Bonus 200 euro autonomi: istruzioni per richiederlo da domani 26 settembre 2022

Finalmente è arrivato il decreto attuativo che consente ai lavoratori autonomi di richiedere da domani, 26 settembre 2022, il bonus da 200 euro previsto den decreto Aiuti Bis e che gli altri lavoratori e pensionati hanno percepito a partire dal mese di luglio 2022.

Bonus 200 euro lavoratori autonomi: da domani 26 settembre è possibile presentare la domanda

Mentre molti lavoratori sono già pronti a presentare l’autodichiarazione per ricevere il bonus 150 euro previsto nel decreto Aiuti Ter ci sono molti lavoratori che ancora non hanno ricevuto il bonus da 200 euro previsto nel decreto Aiuti Bis. Ora finalmente sembra che potrà essere messo il punto. I lavoratori autonomi e professionisti da domani 26 settembre 2022 potranno fare richiesta per il bonus 200 euro.

È stato pubblicato ieri, sabato 24 settembre, il decreto attuativo, lo stesso era stato approvato già nelle settimane scorse e aveva poi dovuto superare il vaglio della Corte dei Conti. Il 20 settembre avevamo già annunciato che molto probabilmente la procedura sarebbe stata attiva dal 26 settembre, ed infatti questa data prima solo ipotizzata ora è stata confermata. Il fondo stanziato è di 600 milioni di euro.

Come richiedere il bonus 200 euro per lavoratori autonomi e professionisti?

Il Bonus 200 euro lavoratori autonomi potrà essere chiesto attraverso le piattaforme  online messe a disposizione dalle varie casse di previdenza a cui sono iscritti. I lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS dovranno andare sul sito INPS, mentre coloro che sono iscritti ad altre casse, ad esempio Inarcassa, Cassa Forense o altre dovranno andare sul sito delle singole casse. I lavoratori autonomi possono presentare le domande  a partire dalle ore 12:00. Naturalmente ognuno dovrà ustilizzare le proprie credenziali per accedere alla piattaforma di riferimento.

Riteniamo che nelle prime ore, a causa dell’elevato accesso, potrebbero esservi dei problemi di rallentamento dei vari siti. Per poter ottenere il Bonus da 200 euro per i lavoratori autonomi è necessaria l’autodichiarazione di non aver percepito nel 2022 un reddito superiore a 35.000 euro nel 2021. Inoltre per poter accedere è necessario avere un partita Iva aperta e attiva e aver versato almeno una quota di contributi alla cassa di previdenza.

Bonus locazioni imprese turistiche: codice tributo per modello F24

Novità per gli imprenditori che vogliono avvalersi del credito di imposta maturato grazie al bonus locazioni imprese turistiche. Ora è arrivato il codice tributo per avvalersi della compensazione in caso di cessazione del credito.

Il bonus locazioni imprese turistiche

Con il decreto legge 34 del 2022, articolo 28, era stato previsto il bonus affitto imprese turistiche. Con una tempistica piuttosto lunga sono stati definiti i criteri per l’assegnazione del credito. Lo stesso spetta a fronte del versamento dei canoni di locazione nel periodo intercorrente tra il mese di gennaio e marzo 2022.

I termini per la presentazione della domanda sono due:

  • dal giorno 11 luglio 2022 al 28 febbraio 2023 per la generalità delle imprese del settore turistico;
  • dal giorno 15 settembre al 28 febbraio 2023 per le imprese che hanno attivato una partita iva per proseguire attività del settore turistico già esistenti o hanno posto in essere un’operazione che ha comportato una trasformazione aziendale nel periodo tra gennaio 2019 e la data dell’autodichiarazione. In questo caso gli eredi sono tenuti alla compilazione dei campi “Erede che prosegue l’attività del de cuius/trasformazione” e “Codice fiscale del de cuius/PARTITA IVA cessata” nel frontespizio.

