Pensione in Tunisia, vantaggi fiscali e qualità della vita

Sono sempre più numerose le persone che, una volta maturato il diritto alla pensione, decidono di trasferirsi in mete, soprattutto esotiche, dove oltre ad avere un clima gradevole, arte e cultura riescono ad avere anche una tassazione bassa. Tra le mete che negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre più successo c’è la Tunisia. Ma conviene davvero trasferirsi in Tunisia per avere una pensione più alta?

Tassazione in Tunisia, perché conviene vivere a pensione in Tunisia?

La Tunisia è una meta molto apprezzata da coloro che vogliono ricevere un assegno pensionistico più alto, infatti si trova a breve distanza dall’Italia, inoltre ad Hammamet c’è una comunità italiana con più di 4.000 persone. Il clima è mite e arte e cultura non mancano. Il legame con l’Italia è molto solido perché già dagli anni Novanta sono iniziati i trasferimenti di molte persone e questo ha portato il Paese in un certo senso ad adeguarsi e a creare servizi che siano in linea con gli standard italiani.

Veniamo ora alla tassazione, mentre in Italia il primo scaglione Irpef è al 23% e si aggiungono addizionali regionali e comunali. La Tunisia sta invece attuando una politica volta ad attirare nuovi residenti, ha stipulato inoltre una convenzione con l’Italia. Si prevede per chi arriva dall’estero un abbattimento della base imponibile, cioè viene tassato solo il 20% della pensione. Su questo 20% si applica una tassazione con aliquota al 20%. Con un ulteriore limite, infatti la tassazione globale non può superare il 5%. Appare evidente il notevole vantaggio economico per chi decide di trasferirsi dall’Italia.

Costo della vita in Tunisia

Ciò che rende la Tunisia una meta molto ambita è anche il costo della vita ridotto rispetto a quello italiano, ad esempio il costo delle utenze è inferiore rispetto a quello che si affronta in Italia. I carburanti costano circa la metà rispetto all’Italia, per i farmaci i prezzi risultano il 70% inferiori, i ristoranti sono particolarmente convenienti.

Questo vuol dire che con l’assegno pensionistico maturato in Tunisia si può ottenere una qualità della vita molto più alta. Tutti questi motivi hanno portato la Tunisia ad essere la meta principale dei pensionati che decidono di lasciare l’Italia, seguono Portogallo, Malta e Spagna.

Come trasferirsi in Tunisia

Al fine di poter usufruire delle tassazione della Tunisia è necessario trasferire la residenza nel Paese e risiedere nello stesso per almeno 6 mesi e un giorno, non è necessario che tale periodo sia continuativo.

Naturalmente occorre dimostrare di avere un luogo in cui stare, quindi un contratto di locazione oppure l’acquisto di un immobile. Tra gli adempimenti c’è anche l’apertura di un conto corrente intestato dove si riceverà l’assegno pensionistico. Infine, occorre eseguire l’iscrizione all’AIRE ( Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).

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Quattordicesima 2023, a chi spetta e a quanto ammonta?

La quattordicesima mensilità è una maggiorazione sulla pensione che viene però riconosciuta solo a coloro che percepiscono un reddito basso. Ogni anno la soglia cambia, vediamo quindi chi percepirà la quattordicesima 2023 in base ai nuovi limiti reddituali.

Chi avrà a luglio la quattordicesima 2023?

La quattordicesima 2023 sarà pagata dall’Inps insieme alla mensilità di luglio. Possono percepirla soltanto coloro che hanno un reddito inferiore a 2 volte l’assegno minimo pensionistico.

Sappiamo che l’assegno minimo, come tutte le altre pensioni, viene adeguato in base al costo della vita. Di conseguenza generalmente ogni anno cambia la soglia di reddito che consente di percepire l’integrazione. La pensione minima per il 2023 ha avuto un incremento del 7,3%, e l’assegno pensionistico ha raggiunto il limite di 563,74 euro al mese. Siccome il limite minimo per ottenere la quattordicesima mensilità il doppio rispetto al trattamento sociale minimo, la soglia è 1.127,48 euro.

