solitamente, l’importo riconosciuto al beneficiario è nettamente minore a quello che percepirebbe se il calcolo avvenisse tramite il sistema retributivo. Il lavoratore, vuoi per anzianità di servizio, vuoi per carriera, ha ricevuto retribuzioni crescenti o comunque non decrescenti.

Pertanto, poiché nella determinazione dell’assegno pensionistico contributivo si fa fede esclusivamente ai contributi versati nell’arco della propria vita lavorativa, a parità di anni lavorativi e reddito conseguito, la pensione contributiva è sempre inferiore alla pensione retributiva.

Il sistema contributivo riguarda tutti i soggetti che hanno cominciato a versare i contributi obbligatori a partire dal 1° gennaio 1996.

Esistono tre tipi di pensioni contributive: pensione di vecchiaia contributivi puri; pensione anticipata contributiva; pensione di vecchiaia con cinque anni di contributi. Ma entriamo nel dettaglio.

Pensione di vecchiaia 67 contributivi puri

Sono “contributivi puri” quei lavoratori il cui primo versamento contributivo sia successivo alla Riforma delle pensioni Dini, quindi, si fa riferimento alla data del 1° gennaio 1996. I requisiti d’età e di contribuzione non sono sufficienti, infatti, ne va preso in considerazione un altro. Ovvero, aver maturato una pensione di importo superiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Con riferimento al 2021, l’importo è pari a 690,42 euro.

Nel caso in cui il terzo requisito venga a mancare, il lavoratore non acquisisce il diritto a ottenere la pensione. Quindi, il trattamento pensionistico sarà riconosciuto solo al compimento del 71° anno d’età, in questo caso, si parla di pensione di vecchiaia contributiva.

LEGGI ANCHE: Pensione con opzione contributiva: requisiti di accesso, pro e contro

Pensione anticipata contributiva

Tornando a fare riferimento ai “contributivi puri”, esiste una particolarità che prevede un’altra opzione: la pensione anticipata contributiva. Oltre a poter ottenere la pensione al raggiungimento dell’anzianità contributiva dei 42 anni e 10 mesi, che diventa 41 nni e 10 mesi per le donne, i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996 possono ottenere il trattamento pensionistico anticipato al compimento del 64° anno d’età (requisito che va sempre adeguato alla speranza di vita).

Tuttavia, ci sono altre due condizioni da soddisfare per accedere alla pensione che decorre subito, senza finestra. Aver maturato almeno 20 anni di contribuzione effettivamente accreditata. Con questa definizione s’intende che ai fini del computo sono considerati validi: i soli contributi obbligatori, volontari o da riscatto. Sono esclusi i contributi accreditati figurativamente per disoccupazione, malattia e/o prestazioni equivalenti.

Inoltre, aver maturato un assegno mensile pensionistico non inferiore a 2,8 volte quello dell’assegno sociale (460,28 euro). Quindi, 1.288,78 euro per il 2021.

Pensione di vecchiaia contributiva con 5 anni di contributi

I lavoratori che non hanno versato i contributi antecedentemente il 1° gennaio 1996, hanno la possibilità di ottenere la pensione di vecchiaia con cinque anni di contribuzione. Il requisito anagrafico necessario richiesto è pari a 71 anni (anche per il 2021/2022). Successivamente, esso viene incrementato di tre mesi per ogni biennio, sempre in adeguamento dell’aspettativa di vita.

Per accedere a questo trattamento pensionistico, non è previsto un importo minimo dell’assegno mensile, diversamente dalla pensione di vecchiaia ordinaria e dalla pensione anticipata contributiva.

I lavoratori soggetti a un calcolo dell’assegno di pensione effettuato con il sistema retributivo o misto (chi possiede contributi accreditati prima del 31 dicembre 1995), può usufruire del calcolo integralmente contributivo, quindi aver accesso alla pensione di vecchiaia contributiva, avvalendosi del computo presso la gestione separata. Tuttavia, è necessario rispondere ai seguenti requisiti:

  • essere iscritto alla gestione separata con il versamento di almeno di un mese di contributi;
  • avere meno di 18 anni di contribuzione versata o accreditata prima del 1° gennaio 1996;
  • avere almeno 5 anni di contributi versati o accreditati dal 1° gennaio 1996;
  • possedere almeno 15 anni di contributi complessivi.

Pensione di vecchiaia con 5 anni di contribuzione con il cumulo

La pensione di vecchiaia con cinque anni di contributi, può essere ottenuta anche tramite un cumulo di versamenti che risale al 1997. Esso è riservato a quei lavoratori che non sono in possesso di contribuzione accreditata entro il 31 dicembre 1995, o a coloro che hanno scelto il calcolo contributivo della pensione, e permette di raggiungere non solo la pensione di vecchiaia ordinaria, ma anche la pensione di vecchiaia contributiva con 5 anni di contributi.

