Trovare un lavoro, ora è possibile con il nuovo programma gol

Trovare un lavoro è quello in cui sperano molte persone, ma potrebbe diventare realtà grazie al nuovo programma garanzia lavoro, detto appunto Gol.

Trovare un lavoro, la nuova idee per l’occupazione

Uno dei motivi principali per cui il reddito di cittadinanza ha fallito è senza dubbio non essere stato in grado di creare occupazione. Il nuovo Governo Meloni ha pensato pertanto di cancellarlo e sostituirlo, almeno nelle previsioni, con la Mia la nuova misura di inclusione prevedendo un piano a favore dell’occupazione. Il programma Gol è un’azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro.

Inoltre la sua attuazione è connessa al Piano di potenziamento dei centri per l’impiego e il piano nazionale nuove competenze, per cercare di aumentare il numero degli occupati, diminuendo sempre più i percettori del reddito di cittadinanza o della Mia. Trasformando così le uscite del bilancio statale, in entrate, attraverso il pagamento delle tasse di coloro che hanno trovato un equo posto di lavoro e possono mantenere se e la propria famiglia.

Trovare un lavoro, a chi si rivolge il programma

Anpal svolge un ruolo di coordinamento di Gol, di cui è titolare il Ministero del lavoro. Il suo scopo è quello di monitorare il programma e vigilare sull’attuazione degli interventi da parte delle Regioni. Possono aderire al programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, le seguenti persone:

  • beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, si tratta dei lavoratori per i quali è prevista una riduzione superiore al 50 per cento dell’orario di lavoro, calcolato in un periodo di 12 mesi;
  • beneficiari di ammortizzatori sociali in assenza di rapporto di lavoro, disoccupati percettori di Naspi o Dis-Coll;
  • percettori del reddito di cittadinanza;
  •  disoccupati senza sostegno, disoccupati da almeno 6 mesi, altri lavoratori con minori opportunità occupazionali (giovani e donne, anche non in condizioni fragilità), lavoratori autonomi che cessano l’attività o con redditi molto bassi;
  • lavoratori fragili o vulnerabili;
  • lavoratori con redditi molto bassi

Il gol, cinque percorsi  differenti

Il gol si basa su cinque percorsi quattro singoli ed uno di gruppo. Ecco  come sono indicati i cinque percorsi dall’Anpal:

  • Reinserimento lavorativo: per le persone più vicine al mercato del lavoro, servizi di orientamento e intermediazione per l’accompagnamento al lavoro;
  • Aggiornamento (upskilling): per lavoratrici e lavoratori più lontani dal mercato. Ma comunque con competenze spendibili, interventi formativi prevalentemente di breve durata e dal contenuto professionalizzante
  • Riqualificazione (reskilling): per lavoratrici e lavoratori lontani dal mercato e competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti, formazione professionalizzante più approfondita, generalmente caratterizzata da un innalzamento dei livelli di qualificazione/Eqf rispetto al livello di istruzione
  • Lavoro e inclusione: nei casi di bisogni complessi.  Cioè in presenza di ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa, oltre ai servizi precedenti si prevede l’attivazione della rete dei servizi territoriali;
  • Ricollocazione collettiva: valutazione delle chanches occupazionali sulla base della specifica situazione aziendale di crisi, della professionalità dei lavoratori coinvolti e del contesto territoriale di riferimento per individuare soluzioni idonee all’insieme dei lavoratori stessi

Tassa di vidimazione dei libri sociali: prossima scadenza

Entro il 16 marzo 2023 è necessario procedere al versamento della tassa di vidimazione dei libri sociali, ecco chi è tenuto a versare l’importo e a quanto ammonta.

Cos’è la tassa di vidimazione dei libri sociali e chi la paga?

La tassa di vidimazione dei libri sociali sostituisce tutte le tasse di concessione governativa generalmente dovute per la bollatura e la numerazione degli atti. Si tratta di un tassa di importo fisso dovuta solo da determinati soggetti.

Devono versare la tassa di vidimazione dei libri sociali:

  • società a responsabilità limitata;
  • società per azioni;
  • società in accomandita per azioni.

Sono sottoposte all’obbligo anche le società viste che sono in liquidazione o comunque sottoposte a procedure fallimentari.

Si tratta di forme societarie obbligate alla tenuta dei libri sociali.