Considerando la tredicesima mensilità il limite di reddito annuo che consente di ricevere la quattordicesima mensilità è di 14.657,13 euro. Per il 2023 il limite era invece 13.633,10 euro .

Deve però essere considerato che per ottenere la quattordicesima mensilità si considera il reddito effettivamente percepito e quindi si calcolano anche i rimborsi dovuti alle detrazioni, devono inoltre essere considerati eventuali altri importi, come l’indennità di accompagnamento, pensioni di guerra.

Quanto si percepisce con la quattordicesima 2023?

Resta da sottolineare che la quattordicesima 2023 non è uguale per tutti, dipende infatti dal reddito e dai contributi versati. L’importo è maggiore per chi ha un reddito inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo, cioè 10.992,93 euro, chi ha un reddito compreso tra 1,5 volte e 2 volte il trattamento minimo riceve invece importi più bassi.

In particolare chi rientra nella prima fascia riceve:

  • 437 euro se ha fino a 15 anni di contributi se lavoratore dipendente e 18 anni se autonomo;
  • 546 euro se ha tra i 15 e i 25 anni di contributi se lavoratore autonomo e tra i 28 e i 28 anni se autonomo;
  • 655 euro se ha oltre 25 anni di contributi per i lavoratore dipendente e oltre 28 se autonomo.

Gli importi sono ridotti per chi ha un reddito maggiore, in questo caso le fasce contributive restano uguali e gli importi sono:

  • prima fascia contributiva percepisce 336 euro;
  • seconda fascia contributiva 420 euro;
  • terza fascia contributiva 504 euro.

Pensione, semplificata la ricongiunzione dei contributi

Per accedere alla pensione più facilmente e con un assegno che sia congruo rispetto ai contributi effettivamente versati, chi nel corso della sua carriera ha cambiato posizioni e anche cassa previdenziale, può chiedere la ricongiunzione dei contributi, ma ora con un’importante novità, infatti grazie a una convenzione tra Inps e altre casse previdenziali, la procedura è semplificata.

Ricongiunzione dei contributi, semplificata la procedura

Con il Messaggio 1739 del 12 maggio 2023 l’Inps ha reso note le nuove modalità semplificate che i cittadini possono utilizzare per richiedere la ricongiunzione dei contributi. La nuova disciplina è frutto di una convenzione quadro tra l’INPS e le Casse/Enti previdenziali per lo scambio telematico di comunicazioni conseguenti all’esercizio della facoltà di ricongiunzione di cui alla legge 5 marzo 1990, n. 45.

Nel tempo le scelte di lavoro sono diventate sempre più frammentate, questo vuol dire che nel tempo si cumulano contributi come lavoratori autonomi o professionisti, come dipendenti del settore pubblico o privato e ci si iscrive di conseguenza a diverse casse previdenziali. A fini pensionistici si possono scegliere due strade, cioè mantenere separati tali contributi e quindi accedere in un secondo momento a più assegni pensionistici, oppure chiedere la ricongiunzione o totalizzazione. La seconda scelta è consigliata soprattutto nel caso in cui con un ente non si maturano i requisiti per accedere alla pensione o quando si perde il lavoro e si vuole uscire dal mercato.

Abbreviati i tempi per la ricongiunzione dei contributi

La legge 45 del 1990 riconosce al lavoratore dipendente, del settore privato o pubblico, e al lavoratore autonomo iscritto a forme obbligatorie di previdenza la facoltà di richiedere la ricongiunzione dei contributi versati alle varie casse e di ricevere quindi un’unica pensione. Prima della introduzione delle nuove norme, il lavoratore per ottenere tale effetto doveva iniziare uno scambio di comunicazioni tra l’Istituto e le Casse professionali, mediante raccomandata A/R o Posta
Elettronica Certificata (PEC).

Con il cambio del quadro normativo la procedura è stata notevolmente semplificata e grazie a questa convenzione, quando il lavoratore chiede la ricongiunzione dei contributi a fini pensionistici, vi è uno scambio telematico tra Inps e le casse previdenziali coinvolte che consente in breve tempo di semplificare e velocizzare le comunicazioni.

