Bonus Sicurezza 2022: lavori, importi e altre informazioni

Aumentare la sicurezza della propria abitazione o del proprio ufficio è il desiderio di molti e per sostenere coloro che vogliono affrontare questa spesa, che può anche avere rilevanti importi, c’è il Bonus Sicurezza 2022 per spese massime fino a 96.000 euro. Ecco a chi spetta e come usufruirne.

Quali lavori possono beneficiare del Bonus Sicurezza 2022?

La prima cosa da sottolineare è che il Bonus Sicurezza è volto ad aumentare la sicurezza degli edifici in modo “generale”, quindi non si tratta semplicemente di protezione da intrusioni e malintenzionati, ma anche sicurezza come protezione da incendi e altri eventi che possono danneggiare gli immobili e mettere in pericolo le persone. Si può chiedere quindi l’applicazione delle detrazioni per :

  • acquisto e installazione di porte, portoni blindati, persiane anti-effrazione (anche conosciuti come sistemi di sicurezza passiva);
  • installazione di allarme, antifurto, sistemi anti-effrazione, sistemi di video-sorveglianza (questi devono essere adeguatamente segnalati) e di rilevazione accessi;
  • installazione del sistema nebbiogeno;
  • realizzazione di impianti per la rilevazione di fumo, incendi, impianti di evacuazione;
  • sistemi per il controllo di fughe di gas o perdite di acqua.

Quali soggetti possono richiederlo?

Possono richiedere il Bonus Sicurezza 2022 non solo i proprietari degli immobili su cui si procede alla realizzazione di questi impianti, ma anche coloro che per altri motivi hanno interesse alla sicurezza dell’immobile, si tratta quindi di:

  • titolari di diritti reali di godimento (usufruttuari, comodatari, soggetti che hanno il diritto di uso e abitazione);
  • locatari;
  • familiari che siano conviventi con il proprietario dell’immobile, ad esempio il coniuge o il figlio, devono però dimostrare di aver effettivamente sostenuto i costi;
  • infine, possono ottenere le detrazioni previste dal Bonus Sicurezza 2022 anche le imprese, società semplici e società in nome collettivo.

Tali soggetti per poter ottenere il Bonus Sicurezza 2022 devono comunque essere in regola con il pagamento dell’IMU.

Come richiedere il Bonus Sicurezza 2022?

Per ottenere le detrazioni previste dal Bonus Sicurezza non è necessario presentare una preventiva istanza, ma nel momento in cui si eseguono i lavori è assolutamente necessario effettuare i pagamenti per i materiali e per le opere da eseguire con strumenti tracciabili, quindi bancomat, bonifici. Al momento del pagamento occorre inserire correttamente la causale, indicando appunto il Bonus Sicurezza 2022 e nel pagamento deve essere indicato anche il codice fiscale o la partita IVA dell’impresa che esegue il lavoro o che riceve il pagamento dei materiali.

Deve inoltre essere indicato il codice fiscale di chi effettua il pagamento, questo deve essere lo stesso soggetto che richiede il beneficio delle detrazioni. Ad esempio se è il coniuge Mario Rossi ad effettuare il pagamento inserendo il proprio codice fiscale, dovrà essere costui a beneficiare della detrazione, non potrà richiederla la coniuge Maria Bianchi.

Al momento della dichiarazione dei redditi devono essere presentati i documenti inerenti il pagamento e si potrà così ottenere la detrazione dall’IRPEF.

A quanto ammontano le detrazioni?

Le detrazioni per il Bonus Sicurezza 2022 sono riconosciute per una spesa massima di 96.000 euro. Sono riconosciute al 50%, quindi l’importo di cui si può ottenere la restituzione è 48.000 euro. Gli importi sono quindi divisi in 10 rate di uguale ammontare. Ogni anno si potrà quindi ottenere un importo massimo di detrazione di 4.800 euro, nel caso in cui l’IRPEF fosse incapiente rispetto a tali somme, quelle eccedenti sono perse.

Il Bonus Sicurezza 2022 è solo uno di quelli di cui ancora si può usufruire, puoi avere:

Bonus Verde 2022: chi ne ha diritto e per quali lavori

Superbonus 110% e altri Bonus Casa: le 9 opportunità per chi vuole ristrutturare

 

Nuova Irpef 2022: novità per aliquote, detrazioni e bonus

La riforma fiscale, con le nuove aliquote Irpef in vigore dal 2022 e le novità sulle detrazioni e sui bonus, comporta una rivoluzione nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti, autonomi e per i pensionati. È ciò che si prospetta con i provvedimenti del governo di fine anno scorso destinati a cambiare la tassazione sui redditi. In linea generale, i maggiori vantaggi li avranno i redditi medi e alti. Ma anche per gli altri la busta paga cambierà in maniera significativa.

Nuova Irpef 2022, cosa cambia nella busta paga di lavoratori e pensionati?

Già a partire da gennaio 2022 entreranno in vigore le nuove disposizione della riforma del Fisco con la modifica degli scaglioni, delle aliquote Irpef ai fini della tassazione. Le novità sull’Irpef comporteranno, in ogni modo, anche una nuova modalità di calcolo delle detrazioni fiscali a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma anche dei redditi assimilati a quelli dei lavoratori. E, infine, anche nel modo di calcolare l’ex bonus Renzi di 80 euro in vigore dal 2014, poi salito di importo a 100 euro.

