Decreto flussi 2022: ultime novità per le aziende che assumono immigrati

Il decreto flussi è un provvedimento che ogni anno determina il numero massimo di ingressi di stranieri regolari in Italia, deve trattarsi di cittadini non appartenenti all’Unione Europea. Vediamo ora cosa è previsto dal decreto flussi 2022.

Decreto flussi 2022: 69.700 nuovi ingressi

Il decreto flussi viene emanato al fine soprattutto di far fronte a determinate esigenze lavorative in Italia, quindi non si tratta semplicemente di un atto di solidarietà, ma è volto a far fronte al fabbisogno di manodopera prevalentemente in mansioni in cui è difficile trovare lavoratori italiani. Il decreto flussi per il 2022 è stato adottato il 21 dicembre 2021 con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in base alla legge 40 del 1998. Prevede l’ingresso regolare di 69.700 quote massime .

42.000 ingressi per agricoltura e settore turistico alberghiero

Del totale previsto, 42.000 sono ingressi per lavori stagionali nel settore dell’agricoltura e turistico-alberghiero. Le istanze per questa quota possono essere presentate dal 1° febbraio 2022. Tra le quote viste occorre ricordare che 14.000 sono a beneficio di associazioni come CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative, si tratta quindi di una particolare quota riservata alle aziende agricole.

27.700 lavoratori per autotrasporto, turismo ed edilizia

Il decreto flussi 2022 prevede anche l’ingresso di 27.700 lavoratori per il settore dell’autotrasporto, settore turistico-alberghiero e delle edilizia e quindi non nei lavori stagionali e questa rispetto al passato è una novità. Per il settore dell’autotrasporto di merci per conto terzi è previsto che per poter approfittare del decreto flussi è necessario essere in possesso di una patente di guida equivalente alla CE e convertibile in base agli accordi di reciprocità. Si tratta di patenti rilasciate da: Algeria, Marocco, Moldova, Repubblica di Macedonia del Nord, Sri Lanka, Tunisia, Ucraina. In questo caso le istanze possono essere presentate dalle ore 9:00 del 27 gennaio 2022.

Decreto flussi 2022: quote di provenienza

All’interno di queste fasce ci sono delle quote riservate, in particolare, il decreto flussi 2022 prevede che ci siano 17.000 ingressi da: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia – Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina.

Ulteriori 3.000 quote sono riservate a Paesi che sottoscrivono accordi di migrazione con l’Italia. Si tratta quindi a ben vedere di un’immigrazione strettamente controllata.

Lavoratori autonomi

Il decreto prevede anche una quota di ingressi per i lavoratori autonomi, si tratta di 500 soggetti tra artisti di fama, imprenditori che vogliono investire almeno 50.000 euro, quindi si tratta in questo caso di creare nuove imprese che possano anche portare occupazione, amministratori e titolari di cariche societarie, liberi professionisti che però esercitino attività riconosciute a livello nazionale da associazioni che siano presenti in elenchi tenuti dalle Pubbliche Amministrazioni.

La conversione dei permessi di soggiorno

Il decreto flussi 2022 prevede anche la conversione di permessi di soggiorno, anche in questo caso però ci sono dei limiti numerici.

  • titolari di permesso di soggiorno stagionale da trasformare in non stagionale: 4.400;
  • permesso di soggiorno per studio, tirocinio e formazione professionale da convertire in permesso di soggiorno per lavoro subordinato in quota 2000 e permesso di lavoro autonomo con quota 370;
  • soggiornanti di lungo periodo con permesso rilasciato da un altro Paese dell’Unione Europea da convertire in permesso di soggiorno per lavoro subordinato con quota 200 e in permessi di soggiorno per lavoro autonomo con una quota di 30.

Come inoltrare la richiesta

La richiesta per assumere lavoratori stranieri in Italia oppure chiedere la conversione del permesso di soggiorno per i motivi prima visti, deve essere inoltrata telematicamente https://nullaostalavoro.dlci.interno.it c’è tempo fino al 31 dicembre 2022, ma visto che ci sono le quote prima citate, non è opportuno attendere tanto. Inoltre sono previste domande scaglionate per il 2022, la prima quota di domande deve essere presentata entro il 17 marzo 2022. Nonostante le specifiche date viste prima per l’inoltro delle domande, l’applicativo è disponibile già dal 12 gennaio 2022.

La domanda può essere presentata dal datore di lavoro che ha bisogno di assumere un lavoratore Extra UE, per poter accedere al sistema è necessario avere lo SPID. Il datore di lavoro può avere cittadinanza italiana, ma può essere anche un cittadino straniere regolarmente residente in Italia.

Obbligo fattura elettronica per forfetari, e l’imposta di bollo?

I contribuenti in regime forfetario sono tenuti, proprio per il fatto di non applicare  l’Iva in fattura e non esercitando il diritto di detrazione dall’imposta, ad applicare alle fatture di importo superiore ai 77,47 euro l’imposta di bollo da 2 euro. L’imposta in questione può essere applicata materialmente con la marca da bollo sulle fatture cartacee, ma può essere assolta anche virtualmente, pagando, poi, il dovuto con F24.

Ma con l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica cosa cambia per il contribuente forfetario in ambito pagamento imposta di bollo?

