Smart working: proroga al 31 dicembre 2022. Ultime novità

Nella giornata del 13 settembre 2022 il Senato ha approvato la legge di conversione del decreto Aiuti Bis che dovrà ora passare all’esame della Camera, ma con molta probabilità non vi saranno qui problemi per la conversione. Tra le novità c’è la proroga dello smart working per i genitori di ragazzi under 14 e per i lavoratori fragili. Ecco cosa cambia.

Proroga smart working al 31 dicembre per i genitori lavoratori

Con l’emergenza Covid sono state approvate norme emergenziali anche per gestire il lavoro agile o smart working. Le stesse sono però venute meno con il decadere dello stato di emergenza. Alcune misure specifiche hanno avuto la proroga di volta in volta e tra queste vi è l’applicazione della possibilità per i genitori di ragazzi under 14 di continuare a usufruire dello smart working, così come disciplinato dalle norme di emergenza.

Deve quindi essere sottolineato che lo smart working di cui si parla ora è diverso rispetto alla disciplina prevista in via ordinaria e di cui abbiamo parlato nell’articolo:

Smart working: dal 1° settembre entrano in vigore nuove norme strutturali

La misura prevista in modo strutturale infatti deriva da un accordo tra le parti, mentre lo smart working prorogato al 31 dicembre 2022 è il riconoscimento di un diritto del lavoratore al verificarsi di determinate condizioni.

Quali sono le condizioni per usufruire della proroga dello smart working?

Affinché il lavoratore possa ottenere il riconoscimento dei diritto al lavoro agile e quindi a distanza, è necessario che:

  • nel nucleo familiare sia presente un under 14, cioè un ragazzo che ancora non abbia compiuto 18 anni di età;
  • non deve esservi un membro del nucleo beneficiario di strumenti di sostegno al reddito per sospensione o cessazione dell’attività lavorativa;
  • non vi sia nel nucleo familiare un genitore non lavoratore.

Lo smart working in proroga può essere richiesto anche in assenza di accordi individuali ed è questa la principale differenza con la normativa prima citata. La ratio di questa norma deriva dal fatto che durante il periodo emergenziale le attività didattiche erano gestite in DAD, vi era difficoltà a stipulare contratti con baby sitter e quindi si dava la possibilità ai genitori lavoratori di lavorare da casa per non lasciare i bambini soli. Certamente ora con le scuole in piena attività può essere difficile individuare la ratio della norma. Proprio per questo le precedenti norme erano decadute il 30 giugno 2022 e questa più che essere una proroga è un nuovo inserimento dello smart working.

Smart working per lavoratori fragili

Lo smart working viene prorogato anche per i lavoratori fragili, cioè lavoratori maggiormente esposti al rischio di contagio e per i quali lo stesso a causa di comorbilità potrebbe portare conseguenze di particolare rilevanza. La maggiore rischiosità deve essere accertata da medico competente nell’ambito della sorveglianza sanitaria eccezionale attivata con l’emergenza covid, oppure deve essere rilevabile da certificato medico che attesti l’immunodepressione derivante da patologie oncologiche o dallo svolgimento di attività salvavita.

Studi professionali avvocati e commercialisti: arriva la certificazione Uni

Sarà presentata il 14 settembre la certificazione UNI 11871:2022 per studi legali e commercialisti. Ecco di cosa si tratta.

Cos’è la certificazione UNI e perché è importante?

La certificazione UNI è un marchio riconosciuto da un ente terzo che attesta la conformità a requisiti indicati nelle norme europee. Le certificazioni UNI finora esistenti sono numerose, ma nessuna di quelle rilasciate e disciplinate è specifica per gli studi professionali di avvocati e commercialisti. Si riempie ora questo vuoto. La certificazione UNI 11871:2022, denominata “Principi organizzativi e gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione per la creazione e protezione del valore” è rivolta a professionisti e in particolare studi di avvocati e dottori commercialisti sia già presenti sul mercato sia di nuova costituzione.

La certificazione UNI non è obbligatoria, ma rappresenta un qualcosa in più, una sorta di garanzia per i clienti e di conseguenza potrebbe rappresentare un elemento in grado di attirare i clienti. Inoltre in molti casi potrebbe essere importante perché trattata alla stregua di un titolo preferenziale in caso di partecipazione a bandi e appalti pubblici.