A quanto ammonta?

L’importo è fisso e si divide in due fasce:

  • 309,87 euro per società con un capitale sociale inferiore o uguale a 516.456,90;
  • 516,46 euro per le società con capitale sociale superiore alla soglia precedente.

Per il calcolo si fa riferimento al capitale sociale registrato al 1° gennaio 2023, eventuali variazioni in corso di anno, hanno rilievo per i versamenti del 2024.

Come versare la tassa di vidimazione dei libri sociali?

Per le società costituite da meno di un anno l’importo deve essere versato utilizzando un bollettino postale su conto corrente postale c/c n.6007, intestato all’Ufficio delle Entrate – Centro Operativo di Pescara, prima della presentazione della Dichiarazione di inizio attività tramite Modello AA7/9.

Per gli anni successivi invece è necessario utilizzare il modello F24 con utilizzo del codice tributo 7085.

È importante sottolineare che l’importo pagato deve essere portato in deduzione dai redditi di impresa ai fini Ires ed Irap.

In caso di ritardato o mancato pagamento è prevista una sanzione, la stessa oscilla tra il 100% e il 200%. In ogni caso è possibile sanare la propria posizione attraverso il ravvedimento operoso. In questo caso si paga l’imposta con gli interessi legali. Per le sanzioni dovrà invece essere utilizzato il modello F23.

Potrebbe interessarti la lettura dell’articolo: Aumenta il tasso di interesse legale dal 1° gennaio 2022: cosa cambia?

Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA, Misura Inclusione Attiva

I percettori di reddito di cittadinanza sono tutti in stato di agitazione a causa delle nuove norme annunciate per il 2023, cominciano ora a delinearsi i nuovi caratteri di questa misura e la prima novità è il nome: MIA, Misura di Inclusione Attiva. Ecco come cambia il reddito di cittadinanza.

Dal Reddito di Cittadinanza alla MIA

Il decreto sulla MIA dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane, cominciano però a trapelare le prime notizie. Il reddito di cittadinanza cambia infatti completamente aspetto, diventa prevalente il carattere di misura di politica attiva del lavoro e quindi tendente a trovare una collocazione lavorativa al percettore. Ricordiamo che già nei mesi scorsi la disciplina del reddito di cittadinanza è cambiata, infatti se in passato il percettore rischiava di perdere il sussidio al rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, ora il criterio della congruità è saltato, quindi chi percepisce il reddito di cittadinanza per non perderlo deve accettare una qualunque proposta di lavoro anche se non rispondente alle proprie aspettative.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza: stretta finale, si perde per rifiuto offerta non congrua

Stretta sugli importi della Misura Inclusione Attiva

Il sussidio MIA vede, rispetto al reddito di cittadinanza, importi molto ridotti, infatti si divide in due fasce che non hanno in considerazione il carico familiare (ciò in base alle prime indiscrezioni) le due fasce sono:

  • 500 euro al mese per i non occupabili, cioè famiglie povere senza persone occupabili, ovvero quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile;
  • 375 euro al mese per gli occupabili, cioè nuclei con persone occupabili, dove non ci sono queste situazioni ma almeno una persona tra i 18 e i 60 anni di età. Per questa categoria di persone diventa quindi difficile riuscire a far fronte alle esigenze quotidiane, considerando anche il livello di inflazione e il sussidio diventa irrisorio e in grado di assicurare a malapena la sopravvivenza.

Cambiano anche i termini temporali per la fruizione, infatti per i nuclei senza persone occupabili, la durata massima sarà di 12 mesi e la domanda potrà essere ripresentata solo dopo che sia trascorso un mese dalla scadenza. Per i nuclei con persone occupabili, la durata sarà sempre di 12 mesi, ma al termine del blocco, la domanda potrà essere ripresentata ed avrà una durata di soli 6 mesi. Trascorsi questi per poter ripresentare la domanda dovranno trascorrere 18 mesi. Il tetto Isee per poter beneficiare del reddito scenderà da 9360 euro a 7200 euro.