Codice tributo per la compensazione del bonus locazioni imprese turistiche

Ora finalmente viene definito il codice tributo da utilizzare per la compensazione del credito riconosciuto. A dettare le regole è la Risoluzione 51 del 23 settembre 2022 dell’Agenzia delle Entrate. Deve essere ricordato che il credito di imposta può essere usufruito direttamente dal soggetto beneficiario, ma può anche essere ceduto, se costui accetta, al proprietario dell’immobile in luogo del pagamento dei canoni di locazione.

Il codice tributo è:

  • 6978 se è il beneficiario ad avvalersi della compensazione ( come prescritto nella risoluzione 37/E dell’11 luglio 2022);
  • “7741” denominato “CESSIONE CREDITO – Credito d’imposta in favore di imprese turistiche per canoni di locazione – articolo 5 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4”.

Ricordiamo che, per poter cedere il credito, il soggetto cedente deve compilare la sezione III del Quadro A del modello di autodichiarazione. Si ricorda che non è ammessa la cessione parziale del credito, ma deve essere ceduto per intero.

Il cessionario deve comunicare l’accettazione del credito utilizzando le funzionalità messe a disposizione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Solo in seguito può utilizzare il codice 7741 attraverso l’uso del modello F24, sezione Erario, colonna “importi a credito compensati” o se l’agevolazione deve essere riversata, nella colonna “importi a debito versati”.

Leggi anche: Bonus locazioni imprese turistiche: domanda dall’11 luglio. Modello

Scarica la Risoluzione_n._51_del_23_settembre_2022

Bonifico, è possibile farlo per regalare dei soldi? Alcuni consigli

Il bonifico viene sempre più usato per regalare somme di denaro, ma si può davvero fare? Esiste un limite per i soldi da regalare?

Bonifico, sempre più usato per fare dei regali

Il bonifico è un’operazione bancaria che, su richiesta del cliente, consente di trasferire denaro da un conto corrente ad un altro. Soprattutto per chi usa il servizio di home banking permette di spostare facilmente delle somme con pochi click. E’ un sistema comodo, rapido e veloce. E’ per questo motivo è molto usato per le transazioni commerciali, tra imprese e anche dai clienti. Del resto aprire un conto corrente online non è certo cosa difficile.

Tuttavia è sempre più usato per fare dei regali. Ad esempio, da qualche anno è sempre più di moda chiedere un bonifico insieme alle partecipazioni di matrimonio. Addio alla vecchia lista matrimoniale, adesso le coppie scelgono di inserire un biglietto con le coordinate bancarie  per poter fare un regalo monetario. Questo è uno dei tantissimi esempi, per la donazione dei soldi.

C’è un limite per la donazione di soldi con bonifico?

Al oggi non esiste nessun limite alla donazione di soldi tramite bonifico. Ma c’è una cosa da stare attenti, cioè a giustificare il passaggio monetario, perché l’Agenzia delle entrate potrebbe avere da ridire, solo per eventuali eredi legittimari. L’esempio classico è quello dei genitori che regalano soldi ai figli tramite l’utilizzo del bonifico.

L’operazione è perfettamente lecita. Tuttavia l’Agenzia delle entrate è in grado di verificare, tramite l’Anagrafe tributaria e dei conti correnti, tutte le operazioni fatte su un conto corrente. Dunque il passaggio comparire in questi sistemi telematici, ma non c’è alcun problema. E nessuno può dire nulla, anzi a maggior ragione la tracciabilità assicura maggiore trasparenza all’operazione stessa.

L’importanza della Causale

Per rendere tutto trasparente occorre prestare attenzione alla causale. La causale del bonifico non è altro che la motivazione che giustifica il passaggio di denaro tra il mittente e il destinatario del pagamento. La causale in un bonifico è sempre richiesta, sia quando il bonifico viene effettuato online che quando ci si reca direttamente in banca o presso le Poste italiane S.p.A.

La causale quindi è un elemento essenziale del bonifico, proprio perché è un giustificativo dell’operazione. Ad esempio quando si paga un professionista così, occorre sempre fare riferimento alla fattura emessa, indicandone il numero. Un altro consiglio nei casi di regali, è meglio specificare per quale occasione si stanno donando quelle somme: matrimonio, nascita di un nipote, laurea, acquisto di un immobile.

