Pensioni, Quota 96 al vaglio del Governo. È una strada percorribile?

Tra i temi caldi del prossimo autunno c’è sicuramente la riforma delle pensioni, sono già molte le idee che circolano, più meno fondate e tra queste spunta Quota 96, ma di cosa si tratta e come dovrebbe funzionare?

Sarà introdotta Quota 96?

La legge Fornero non è mai piaciuta agli italiani, proprio per questo di anno in anno sono state adottate diverse misure volte a riconoscere degli scivoli pensionistici, ci sono stati Quota 100, Quota 101, Opzione donna, Ape sociale. Gli scivoli pensionistici rappresentano un’eccezione rispetto alla norma generale rappresentata proprio dalla legge Fornero.

Tra le intenzioni dichiarate dal Governo vi è invece il superamento della legge Fornero con una riforma delle pensioni strutturale. In realtà questa ipotesi è avversata anche dall’Unione Europea che chiede all’Italia di adottare una legge in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea visto che in genere gli italiani vanno in pensione prima.

Fatta questa premessa, vediamo la situazione. Tra le ipotesi che circolano insistentemente in queste ore vi è Quota 96 che permetterebbe di andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi versati.

Come dovrebbe funzionare Quota 96?

La possibilità di introdurre Quota 96 dipende dalla manovra economica da varare in autunno, infatti il problema reale è di tipo economico, consentire alle persone di andare in pensione a 61 anni rispetto alle attuali condizioni vuol dire anticipare molto l’accesso al pensionamento. Deve però essere ricordato che per il biennio 2023-2024 si prevede un aumento della spesa pensionistica che raggiungerà la percentuale del 16,2% del Pil, nel 2022 era il 15,6%. Questo vuol dire che lo spazio di movimento non è molto.

Per forza di cose dovranno essere inseriti dei correttivi che consentano in un certo senso di restringere il campo o meglio i potenziali beneficiari.

In base a quanto emerge fino ad ora, Quota 96 dovrebbe essere riservata a coloro che fanno lavori gravosi/usuranti, sarebbe quindi una norma volta a sostituire l’Ape Sociale.

Rispetto però all’attuale Ape Sociale non sarebbero richiesti ulteriori requisiti a parte lo svolgere un lavoro gravoso e aver raggiunto la fatidica Quota 96.

In realtà sembra che ad oggi l’ipotesi più probabile sia un posticipo dell’uscita dalla legge Fornero e una conferma per Quota 103. Anche una stabilizzazione di Quota 103 sembra improbabile perché nel report della Ragioneria si evince che l’introduzione in via permanente di Quota 103 produrrebbe una maggior incidenza della spesa in rapporto al Pil valutabile in 8,4 punti percentuali rispetto ai risultati della legislazione vigente.

Che fine ha fatto Quota 41?

Strada stretta anche per Quota 41 voluta dalla Lega, cioè la possibilità per tutti, indipendentemente dall’età, di andare in pensione con 41 anni di contributi, infatti secondo i calcoli della Ragioneria ci vorrebbero tra i 5 miliardi di euro e i 9 miliardi di euro, somme che potrebbero mandare il tilt il sistema. In questo caso si parla però di introdurre la riforma con un sistema completamente contributivo, cioè con una riduzione degli importi pensionistici.

Si proverà forse ad agire con la pensione per i lavori usuranti/gravosi, ma non è dato sapere per ora se con qualche penalizzazione sull’assegno pensionistico.

In poche parole la strada è molto in salita.

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Ape sociale 2023: requisiti e termini per la richiesta

Ape Sociale, domanda entro il 15 luglio per accedervi

Chi matura entro il 31 dicembre 2023 i requisiti per accedere all’Ape Sociale, ha tempo fino al 15 luglio 2023 per presentare la domanda di riconoscimento dei requisiti. Ecco cosa fare.

Ape Sociale scade il 15 luglio il termine per l’istanza

L’Ape Sociale, o meglio pensione anticipata, è stata introdotta nel 2017, si tratta di un’indennità a carico dell’Inps che viene riconosciuta ai lavoratori che si trovano in una particolare situazione di difficoltà in quanto difficili da collocare nel mondo del lavoro. Non si tratta dell’assegno pensionistico vero e proprio ma di una misura di accompagnamento alla pensione.