Riforma fiscale e Irpef, le novità per i redditi medi e alti

Una ulteriore novità nella risistemazione delle aliquote Irpef è rappresentata dall’eliminazione della detrazione fiscale per i redditi da lavoro dipendenti a partire dai 28 mila euro e fino a 40 mila euro. Contrariamente, la riforma fiscale riconosce l’esonero parziale ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 34.996 euro. Tutte le novità fiscali avranno un impatto diverso sulle buste paga e determineranno un differente impatto per bonus e ritenute fiscali.

Riforma fiscale, come cambiano gli scaglioni e le aliquote Irpef?

Con la riforma fiscale cambiano le aliquote Irpef e gli scaglioni. Infatti:

  • la prima aliquota del 23% (rimasta invariata) viene applicata allo scaglione di redditi fino a 15 mila euro;
  • la seconda aliquota invece subisce delle modifiche. La percentuale scende dal 27% al 25% per i redditi da 15.001 a 25 mila euro e dal 38% al 35% per i redditi da 28.001 euro a 50 mila euro;
  • il quarto e il quinto scaglione vengono unificati con l’applicazione di un’unica aliquota del 43% per i redditi di oltre 50 mila euro.

Bonus e detrazioni nella riforma fiscale dell’Irpef, quali sono le novità del 2022?

La riforma fiscale del 2022 conferma anche i bonus per chi percepisce i redditi da lavoro dipendente fino a 15 mila euro. Nei casi di incapienza, quando la somma delle detrazioni risulta più elevata dell’imposta netta, la soglia può essere aumentata fino ai redditi di 28 mila euro. Tuttavia, il maggiore incremento delle detrazioni spetta ai lavoratori dipendenti con redditi a partire dai 15 mila euro. Infine, viene riconosciuta una detrazione aggiuntiva di 65 euro per i lavoratori dipendenti con redditi tra 25 mila euro e 35 mila euro. Tale detrazione è necessaria per non penalizzare chi percepisce redditi compresi in questi due estremi rispetto alle misure previste per i redditi meno elevati.

Riforma delle aliquote Irpef, detrazioni e bonus: chi si avvantaggia maggiormente nel 2022?

Il nuovo sistema delle aliquote Irpef, delle detrazioni e dei bonus permette ad alcuni di avere maggiori vantaggi fiscali in busta paga rispetto al 2021. Per chi ha redditi fiscali di 10 mila euro, il beneficio può essere quantificato in 158 euro all’anno; per i redditi di 15 mila euro annui, il vantaggio fiscale sarà di 422 euro rispetto all’anno scorso. La classe che maggiormente si avvantaggerà della riforma del Fisco sarà quella dei redditi da lavoro dipendenti per 40 mila euro l’anno. Il vantaggio sarà di 1.143 euro, mentre a 50 mila euro il vantaggio è quantificabile in 990 euro. Per i lavoratori autonomi il maggiore vantaggio fiscale risulta in corrispondenza di redditi annui pari a 50 mila euro. Il taglio dell’Irpef è pari a 810 euro all’anno (inclusa la mancata applicazione dell’Irap per le persone fisiche).

Riforma fiscale Irpef, detrazioni e assegni familiari: da quando si avranno gli effetti?

I primi effetti della riforma fiscale, delle detrazioni per i figli a carico e degli assegni familiari si avranno a partire dal mese di marzo 2022. Nelle simulazioni relative alla tassazione dei redditi non è da escludere il vantaggio che avranno i lavoratori con l’introduzione dell’Assegno unico per i figli a carico. L’assegno andrà a stravolgere anche l’insieme delle regole relative agli assegni familiari versati nelle buste paga dai datori di lavoro. Con un’ulteriore novità: l’Assegno unico universale non transiterà nelle buste paga dei lavoratori ma verrà pagato direttamente dall’Inps.

 

Dal 1° gennaio al via le domande per l’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale prende ufficialmente il via, infatti, i contribuenti possono iniziare a inoltrare le richieste per ottenerlo, ma ricordiamo che l’erogazione inizierà nel mese di marzo 2022.

L’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale è regolamentato dal decreto legislativo 230 del 2021 in attuazione della legge 46 del 2021. Le ultime indicazioni sulle modalità applicative si trovano nel messaggio 4748 dell’INPS del 31 dicembre 2021. L’obiettivo è semplificare il sistema e sostituire le numerose misure di welfare che nel tempo si erano accumulate. Spetta a tutte le categorie di lavoratori, in particolare lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati tra cui anche i percettori di reddito di cittadinanza.

L’Assegno Unico Universale infatti andrà a sostituire altre misure in particolare per i figli fino a 21 anni sostituirà le detrazioni per i figli a carico ( il limite dei 21 anni non si applica in caso di figli disabili); inoltre sostituisce l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF), sostituisce il Bonus Bebè, il Bonus Mamma Domani, mentre rimane in vigore il Bonus Asilo Nido.

Bonus Asilo Nido non è eliminato dall’assegno Unico: cosa sapere

Erogazione dell’Assegno Unico Universale

L’Assegno Unico Universale viene pagato direttamente dall’INPS e per iniziare a percepirlo dal mese di marzo è raccomandato presentare la domanda entro il 28 febbraio. Per coloro che dovessero inoltrare la domanda successivamente a tale data, il pagamento slitterà al mese successivo.

I genitori possono riscuoterlo anche in modalità ripartita, ad esempio questa potrebbe essere la scelta preferibile in caso di separazione o divorzio.

L’altra novità è data dal fatto che i figli maggiorenni possono presentare autonomamente la domanda e ricevere le quote di loro spettanza.