Con quali criteri viene rilasciata la certificazione UNI 11871:2022?

La prima cosa da sottolineare è che la certificazione ad oggi ancora non è rilasciata, secondo le previsioni entro la fine dell’anno dovrebbe essere attiva. Naturalmente il rilascio non è a semplice richiesta, ma devono essere rispettati dei criteri precisi. Tra questi:

  • aggiornamenti costanti di tutti i membri dello studio;
  • valorizzazione delle differenze e applicazione dei principi di equità;
  • capacità di conciliazione tra lavoro e vita con possibilità di attuare smart working, riconoscimento di ferie e congedi;
  • elaborazione di documenti inerenti il rischio sanitario anche per le professioni forensi e per studi commercialisti;
  • rispetto della sostenibilità ambientale ( ad esempio: illuminazione a basso consumo, uso di materiali riciclati, riciclo…).

Il progetto UNI 11871:2022 è stato fortemente sostenuto dalla Cassa Nazionale Forense con la finalità di diffondere pratiche uniformi volte a certificare la professionalità degli studi, ma anche il rispetto di tutte le normative che si applicano al settore. Sulla stessa linea di pensiero ASLA, Associazione italiana degli Studi Legali Associati, che riconosce come la certificazione possa rappresentare una maggiore opportunità per gli studi legali individuali o associati al fine anche di una migliore gestione del rischio di impresa.

Dichiarazione dei redditi, quando non è obbligatoria?

La dichiarazione dei redditi in alcuni casi non è obbligatoria, anche se farla permette di avere i rimborsi Irpef, ecco alcuni esempi.

La dichiarazione dei redditi, un documento contabile

Per dichiarazione dei redditi si intende un documento contabile con il quale il cittadino e contribuente comunica la Fisco le proprie finanze. Indica la composizione del suo reddito ed effettua i pagamenti delle imposte relative a partire dalla base imponibili e dalle aliquote fiscale per ciascuna imposta da versare.

I contribuenti hanno due modi per presentarla. Uno è il modello 730 per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Mentre l’altro è il Modelli redditi, che ha sostituito l’Unico, riservato ai lavoratori autonomi, occasionali e per chi non ha obbligo di partita Iva.

La dichiarazione dei redditi, i casi in cui non è obbligatoria

L’Agenzia delle entrate evidenzia una serie di casi in cui la dichiarazione dei redditi non è obbligatoria.  Infatti non occorre presentarla quando si possiedono:

  • redditi di qualsiasi tipologia, ad esclusione di quelli per i quali è obbligatoria la tenuta delle scritture contabili, per un importo complessivamente non superiore a 3 mila euro;
  • solo reddito da lavoro dipendente o pensione con unico sostituto d’imposta obbligato ad effettuare le ritenute d’acconto;
  • un reddito complessivo, al netto dell’abitazione principale e relative pertinenze, non superiore a euro 7.500,00 nel quale concorre un reddito di lavoro dipendente o assimilato con periodo di lavoro non inferiore a 365 giorni e non sono state operate ritenute;
  • solo redditi di lavoro dipendenti corrisposti da più soggetti, se è stato chiesto all’ultimo datore di lavoro di tenere conto dei redditi recente e quest’ultimo ha provveduto al conguaglio.

Altri redditi differenti da lavoro o la pensione

Ci sono casi in cui non occorre presentare la Dichiarazione dei redditi perché si ha solo redditi derivanti da fabbricati o redditi diversi:

  • reddito complessivo, al netto dell’abitazione principale e relative pertinenze non superiore a 7 mila euro;
  • redditi dei fabbricati derivante dal solo possesso dell’abitazione principale;
  • redditi da pensione per un ammontare complessivo non superiore a euro 7.500,00 ed eventualmente anche redditi di terreni per un importo non superiore ad euro 185,92 e dell’ unità immobiliare adibita ad abitazione principale e relative pertinenze;
  • avere solo redditi esenti come le pensioni di guerra o di invalidità;
  • solo redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta;
  • rendite soggette ad imposta sostitutiva come i titoli di debito pubblico o interessi sui Bot

Tutti gli altri soggetti sono tenuti alla Dichiarazione dei redditi e presentarla seguendo lo scadenziario fiscale previsto dal Fisco.

