Pagare bollette e versamenti con Cbill del circuito PagoPa: che cos’è e come si fa

Cbill è un sistema bancario innovativo che permette di pagare bollette e di effettuare versamenti alla Pubblica amministrazione utilizzando il servizio PagoPa. Si tratta pertanto di un canale di pagamento che mette d’accordo banche, imprese e Amministrazioni pubbliche. Il canale Cbill consente di semplificare i pagamenti perché si può utilizzare il servizio direttamente dall’area personale dell’Internet Banking.

Cosa si può pagare con Cbill?

Utilizzando il servizio innovativo Cbill si possono pagare le fatture, le bollette e le tasse. Il sistema consente i pagamenti in modo sicuro, semplice e veloce. Dall’area personale del proprio Internet Banking si possono pagare i bollettini di numerose Pubbliche amministrazioni, ma anche quelli delle imprese private. Il servizio consente inoltre di tenere tutto sotto mano, con la possibilità di poter avere in pochi istanti la ricevuta dell’avvenuto pagamento.

Il servizio di pagamento Cbill si trova nella propria area personale dell’Internet Banking?

Per poter verificare di avere accesso al servizio di pagamento Cbill è necessario scoprirlo nella propria area personale dell’Internet Banking. Per scoprire se la propria banca è attiva riguardo al servizio Cbill si può fare una ricerca nella Rete per nome della banca e codice Abi. In alternativa, sulla Rete si può scaricare l’elenco completo di tutte le banche che offrono il servizio Cbill e che aderiscono al servizio PagoPa. Con la ricerca della propria banca, è possibile verificare attraverso quali canali l’istituto offre questo servizio. Ad esempio, tramite Internet Banking, sportello o Atm.

Chi si può pagare con il servizio Cbill?

Per poter verificare che una Pubblica amministrazione o una impresa privata sia abilitata al pagamento attraverso il servizio Cbill, si può fare una ricerca in Rete. In questo caso è necessario inserire:

  • il nome;
  • oppure il codice Sia. Si tratta dei cinque caratteri alfanumerici (ad eccezione della lettera O di Otranto), che viene richiesto da una banca per conto di una società interessata. Una volta assegnato, il codice rimane associato alla società che può utilizzarlo a livello interbancario per propri flussi finanziari;
  • o, in alternativa, il codice fiscale del fatturatore.

Per semplificare la ricerca si può selezionare “PagoPa” o “Privati” a seconda che si tratti, rispettivamente, di una Pubblica amministrazione o una società privata.

Come utilizzare il servizio Cbill on line?

Per effettuare dei pagamenti on line è necessario verificare l’esistenza del logo Cbill oppure di quello del PagoPa sul bollettino. Con questi loghi si possono pagare gli avvisi emessi da molte Pubbliche amministrazioni che aderiscono al sistema PagoPa e di migliaia di imprese private aderenti a Cbill. Per utilizzare il servizio, è necessario accedere alla propria banca on line o all’app mobile. Se sul bollettino c’è il logo del servizio è dunque possibile procedere con il pagamento. Per molte applicazioni bancarie si può utilizzare il servizio selezionando “Pagamenti” o “Ricariche F24”. Una volta selezionato il pagamento, è necessario inserire il codice univoco e l’importo da pagare per poi confermare.

Servizio di pagamento Cbill, si paga?

Varie banche applicano delle commissioni sui pagamenti effettuati con il sistema Cbill. Per farsi un’idea, ecco quali sono le tipologie di costi che possono presentarsi e quali potrebbero essere gli importi approssimativi:

  • utilizzare Cbill via internet o attraverso l’applicazione mobile Internet Banking può costare interno ai 2,5 euro;
  • se ci si rivolge alla filiale si può procedere con l’addebito in conto corrente. In questo caso si pagano in media 3 euro;
  • il pagamento in cassa presso le filiali costa circa 5 euro;
  • il pagamento presso gli sportelli Atm abilitati al servizio costano in media 2 euro.

Come si possono fare i pagamenti alla Pubblica amministrazione con PagoPa?

Il servizio consente ai soggetti che accedano al servizio di pagamento Cbill di pagare direttamente dalla propria banca gli avvisi di pagamento emessi delle Pubbliche amministrazione con il sistema PagoPa. Cbill rappresenta proprio uno dei canali abilitati sul circuito PagoPa. In caso di avviso di pagamento da una Pubblica amministrazione, è necessario verificare che sull’avviso stesso sia presente il logo PagoPa. In questo caso, e se la propria banca è già attiva sul circuito, si può proseguire con il pagamento on line. Con Cbill si può pagare anche il bollo auto, entrando nella sezione apposita della propria area personale dell’Internet Banking e inserendo la propria targa.

Cbill, come possono utilizzare il servizio le aziende private?

Il servizio di pagamento Cbill può essere utilizzato anche dalle aziende private. Si possono far pagare i bollettini on line ai propri clienti attraverso il canale Cbill che permette di semplificare i versamenti e abbreviare i passaggi per l’operazione. Infatti, anche nel business privato, Cbill permette di utilizzare un’infrastruttura on line condivisa dalle banche. In questo modo, i clienti possono pagare le bollette attraverso le modalità a disposizione di Cbill, qualunque sia la banca di appartenenza.

Bollo auto, i trucchi per non pagare vengono dalla Cassazione

Oggi andremo a verificare alcune soluzioni, che potremmo definire “trucchi” per non pagare, il bollo auto. Andiamo a scoprire cosa accade a detta della Cassazione, in merito ai bollo auto.

Bollo auto, di cosa si tratta

Innanzitutto, soprattutto per i neo patentati o per coloro che ancora non sono pratici di auto e del loro mantenimento, andiamo a specificare cosa è il bollo auto.

Il bollo auto, spesso definito anche come il “calcolo della tassa regionale automobilistica” non è altro che un tributo regionale il cui versamento spetta a tutti i possessori di un’auto indicati dal Pubblico Registro Automobilistico.

