Agevolazioni casa, come cambiano nel 2024

Il 2024 si presenta come un anno difficile per chi decide di acquistare casa, almeno per la prima parte dell’anno non sono previsti importanti cambiamenti per i tassi di interesse che molto probabilmente resteranno quasi fermi fino a primavera inoltrata ma, soprattutto, cambiano le agevolazioni per i mutui under 36, non è infatti stata confermata la defiscalizzazione.

Mutuo agevolato under 36 per acquisto prima casa

Con il decreto Sostegni Bis dal 2021 erano state introdotte agevolazioni per l’acquisto della prima casa per under 36. Le stesse venivano applicate l’acquisto della prima casa (non di lusso) a condizione che il reddito fosse inferiore a 40.000 euro. Le agevolazioni prevedevano la possibilità di accedere al fondo Consap per la garanzia sul mutuo, inoltre prevedevano la defiscalizzazione, questo implica che gli under 36 che rispettavano tutte le condizioni previste dall’agevolazione non erano tenuti a pagare imposta di registro, imposta ipotecaria e imposta catastale.

La misura era stata estesa fino al 31 dicembre 2023, molti si aspettavano una proroga al 2024, la stessa però non è arrivata. Resta quindi la possibilità di accedere al fondo Consap e viene meno la defiscalizzazione.

Nel frattempo la possibilità di accedere al fondo Consap è stata estesa alle famiglie numerose, indipendentemente da limiti di età.

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Quali imposte si pagano per l’acquisto della prima casa? Addio agevolazioni fiscali

La legge comunque prevede delle agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa, ma naturalmente sono ridotte rispetto alla defiscalizzazione.

Per l’acquisto della casa quindi sarà necessario versare:

l’imposta di registro del 2 per cento sul valore catastale dell’immobile (per immobili non rientranti nella categoria della prima casa è al 9%) l’importo comunque non può essere inferiore a 1.000 euro.

L’imposta catastale e l’imposta ipotecaria in misura fissa di 50 euro. Queste le imposte da versare nel caso in cui la compravendita avvenga da privato.

Nel caso in cui l’atto sia stipulato con un’impresa, ad esempio una società che si occupa di costruzione e vendita di immobili, la tassazione è agevolata, ma diversa.

In questo caso è necessario versare l’Iva al 4% ( per immobili non rientranti nella prima casa al 10%). Si aggiungono imposta ipotecaria e catastale in misura fissa a 200 euro.

Con le agevolazioni mutuo under 36 previste fino al 31 dicembre 2023 era possibile utilizzare l’Iva versata come credito di imposta. Anche questa agevolazione è caduta.

Dall’insieme di incentivi non confermati appare evidente che nel 2024 comprare casa potrebbe essere particolarmente oneroso.

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Fatturazione elettronica, obbligo esteso dal 1° gennaio 2024

Dal primo gennaio 2024 cadono le deroghe all’obbligo di fatturazione elettronica per tutte le partite Iva ( o quasi). Ecco tutte le novità.

Obbligo di fatturazione elettronica esteso

L’obbligo di fatturazione elettronica nasce nel 2019. Nel 2022 lo stesso è esteso anche a coloro che sono in regime forfettario, ma con esclusione dell’obbligo per coloro che hanno un volume di ricavi o compensi inferiore a 25.000 euro. A partire invece dal 1° gennaio 2024 cade anche quest’ultimo limite o deroga e di conseguenza tutte le partite Iva devono adeguarsi alla nuova disciplina.

Questo sistema è stato introdotto al fine di contrastare l’evasione fiscale, infatti il sistema prevede che la documentazione economica sia inviata tramite il Sistema di Interscambio, questo consente all’Agenzia delle Entrate di acquisire immediatamente i dati della fatturazione e quindi con estrema precisione può essere determinato il reddito prodotto dall’impresa/professionista.

La fatturazione elettronica può essere gestita autonomamente con l’uso di software specifici oppure può essere gestita con i sistemi messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, ma qualunque sia il sistema adottato non cambia il risultato: la fatturazione passa attraverso il sistema di interscambio. La fattura elettronica contiene i dati fiscali del professionista/impresa che emette la fattura e del soggetto che la riceve, ad esempio il cliente dell’avvocato.