 

 

 

 

 

 

Bonus 200 euro autonomi, non ci sarà nessun click day

Il Bonus 200 euro autonomi riserva ogni giorno delle novità, ecco le ultime che sembrano far tirare un respiro di sollievo.

Bonus 200 euro autonomi, salta il Click day

Già si parla della possibilità di rinnovare il bonus 200 euro per coloro che lo hanno già preso come dipendenti e pensionati. E c’è anche di deve restituirlo per errori o false dichiarazioni riscontrati nell’autodichiarazione. Ma c’è anche chi non lo ha nemmeno visto. E’ il caso degli autonomi possessori di partita Iva che hanno visto sempre slittare la possibilità di accedere al contributo. Da luglio a settembre, passando per il click day. Tuttavia oggi sembra che ci siano le idee più chiare e che si saltato il click day, previsto per il 20 settembre 2022. 

Secondo quanto dice l‘associazione degli enti previdenziali privati, non ci sarà nessun click day. I fondi stanziati dallo Stato sono disponibili per tutti i contribuenti. Pertanto è inutile qualsiasi corsa, ma sarà lasciato un lasso di tempo per mettere a tutti di presentare la propria richiesta.

Bonus 200 euro autonomi, quando presentare la domanda

La notizia arriva a seguito dell’incontro tra le strutture delle Casse e alcuni tecnici dell’Inps in merito all’applicazione dello schema di decreto interministeriali di attuazione dell’art.33 del DL 50/2022. In particolare, facendo i calcoli tempistici per la legali, sembra che la data di inizio per la presentazione della domanda sia stata individuata non prima del 20 settembre 2022. 

Mentre sembra perentoria la data del 30 novembre 2022 come giorno ultimo per la presentazione. Che è anche il termine ultimo per l’invio telematico della dichiarazione fiscale all’Agenzia delle Entrate. Quindi ci saranno ben due mese per verificare la possibilità di possedere tutti i requisiti richiesti ed inviare la propria domanda, presso l’istituto di previdenza sociale a cui si fa capo.

I soldi stanziati basteranno per tutti?

Sempre secondo l’associazione i fondi stanziati sono disponibili per tutti. Si tratta 600 milioni di euro che dovrebbero bastare per tutte le partite Iva che hanno le carte in regola per richiederlo. In particolare l’associazione sul proprio sito dichiara:

“E’ stato effettuato un approfondimento sullo stanziamento operato dal Governo (e integrato da ultimo con il DL 115/2022) che si rivela capiente rispetto alla platea dei beneficiari, così come confermato dalla Relazione tecnica sul DL 115. Pertanto non c’è il rischio che i soggetti in possesso dei requisiti non accedano al bonus. Pertanto ha poco senso parlare di click day, essendoci la possibilità di presentare la domanda entro il 30 novembre p.v.”.

 

Locazione: non è possibile il recesso per fine attività. La decisione della Cassazione

L’articolo 27, ultimo comma, della legge 392 del 1978 prevede la possibilità in caso di locazione di immobili per uso non abitativo di recedere dal contratto prima del termine stabilito per gravi motivi. La Corte di Cassazione ha però sottolineato in una recente pronuncia che la chiusura dell’attività non rientra tra i casi che consentono di recedere in anticipo in quanto trattasi di una scelta soggettiva se non ulteriormente motivata.

Il caso

La vicenda: la SocietàX aveva concesso alla società Y la locazione di immobili ad uso diverso da quello abitativo. Nel luglio 2012 il conduttore aveva comunicato la volontà di recedere dal contratto a causa della cessazione dell’attività in tali locali. Il locatore fin da subito con una missiva aveva contestato le modalità e l’efficacia con cui era stato esercitato il recesso invitando il conduttore ad adempiere alle obbligazioni derivanti dal contratto originariamente stipulato, ricevendo però un diniego in quanto il conduttore adduceva che aveva esperito il recesso in applicazione proprio dell’articolo 27 ultimo comma della legge 392 del 1978.

Testo: Indipendentemente dalle previsioni contrattuali il conduttore, qualora ricorrano gravi motivi, può recedere in qualsiasi momento dal contratto con preavviso di almeno sei mesi da comunicarsi con lettera raccomandata.