Appurato ciò, andiamo a vedere cosa ci dice la Cassazione, curiosamente, per non pagarlo.

Bollo auto, come non pagarlo

Già potremmo dire che il bollo auto sia una delle tasse più evase dagli italiani. Una tassa di possessione e non più di circolazione che va pagato ogni anno, indipendentemente dal fatto che il veicolo venga utilizzato o meno. Il pagamento, infatti, lo deve effettuare anche chi parcheggia l’auto in garage, chi è all’estero per lavoro, l’erede che ha lasciato la macchina del defunto nel cortile condominiale in attesa di dividere la successione con gli altri familiari. 

La prima possibilità, o possiamo dire il primo trucco per non pagare il bollo auto passa per la verifica del rispetto dei termini da parte dell’ente titolare del credito.

Per riscuotere il bollo auto, è necessario prima inviare al titolare del veicolo un avviso di pagamento. Da questa premessa parte il “trucco”. Dunque, a spedirlo deve essere l’ente titolare del credito che è, di regola la Regione, tranne per il Friuli Venezia Giulia e per la Sardegna ove la competenza è dell’Agenzia delle Entrate.

Tale avviso, però, ricorda una recente sentenza della Cassazione, deve essere spedito entro il 31 dicembre del terzo anno successivo rispetto a quello in cui era dovuto il pagamento. Diversamente, la richiesta di pagamento del bollo è illegittima.

Prescrizione del bollo auto

Il bollo auto è provvisto di un termine di prescrizione di 3 anni: il più breve di tutte le imposte. Da questa premessa significa che chi dimentica di pagare il bollo auto può ricevere un accertamento solo per le ultime tre annualità e non per quelle anteriori. 

Quindi, ogni richiesta di pagamento del bollo ha una data di scadenza che è sempre di 3 anni. Questo non vale soltanto per l’avviso di pagamento, bensì anche per le successive cartelle esattoriali.

Dunque, possiamo accertare che la cartella per bollo auto che viene notificata dopo 3 anni da quando il bollo doveva essere versato può essere annullata dinanzi alla Commissione tributaria provinciale.

Inoltre, qualora l’importo fosse inferiore alla somma di tremila euro, il contribuente può anche presentare il ricorso da solo, senza usufruire di un’assistenza di avvocato e quindi senza ulteriori spese.

Mancata notifica di pagamento

Va precisato che per poter emettere cartella di pagamento, il contribuente deve aver ricevuto l’accertamento fiscale della Regione o dell’Agenzia delle Entrate. In caso contrario, quella cartella, risulterebbe nulla.

Capita, quindi, talvolta che questa notifica non avvenga o vengano disperse le prove amministrative. Per cui, chi riceve la cartella potrebbe pure contestare l’omessa notifica dell’avviso di pagamento che l’ente titolare del credito deve spedire.

Ecco che dunque, il pagamento del bollo auto andrebbe, legittimamente, a mancare.

Dunque, queste erano alcune papabili situazioni, coincidenze fortunose potremmo dire, in cui la Cassazione certifica che il pagamento del bollo auto può venire meno senza conseguenze per il mancato pagamento.

Questo è quanto vi fosse di più necessario da sapere in merito alle possibilità di non pagare il bollo auto, con queste curiose tipologie di “trucchi” leciti.

Auto noleggio o leasing: chi paga il bollo auto?

Molto spesso ci si chiede come funziona il noleggio auto o il leasing, per quanto riguarda il pagamento del bollo auto. In questa rapida ed esaustiva guida a riguardo, andremo a dare risposta proprio a questa domanda.

Bollo auto, cosa è

Ovviamente, chi è in possesso di una vettura da un po’ di tempo saprà benissimo di cosa si parla quando si fa riferimento al bollo auto.

Probabile che invece non si abbia risposta in merito, per coloro che sono neo patentati o semplicemente ancora non posseggono una automobile. Quando si parla di bollo auto, dunque si fa riferimento a quella tassa da pagare per il solo possesso di una autovettura.

Una sostituzione di quello che una volta era la tassa di circolazione, ma che adesso è divenuta una tassa di possesso. Non importa che l’auto circoli o stia ferma, si paga il semplice fatto di averla. Un po’ come il canone RAI per il possesso del televisore, anche se non passiate sui canali RAI manco per sbaglio.

Bollo auto, come funziona per auto a noleggio

Ma, dunque come funziona il pagamento del bollo auto, qualora voi abbiate la vettura a noleggio?

Ovviamente facciamo riferimento a chi noleggia un auto a lungo termine. Il Noleggio a Lungo Termine permette di disporre di un’auto o un mezzo commerciale per un periodo di noleggio maggiore di 24 mesi. Il contratto viene tarato in base alla durata, al chilometraggio totale e ai servizi sottoscritti a seconda delle singole esigenze.

La risposta a questa domanda è presto data. Di fatto, la nuova legge prevede che le società di noleggio a lungo termine debbano pagare il bollo dei veicoli in base alla regione nella quale risiede il cliente che prenderà il veicolo (quando si tratta di un privato) o della regione in cui ha la sede legale la società del cliente locatario, in caso di clienti con partita IVA.

Come è, invece la situazione per chi ha un auto in leasing? Andiamolo a scoprire nel prossimo paragrafo.

Bollo auto, come funziona in leasing

In primo luogo, partiamo col definire cosa si intende quando si parla di acquistare un auto in leasing.

Il leasing non è altro che un contratto mediante il quale un operatore finanziario acquista una vettura per conto di un cliente, concedendogli l’utilizzo a fronte del pagamento di un canone mensile e di un anticipo (chiamata anche “maxirata”).

E come funziona, quindi il pagamento del bollo auto, per chi ha acquistato una vettura in leasing?

Anche qui, la risposta è presto data. Per i veicoli concessi in locazione finanziaria, l’unico soggetto tenuto al pagamento della tassa automobilistica regionale l’utilizzatore, anche per i rapporti anteriori al 15 giugno 2016.

Ma come pagare il bollo auto in leasing?