Nuovo Reddito di Cittadinanza con potenziamento dei servizi per l’occupabilità

La ministra del Lavoro, Calderone oltre ad annunciare i tagli degli importi e il nuovo nome per il reddito di cittadinanza, ha annunciato anche che nei prossimi mesi sarà potenziato il programma GOL (Garanzia Occupazione Lavoro). Sarà creato patto di attivazione digitale che andrà ad affiancare il patto di servizio il cui obiettivo è potenziare gli obblighi di formazione per i percettori di reddito di cittadinanza. In base ai dati emersi, attraverso il programma GOL sono già stati presi in carico 198.000 percettori del sussidio che sono stati instradati verso percorsi di formazione e riqualificazione professionale. Con il potenziamento dovrebbero arrivare ulteriori risultati.

Leggi anche: Cos’è il programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori

La parola ora passa al Ministro Giorgetti che dovrà valutare la sostenibilità economica del nuovo progetto, già ora si può sottolineare che la MIA dovrebbe portare a un risparmio di 3 miliardi di euro l’anno.

Nuove esenzioni Imu, tutte le novità per il 2023 derivanti dalle sentenze

Nuove esenzioni Imu ed alcune novità previste per il 2023 sono in corso. Ecco tutto quello che sta succedendo, in base a delle recenti sentenze italiane.

Nuove esenzioni Imu, a chi spetta pagare

L’imu è l’imposta Municipale Unica che versano i proprietari di casa.  L’imu è una tassa del sistema tributario italiano in vigore dal 2012 e introdotta sulla base dell’art. 13 del D. L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011. A pagarla sono tutti i proprietari di immobile, ad esclusione di coloro che hanno la casa come prima casa. Per prima casa si intende la casa in cui si abita e si ha la residenza.

Il pagamento dell’Imu sugli immobile e sui terreni è un tema sempre caldo su cui ci sono sempre spesso sentenze. Questo perché il tema è sempre oggetto di cause per cui si chiede l’ausilio di un giudice per trovare una soluzione. Una delle più recenti sentenze riguarda la possibilità di una nuova sanzione della tassa per alcune tipologie di case e terreni.

A chi spettano nuove esenzioni Imu?

Ad oggi sappiamo che l’Imu non si paga sulla prima casa e sulle sue pertinenze. Inoltre non si paga nemmeno per i terreni agricoli, ma solo se si hanno particolari caratteristiche:

  • posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola comprese le società agricole e indipendentemente dalla loro ubicazione;
  • boschivi ubicati in aree montane o di collina classificati secondo i criteri di legge;
  • ubicati nei comuni delle isole minori;
  • destinati all’agrosilvicultura, pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.

La nuove disposizioni delle sentenze

Secondo una nuova sentenza  se due coniugi hanno residenze separate nello stesso comune o in località diverse e si tratta di residenza effettive e non fittizie, allora si ha diritto a una doppia esenzione e non all’esenzione solo su una abitazione e pagamento Imu sull’altra.

L’Imu spetta per fabbricati rurali anche nel caso in cui l’attività sull’immobile non viene esercitata dallo stesso soggetto, cioè anche nel caso in cui sussista una concessione di comodato ad un imprenditore agricolo. Altre novità arrivano anche per il pagamento dell’imposta municipale affidata, nella sua percentuale, direttamente ai Comuni.

La legge finanziaria 2023 ha stabilito che se il Comune non delibera l’aliquta per il calcolo dell’imposta. Ed inoltre non le pubblica entro il 14 ottobre sul Portale del Federalismo Fiscale, il calcolo si effettua considerando le aliquote minime stabilite dalla legge.

Inoltre se la casa è occupata abusivamente, il proprietario non deve pagare l’Imu.  Infine l’esenzione del pagamento non è prevista per gli immobili che si trovano nei territori colpiti dai terremoti del 2012 (Emilia Romagna, Lombardi e Veneto) e del 2016, come Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria.

Certificazione unica 2023, novità e scadenza di presentazione

Certificazione unica 2023 per i sostituti d’imposta, ecco tutte le novità, le scadenze di presentazione per eseguire un importante adempimento.

Certificazione unica 2023, in cosa consiste l’adempimento?

Giovedì 16 marzo scade il termine ultimo per la consegna della Certificazione Unica da parte dei sostituti d’imposta. Il modello deve essere utilizzato per comunicare telematicamente all’Agenzia delle entrate i dati fiscali relativi alle ritenute effettuate nell’anno 2022. I sostituti d’imposta utilizzano tale certificazione per attestare i redditi di lavoro dipendente e assimilati, i redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi nonché i corrispettivi derivanti dai contratti di affitti brevi.