I soggetti interessati dovranno presentare la domanda annualmente, per il 2022 il termine di presentazione è il 30 giugno 2022, rispettando tale data non si perdono le mensilità di spettanza. Ovviamente si riceveranno dal mese successivo rispetto a quello di inoltro della richiesta. Per le domande presentate dopo il 30 giugno 2022 le erogazioni partiranno dal mese successivo e saranno persi gli importi da marzo a giugno.

Il pagamento avviene con bonifico su conto corrente intestato e quindi nella domanda è necessario indicare l’IBAN oppure con bonifico domiciliato. Il primo pagamento sarà erogato tra il 15 marzo e il 21 marzo.

Come presentare la domanda per l’Assegno Unico Universale

La domanda deve essere presentata telematicamente sul sito INPS, è necessario identificarsi con SPID, CIE o CNS. Naturalmente potrà essere presentata anche attraverso un patronato, oppure attraverso il contact center numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile e a pagamento secondo il proprio piano tariffario).

Per poter presentare la domanda è opportuno avere l’ISEE corrente, in caso contrario si potrà comunque percepire l’Assegno Unico Universale, ma nella misura minima, cioè quella prevista per coloro che hanno un ISEE di valore pari o superiore a 40.000 euro. Gli importi variano da 25 euro mensili a 175 euro mensili per ogni figlio.

Per conoscere i vari parametri attraverso cui viene determinato l’importo dell’Assegno Unico Universale puoi leggere l’articolo: Assegno Unico: importi, requisiti e cosa cambia con le detrazioni

Ai fini IRPEF l’Assegno Unico Universale non concorre alla formazione del reddito complessivo. Lo stesso è compatibile con altre forme di sostegno a favore dei figli erogate da regioni, comuni, province autonome di Trento e Bolzano, inoltre come già sottolineato è compatibile anche con il reddito di cittadinanza.

Ai percettori del Reddito di Cittadinanza ricordiamo che dal 2022 ci sono nuove regole, per conoscerle leggi l’articolo: Le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: cosa cambia per i percettori

Legge di bilancio: ecco chi potrà ancora avere il bonus 100 euro

Importante novità dalla legge di bilancio per coloro che hanno un reddito inferiore ai 15.000 euro, per loro il Bonus 100 euro resta in vigore.

Bonus 100 euro o Bonus Renzi

La legge di bilancio ha modificato parte delle norme inerenti detrazioni e tassazione in genere. In particolare tra le novità più importanti vi è l’abolizione del Bonus Renzi. Questo era stato introdotto per la prima volta con la legge di stabilità del 2015 per poi diventare definitivo nel 2020 come taglio al cuneo fiscale dei lavoratori. Fino al 30 giugno 2020 avevano diritto al Bonus Renzi di 80 euro mensili, per un importo massimo di 960 euro annuali, i contribuenti con un reddito annuo fino a 26.600 euro. Dal 30 giugno 2020 le regole sono cambiate e il Bonus Renzi è arrivato a 100 euro mensili, 1.200 massimo annuali e viene riconosciuto ai lavoratori con reddito fino a 28.000 euro annui. Dal 1° gennaio 2022 cambiano nuovamente le carte in tavola.

Bonus 100 euro per redditi fino a 15.000 euro

Ora, con la nuova legge di bilancio, il bonus 100 euro viene assorbito dal nuovo sistema delle detrazioni fiscali. Il tutto rientra nell’obiettivo di mettere ordine nel sistema fiscale andando a semplificarlo. Inizialmente era previsto che l’abolizione del Bonus Renzi di 100 euro riguardasse tutti, ma in corso di esame c’è stata una modifica.

Il Bonus di 100 euro resta in vigore in piano per i lavoratori che hanno un reddito fino a 15.000 euro annui, costoro potranno ricevere quindi 1.200 euro l’anno come detrazione fiscale.

Bonus Renzi per redditi fino a 28.000 euro

Per i redditi compresi tra 15.000 euro e 28.000 euro la percezione del Bonus Renzi di 100 euro è prevista solo al verificarsi di determinate condizioni. La verità è che ad oggi nessuno sa se applicando le nuove aliquote IRPEF, che sono state ridotte a 4, il nuovo sistema di detrazione e con l’abolizione di alcuni bonus, ad esempio il bonus bebè, in contribuente si ritroverà effettivamente in una situazione migliore o deteriore. Proprio per questo è previsto che, per coloro che percepiscono un reddito compreso tra 15.000 euro e 28.000 euro, sarà possibile percepire il bonus Renzi solo nel caso in cui nel concreto si ritroveranno con una situazione economica deteriore rispetto a quella del 2021, cioè una busta paga più leggera.

Per verificare se il lavoratore avrà diritto a percepire il Bonus 100 euro in base al maxi emendamento alla legge bilancio 2022  sarà necessario controllare:

  • gli importi per le detrazioni familiari a carico;
  • detrazioni per lavoro dipendente;
  • detrazioni sugli interessi passivi per il mutuo prima casa;
  • le rate delle detrazioni per ristrutturazioni o riqualificazione energetica per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.

Occorrerà calcolare la differenza tra la somma della detrazioni spettanti e l’imposta lorda

Deve essere ricordato che per i redditi fino a 15.000 euro non cambia molto, infatti a loro continua ad applicarsi il primo scaglione IRPEF al 23%, mentre i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro avranno un taglio percentuale del 2%  dell’IRPEF e già questo potrebbe aiutare a compensare il taglio del bonus 100 euro.

