Guida al calcolo del reddito di cittadinanza 2022

Molti sanno alla perfezione come si fa richiesta , o magari quali sono i requisiti per percepirlo, ma pochi capiscono nel dettaglio come viene pagato il reddito di cittadinanza, cioè come si arriva all’importo che finisce sulle card gialle mensilmente ai beneficiari.

Una cosa che dipende senza dubbio dalle modalità con cui la misura è strutturata. Basata sia sull’Isee che sulla composizione del nucleo familiare, tra scale di equivalenza e coefficienti.

Vediamo di chiarire bene come funziona il calcolo del sussidio, al fine di verificare bene come l’Inps arriva ad elargire con precisione massima un determinato importo di Rdc ad un beneficiario.

Tabelle di calcolo, coefficienti e la guida al calcolo degli importi di Rdc

prendono il via le nuove regole per il reddito di cittadinanza, maggiori controlli e decalage

Il reddito di cittadinanza viene erogato in misura pari a massimo 780 euro. Questo principio basilare fa riferimento alla soglia della povertà fissata proprio a 780 euro. Ma il reddito di cittadinanza è liquidato in due quote. Una componente è quella di integrazione al reddito, ed è pari a 500 euro. L’altra invece è relativa al cosiddetto affitto imputato o alla rata del mutuo per chi lo ha contratto per l’acquisto della casa abitazione principale del nucleo familiare.

In altri termini, facendo riferimento al singolo, se vive in una casa di proprietà, o se vive in una casa in comodato gratuito, o come spesso accade, in una con contratto di fitto non registrato (pratica illecita), il sussidio massimo spettante è pari a 500 euro.

Ma parliamo della quota che, come prima accennato, si chiama “componente di integrazione reddituale”. In altri termini, se il soggetto beneficiario del reddito di cittadinanza non ha assolutamente niente altro alla voce redditi (si evince anche dall’Isee necessario per poter percepire il sussidio), percepirà 500 euro al mese di benefit.

Ogni euro di reddito ulteriore in possesso del diretto interessato (relativo al biennio precedente quello in cui si beneficia del sussidio), viene tolto dal sussidio spettante.

Esempi di calcolo del reddito di cittadinanza per singoli

Ricapitolando, i redditi a cui fare riferimento sono quelli dei due anni precedenti quello in cui la prestazione è incassata. In pratica, per il reddito di cittadinanza 2022, si guarda ai redditi 2020. Se un soggetto percepiva 200 euro al mese di redditi diversi, magari per un piccolo lavoro part time, arriverà a percepire di reddito di cittadinanza solo 300euro.

Se invece la somma degli altri redditi di cui è in possesso, anche se diversi da quelli di lavoro dipendente, è per esempio di 4.800 euro, al titolare del reddito di cittadinanza spetterà solo 100 euro al mese. Va ricordato al riguardo che se è vero che per l’Isee deve essere al di sotto di 9.360 euro, ma è altrettanto vero che il reddito familiare (nel caso del singolo, il suo reddito) deve essere sotto i 6.000 euro.

I nuclei familiari compositi e il reddito di cittadinanza

Il sussidio oltre che sui redditi e sui patrimoni è basato sulla composizione del nucleo familiare. Per una questione di equità infatti, il sussidio è maggiore per chi ha famiglie numerose.

Il beneficio economico del reddito di cittadinanza varia in base al numero dei componenti la famiglia e naturalmente, in base al reddito della famiglia stessa. Il sussidio resta sempre a  integrazione del reddito ad esclusione della parte relativa all’affitto imputato che è fissa in 280 euro al mese (180 euro in caso di mutuo acquisto prima casa).

In linea generale per capire la ricarica mensile spettante sono da seguire le seguenti tabelle:

  • Soggetto single: 780 euro al mese (500 euro di sussidio + 280 euro di affitto);
  • Famiglia con un adulto ed un bambino: 880 euro al mese (600+280);
  • Due adulti o un adulto e due minori: 980 euro al mese (700+280);
  • Due adulti ed un minore o un adulto e tre minori: 1.080 euro al mese (800+280);
  • Tre adulti o due adulti ed due minorenni: 1.180 euro al mese (900+280);
  • Tre adulti ed un minore o due adulti e tre minori: 1.280 euro al mese (1.000+280);
  • Quattro adulti o tre adulti e due minori e oltre: 1.380 euro al mese (1.100+280).

 

Guida al calcolo del reddito di cittadinanza 2022

I redditi di riferimento sono, per le famiglie composte da due o più persone, quelli cumulativi. Il tetto dei 6.000 euro prima descritto vale per il singolo ed è incrementato per ogni componente aggiuntivo della famiglia. Si passa la quota 6.000 per dei coefficienti che sono 1 per il singolo, maggiorato per ogni soggetto maggiorenne dello 0,4, oppure dello 0,2 per i ciascun componente minorenne. Il coefficiente massimo non può in nessun caso superare 2,1.