Questa è un’altra questione che arrovella un po’ le menti di chi sta per affrontare un leasing. Ma anche in questo caso, la risposta è presto data. E ve la diamo di seguito.

Il Decreto legge Fiscale 2020 ha stabilito che, da gennaio 2020, il bollo auto e il bollo auto in leasing dovranno essere corrisposti “esclusivamente” attraverso il sistema di pagamenti elettronici di PagoPa. Quindi una meccanica di pagamento univoca che non lascia dubbi.

Dunque, queste erano le domande più frequenti tra i contribuenti e gli automobilisti, in merito alla questione del bollo auto. E queste erano le risposte più necessarie in merito alla questione. Ora, non vi resta che tornare alla guida serenamente e attendere la prossima data di scadenza del bollo auto.

 

Prescrizione bollo auto: quando si può non pagarlo più?

Il bollo è una delle tasse meno amate dai cittadini e, a volte per dimenticanza, altre per mancanza di liquidità oppure per il desiderio di evadere questo balzello,  capita che il contribuente non paghi il bollo auto. In questi casi è possibile avvalersi della prescrizione del bollo auto, ma quando matura?

La prescrizione del bollo auto

La prescrizione del bollo auto si verifica dopo 3 anni da quello successivo rispetto alla scadenza. Per avere però la prescrizione devono verificarsi anche altre condizioni e in particolare vi deve essere un’inerzia dell’ente che deve riscuotere, si tratta della Regione oppure dall’Agenzia delle Entrate che si occupa della riscossione in Friuli Venezia Giulia e Sardegna.

La normativa da applicare è l’art. 5 del D.l. 953/82, modificato dall’art. 3 del D.l. 2/86 convertito nella legge 60/86: “l’azione dell’Amministrazione finanziaria per il recupero delle tasse dovute dal 1° gennaio 1983 per effetto dell’iscrizione di veicoli o autoscafi nei pubblici registri e delle relative penalità si prescrive con il decorso del terzo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento”.

Le Regioni non possono derogare ai termini di prescrizione del bollo auto

Va precisato che la Corte Costituzionale in un’importante pronuncia, la sentenza 311 del 2003, stabilisce che in realtà il bollo auto è un tributo attribuito alla Regione, ma non istituito dalle regioni e di fatto è un tributo statale e di conseguenza le Regioni non possono stabilire proroghe o condoni. Discende da questo postulato che l’applicazione del termine di prescrizione non può essere oggetto di deroga da parte delle Regioni ed è unico in tutto il territorio nazionale.

La sentenza è il frutto dell’impugnazione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri  di una normativa della Regione Campania che istituiva un termine di prescrizione più lungo per il bollo auto, motivando tale scelta con la difficoltà di riscuotere in un così breve lasso di tempo anche a causa della modifica dei sistemi ACI. La Corte Costituzionale ha ravvisato nella norma  anche una discriminazione dei cittadini campani rispetto alla totalità dei contribuenti. Questo implica che se una Regione, oltre il termine di prescrizione, in forza di una legge regionale,  dovesse chiedere ai contribuenti il pagamento del bollo auto prescritto, l’atto deve essere impugnato.

 Cosa interrompe il termine di prescrizione?

Il termine di prescrizione inizia a decorrere dall’anno successivo rispetto alla scadenza, quindi se il bollo scade il 31 ottobre 2020, il termine di prescrizione inizia a decorrere dal 1° gennaio 2021 e termina il 31 dicembre del terzo anno successivo (31 dicembre 2023). Ciò implica che dal 1° gennaio del 2024 l’amministrazione non potrà richiedere il pagamento del bollo auto scaduto.  Nel frattempo però l’ente che riscuote la tassa potrebbe accorgersi del mancato pagamento e in questo caso invia un avviso bonario in cui si invita il contribuente a effettuare il pagamento. Tale notifica va ad interrompere il termine di prescrizione che  inizia a decorrere nuovamente il giorno successivo rispetto a quello in cui il contribuente ha ricevuto l’avviso.  A questo punto il contribuente può pagare, contestare il mancato pagamento,  ad esempio presentando la ricevuta del pagamento effettuato,  o continuare ad omettere il pagamento.

L’iscrizione a ruolo delle somme

Se trascorrono 3 ulteriori anni senza nessuna notifica c’è la prescrizione, ma in caso contrario e quindi se vi è il secondo passo solitamente fatto dall’amministrazione, cioè  l’iscrizione a ruolo delle somme e la notifica della cartella esattoriale in cui il contribuente viene invitato a sanare la posizione entro 60 giorni, questo atto va di nuovo a interrompere i termini di prescrizione, che ricominciano poi a decorrere nuovamente. Si deve ricordare che dopo la notifica della cartella esattoriale, il contribuente può proporre opposizione, ma in assenza di ricorso o di pagamento entro i termini stabiliti, l’amministrazione procede ad inviare il preavviso di fermo e dopo 30 giorni il fermo amministrativo sarà attivo, quindi l’auto non potrà circolare. Il ricorso avverso la cartella esattoriale interrompe i termini di prescrizione che ricominciano a decorrere quando il giudizio sarà concluso e il provvedimento divenuto definitivo.

Quando si verifica la prescrizione del bollo auto?

In linea di massima la prescrizione può verificarsi anche dopo molti anni rispetto alla scadenza iniziale. Per ridurre il carico pendente delle riscossioni, il decreto fiscale 2019 ha previsto la cancellazione delle imposte scadute e non riscosse e tra queste il bollo auto scaduto tra il 2000 e il 2010, ciò fino all’importo massimo di 1000 euro che deve però comprendere anche interessi e sanzioni e quindi non il bollo “puro”. La cancellazione di tali importi avviene in modo automatico. Inizialmente su tale norma c’è stata molta confusione infatti molte Regioni hanno ritenuto che in realtà il decreto fiscale 2019 non si riferisse anche al bollo auto, a chiarire i dubbi è intervenuto il Ministero con una sua nota che ha appunto previsto che nel decreto strappa-cartelle rientrava anche il bollo auto.