Deroghe all’obbligo di fatturazione elettronica

Si è detto che l’obbligo di fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2024 è esteso a tutte le partite Iva, in realtà all’ultimo momento con il decreto Milleproroghe è arrivata una deroga. È fatto divieto a medici e odontoiatri l’uso della fatturazione elettronica. Il motivo è legato alla necessità di garantire la privacy dei pazienti. Di conseguenza questi professionisti devono continuare a usare, almeno per il momento, il sistema cartaceo. È allo studio un sistema che consenta anche a tali soggetti di utilizzare il Sistema di Interscambio per la fatturazione senza però mettere a repentaglio dati sensibili e super-sensibili come quelli inerenti le prestazioni mediche.

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Gennaio 2024, arriva l’anno nuovo ma ritornano le scadenze vecchie

Gennaio 2024 è appena arrivato, ma purtroppo porta con se le solite scadenze fiscali, ecco una breve descrizione di quelle più importanti.

Gennaio 2024, i primi giorni dell’anno

L’anno 2024 è appena arrivato e come ogni inizio anno si spera che possa portare con se serenità e prosperità. Ma a riportare tutti con i piedi per terra ci pensano le scadenze del fisco. Appena archiviato il cenone ed il pranzo del capodanno si parte subito con il 2 gennaio, in cui sono previsti diversi pagamenti. Gli enti non commerciali e gli agricoltori esonerati devono occuparsi del versamento dell’IVA intracomunitaria e della presentazione della dichiarazione mensile del modello INTRA 12.

Secondo il calendario dell’Agenzia delle entrate sono previsti ben 16 versamenti, tra Irpef, cedolare secca, Iva, registrazione nuovi contratti. Mentre il 10 gennaio è l’unica scadenza per il versamento dei contributi per il lavoro domestico. Infine il 12 gennaio è prevista la comunicazione agli uffici delle Amministrazioni dello Stato che effettuano il conguaglio ai sensi dell’art. 29, comma 2, del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, delle somme corrisposte, dell’importo dei contributi e delle ritenute effettuate.

Gennaio 2024, le date di metà mese

Il 15 gennaio è tempo di comunicazione al pensionato dell’accoglimento o del mancato accoglimento della richiesta di effettuazione del pagamento rateale del canone TV. Invece il 16 gennaio è una giornata piena di appuntamenti con circa 40 versamenti:

  • CONDOMINI SOSTITUTI D’IMPOSTA – Versamento ritenute
  • IMPOSTA SUGLI INTRATTENIMENTI – Versamento mensile
  • INPS CONTRIBUTI LAVORO DIPENDENTE – Versamento contributi dipendenti relativi al mese di Novembre 2023
  • INPS PESCATORI AUTONOMI – versamento
  • IVA – Liquidazione e versamento Iva mensile
  • IVA – Liquidazione e versamento IVA mensile soggetti che facilitano vendite a distanza
  • OICR – Versamento ritenute su proventi
  • SOSTITUTI D’IMPOSTA – Versamento imposta sostitutiva incrementi produttività
  • SOSTITUTI D’IMPOSTA – Versamento ritenute
  • SPLIT PAYMENT – Versamento Iva derivante da scissione dei pagamenti
  • UTILI DISTRIBUITI – Versamento ritenute.

Le ultime scadenze del mese

Trasmissione telematica della dichiarazione trimestrale IVA riepilogativa delle operazioni effettuate nel trimestre precedente e contestuale versamento dell’Iva dovuta in base alla stessa. L’obbligo di comunicazione sussiste anche in caso di mancanza di operazioni nel trimestre. Obbliga da farsi entro il 22 gennaio. Il 25 gennaio 2024 è il termine della presentazione degli elenchi INTRA mensili e trimestrali.

Anche il 31 gennaio è un giorno molto impegnativo dal punto di vista di dichiarazioni, versamenti e comunicazioni che possiamo così elencare:

  • CANONE RAI – Dichiarazione di non detenzione
  • CANONE RAI – Versamento rata
  • CASSA INTEGRAZIONE – Richieste per eventi non evitabili mese precedente
  • DICHIARAZIONE PRECOMPILATA 2024 – Trasmissione dati spese sanitarie al Sistema TS
  • ENTI NON COMMERCIALI E AGRICOLTORI ESONERATI – Presentazione dichiarazione mensile modello INTRA 12
  • ENTI NON COMMERCIALI E AGRICOLTORI ESONERATI – Versamento IVA intracomunitaria
  • UNIEMENS – Invio dati mese precedente

Aliquote Irpef, approvata la riforma 2024

Approvato il decreto legislativo con la riduzione delle aliquote Irpef, per i contribuenti, non tutti, fino a 260 euro in più in busta paga in un anno.

