Irpef, confermate le 3 aliquote e il taglio del cuneo fiscale

Prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria, confermate le 3 aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale.

Taglio Irpef confermato per il 2025, prime indiscrezioni sul Def

Il ministro Giorgetti ha reso note le prime indiscrezioni sul documento di programmazione economico-finanziaria per il 2025. Tante le conferme che aiutano lavoratori e pensionati ad avere una busta paga più corposa. Il taglio delle aliquote Irpef da 4 a 3, come risaputo, non è strutturale, ma vige solo per l’anno di imposta 2024. Tra i propositi del Governo vi è l’obiettivo di arrivare gradualmente all’imposta proporzionale, riducendo le aliquote prima a 2 e, infine, a 1. Per ora tutto fermo e mentre c’è chi auspica di tornare a 4 aliquote, il Ministro dell’Economia dichiara che anche per il 2025 si punta a confermare le 3 attuali aliquote.

Taglio del cuneo fiscale confermato anche per il 2025 nel documento di programmazione economico-finanziaria

In base alle regole previste dall’Unione europea, il Def deve essere pronto entro il 20 settembre, ma il Ministro ha chiarito che dovrebbe essere pronto in anticipo. Poche le novità che dovrebbero essere introdotte visto che i conti non sono brillanti. Le prime dichiarazioni anticipano che oltre a confermare le 3 aliquote Irpef, si punta manche a conservare il taglio del cuneo fiscale.

Queste due misure per il 2024 hanno un costo di 14 miliardi di euro, lo stesso previsto per il 2025. Conferma il ministro Giorgetti che per il taglio dell’Irpef sono già disponibili fondi, derivanti dall’ eliminazione dell’Ace (aiuto alla crescita economica) e dalla global minimum tax.

È presente un differenziale che secondo il Ministro potrà essere colmato con le maggiori entrate previste con il concordato preventivo biennale. Quando sarà certa la maggiore entrata derivante dal concordato sarà possibile ricominciare a parlare anche di un ulteriore appiattimento dell’Irpef.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale, reddito alto per chi ha un Isa basso

Confermato anche il taglio del cuneo fiscale, attualmente l’esonero contributivo applicato alla quota di contributi a carico dei lavoratori è del 7% per redditi fino a 25.000 euro e 6% per redditi fino a 35.000?euro. Il taglio del cuneo corrisponde a circa 100 euro in più in busta paga. Il taglio dell’Irpef ha invece consentito un risparmio annuo massimo di 260 euro.

Leggi anche: Taglio del cuneo fiscale, quali sono i vantaggi in busta paga?

Quanto risparmiano gli italiani con la manovra fiscale?

La manovra fiscale è stata annunciata con grande enfasi e i primi effetti si vedranno già nel 2024, molti italiani però si chiedono: quale sarà l’effettivo risparmio per gli italiani e di quanto aumenta la busta paga?

Riduzione Irpef, che effetti avrà sulla busta paga?

La manovra fiscale porta importanti novità, tra queste la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3, in particolare i primi due scaglioni sono accorpati in uno con aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 anziché 15.000 euro. A risparmiare sono coloro che hanno un reddito superiore a 15.000 euro. In base ai calcoli fatti da questa misura dovrebbe arrivare un risparmio medio per i contribuenti pari a 1.000 euro l’anno, misura che quindi coincide con quello che era il valore del bonus Renzi. Il beneficio fiscale effettivo però varierà in base al reddito, più è elevato e più si risparmia. Deve però essere sottolineato che il beneficio è “congelato” per i redditi sopra i 50.000 euro, infatti per questi è stata posta una franchigia alle detrazioni di 260 euro.