 Cosa fare se c’è la notifica di una cartella esattoriale per bollo auto scaduto e prescritto?

La prima cosa da fare è valutare bene se i termini sono realmente prescritti oppure se è stato notificato un atto di accertamento. Se si è sicuri della prescrizione si può procedere con un’istanza di sospensione legale della riscossione; l’ente deve rispondere a tale istanza entro 220 giorni, se non lo fa il debito si intende prescritto.

In alternativa o contemporaneamente  si può proporre ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale, in questo caso inizia una vera procedura giudiziaria volta ad accertare se effettivamente la prescrizione è maturata.

Il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica dell’atto; la richiesta di sospensione legale della riscossione non interrompe i termini per la proposta del ricorso alla commissione tributaria.

Bollo auto storiche: in quali casi non si paga o si paga meno?

Non tutti i possessori di un veicolo sono tenuti al pagamento del bollo auto. In alcuni casi, il tributo regionale è dovuto in misura ridotta o addirittura se ne è esentati.

Uno di questi, riguarda il possesso delle auto storiche che consente di beneficiare di determinate agevolazioni. Infatti, i veicoli con un’età compresa tra i 20 e i 29 anni possono usufruire di un’esenzione o di una riduzione del pagamento del bollo auto. Ma entriamo nel dettaglio.

Agevolazioni bollo auto storiche

Come accennato poc’anzi, chi possiede un’auto storica tra 20 e 29 anni di vita non gode dell’esenzione totale dalla tassa automobilistica, ma può fruire di uno sconto sul pagamento. Se le auto storiche che hanno tra i 20 e i 29 anni detengono un certificato di rilevanza storica (CRS), i loro proprietari devono versare solamente il 50% del valore del bollo auto.

Per quanto concerne i veicoli con più di 20 anni d’età, privi di del certificato di rilevanza storica, ma che possiedono l’attestazione storica FMI o ASI, i relativi proprietari godono di uno sconto del 10% sul pagamento della tassa automobilistica.

Bollo auto d’epoca

Da non confondere con le auto storiche, sono le auto d’epoca che hanno caratteristiche differenti. Le auto d’epoca si distinguono per non essere più idonee alla circolazione su strada, eccezion fatta per gli eventi o manifestazioni che prevedono la loro presenza. Inoltre, esse devono iscritte in un apposito elenco predisposto dal Ministero dei Trasporti e cancellate dal Pubblico Registro Automobilistico.

A tal proposito, c’è da sottolineare che, invece, le auto storiche sono regolarmente iscritte al PRA e ovviamente circolanti su strada.

In pratica, le auto d’epoca rappresentano delle auto da collezione e in quanto tali, il possessore di una di esse è esentato dal pagamento del bollo auto.

Bollo auto storiche: quando scatta l’esenzione?

Abbiamo detto che le auto storiche godono generalmente di una riduzione del versamento della relativa tassa di possesso che va effettuata alla Regione di appartenenza, pari al 50% se con età compresa tra i 20 e i 29 anni con CRS, e nella misura del 10% se hanno oltre 20 anni con attestazione ASI o FMI, ma prive di CRS.

La situazione cambia per le auto storiche ultratrentennali. In tal caso, scatta automaticamente l’esenzione del bollo per i proprietari, a prescindere dall’iscrizione o meno al registro storico. Tuttavia, i possessori di veicoli che hanno più di 30 anni ma sono ancora in circolazione su strada, sono tenuti al pagamento del bollo auto, anche se per un importo esiguo che varia a seconda del regolamento della Regione.

L’esenzione dal pagamento del bollo auto relativo al possesso di auto storiche è vincolato anche al mancato uso professionale, né devono essere utilizzate nell’esercizio di attività d’impresa, arti o professioni.

Importo bollo auto storiche regionale

Le auto storiche ultratrentennali ma che sono ancora circolanti, abbiamo detto che non sono esentate dal versamento della tassa automobilistica, ma che l’importo da pagare è decisamente basso. A tal proposito, ecco la tabella regionale:

  • Abruzzo: 31,24 euro
  • Basilicata: 25,82 euro
  • Provincia autonoma di Bolzano: 25,82 euro
  • Calabria: 30,00 euro
  • Campania: 31,24 euro
  • Emilia Romagna: 25,82 euro
  • Friuli Venezia Giulia: 25,82 euro
  • Lazio: 28,40 euro
  • Liguria: 28,40 euro
  • Lombardia: 30,00 euro
  • Marche: 27,88 euro
  • Molise: 28,00 euro
  • Piemonte: 30,00 euro
  • Puglia: 30,00 euro
  • Sardegna: 25,82 euro
  • Sicilia: 25,82 euro
  • Toscana: 29,82 euro
  • Provincia autonoma di Trento: 25,82 euro
  • Umbria: 25,82 euro
  • Valle d’Aosta: 25,82 euro
  • Veneto: 28,40 euro

Bollo auto storiche 2021

Per quanto concerne le auto storiche con più di 20 anni, il bollo 2021 mantiene le stesse agevolazioni suddette. Ma ci sono delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2021. una di queste, riguarda la possibilità di mettere le targhe originali alle auto storiche, le quali possono essere richieste dalla Motorizzazione civile per le auto che hanno un interesse storico e collezionistico.

Le targhe originali possono essere richieste anche per i veicoli iscritti al PRA e successivamente cancellati d’ufficio o previo domanda del vecchio proprietario.

Per approfondire il tema trattato in questo articolo, puoi leggere anche:

Bollo auto: come controllare la data di scadenza e lo stato dei pagamenti

Il bollo auto è una tassa regionale che va pagata ogni anno dai possessori di un veicolo. Non è infrequente dimenticare la data di scadenza di tale tributo, così come, chiedersi se il pagamento è avvenuto negli anni precedenti. In questo articolo, illustriamo come controllare e verificare tutto questo.