Fattura elettronica ed imposta di bollo per contribuenti forfetari

In questo ultimo periodo non si parla d’altro che dell’obbligo di fattura elettronica per i contribuenti forfetari. Ci sarà entro la fine del 2022? Sarà predisposta da un decreto durante l’anno?  Per avere notizie certe al riguardo non possiamo fare altro che attendere le decisioni dell’esecutivo al riguardo.

Ma quello che possiamo dire con certezza è che, non appena l’obbligo diventerà operativo il pagamento dell’imposta di bollo non verrà meno. Certamente sarà impossibile apporre la marca da bollo sulla fattura cartacea, ma resteranno le altre modalità di pagamento.

I contribuenti forfetari dovranno, quindi, continuare ad assolvere l’obbligo dell’imposta di bollo effettuando il pagamento nei modi previsti. Per assolvere il pagamento si potrà procedere o utilizzando l’apposita funzionalità prevista dal portale “Fatture e corrispettivi” indicando il proprio IBAN per l’addebito dell’imposta o versando l’importo tramite modello F24.

Pignoramento auto, ecco quando si rischia

Molti si chiedono se è possibile pignorare un auto, quando e se si incorre in questo rischio. Nella guida di seguito scopriamo se e quando è possibile correre il rischio del pignoramento della propria auto.

Pignoramento auto, quando si rischia

Stando ad un decreto legge entrato in vigore nel 2014, mette in previsione il funzionamento il pignoramento dell’auto o, in maniera più generica, come funziona il pignoramento dei veicoli, realizzato attraverso lo strumento della trascrizione dell’atto (di pignoramento) nei pubblici registri automobilistici, anche qualora i beni non fossero stati rinvenuti presso il domicilio del debitore.

Onde evitare di incorrere in manchevolezze nel pignorare veicoli presso la locazione del debitore, è stato introdotto l’articolo 512-bis nel Codice di procedura civile che disciplina una procedura ad hoc, attraverso la quale si perfeziona nei confronti del debitore e dei terzi indebitati, rispettivamente con la notifica del pignoramento e con la pubblicazione nei pubblici registri, e termina con l’apprensione e la vendita del veicolo.

Pignoramento auto, cosa c’è da sapere

Il sopra citato articolo 512-bis del Codice di procedura civile nella sua parte introduttiva prevede esplicitamente che il pignoramento dei veicoli può essere fatto con le modalità nello stesso indicate oltre che con quelle proprie dell’espropriazione mobiliare. Da ciò se ne conviene che la forma prevista dallo stesso articolo va ritenuta una alternativa rispetto a quella ordinaria.

Innanzitutto, il primo passo da tenere conto è quello in cui il creditore deve richiedere una visura al Pra (Pubblico registro automobilistico) per poter così verificare se il debitore abbia la proprietà di un veicolo oppure no.

Successivamente, come passo seguente, il creditore dovrà redigere e notificare al debitore, un atto di pignoramento nel quale occorre indicare esattamente i beni e i diritti che intende sottoporre ad esecuzione, con annessi gli estremi richiesti dalla legge speciale per la loro iscrizione nei pubblici registri.

Va aggiunto che nell’ atto di pignoramento deve essere contenuto quanto segue:

  1. l’ingiunzione dell’ufficiale giudiziario di astenersi dal compiere qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato, i beni che si assoggettano alla espropriazione e i frutti di essi;
  2. l’intimazione a consegnare entro dieci giorni i beni pignorati, nonché i titoli e i documenti relativi alla proprietà e all’uso dei medesimi, all’Istituto vendite giudiziarie (IVG) autorizzato ad operare nel territorio del circondario nel quale è compreso il luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede o, in mancanza, a quello più vicino.

Cosa accade dopo l’atto di pignoramento?

Una volta ricevuto l’atto di pignoramento che mette a repentaglio il proprio veicolo, vediamo cosa accade al debitore.

Dalla ricevuta notifica del pignoramento, fino alla effettiva consegna dei mezzi e dei titoli all’IVG, il debitore è costituito custode dei beni pignorati e quindi dei relativi accessori, comprese le pertinenze e i frutti, senza avere diritto a compenso alcuno.

Successivamente alla consegna, l’IVG assume la custodia del bene pignorato e ne dà immediata comunicazione al creditore pignorante, preferibilmente a mezzo posta certificata.

Il termine sarà di dieci giorni, entro i quali il debitore deve effettuare la consegna del veicolo, altrimenti entrano in azione gli organi di polizia, per procedere al rinvenimento dei beni pignorati.

Una volta effettuata l’ultima notificazione, l’ufficiale giudiziario deve consegnare al creditore l’atto di pignoramento affinché proceda alla trascrizione nei pubblici registri automobilistici.

In un tempo limite di trenta giorni dalla comunicazione di avvenuta consegna da parte dell’IVG, va in ultimo ma non ultimo detto che il creditore deve depositare presso la cancelleria del tribunale competente per l’esecuzione, la nota di iscrizione a ruolo, allegando ad essa le copie conformi del titolo esecutivo, quindi del precetto, dell’atto di pignoramento e in fine della nota di trascrizione. Sarà l’avvocato del creditore ad attestarne la validità.

Questo, è dunque quanto di più utile e necessario da sapere in merito ai rischi e alle modalità di pignoramento auto per un debitore.

Come aprire un conto PayPal

Molti, ormai usano PayPal per fare acquisti online, per fare transazioni agevoli e monitorate da casa propria. In questa rapida guida andremo a vedere come aprire un conto PayPal in pochi semplici passaggi.