Leggi anche: Riforma fiscale, rafforzato lo statuto del contribuente

Taglio del cuneo fiscale confermato

Resta confermato per il 2024 anche il taglio del cuneo fiscale, misura necessaria per evitare che i benefici del taglio delle aliquote Irpef fosse di fatto vanificato. l’aliquota contributiva Ivs a carico del lavoratore è stata ridotta dal 9,19% al 2,19% per i redditi fino a 25 mila euro e al 3,19% per i redditi fino a 35 mila euro. Ricordiamo però che il taglio del cuneo fiscale va ad aumentare la base imponibile del lavoratore di 7 o 6 punti percentuali, quindi in parte viene abbattuto.

Questo porta il vantaggio fiscale medio per i lavoratori a ridursi e in base ai calcoli dovrebbe essere di 60 euro mensili circa per i redditi di 15 mila euro fino a un massimo di circa 100 euro per i redditi di 35 mila euro, il vantaggio va poi a ridursi al crescere del reddito.

Leggi anche: Taglio del cuneo fiscale, quali sono i vantaggi in busta paga?

Simulazione effetti riforma fiscale

In base alle simulazioni fatte, il vantaggio fiscale massimo in busta paga dovuto all’effetto combinato di taglio dell’Irpef e di taglio del cuneo fiscale si verifica per redditi di 29.000 euro annui, corrispondenti a 2.200 euro lordi al mese che potranno avere circa 110 euro in più in busta paga.

Il taglio del cuneo fiscale naturalmente non riguarda i pensionati.

Per chi ha un reddito da lavoro dipendente tra 40.000 e 50.000 euro il vantaggio fiscale annuale è di circa 260 euro.

Leggi anche: Rimborso Irpef 2023, il calendario

Giorgetti, ecco cosa ci sarà nella legge di bilancio 2024

Il ministro dell’Economia Giorgetti, nella conferenza stampa di presentazione della Nadef (Nota di Aggiornamento al DEF, Documento di Economia e Finanze) ha anticipato i principali interventi che saranno presenti nella legge di bilancio 2024. Ecco quali novità dovrebbero arrivare già a gennaio.

Riduzione aliquote Irpef nella legge di bilancio 2024

Tra le novità importanti che dovrebbero entrare nella legge di bilancio 2024 (ma il condizionale è d’obbligo) c’è l’attuazione della riforma dell’Irpef con riduzione da 4 a 3 aliquote con possibilità di risparmio per i redditi medio bassi. Per adottare questa misura devono essere trovati 4 miliardi di euro. Il primo scaglione dovrebbe risultare ampliato fino a 28.000 euro con aliquota al 23%, in busta paga l’aumento dovrebbe essere ci circa 20 euro. Attualmente il primo scaglione Irpef arriva a 15.000 euro, per redditi tra 15.001 euro e 28.000 euro attualmente si applica l’aliquota del 25%.

Ulteriori risorse saranno destinate al rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione.

Taglio del cuneo fiscale strutturale nella legge di bilancio 2024

Nella legge di bilancio 2024 dovrebbe entrare un’altra norma che aiuterà a ridurre le pressione fiscale in capo ai lavoratori dipendenti, infatti dovrebbe essere inserito, in forma strutturale, il taglio del cuneo fiscale per lavoratori con redditi fino a 35.000 euro, attualmente in vigore, ma in scadenza al 31 dicembre 2023.

La decontribuzione attualmente è così applicata:

  • al 7 per cento per le retribuzioni annue fino a 35.000 euro;
  • al 6 per centro per quelle fino a 25.000 euro.

La formula vista dovrebbe essere confermata, ma è necessario reperire solo per questa misura 10 miliardi di euro.

Resta che se si attua la riduzione dell’Irpef a 3 aliquote senza confermare il taglio del cuneo fiscale, al netto gli italiani si ritroveranno a pagare comunque più tasse, ad avere una busta paga più leggera.

Per i lavoratori dovrebbe entrare in manovra anche il taglio della tassazione sui premi di produttività con imposta sostitutiva al 5% e non al 10%.