 

 

Imprese: Ministero del Lavoro chiarisce gli obblighi informativi del decreto trasparenza

Il decreto Trasparenza ha sottolineato che il datore di lavoro ha obblighi informativi particolarmente importanti nei confronti dei lavoratori. Proprio per questo motivo, il 20 settembre 2022 il Ministero del Lavoro ha reso pubblica la Circolare 19 in cui sono indicati nel dettaglio gli obblighi informativi ricadenti sul datore di lavoro in ottemperanza al decreto Trasparenza ( decreto legislativo 104 del 27 giugno 2022).

Obblighi informativi

Il decreto trasparenza viene emanato in applicazione della direttiva UE 2019/1152 e prevede obblighi informativi a carico del datore di lavoro, gli stessi sono ora meglio esposti all’interno della Circolare 19 del Ministero del Lavoro.

Leggi anche: Tutela dei lavoratori: nuove regole con la direttiva 2019/1152

Congedi

Il datore di lavoro deve informare il lavoratore sulla durata dei congedi per ferie e di tutti gli altri congedi retribuiti vigenti e di cui può usufruire il lavoratore.

La circolare sottolinea che, visto che si parla esclusivamente di congedi retribuiti (previsti dalla legge e dai contratti collettivi), deve ritenersi che non sussista obbligo informativo per i congedi non retribuiti.

Sottolinea la circolare che il nostro ordinamento prevede diverse forme di astensione dal lavoro, ad esempio aspettativa e permesso, ma visto che la normativa parla espressamente di congedo, deve ritenersi che solo quelli così espressamente denominati ricadono nell’obbligo di informazione. In via esemplificativa si elencano i congedi ricadenti: congedo di maternità e paternità, congedo parentale, congedo per donne vittime di violenza di genere.

Retribuzione

La normativa stabilisce che il datore di lavoro deve indicare “l’importo iniziale della retribuzione o comunque il compenso e i relativi elementi costitutivi, con l’indicazione del periodo e delle modalità di pagamento”. Precisa il Ministero che non devono essere indicate le componenti che possono essere considerate variabili, ma solo quelle che sono determinabili già al momento della costituzione del rapporto. Non sono oggetto dell’informativa neanche le misure di welfare aziendale, ad esempio i buoni pasto o i benefit aziendali, in quanto non rientrano nell’assetto retributivo ordinario.

Orario di lavoro

L’informativa deve contenere indicazione degli orari normali di lavoro, le condizioni che si applicano ad eventuale lavoro straordinario e la retribuzione di questo.

Nel caso di cambio di orario, si ritiene che il datore di lavoro debba dare l’informativa solo nel caso in cui ci sia una modifica strutturale o per un arco di tempo significativo.

Previdenza e assistenza

Il datore di lavoro deve fornire al lavoratore indicazioni circa gli enti di previdenza e istituti che ricevono contributi previdenziali e assistenziali e devono ricevere informazioni su qualunque forma di protezione in materia di sicurezza sociale fornita dal datore di lavoro stesso. Tra le informazioni che il datore di lavoro deve dare al lavoratore vi sono anche quelle inerenti la possibilità di aderire a fondi di previdenza integrativa aziendali o settoriali.

Uso di strumenti di sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati

Il datore di lavoro è tenuto a comunicare se in azienda sono presenti sistemi di monitoraggio automatizzati e sistemi decisionali automatici utilizzati al fine di fornire informazioni utili a:

  • assunzione;
  • conferimento dell’incarico;
  • gestione e/o cessazione del rapporto di lavoro;
  • assegnazione di compiti e mansioni;
  • indicazioni su sorveglianza, valutazione, prestazioni, adempimento delle obbligazioni contrattuali a carico del lavoratore.

L’obbligo di comunicazione resta anche nel caso in cui ci sia un intervento umano accessorio.

Nella pratica il datore di lavoro è tenuto ad informare il lavoratore nel caso in cui abbia utilizzato sistemi di screening automatico dei curricula, se c’è stato l’utilizzo di software automatici per test psico-attitudinali o simili, oppure nel caso in cui siano utilizzati software automatici per la realizzazione di statistiche a fini valutativi.