PayPal, cosa è e come funziona

Andiamo, innanzitutto, a vedere come funziona un conto PayPal e di cosa si tratta.

Con PayPal parliamo di un conto online che sarà associato ad una email di riferimento, ovvero la mail che utilizzerete con le vostre credenziali di accesso.

PayPal non è altro che un servizio nato per semplificare i pagamenti su Internet. Esso, infatti, permette a privati cittadini e aziende di effettuare trasferimenti di denaro online senza fornire il numero della carta di credito o le coordinate del conto corrente bancario. Per poter utilizzare PayPal, basta semplicemente collegarsi al suo sito Internet e aprire un conto, a costo zero e senza alcun vincolo di deposito.

Vediamo, di seguito, come funziona nello specifico aprire un conto PayPal in pochi semplici passaggi.

PayPal, come aprire un conto

Andiamo a vedere nello specifico della questione, come si può aprire un conto PayPal, utilizzando la propria mail o una mail apposita per la registrazione ad un account PayPal.

Per iniziare, occorre collegarsi al sito principale di PayPal, pigiare dunque sul pulsante Registrati gratis che si trova al centro della pagina, quindi scegliere se aprire un Conto Personale o un Conto Business apponendo il segno di spunta accanto all’apposita voce e pigiare, successivamente sul pulsante Continua per passare allo step successivo.

Una volta fatto ciò, nella nuova schermata che si apre, occorre inserire il proprio numero di cellulare e fare clic sul pulsante Avanti per procedere con l’immissione del codice a 6 cifre che PayPal va ad inviare in automatico al nostro numero di cellulare, per verificare la validità del numero inserito. Questo passaggio è obbligatorio, pertanto occorre sapere che il proprio conto PayPal sarà collegato al numero di telefono che gli viene fornito al momento della registrazione.

Per completare la registrazione, utile alla apertura di un conto PayPal, inserire nome e cognome e creare una password per accedere al proprio account che si sta creando.

In ultimo, per concludere con successo la creazione del conto PayPal, bisogna compilare il secondo modulo che viene proposto, andando ad immettere in esso i dati relativi alla nazionalità, quindi alla propria data di nascita e al proprio indirizzo, quindi spuntare la voce Confermo di aver letto, dato il consenso e accettato le Condizioni d’uso e la Dichiarazione sulla privacy di PayPal e di essere maggiorenne e pigiare, infine sul bottone Accetta e crea conto.

Ecco che avremo creato il nostro account PayPal, gratuitamente.

Conto PayPal, cosa altro c’è da sapere

Vediamo, in ultimo, se c’è qualcosa di altro da sapere in merito alla creazione di un proprio conto PayPal.

Dunque, con i passaggi sopra indicati il vostro nuovo conto PayPal è stato creato ed è quasi pronto per essere utilizzato per la prima volta.

Prima, però, di poter cominciare a usufruire del servizio, occorre effettuare ancora un passaggio: ovvero convalidare il proprio indirizzo di posta elettronica.

Per farlo, accedete alla vostra email che avete usato per la registrazione, recatevi nella sezione Posta in arrivo, e trovate il messaggio inviatovi da PayPal e una volta aperto, cliccare sulla voce Conferma indirizzo email che è all’interno del messaggio. A questo punto anche l’indirizzo di posta elettronica è confermato e PayPal è pronto per il vostro utilizzo.

A questo punto siete abilitati a ricevere i vostri soldi, fornendo la vostra mail a chi deve accreditarvi il denaro, oppure potete collegare la vostra carta di credito (se ne avete una) al conto specifico e quindi fare anche operazioni di trasferimento del denaro dalla vostra carta al conto PayPal.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere su come aprire un conto PayPal.

Superbonus sisma acquisti: detrazione 110% fino al 30 giugno 2022, poi 75% e 85%

Il super sisma bonus acquisti potrà rendere l’agevolazione del 110% fino al 30 giugno 2022. Chi ha intenzione di acquistare una casa antisismica deve però affrettarsi. Entro tale data, infatti, è necessario procedere con il rogito della casa. Dal 1° luglio 2022 la detrazione fiscale scenderà dall’odierno 110% al 75% e 85%. Si tratta di abitazioni per le quali si è provveduto alla demolizione e alla ricostruzione per interventi antisismici.

Sisma bonus ordinario: quali sono le detrazioni fiscali previste?

La misura del sisma bonus acquisti rientra nella disciplina sisma bonus ordinario, che ha percentuali di detrazione fiscale che vanno dal 50% all’85%. In particolare, gli interventi antisismici riguardano sia gli immobili residenziali che le attività produttive. I lavori antisismici devono essere effettuati su edifici rientranti nelle zone antisismiche 1, 2 e 3. La percentuale di detrazione va ad aumentare se si migliora di una o di due classi l’incidenza del rischio sismico. Si hanno perciò detrazioni rispettivamente del 70% o dell’80% per le unità abitative singole; del 75% o 85% sugli edifici condominiali.

Superbonus 110% sisma acquisti, in cosa consiste?