Aiuti alle famiglie numerose

Ulteriori novità potranno esservi per le famiglie numerose, si stanno infatti studiando soluzioni per dare aiuti ulteriori alle famiglie con più di due figli.

Il contrasto alla denatalità dovrebbe avere in manovra una particolare centralità, infatti si sta pensando a misure economiche che possano aiutare le famiglie. La prima novità dovrebbe essere la modifica del calcolo dell’Assegno Unico per far in modo che sia più sostanzioso soprattutto per le famiglie numerose. Inoltre dovrebbe essere introdotto anche il Quoziente familiare, come sostitutivo dell’Isee al fine di individuare i nuclei aventi diritto alle prestazioni sociali. Il quoziente familiare dovrebbe essere in grado di rappresentare al meglio la ricchezza delle famiglie italiane.

Di quoziente familiare si è già parlato un anno fa, ma di fatto è stato introdotto solo per il calcolo del reddito per l’accesso al Superbonus.

Leggi anche: Quoziente familiare: in quali casi può essere svantaggioso

Pensioni, stop alla riforma ma proroga per Ape Sociale e Opzione donna

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato la strada da seguire nei prossimi mesi, non sono mancate puntualizzazioni sulle pensioni. Purtroppo per ora c’è lo stop alla riforma che consenta di superare la legge Fornero, ma ci sarà la proroga di due importanti misure in scadenza al 31 dicembre 2022.

Il programma del prossimo Governo: pensioni, cuneo fiscale, contrasto ai rincari energetici

Oggi c’è stato il discorso alle Camere di Giorgia Meloni, passo precedente rispetto al voto di fiducia praticamente scontato. Ha anticipato nel discorso quella che sarà l’agenda del prossimo futuro parlando sia degli interventi da eseguire nell’immediato, come il contrasto al rincaro energetico, sia le misure a più ampio raggio come la riforma fiscale che dovrebbe portare negli anni alla riduzione di almeno il 5% del cuneo fiscale, la riforma sulle fonti energetiche che devono prevedere un maggiore sfruttamento del gas che l’Italia ha e delle fonti rinnovabili al Sud.

Tra le riforme ad ampio raggio c’è quella del sistema pensionistico che deve tutelare le giovani generazioni e gli importi delle loro pensioni. A breve non ci sarà la riforma delle pensioni, ma il rinnovo di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, non ha però citato Quota 102 anch’essa in scadenza al 31 dicembre.

Pensioni, a breve la proroga di Opzione Donna e Ape Sociale

Opzione Donna prevede la possibilità per le donne che hanno compiuto 58 anni di età ( 59 anni per le lavoratrici autonome ) di andare in pensione purché abbiano maturato un’anzianità contributiva superiore o pari a 35 anni.

Opzione donna prevede però il calcolo dell’assegno pensionistico con il metodo contributivo e quindi con una perdita netta sull’importo pensionistico di circa il 25%- 30%. Per il calcolo dei contributi si considerano i contributi obbligatori; i contributi volontari; da riscatto oppure da ricongiunzione. Sono esclusi quelli figurativi accreditati per malattia e disoccupazione dei lavoratori dipendenti privati.

L’Ape Sociale è invece un anticipo pensionistico riconosciuto in presenza di determinate condizioni. In particolare viene riconosciuto a coloro che:

  • svolgono lavori gravosi;
  • disoccupati con almeno 30 anni di contributi;
  • lavoratori che assistono da almeno sei mesi un congiunto in gravi condizioni di salute;
  • invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%, con 30 anni di contributi versati.

Per conoscere i lavori che sono considerati gravosi e che di conseguenza possono accedere all’Ape Sociale leggi l’articolo: Lavori gravosi, ecco la lista delle nuove categorie di mansioni per l’Ape Sociale.