Inoltre la certificazione si rilascia al lavoratore, utilizzando il modello sintetico entro il 16 marzo. E sempre entro la stessa data, i sostituti d’imposta devono effettuare la trasmissione dei dati telematicamente all’agenzia delle entrate utilizzando il modello ordinario. La trasmissione telematica delle certificazioni uniche con i dati redditi esenti o non dichiarabili mediante la dichiarazione dei redditi precompilata, può avvenire entro il termine il 31 ottobre 2023.

Certificazione unica 2023, le principali novità

Quest’anno il modello è aggiornato in alcune parti della sua struttura, in particolare nella parte relativa a:
  • nuove detrazioni per figli a carico;
  • trattamento integrativo;
  • bonus carburante;
  • dati previdenziali dei giornalisti professionali, pubblicisti e praticanti.
In merito alle nuove detrazioni per figlio a carico sono cambiati i criteri per l’attribuzione delle detrazioni per i familiari a carico. Infatti non hanno efficacia le detrazioni per figli a carico, visto che com’è noto sono state sostituite dell’assegno unico universale. E’ anche stata abrogata la detrazione per famiglie numerose con almeno 4 figli. Mentre per il trattamento integrativo le novità sono che in caso di imposta lorda superiore alla detrazione spettante, riconosciuta per i redditi non superiori ai 15 mila euro ma attribuibile, in presenza di determinati requisiti fino a 28 mila euro.

Bonus carburante e dati previdenziali dei giornalisti

Il bonus carburante è un’altra new entry della certificazione unica. In particolare può essere rilasciato dai datori di lavoro ai dipendenti del settore privato, ma con un massimo di 200 euro. Gli importi superiori a questo valore, vanno ad incrementare il reddito. I dati previdenziali dei giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti, che dovranno essere indicati in questa sezione per il periodo decorrente dal 1° luglio 2022.

L’omessa, tardiva o errata presentazione della certificazione unica è punita con una sanzione pari a:
– 100 euro per ogni CU, con un massimo di 50 mila euro (in deroga a quanto previsto dall’articolo 12 del DLgs n.472/1997);
– 33,33 euro per ogni CU, con un massimo di 20 mila euro se la CU è trasmessa corretta entro 60 giorni dal termine di presentazione.

Naspi sospesa: perché e come fare per riattivarla?

Molti si stanno chiedendo perché non hanno ricevuto l’indennità Naspi 2023, la risposta è molto semplice: potrebbe essere stata sospesa. Ecco i motivi e come fare per riattivare la Naspi sospesa.

Naspi sospesa: cosa succede?

Il Direttore Generale dell’Inps, Vincenzo Caridi, il 24 febbraio 2023 ha diramato un messaggio (790/2023) allertando coloro che non hanno ricevuto l’indennità Naspi. Il comunicato rende noto che coloro che percepiscono l’assegno Naspi entro il 31 gennaio devono comunicare all’Inps i redditi presunti del 2023. Questa incombenza deve essere espletata anche nel caso in cui si ritenga che il reddito presunto sia pari a zero. In caso di non ottemperanza a tale onere, vi è la sospensione dell’assegno Naspi. Detto questo occorre ricordare che in caso di Naspi sospesa è possibile riattivare le erogazioni in questo modo. Di conseguenza, coloro che nel mese di febbraio non hanno ricevuto l’indennità, semplicemente sono stati sottoposti a sostensione.

Naspi sospesa 2023: come riattivarla?

Nel messaggio, il Direttore Generale dell’Inps sottolinea che coloro che non hanno ricevuto l’indennità della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego devono urgentemente provvedere a comunicare all’Inps i redditi presunti per il 2023, solo in questo modo sarà possibile riattivare l’erogazione. Tale onere incombe su coloro che pur percependo la Naspi, potrebbero avere dei redditi ulteriori che potrebbero incidere sul quantum dell’assegno o sul diritto alla percezione, in particolare si tratta di disoccupati che hanno una partita Iva oppure soggetti iscritti alla Gestione Separata Inps.