All’interno del sisma bonus ordinario si può procedere con il superbonus sisma acquisti. In questo caso, le percentuali di detrazione fiscali sono del 75% o dell’85% per cui proceda con l’acquisto di immobili demoliti e poi ricostruiti dalle imprese. Il miglioramento delle classi di rischio sismico, dal quale deriva l’una o l’altra percentuale, dipende dalla classe o dalle due classi acquisite ai fini del rischio sismico. Per poter procedere al sisma bonus acquisti è necessaria l’asseverazione antisismica.

Sisma bonus acquisti, fino a quando si applica la detrazione fiscale del 110%?

La legge di Bilancio 2022 ha confermato la possibilità di applicare la detrazione del superbonus sisma acquisti al 110% se il rogito viene effettuato entro il 30 giugno 2022. Ovvero ha lasciato inalterata la scadenza della misura rispetto a quanto già deciso con il decreto legge numero 34 del 2020. A partire dal giorno successivo, ovvero dal 1° luglio 2022, le detrazioni scenderanno, rispettivamente, al 75% e all’85% a seconda delle classi di sicurezza dell’edificio. Particolarmente interessate alla normativa, oltre agli acquirenti, sono le imprese di costruzione che devono procedere con i lavori di demolizione previsti nel decreto legge numero 63 del 2013.

Dal sisma bonus acquisti al super sisma bonus acquisti del decreto legge 34 del 2020

Secondo il decreto legge 63 chi acquista l’abitazione ricostruita ha diritto alla detrazione fiscale calcolata sul prezzo di vendita del 75% se la demolizione permesso di guadagnare una classe di rischio; dell’85% se la demolizione ho prodotto il miglioramento di due classi di rischio. Con il superbonus si è andati oltre in fatto di detrazioni fiscali prevedendo, per il super sisma bonus acquisti, l’agevolazione del 110%. La relativa disciplina si ritrova nel comma 4, dell’articolo 119, del decreto legge numero 34 del 2020. Tuttavia, la legge di Bilancio del 2022 non ha modificato la scadenza della misura che risulta fissata al 30 giugno prossimo.

Super sisma bonus, la scadenza del 30 giugno 2022 per la detrazione del 110%

A partire dal 1° luglio 2022, dunque, non essendoci stata una proroga come per gli altri bonus casa fino al 2024 (bonus diversi dal superbonus 110%) la detrazione scenderà all’85% e al 75%. E rimarrà in vigore fino a tutto il 2024 con queste percentuali di agevolazioni fiscali. Tuttavia, non si può escludere che l’Agenzia delle entrate possa, in futuro, fornire un’interpretazione diversa rispetto all’impianto normativo risultante dalla legge di Bilancio 2022.

Agricoltura: tutte le novità nella legge di bilancio 2022

Le legge di bilancio 2022, legge 34 del 2021, stanzia circa 2 miliardi di euro per l’agricoltura, settore che sempre più viene attenzionato. Ecco quali sono le principali misure adottate nel campo dell’agricoltura 2022.

Novità fiscali per l’agricoltura con la legge di bilancio 2022

La prima misura in favore dell’agricoltura è l’abolizione dell’IRAP per coloro che esercitano attività di allevamento, agriturismo e per le attività in cui è prevista la determinazione del reddito forfettaria.

Novità importanti anche per gli accertamenti fiscali, in particolare le cartelle di pagamento ricevute dalle aziende agricole entro il 31 marzo 2022 devono essere pagate entro 180 giorni e non entro 60 giorni come in “regime ordinario”. Deve però essere sottolineato che a questo punto non coincidono più i termini per il pagamento con quelli previsti per il ricorso, infatti questo deve comunque essere esercitato entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento.

Per poter ottenere il pagamento rateale delle cartelle emesse è necessario provare con documenti la situazione di difficoltà economica temporanea se l’importo è inferiore a 60.000 euro, in passato la soglia prevista era di 100.000 euro. In caso di mancato pagamento si decade dal beneficio dopo il mancato pagamento di:

  • di 5 rate consecutive nel caso in cui il piano rateale sia stato chiesto dopo il 1° gennaio 2022;
  • per le richieste di pagamento rateale in essere al 8 marzo 2020 il beneficio del pagamento rateale si perde dopo il mancato pagamento di 18 ratei;
  • infine, per quelli concessi dopo l’8 marzo 2020 invece il beneficio si estingue dopo il mancato pagamento di 10 rate consecutive.

Il comma 25 della legge di bilancio 2022 invece conferma per il 2022 l’esenzione dall’IRPEF per i redditi dominicali e agrari dichiarati dai coltivatori diretti e dai IAP (Imprenditori Agricoli Professionali).

Il comma 527 porta invece novità per chi si occupa di allevamento bovini e suini, infatti per il 2022 viene prorogata la percentuale di compensazione del 9,5% da applicare in detrazione sull’IVA dovuta.

Dal 1° gennaio 2022 la soglia massima dei crediti di imposta è fissata in 2 milioni di euro.

Incentivi per giovani e donne che investono in agricoltura

Ulteriori misure sono previste per incentivare l’ingresso di giovani e donne in agricoltura. La prima misura riguarda gli under 40 che possono beneficiare della decontribuzione al 100%. Tale misura è diretta esclusivamente a coltivatori diretti e IAP che si iscrivono alla previdenza agricola entro il 31 dicembre 2022. L’esonero contributivo è previsto per un periodo massimo di 24 mesi.