La domanda di riconoscimento dell’Ape sociale può essere presentata solo in determinate finestre temporali e la prossima è in scadenza il 15 luglio. La prossima finestra sarà in scadenza al 30 novembre.

Come presentare istanza per il riconosciumeto dei requisiti per accedere all’Ape Sociale

Per poter effettuare l’istanza di riconoscimento dei requisiti per accedere all’Ape Sociale è necessario collegarsi al sito Inps e accedere alla pagina personale attraverso i codici di identità digitale, cioè Cie, Spid o Cns.

A questo punto deve essere selezionata la voce “Pensioni e Previdenza”, segue “APE Sociale, Anticipo pensionistico, Verifica requisiti

Coloro che sono sicuri di avere maturato tutti i requisiti per accedere alla prestazione, contemporaneamente alla presentazione di tale istanza possono inoltre domanda per accedere all’anticipo pensionistico. In questo caso il percorso è Pensione e Previdenza APE Sociale, Anticipo pensionistico, Domanda.

Chi può accedere all’Ape Sociale?

Ricordiamo che possono accedere all’Ape sociale coloro che hanno compiuto 63 anni di età, hanno perso il lavoro e non ricevono altra prestazione pensionistica diretta.

Inoltre si può ottenere l’anticipo pensionistico nel caso in cui sia maturata un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, decurtati di 12 mesi per ogni figlio in caso di donne.

Il lavoro deve essere stato perso per cause non imputabili al lavoratore, quindi licenziamento collettivo o individuale, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in sede protetta, infine in caso di scadenza di contratto di lavoro a tempo determinato a condizione che, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, abbiano avuto periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi.

Si può accedere anche nel caso in cui raggiunti i limiti anagrafici visti quindi 63 anni e 30 anni di contributi, sia terminato il periodo di fruizione della NASpI o in caso di invalidità civile con percentuale almeno del 74%. Possono accedervi i care giver e coloro che svolgono lavori gravosi.

Si ricorda che l’assegno non può superare i 1.500 euro, non è soggetto a rivalutazione e ad integrazione al minimo.

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Pensioni, all’Ape sociale possono accedere gli agricoltori

Gestione Separata Inps, chi rischia l’iscrizione d’ufficio?

Molti lavoratori stanno ricevendo l’avviso dell’Inps inerente l’iscrizione obbligatoria alla Gestione Separata Inps. Ecco cosa succede.

Chi rischia l’iscrizione d’ufficio alla Gestione separata Inps?

L’iscrizione alla Gestione Separata Inps è un adempimento richiesto ai lavoratori non iscritti ad alcuna cassa di previdenza. Si tratta soprattutto di lavoratori che non hanno una cassa di riferimento o che hanno contratti di lavoro da parasubordinati e collaborazione occasionale che nell’arco dell’anno ricevono compensi superiori a 5.000 euro.

L’iscrizione alla Gestione Separata Inps dovrebbe essere eseguita prima dell’inizio dell’attività, ma nel caso in cui non si provveda non sono comunque previste sanzioni, ma si procede all’iscrizione di ufficio.

L’Inps con l’avviso 2298/2023 intende ricordare ai lavoratori occasionali, parasubordinati che non hanno una cassa previdenziale di riferimento l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata Inps, avvertendo che in caso di perdurante inadempimento l’iscrizione avverrà d’ufficio.

Avviso Inps: chi non provvede all’iscrizione alla Gestione Separata Inps, sarà iscritto d’ufficio

Nel frattempo molti lavoratori stanno ricevendo l’avviso dell’Inps in cui si sottolinea “non abbiamo ricevuto la tua domanda di iscrizione alla Gestione Separata come “Parasubordinato”.

Per inviarla, collegati al sito dell’INPS ed accedi al servizio “Iscrizione dei lavoratori parasubordinati alla Gestione Separata” (se collaboratore coordinato e continuativo, o lavoratore autonomo occasionale, o amministratore, ecc.) e segui la procedura per inserire i tuoi dati.

Una volta inviata, la tua posizione contributiva risulterà aggiornata entro 24/48 ore e sarà visibile sull’Estratto conto con l’inizio di contribuzione corretto.