I lavoratori i cui trattamenti pensionistici sono liquidati esclusivamente secondo il sistema contributivo, per conseguire la pensione di vecchiaia con cinque anni di contributi devono risultare iscritti ad almeno due gestioni tra le seguenti:

  • assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, vecchiaia e superstiti (Ago);
  • forme sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • forme esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
  • gestione separata.

Rientrano tra i beneficiari del “vecchio cumulo”, anche i lavoratori che in una o più delle stesse gestioni, abbiano versati contributi anche prima del 31 dicembre 1995, sempre che abbiano optato per il sistema di calcolo integralmente contributivo.

Eventuali periodi accreditati presso le gestioni previdenziali dei liberi professionisti possono essere cumulati con i contributi posseduti presso le gestioni Inps, purché anche per questi contributi sia stato scelto il calcolo interamente contributivo.

In ogni caso, i contributi accreditati nelle casse professionali possono essere considerati esclusivamente ai fini del diritto, ma non per la misura della pensione in cumulo.

Infine, non è possibile utilizzare il cumulo se si risulta già titolari di un trattamento pensionistico a carico di una delle gestioni nell’ambito delle quali si chiede il cumulo.

Invitalia: cos’è e come partecipare ai bandi

Trovare fondi e capitali da investire nell’apertura di una nuova azienda o startup è sempre più complesso, ma a tal proposito si inserisce Invitalia. Scopriamo, insieme di cosa si tratta e come partecipare ai bandi per questo sistema di crescita del paese.

Invitalia: di cosa si tratta

Partiamo col dire che il principale punto focale di Invitalia è la crescita economica del “sistema Paese”. Invitalia, infatti, gestisce gli incentivi nazionali per favorire la nascita di nuove imprese e startup innovative, aiuta le aziende presenti in aree in crisi, inoltre permette alla Pubblica Amministrazione di spendere i fondi comunitari e nazionali ed è anche Centrale di Committenza e Stazione Appaltante per realizzare progetti fondamentali per il territorio nazionale. Ma, ancora a molti non è molto noto il funzionamento di tale agenzia. Negli ultimi tempi è stata di grande ausilio soprattutto nella nascita di piccole imprese, gestite soprattutto da uomini e donne di età under 35.

Che cosa fa nello specifico Invitalia

L’Agenzia Invitalia, creata per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa è una società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia che è dedita alla crescita economica del nostro bel paese, attraverso finanziamenti a nuove imprese e all’attrazione di investimenti provenienti dall’estero. In sostanza, Invitalia si attiva nel gestire fondi nazionali che poi metterà a disposizione delle aziende che ne vogliono fare richiesta. Molto spesso si tratta di bandi appositi per la nascita di nuove aziende e per favorire la ripresa economica in zone monetariamente depresse. Tra i principali obiettivi di Invitalia c’è il sostegno all’occupazione, promozione dell’innovazione e sostegno alle piccole e medie imprese, nello specifico se gestite da uomini e donne under 35.

Come funzionano i bandi e come richiedere gli incentivi

Partiamo col dire che per poter richiedere i fondi dei suddetti bandi instaurati da Invitalia sarà necessario innanzitutto registrarsi all’area riservata “Invitalia per te”. Tale area riservata sarà utile anche per chiedere chiarimenti sulle tipologie di agevolazioni gestite dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Nello specifico, per ottenere gli incentivi da parte di Invitalia sarà necessario conoscere, come detto, gli appositi bandi gestiti da Invitalia. I finanziamenti messi a disposizione dai bandi, si dividono in macro-categorie realizzate appositamente per la creazione di nuove aziende o per il rafforzamento delle stesse già esistenti.

Vediamo alcuni dei principali bandi indetti da Invitalia:

  • Cultura Crea: Con questo bando, Invitalia tende a favorire la nascita e la crescita di attività imprenditoriali e no profit nel settore dell’industria culturale e turistica. Nello specifico, il bando è dedicato alle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. La sua dotazione finanziaria è pari a 114 milioni di euro
  • Nuove imprese a tasso zero: Questo bando è dedicato agli uomini e alle donne di età inferiore ai 35 anni che non riescono a trovare finanziamenti per la loro nuova attività imprenditoriale. Nello specifico, rivolto ad attività che producono beni per l’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli o che fornisce servizi alle imprese.
  • Sistema Invitalia Startup: L’agenzia di Invitalia ha pure a disposizione una rete di incubatori, di acceleratori e di business angels che aiutano giovani talenti nel dar forma alla propria azienda. A tal proposito si pone tale bando.
  • Fondo Nazionale per l’Efficienza Nazionale. Questo incentivo è invece finalizzato alla realizzazione di interventi per migliorare l’efficienza energetica delle imprese italiane. Il fondo è rivolto a tutte le imprese, le ESCO e le Pubbliche Amministrazioni presenti sul nostro bel territorio italico. La sua copertura arriva fino ad un massimo dell’80% delle spese ammissibili. Tetto massimo di 4 milioni di euro.