Il comma 523 della legge di bilancio 2022 comprende misure particolarmente importanti volte a favorire il ricambio generazionale all’interno di aziende già esistenti e a favorire l’ingresso delle donne in agricoltura. Le misure previste sono:

  • mutui agevolati a tasso zero per investimenti in agricoltura. L’importo massimo finanziabile a tasso 0 è pari al 60% della spesa ammissibile;
  • contributo a fondo perduto pari al 35% della spesa ammissibile;

Gli aiuti sono concessi nel rispetto della normativa sugli aiuti di Stato.

Gli aiuti sono rivolti ad aziende che effettuano esclusivamente attività agricole descritte dall’articolo 2135 del codice civile da almeno 2 anni rispetto al momento in cui viene richiesta l’agevolazione. Questi sono inoltre subordinati al subentro nella conduzione dell’attività agricola da parte di:

  • un giovane imprenditore di età compresa tra 18 e 40 anni;
  • una donna (in questo caso non sono previsti limiti di età);
  • una società composta per almeno metà delle quote di partecipazione da giovani di età compresa tra 18 e 40 anni o da donne.

Le aziende agricole oltre ad essere destinatarie di aiuti specifici sono inoltre destinatarie di incentivi e agevolazioni rivolte a tutte le altre imprese, in particolare il comma 44 prevede l’estensione al 2022 del credito di imposta del piano industria 4.0

Per conoscere le misure previste per il Piano Industria 4.0 leggi la guida: Piano Industria 4.0 e finanza agevolata. Benefici per le imprese.

Legge di bilancio 2022: gli altri aiuti previsti dalla legge di bilancio 2022

Infine, occorre ricordare che ci sono misure specifiche per alcuni settori dell’agricolatura, ad esempio:

  • favorire la filiera delle carni bianche e delle uova;
  • favorire il recupero di zone interessate da incendi boschivi;
  • apicoltura (comma 860);
  • vigilanza e controllo pesca marittima;
  • cura e recupero della fauna selvatica;
  • promozione dello sviluppo del comparto frutta da guscio, canapa, frutta a guscio;
  • coricoltura (coltivazione nocciole) (861);
  • colture di piante aromatiche e officinali biologiche (865);
  • ristorazione con valorizzazione dei prodotti agricoli (868);
  • funzionamento e apertura di nuovi impianti ippici;
  • tutela del sughero;
  • controllo delle specie esotiche invasive;
  • tutela dei produttori di vini DOP, IGP e vino biologico (842);
  • contenimento degli effetti degli attacchi dell’insetto Ipstypographus, denominato “bostrico” .

 

Bonus birra, al via le domande da giorno 20 gennaio

Bonus birra, sarà possibile richiedere il contributo dal 20 gennaio 2022. Ecco quali sono i requisiti e chi ne avrà diritto.

Bonus birra, ecco cos’è e chi ne ha diritto

Il bonus birra è un contributo a fondo perduto in favore dei birrifici artigianali. E’ stato introdotto con il decreto legge 73/2001 per l’anno 2021. Si tratta di un’agevolazione riconosciuta, sotto forma di contributo a fondo perduto, in misura apri a 0.23 euro per ciascun libro di birra artigianale prodotta e prese in carico nel registro annuale di magazzino nel 2020. Si considera anche il registro della birra condizionata.

Tuttavia i dati sono quelli presentati dai microbirrifici o dali esercenti delle piccole birrerie nazionali all’Agenzia delle accise, dogane e monopoli. Il fondo ha una dotazione economica i 10 milioni di euro, previsto dal decreto sostegni bis. Infine si tratta di un’agevolazione al comporto brassicolo italiano, che è stato anch’esso colpito dalla pandemia da Covid-19.

Quali sono i requisiti per accedere al bonus birra

Possono presentare domanda per accesso al contributo solo i piccolo produttori di birra artigianale. Tuttavia si riportano i requisiti per l’accesso al contributo:

  • il birrificio deve essere legalmente e economicamente indipendente da altro birrificio;
  • gli  impianti utilizzati devono essere diversi da quelli di altro birrificio;
  • non si deve operare sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.00 ettolitri, includendo le birre prodotte per conto terzi.

Come presentare la domanda

I birrifici in possesso dei requisiti presentano al Ministero un’apposita istanza. Questa può essere inviata dalle ore 12 del 20 gennaio 2022 fino alle re 12 del 18 gennaio 2022. L’istanza firmata digitalmente dal rappresentante legale deve essere presentata mediante posta elettronica certificata (PEC) al seguente indirizzo: contributobirrifici@pec.mise.gov.it. 

Il modulo è direttamente scaricabile sul sito del Mise. E riguarda la sola produzione di birra artigianale, come stabilito dalla legge 16 agosto 1962 n.1354. Infatti per birra artigianale si intende quella prodotto da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione a processi di pastorizzazione o di microfiltrazione.

Le parole di Giorgetti a sostegno del contributo

Sulla stesso sito del Mise sono indicate le dichiarazioni del Ministro Giorgetti a sostegno del contributo:

L’abilità di tanti imprenditori italiani che hanno deciso di puntare sulla produzione di birra artigianale dimostra come dal coraggio e dalla capacità di investire in nuovi settori nascono anche nuove opportunità per lo sviluppo del Paese. I birrifici italiani fanno parte – aggiunge – di un settore giovane che è riuscito a valorizzare un’arte antica legata al territorio e alla qualità dei prodotti. Per questo motivo merita di essere sostenuto sia attraverso i contributi a fondo perduto sia con le nuove misure che saranno introdotte nella manovra“.