In mancanza della domanda, sull’Estratto conto risulterà la prima data di inizio attività indicata dal tuo committente tramite i flussi di denuncia dei compensi erogati.”

L’iscrizione d’ufficio avviene in base ai flussi di dati derivanti dalle dichiarazioni dei committenti/datori di lavoro.

Chi ha ricevuto l’avviso e vuole iscriversi può utilizzare i servizi messi a disposizione alla voce MyInps sul sito dell’Inps. Naturalmente occorre avere le proprie credenziali di accesso, cioè un codice Spid, Cie o Cns.

Il percorso è: Pensione e previdenza

Iscrizione liberi professionisti – Domanda di iscrizione alla Gestione Separata per i liberi professionisti

oppure

Iscrizione dei lavoratori parasubordinati alla Gestione Separata – Domanda di iscrizione alla Gestione Separata a cittadini che fanno parte ad una delle categorie di lavoratori parasubordinati

A questo punto è necessario inserire i dati richiessti. Per i collabolratori occasionali occorre indicare:

  • data inizio attività;
  • partita Iva;
  • codice Ateco;
  • e-mail e numero di telefono.

Per i parasubordinati ci sono meno informazioni da inserire e in particolare:

  • data d’inizio dell’attività;
  • email e numero di telefono.

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Pensione di vecchiaia 2023, arriva la precompilata dell’INPS

Pensione di vecchiaia 2023, adesso arriva le precompilata da parte dell’Inps. Ecco tutte le ultime novità per andare in pensione e godersi il meritato riposo.

Pensione di vecchiaia 2023, arriva l’avvio a casa

Quando si hanno alle spalle tantissimi anni di lavoro c’è la voglia di andare in pensione. Prendersi un pò di spazio e tempo per se, fa comodo a tutti. Ma secondo le ultime disposizioni INPS sarà molto più semplice di quello che è stato fino ad oggi. Infatti è lo stesso ente che avviserà il lavorato quando avrà maturato i requisiti idonei per andare in pensione. E la domanda di pensionamento sarà precompilata per aiutare il lavoratore.

Questo nuovo servizio è già stato comunicato dallo stesso ente. Ma rientra negli interventi per la digitalizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) tanto portato avanti all’interno della comunità europea. In particolare il progetto partirà con un campione di 5 mila persone assicurati alla gestione privata e pubblica. Tutti i dipendenti dovranno avere 66 anni e 9 mesi che hanno maturato i requisiti necessari per il pensionamento.

Pensione di vecchiaia 2023, chi saranno i destinatari?

I destinatati che saranno contattati dall’Inps sono coloro che hanno compiuto 67 anni di età e hanno raggiunto i contributi necessari. Tuttavia saranno contattati anche coloro che hanno 65 anni di età. Ma la domanda sarà compilata e pronta per il lavoratore e sarà inviato un estratto conto e le indicazioni per segnalare eventuali errori.

La comunicazione inviata l’utente ad accedere alla propria area personale per il completamento della domanda di pensione precompilata già messa a disposizione dall’Istituto. Secondo quanto detto dall’Ente Nazionale di previdenza sociale: “la comunicazione verrà inviata, in questa prima fase, ai soggetti di età pari o superiore a 66 anni e 9 mesi e previa verifica che, in base a quanto presente negli archivi dell’Istituto, il soggetto sia prossimo alla maturazione del requisito di anzianità contributiva utile per l’accesso alla pensione di vecchiaia“.

Ulteriori precisazioni sulla comunicazione

Chi ha maturato i requisiti riceverà anche una lettera cartacea, notificata anche sull’app “Io” e nell’area “MyInps” del portale istituzionale. E così entrando nella propria area o utilizzando il QR code, è possibile controllare la propria domanda precompilata e messa a punto dello stesso ente.

Inoltre gli utenti che hanno dato la disponibilità all’utilizzo del proprio recapito cellulare, sarà trasmesso un breve messaggio di testo che li informa dell’avvenuto invio della comunicazione. Per queste persone sarà garantita una “attività di consulenza personalizzata” e saranno inviati alle Direzioni regionali e di coordinamento metropolitano gli elenchi dei nominativi interessati. Un nuovo servizio che dovrebbe accompagnare al pensionamento e che magari permette di avere maggior contezza di coloro che lasceranno il mondo del lavoro a favore di chi sta appena entrando.