Ultime informazioni su obblighi informativi del decreto trasparenza

La circolare chiarisce anche che l’articolo 7 del decreto Trasparenza fissa in sei mesi il periodo di prova massimo, termine che però può essere ridotto nei contratti collettivi. In caso di contratto a tempo determinato, la durata del periodo di prova deve essere proporzionale rispetto alla durata del contratto.

Ricordiamo, infine, che l’articolo 10 del decreto Trasparenza prevede che, laddove possibile, il datore di lavoro deve favorire la trasmigrazione verso contratti di lavoro più stabili e duraturi.

Tali informazioni si ritiene debbano essere date in forma scritta, valido anche il documento elettronico.

Circolare-n19-20-09-22

 

Cessione del credito Superbonus 110%: serve il video dei lavori

Il Superbonus non smette di stupire e tra coloro che sono impegnati nella cessione del credito c’è chi chiede il video comprovante lo stato di avanzamento dei lavori.

Nuove misure per una cessione del credito sicura

L’Agenzia delle Entrate, in seguito a numerose frodi, con la Circolare 23/E/2022 ha previsto la responsabilità in solido tra il beneficiario del bonus 110% e i soggetti che operano la cessione del credito. Successivamente il Governo ha provveduto a semplificare le procedure prevedendo la responsabilità in solido solo in caso di dolo o colpa grave. Questo alleggerimento della responsabilità non trova applicazione nel caso in cui il cessionario sia una banca o un istituto di credito in genere. Proprio per questo tali soggetti prima di addivenire alla cessione del credito pongono molta attenzione e vi è una società, Deloitte, che addirittura richiede dei video della durata massima di 5 minuti in cui possano desumersi i lavori eseguiti e quindi lo Stato di Avanzamento dei Lavori (SAL).

La novità potrebbe essere anche ben accetta, ma siamo ormai agli sgoccioli, infatti il 30 settembre è la data ultima per le villette unifamiliari per dimostrare di aver portato a termine almeno il 30% dei lavori. In caso contrario si decade dalle agevolazioni, sebbene le stesse siano già state riconosciute.

Cessione del credito: le banche iniziano a chiedere i video dei lavori

Deloitte a molti forse dice poco, ma in realtà si tratta della società che gestisce la cessione dei crediti per conto di Intesa San Paolo. La società ha precisato che si tratta di una misura utile al contrasto alle frodi in attuazione delle disposizioni contenute nella circolare 23 dell’Agenzia delle Entrate. Deloitte sottolinea che è noto che l’Agenzia delle Entrate sta effettuando controlli sul 60%-80% dei bonus concessi e quindi c’è un’elevata probabilità che le frodi siano scoperte e che di conseguenza sia applicata la norma che prevede la responsabilità solidale tra cessionario e beneficiario. La maggior parte degli istituti di credito chiede le foto del SAL, ma Deloitte vuole maggiori prove.

Deloitte afferma che è evidente che un breve video inerente lo stato dei lavori proveniente dall’asseveratore possa costituire per l’Agenzia delle Entrate una prova inconfutabile del SAL, cioè dello Stato di Avanzamento dei Lavori, e rappresenta una tutela erariale e della collettività.

Come deve essere realizzato il video per la cessione del credito del Superbonus 110%?

In base alle indicazioni fornite da Deloitte il video deve riprendere il volto dell’asseveratore e l’immobile oggetto dell’intervento, è necessario inquadrare il cartellone che deve essere esposto sul cantiere e che indica tutti i dati relativi ai lavori, deve essere inquadrato il numero civico e il contesto urbanistico.

Nel video dovranno essere citati gli importi spesi e gli interventi asseverati inquadrando gli stessi, ad esempio se il tetto è stato rifatto deve essere inquadrato il tetto, se il cappotto termico è stato montato deve essere inquadrato e via discorrendo.