Il decreto legislativo 22 del 2015 agli articoli 9 e 10 prevede che i percettori di Naspi che iniziano una nuova attività lavorativa (dipendente, autonoma o di impresa individuale) e percepiscno dalla stessa un reddito inferiore a 8.145 euro per il lavoro dipendente e 4.800 euro per il lavoro autonomo, devono entro un mese darne comunicazione all’Inps. In questo caso l’assegno Naspi sarà ridotto dell’80%. La comunicazione del reddito presunto deve inoltre essere fatta annualmente entro il 31 gennaio, questo anche nel caso in cui si “presume” che il reddito percepito sarà pari a zero. La comunicazione deve essere effettuata telematicamente, attraverso il sito Inps, accedendo con le proprie credenziali personali Spid, Cie o Cns. In alternativa è possibile rivolgersi a un patronato abilitato.

Leggi anche i seguenti approfondimenti:

Trattamento integrativo Naspi: cos’é?

Trattamento integrativo Naspi 2023: a chi spetta?

16 marzo 2023, la scadenza per comunicare i crediti d’imposta d’energia

16 marzo 2023 è una data importante perché rappresenta la scadenza per comunicare i crediti d’imposta derivanti dall’energia, come saperne di più.

16 marzo 2023, mancano ancora alcuni giorni

Il 16 marzo 2023 è la data di scadenza per poter inviare all’Agenzia delle entrate il modello per comunicare l’ammontare dei crediti d’imposta maturati a fronte delle spese sostenute per l’acquisto di prodotti energetici. Si tratta, quindi, di tutte le spese sostenute per l’illuminazione, le forze motrici o il gas.

In particolare il 16 febbraio 2023 è stato approvato il modello per comunicare all’Agenzia delle entrate l’ammontare dei crediti d’imposta maturati per l’acquisto di prodotti energetici. Ed così entro il 16 di marzo sarà possibile usarlo per far valere i propri crediti nei confronti del fisco.

Si ricorda che l’indicazione di dati non veritiera può far incorrere in sanzioni amministrative o, in alcuni casi, penali. L’indicazione del numero di telefono o dell’indirizzo di posta elettronica è facoltativa e consente di ricevere gratuitamente dall’Agenzia delle Entrete informazioni o aggiornamenti su scadenze, novità adempimenti e servizi offerti.

16 marzo 2023, i periodi di riferimento

Il credito d’imposta copre diversi periodi di riferimento e sono crediti d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale relativi a:

  • mese di dicembre 2022;
  • mesi di ottobre e novembre 2022;
  • terzo trimestre 2022;
  • crediti d’imposta a favore delle imprese esercenti attività agricola e della pesca, per l’acquisto di carburante relativo al quarto trimestre 2022. Quest’ultimo dovrà essere utilizzato entro il 30 giugno 2023, gli altri tre entro il 30 settembre 2023.

I bonus sono utilizzabili esclusivamente in compensazione mediante il modello F24. Il tutto tramite i relativi codici tributo stabiliti con le RRMM nn. 72, 54 e 49 del 2022.

Alcune precisazioni sui bonus Energia

Il credito d’imposta sui bonus energia è previsto solo per le imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza pari o superiore a 16.5 Kw. Il contributo è concesso a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’acquisto della componente energia, al netto delle imposte e degli eventuali sussidi. Per questo motivo i contribuenti possono chiedere i conteggi alle aziende fornitrici, che quindi dono obbligate a concedere.

Si precisa che le agevolazioni concesse non concorrono alla formazione del reddito d’imposta. In merito alle spese per consumi di gas si evidenzia che non rientrano nel bonus energia le spese per il riscaldamento ma solo quelle il cui utilizzo avviene per la produzione. Infine i crediti d’imposta possono anche essere ceduti. Le cessioni dei crediti devono essere comunicate all’Agenzia:

  • entro il 21 giugno 2023, per i crediti di cui ai codici 6972 e 6987. I  cessionari devono utilizzare il credito acquistato entro il 30 giugno 2023;
  • entro il 20 settembre 2023, per i crediti di cui ai codici 6968, 6969, 6970, 6971, 6983, 6984, 6985, 6986, 6993, 6994, 6995 e 6996. I cessionari devono utilizzare i crediti acquistati entro il 30 settembre 2023.

Le cessioni dei crediti di cui ai codici 6960, 6961, 6962, 6963, 6964, 6965, 6966 e 6967 dovevano essere comunicate all’Agenzia entro il 21 dicembre 2022 e i cessionari dovevano utilizzare i crediti entro il 31 dicembre 2022.