Nel discorso per la fiducia Meloni ha inoltre annunciato un’estensione della flat tax per lavoratori autonomi e professionisti e la flat tax incrementale per tutti gli altri lavoratori. Particolarmente severa è invece la posizione verso l’Agenzia delle Entrate per la quale si studiano strumenti volti a migliorarne l’efficienza attraverso maggiore riguardo all’evasione scovata e non al numero di istruttorie aperte.

Leggi anche: Flat Tax incrementale: cosa vuol dire? Ecco una simulazione

Non sono mancate critiche al reddito di cittadinanza che dovrebbe essere riformulato in modo che sia potenziata la funzionalità dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Decreto Aiuti Bis: arriva l’aumento delle pensioni già a ottobre

Buone notizie in arrivo per i pensionati, infatti già dal mese di ottobre 2022 è previsto un anticipo dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione che generalmente viene applicato a gennaio. Ecco cosa potrebbe cambiare.

Tutte le novità del decreto Aiuti Bis

Le novità sono nel decreto Aiuti Bis che dovrebbe aiutare gli italiani a far fronte alle conseguenze dell’inflazione che si sta registrando negli ultimi mesi. Tra le novità vi è un fondo di 900 milioni di euro destinato alla proroga del taglio delle accise sui carburanti di 30 centesimi. La misura è attualmente in vigore fino al 21 agosto e dovrebbe essere prorogata con il decreto Aiuti bis fino al 20 settembre 2022. Questa però non è l’unica novità prevista, infatti c’è anche il raddoppio del taglio del cuneo fiscale che dovrebbe essere in vigore per gli ultimi mesi dell’anno e diventare poi strutturale dall’anno 2023. Il taglio del cuneo fiscale arriva quindi all’1,8%. Infine, c’è il tanto atteso aumento delle pensioni. Fin da ora deve essere sottolineato che questa misura ha deluso i sindacati che si aspettavano un intervento più massiccio.

Aumento delle pensioni da ottobre 2022

Generalmente le pensioni aumentano nel mese di gennaio facendo riferimento all’inflazione registrata nell’anno precedente e all’inflazione prevista per l’anno in corso. A gennaio 2022 si è proceduto a un aumento dell’1,6% basato sui dati registrati a ottobre 2021 che comunque avevano come punto di riferimento gli aumenti dei costi, blandi, che si erano registrati tale anno. Nel mese di aprile vi è stato un leggero ritocco all’1,7% basato sui dati definitivi 2021, le previsioni per il 2022 non erano catastrofiche come poi si è rivelata la realtà, infatti si prevedeva un’inflazione all’1,9%.

Nel mese di luglio siamo ormai arrivati a un’inflazione intorno al 9% e naturalmente gli aumenti sulle pensioni di gennaio 2022 si sono rivelati irrisori e comunque insufficienti. Proprio per aiutare lavoratori e pensionati nel mese di agosto si è proceduto al riconoscimento di un bonus di 200 euro. Ora il Governo è a un bivio, cioè riconoscere nuovamente un bonus oppure provvedere a un aumento delle pensioni. Si è quindi provveduto a tale seconda strada, ma l’aumento degli importi pensionistici previsti nel decreto Aiuti Bis presentato dal ministro Franco è blando rispetto ai dati sull’inflazione, infatti è del 2%. Ad esempio chi ha un assegno di 1.000 euro, dovrebbe ricevere circa 20 euro in più al mese per l’ultimo trimestre dell’anno.

Dovrebbe però essere erogato anche una nticipo del conguaglio, ma per ora non è dato sapere l’ammontare.

Il costo previsto per questa misura, cioè l’anticipo dell’aumento delle pensioni dovrebbe essere di 2,38 miliardi di euro.

Il decreto Aiuti Bis dovrebbe essere pubblicato entro la fine della settimana, i partiti hanno concordato l’impegno a non presentare emendamenti al fine di facilitare l’iter di conversione del decreto che dovrebbe quindi arrivare prima della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento del 25 settembre.