Assegno di garanzia, la nuova proposta dei sindacati per la pensione

La riforma delle pensioni è ancora al centro dell’attenzione e tra le ipotesi allo studio c’è l’assegno di garanzia, o pensione di garanzia, ma di cosa si tratta e come dovrebbe funzionare?

Assegno di garanzia a tutela dei quarantenni

I sindacati hanno più volte lanciato l’allarme: c’è una generazione, quella degli attuali quarantenni che rischia di avere una pensione da fame. Il rischio deriva da diversi fattori, in primo luogo le crisi economiche che hanno attrraversato gli ultimi decenni che hanno creato per moltissimi carriere discontinue che non hanno consentito di accumulare contributi, i numerosi contratti precari che hanno caratterizzato gli ultimi anni, l’entrata in vigore in pieno per questa generazione del sistema di calcolo contributivo, le poche nascite che faranno in modo che quando gli attuali quarantenni andranno in pensione ci sarà poca forza lavoro attiva.

I sindacati sottolineano che per questa categoria di persone si deve trovare fin da ora una soluzione, il rischio è che abbiano tutele davvero irrisorie. Tra le soluzioni che stanno prendendo piede vi è l’assegno di garanzia.

Allarme della Corte dei Conti: i quarantenni avranno una pensione da fame

La proposta dei sindacati arriva in seguito alla pubblicazione di uno studio della Corte dei Conti che sottolinea le difficoltà a cui andranno incontro coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 (riforma pensionistica). Per loro ci sono forti disparità e se i lavoratori di alcuni settori, ad esempio lavoratori del settore pubblico, quindi più stabili possono tirare un sospiro di sollievo, non è così per gli altri.

Il montante maturato da alcuni lavoratori è molto penalizzante, si tratta soprattutto di coltivatori diretti, ma anche parasubordinati e disoccupati. All’interno delle varie categorie appaiono poi ulteriormente penalizzate le donne.

La proposta dei sindacati per questi lavoratori è fare in modo che possano contribuire al calcolo del montante anche i periodi di disoccupazione, formazione e che quindi si possano integrare i periodi di fermo all’interno di carriere discontinue.

Il problema vero è trovare fondi per poter finanziare l’assegno di garanzia o pensione di garanzia. Proprio per questo si cerca di incentivare forme di pensione integrativa pagate dallo stesso lavoratore.

Il prossimo incontro tra Governo e sindacati si terrà il 15 luglio ed è probabile che si posa andare avanti nella trattativa. Ricordiamo che per ora sembra che sia accantonata l’ipotesi di una riforma strutturale per il 2024. Molto probabilmente sarà prorogata Quota 103, mentre vi sono forti dubbi per Opzione donna che potrebbe essere sostituita dalla misura Over 60.

Leggi anche: Arriva Over 60, la pensione che sostituisce Opzione Donna

Pensioni delle donne, possibile rinnovo dell’opzione o uscita a 60 anni

Pensioni delle donne sono al centro di un dibattito parlamentare che prevede diverse opzioni. In ogni casa, tra rinvii e nuove idee occorre una riforma delle pensioni al più presto.

Pensioni delle donne, le ipotesi in campo

Tutti d’accordo sul fatto che in Italia occorre una Riforma delle pensioni globale. Sia uomini che donne devono poter andare in pensione e godere di un pochino di riposo senza essere preoccupati di non arrivare alla fine del mese. Ma è anche vero che occorre avere la possibilità di farlo, senza essere troppo in là con l’età. Tuttavia in merito alla pensione delle donne, ecco quali sono le ipotesi in campo per il 2023-204.

L’Opzione donna è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge. Con la Legge di bilancio è stata prorogata la possibilità di andare in pensione a 60 anni. Ma possono diventare 59 o 58 a seconda del numero dei figli e per le lavoratrici più svantaggiate. In particolare 59 anni se si ha un figlio e 58 da due in su. Inoltre queste regole sono applicabili per il caregiver o per le persone invalide al 74% o dipendenti di aziende in crisi con 60 anni e 35 anni di contributi. Mentre per le disoccupate resta a 58 anni a prescindere dal numero di figli che si possiede.