Sottolinea la convenzione che lo scambio dei dati avviene comunque nel rispetto delle normative sulla privacy.

In ogni caso l’eventuale assegno pensionistico sarà comunque pagato pro-quota dai vari enti coinvolti.

Altre informazioni

Deve essere sottolineato che la ricongiunzione può essere chiesta anche per ottenere la pensione di reversibilità e quella di inabilità.

La brutta notizia è che la ricongiunzione dei contributi prevede un costo da sostenere sebbene lo stesso sia deducibile.

Leggi anche: Pensioni, conviene di più la ricongiunzione o il cumulo dei contributi?

 

Pensione anticipata, proroga del contratto di espansione fino al 2025

Nel decreto Lavoro arriva un’importante novità per coloro che vogliono andare in pensione in anticipo, prevista infatti la proroga del contratto di espansione fino al 2025. Ecco come funzionerà la pensione anticipata.

Proroga del contratto di espansione al 2025

Il contratto di espansione è stato introdotto per la prima volta in Italia nel biennio 2019-2020 e poi stato prorogato di volta in volta. La legge di bilancio 2022 aveva provveduto alla proroga fino al 31 dicembre 2023, ora con il decreto Lavoro si aggiunge questa ulteriore proroga fino al 2025.

Si applica alle aziende con più di 50 dipendenti e prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con 5 anni di anticipo rispetto all’età pensionabile. A voler essere precisi, possono accedervi i lavoratori che si trovano a non più di 60 mesi dal maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi) o anticipata. Il lavoratore riceve una pensione erogata dall’Inps ma di fatto pagata dal datore di lavoro attraverso una fideiusssione.

Il contratto di espansione prevede però un accordo tra l’impresa il Ministero del Lavoro e le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative. L’accordo va a disciplinare gli elementi essenziali del contratto di espansione, ad esempio i lavoratori interessati. Naturalmente i lavoratori devono uscire su base volontaria in modo anticipato dal lavoro, nessun lavoratore sarà obbligato a rispettare i piani del datore di lavoro. Il consenso deve essere fornito per iscritto.

Il trattamento previsto per la pensione anticipata con contratto di espansione

Il lavoratore fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici riceverà un assegno pari al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’Inps. Per tali periodi il datore di lavoro è obbligato anche al versamento dei contributi previdenziali.

Le aziende hanno la possibilità di offrire il contratto di espansione ai lavoratori a condizione che siano previste nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti. L’obiettivo è fare in modo che le aziende possano avere lavoratori di più giovane età con esperienze professionali e formazione adeguata ai nuovi contesti lavorativi che negli anni sono molto cambiati. Insomma il contratto di espansione mira al ricambio generazionale in azienda.

Leggi anche: Pensione anticipata contratto di espansione: requisiti e costi

Pignoramento pensione, limiti 2023 aggiornati

Il pignoramento della pensione è una particolare forma di pignoramento presso terzi. Siccome l’assegno pensionistico viene utilizzato anche per beni essenziali alla sopravvivenza, sono previsti dei limiti al pignoramento delle somme, gli stessi sono di anno in anno adeguati. Ecco i nuovi limiti per il 2023.

Pignoramento della pensione: cos’è?

Il pignoramento presso terzi è disciplinato dall’articolo 543 del codice civile che prevede il riconoscimento del diritto di un soggetto creditore di aggredire i beni del debitore sebbene gli stessi siano nella disponibilità di terzi soggetti. Con il pignoramento della pensione, l’ente previdenziale riceve da qualsiasi creditore, quindi Agenzia delle Entrate, ma anche banche e privati, un atto del giudice che dispone il pignoramento della quota della pensione. L’ente previdenziale a quel punto prima di erogare gli importi al pensionato, deve versare la quota all’ente creditore.

Si sottolinea che il pignoramento della pensione può essere disposto solo dal giudice.

In alternativa è possibile rivolgersi, sempre dietro provvedimento del giudice, alla banca o alla posta, in questo caso la pensione viene aggredita dopo che è stata erogata al titolare e quindi è l’istituto di credito presso il quale si riceve la notifica a dover provvedere.