Tra le novità della Legge di Bilancio 2022 ricordiamo:

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La legge di bilancio 2022 conferma gli ecobonus previsti per i lavori edili e, sebbene l’attenzione sia concentrata quasi esclusivamente sul Superbonus al 110%, resta ancora la possibilità di ottenere l’ecobonus al 65% e al 50%. Ecco tutte le possibilità di risparmio per chi decide di ristrutturare casa.

Superbonus 110%: l’ecobonus che tutti sognano

Come più volte detto, il Superbonus 110% viene riconosciuto solo nel caso in cui siano eseguiti determinati lavori, si tratta dei così detti lavori trainanti, gli stessi nel complesso devono portare al recupero di almeno due classi energetiche. Al verificarsi di tale condizione, si potrà ottenere il beneficio del Superbonus 110% anche per i lavori trainati. Tra gli interventi trainanti c’è il rifacimento del cappotto termico.

Nella legge di bilancio sono ancora in via di definizione tutti i limiti per il Superbonus, ma in linea di massima dovrebbe essere riconosciuto senza particolari limiti. Dalle ultime modifiche emerge che è stato tolto il tetto ISEE per le villette unifamiliari, inoltre la proroga dell’agevolazione è stata riconosciuta su tutte le prime e le seconde case, senza più il vincolo dell’abitazione principale. Per i condomini la proroga è stata estesa fino al 31 dicembre 2023, mentre per le abitazioni unifamiliari fino al 31 dicembre 2022. Naturalmente in caso di aggiornamenti, si provvederà a integrare questa guida.

Per conoscere invece quali sono i lavori trainanti e i lavori trainati, c’è la guida: Lavori trainanti nel Superbonus 110%: scopriamo quali sono

Ricordiamo che per poter ottenere il Superbonus 110% è necessario avere l’APE (Attestazione Prestazioni Energetiche) pre e post intervento. Queste permettono di determinare se effettivamente vi è stato il recupero delle due classi energetiche. Le certificazioni devono essere redatte da un tecnico abilitato, inoltre è necessaria la dichiarazione di congruità che compara i prezzi medi per un determinato intervento a quelli sostenuti.

Ecobonus al 65%

Nel caso in cui non si rientri nella possibilità di ottenere il Superbonus al 110%, vi sono comunque altre agevolazioni al 65% e al 50%. Vediamo quindi le differenze tra le due e quando si può accedere all’una o all’altra.

Rientrano nel 65% le spese per la riqualificazione energetica che però non portano al recupero delle due classi. A indicare le spese ammesse è il decreto requisiti tecnici del MISE:

  • riqualificazione energetica globale limite massimo 100.000 euro di spesa;
  • installazione di microgeneratori limite massimo di spesa 100.000 euro. In questo caso è prevista un’ulteriore condizione per poter ottenere l’agevolazione, cioè si deve ottenere un risparmio di energia pari almeno al 20%;
  • installazione di collettori solari limite massimo 100.000 euro;
  • coibentazioni verticali e orizzontali (pavimentazioni) con limite massimo di spesa di 60.000 euro, in questo caso devono essere rispettati i requisiti previsti per la trasmittanza termica U. Questa cambia in base alla zona climatica e alla tipologia di intervento. E’ bene rivolgersi a professionisti che redigono le pratiche per ottenere i bonus per conoscere nella propria zona qual’è indice di trasmittanza termica consente di accedere al beneficio dell’Ecobonus al 65%.
  • interventi di climatizzazione invernale con produzione di acqua calda sanitaria attraverso sistemi di termoregolazione evoluti, limite massimo di spesa 30.00 euro;
  • caldaie a condensazione su edifici condominiali oppure in tutte le unità immobiliari del condominio, limite massimo di spesa 30.000 euro;
  • sostituzione integrale degli impianti di riscaldamento con sistemi a condensazione ad elevata efficienza, limite massimo 30.000 euro;
  • sostituzione di scalda acqua tradizionali con modelli a condensazione importo massimo di spesa 30.000 euro;
  • sistemi building automation (dispositivi multimediali per il controllo da remoto) con limite di 15.000 euro.

Ecobonus al 50%

Resta, infine, l’ultima misura, cioè la possibilità di ristrutturare gli edifici e ottenere una detrazione d’imposta al 50%. I lavori che rientrano in questa categoria sono ovviamente diversi dai precedenti. Si tratta di sostituzione degli infissi, schermature solari, porte, portoncini con un importo massimo di spesa previsto di 60.000 euro. Inoltre c’è la possibilità di ottenere il beneficio per l’installazione di sistemi di riscaldamento a biomassa, in questo caso l’importo massimo per il quale si può ottenere il beneficio è di 30.000 euro.

Tali importi però passano all’85% nel caso in cui siano eseguiti in condominio, quindi questi se non riescono a rientrare nei requisiti del Superbonus al 110% possono rientrare all’85%.

Ultime informazioni

Le detrazioni viste spettano anche per gli interventi antisismici nelle zone sismiche 1,2 e 3 mentre non spettano per gli immobili che si trovano nella zona 4. Il maxi emendamento alla leggi di bilancio per il 2022 infatti conferma anche tale agevolazione.

Dobbiamo infine ricordare che per il 2021 e anche per il 2022 è possibile non solo portare in detrazione dall’IRPEF le spese sostenute per la riqualificazione energetica dell’immobile, ma anche ottenere lo sconto in fattura oppure procedere alla cessione del credito. Queste sono le novità principali che si stanno delineando per il 2022 e che consentiranno ancora di ottenere notevoli vantaggi per l’efficientamento energetico. L’ultima nota riguarda invece una direttiva europea, questa prevede che dal 2027 i Paesi Membri non debbano più riconoscere incentivi per l’installazione di caldaie a combustibili fossili, la classica caldaia, e che dal 2040 le stese siano dismesse.