Nuove aliquote Irpef 2024, misura temporanea

La prima cosa da sottolineare è che il decreto delegato Irpef 2024 prevede una riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, ma non si tratta di una misura strutturale, bensì di una misura temporanea, in vigore solo per il 2024 in attesa di capire la sostenibilità fiscale per le casse dello Stato.

Per capire il reale risparmio è bene indicare prima le aliquote Irpef in vigore per il 2023:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi compresi tra i 15.000 e i 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Le aliquote che invece entreranno in vigore nel 2024 sono:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro;
  • 43% sui redditi che superano i 50.000 euro.

Dal punto di vista pratico è stato calcolato un risparmio massimo di 260 euro l’anno per i contribuenti con un reddito compreso tra 15.000 euro e 50.000 euro. Superata tale soglia di reddito si annulla il beneficio perché è prevista la franchigia sulle detrazioni Irpef pari a 260 euro. L’abbattimento della franchigia si applica sulle detrazioni al 19%, escluse le spese sanitarie.

I cambiamenti, per molti contribuenti minimi si vedranno a partire dal mese di gennaio 2024

Gli altri provvedimenti fiscali adottati

Deve essere ricordato che queste misure si cumulano con altre, ad esempio con la conferma del taglio del cuneo fiscale. Inoltre per il 2024 è previsto l’innalzamento della No ax Area che giunge a 8.500 euro per effetto dell’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensioni a 1.955 euro.

Questo non è l’unico decreto facente parte del complesso della riforma fiscale approvato il 28 dicembre 2023. Tra le misure adottate vi è la revisione del contenzioso tributario con tempi più celeri grazie alla digitalizzazione.

Riformato anche lo Statuto del contribuente con strumenti volti a dare maggiore tutela ai contribuenti, cercando quindi di porre Fisco e contribuente sullo stesso piano e misure deflattive del contenzioso tributario.

Infine, sono state introdotte misure sull’adempimento collaborativo.

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Nuovo statuto del contribuente, il volto amico del fisco

Concluso il percorso di approvazione in Commissione del nuovo Statuto del contribuente che arriverà in Consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Non si prevedono colpi di scena. Ecco quale sarà il suo contenuto.

Nuovo Statuto del contribuente, maggiore interlocuzione tra Fisco e contribuente

Il nuovo Statuto del contribuente è una sorta di amico del cittadino perché prevede maggiori misure di tutela rispetto alla versione ora in vigore. L’obiettivo principale è creare una interlocuzione costante tra contribuente e Fisco. In questo modo sarà possibile ridurre il contenzioso tributario e di conseguenza snellire i processi e renderli più celeri.

La prima cosa da sottolineare che lo Statuto dei contribuenti sarà parificato, per forza di legge, alla Costituzione.

Nello Statuto entreranno anche le norme relative alla semplificazione delle dichiarazioni dei redditi e le nuove scadenze unificate.

Prevista all’interno del nuovo pacchetto di norme anche la figura del Garante Nazionale.

Rafforzato il potere di autotutela per ridurre il contenzioso

Maggiore relax per i contribuenti, infatti l’Agenzia delle Entrate non potrà inviare comunicazioni durante e ferie natalizie e quelle estive.

Al fine di ridurre il contenzioso viene inoltre rafforzato il potere di autotutela, si tratta della possibilità per l’amministrazione finanziaria di riesaminare un atto e nel caso revocare o annullare atti che presentano “difetti” in quanto illegittimi o infondati. Anche oggi è prevista la possibilità di agire in autotutela, ma di fatto i funzionari spesso evitano per evitare penalizzazioni. Con il nuovo Statuto del contribuente sarà invece obbligatorio agire in autotutela.

Nel nuovo Statuto viene introdotto lo «schema» di avviso si tratta di una bozza che ha l’obiettivo di incardinare un dialogo tra Fisco e contribuente, anche in questo caso l’obiettivo è ridurre il contenzioso.