Il locatore con ricorso chiede la dichiarazione di illegittimità e inefficacia del recesso, il tacito rinnovo per ulteriori nove anni con adempimento delle obbligazioni fino alla scadenza naturale del contratto, quindi il pagamento dei canoni di locazione fino alla naturale scadenza del contratto di locazione. Il locatore aveva, infine, chiesto la somma di oltre 200 mila euro per riportare le unità immobiliari in buono stato locativo.

Tribunale 1° grado e appello: il recesso anticipato è giustificato dalla cessazione dell’attività

Il tribunale di primo grado dichiara illegittimo il recesso così come effettuato dal conduttore per il mancato rispetto del termine di preavviso previsto e per non conformità al disposto dell’articolo 27 già citato. Condanna quindi il conduttore al pagamento dei canoni fino a gennaio 2013. la sentenza viene impugnata dal locatore e in via incidentale dal conduttore. La Corte di Appello riconosce i motivi addotti dal conduttore come idonei a integrare le ipotesi previste dall’ultimo comma dell’articolo 27. Siccome però il conduttore non aveva rispettato il termine di preavviso di 6 mesi, condanna al pagamento dei canoni con interessi fino al mese di gennaio 2013.

Corte di Cassazione: non basta la cessazione dell’attività a giustificare il recesso dalla locazione

A questo punto il ricorso in Cassazione è proposto dal locatore che contesta il recesso il quale per consolidata giurisprudenza, ex articolo 27 ultimo comma legge 392/1978, deve essere collegato a fattori obiettivi e indipendenti dalla volontà del conduttore e non a valutazioni soggettive del conduttore. Inoltre nel ricorso il locatore sottolinea che spetta al conduttore provare le circostanze gravi che hanno indotto alla scelta di recedere. Circostanza secondo il locatore non provata con la semplice allegazione del conto economico dell’azienda. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ricorda che in base alla sentenza 12291 del 2014 le motivazioni che possono portare all’applicazione dell’articolo 27 ultimo comma devono essere:

  • sopravvenute rispetto al contratto di locazione dell’immobile;
  • estranee alla volontà del conduttore;
  • imprevedibili;
  • tali da rendere eccessivamente gravosa per il conduttore la continuazione dell’attività;
  • l’onerosità non può risolversi in un’unilaterale valutazione effettuata dal conduttore in ordine alla convenienza del proseguire o meno l’attività.

La Corte sottolinea anche che tali ragioni devono essere esplicitate già nell’invio della raccomandata con cui si esercita il recesso anticipato in modo che il locatore abbia la possibilità di contestazione.

La Corte sottolinea che indicare nella raccomandata in modo succinto la decisione di recedere in seguito a cessazione dell’attività non integra i requisiti previsti dalla normativa in quanto impedisce la riconduzione a una ragione apprezzabile e idonea a giustificare il recesso anticipato e unilaterale. Inoltre la mera volontà di cessare l’attività è riconducibile a una libera scelta del conduttore e quindi non può giustificare il recesso anticipato.

Proroga Superbonus unifamiliari: presentati gli emendamenti. Accordo su responsabilità solidale

Ottime notizie potrebbero arrivare presto per coloro che hanno ottenuto il Superbonus 110% ma non riescono a completare il 30% dei lavori entro il 30 settembre e rischiano così di perdere parte dei contributi. Infatti il mancato rispetto di questo termine prevede la perdita del beneficio con riconoscimento solo delle somme effettivamente spese fino a tale data. Ecco cosa sta succedendo per il superbonus unifamiliari.

Presentati gli emendamenti per la proroga del termine del 30 settembre per superbonus unifamiliari

Sono stati presentati al decreto Aiuti Bis gli emendamenti per la proroga del superbonus per unifamiliari fino al 31 dicembre e senza condizioni, cioè senza necessità di completare il 30% lavori entro il 30 settembre 2022, ma rispettando esclusivamente il termine finale. L’emendamento mira ad aiutare coloro che hanno i lavori bloccati.

Il 30 settembre 2022 è attualmente il termine temporale da rispettare per le unifamiliari al fine di potersi avvalere del Superbonus 110%. Entro tale termine è necessario dimostrare di avere effettuato almeno il 30% dei lavori, compresi quelli non ricadenti nelle agevolazioni Superbonus.