Draghi: in conferenza annuncia un corposo pacchetto di aiuti alle famiglie

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato un nuovo decreto entro il mese di luglio con l’obiettivo di dare alle famiglie ulteriori corposi aiuti. Ecco cosa potrebbe contenere in base alle prime informazioni che stanno circolando.

Conferma taglio accise sui carburanti e taglio del cuneo fiscale

Tra le novità molto attese vi è il raddoppio del taglio del cuneo fiscale che attualmente a dello 0,8% e a breve dovrebbe arrivare ad 1,6% per diventare poi una misura strutturale con la legge di bilancio per il 2023. Questo porterà la busta paga degli italiani ad essere leggermente più corposa.

Leggi anche: Aumenti in busta paga con il taglio del cuneo fiscale nel decreto Luglio

Saranno confermati con molta probabilità, e forse aumentati, i tagli sulle accise dei carburanti che ricordiamo sono in scadenza al 2 agosto 2022 e finora sono stati sempre solo confermati senza modifiche rispetto all’assetto iniziale.

Bonus 200 euro una tantum pagato su più mensilità

Tra le ipotesi allo studio vi è la conferma del bonus di 200 euro per ulteriori mensilità, in particolare per agosto e settembre. In realtà sembra poco probabile che gli italiani riescano a percepirlo già ad agosto, il tempo residuo è troppo poco, infatti già nella seconda metà di luglio l’Inps dispone i pagamenti in favore dei pensionati e di conseguenza non avrebbe tempo per inserire anche il bonus, molto probabilmente le estensioni quindi riguarderanno i pagamenti di settembre ed ottobre. Si vocifera che il bonus sarà però dimezzato, quindi non più 200 euro, ma 100 euro.

Estensione bonus sociale

Tra le ipotesi allo studio c’è anche l’aumento della soglia del reddito Isee che consente di avere il bonus sociale che potrebbe passare da 12.000 a 20.000 euro. Lo stesso consente di avere una riduzione della bolletta energetica e si applica in automatico a tutti i nuclei che chiedono il rilascio del modello Isee.

Nella conferenza stampa si è parlato anche della ipotesi di introdurre il salario minimo partendo dai rinnovi dei contratti collettivi maggiormente diffusi nei vari settori.

Naturalmente in questa fase sarà necessario anche tentare di distendere i rapporti con il M5S che minaccia di uscire dal Governo, infatti i rapporti sono inaspriti in seguito all’allontanamento dall’aula per il voto alla conversione in legge del decreto Aiuti.

Aumenti in busta paga con il taglio del cuneo fiscale nel decreto Luglio

È stato annunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi il nuovo taglio del cuneo fiscale. La misura dovrebbe essere contenuta nel decreto Luglio e portare aumenti in busta paga della misura di 70-80 euro. Tutte le novità previste per i lavoratori e le imprese.

Cos’è il cuneo fiscale?

Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra la retribuzione lorda e la retribuzione netta percepite dal lavoratore dipendente. L’Italia in merito detiene un triste primato, infatti tra i Paesi OCSE è tra quelli che hanno il cuneo fiscale più alto. Il livello è tale che più volte l’Unione Europea, soprattutto negli ultimi mesi, ha sollecitato interventi volti ad abbassare il cuneo fiscale e quindi ridurre le tasse sul lavoro. Dello stesso avviso anche Confindustria.

Ora finalmente sembra che qualcosa si stia muovendo. L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea che ha scelto di non combattere l’inflazione con l’aumento dei salari. Sono molti gli economisti a sostenere questa scelta ricordando la scelleratezza negli anni Ottanta di perseguire la politica di ricorsa tra prezzi e salari che portò l’inflazione a due cifre, fino al 20%, in quel caso veniva attuato il meccanismo della scala mobile abbandonato poi definitivamente nel 1992.