Disciplina pignoramento pensione 2023: limiti

In base alla normativa la pensione non può essere oggetto di pignoramento nella sua totalità, vi è una quota non aggredibile, la stessa corrisponde, in base al decreto Aiuti bis – decreto legge 9 agosto 2022 n. 115, a due volte la pensione minima. Di anno in anno quindi il limite cambia, siccome per il 2023 l’assegno minimo è di importo pari a 503,27 euro, la quota non aggredibile è 1.006,54 euro.

Questo non vuol dire che l’importo rimanente può essere pignorato nella sua totalità, su tale quota infatti è possibile “prelevare” il 20%.

Il limite cambia nel caso in cui vi siano più creditori, in questo caso la quota non pignorabile è pari 1,5 volte rispetto all’assegno sociale, mentre la rimanente parte può essere utilizzata per il pignoramento della pensione fino al 40%.

Pignoramento pensione 2023 dall’Agenzia delle Entrate

I limiti sono diversi nel caso in cui il pignoramento della pensione sia effettuato da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo caso si applicano percentuali che variano in base all’importo dell’assegno pensionistico.

  • 1/10 per assegno di importo fino a 2.500 euro;
  • 1/7 per importi compresi tra 2.500 euro e 5.000 euro;
  • 1/5 per importi superiori a 5.000 euro.

Leggi anche: Pignoramento della pensione di invalidità, è possibile?

Pensione lavori usuranti: attenzione alla scadenza del 1° maggio 2023

L’Inps con il Messaggio 1100 del 21 marzo 2023 ha reso note le modalità con le quali accedere alla pensione lavori usuranti anticipata. La domanda deve essere presentata entro il 1° maggio 2023.

Requisiti per accedere alla pensione lavori usuranti

La domanda per il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti che maturano i requisiti previsti dal decreto legislativo 67 del 2011 nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre dello stesso anno, devono presentare domanda entro il 1° maggio 2023. In caso contrario subiscono penalizzazioni.

I requisiti per l’accesso alla pensione lavori usuranti cambiano in base alla categoria di lavoratori. Di conseguenza per:

1) addetti ai lavori usuranti, addetti alla linea catena e conducenti di veicoli adibiti al trasporto collettivo è previsto l’accesso con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni ed età minima di 61 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti e 62 anni e 7 mesi per i lavoratori autonomi. Inoltre è necessario aver raggiunto almeno quota 97,6 per i lavoratori dipendenti e 98,6 per i lavoratori autonomi ( somma età anagrafica e contributi);

2) Lavoratori notturni e a turni: in questo particolare caso i requisiti dipendono anche dal numero di notti effettivamente lavorate.

a) 78 notti l’anno, si applicano gli stessi requisiti previsti nel punto precedente;

b) da 72 a 77 notti l’anno, occorre aver maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni, con un’età minima di 62 anni e 7 mesi se lavoratori dipendenti e 63 anni e 7 mesi se lavoratori autonomi. Anche in questo caso si applicano le quote e sono 98 anni e 6 mesi per i lavoratori dipendenti e 99 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi.

c) lavoratori occupati da 64 a 71 notti l’anno, si prevede il requisito contributivo minimo di 35 anni, il requisito anagrafico minimo è di 63 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti, 64 anni e 7 mesi per gli autonomi. Infine, quota 99,6 per i dipendenti e 100,6 per i lavoratori autonomi.

Come presentare la domanda per la pensione lavori usuranti?

Sottolineiamo che devono presentare la domanda entro il 1° maggio 2023 coloro che ritengono di raggiungere i requisiti che abbiamo visto nell’arco del 2024, quindi con un anno, e oltre, di anticipo. Nel caso in cui la domanda sia presentata oltre il limite che abbiamo visto vi sono delle penalizzazioni sui termini di percezione della pensione lavori usuranti. In particolare ritardo:

  • di un mese per domande presentate con un ritardo inferiore o pari a un mese;
  • due mesi di penalizzazione per coloro che presentano la domanda con un ritardo superiore a un mese, ma inferiore a tre mesi;
  • penalizzazione di 3 mesi nel caso in cui il ritardo rispetto al termine di presentazione della domanda che scade il 1° maggio 2023 sia superiore a 3 mesi.