Viene confermato il principio della irretroattività delle norme di diritto tributario. Sono, infine, individuati 5 ipotesi di invalidità degli atti di accertamento e riscossione: irregolarità, annullabilità, nullità, inutilizzabilità o inesistenza.

Nel nuovo Statuto non mancano norme a tutela della privacy si prevede infatti il divieto di rendere noti i dati dei contribuenti anche acquisiti tramite la interoperabilità delle banche dati.

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Dichiarazioni 2024, tutti i modelli online

Sebbene manchino ancora dei mesi all’inizio della stagione dichiarativa, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le bozze di tutti i modelli per le dichiarazioni 2024. Ecco cosa cambia.

Disponibili le bozze per le dichiarazioni 2024, le novità

La prima cosa da sottolineare è che si tratta di bozze, non si tratta dei modelli definitivi che d’altronde potrebbero subire degli aggiustamenti nei prossimi mesi, cosa che è successa praticamente tutti gli anni.

Sono pubblicate sul sito dell’Agenzia delle Entrate le bozze per i modelli: modelli Cu, 730, 770, Redditi persone fisiche, enti non commerciali, società di capitali, società di persone, Consolidato, Iva e Irap 2024, con le relative istruzioni.

Le principali novità riguardano il modello 730 e modello redditi persone fisiche. Ricordiamo che già dal 2024 si amplia la platea dei soggetti che possono usare il modello 730/2024. Le principali novità riguardano le modifiche alla tassazione dei lavoratori sportivi che dal 1° luglio non percepiscono redditi qualificabili come “diversi”, ma redditi da lavoro dipendente assimilato. La seconda novità importante riguarda la flat tax incrementale prevista per il solo 2023. Infine, trova spazio la tassazione agevolata delle mance per i lavoratori dipendenti delle strutture ricettive del settore privato.

Nel modello Redditi per le imprese la prima novità importante è il recupero dell’imposta sostitutiva su utili e riserve di utile, l’imposta sul valore delle cripto-attività e gli aggiornamenti previsti dalla disciplina del Superbonus.

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La certificazione Unica 2024

Tra le bozze pubblicate vi è anche quella per la Certificazione Unica 2024. In questo caso la principale novità riguarda la tassazione delle mance l’innalzamento a 3.000 euro dei fringe benefit erogati a favore dei lavoratori dipendenti con figli a carico, l’indicazione del trattamento integrativo speciale erogato ai lavoratori del settore turistico, ricettivo e termale e la rideterminazione della riduzione Irpef spettante al comparto sicurezza e difesa. Ricordiamo che la Certificazione Unica deve essere consegnata dai sostituti di imposta entro il 16 marzo e si tratta della prima importante scadenza dell’anno fiscale.

Naturalmente insieme ai modelli sono state pubblicate le istruzioni, ma anche in questo caso si tratta solo di bozze.

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Rimborso 730 senza sostituto di imposta: guida Agenzia delle entrate

Come sempre l’Agenzia delle Entrate cerca di fornire delucidazioni ai contribuenti su questi spinose e di interesse comune. Attraverso la rubrica FiscoOggi l’Agenzia ha fornito deludicazioni in merito al rimborso 730 senza sostituto di imposta. Ecco i chiarimenti.

Come ottenere il rimborso 730 senza sostituto?

Terminata la stagione dichiarativa per molti sorge l’interesse a ottenere nel più breve tempo possibile l’eventtuale rimborso delle eccedenze versate. L’Agenzia delle Entrate attraverso la rubrica Fisco Oggi ha risposto a un contribuente che ha posto tale quesito: Come mi verrà rimborsato il credito risultante dal mio 730/2023, nel quale ho barrato la casella “Mod. 730 dipendenti senza sostituto” nella parte “Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio”?

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che in caso di presentazione del modello di dichiarazione dei redditi, ordinario o precompilato, da cui emerge un credito in favore del contribuente senza sostituto di imposta, l’Agenzia provvede a effettuare il rimborso entro l‘anno della presentazione della dichiarazione stessa. Le modalità sono diverse a seconda delle disposizioni del contribuente.

Il modo più semplice e veloce per ottenere il rimborso è indicare nel cassetto fiscale del contribuente il codice Iban del conto intestato al contribuente sul quale è possibile accreditare le somme.