Naturalmente non sono mancate critiche perché questo tipo di asseverazione, come sottolinea Rete Professioni Tecniche, non ha alcun appiglio normativo. Resta il fatto che trattasi di una scelta dell’istituto finanziario che può decidere quali certezze richiedere al beneficiario prima di accettare la cessione. Inoltre si tratta di una pratica che potrebbe presto essere richiesta anche da altri istituti.

Leggi anche: Superbonus e vetrate panoramiche: libera installazione con Aiuti Bis

Pignoramento immobiliare, è possibile aggredire la prima casa?

Il pignoramento immobiliare esiste. Ma se il debitore ha solo una casa in cui vive, può rischiare di perderla? Troviamo la risposta.

Pignoramento immobiliare, la procedura esecutiva

L’espropriazione forzata è una proceduta dalla notifica dell’avviso di intimidazione in tutti i casi in cui la notifica delle cartelle esattoriali sia avvenuta da più di un anno. Tuttavia dalla notifica il debitore ha 5 giorni di tempo per effettuare il pagamento di quanto dovuto, estinguendo il suo debito.

Per i debiti fino a mille euro non si procede alle azioni esecutive prima di 120 giorni dall’invio, mediante posta ordinaria, di una comunicazione contenente il dettaglio del debito. A dare queste precisazioni è la stessa Agenzia delle entrate Riscossione, pronunciandosi anche in materia di pignoramento di immobili e prime case.

Pignoramento immobiliare, è possibile farlo sulla prima casa?

In seguito all’introduzione del decreto 69/2013 (il c.d. Decreto del Fare), l’art. 76 co. 1 del D.P.R. 602/1973 la prima casa è impignorabile. L’ordinamento ora prevede che:

ferma la facoltà’ di intervento ai sensi dell’articolo 499 del codice di procedura civile, l’agente della riscossione: a) non da’ corso all’espropriazione se l’unico immobile di proprietà’ del debitore, con esclusione delle abitazioni di lusso aventi le caratteristiche individuate dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 agosto 1969, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 27 agosto 1969, e comunque dei fabbricati classificati nelle categorie catastali A/8 e A/9, e’ adibito ad uso abitativo e lo stesso vi risiede anagraficamente.

Ma quali sono i requisiti per cui la casa diventa impignorabile?

Il pignoramento immobiliare non può essere effettuato se l’immobile gode delle seguenti caratteristiche:

  • è l’unico immobile di proprietà del debitore;
  • il debitore vi risiede ed ha residenza ad uso abitativo;
  • non è una casa di lusso, quindi non rientra nelle categorie di ville, castelli o palazzi di eminente pregio artistico e storico.

Quindi la risposta alla domanda iniziale è: No. Il Fisco non può pignorare la prima casa del debitore, se è la sola che possiede e ci abita lui oppure insieme alla sua famiglia.

Cosa succede per gli altri immobili di proprietà del debitore?

Tutti gli altri immobili del debitore possono essere oggetto di pignoramento. Ma anche in questo caso ci sono dei requisiti da rispettare per procedere al pignoramento e alla vendita all’asta dell’immobile solo se:

  • l’importo complessivo del debito è superiore a 120 mila euro;
  • il valore degli immobili del debitore è superiore a 120 mila euro;
  • sono passati almeno sei mesi dall’iscrizione di ipoteca e il debitore non ha pagato/rateizzato il debito o in mancanza di provvedimenti di sgravio/sospensione.

Bonus 150 euro, possibilità anche per i disoccupati, ecco come

Il bonus 150 euro è uno dei provvedimenti inserito nel Decreto Aiuti ter. Spetta anche ai disoccupati, ecco come averlo e perché.

Bonus 150 euro, i requisiti per i disoccupati

Il bonus 150 euro è un’altra misura a favore del caro vita. Tra bollette energetiche raddoppiate e inflazione che continua ad aumentare, la situazione economica italiana non è delle più felici. Tuttavia il bonus 150 euro è stato approvato dal Consiglio dei ministri. Inoltre conferma tutte le categorie che hanno ricevuto il bonus 200 euro, pur introducendo dei requisiti differenti.