Leggi anche :

Superbonus 110%: come si calcola il 30% del SAL?

Villette a schiera e Superbonus 110: quale scadenza deve essere rispettata?

Superbonus per proprietari unifamiliari: cosa cambia con l’approvazione degli emendamenti?

Gli emendamenti per la proroga del superbonus unifamiliari sono due e sono stati presentati uno dalla Lega e uno da Italia Viva, se approvati consentirebbero a coloro che hanno avuto accesso ai benefici del superbonus di poter continuare a fruire dell’agevolazione senza dover rispettare il limite dello Stato di Avanzamento dei Lavori entro il 30 settembre 2022.

Ricordiamo che il decreto Aiuti Bis deve essere convertito entro l’inizio del mese di ottobre e le principali discussioni sono proprio sul Superbonus e soprattutto sull’eventuale reperimento delle risorse necessarie per il suo ulteriore finanziamento e sulla facilitazione delle operazioni di cessione del credito.

Tra le misure che si auspicano c’è la responsabilità solidale tra beneficiario e cessionario del credito solo nel caso in cui sia provata la truffa. Proprio su tale emendamento è appena arrivato l’accordo che prevede la responsabilità solidale tra beneficiario e cessionario solo in caso di dolo o colpa grave. Questo accordo potrebbe sbloccare numerosi crediti incagliati.

Leggi anche: Superbonus 110% come sbloccare la cessione del credito?

Aggiornamento emendamenti superbonus unifamiliari

Purtroppo tra le misure approvate dal Senato nel pomeriggio del 13 settembre 2022, non c’è la proroga del temine del 30 settembre per il SAL 30% per le villette unifamiliari. Ne deriva che restano in vigore le precedenti norme, anche se è probabile un inserimento all’interno del decreto Aiuti Ter

Modello 730/2022: ultimi giorni per la presentazione

Ultimi giorni per l’invio del modello 730/2022 precompilato e per la presentazione della dichiarazione dei redditi 2022 relativa all’anno 2021.

Come inviare il modello 730/2022 precompilato

Dal 23 maggio 2022 è disponibile on line il modello precompilato, mentre dal 31 maggio 2022 è possibile procedere all’inoltro. Resta infine la possibilità di rivolgersi a professionisti. Ora mancano pochi giorni per completare la presentazione della dichiarazione dei redditi, infatti il termine ultimo è il 30 settembre che rappresenta una delle numerose scadenze fiscali di questo importante mese.

Ricordiamo che ora gli italiani possono avvalersi del modello pre-compilato. Lo stesso è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate accedendo alla propria area personale. In particolare occorre andare al sito www.agenziaentrate.gov.it andare alla sezione “area riservata” e da qui inserire le proprie credenziali Spid, Cie o CNS. Una volta entrati sarà possibile prendere visione del modello 730 e confermare i dati in esso contenuti, sarà possibile inoltre integrarli, ad esempio nel caso in cui si debba accedere a detrazioni non indicate nel modello e, infine, è possibile modificare i dati, ad esempio se vi sono degli errori. A questo punto basta inviare e il gioco è fatto.

Leggi anche: Modello 730/2022 precompilato: cosa controllare prima dell’invio

Come reperire le informazioni per la corretta compilazione del modello 730/2022

Ricordiamo che per facilitare le operazioni da quest’anno è possibile anche procedere alla compilazione e invio del modello 730/2022 per un parente.

Leggi anche: Modello 730 precompilato con invio da parenti o persone di fiducia. Guida

Per chi invece vuole avere maggiori informazioni è disponibile il canale info730 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate https://info730.agenziaentrate.it/portale/.

Resta, infine, sempre entro il 30 settembre 2022 la possibilità di inviare la propria dichiarazione dei redditi con il modello 730/2022 avvalendosi della consulenza di professionisti (dottore commercialista) oppure recandosi presso patronati e centri di assistenza fiscale.

In seguito all’invio del modello potrà risultare un modello 730 a debito oppure a credito, nel secondo caso sarà il datore di lavoro o altro sostituto di imposta, ad esempio l’INPS a rimborsare le eccedenze versate.

Cartelle esattoriali, anche se si è disoccupati vanno pagate?

Le cartelle esattoriali sono debiti che i contribuenti hanno nei confronti dello Stato. Ma se si è disoccupati, si devono pagare lo stesso?