Come comunicare il codice Iban per il rimborso 730

Per chi non avesse ancora comunicato il codice Iban, ecco le istruzioni per poterlo fare.

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è necessario accedere al proprio profilo personale. Questa operazione deve essere compiuta attraverso l’identificazione con un codice Spid, Cie o Cns. Effettuata questa operazione si deve selezionare la voce Servizi per Richiedere Accredito rimborso e altre somme su c/c”. A questo punto basta inserire il proprio codice Iban e il gioco è fatto.

Per chi non riesce a compiere questa operazione l’alternativa è comunicare il codice Iban per richiedere il rimborso utilizzando il modello disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il modello una volta compilato potrà essere inoltrato solo con l’uso della PEC ( Posta Elettronica Certificata). La PEC deve essere indirizzata a qualunque ufficio dell’Agenzia, ma è preferibile inviarla all’ufficio di competenza territoriale.

Infine, il contribuente può consegnare il modello compilato presso l’ufficio dell’Agenzia.

I contribuenti che non comunicano il codice Iban per l’accredito delle somme ricevono invece il rimborso tramite titoli di credito a copertura garantita emessi da Poste Italiane S.p.A. (assegno vidimato).

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Integratori alimentari, arriva l’aliquota Iva ridotta con il decreto Anticipi

Gli integratori alimentari fanno ormai parte della quotidianità di molti italiani, si tratta di prodotti che non possono essere portati in detrazione nelle spese sanitarie e che spesso hanno dei costi elevati. Con il decreto Anticipi c’è però un’importante novità, infatti diminuisce l’Iva sugli integratori alimentari. Ecco cosa cambia.

Integratori alimentari: un’esigenza o una moda?

Gli integratori alimentari sono una risposta alle cattive abitudini alimentari, a un aumentato fabbisogno di determinati “principi”, ad esempio calcio, ferro. Ce ne sono in commercio diverse tipologie, ad esempio i concentrati vitaminici che possono aiutare nel caso di difese immunitarie basse, sali minerali utili in estate e agli sportivi, integratori che migliorano la concentrazione e possono aiutare periodi di stress.

Solo in pochi casi gli integratori alimentari sono a carico del servizio sanitario nazionale, ad esempio il calcio in caso di gravi carenze, negli altri casi, invece, il costo è a carico del consumatore sebbene spesso si tratti di farmaci prescritti, o meglio consigliati dai medici. A ciò si aggiunge l’Iva al 22%.

Riduzione Iva integratori alimentari nel decreto Anticipi

Il decreto Anticipi ha previsto una riduzione dell’Iva al 10% attraverso l’inserimento degli integratori alimentari nella tabella A, parte III, allegata al Dpr n. 633/1972, con la conseguente applicazione dell’Iva agevolata al 10%. Per i consumatori può essere un efficace aiuto.

Questa non è però l’unica novità, infatti, nel decreto Anticipi, in materia di Iva si prevede anche un’altra importante novità: gli interventi di chirurgia estetica possono essere esenti da Iva. Affinché tali prestazioni siano esenti da Iva è necessario che siano volte a diagnosticare o curare malattie o problemi di salute o a tutelare, mantenere o ristabilire la salute, anche psicofisica.

Sono un esempio di interventi che possono essere esenti da Iva, gli interventi di mastoplastica additiva in seguito ad asportazione per tumore, una rinoplastica, ma anche interventi di rinoplastica e blefaroplastica. Dubbi sorgono su interventi volti a ridurre un disagio personale di natura psichica, le classiche insicurezze legate a un seno piccolo o ttropo grande. Il decreto Anticipi, ormai convertito pone l’accento sull’attestazione medica, è in base alla stessa che deve infatti essere determinato se l’intervento può rispondere a ragioni di tipo terapeutico o meno. Nel prima caso il chirurgo che esegue l’intervento potrà emettere fattura esente Iva.

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Rottamazione quater la proroga è definitiva, pagamento entro il 18 dicembre

C’è tempo fino al 18 dicembre 2023 per il pagamento della prima e della seconda rata della rottamazione quater. A stabilirlo è il decreto Anticipi.