La domanda per accedere alla pensione lavori usuranti deve essere presentata telematicamente compilando il modulo “AP45” e inserendo la documentazione minima necessaria a dimostrare di aver maturato i requisiti previsti. Per i lavoratori dipendenti è possibile produrre anche documentazione equipollente che sia in grado di fornire indicazioni utili a delineare che effettivamente sono state svolte mansioni usuranti.

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Isopensione 2023: chi può accedere e a quanto ammonta?

L’isopensione 2023 consente di andare in pensione con 7 anni di anticipo rispetto alla pensione ordinaria, può essere però richiesta solo in alcuni casi. Attualmente è prevista la possibilità di accedere all’isopensione fino al 2026, ma ecco le caratteristiche di questo particolare trattamento pensionistico.

Isopensione 2023 o indennità di accompagnamento alla pensione

L’anticipo pensionistico isopensione 2023 non è una vera e propria pensione, ma un’indennità di accompagnamento alla pensione. Il trattamento è disciplinato dall’articolo 1, comma 160 della legge 205/2017 e spetta:

  • ai lavoratori delle aziende che operano nel settore privato e che abbiano almeno 15 dipendenti.

Sono però necessarie ulteriori condizioni e in particolare:

  • per gli uomini avere maturato 42 anni e 10 mesi di contributi;
  • per le donne 41 anni e 10 mesi di contributi.
  • Deve inoltre essere rispettata una finestra di 3 mesi per la richiesta del pensionamento.

Affinché i lavoratori possano accedere all’isopensione 2023 è comunque necessario un accordo di esodo. La normativa prevede che ci sia un accordo tra aziende e le organizzazioni più rappresentative a livello aziendale, per una procedura di licenziamento anche collettivo, ai sensi della legge 223/1991 o per lavoratori in esubero. Purtroppo non è frequente l’accesso a questa forma di accompagnamento alla pensione in quanto il costo è a carico dell’azienda, che deve versare al dipendente l’importo mensile e i contributi figurativi fino al momento in cui il dipendente accederà realmente alla pensione. Inoltre al momento in cui l’iter burocratico con l’Inps si conclude positivamente, l’azienda deve presentare una fideiussione bancaria corrispondente alle somme da versare ai dipendenti.

Differenza tra pensione e isopensione

Per i lavoratori vi è il vantaggio rappresentato dal fatto che non c’è alcuna perdita sull’assegno pensionistico che viene calcolato sui contribuiti effettivamente versati.

Rispetto alla pensione vi sono comunque delle differenze perché sugli importi non vi è diritto alla reversibilità, come invece avviene sulla pensione vera e propria, non si possono ottenere assegni familiari, non si può richiedere la cessione del quinto. Agli importi viene inoltre applicata la tassazione ordinaria.

Per conoscere altre possibilità di pensione anticipata leggi gli articoli:

Opzione donna 2023: è possibile presentare domanda

Ape Sociale: entro il 31 marzo 2023 deve essere chiesto il certificato Inps

Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

 

Pensioni: parte la campagna di accertamento esistenza in vita. Cosa fare?

È partita a marzo la campagna dell’Inps per l’accertamento di esistenza in vita dei pensionati residenti all’estero. Ecco cosa fare.

Accertamento esistenza in vita pensionati: come funziona

L’Inps con il messaggio 794 del 2023 ha reso noto l’inizio della campagna di accertamento di esistenza in vita per i pensionati residenti all’estero che percepiscono la pensione dall’Italia. La campagna è gestita da Citybank, società che si occupa dell’erogazione delle pensioni all’estero. I controlli saranno gestiti in due fasi. La prima fase inizia a marzo 2023 e termina a luglio 2023 e interesserà i pensionati residenti i:

  • America;
  • Asia;
  • Estremo Oriente;
  • Paesi scandinavi;
  • Stati dell’Est Europa e Paesi limitrofi.

A partire dal 20 marzo Citybank invierà ai pensionati che si trovano in questi Paesi i moduli da compilare per l’accertamento dell’esistenza in vita. Il plico, oltre a contenere i moduli contiene anche le istruzioni, la richiesta di documentazione di supporto ( copie documento di riconoscimento) e le indicazioni per contattare Citybank per eventuali chiarimenti.