Ma nel 2024 la pensione delle donne potrebbe essere molto simile all’Ape sociale. Infatti tra le ipotesi più accreditate c’è quella di uscire dal lavoro all’età minima di 60 anni che, oltre a lavorare, si prendono cura di una persona non autosufficiente in casa, siano invalide civili per almeno il 74% o che abbiano perso il lavoro per causa del licenziamento.

Altre idee in campo per il Governo

Al tavolo per discutere sulla nuova opzione donna sarà presente anche l’Osservatorio sulla spesa previdenziale, il nuovo organo istituito presso il ministero del Lavoro per il controllo dei costi delle pensioni e per proporre misure di pensionamento anticipato. L’appuntamento è previsto per il  5 settembre. Ma altre misure sembrano via via emergere.  Ad esempio la creazione di un unico scivolo che permette di andare in pensione attraverso degli accordi privatistici. C’è la possibilità che nel prossimo anno i vari scivoli possano avere un unico canale di uscita anticipata.

Tuttavia la quota 103 potrebbe essere riconfermata per il 2024. Il motivo è semplice: ha un costo contenuto. Infatti è stimabile intorno ai 572 milioni di euro (per il 2023) e a circa 1,2 miliardi per il 2024. C’è però da dire che è in corso un meccanismo di aumento delle pensioni minime che riguarderanno i pensionati under e over 75 anni per il pagamento INPS del mese di luglio 2023. Ma è anche vero che anche per il 2024 il Governo Meloni dovrà fare i conti con l’adeguamento delle pensioni all’indice di inflazione

Arriva Over 60, la pensione che sostituisce Opzione Donna

Si lavora alla riforma delle pensioni, si è già anticipato che molto probabilmente per il 2024 non ci sarà una riforma strutturale che consenta di superare la legge Fornero, si andrà verso una probabile conferma della Quota 103, ma si sta lavorando anche a una modifica di Opzione donna. L’ipotesi più quotata è l’introduzione di uno scivolo pensionistico per le Over 60. Ecco quali sono le possibili novità.

Scivolo pensionistico Over 60, sostituisce Opzione Donna

L’ipotesi dello scivolo pensionistico per le donne Over 60 è allo studio dei tecnici del Governo. In base a quanto emerge non si tratta di una vera pensione ma di un anticipo pensionistico e di conseguenza solo al raggiungimento di 67 anni di età si avrà il ricalcolo delle spettanze e la definizione dell’assegno pensionistico vero e proprio.

Per ora si tratta solo di ipotesi che potranno concretizzarsi dopo settembre, cioè dopo la nota di aggiornamento al Def che consentirà di capire il budget realmente disponibile per gli eventuali anticipi pensionistici.

Il superamento di Opzione Donna sembra essere scontato, infatti già dal 2023 è stato depotenziato, oltre ad esservi stato un aumento dell’età per accedervi, ha avuto una limitazione anche la platea delle potenziali beneficiarie, si tratta infatti di care giver o persone difficili da ricollocare nel mondo del lavoro in seguito a crisi aziendale, persone con un’invalidità almeno del 74%.

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Come funzionerà la pensione Over 60 per donne?

In base alle prime indiscrezioni, la pensione per le Over 60 dovrebbe essere erogata per 12 mesi, non si percepisce quindi la tredicesima, inoltre non può avere un importo superiore a 1.500 euro al mese. L’anticipo pensionistico secondo le ipotesi allo studio dovrebbe essere limitato a coloro che svolgono lavori usuranti. Questa ipotesi andrebbe a diminuire in modo notevole la platea delle potenziali beneficiarie. Si tratterebbe quindi di un anticipo pensionistico ibrido tra Ape Sociale e Opzione donna.

Dalle indiscrezione emerge che l’obiettivo finale del Governo dovrebbe essere raggiungere 1quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di anzianità contributiva, indipendentemente dall’età anagrafica. Questa ipotesi non sarà però realizzata nel breve termine, non nel 2024. Tra le ipotesi anche il rafforzamento della previdenza complementare attraverso un aumento delle deduzioni riconosciute per i versamenti in fondo pensione per far in modo che le persone raggiungano comunque un assegno pensionistico dignitoso.