Superbonus: per incapienti, Onlus e Iacp potrebbero esservi deroghe

Le settimane scorse hanno visto notevoli cambiamenti in merito al Superbonus a causa dello stop alla cessione del credito, ora iniziano ad aprirsi degli spiragli, ma solo per alcune categorie di soggetti. Ecco le deroghe che sta valutando il Governo.

Superbonus: allo studio del Governo possibili deroghe allo stop

Lo stop alla cessione del credito è arrivato il 17 febbraio 2023, ora coloro che vogliono effettuare lavori edili e vogliono usufruire delle agevolazioni fiscali per Superbonus, ristrutturazioni, sisma bonus, bonus facciate e altri bonus edilizi, possono scontare i crediti maturati (secondo le nuove percentuali) solo attraverso i loro debiti fiscali. Naturalmente ci sono state molte polemiche perché tale sistema esclude dalla possibilità di ottenere le agevolazioni tutti coloro che hanno redditi bassi e quindi una capienza fiscale ridotta.

D’altro canto il ministro Giorgetti ha sottolineato che il debito pubblico italiano con il Superbonus è fuori controllo, di conseguenza non si può continuare a elargire un eccesso di bonus fiscali, ha paragonato il Superbonus a una vera droga. Il Governo ha però promesso che avrebbe pensato ai crediti incagliati e le dichiarazioni di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, vanno nella direzione di spronare le banche a utilizzare i loro debiti fiscali per la cessione dei crediti.

Leggi anche: Cessione del credito Superbonus: Ruffini, le banche hanno ancora capienza

Incapienti, Onlus, Sisma bonus, le possibili deroghe allo stop alla cessione del credito per lavori edilizi

Il Governo attualmente è però a lavoro anche per qualche piccola deroga al divieto di nuove cessioni e queste andrebbero in favore esclusivamente delle categorie deboli. Tra le ipotesi allo studio vi è quella di consentire la cessione a incapienti, non è però stato ancora definito cosa si intende per incapienti e quindi quali limiti di reddito potrebbero essere inseriti.

Un’altra ipotesi allo studio è quella di prorogare ulteriormente il termine per l’accesso al Superbonus con cessione del credito per gli Istituti autonomi case popolari (Iacp). Questi attualmente possono usufruire del beneficio fiscale fino 31 dicembre 2023, ma nel caso in cui risultino eseguiti entro il 30 giugno dello stesso anno almeno il 60% dei lavori.

Sembra, infine, che sia allo studio una proroga per le Onlus e per il sisma bonus che prevede agevolazioni fiscali fino all’85% dei lavori nel caso in cui questi siano in grado di assicurare la riduzione del rischio sismico.

Patente digitale, le novità che arrivano dall’Unione Europea

Patente digitale è la nuova idea della Commissione europea per migliorare il trasporto e la sicurezza all’interno dei Paesi membri, ecco cosa prevede.

Patente digitale la proposta Europea

Siamo nell’era in cui tutto deve essere digitale, la carta di identità, l’identificazione, la firma tutto sta diventando smaterializzato. Ed adesso arriva anche la patente di guida digitale per i guidatori europei. La proposta è stata presentata in Commissione europea dalla commissaria ai Trasporti Adina Valean.

Quindi a breve potrebbe cambiare la patente di guida, il documento che abilita alla guida di veicoli e motoveicoli. Ci sono anche quelle professionali che invece abilitano alla guida di veicoli professionali, come i tir per gli auto trasportatori. Presto potremmo dire addio alla tessera di plastica, prima invece cartaceo di colore rosa, da mostrare ad ogni posto di blocco da parte delle forze dell’ordine.

Patente digitale, come cambierebbe?

La proposta è stata presentata e adesso occorre capire come dovrebbero cambiare le cose. Innanzitutto la patente di guida si dovrebbe tenere sullo smartphone e si rinnova interamente online. Anche in caso di controlli basterà scaricare l’app sul telefonino e poterla mostrare senza alcun problema. Il documento sarà valido in tutta l’Unione Europea e questo favorisce anche gli spostamenti all’interno di tutta l’Europa.