Proprio per questo motivo molto probabilmente il governo Draghi sta cercando misure di contenimento alternative con piccoli interventi volti ad aiutare gli italiani ad affrontare le spese, ma senza seguire la spinta inflazionistica. Rientrano in questa ottica il bonus di 200 euro, il taglio delle accise sui carburanti e diversi piccoli aiuti alle imprese. Nel quadro degli aiuti si inserisce il taglio del cuneo fiscale.

In merito al bonus di 200 euro, sono molti i professionisti che ritengono necessario un’autodichiarazione dei lavoratori inerente i requisiti. per saperne di più, leggi l’articolo: bonus 200 euro: lavoratori dipendenti devono presentare l’autodichiarazione?

Taglio del cuneo fiscale: il Governo vuole raddoppiare quello di gennaio

Il primo taglio del cuneo fiscale è stato effettuato a gennaio in misura dello 0,8%, ora è in programma nel Decreto Luglio il raddoppio di tale misura, fino a 1,6%. Questo dovrebbe portare nelle tasche degli italiani in media circa 70- 80 euro al mese in più.

Deve essere sottolineato che le ipotesi allo studio sono diverse, infatti da un lato c’è la volontà di optare per il taglio di 1,6% per redditi fino a 35.000 euro annui ( come previsto già per il taglio di gennaio), dall’altro ci potrebbe essere la disponibilità ad optare per un taglio per i redditi fino a 15.000- 20.000 euro l’anno. Il problema principale infatti potrebbero essere le risorse che dovrebbero arrivare dall’extra gettito fiscale del settore petrolifero. Ulteriori risorse potrebbero arrivare dalla tassazione degli extraprofitti che colpisce 11.000 società che operano nel settore energetico e che ha già consentito al governo di recuperare 42 miliardi di euro. Si tratta quindi di una sorta di redistribuzione. Allo studio c’è anche l’ipotesi di aumentare l’aliquota sugli extra-profitti dal 25% al 30%, fatto che porterebbe a ulteriori entrate per 2 miliardi di euro.

Tassa sugli extra-profitti: quali imprese sono interessate?

Il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere strutturale dal 2023

Il nuovo taglio del cuneo fiscale annunciato da Draghi dovrebbe essere in vigore nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre. Ma questa non è l’unica novità, infatti si prevede di inserire il taglio del cuneo fiscale in forma strutturale attraverso la legge di bilancio per il 2023. Di conseguenza il taglio straordinario dovrebbe restare in vigore per il 2022, per poi avere la misura strutturale dal 2023. Si tratterebbe di una novità apprezzabile e gradita non solo ai lavoratori, ma anche alle imprese che finalmente vedono diminuire il carico fiscale e possono offrire maggiori incentivi economici ai lavoratori.

Naturalmente il mancato adeguamento degli stipendi non piace ai lavoratori che vedono il loro potere d’acquisto scendere e questo anche perché c’era un notevole gap da colmare già prima dell’avvento dell’inflazione trainata dai costi energetici.

Dovrebbe essere prorogato sempre nel decreto luglio anche il taglio delle accise sui carburanti.

Taglio di 12 miliardi di tasse per il 2022: via libera alla manovra di bilancio

La manovra di bilancio è uno degli appuntamenti che solitamente lasciano in ansia i cittadini italiani abituati purtroppo a molte manovre “lacrime e sangue”, ma questa volta qualcosa sembra essere cambiato, infatti il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato il taglio di 12 miliardi di tasse in favore di società e persone.

Via libera alla manovra di bilancio

Il via libera alla manovra di bilancio è arrivato dopo 3 ore di camera di consiglio con i vari Ministri del governo Draghi, viene definita come una manovra “espansiva” quindi niente più tagli e ristrettezze. Alla conferenza stampa il Presidente ha subito sottolineato che ci sarà un taglio di tasse di 12 miliardi di euro, non 8 miliardi come inizialmente prospettato. L’obiettivo è tagliare le tasse stimolare gli investimenti, in questo modo sarà possibile agire, sebbene in modo indiretto, sulla domanda e di conseguenza accompagnare la ripresa economica che, secondo le stime di Mario Draghi, dovrà continuare anche nei prossimi anni. Il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che la crescita degli ultimi due trimestri non deve essere considerata un obiettivo a sé, ma deve essere coordinata in modo che sia equa e sostenibile. Un vero cambio di rotta.