Pensioni, sempre più vicina la conferma di quota 103

Pensioni, occorre una riforma concreta, ma nel frattempo sembra che quota 103 sia l’ipotesi più accreditata. Per questo motivo ancora incontri tra le parti sociali

Quota 103, come funziona e i requisiti

La legge di bilancio ha introdotto il meccanismo per le pensioni che prevede la quota 103. Da gennaio è in vigore, pertanto i lavoratori possono andare in pensione con:

  • 62 anni di età;
  • 41 anni di contributi.

Ma insieme a quota 103 scatta anche un tetto per l’importo dell’assegno mensile. Questo non potrà superare le 5 volte il minimo INPS. Cioè circa 36 mila euro l’anno fino alla maturazione dei requisiti per accedere alle pensione. Inoltre il trattamento non può fare cumulo con altri redditi da lavoro, esclusi quelli da lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5 mila euro.

Pensioni, Quota 103, risulta essere l’ipotesi più concreta

Il dialogo tra le parti sociali per discutere su quota 103, sembra tutto tranne che disteso. Ci sono distanze evidenti. Quindi si va verso un 2024 di proroga. per la quota 103, misura che era prima stata introdotta dal Governo Draghi e poi confermata dalla premier Meloni. Il nodo sembra essere sempre lo stesso, la mancanza di risorse. Ma se non fosse così quali sarebbero le misure da poter mettere in campo?

Il rischio è il ritorno alla Legge Fornero, cioè in pensione a 67 anni e almeno 20 di contributi. Oppure avere 42 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica. In ogni caso non è ancora stata esclusa quota 41, anche se in questo momento è stata giudicata troppo onerosa per il Governo. Costerebbe 4 miliari e 75 miliardi in un decennio, quindi non è proprio fattibile, andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età raggiunta.

Le proposte di Bombardieri

Ci aspettiamo delle risposte per le tante persone che vorrebbero sapere quali sono le regole per andare in pensione. Regole che non si possono cambiare a ogni tornata elettorale“. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, arrivando al ministero del Lavoro per lʼincontro sulle pensioni. Il Governo è ora che deve decidere quali sono le priorità, le risorse necessarie per avviare una serie riforma sulle pensioni che non muti ad ogni campagna elettorale.

Il vero problema italiano è legato i bassi stipendi e pensioni che  non sono cresciuti in relazione all’inflazione. A dirlo è anche la Banca Centrale europea, il Fondo monetario secondo quanto affermato dal segretario Uil. Ma la priorità rimane il salario o stipendi e pensioni che devono essere rivalutati, anche se già dal mese di luglio è prevista una prima misura.

Aumento pensioni, assegno più alto a luglio. Ecco per chi

Arrivano i tanto attesi aumenti delle pensioni minime. I primi importi maggiorati si potranno riscuotere a luglio 2023, ma di quanto aumentano le pensioni minime?

Aumento pensioni luglio, soggetti interessati e importi

Più volte è stato annunciato che le pensioni minime sarebbero arrivate a 1.000 euro, spesso neanche chi ha maturato contributi per 20 anni riesce ad ottenere un simile importo pensionistico, di fatto da luglio 2023 i pensionati che ricevono la minima potranno ottenere un aumento, ma le pensioni arrivano a 1.000 euro? Ecco come stanno realmente le cose.

Meglio mettersi l’anima in pace fin da subito, gli aumenti previsti dalla manovra per il 2023 non portano assolutamente a raggiungere i tanto agognati 1.000 euro, ma molto meno. Gli stessi saranno distinti in due fasce, la prima riguarda gli under 75 e la seconda fascia riguarda gli over 75:

  • Per gli under 75 gli aumenti previsti sono di 1,75 punti percentuali;
  • per gli over 75 gli aumenti previsti sono di 6,4%

Tali percentuali si applicano solo nel 2023, per il 2024 gli aumenti saranno del 2,7%.

Quanto è l’aumento delle pensioni del mese di luglio 2023?

Nonostante gli annunci particolarmente euforici, non c’è molto da rallegrarsi per chi ha una pensione minima. Attualmente le pensioni minime hanno un importo lordo di 563,74 euro. Per gli under 75 l’aumento sarà di 8,46 euro al mese, quindi i pensionati potranno percepire 572,2 euro.