Per informazioni sulla direttiva, leggi l’articolo: Stop incentivi sull’installazione caldaie dal 2017 e dismissione entro 2020

Detrazione spese funebri, per quali oneri spetta?

Oggi andremo nell’annoso mondo del caro estinto, per scoprire quali detrazioni possono esserci per le spese funebri, in quali situazioni e per quali oneri. Lo scopriremo in questa rapida guida in merito, nei prossimi paragrafi.

Detrazione spese funebri, di cosa si tratta

Quando si parla di spese funebri, è evidente che si parla di quei costi attribuiti per le pompe funebri, a causa del decesso di una persona, amico o parente che esso sia. Insomma, quelle spese che servono per il trasporto al cimitero e per la sistemazione della salma, ad esempio nei loculi cimiteriali.

Ma quando queste spese possono essere detraibili? Le spese funebri detraibili sono quelle che rientrano nella fattura presentata dall’agenzia di pompe funebri. Ad esempio: spese per l’acquisto della bara e di altri articoli funebrispese per il disbrigo di pratiche amministrative.

Ad esempio, i costi sostenuti nel corso del 2020 per la morte di persone care, anche se non parenti, rientrano nella lista delle somme che, una volta inserite nel modello 730/2021, danno diritto a uno sconto sull’imposta da versare pari al 19 per cento.

Quali sono gli oneri detraibili?

Ma quali sono, nello specifico, gli oneri detraibili dalle spese funebri? La domanda a questo dubbio sui costi del caro estinto trova presto risposta.

Dunque, per dirla in breve, le spese funebri che rientrano nella detrazione sono tutte quelle riconducibili al funerale: dalla spesa per il fioraio, agli annunci, a quelle che servono per il trasporto al cimitero e per la sistemazione della salma (ad esempio nei loculi).

Come detto si tratta di una detrazione pari al 19% dell’imposta, ed ovviamente per ottenerne la detraibilità devono essere spese effettuate con mezzi di pagamento tracciabli.

Ma chi va a pagare le spese funebri?

Un altro bel quesito che affligge l’umanità, accanto a quei dilemmi esistenziali, come il “chi siamo”, “da dove veniamo” e “dove andiamo”, a cui ovviamente si accompagna il sempre eterno “cosa c’è dopo la morte”, è legato al “chi paga quando si muore”.

Insomma, a chi spettano le spese funebri di un parente?

Anche in questo caso, la risposta è presto data. A pagare il funerale sono tutti i chiamati all’eredità, anche quindi gli eredi che potrebbero valutare la convenienza della rinuncia alla successione. La spartizione dei costi delle pompe funebri avviene in base alla percentuale di eredità cui si ha diritto.

Ci sono, tuttavia, due rari casi in cui è il comune a pagare le spese funerarie del deceduto.

Le due condizioni nelle quali gli enti locali pagano le esequie funebri sono le seguenti:

  • nel caso di famiglie indigenti, a un tale livello di povertà da non potersi permettere un funerale;
  • oppure nel caso in cui chi muore è nullatenente, non ha parenti prossimi o questi ultimi sono tutti nullatenenti.

Ma come pagarsi il proprio funerale?

Nel caso in cui, ormai fossimo soli al mondo, come provvedere, alle proprie esequie è un altro quesito basico dell’approssimarsi all’estremo addio.

Tre sono le opzioni più canoniche:

  • con il testamento e la pianificazione successoria è possibile decidere a chi destinare il proprio patrimonio.
  • con la polizza temporanea caso morte è possibile tutelare i familiari e le persone vicine.
  • con l’assicurazione di previdenza funeraria è possibile finanziare e organizzare il funerale.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario da sapere in merito alle spese funebri ed alle sue possibili detrazioni. Non vi resta che affrontare l’estremo pagamento con conscia serenità e avveduta rassegnazione.

Detrazione mensa scolastica: quali documenti sono necessari?

E’ tempo di ritornare a scuola, dopo mesi difficili e distanziati. A tal proposito è tempo di tornare ad occuparsi di spese scolastiche e nello specifico della mensa. Quali sono le detrazioni possibili dalla mensa scolastica e quali documenti sono richiesti? Scopriamolo assieme in questa rapida guida.

Detrazione mensa scolastica: cosa detrarre?

E’ tempo di scuola, ma è anche ancora tempo di crisi economica e si sa detrarre qualcosa dalle tasse è sempre buono in tempo di magra, soprattutto.

Come poter detrarre, dunque le spese della mensa scolastica? Vediamolo, in breve, in questo paragrafo.

Nel 730 da proporre in quest’anno, riferito all’anno di imposta 2020, si potranno portare in detrazione tutte le spese riferite alla mensa scolastica pagate tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 2020 (anche se quelle pagate a gennaio, per esempio, erano riferite agli ultimi mesi del 2019).

Nello specifico, occorre sapere che

Nel modello 730 le spese d’istruzione detraibili devono essere inserite nella Sezione I, rigo da E8 ad E10 utilizzando i seguenti codici:
  1. 12: per le spese scolastiche;
  2. 13: per le spese per istruzione universitaria;
  3. 33: per le spese per asili nido.

Quali documenti occorrono per detrarre

Quali sono, dunque quei documenti necessari ad ottenere la detrazione per la mensa scolastica?