Cartelle esattoriali, si pagano anche da disoccupati?

Se si pensa che essendo disoccupati tutti i pagamenti passano in secondo piano, si sta facendo un grosso errore. Anche perché è possibile avviare un eventuale pignoramento anche nei confronti di chi non ha un lavoro. Questo perché il debitore risponde delle proprie obbligazioni con tutti i suoi beni, sia quelli presenti che quelli futuri.

Quindi anche nel caso di disoccupazione occorre pagare le cartelle esattoriali. Tuttavia, ci sono delle soluzioni diverse al problema. La prima soluzione parte da  un concetto di base: nessuno  vieta di versare delle piccole somme. In altre parole, versando piano piano quello che si può non solo si va a ridurre il debito nei confronti dell’Erario, ma si dimostra la volontà di pagare.

Inoltre per iscrivere ipoteca sulla casa il debito deve essere almeno di 20 mila euro, mentre per il pignoramento della casa, il debito deve essere di almeno 120 mila euro. Quindi pagare, anche poco per volta, evita situazioni ben più peggiori, che invece si verificheranno certamente, se si ignorasse il debito.

Cartelle esattoriali, pagare attraverso la rateizzazione

L’agenzia delle entrate riscossione prevede anche la rateizzazione per il pagamento dei debiti dei contribuenti. La rateizzazione prevede delle scadenze e degli obblighi da rispettare. Tuttavia il piano ha il vantaggio di pagare poco per volta e anche parenti e familiari, se vogliono possono aiutare nei pagamenti  accollarsi addirittura il debito. Ma cosa principale il piano elimina il fermo amministrativo. 

Il piano di rateizzazione può anche prevedere 72 rate, per debiti fino a 60 mila euro, quindi gli importi da pagare alle scadenze sono più basse. Inoltre il mancato pagamento di una sola rata non comporta la decadenza dell’accordo. Infine la decadenza avviene solo se non si pagano cinque rate, anche non consecutive, dell’intero piano.

Cosa rischia chi non paga?

Se invece non si pagano le cartelle esattoriali e non si ha nemmeno la voglia di farlo attraverso piccoli pagamenti, le conseguenza possono essere tante. Infatti l’Agenzia delle entrate Riscossione può:

  • disporre il fermo auto se il contribuente ha un mezzo intestato;
  • pignorare eventuali conti in banca e locazioni;
  • pignorare anche le pensioni di invalidità o altri assegni di previdenza o assistenza;
  • se il contributo di disoccupazione (Naspi) viene versato in banca, è possibilità pignorare il conto corrente.
  • pignorare anche eventuali beni derivanti da successive eredità.

Nel caso in cui il contribuente debitore è sposata e in regime di comunione dei beni è possibile pignorare il 50% dei beni del coniuge come conto corrente e casa.

Piano taglia-consumi Ue, arriva il contatore che si blocca

Il Piano taglia-consumi Ue è molto rigido e dovrebbe indicare alcune norme da seguire per cercare di far fronte alla crisi energetica.

Piano taglia-consumi Ue, arrivano i “contatori intelligenti”

Gli stati membri stanno lavorando ad un piano taglia-consumi che cerca di combattere la crisi energetica in tutta Europa. Tra il mancato accordo, almeno fino ad oggi, sul tetto massimo del prezzo del gas e il dialogo che non si trova con la Russia, sono sempre più difficili le speranze di un “inverno” come quelli passati.

Tuttavia a breve la Commissione europea dovrà presentare il proprio piano taglia-consumi per diminuire questi ultimi del 5% negli orari di picco. Sembra che per raggiungere l’obiettivo l’Unione Europea stia pensando all’obbligo di utillizzo di contatori intelligenti. Ma non sarà l’unica misura adottata, pertanto si aspetta con molta ansia la pubblicazione del documento.

Piano taglia-consumi, come funzionano i contatori intelligenti?

I contatori intelligenti non sono altro che dispositivi che permettono di risparmiare, soprattutto quando si consuma più del necessario per garantire il fabbisogno energetico di tutti. Se le regole europee saranno applicate, i gestori di energia elettrica dovranno “limitare da remoto” l’utilizzo del contatore nelle ore di punta.