Proroga rottamazione quater

Il decreto Anticipi è stato convertito e tra le misure previste vi è la proroga delle scadenze delle prime due rate della rottamazione quater. Ricordiamo che la prima rata della rottamazione quater era in scadenza il 30 ottobre, mentre la seconda rata era in scadenza il 30 novembre. La legge di bilancio 2023 che ha previsto la misura di pace fiscale stabilisce che in caso di mancato pagamento anche di una sola rata nelle scadenze previste, vi è la decadenza dal beneficio.

Questo implica che rivive la vecchia cartella esattoriale.

Sia per la scadenza della prima rata della rottamazione quater, sia per la seconda scadenza, vi sono stati dei problemi con la piattaforma negli ultimi giorni utili per il pagamento, proprio per questo motivo erano in molti ad aver chiesto la possibilità di una proroga. La stessa è arrivata, ma effettivamente i tempi sono stretti, infatti la conversione è arrivata nella sera del 14 dicembre e il pagamento può essere effettuato entro lunedì 18.

Come funziona la proroga della rottamazione quater?

Chi decide di pagare potrà pagare entrambe le rate se non aveva pagato la prima, o solo la seconda se la prima era stata pagata. Nel primo caso l’importo può essere particolarmente elevato, infatti le prime due rate della rottamazione quater, non solo erano a breve scadenza, ma coprivano anche il 20% totale degli importi.

Chi ha pagato la prima rata della rottamazione quater e non riesce a pagare la seconda, decade dal beneficio, ma potrà comunque ottenere lo scomputo delle somme versate dal totale da pagare.

La prossima scadenza a cui prestare attenzione è quella del 28 febbraio 2024, segue il 31 maggio, con successice scadenze trimestrali.

Tra le misure approvate nel decreto Anticipi vi è anche l’esenzione Iva per gli interventi di chirurgia estetica.

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Terza rata Imu, chi deve pagarla? Scoprilo

In Commissione è stato presentato un emendamento che prevede la possibilità per i Comuni, per il solo 2023, di avere una proroga dei termini previsti per l’adozione e conseguente pubblicazione sul sito MEF della delibera con le aliquote Imu. Questo vuol dire per molti contribuenti dover pagare una terza rata con scadenza a fine febbraio 2024.

Imu 2023, le scadenze

L’Imu è l’Imposta municipale unica dovuta su fabbricati (esclusa la prima casa), aree edificabili e terreni agricoli. La normativa prevede il pagamento in due rate. La prima rata scade il 16 giugno di ogni anno e viene calcolata dal contribuente applicando le aliquote fissate dal Comune per l’anno precedente. La prima rata è pari al 50% dell’importo così calcolato.

La seconda rata scade il 16 dicembre, per il 2023 la scadenza è posticipata al 18 perché il 16 è sabato. La seconda rata deve essere calcolata applicando le aliquote determinate dal Comune con propria delibera. La delibera in oggetto deve essere inviata entro il 14 ottobre di ogni anno al MEF che provvede quindi a pubblicarla sul sito del Ministero entro il 28 ottobre di ogni anno. In questo modo i cittadini possono calcolare la seconda rata, scomputando ovviamente l’importo pagato nella prima rata.

Nel caso in cui il Comuni non adotti e trasmetta nei termini la delibera, si intendono prorogate le aliquote dell’anno precedente.

Terza rata Imu, cosa prevede la legge di bilancio 2024?

L’emendamento presentato dai relatori della legge di bilancio 2024 prevede che “le delibere saranno ritenute valide se inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre. Il termine per la pubblicazione è spostato al 15 gennaio 2024.” L’emendamento inoltre prevede che l’eventuale conguaglio dovuto dai contribuenti sia dovuto entro il 29 febbraio 2024. Al versamento non si applicano sanzioni e interessi. Inoltre nel caso in cui i saldo sia negativo, ad esempio se il Comune riduce l’aliquota rispetto a quella applicata l’anno precedente, sarà effettuato un rimborso nei modo ordinari.

Ricordiamo che la legge di Bilancio ancora non è definitiva, sebbene con molta probabilità al testo sarà posta la questione di fiducia e quindi si tratterà di un testo blindato. Che sia un modo per compensare le perdite di gettito dovute all’esenzione Imu per immobili occupati?

Vuoi cercare in modo semplice la delibera adottata dal Comune di tuo interesse? Usa il seguente Link

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