Per dirla in breve, sono necessari la ricevuta del bollettino postale intestata al soggetto che ha erogato il servizio; quindi, la ricevuta del bonifico bancario intestata al soggetto erogatore; Attestazione (rilasciata dalla scuola o dal soggetto erogatore) indicante la spesa sostenuta per la mensa e i dati dell’alunno.

Ma dove vanno segnate le spese mensa nel modello 730?

Ecco, nella nostra guida per la situazione di detraibilità delle spese mensa scolastica, diamo risposta alle più svariate domande sulla questione. Pertanto, andiamo a vedere anche come agevolare la compilazione del modello 730, nel caso di richiesta di detrazione delle spese della mensa scolastica.

Modello 730 e spese mensa

Dove compilare quindi le spese mensa nel modello 730?

In breve, le spese per la mensa scolastica dei propri figli possono essere inserite sia nel modello UNICO (nei righi da RP8 a RP14) sia nel modello 730 (nei righi da E8 a E12) con il nuovo codice istituito dall’Agenzia delle Entrate “12”.

Ma, ora veniamo alla domanda più richiesta dai contribuenti: quanto si può detrarre dalle spese della mensa scolastica? Lo scopriamo nel prossimo paragrafo.

Mensa scolastica: quanto si può detrarre?

Dunque, una volta appurato come fare domanda, attraverso la compilazione e gli specifici documenti, per ottenere una detrazione per le spese di mensa scolastica, andiamo a vedere il succo della questione, ovvero il quantitativo di “risparmio”.

Facciamo, dunque dei rapidi ma esaustivi esempi per rispondere a questo quesito:

Dunque, l’importo detraibile va dai 200 euro ad un massimo di 800 euro. Il costo della detrazione sarà pari al 19% per ciascun alunno/figlio ed il suo importo andrà ripartito tra i due genitori (qualora facciano reddito entrambe).

Aggiungiamo, inoltre che qualora il documento comprovante la spesa per il servizio di mensa scolastica sia intestato:

  • al genitore, la detrazione spetta interamente a quel contribuente
  • al figlio, la detrazione spetta ad entrambi i genitori nella misura del 50% ciascuno.

Dunque, questo è quanto di più necessario ed essenziale vi fosse da sapere in merito alle detrazioni per le spese della mensa scolastica.

Detrazione abbonamento trasporto pubblico: quando spetta ed entro quali limiti?

Oggi andremo ad addentrarci nell’ infausto mondo dei trasporti pubblici, per scoprire quando e come è possibile ottenere una detrazione per l’abbonamento sui mezzi pubblici. Scopriamolo assieme in questa rapida guida.

Detrazione abbonamento trasporto pubblico: come funziona

Dunque, va subito detto che il costo dell’abbonamento per i trasporti pubblici, è detraibile in dichiarazione dei redditi per una somma non superiore a 250 euro, limite di importo sul quale occorre calcolare la detrazione fiscale del 19 per cento.

In sostanza, possiamo asserire che il rimborso spettante è pari ad un massimo di 47,50 euro. Resta, invece non detraibile la quota di spesa che supera il limite di 250 euro. Questo possiamo dire che sono i limiti per poter detrarre dalle spese di abbonamento.

Va precisato che il limite di spesa detraibile è da considerarsi complessivo e cumulativo anche per la detrazione riconosciuta per i familiari a carico.

Ma come fare a detrarre le spese di abbonamento?

Dunque, le spese dei trasporti pubblici sono detraibili attraverso la compilazione del modello 730.

Quindi, all’interno del modello 730 sarà possibile e necessario indicare, ai fini del rimborso Irpef del 19 per cento, una somma non superiore a 250 euro, per le spese relative a titoli di viaggio validi per più giorni.

Va ben chiarito che nel novero degli abbonamenti detraibili rientrano, dunque, quelli annuali, mensili o settimanali per il trasporto su autobus, tram, treni o metropolitane.

Contrariamente, invece non sarà possibile chiedere ed ottenere la detrazione per le seguenti spese di viaggio:

  • titoli di viaggio con una durata oraria, anche se superiore a quella giornaliera, tra cui ad esempio i biglietti a tempo che durano 72 ore;
  • carte di trasporto integrate che includono pure servizi ulteriori rispetto a quelli di trasporto, come ad esempio le carte turistiche che oltre all’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici consentono l’ingresso a musei o spettacoli.

Criterio di cassa per modello 730/2021

Un ulteriore considerazione, non poco importante da fare è legata al modello 730/2021.

Infatti, allo scopo di individuare quali sono le spese ammesse in detrazione fiscale risulterà necessario utilizzare il criterio di cassa.

In cosa consiste il criterio di cassa? Nel suddetto criterio, la detrazione viene calcolata sulla spesa sostenuta nel 2020 per l’acquisto dell’abbonamento, indipendentemente dal periodo di validità dello stesso:

per esempio un abbonamento acquistato nel mese di dicembre 2020 con validità dal 1° gennaio 2021 fino al 30 giugno 2021.

Non potranno, quindi, essere indicate le spese sostenute nel 2020 che nello stesso anno sono state rimborsate dal datore di lavoro in sostituzione delle retribuzioni premiali e indicate nella CU 2021.

In tal proposito, la detrazione spetta comunque sulla parte di spesa che non è rimborsata.

Quali documenti occorrono per avere detrazione?

In ultimo, ma non di ultima importanza, andiamo a vedere quali sono i documenti richiesti per poter ottenere la detrazione delle spese di abbonamento ai mezzi pubblici.