Non cambia solo il documento, ma anche il modo di fare pratica su un auto e camion dai 17 anni accompagnati. In particolare gli esami di guida si potranno fare anche a diciassette anni, ma per guidare da soli ci vogliono sempre 18 anni. Quindi si potrà guidare per un anno intero sotto la supervisione di un adulto e quindi fare un pò di pratica.  Il nuovo sistema si applicherà anche alle patenti di categoria C (autocarri), per facilitare l’accesso alla professione di autisti per i giovani.

Le diverse patenti in Italia

Oggi in Italia sono in vigore le seguenti regole del Codice della Strada. Secondo la  legge si individuano diverse categorie di patente, ciascuna di esse richiede un’età minima:

  • 14 anni per il conseguimento della patente di cat. AM
  • 16 anni per il conseguimento della patente di cat. A1 – B1
  • 18 anni per il conseguimento della patente di cat. A2 – B
  • 20 anni per il conseguimento della patente di cat. A (se da almeno 2 anni titolare di A2)
  • 24 anni per il conseguimento della patente di cat. A

Inoltre per i primi tre anni dal conseguimento della patente di categoria B non è consentito il superamento della velocità di 100 Km/h per le autostrade e di 90 Km/h per le strade extraurbane principali. Infine nulla dovrebbe cambiare per i punti che scalano in base alle eventuali infrazioni al codice della strada, ed aumentano con il trascorrere del tempo.

 

 

Cessione del credito Superbonus: Ruffini, le banche hanno ancora capienza

Il Superbonus continua ad essere un nodo cruciale per il Governo e nella giornata del 2 marzo 2023, nell’audizione alla Camera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato che le banche hanno ancora capienza fiscale.

Crediti incagliati Superbonus: le banche hanno ancora capienza fiscale

Le norme per il Superbonus sono cambiate. Difficilmente si tornerà indietro, ma ci sono problemi pregressi da risolvere in particolare sui crediti incagliati, cioè sui crediti vantati dai contribuenti che non hanno sufficiente capienza fiscale e che quindi intendono cederli ad altri soggetti e in particolare a banche.

Le imprese edili e i fornitori sono infatti quasi del tutto esclusi dalla cessione del credito e dallo sconto in fattura visto che hanno in breve tempo esaurito la loro capienza fiscale e non hanno sufficiente liquidità per sostenere il peso delle cessioni del credito vantate dai proprietari degli immobili ristrutturati/da ristrutturare.

Di conseguenza gli unici soggetti che possono effettivamente fornire una soluzione sono le banche e le compagnie di assicurazione che però sono piuttosto restie a continuare queste operazioni, sebbene per loro la cessione rappresenti un vantaggio economico visto che non pagano i crediti al 100%. Le perplessità delle banche sono determinate soprattutto dalla necessità di effettuare serrati controlli sui lavori eseguiti e dalle possibili ricadute in caso di truffe, questo nonostante siano alleggerite le responsabilità a loro carico.

Ernesto Maria Ruffini: banche e assicurazioni possono ancora effettuare la cessione del credito

Ernesto Maria Ruffini nell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera ha sottolineato che tra banche e assicurazioni per il 2023 vi è la possibilità di assorbire cessioni del credito per 17,4 miliardi. I dati derivano dall’esame dei modelli F24 del 2022, quando le banche hanno versato 20,4 miliardi di euro di tributi e contributi, trattasi di versamenti che devono ritenersi ricorrenti, di conseguenza si ipotizza una capacità simile anche per il 2023.

Le banche nel 2022 hanno portato in compensazione solo 3,7 miliardi di euro e considerando le rate che hanno a disposizione per il 2023, cioè 9,5 miliardi di euro, restano a carico delle sole banche ulteriori 7,2 miliardi di euro di potenziali cessioni del credito. Naturalmente è difficile anche per i cedenti individuare le banche disponibili a comprare i crediti. Utilizzando lo stesso sistema di calcolo, sottolinea il Direttore, è stata calcolata una capienza per le compagnie di assicurazione pari a 10,2 miliardi di euro su base annua.

Con la stessa metodologia di calcolo, secondo Ernesto Maria Ruffini si può ipotizzare capacità di cessione per le banche pari a 6,9 miliardi di euro dal 2024 al 2026 e addirittura 15 miliardi per ciascun anno dal 2027 al 2031.

Leggi anche: Superbonus e crediti incagliati: cosa succede ora?