Queste erano solo alcune delle tipologie di bandi, ma ce ne sono ancora altri, un po’ per tutti i gusti, che Invitalia mette a disposizione per avviare nuove attività.

Come poter partecipare ai bandi di Invitalia

Alla fine, è necessario conoscere come sarà fattibile la partecipazione ad uno dei bandi messi a disposizione da Invitalia. Come detto poco sopra, sarà necessario registrarsi all’area riservata del servizio di Invitalia. Dopodiché, attraverso la apposita area riservata sarà possibile scaricare i moduli per richiedere i fondi e inviarli direttamente all’agenzia. Inoltre, sarà possibile pure prendere partecipazione ai webinair e poter vedere le video pillole che spiegano il funzionamento delle agevolazioni. Un modo più completo per addentrarsi nel mondo e nel funzionamento di Invitalia, per una migliore riuscita della propria nascita o ripresa economica aziendale.

File XML fattura elettronica, come si invia all’Agenzia delle Entrate?

Per trasmettere una fattura elettronica all’Agenzia delle Entrate, tramite il canale informatico che è rappresentato dal Sistema di Interscambio (Sdi), c’è un formato obbligatorio che deve essere rispettato per l’invio. Si tratta, nello specifico, del formato XML che è obbligatorio per la fattura elettronica che, inoltre, si può visualizzare pure nel formato PDF che è quello leggibile. Ma detto questo, come si invia all’Agenzia delle Entrate il file XML?

Come si invia all’Agenzia delle Entrate il file XML per la fatturazione elettronica

Nel dettaglio, per l’invio al Fisco del file XML per la fatturazione elettronica, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei titolari di partita Iva l’apposita procedura web dal portale ‘Fatture e Corrispettivi‘. Con il file XML della fattura elettronica che, nel momento in cui è stato predisposto, prima di essere inviato al Sistema di Interscambio (Sdi) può essere non solo ricontrollato, ma possono essere pure apportate delle modifiche così come il file si può andare a salvare sul proprio PC.

La procedura web per la creazione del file XML associato alla fattura elettronica, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, è accessibile se e solo se il titolare di partita IVA risulta essere connesso ad Internet. Così come la creazione del file XML della fattura elettronica può essere effettuata pure con delle procedure diverse da quella online che è accessibile dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’.

Invio file XML fattura elettronica possibile pure tramite software scaricabile su PC

In altre parole, il contribuente può infatti utilizzare pure altri software a patto che questi siano conformi. Al riguardo l’Agenzia delle Entrate offre sempre gratuitamente il proprio software per PC. E precisamente il software di compilazione fattura elettronica che è attualmente aggiornato alla versione 2.0.7 del 05 gennaio del 2021.

Come predisporre e come inviare le fatture elettroniche muniti di smartphone e tablet

Per tablet e per smartphone, inoltre, l’Agenzia delle Entrate per predisporre le fatture elettroniche mette a disposizione dei contribuenti pure un’applicazione mobile che, al pari della procedura web, funziona con la connessione ad Internet attiva. Si tratta, nello specifico, dell’app Fatturae che si può scaricare e che si può installare dall’App Store per i dispositivi iOS della Apple, e dal Google Play per i dispositivi mobili con il sistema operativo Android.

Al pari della procedura web, e del software di compilazione fattura elettronica per PC, l’app mobile Fatturae permette allo stesso modo di generare il file XML della fattura elettronica da inviare al Sistema di interscambio (Sdi) potendo peraltro effettuare, prima della trasmissione al Fisco, un controllo preventivo al fine di rilevare l’eventuale presenza di errori.

Dall’app mobile Fatturae, inoltre, il titolare di partita Iva ha sempre la possibilità di accedere al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate. E questo al fine di poter consultare tutte le fatture che sono state emesse e che sono state ricevute, ma anche tutte le ricevute di consegna e quelle ricevute che, eventualmente, hanno invece portato ad uno scarto oppure all’impossibilità di recapito per le e-fatture che sono state emesse.

Pensione 2021: quanti anni di contributi servono?