 

 

Ecobonus moto e scooter, elettrici e ibridi: ripartiti gli incentivi, sconto fino al 40%

Sono ripartiti dal 13 gennaio 2022 gli ecobonus sulle moto e sugli scooter elettrici e ibridi. Lo sconto finale sul prezzo di acquisto di un motoveicolo nuovo può essere del 30% e del 40% a seconda della rottamazione, che non è obbligatoria. Per il 2022 sono stati stanziati 20 milioni di euro. I finanziamenti saranno di 150 milioni di euro fino al 2026. Lo stanziamento prevede risorse per 20 milioni di euro per gli anni dal 2021 al 2023 e di 30 milioni di euro per ogni anno dal 2024 al 2026.

Incentivi moto e scooter elettrici e ibridi 2022, quante risorse a disposizione?

Dalle ore 10 del 13 gennaio 2022 sono partiti gli ecobonus per l’acquisto di una moto o di uno scooter elettrici o ibridi. Le risorse stanziate dal governo nella legge di Bilancio per il 2022 sono pari a 20 milioni di euro per l’anno in corso. Nelle prime 24 ore dall’inizio della domanda dell’ecobonus sono stati già 630 mila euro. L’ecobonus è la misura promossa dal ministero per lo Sviluppo Economico che offre contributi per acquistare i veicoli a ridotte emissioni, secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2019 e dalle susseguenti modifiche normative.

Contributi moto e scooter 2022, chi può presentare domanda?

Il contributo per le moto e gli scooter elettrici e ibridi possono essere richiesti da chi acquisterà un mezzo a due ruote entro il 2026. Le categorie alle quali prestare attenzione nell’acquisto del mezzo sono L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e ed L7e. Si tratta di ciclomotori, di motocicli, inclusi i sidecar e i tricicli, e i quadricicli. In quest’ultima categoria sono inclusi sia i motoveicoli leggeri che quelli ordinari. Per tutte le categorie non vi sono limiti di potenza.

Ecobonus moto e scooter, quali sono le modalità di erogazione dell’incentivo?

La modalità di erogazione dell’ecobonus sulle moto e sugli scooter avviene anno per anno. Per il 2022 sono stati stanziati 20 milioni di euro. Se le risorse dovessero esaurirsi, si dovrebbe aspettare il ripristino automatico. La partenza dei prossimi 20 milioni di euro è prevista per gennaio del 2023. Dunque le risorse vanno a esaurirsi anno per anno. Potrebbe capitare che la legge di Bilancio 2023 modifichi il bonus oppure destini maggiori finanziamenti. Non è comunque da escludersi che, nel caso in cui dovessero andare esaurite le risorse del 2022, il governo non rifinanzi la misura prima del termine dell’anno.

Incentivi acquisto moto e scooter 2022, quanto vale lo sconto?

Ottimi gli incentivi rientranti nelle risorse per l’acquisto di una moto o di uno scooter elettrico o ibrido nuovi. Il bonus va a detrazione del prezzo di acquista in misura percentuale. Lo sconto è del 30% nel caso in cui si proceda con l’acquisto senza un mezzo da rottamare. L’incentivo sale al 40% nel caso in cui all’acquisto risulta contestuale la rottamazione. Per le due percentuali è previsto un limite massimo del contributo: 3 mila euro per gli acquisti senza rottamazione; 4 mila euro per gli acquisti con rottamazione.

Quali sono i mezzi che si possono rottamare per acquistare una moto o scooter con gli ecobonus?

Se si ha a disposizione una moto o uno scooter da rottamare, è necessario verificare il possesso di determinati requisiti. Innanzitutto i mezzi da rottamare devono essere della categoria L. Inoltre, il motoveicolo da rottamare deve risultare delle classi di emissioni pari a Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3. Risultano esclusi dagli incentivi sulla rottamazione i modelli più recenti e meno inquinanti.

Ecobonus moto e scooter, come si presenta la domanda per l0 sconto sull’acquisto?

L’incentivo sulle moto e sugli scooter elettrici e ibridi viene riconosciuto direttamente dal rivenditore nel momento dell’acquisto. La procedura prevede dunque la prenotazione del contributo da parte del rivenditore una volta firmato il contratto. La prenotazione deve essere effettuata sulla piattaforma del ministero per lo Sviluppo Economico (ecobonus. mise.gov.it). La somma prenotata come incentivo va a scalare in tempo reale le risorse rimaste disponibili dal fondo dei 20 milioni di euro e visibili sulla piattaforma stessa.

 

 

Lavoro: quando si può chiedere l’aspettativa retribuita e non retribuita?

Il lavoratore può avere esigenze particolari che lo portano a dover lasciare per un periodo il lavoro, in questo caso è possibile richiedere l’aspettativa, naturalmente non devono essere tenute in considerazione solo le esigenze del lavoratore, ma anche quelle del datore di lavoro che ha bisogno delle prestazioni lavorative dei suoi dipendenti. Proprio per bilanciare gli interessi del datore di lavoro con quelli del lavoratore sono previste condizioni e limiti all’aspettativa. Vediamo ora quando il lavoratore può fare istanza per l’aspettativa e il trattamento economico.