Bollo auto: come verificare la scadenza

La data di scadenza del pagamento della tassa automobilistica può essere controllata in diverse modalità. La più immediata, consiste nel verificare l’ultima ricevuta di pagamento del bollo auto, riportante l’importo, le informazioni sul veicolo, le date di inizio e di fine validità.

Nell’impossibilità di effettuare tale controllo, magari perché è stata smarrita la ricevuta, è possibile verificare la scadenza del tributo regionale inerente il possesso dell’auto che si rinnova annualmente, visitando il sito dell’ACI o dell’Agenzia delle Entrate. Una volta effettuato l’accesso, basterà seguire la procedura per conoscere la data di scadenza.

Un’altra alternativa per capire qual è la data di scadenza del bollo auto, è recarsi nella delegazione ACI più vicina oppure in un’agenzia di pratiche auto. Non c’è dubbio, che per chi ha una certa dimestichezza con l’uso del pc o di un dispositivo mobile, sia molto più comodo effettuare il controllo via internet.

E’ consigliato verificare la data di scadenza del bollo auto per evitare di incorrere in sanzioni e interessi che scattano a causa del pagamento ritardato della tassa.

Controllare lo stato dei pagamenti del bollo auto

Al fine di evitare l’arrivo inatteso di una cartella esattoriale riguardante il mancato pagamento del bollo auto negli anni precedenti, è possibile effettuare un controllo in modo rapido ed efficace.

Tale verifica prevede la percorrenza di diverse strade. Una consiste nell’accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate, un’altra prevede l’accesso al sito dell’ACI. Ma è possibile controllare scadenze e pagamenti del bollo auto anche tramite un rivenditore Lottomatica, Home Banking e ATM. Inoltre è possibile utilizzare delle apposite app, come Verifica RCA Italia per cui basta inquadrare la targa del veicolo con la fotocamera dello smartphone. Oppure iTarga scaricabile su Apple Store ma disponibile anche su smarphone Android.

ACI Space è l’app ufficiale dell’ACI e permette, tra le altre cose, di controllare lo stato dei pagamenti della tassa automobilistica degli ultimi anni. E’ disponibile sia su smartphone Android che iOS.

Scanner Veicoli disponibile su iOS e Android consente di verificare anche se è stato pagato il bollo e la scadenza.

Verifica pagamenti bollo auto tramite l’Agenzia delle Entrate

Per effettuare il controllo dei pagamenti della tassa automobilista, basta digitare l’indirizzo agenziaentrate.gov.it. All’apertura della home page del portale dell’Agenzia delle Entrate, si deve individuare la sezione Servizi e tra i vari link presenti, cliccare su Calcolo bollo auto. Dopodiché, si aprirà la pagina Calcolo bollo auto in base alla targa.

In questa sezione è possibile accedere, non solo al calcolo del bollo auto ma anche allo stato del pagamento. Nella parte sinistra della pagina, infatti, tra i vari link presenti, è possibile cliccare su “controllo pagamenti effettuati” per poi accedere ad una ulteriore pagina dopo aver cliccato su “accedi al servizio”.

Sarà sufficiente poi indicare la Regione di beneficiaria del bollo, l’anno di riferimento, la tipologia di veicolo e la targa dello stesso per effettuare la verifica.

Tuttavia, il suddetto servizio disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate riguarda solo alcune Regioni: Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Marche, Sicilia e Valle D’Aosta. Motivo per cui, l’alternativa è collegarsi al portale dell’ACI.

Controllo pagamenti bollo auto tramite il portale dell’ACI

Per verificare lo stato dei pagamenti del tributo regionale relativo al possesso di un veicolo mediante il sito dell’ACI, basta digitare l’indirizzo aci.it. Nella home page basta cliccare sul link Servizi per essere indirizzati in una nuova pagina dove sarà possibile verificare il bollo auto cliccando sul link Bollo auto posizionato sulla sinistra ed una volta aperta la pagina dedicata sarà necessario cliccare sul collegamento “assistenza bollo” presente in basso a destra.

Qualora si sia ricevuto l’avviso di pagamento del bollo auto da parte di una delle Regioni indicate nella pagina dedicata (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Provincia Autonoma di Bolzano e Provincia Autonoma di Trento), sarà sufficiente indicare il proprio indirizzo mail, il numero della pratica, l’anno e la Regione dell’accertamento, il tipo di veicolo, ed il numero di targa per poi verificare il pagamento del bollo auto.

Infine ci sono altre Regioni che gestiscono in modo completamente autonomo sia il pagamento del bollo auto (che fa effettuato in questi casi tramite la piattaforma pagoPa), sia il successivo controllo di eventuali arretrati da pagare.

Ma cosa succede in caso di pagamento effettuato in ritardo rispetto alla data di scadenza del bollo auto? Per approfondire l’argomento nel dettaglio, ti consigliamo la seguente lettura:

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Esenzione bollo per disabilità: quando spetta

Tra le agevolazioni previste dalla legge 104/92 c’è anche l’esenzione bollo auto. Tuttavia, i disabili che ne possono beneficiare devono possedere determinati requisiti. Quali sono, come presentare domanda e la procedura da seguire, lo spieghiamo in questo articolo.

Esenzione bollo disabilità: a chi e quando spetta

Come già detto, i soggetti che rientrano tra i beneficiari della legge n. 104 del 1992 possono ottenere l’esenzione dal pagamento del bollo auto, tramite richiesta con relativa documentazione, da inoltrare all’INPS. Ma chi è ritenuto disabile?

L’art. 3 della predetta legge stabilisce che il disabile è una persona portatrice di handicap, ossia un soggetto che presenta limitazioni di tipo sensoriale, fisico e psichico stabilizzato o progressivo, causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o d’integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.

L’esenzione dal pagamento della tassa di possesso dell’auto, non è concessa alle persone che presentano uno svantaggio fisico o psichico temporaneo.