In un periodo storico in cui è sempre più un dubbio la possibilità di arrivare ad una soddisfacente pensione, ci si chiede come sia la situazione attuale per la contribuzione. Andiamo, dunque a scoprire come funziona la pensione nel 2021 e quanti anni di contributi servono.

Pensione 2021: un futuro in fondo al tunnel

E’ arduo assicurarsi il futuro, ma anche dare vita al presente, in questa annata travagliata. La crisi dovuta al Covid-19 ha affossato molta economia e quindi anche il pensionamento appare un obiettivo lontano alla fine di un tunnel poco luminoso. Vediamo dunque, allo stato attuale delle cose, quali sono le alternative possibili per andare in pensione nel 2021.

Cominciamo con il precisare che le pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2021 sono caratterizzate da un assegno un po’ più basso. I coefficienti di trasformazione del montante contributivo sono passati dal 4,20% in corrispondenza dei 57 anni a 4,186%, mentre un ribasso anche da 6,513% in corrispondenza dei 71 anni al 6,466%. Riguardo i requisiti utili al pensionamento non subiscono modifiche, in quanto non ci sono cambiamenti per l’adeguamento sulle speranze di vita.

Come si potrà accedere alla pensione di vecchiaia nel 2021?

Per poter accedere alla pensione di vecchiaia, in questo anno 2021, occorrerà rispondere ai relativi requisiti:

  • 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi per i lavoratori generici;
  • 66 anni e 7 mesi di età per gli addetti alle mansioni gravose con almeno 30 anni di contributi;
  • 5 anni di contributi avendo compiuto i 71 anni di età per coloro che rientrano interamente nel regime contributivo.

Inoltre è richiesto un ulteriore requisito per accedere alla pensione di vecchiaia 2021, per chi rientra nel sistema misto ovvero l’aver maturato alla data di richiesta del pensionamento un assegno previdenziale pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale.

Pensione anticipata contributiva, come funziona nel 2021?

Per coloro che risultano rientrare nel sistema interamente contributivo c’è un’opzione di pensione anticipata in più e vi sarà possibile ritirarsi dal lavoro con 64 anni di età e 20 anni di contributi, solo però se avrà maturato un assegno previdenziale di importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Possono rientrare nel sistema contributivo i lavoratori che fanno parte di una delle seguenti categorie:

  • coloro privi di anzianità contributiva al 1° gennaio 1996;
  • coloro che hanno anzianità contributiva inferiore a 18 anni al 31 dicembre 1995, purché abbiano anche 15 anni di contribuzione versata, di cui 5 successivi al 1995.

Pensione quota 100 e pensione anticipata

Scopriamo, in ultimo, ma non ultime, le funzioni relative alla pensione anticipata e alle pensioni quota 100, inerenti al 2021.

Per quanto riguarda il pensionamento con Quota 100, resta in vigore fino al 31 dicembre 2021. Un’opzione, questa, che consente di andare in pensione qualora la somma tra età anagrafica e contributi sia pari a 100, a patto però di essere in possesso di un’ età anagrafica pari almeno a 62 anni ed una anzianità contributiva pari almeno a 38 anni di contributi, di cui almeno 35 effettivamente versati.

Per quanto concerne, invece la pensione anticipata, resta in vigore per il 2021 la possibilità di ottenere il pensionamento anticipato, a patto di soddisfare determinati requisiti. In particolare, per richiedere la pensione anticipata nel 2021 saranno richiesti:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per quanto riguarda gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per quanto riguarda le donne.

Va aggiunto, per quanto riguarda le pensioni anticipate precoci che sarà concessa un’ulteriore opzione di pensionamento. Ovvero, sarà possibile andare in pensione anticipata con soli 41 anni di contributi, qualunque sia l’età anagrafica. Requisito che sarà valido sia per uomini che per donne, che va ad aggiungersi a quello di rientrare in una delle categorie tutelate. Ovvero, nelle seguenti categorie di lavoratori:

  1. disoccupati previa licenziamento individuale o collettivo, licenziamento per giusta causa o previa risoluzione consensuale, che abbiano però terminato da almeno 3 mesi, la fruizione della NASPI o altra indennità spettante;
  2. caregiver o lavoratori dipendenti ed autonomi che al momento della domanda, assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, secondo legge 104
  3. invalidi civili con almeno il 74% di invalidità, che siano dipendenti o autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa;
  4. addetti a mansioni usuranti o gravose svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa.

Dunque, ora che avete vagliato il quadro della situazione, potrete sperare di iniziare a vedere una luce dal tunnel, con la possibilità che sia essa il più vicino possibile per il vostro pensionamento.