Cos’è l’aspettativa

La prima cosa da sottolineare è che il lavoratore può richiedere l’aspettativa retribuita e non retribuita.

L’aspettativa è un periodo di astensione temporanea dal lavoro riservata ai dipendenti del settore pubblico e del settore privato. Chi chiede e ottiene l’aspettativa ha diritto a conservare il posto di lavoro e in alcuni casi ha diritto alla retribuzione e vedremo in quali. L’aspettativa è disciplinata dalla legge 50 del 2000, attuata con regolamento 278 del 2000, e dallo Statuto dei Lavoratori, legge 300 del 1970, deve però essere precisato che ulteriori regole sono contenute nei vari CCNL. Di conseguenza in questa sede ci occuperemo della disciplina generale, avendo però cura di precisare che ci possono essere variazioni dovute appunto a tali contratti. Un’altra premessa, prima di passare ai casi in cui si può chiedere l’aspettativa, è che la stessa può essere fruita in modalità continuativa o frazionata.

Gravi motivi personali

La prima tipologia di aspettativa è quella richiesta per gravi motivi personali che naturalmente devono essere dichiarati. L’aspettativa per motivi personali o familiari può essere richiesta a causa di un disagio personale oppure per gravi motivi come cura e l’assistenza dei parenti e affini (anche se non conviventi ) entro il 3° grado, si tratta di coniuge, figli, genitori, suoceri, generi, nuore, fratelli e sorelle.

La richiesta deve essere presentata al datore di lavoro allegando i certificati medici di tali soggetti da cui si possano evincere le condizioni di salute e quindi anche il bisogno di assistenza continua di tali soggetti. Il periodo di aspettativa per motivi personali o familiari ha una durata massima di due anni. Si tratta di un’aspettativa non retribuita e il periodo interessato da tale istituto non viene calcolato ai fini previdenziali e per l’anzianità di servizio.

La cosa da sottolineare in merito all’aspettativa per gravi motivi familiari o personali è che il datore di lavoro può rifiutarsi di concederla, deve però motivare tale decisione e di solito la motivazione deve essere inerente la tipologia di problematica dichiarata dal lavoratore, su istanza del lavoratore deve inoltre riesaminare la richiesta. La Corte di Cassazione in merito ha precisato che il datore di lavoro deve comunque comportarsi con buona fede e correttezza, evitando comportamenti ostruzionistici Cass. n. 12563/2014.

Disagio personale

In merito a questa tipologia di aspettativa deve essere anche sottolineato che i motivi, oltre alla malattia di un parente, possono essere legati a un “disagio personale” del dipendente, naturalmente questa formula non è semplice da interpretare. In genere si ritiene che il lavoratore non possa chiedere questa tipologia di aspettativa per motivi di salute perché in questo caso c’è la malattia, ma alcuni CCNL e in particolare quello dei metalmeccanici, turismo, telecomunicazioni, tessili, pulizie e servizi integrati, prevedono la possibilità di utilizzarla per malattia o infortunio fruibile al termine del periodo di comporto.

Aspettativa per motivi di formazione e studio

Può essere richiesta anche per motivi di formazione e studio. Si tratta di un’opportunità concessa ai dipendenti del settore pubblico e privato con almeno 5 anni di servizio in azienda che intendano:

  • completare la scuola dell’obbligo;
  • conseguire un titolo di studio di secondo grado;
  • intendano conseguire un diploma universitario o una laurea;
  • partecipare ad attività formative diverse da quelle proposte o finanziate dal datore di lavoro.

In questo caso può avere una durata non superiore a 11 mesi e non è retribuita. Anche in questo caso il datore di lavoro può rifiutare tale concessione oppure chiedere che sia effettuata in un periodo diverso.

Diversa è invece l’aspettativa per il dottorato, questa infatti è prevista solo per il contratto del pubblico impiego, la durata dell’aspettativa è la stessa del corso di studio, naturalmente può essere concessa solo al dipendente che sia stato ammesso al corso di dottorato. Deve essere specificato che con la legge Gelmini (legge 240 del 2010) non è più un diritto, infatti il datore di lavoro, quindi l’amministrazione pubblica, concede l’aspettativa previa verifica della compatibilità tra il dottorato e le esigenze di servizio nella Pubblica Amministrazione. Inoltre l’aspettativa può essere rifiutata per motivi di servizio.

In questo caso cambiano anche le norme relative alla retribuzione. Se il richiedente è stato ammesso al dottorato con borsa, non avrà la retribuzione, mentre nel caso in cui sia stato ammesso senza borsa dovrà essere concessa l’aspettativa retribuita con retribuzione ordinaria. In questo caso inoltre il periodo di aspettativa sarà utile a fini pensionistici e per la progressione di carriera.

Aspettativa per cariche pubbliche elettive

Questa tipologia si riconosce a coloro che vengono eletti alle seguenti cariche:

  • Parlamentare Europeo o Nazionale;
  • membro delle assemblee regionali;
  • sindaco di comuni;
  • presidente di provincia,
  • presidente di consiglio comunale, provinciale, di consigli circoscrizionali (solo nelle città con più di 500.000 abitanti);
  • assessore;
  • consigliere comunale, provinciale, di comunità montane e unioni di comuni.

In questo caso l’aspettativa non è retribuita.