Gli invalidi civili, al pari dei sordomuti, non vedenti e ipovedenti rientrano nella categoria dei disabili che può beneficiare dell’esenzione bollo auto. Sono dichiarati invalidi civili, coloro la cui la prestanza fisica o psichiatrica deve essere limitata tanto da provocare la riduzione permanente della capacità lavorativa a 1/3 circa.

Cosa fare per non pagare il bollo auto con la legge 104

Si può evitare di pagare il bollo auto fruendo dell’esenzione bollo auto prevista dalla legge 104/92, se si è in possesso di determinati requisiti che non riguardano solo la salute, ma anche il reddito e l’auto. Inoltre, è necessario inviare la domanda tramite il sito dell’INPS seguendo un iter ben preciso.

Esenzione bollo auto 104: requisiti

L’esenzione dal pagamento del bollo auto tramite legge 104 spetta solo per i seguenti tipi d’invalidità documentati:

  • con patologia che comporta ridotte o impedite capacità motorie permanenti;
  • con patologia che comporta grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni;
  • mentale o psichica;
  • cecità o sordità;

L’ASL o un’altra struttura autorizzata deve riconoscere la disabilità legata a capacità motorie ridotte o impedite, dovuta a handicap che comporti limitazioni gravi nella capacità di deambulazione, per problemi alla vista (cecità totale o minorazioni visive), per sordità apparsa prima dell’apprendimento del linguaggio orale o alla nascita, causa minorazioni sia fisiche che psichiche la cui natura ha determinato il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.

Esonero bollo auto legge 104: a chi deve essere intestata l’auto

L’esenzione dal pagamento del bollo auto previsto dalla legge 104 spetta solo nel momento in cui il veicolo è intestato al soggetto disabile o a un suo familiare cui risulti fiscalmente a carico.

Il cittadino disabile che possiede più veicoli può fruire dell’esonero della relativa tassa di possesso solo per una vettura che dovrà indicare al momento della richiesta.

Se il veicolo prescelto dovesse essere venduto o cancellato dal PRA sarà possibile trasferire l’esenzione ad un’altra vettura intestata al disabile o a un parente fiscalmente a carico.

Esenzione bollo auto per disabili: requisiti ISEE

Se a richiedere l’esonero del bollo auto è il disabile al quale è intestato il veicolo non vi sono requisiti di reddito da rispettare. Nel caso in cui, invece, chi richiede l’esenzione è un familiare del beneficiario della legge 104, può ottenerlo solo se il suo reddito lordo supera l’importo di 2.840,51 euro.

Esenzione bollo auto 104: su quali tipi di veicoli può essere richiesta?

Nell’esonero del bollo auto destinato ai cittadini a cui sono stati riconosciuti i benefici della legge 104 rientrano gli autoveicoli per trasporto promiscuo, per trasporto specifico (come motocarrozzette) e i motoveicoli per trasporti specifici e per trasporto promiscuo.

Inoltre, le autovetture nuove o usate acquistate devono avere una cilindrata fino a 2.800 cm cubici per quelle diesel e fino a 2.000 cm cubici per quelle a benzina.

La domanda di esenzione bollo auto disabilità

La domanda di esenzione dal pagamento del bollo auto per disabili, deve essere inoltrata alle Regioni, all’ACI, all’Agenzia delle Entrate.

Il modulo di richiesta e i relativi documenti vanno consegnati a mano o con raccomandata A/R. L’ufficio preposto, una volta verificata la regolarità formale e l’integrità della domanda valuterà se è completa di tutti gli allegati. Qualora lo fosse, verrà protocollata e poi consegnata la ricevuta.

Se la richiesta risulta irregolare o incompleta, l’ACI comunicherà il motivo del respingimento.

Documenti da presentare per richiedere l’esenzione bollo legge 104

In base alla tipologia d’invalidità va presentata la relativa documentazione e allegata alla domanda una fotocopia del libretto di circolazione.

I disabili con ridotte capacità motorie dovranno presentare la patente di guida speciale, i certificati di invalidità o handicap e la patologia che provoca ridotte o impedite capacità motorie.

In caso di disabilità con patologia che reca limitazioni (gravi) nella deambulazione o pluriamputazioni, dovrà essere presentato il verbale di riconoscimento dell’handicap.

Per disabilità mentale o psichica vanno allegati la certificazione attestante il grave handicap del soggetto, la dichiarazione sostitutiva di certificazione attestante l’indennità di accompagnamento del disabile.

I cittadini cechi, sordomuti o ipovedenti devono presentare i certificati che attestino lo stato di handicap o invalidità e la presenza di ipovisione cecità o sordità.

In tutti i casi in cui il veicolo non risulti intestato al disabile, va presentato il documento certificante che il disabile è fisicamente a carico del soggetto intestatario del mezzo di trasporto.

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Come sospendere il pagamento del bollo auto

Sin da subito, è bene precisare che il bollo auto non è una tassa di circolazione, bensì una tassa di possesso. Si tratta di un tributo annuale obbligatorio da pagare alla regione di appartenenza riguardante un veicolo iscritto al PRA (Pubblico Registro Automobilistico), da parte del proprietario.

A questo punto, ci si chiede se sia possibile sospendere il pagamento del bollo auto. La risposta è affermativa, in quanto esistono delle soluzioni per cui si ha diritto a ottenere la sospensione. Adesso, entriamo nello specifico.

Sospensione dal pagamento del bollo auto: la mini voltura

Come si può dedurre da quanto detto in precedenza, anche se il veicolo rimane fermo, quindi non in circolazione, la tassa di possesso è comunque dovuta. Per questo motivo, anche se la vettura è ceduta al concessionario o messa in conto vendita presso il medesimo, fino a quando risulta ancora iscritta al PRA e intestata al proprietario, questi è tenuto al pagamento del bollo auto.

Tuttavia, esiste una soluzione per cui è possibile essere esclusi dal pagamento della tassa di possesso dell’auto: effettuare una mini voltura. Si tratta di un atto di vendita che il proprietario del veicolo effettua a favore del concessionario che lo acquisisce per destinarlo alla rivendita e che deve essere registrato al Pubblico Registro Automobilistico.