Per avere diritto al bonus 150 euro in busta paga si deve avere un reddito annuo inferiore a 20 mila euro, mentre prima il limite era di 35.000 euro. Limite previsto anche per i lavoratori autonomi. Quindi una fetta di coloro che hanno ricevuto il bonus 200 euro, con questo nuovo limite, non lo prenderanno più.

Bonus 150 euro e i requisiti per i disoccupati

La nuova misura riguarda anche i disoccupati, ma solo per i percettori della relativa indennità. Il bonus 150 euro spetta ai disoccupati che hanno i seguenti requisiti:

  • percepiranno per il mese di novembre 2022 la NASPI, disoccupazione riconosciuta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che è stato interrotto involontariamente;
  • percepiranno per il mese di novembre 2022 la DISCOLL, disoccupazione riconosciuta a collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, assegnisti di ricerca e dottorandi di ricerca con borsa di studio che hanno perso involontariamente il lavoro;
  • percepiscono nel corso del 2022 la disoccupazione agricola di competenza del 2021.

Bonus 150 euro e lavoratori stagionali e dello spettacolo

I lavoratori stagionali e dello spettacolo che nel 2021 hanno svolto un’attività lavorativa per almeno 50 giorni, hanno percepito un reddito inferiore a 20 mila euro hanno diritto al bonus. Tuttavia per averlo occorre fare richiesta all’Inps. La stessa cosa vale anche per i lavoratori co.co.co., i dottorandi e gli assegnisti di ricerca iscritti alla gestione separata. Per tutti vale il limiti di reddito non superiore a 20 mila euro.

Quando sarà pagato il contributo?

L’indennità di 150 euro sarà pagato successivamente agli invii delle denunce di lavoro. Questo perchè spetta all’INPS verificare che nessun percettore di Dis-Coll, Naspi o indennità di disoccupazione agricola, abbia beneficiato del bonus sotto altro titolo.

Inoltre se all’interno del nucleo familiare ci sono disoccupati e non sono presenti componenti che hanno beneficiato del bonus individuale, questi riceveranno il bonus sulla ricarica di novembre. Tuttavia non occorre fare nessuna domanda, se ci sono i requisiti l’accredito avviene d’ufficio.

Infine il contributo spetta anche a coloro che sono disoccupati, ma percepiscono l’assegno di pensione per invalidi civili, ciechi e sordomuti. Quindi gli accrediti dovrebbero arrivare nel mesi di novembre o dicembre. Ma in ogni caso occorre attendere la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

 

 

Superbonus per eliminazione barriere architettoniche in edifici non residenziali

L’Agenzia delle Entrate con risposta ad interpello 465 del 2022 ha chiarito dubbi inerenti la possibilità di avvalersi delle detrazioni del Superbonus anche in caso di condomini ad uso non residenziale, nel caso specifico per l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Il caso: condominio non residenziale può avvalersi delle detrazioni per interventi di eliminazione barriere architettoniche?

Il soggetto Istante chiede all’Agenzia delle Entrate se può fruire delle agevolazioni previste dall’articolo 119 ter del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (decreto Rilancio), introdotto dall’articolo 1, comma 42, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022) il quale riconosce ai contribuenti la possibilità di ottenere la detrazione pari al 75% delle spese sostenute per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Le spese agevolabili sono quelle sostenute tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2022 e la detrazione spettante viene ripartita tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo. Nel caso in oggetto il dubbio sorge perché l’edificio è prevalentemente ad uso non residenziale, infatti è composto da 12 unità adibite a studio professionale, 2 abitazioni ad uso civile e un’autorimessa. Di conseguenza vi sarebbero limiti ai benefici del Superbonus 110%.

Leggi anche: Superbonus 110%: si può ottenere anche per immobili ad uso promiscuo?

Agenzia delle Entrate: gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche sono ammessi al superbonus anche se non residenziali

L’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che, come specificato nella circolare 23/E/2022, il beneficio “riguarda le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni, gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale, le società semplici, le associazioni tra professionisti e i soggetti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, enti, società di persone, società di capitali) che possiedono o detengono l’immobile in base ad un titolo idoneo al momento di avvio dei lavori o al momento del sostenimento delle spese se antecedente il predetto avvio.