Taglio di 12 miliardi di tasse per il 2022

Andando nel dettaglio, il taglio di 12 miliardi di tasse previsto per il solo 2022 sarà ripartito in 8 miliardi di tagli a IRPEF, IRAP e cuneo fiscale, quindi si tratta di un taglio mirato a favore di persone e aziende. Gli altri 4 miliardi non è ancora chiaro come saranno utilizzati nella riduzione delle imposte. Deve però essere sottolineato che questa è solo una prima parte degli “aiuti fiscali”, infatti per il triennio 2022, 2023 e 2024 è previsto un taglio complessivo delle imposte pari a 40 miliardi di euro, di questi 24 sono destinati al taglio del cuneo fiscale (somma delle imposte dirette e indirette che gravano sull’azienda e inerenti i rapporti di lavoro).

Questo potrebbe tradursi in una maggiore propensione delle aziende a investire in Italia e quindi anche in una maggiore occupazione, ad oggi infatti molte aziende hanno difficoltà a sostenere i costi previsti per i lavoratori dipendenti.

Come sarà attuato il taglio delle imposte da 12 miliardi di euro?

Il Presidente del Consiglio in conferenza stampa ha però dichiarato che la reale operatività di questi tagli sarà decisa in Parlamento. Secondo le prime indiscrezioni il taglio delle imposte sarà caratterizzato dalla riduzione di una o più aliquote delle imposte e da una revisione organica del sistema delle detrazioni. E’ previsto inoltre il taglio dell’IRAP (imposta da sempre odiata dalle aziende).

Le novità per le imprese però non finiscono qui, infatti ci saranno ulteriori 10 miliardi di euro, di questi 8 miliardi saranno destinati alla internazionalizzazione delle aziende, 900 milioni di euro saranno invece destinati al rifinanziamento della Nuova Sabatini e infine ci sarà il rifinanziamento del fondo per le PMI.

Se vuoi conoscere la Nuova Sabatini, leggi l’articolo: Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari

Critiche alla manovra di bilancio

Non sono mancate critiche alla manovra di bilancio annunciata e tra queste di particolare rilievo sono quelle di Carlo Cottarelli (direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica), più volte indicato nei mesi scorsi come probabile presidente del Consiglio, questi afferma che si tratta di una manovra che non affronta realmente i problemi e che per evitare conflitti sociali rimanda le decisioni realmente importanti a provvedimenti futuri.

Deve essere ricordato che la manovra di bilancio passa ora al vaglio del Parlamento che potrà anche proporre emendamenti e quindi non si tratta ancora di un atto definitivo.

Come si calcola il cuneo fiscale per l’IRAP?

Con la legge finanziaria per il 2007 in Italia sono state introdotte delle misure che sono finalizzate a rendere le imprese più competitive attraverso una riduzione del cuneo fiscale. Nello specifico, sono state introdotte ai fini IRAP delle ulteriori deduzioni in aggiunta a quelle già introdotte con il decreto legislativo n. 446/1997. Si tratta, nello specifico, di ulteriori deduzioni IRAP previste per l’assunzione di donne lavoratrici e per l’assunzione di lavoratori impiegati nelle regioni del Mezzogiorno.

Ecco come si calcola il cuneo fiscale per l’IRAP

Nel dettaglio, a livello nazionale, le deduzioni IRAP per il costo del personale sono di 4 tipi. Ovverosia, due deduzioni per il lavoro a tempo indeterminato che rientrano proprio nel cuneo fiscale, la deduzione IRAP per incremento occupazionale, la deduzione per il costo residuo del personale dipendente, e la deduzione IRAP che è prevista pure per il lavoro stagionale nel rispetto dei requisiti previsti.