Inoltre, il concessionario deve introdurre il veicolo in conto vendita nell’apposito elenco da comunicare all’amministrazione finanziaria o all’ente regionale che si occupa della riscossione dei tributi. Solo a questo punto, si viene esonerati dal pagamento del bollo auto, sempre che, sia stato già pagato all’atto di cessione, quindi, che sia in corso di validità.

E’ bene precisare che la mini voltura rappresenta semplicemente l’attestazione di cessione del veicolo da un proprietario effettivo a un concessionario di autoveicoli. Quest’ultimo, riceve così la procura a vendere, perché l’auto affidata al rivenditore in conto vendita rimane in realtà senza proprietario. Dal giorno successivo alla scadenza dell’ultimo bollo pagato, quello che di fatto può a tutti gli effetti essere considerato il vecchio proprietario, potrà essere esentato dal pagamento del bollo per l’annualità successiva.

Dal 1° gennaio 2021, a seguito di una Legge Regionale dell’Emilia Romagna è stata semplificata la procedura diretta all’interruzione dall’obbligo di pagamento del bollo sui veicoli acquisiti per la rivendita. Infatti, la relativa norma stabilisce che la mini voltura assolve anche la funzione di comunicazione dei veicoli da esonerare durante il periodo di giacenza presso il rivenditore autorizzato.

Il caso di furto

La sospensione dal pagamento del bollo auto si verifica anche nel caso in cui il proprietario della vettura perde il possesso del veicolo. Solitamente, ciò accade in caso di furto. In tal caso, deve essere sporta denuncia immediata alle competenti autorità. La sua copia va consegnata al Pubblico Registro Automobilistico per attestare la perdita di possesso del veicolo che renderà il proprietario esente dal pagamento della tassa di possesso.

Tuttavia, spetta all’ente regionale decidere i termini e le disposizioni che stabiliscono da quale data il proprietario a cui è stata rubata l’auto non deve più pagare il bollo.

Il fermo amministrativo prevede la sospensione dal pagamento del bollo auto?

Il fermo amministrativo del veicolo si materializza quando l’Amministrazione Finanziaria dello Stato agisce contro un contribuente, proprietario dell’auto che ha omesso il pagamento di alcune tasse, anche se non hanno nulla a che fare con la vettura. Si tratta, infatti, di un provvedimento cautelativo con il quale il Concessionario alla Riscossione, per farsi pagare una cartella esattoriale da un contribuente, impone il fermo del suo veicolo.

Un veicolo con il fermo amministrativo deve restare fermo, quindi non può circolare, ma la proprietà e il possesso dello stesso rimangono in capo al contribuente. Finché il fermo amministrativo è attivo, il veicolo non potrà nemmeno essere rottamato o demolito. Tuttavia, può essere venduto, cambiando così proprietario. Ma il bollo va pagato lo stesso?

La legge prevede che una vettura sottoposta a fermo amministrativo e che ne impedisce l’utilizzo al proprietario, renda quest’ultimo esente dal pagamento del bollo auto ma non in automatico. Motivo per cui, il proprietario del suddetto veicolo deve presentare una richiesta formale agli uffici competenti con documentazione allegata che dimostri la perdita temporanea del possesso, causa fermo amministrativo.

Tuttavia, una sentenza della Corte Costituzionale risalente al 2017 si è espressa contrariamente alla norma. Essa ha stabilito che le Regioni sono autorizzate a richiedere il pagamento del bollo anche alle auto poste a fermo amministrativo. Ciò, non vuol dire che non ci si debba attenere alla norma e procedere alla richiesta di esenzione.

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Bollo auto, ecco come pagarlo in tabaccheria

Il bollo auto è uno dei piccoli crucci di ogni automobilista, nato come “tassa di circolazione”, scopriamo come pagarlo anche in tabaccheria e quanti e quali possono essere i costi.

Bollo auto, di cosa si tratta

Come detto poco sopra, il bollo auto è una tassa a cui ogni automobilista deve tener conto. Nato come “tassa di circolazione, quindi divenuto un vero e proprio pagamento per il possesso della vettura, oggi è noto come bollo auto. E più precisamente, possiamo dire che si tratta della tassa legata al possesso di un’autovettura regolarmente iscritta al Pubblico Registro Automobilistico che deve essere corrisposta ogni anno, a prescindere dall’utilizzo o meno del proprio veicolo.

Nello specifico, possiamo dire che si tratta di un tributo regionale, ovvero si intende che l’importo pagato finisce nelle casse della regione dove risiede il suo proprietario, tranne che in Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Infatti, in queste due regioni la riscossione è prerogativa dell’Agenzia delle Entrate.

Quando e come si paga il bollo auto?

E’ importante precisare che la scadenza del bollo auto non è uguale per tutti e va calcolata in base alla data di immatricolazione dell’auto. Il primo bollo auto va pagato entro il mese di immatricolazione, mentre i successivi rinnovi vanno pagati entro l’ultimo giorno del mese successivo alla scadenza.

Il costo del bollo auto, dipende invece da diversi fattori, quali i seguenti:

  • Potenza motore (espressa in kW)
  • Classe ambientale veicolo
  • Regione di residenza

In sintesi, per riuscire a calcolare l’importo del bollo bisogna moltiplicare i kW per l’importo indicato a seconda della classe ambientale del veicolo. Per un calcolo più rapido e meno cervellotico, online è possibile affidarsi alla sezione apposita nel sito ACI.

Bollo auto come si paga dal tabaccaio

Partiamo col dire che ll bollo auto si può pagare sia online presso l’Home Banking della propria banca sia sito dell’ACI oltre che fisicamente presso gli Uffici Postali o in uno dei punti vendita Sisal o Lottomatica.

Nello specifico, andiamo a vedere come si può pagare in una tabaccheria, quindi provvista di punto Sisal o Lottomatica.