In maniera molto sostanziale, i documenti necessari per la richiesta sono i seguenti:

  • il titolo di viaggio (contenente durata dell’abbonamento, ovvero data di partenza e termine di validità);
  • oppure la ricevuta di pagamento dell’abbonamento.

Qualora si sia in possesso di abbonamenti in formato elettronico sarà necessario che il contribuente abbia conservato il documento che attesti le indicazioni essenziali utili e necessarie a qualificare il titolo di viaggio: ovvero, informazioni su servizio utilizzatore, periodo di validità, spesa sostenuta e data di sostenimento della spesa. Come possono essere, ad esempio degli scontrini che contengono tutte le informazioni sopra richieste.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla detrazione delle spese di abbonamento per il trasporto pubblico.

Superbonus 110%, è applicabile se l’immobile è sede di attività?

Si possono applicare le agevolazioni fiscali del superbonus 110% per interventi su un immobile che è sede di attività di impresa, arte o professione? È questa la domanda frequente per vari professionisti e imprenditori in merito all’esecuzione dei lavori agevolabili al 110%. Il caso è quello di una villetta a schiera, con entrata autonoma e impianti indipendenti, di categoria catastale A/3, appartenente a un unico proprietario. Un quarto dell’immobile, adibito ad abitazione principale, si ipotizza rappresenti la sede dove il proprietario svolte attività professionale.

Quali tipologie di interventi ai fini del superbonus 110%?

La tipologia di interventi ipotizzabili per beneficiare del superbonus 110% riguardano la sostituzione dell’impianto di riscaldamento già esistente e il rifacimento del tetto. Quest’ultimo lavoro verrebbe portato a termine con l’installazione dell’impianto fotovoltaico. Inoltre, il proprietario vorrebbe eseguire lavori di isolamento termico, ovvero realizzare il cosiddetto “cappotto”.

Come valutare i lavori per i benefici del superbonus 110%?

Il primo intervento, consistente nella sostituzione dell’impianto di riscaldamento della villetta, rientra nel beneficio del superbonus 110%. Il decreto legge numero 34 del 2020, infatti, lo ammette tra i lavori cosiddetti “trainanti” disciplinati dal comma 1 lettera c) dell’articolo 119 del suddetto decreto. I due interventi consistenti nel rifacimento del tetto e del cappotto termico, a norma della lettera a) del comma 1 dell’articolo 119 dello stesso decreto, rientrano tra gli interventi trainanti purché incidano per non meno del 25% della superficie disperdente lorda dell’intera villetta.

Installazione dell’impianto fotovoltaico tra gli interventi trainati del superbonus

Gli interventi per l’installazione dell’impianto fotovoltaico, ai fini dei benefici fiscali del superbonus 110%, rientrano invece tra gli interventi trainati. Ciò significa che questi tipi di intervento devono essere eseguiti congiuntamente agli interventi trainanti, come nel caso in questione con la realizzazione del cappotto termico e della sostituzione degli impianti di riscaldamento esistenti. Per i limiti di spesa e per l’esecuzione di interventi di installazione di impianti fotovoltaici è necessario rifarsi al comma 5 dell’articolo 119.

Applicazione superbonus 110% a immobili sedi di attività: il decreto 34 del 2020

In linea generale, in caso di lavori svolti su immobili che costituiscano sede di attività professionale o di impresa è importante rifarsi sia a quanto previsto dal decreto 24 del 2020 che ai chiarimenti dell’Agenzia delle entrate. Secondo quanto prescrive il comma 9 dell’articolo 119 del decreto 34, infatti, chi effettua interventi che possono essere agevolati dal superbonus non deve agire nell’ambito di attività da lavoro autonomo o di impresa.

Interventi su sedi di attività: i chiarimenti dell’Agenzia delle entrate

Un ulteriore chiarimento è arrivato dall’Agenzia delle entrate in merito all’applicazione del superbonus 110% su immobili sedi di attività. Nel caso in questione, la detrazione spetta, infatti, anche ai contribuenti persone fisiche che svolgano attività di impresa o di arte o di professione nel momento in cui gli interventi da effettuare siano inerenti a immobili appartenenti all’ambito “privatistico”. In altre parole, la regola generale vuole che l’applicazione del superbonus non avvenga per interventi su immobili strumentali all’attività professionale o di impresa. Inoltre, non sono agevolabili lavori su unità immobiliari costituenti l’aggetto dell’attività e i beni patrimoniali appartenenti all’impresa.

Unità abitative utilizzate a uso promiscuo: si applica il superbonus?

Secondo quanto chiarito, pertanto, dall’Agenzia delle entrate gli interventi sono agevolabili purché riguardanti unità immobiliari residenziali. Per le unità immobiliari utilizzate a uso promiscuo, in quanto utilizzate anche per attività di impresa o professionale, il proprietario può applicare le detrazioni del superbonus ma ridotte della metà. Pertanto il contribuente potrà beneficiare della misura ma con importi decurtati del 50%.

Superbonus 110%: quali sono gli interventi trainanti e quali i trainati?

Il superbonus 110% rappresenta una agevolazione che il decreto legge numero 34 del 2020 ha previsto per determinate tipologie di interventi sugli immobili ed edifici. I lavori devono effettuarsi tra il 1° luglio 2020 e il 30 giugno 2022. L’agevolazione può consistere:

  • in una detrazione dell’imposta pari al 110% delle spese sostenute da calcolare negli anni successivi a quello dell’intervento;
  • nella cessione del credito maturato proprio per gli interventi fatti;
  • in uno sconto direttamente in fattura.