Gli over 75 avranno un aumento della pensione minima di 36,08 euro al mese, quindi il nuovo importo sarà di 599,32, meno di 600 euro. L’unica buona notizia sembra essere che l’aumento è retroattivo, di conseguenza, i pensionati riceveranno anche gli arretrati a partire dal mese di gennaio 2023.

Attenzione al calcolo dei nuovi importi

Ricordiamo che a luglio molti pensionati ricevono la quattordicesima mensilità, deve essere ricordato che su questo importo non si applica la percentuale di aumento. Non saranno sottoposte a maggiorazione neanche le altre somme ricevute come maggiorazione sociale, accompagno o qualunque altra prestazione a carattere assistenziale.

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A gennaio ci sarà poi un ulteriore aumento delle minime di 2,7 punti percentuali, ma il Governo sta lavorando all’ipotesi di un aumento maggiore per gli over 75 in modo da portarli a percepire circa 700 euro mensili.

Fin da subito è bene dire che l’ostacolo maggiore sono i fondi, infatti portare le pensioni a 1.000 euro sarebbe insostenibile per il sistema previdenziale, servirebbero circa 36 miliardi di euro l’anno. Si creerebbe inoltre una sproporzione tra coloro che versano i contributi e coloro che invece non li hanno versati e questo potrebbe indurre molti a evadere il fisco, cioè a chiedere di lavorare in nero in modo da percepire uno stipendio esentasse, a quel punto avrebbero anche il privilegio di una pensione più alta. In poche parole non si possono aumentare le pensioni minime con il rischio di dare loro un assegno più elevato rispetto a quello percepito da chi ha lavorato.

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Pensioni, verso la proroga di Quota 103 al 2024

La carne sul fuoco del governo Meloni è molta, i nodi principali da risolvere fin da subito erano la riforma delle pensioni per evitare che l’unica possibilità di uscita dal mondo del lavoro fosse la legge Fornero e la riforma fiscale. Mentre sulla riforma fiscale si sta andando avanti, sulla riforma delle pensioni il governo sembra essersi bloccato. Il problema reale sono le risorse, proprio per questo, si va verso la proroga della Quota 103 anche per il 2024, per la riforma della pensione definitiva si dovrà attendere ancora.

Risorse insufficienti per una riforma delle pensioni strutturali, proroga Quota 103

Il problema reale per una riforma delle pensioni strutturale sono le risorse dell’Inps che non sono sufficienti al superamento della legge Fornero. In tutto questo si incardina il commissariamento proprio dell’Inps la cui guida è stata affidata a Micaela Gelera, un tecnico.

Per il 2024 non c’è spazio dal punto di vista economico per aumentare la spesa pensionistica, ed ecco che rispunta la proroga della Quota 103 che altro non è se non un modo per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro andando così ad evitare, in presenza di requisiti stringenti, la legge Fornero.

Le ipotesi in ballo per l’uscita anticipata sono 2: Quota 41 che prevede la possibilità di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica dopo aver maturato 41 anni di contributi. In questo caso la coperta dell’Inps sembra però essere troppo corta.

La seconda possibilità è Quota 103, già in vigore quest’anno. Consente di andare in pensione sempre al raggiungimento di 41 anni di contributi, ma in questo caso è richiesto il doppio requisito, cioè aver compiuto almeno 62 anni di età.

Basta questo piccolo accorgimento a restringere di molto la platea dei potenziali beneficiari.

Cosa succede a Opzione donna?

Restano ancora nel forse anche Opzione donna che nel 2023 ha subito un depotenziamento. I sindacati chiedono un ripristino nella versione antecedente, ma il Governo è restio, il problema è sempre lo stesso, cioè le risorse economiche per poter procedere. Prima di ogni riforma, tra cui in particolar modo quella strutturale, dovranno essere guardati i dati dell’Osservatorio per il monitoraggio della spesa pensionistica, istituito dalla ministra Calderone.

L’obiettivo è valutare la sostenibilità del sistema nei prossimi decenni, tenendo in considerazione anche gli importi degli assegni pensionistici che dovranno essere adeguati al costo della vita e assicurare un’esistenza dignitosa ai pensionati, tutelando in particolare i lavoratori con carriera discontinua.

Tra gli obiettivi c’è anche il potenziamento dei fondi pensione complementari.

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