Dunque, per dirla in breve, nella tabaccheria basta presentarsi con un vecchio bollo pagato o con il libretto di circolazione del veicolo o anche solo con il numero di targa. L’importo viene automaticamente calcolato dal terminale ed è possibile pagare in contanti o con il Bancomat.

Il costo aggiuntivo, per l’operazione, sarà di 1,87 euro, presso la tabaccheria.

Cos’altro c’è da sapere sul bollo auto

In ultimo, ma non per questo ultimo di importanza, come fare nel caso in cui non avessimo pagato il bollo auto dello scorso anno?

Per pagare il bollo auto arretrato non occorre assolutamente alcuna procedura speciale. Infatti, basterà recarsi alle Poste, nelle ricevitorie Sisal, nelle tabaccherie del circuito Lottomatica, all’ACI e provvedere. In caso di bollo non pagato per 3 anni consecutivi può scattare la radiazione del veicolo dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico). L’auto, quindi, non potrà più circolare e per tornare a farlo bisognerà procedere con una nuova immatricolazione (oltre al saldo dei bolli non pagati).

Va aggiunto che in base alla legge, è tenuto al pagamento della tassa automobilistica chiunque sia proprietario (usufruttuario, acquirente con patto di riservato dominio o utilizzatore a titolo di leasing) l’ultimo giorno utile per effettuare il pagamento, cioè l’ultimo giorno del primo mese dell’annualità per la quale è dovuto il pagamento.

Questo è dunque quanto di più necessario e utile da sapere in merito al pagamento del bollo auto, quindi assicuratevi che sia tutto in ordine prima di tornare in “sella” alla vostra vettura.

Bollo auto: quando può essere portato in detrazione?

Tutti i soggetti che risultano essere proprietari, usufruttuari e utilizzatori in leasing di un veicolo registrato al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) sono obbligati al pagamento del bollo auto, inteso dalla legge come tassa regionale annuale di possesso. Infatti, anche se la vettura resta ferma per l’anno di riferimento, non trattandosi di un tributo legato alla circolazione, esso deve essere comunque pagato.

Il bollo auto quando è detraibile?

In alcuni casi particolari, i proprietari di un veicolo sono esentati dal pagamento del bollo auto, in quanto portatori di un elevato grado di disabilità o relativamente alla tipologia della vettura. La brutta notizia, però, è che in nessun caso il bollo auto è detraibile dalla dichiarazione dei redditi.

Sono detraibili gli altri costi inerenti l’auto?

Per una tenuta regolare di un’auto, oltre al pagamento del bollo auto il proprietario è obbligato al pagamento dell’assicurazione relativa. Ovviamente, per circolare con il veicolo dovrà sostenere i costi per l’acquisto del carburante. L’auto può essere dotata di una polizza infortuni riguardante il conducente (non obbligatoria ma utile), visto che la RC auto non copre eventuali danni riportati da chi conduce il veicolo, in caso di incidente con colpa.

Attualmente, la legge non consente molte agevolazioni a livello fiscale per quanto concerne i costi sostenuti inerenti l’auto. Ma entriamo nel dettaglio.

Detraibilità dell’assicurazione auto e della polizza infortuni

Prima dell’anno 2014, la RC auto poteva essere detratta dalle famiglie, ma con l’introduzione del DL n. 102 del 2013 essa è diventata spesa non più deducibile.

La situazione cambia nel caso di stipula di una polizza infortunistica che riguarda il conducente dell’auto. Infatti, la legge prevede una detrazione pari al 19%. Tuttavia, ci sono dei requisiti da rispettare per ottenerla.

La polizza infortuni al conducente è detraibile parzialmente al 19%, solo se è stata stipulata o rinnovata entro il 31 dicembre 2000 per una durata massima di cinque anni. Esiste un limite massimo di detraibilità fissato a 530 euro, anche nel caso siano attivi più contratti assicurativi. Inoltre, la fruizione della suddetta detrazione è legata all’inserimento di una clausola che esclude la concessione di prestiti del periodo di durata minima.

Alla dichiarazione dei redditi deve essere allegata la ricevuta di pagamento della polizza infortuni e la copia del contratto di assicurazione.

Il premio assicurativo relativo alla polizza infortuni è detraibile se il contribuente è contraente del contratto e assicurato. Se l’assicurato è un familiare a carico del contraente. Se il soggetto assicurato è il dichiarante e il contraente è un familiare a carico.

Il costo d’acquisto di un veicolo è detraibile?

La spesa sostenuta per l’acquisto di una nuova vettura è detraibile solo per i beneficiari della legge 104/92 oppure se si tratta di un’auto aziendale.

Nel primo caso, è bene precisare chi sono i soggetti che possono fruire delle agevolazioni per l’acquisto di un’auto previste dalla legge 104. Stiamo parlando di persone non vedenti e sorde, portatori di handicap psichico o mentale titolari della 104, disabili con gravi limitazioni della capacità di deambulazione o che hanno subito più amputazioni, e ancora, i disabili con ridotte capacità motorie.

Se il portatore di handicap è fiscalmente a carico di un suo familiare sarà lo stesso familiare a beneficiare delle agevolazioni per la spesa sostenuta nell’interesse del disabile. Per beneficiare della legge 104, il veicolo acquistato deve essere utilizzato prevalentemente a beneficio del soggetto disabile.

Nel secondo caso, ossia per l’acquisto di un’auto aziendale, la deducibilità del costo sostenuto e la detraibilità dell’IVA sono variabili, in base a chi è il titolare di partita IVA e all’uso che se ne fa del mezzo.

Le spese per il carburante si possono scaricare?

La normativa vigente prevede che le aziende, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi con partita IVA possono scaricare i costi sostenuti per il rifornimento di carburante, solo se il pagamento viene effettuato tramite metodi rintracciabili. Inoltre, questi soggetti dovranno richiedere il rilascio di una fattura elettronica da parte del gestore del distributore.

Come nel caso del costo d’acquisto, anche le spese per il carburante sono deducibili in modo diverso, a seconda del veicolo e della sua destinazione d’uso, così come dal soggetto.

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