Aspettativa per tossicodipendenza

L’aspettativa per tossicodipendenza viene concessa a lavoratori che abbiano problemi di dipendenze da sostanze psicotrope e che decidono di seguire programmi riabilitativi. Può inoltre essere concessa a lavoratori che abbiano l’esigenza di assistere familiari in percorsi di riabilitazione per problemi di tossicodipendenza. Si tratta anche in questo caso di aspettativa non retribuita, inoltre è necessario che il SERT o altre strutture terapeutico-riabilitative e socio-assistenziali certifichino la partecipazione a tali piani riabilitativi. Nel primo caso la durata massima dell’aspettativa è di tre anni, mentre nel secondo caso la durata è di tre mesi.

Aspettativa per ricongiungimento

Può essere richiesta quando è necessario recarsi all’estero per ricongiungersi con il coniuge che lavora all’estero. E’ fruibile solo dai dipendenti pubblici, non si riceve la retribuzione e la concessione avviene solo nel caso in cui la Pubblica Amministrazione di appartenenza non abbia la possibilità di collocare il dipendente a lavoro nel Paese di destinazione.

Volontariato

Può essere richiesta da lavoratori del settore pubblico e del settore privato. Il lavoratore può richiederla in seguito al verificarsi di calamità naturali al fine di partecipare ad attività di soccorso con durata massima di 30 giorni consecutivi o 90 frazionati nell’anno. Può inoltre essere richiesta per attività di pianificazione, simulazione di emergenza e formazione per una durata massima di 30 giorni continuativi. E’ retribuita, ma il datore di lavoro può chiedere il rimborso della retribuzione versata all’autorità di protezione civile competente per territorio.

Dall’aspettativa deve essere distinto il congedo straordinario legge 104 che vedremo a breve.

Obbligo fattura elettronica per forfettari: ultime notizie

Dal punto di vista fiscale il 2022 sarà un anno molto importante e dalle ultime notizie trapelate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, emerge che vi è un’elevata probabilità di andare verso l’entrata in vigore definitiva dell’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari dal 2022. I segnali che si va verso questa direzione sono numerosi e tra questi vi sono le ultime notizie trapelate dalla Relazione del MEF  “per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale da omessa fatturazione”.

Obbligo di fattura elettronica per i forfettari: ultime notizie

Sappiamo che uno degli obiettivi del Governo è il contrasto all’evasione fiscale e l’obbligo di fatturazione elettronica ha dato ottimi risultati nel contribuire a ridurla notevolmente. Tale tipologia di fatturazione però non ha riguardato tutti i soggetti IVA, rimanendone esclusi coloro che sono nel regime dei minimi, forfettari e alcune tipologie di associazioni. Questi soggetti hanno l’obbligo di utilizzare l’e-fattura solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. La situazione però è in costante evoluzione, infatti, l’Unione Europea, su richiesta dell’Italia, ha autorizzato il nostro Paese a estendere l’obbligo di fatturazione elettronica, resta quindi da capire quali saranno i tempi in cui si farà ciò. Nel precedente articolo, che è possibile trovare QUI, abbiamo ipotizzato due date come molto probabili, cioè il primo gennaio 2023 oppure il primo luglio 2022, ma dalla Relazione del MEF è possibile ipotizzare che sia molto più probabile la seconda ipotesi, vediamo perché.

La Relazione del MEF per orientare le azioni del Governo

Le ultime notizie sull’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari prendono spunto dalla Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Qui si sottolinea che entro il primo semestre del 2022 deve essere raggiunto il Traguardo M1C1-1033 incentrato sulla riforma fiscale. Raggiungere questo traguardo consente di accedere alle risorse del PNRR. Nella Relazione sono quindi indicate delle strade per centrare l’obiettivo e tra queste vi è appunto l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai soggetti finora esclusi e quindi a coloro che hanno optato per il regime forfettario. Nella Relazione è sottolineato che le misure da adottare mirano alla tax compliance (migliorare gli adempimenti spontanei dei contribuenti nei confronti del fisco) e a migliorare i controlli.

Perché si pensa proprio all’estensione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari?

La risposta a questa domanda è molto semplice. Tale scelta potrebbe dare un input davvero notevole al contrasto all’evasione fiscale perché le partite IVA in regime forfettario in Italia sono 1,8 milioni. Di queste attualmente solo il 10% ha adottato volontariamente l’e-fattura. C’è quindi un’elevata fetta di soggetti che viene sottoposta a “controlli” tradizionali e che potrebbe sfuggire al fisco.

Nella premessa del testo si sottolinea che l’incentivazione dei pagamenti elettronici non offre risultati adeguati anche perché rappresenta un costo per lo Stato (attraverso i piani cashback). Giudizio positivo invece per la lotteria degli scontrini. Dal paragrafo 1 della Relazione si evince che ottimi risultati al contrasto all’evasione fiscale derivano dall’introduzione dal 2019 dell’obbligo di fatturazione elettronica.

Proprio il fatto che nella Relazione siano stati sottolineati tali dati ci convince che si andrà ben presto verso l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica per i forfettari. Come già sottolineato deve essere adottato un atto di modifica della disciplina attuale, quindi un atto normativo, che probabilmente vedrà la luce dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, a quel punto ci sarà un periodo transitorio per l’entrata in vigore, necessario per far in modo che le partite IVA adottino gli strumenti idonei a fatturare elettronicamente. Le due date più probabili restano il 1° luglio 2022 e il 1° gennaio 2023.