Ciò vuol dire che in alcune ore non sarà possibile tenere accesi due elettrodomestici contemporaneamente. Ad esempio non si potrà tenere il forno acceso insieme alla lavatrice per fare il bucato. Ma se si fa ugualmente, i distributori di energia opereranno una sorta di blocco di corrente elettrica. Quindi in determinate fasce orarie si potrà accendere solo elettrodomestico per volta, o magari la capacità del classici 3kw, sarà diminuita da remoto.

Al rischio un inverno non troppo caldo

Tutti gli stati europei stanno cercando di trovare una soluzione, anche con nuovi accordi commerciali, per garantire un “caldo inverno” nelle case dei propri cittadini. L’Italia ha puntato all‘Algeria con nuove importazioni. Ma anche l’Unione Europea con il proprio piano prevede così di ridurre i consumi di gas e luce del 5%. Solo che molti si sono posti una semplice domanda. Ma se superata la fascia oraria, tutti riprendono le loro abitudini, l’ora il picco sarà semplicemente spostata durante la giornata. Siamo sicuri che sia la misura giusta? Beh la domanda è legittima.

Inoltre è bene specificare che da queste misure di riduzione di potenza del contatore, non si applicheranno alle case in cui sono presenti apparecchi elettromedicali indispensabili per la salute. Non resta quindi che aspettare il piano completo. Magari per evitare “inverni troppo freddi” anche all’interno delle abitazioni e degli uffici.

Quanto guadagnano scrutatori e presidenti di seggio per elezioni Parlamento 2022?

Il 25 settembre ci sarà la tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento. I comuni hanno già provveduto alla nomina degli scrutatori, tale operazione deve infatti essere compiuta tra il 25° e il 20° giorno antecedente al giorno delle voto. Molti alla prima esperienza si chiedono: quanto guadagnano gli scrutatori? Ecco i compensi previsti per i vari membri del seggio elettorale.

Quanto guadagnano scrutatori e presidenti di seggio elettorale?

Le operazioni di voto per il giorno 25 settembre 2022 si svolgono dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e subito dopo le operazioni di voto è previsto lo scrutinio con l’invio successivo dei dati al Ministero dell’Interno. Non si può determinare con precisione quante ore effettive di lavoro siano previste perché le operazioni di scrutinio potranno avere una durata variabile in base al numero di abitanti ed eventuali problemi e discussioni che dovessero emergere. Proprio per questo è previsto un indennizzo di tipo forfettario. Quanto guadagnano gli scrutatori e il presidente di seggio è determinato con la Legge 13 marzo 1980, n°70, articolo 11.

Questa prevede:

  • comma 1, per le varie consultazioni elettorali ( escluse quelle per il Parlamento europeo) “al presidente dell’ufficio elettorale di sezione è corrisposto, dal comune nel quale l’ufficio ha sede, un onorario fisso forfettario di euro 150, oltre al trattamento di missione, se dovuto”;
  • il comma 2 si occupa invece degli scrutatori e del segretario dell’ufficio elettorale di sezione. In questo caso l’importo riconosciuto è di 120 euro;
  • Il comma 3 stabilisce che nel caso in cui siano accorpate più consultazioni elettorali, ad esempio amministrative e politiche, gli importi del comma 1 sono maggiorati di 37 euro e gli importi del comma 2 di 25 euro. Le maggiorazioni possono essere riconosciuto fino ad un massimo di 4, ad esempio nel caso in cui dovessero esservi anche quesiti referendari, politiche amministrative, regionali…

Ecco i compensi che riceveranno presidente di seggio e scrutatori

Di conseguenza, visto che si voterà per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato, quindi gli elettori riceveranno 2 schede, gli importi saranno di: 187 euro per il presidente di seggio e 145 per gli scrutatori e il segretario.

In Sicilia si svolgeranno anche le Regionali e di conseguenza gli importi saranno ulteriormente maggiorati di 37 euro per i presidenti e 25 per gli scrutatori.

Ricordiamo che il presidente di seggio deve essere iscritto in un apposito registro tenuto presso la Corte di Appello della circoscrizione a cui appartiene il Comune ed è nominato dal Presidente della Corte di Appello. Coloro che vogliono ricoprire il ruolo di scrutatore devono invece iscriversi in un apposito elenco tenuto dai comuni e la nomina spetta a tale ente locale.

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