La documentazione è in doppia lingua: italiano e lingua del Paese di residenza. Il modulo dovrà essere compilato e sottoscritto, con controfirma di un “testimone accettabile” cioè rappresentante di un’Ambasciata o Consolato Italiano ovvero un’Autorità locale abilitata ad avallare la sottoscrizione dell’attestazione di esistenza in vita.

Il modello cartaceo deve essere inviato alla casella postale PO Box 4873, Worthing BN99 3BG, United Kingdom entro il 18 luglio 2023. Nel caso in cui non si adempia entro il termine visto, nel mese di agosto 2023 la pensione potrà essere erogata solo in contanti presso uno sportello Western Union, in questo modo sarà comunque possibile procedere all’accertamento dell’esistenza in vita. Nel caso in cui nel mese di agosto non si riscuota la pensione in contanti presso Western Union, nel mese si Agosto 2023 la pensione sarà sospesa.

Accertamento esistenza in vita: per quali pensionati i controlli partono a settembre?

La seconda fase dell’accertamento di esistenza in vita parte il 20 settembre 2023 e termina a gennaio 2024. I pensionati dovranno far pervenire l’attestazione a Citybank entro il 18 gennaio 2024. Riguarda pensionati italiani residenti in:

  • Europa;
  • Africa;
  • Oceania.

In questo caso il pagamento in contanti presso Western Union deve avvenire nel mese di febbraio e la sospensione dell’erogazione è a marzo. Le modalità sono le stesse che abbiamo visto in precedenza.

Infine, si ricorda che l’Inps ha comunicato che indipendentemente dalla residenza, al fine di evitare truffe si può procedere all’accertamento generalizzato dell’esistenza in vita.

Cause di esclusione dell’accertamento

L’Inps ha previsto dei casi in cui non è necessario procedere all’accertamento dell’esistenza in vita. Si tratta di:

  • pensionati che in prossimità dell’avvio della verifica hanno riscosso almeno una volta la pensione in contanti presso sportelli Western Union;
  • Pensionati che sono oggetto di scambi mensili di informazioni con lo Zaklad Ubezpieczen Spolecznych (ZUS) polacco;
  • pensionati a cui la prestazione pensionistica era stata già sospesa in precedenza per non aver ottemperato all’obbligo di accertamento.

Sono inoltre esclusi i pensionati:

  • per i quali sono in corso scambi mensili con le istituzioni previdenziali tedesche e svizzere e con la CNAV francese;
  • con residenza in Belgio e beneficiari di trattamenti pensionistici comuni con il Service Fédéral des Pensions (SFPD).

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Ape Sociale: entro il 31 marzo 2023 deve essere chiesto il certificato Inps

La disciplina in materia di pensioni prevede la possibilità di sfruttare tre scivoli pensionistici: opzione donna, Quota 103 e Ape Sociale. Chi vuole andare in pensione con l’Ape Sociale, entro il 31 marzo 2023 deve necessariamente richiedere il certificato Inps attestante che il lavoratore ha maturato i requisiti per andare in pensione.

Cos’è l’Ape Sociale e come funziona?

L’Ape Sociale è uno degli scivoli pensionistici maggiormente apprezzati, per poter però andare in pensione anticipatamente è necessario avere maturato determinati requisiti, cioè:

  • Disoccupati con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi, deve trattarsi di persone in stato di disoccupazione in seguito a cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria e che abbiano già esaurito la percezione della Naspi.
  • Caregivers con almeno 63 anni di età e 30 di contributi e che al momento della presentazione della domanda prestino assistenza a coniuge, alla persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (legge 104). Dal 2018 è possibile usufruirne anche nel caso in cui l’assistenza sia in favore di un parente di secondo grado, ma solo nel caso in cui i parenti di 1° grado siano impossibilitati.
  • Invalidi civili con percentuale di invalidità almeno del 74% e sempre con 63 anni di età e 30 di contributi.
  • Chi svolge lavori gravosi, anche in questo caso deve essere rispettato il requisito anagrafico dei 63 anni di età, sono invece richiesti 36 anni di anzianità contributiva di cui almeno sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci con lavori gravosi. Per gli operai edili il requisito contributivo è di 32 anni.