Nella risposta si sottolinea che è essenziale che gli interventi previsti dall’articolo 119-ter, comma 4 del decreto Rilancio rispettino i requisiti previsti dal Regolamento di attuazione dell’art. 1 della legge 9 gennaio 1989, n. 13 che delinea le prescrizioni tecniche da rispettare per la realizzazione di interventi finalizzati alla rimozione delle barriere architettoniche. Le prescrizioni tecniche sono inerenti accessibilità, adattabilità, visitabilità degli edifici.

Superbonus per eliminazione barriere architettoniche anche senza esecuzione dei lavori trainanti

A questo proposito occorre ricordare che la circolare 23/E dell’Agenzia delle Entrate svincola questa detrazione dalla necessità di realizzare lavori trainanti, cioè i lavori necessari per l’efficientamento energetico e miranti a recuperare le due classi energetiche.

Per quanto riguarda invece i limiti di spesa, l’Agenzia ricorda che per questo tipo di lavoro sono:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno;
  • 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da 2 a 8 unità immobiliari;
  • 30.000 a euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di 8 unità immobiliari.

 

Austerity, gli italiani cambiano le loro abitudini, anche a tavola

L’austerity è sempre più vicina, ma a cambiare sono le abitudini degli italiani. Meno consumi di energia e cambia anche la tavola.

Austerity, si riducono i consumi di energia

E’ sotto la vista di tutti, le famiglie italiane e le imprese non reggono più al pesante fardello del caro bollette. I prezzi per alcuni sono anche raddoppiati, ma gli stipendi o le entrare restano costanti. In  merito al gas e all’energia elettrica si è sempre più attenti ai consumi. Sono circa 6 italiani su 10 a ridurre i consumi di energia, perché troppo cara. Mentre il 56% della popolazione sta effettuando tagli importanti sul gas.

E così si registra anche maggiore interesse verso le “fonti alternative” per riscaldare gli appartamenti senza usare il gas, ma il pellet. Tuttavia cresce sempre di più l’interesse verso gli impianti fotovoltaici e c’è la speranza che il nuovo governo possa decide per degli aiuti per l’istallazione, maggiori di quelli attualmente in vigore.

Austerity, cambiano le abitudini

L’aumento generale del livello dei prezzi dovuto all’inflazione sta cambiando radicalmente le abitudini degli italiani. E quindi si rinuncia a ciò che non è ritenuto indispensabili. Ad esempio, secondo uno studio Legacoop-Ipsos, più della metà degli italiani, circa il 57% ha dichiarato di aver ridotto lo shopping. Ma ache una riduzione delle attività di svago, viaggi, cinema, teatri o visitare un museo.

Ma cambiano anche le abitudini in cucina. Infatti sembra che la scelta sia sempre più quella di abbandonare l’uso del forno, per dar spazio a cibi già cotti o con una cottura veloce. Poi c’è anche chi adotta la tecnica di cucinare grossi quantitativi alimentari, porzionarli e congelarli. Si evita così di accendere gas e forno tutti i giorni.

I clienti dei supermercati classici stanno sempre più lasciando i grandi marchi per i prodotti nei discount. Costano meno e spesso sono prodotti anche negli stessi stabilimenti di quelli con importanti marchi. Ma soprattutto con la stessa cifra spesa si puà portare a casa molta più roba.

Gli effetti sull’economia

Il passo preso dal nostro Paese non è positivo. Se non c’è chi acquista, è inevitabile che la imprese non potranno produrre allo stesso regime. Quindi dovranno licenziare i propri dipendenti, nella speranza di restare a galla. Inoltre sta aumentando sempre più il divario tra i ricchi e i poveri, e la soglia di povertà cresce.

E’ il caso di interventi mirati e soprattutto veloci. Occorrono misure di politica economica capaci di aumentare il potere di acquisto degli italiani, ridurre i costi delle energia e permette a tutti di vivere in modo dignitoso e del proprio lavoro. Almeno questo è uno dei concetti base della Costituzione.