Nel dettaglio, la deduzione IRAP è pari a 7.500 euro per i lavoratori e tempo indeterminato. Ma sale a 13.500 euro quando il lavoratore a tempo indeterminato è una donna o si tratta di un lavoratore under 35. La deduzione IRAP per incremento occupazionale va calcolata invece confrontando la media dei lavoratori occupati rispetto alla media dei lavoratori occupati nell’anno di imposta precedente.

Mentre la deduzione IRAP del costo residuo per il personale dipendente è applicata sul valore che si ottiene dalla differenza tra il costo complessivo per il personale dipendente con il contratto a tempo indeterminato, e le deduzioni che sono state già applicate Le deduzioni IRAP sul lavoro stagionale, che sono pari al 70% della retribuzione, scattano invece quando, nell’ultimo biennio, il lavoratore è stato impiegato per almeno 120 giornate di lavoro.

Cuneo fiscale per l’IRAP con agevolazioni anche di regione in regione

Su come si calcola il cuneo fiscale per l’IRAP, inoltre, bisogna pure tener conto pure di altre ed eventuali agevolazioni ai fini IRAP introdotte a livello regionale. Come in Friuli Venezia-Giulia, nella Provincia autonoma di Trento e nella Regione Piemonte dove è stata introdotta una nuova deduzione per i lavoratori impiegati sul territorio non solo con i contratti di lavoro a tempo indeterminato, ma anche con rapporti di lavoro stagionali.

In Piemonte le nuove deduzioni IRAP sono state introdotte con la deliberazione della Giunta regionale n. 28-2117 del 16/10/2020. Una deliberazione che ha dato attuazione alle agevolazioni IRAP previste dalla legge di stabilità regionale 2020 con decorrenza proprio a partire dall’1 gennaio dello scorso anno. Le agevolazioni IRAP nella regione, oltre che per l’incremento e per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, sono previste pure per le imprese che sono di nuova costituzione, e per quelle che trasferiscono l’insediamento produttivo in Piemonte.

Dal cuneo fiscale per l’IRAP al cuneo contributivo

Oltre alle deduzioni forfettarie per ciascun dipendente, che ai fini Irap rientrano proprio nel cuneo fiscale, c’è pure il cosiddetto cuneo contributivo. Che è quello che ammette, sempre ai fini IRAP, la deducibilità dei contributi previdenziali ed assistenziali. Così come è ammessa pure la deduzione ai fini Irap dei contributi versati ai fini INAIL. Ovverosia, per le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro.

Niente fondi per l’Iva, l’imposta aumenterà

 

Dunque è quasi ufficiale: la ricerca fondi necessaria per scongiurare il passaggio dell’aliquota dal 21 al 22% è miseramente fallita. Se, come ormai è scontato, il governo presieduto dal premier Letta non fosse in grado di reperire un miliardo per rinviare a gennaio il rincaro, dopo averlo già spostato da luglio al primo ottobre, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di includere nel rincaro anche prodotti oggi inclusi nel paniere agevolato del 10%. In questo momento tutti i fondi reperiti e reperibili sono dirottati sull’Imu, tralasciando colpevolmente il fronte Iva. Anche perché, come fanno notare fonti interne all’esecutivo, cancellare definitivamente l’aggravio di un punto costerebbe alle già malsane casse dello Stato all’incirca 4 miliardi l’anno. Inoltre, più volte l’Europa ha raccomandato all’Italia di spostare il peso fiscale dal lavoro alla case e alle cose. Tradotto: cuneo fiscale più leggero, ma Imu e Iva eventualmente più pesanti. Nessuna speranza però di uno “sconto” per auto, scarpe, abbigliamento, computer, tv, cellulari, benzina: sono e rimarranno, bene che vada, al 21 o al 22% ad ottobre.