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Entro quando deve essere richiesto il certificato Inps per l’Ape Sociale?

Per poter andare in pensione con l’Ape Sociale è necessario richiedere all’Inps il certificato che attesta che sono rispettati i requisiti, la normativa prevede però dei termini o meglio delle finestre temporali per poter richiedere tale certificato.

Le finestre sono:

  • 31 marzo 2023
  • la successiva finestra si apre il primo aprile e si chiude il 15 luglio 2023;
  • la terza finestra si apre il 16 luglio e si chiude il 30 novembre 2023.

Alla scadenza di ciascuna finestra l’Inps provvede a comunicare l’esito dell’istruttoria, anche qui i tempi sono contingentati:

  • per la prima finestra il termine è 30 giugno 2023;
  • seconda finestra 15 ottobre 2023;
  • terza finestra non oltre il 31 dicembre 2023.

Deve essere sottolineato che contestualmente alla richiesta del certificato Inps per l’Ape Social, si può presentare anche la domanda di pensione, naturalmente solo dopo aver certificato la presenza dei requisiti, l’Inps provvederà ad accettare anche la domanda di pensione, ma in questo modo è possibile accorciare i termini. Questo vuol dire che chi lascia scadere la finestra del 31 marzo 2023 pur avendo maturato i requisiti, dovrà poi attendere molti mesi per poter accedere.

Quota 103, al via le domande per andare in pensione

Quota 103 ha la sua finestra utile per poter andare in pensione. Ecco le date e come procedere per cercare di lasciare il lavoro e godersi la vita.

Quota 103, al via le domande

Andare in pensione è sempre un momento importante che segna una svolta nella vita di un lavoratore. Andare in pensione e godersi la vita, magari usufruendo del trattamento di fine rapporto per fare cose che giornalmente non si ha avuto il tempo o la disponibilità. A pensarci è sempre l’Inps, l’istituto nazionale di previdenza sociale che ha pubblicato un nuovo messaggio.

Come previsto dalla legge di Bilancio è possibile aderire a quota 103 che prevede almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Il sistema dell’Inps è già attivo e consente quindi di poter presentare la propria istanza di pensione anticipata flessibile. La «pensione anticipata flessibile» si rivolge a tutti i lavoratori dipendenti, anche del pubblico impiego, autonomi e parasubordinati in possesso di 62 anni e 41 anni di contributi al 31 dicembre 2022 o che li matureranno tra il 1° gennaio 2023 ed il 31 dicembre 2023.

Quali sono le date previste per presentare istanza

La prima finestra è prevista per il primo aprile 2023 per il settore privato in caso di requisiti ottenuti al 31 dicembre 2022 e il primo agosto 2023 per i dipendenti pubblici. La finestra mobile per chi ha ottenuto i requisiti da gennaio 2023 è di tre mesi per il privato e sei per il pubblico. In ogni caso la prima finestra sarà ad agosto.

Come e dove presentare le domande?

Le domande possono essere presentate direttamente sul sito dell’Inps. L’accesso è possibile attraverso l’accesso con Spid, il sistema pubblico di identità digitale almeno di livello 2. Tuttavia può anche essere utilizzata la CNS, carta nazionale dei servizi ed il CIE, cioè la carta di identità elettronica 3.0. Inoltre è possibile anche utilizzare i servizi tematici offerti dai Patronati riconosciuti dalla legge e dislocati in tutto il territorio nazionale. Infine può essere chiamato il Contact Center Integrato attraverso il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento).

Si ricorda che lo schema di quota 103 prevede anche un bonus per chi decide di continuare a lavorare anche se in possesso dei requisiti per l’uscita anticipata. Più che altro si tratta di un esonero contributivo di circa il 10%, che consente un aumento dello stipendio della stessa misura. Nello stesso tempo, l’importo della pensione rimane congelata al livello maturato al momento del rinvio e utilizzabile quando si potrà andare in pensione.