Differenza tra interventi trainanti e interventi trainati

Fermo restante che per gli interventi che non rientrano nel superbonus sono sempre valide le altre agevolazioni come il bonus delle ristrutturazioni edilizie, l’ecobonus, il bonus delle facciate e il sismabonus, per gli interventi previsti dal legislatore al 110% si può distinguere quelli trainanti da quelli trainati. I trainanti sono le opere per le quali spetta la detrazione al verificarsi dei requisiti previsti dalla legge. Gli interventi trainati, invece, per poter beneficiare del superbonus 110%, hanno bisogno di essere congiunti alle opere trainanti.

Gli interventi trainanti

Ai fini del superbonus 110%, come detto, gli interventi trainanti hanno il duplice vantaggio di comportare l’applicazione del beneficio sia per sé che per gli interventi trainati. Sono trainanti tre tipologie di interventi:

  • l’isolamento termico degli edifici, anche conosciuto come cappotto;
  • la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale già esistenti;
  • gli interventi previsti dall’articolo 16 del decreto legge numero 63 del 2013 rientranti già nel sismabonus.

Per ciascuno di questi interventi è previsto un limite di spesa che dipende anche dal tipo di immobile sul quale viene effettuato l’intervento stesso. È pertanto differente il limite a seconda che venga svolto su villette unifamiliari o su edifici in condominio.

Requisiti degli interventi di isolamento termico e di sostituzione impianto di climatizzazione

L’applicazione del superbonus 110% sugli interventi di isolamento termico o di sostituzione degli impianti di climatizzazione esistenti deve soddisfare due requisiti. Il primo è contenuto nel decreto ministeriale del 6 agosto 2020 e riguarda gli elementi tecnici. Il secondo, invece, è la garanzia che l’intervento possa portare dei miglioramenti di due classi energetiche dell’immobile o, quanto meno, di raggiungere la classe più elevata. Il miglioramento termico deve essere attestato da un professionista abilitato che verifichi la prestazione energetica prima e dopo l’intervento.

Superbonus 110%: gli interventi trainati

Gli interventi trainati, che necessitano dei trainanti per poter essere riconosciuti ai fini del superbonus 110%, si distinguono in quattro categorie:

  • intervento di efficientamento energetico o ecobonus;
  • l’installazione degli impianti solari fotovoltaici e dei sistemi di accumulo integrati;
  • installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici;
  • l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Interventi di efficientamento energetico

La categorie degli interventi di efficientamento energetico comprende tutti quegli interventi nei quali si va a riqualificare gli edifici e che consentono di risparmiare sul fabbisogno di energia primaria. Rientrano in questa tipologia di interventi anche quelli necessari per migliorare l’edificio dal punto di vista termico. In questo ultimo novero si elencano interventi sui pavimenti, sugli infissi delle finestre, sulle schermature solari, sulle chiusure oscuranti e interventi di coibentazione.  Queste categorie di interventi sono trainati sia dall’isolamento termico che dalla sostituzione della caldaia, ma non dal sismabonus.

Quali sono gli interventi dell’installazione di impianti fotovoltaici per il superbonus 110%?

Nella seconda categoria degli interventi trainati rientrano quelli del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo. Questi interventi sono trainati da qualsiasi intervento trainante, compreso il sismabonus. Affinché si possa beneficiare del superbonus è necessario, tuttavia, che l’energia non autoconsumata in sito oppure non condivisa per l’autoconsumo possa essere ceduta al gestore dei servizi energetici (GSE) tramite il ritiro dedicato. È da precisare che l’installazione degli impianti dell’energia fotovoltaica può avvenire o sugli edifici stessi o su strutture pertinenziali. Il superbonus 110% spetta anche per la tipologia di interventi riguardanti il sistema di accumulo integrato negli impianti fotovoltaici agevolati. L’intervento consiste nell’accumulare elettricità prodotta e di utilizzarla in un momento susseguente.

Impianti per la ricarica dei veicoli elettrici e superbonus

La terza categoria degli interventi trainati ai fini dell’applicazione del superbonus 110% è quella che prevede l’installazione delle colonnine di ricarica dei veicoli elettrici. Tuttavia, questo intervento non è trainato dal sismabonus ma solo dagli interventi di isolamento termico o da quelli di sostituzione della caldaia. Nella detrazione sono compresi i costi iniziali per la richiesta della potenza addizionale fino a un limite di 7kW.

Superbonus 110% sulle barriere architettoniche

L’ultima categoria di interventi trainati che possono beneficiare del superbonus 110% è quella relativa all’eliminazione delle barriere architettoniche. Rientrano tra questi interventi:

  • l’installazione di montacarichi e di ascensori;
  • realizzazione di qualsiasi strumento che, tramite la comunicazione, la robotica o qualsiasi altro mezzo tecnologico, favorisca la mobilità esterna e interna all’abitazione per soggetti portatori di handicap.

Requisiti del superbonus 110% per le barriere architettoniche

Il requisito della gravità dell’handicap deve essere commisurato a quanto previsto dal comma 3, dell’articolo 3, della legge numero 104 del 1992. La medesima agevolazione spetta anche per interventi effettuati a favore di soggetti over 65. Con le ultime modifiche, questo quarto gruppo di interventi, è trainato da qualsiasi intervento trainante e, pertanto, sia dall’isolamento termico e dalla sostituzione della caldaia che dall’adeguamento sismico, inizialmente non previsto.