Il risultato di 6.000 per il coefficiente fuoriuscito, sottratto il reddito che la famiglia (tutti i soggetti che producono redditi) ha avuto nel 2020 per il 2022, da la quota annuale di reddito di cittadinanza effettivamente spettante. Per arrivare al mensile spettante si divide la quota annuale per 12.

Banche russe fuori dal sistema Swift, le conseguenze della guerra

Banche russe fuori dal sistema Swift a seguito dell’attacco verso l’Ucraina. Ma quali sono le conseguenze e cosa vuol dire questa esclusione?

Banche russe, la finanza risponde alla guerra

I ministri delle finanze del G7 hanno risposto alle armi con un attacco finanziario. Se il Presidente Putin ha attaccatto l’Ucraina con le armi, l’Europa risponde colpendo le banche. Infatti le banche russe, ben sette, sono state estromesse dal circuito Swift. Ad oggi le banche escluse sono: VTB Bank, VEB.RF, Sovcombank, Novikom bank, Bank Rossiya e Bank Otkritie. Ma non si esclude che potrebbe essere inserita, a breve, la banca dell’Esercito russo.

Tuttavia sembra che per il momento sia stata esclusa dal provvedimento la Banca del gas russa Gazprombank. Questo fa si che ancora la Russia possa incassare i soldi italiani, e non solo, per la vendita del metano. Manca anche il maggior gruppo bancario russo, Sberbank. Ma sembra che l’Europa non voglia fermarsi qui. Mosca lavora ad un decreto per impedire agli imprenditori di lasciare la città con le sue aziende.

Cos’è il sistema di pagamento Swift?

La parola SWIFT è l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication. E’ un sistema di pagamento di messaggistica veloce, sicuro ed accettato in tutto il mondo. Viene usato per i pagamenti di beni, servizi, prodotti energetici e materie prime. Si tratta quindi di un modo di far girare soldi in modo veloce in tutto il mondo. Ad oggi sono circa 11 mila tra aziende e istituzioni che uilizzano il sistema Swift.

Mentre ad essere scambiati sono circa 42 milioni i messaggi al giorno. Quindi volumi di compravendite, valute, ordini, vendite che fanno girare la testa. Ecco sette banche russe sono fuori da questo circuito, causando perdite senza precedenti sui mercati finanziari. Si ricorda anche la Borsa russa è chiusa e che la moneta si sta svalutando con una velocità incredibile.

Banche russe escluse e gli effetti sull’economia

Escludere le banche russe dal sistema Swift vuol dire tagliare dai mercati finanziari molte trattazioni economiche. Ma un duro colpo potrebbero avere proprio le imprese russe. Infatti molte di loro non potranno più trasferire all’estero, anche per semplici pagamenti, il denaro. Non solo non potranno inviarlo, ma non potranno neanche riceverlo.

Questo perché su Swift viaggiano i messeggi con le istruzioni necessarie per trasferire i fondi, non il denaro. Tutto avviene tramire il codice Swift, che non è altro che una stringa di numeri e lettere che consente di effettuare i pagamenti tramite banche di tutto il mondo. Tutte le banche e le istituzioni lo usano, per questo motivo è un provvedimento di grossissima portata e che colpisce l’economia russa.

 

 

Superbonus 110%: tutti i visti e le asseverazioni da fare

Nella detrazione diretta fiscale è necessario prestare particolare attenzione ai visti di conformità e alle asseverazioni di congruità delle spese nel caso in cui derivino da interventi di superbonus 110%. Le asseverazioni risultano necessarie anche nei casi in cui ci si avvalga delle opzioni di sconto in fattura e di cessione del credito di imposta. Oltre al superbonus, anche gli altri bonus edilizi sono ormai soggetti a simili adempimenti.

Superbonus 110%, il quadro delle asseverazioni e dei visti in caso di detrazione diretta, sconto in fattura e cessione dei crediti di imposta

Il susseguirsi dei provvedimenti di legge o governativi in ambito delle detrazioni fiscali e delle opzioni di credito di imposta e dello sconto in fattura ha profondamente modificato il quadro dei vantaggi fiscali e degli adempimenti. Infatti, sia l’Agenzia delle entrate con le varie comunicazioni e interpretazioni, che i decreti “Milleproroghe”, “Sostegni ter” e decreto “Antifrodi”, hanno definito nuove regole alle quali devono prestare attenzione i contribuenti.  Ecco il quadro completo di tutti gli adempimenti necessari ai fini delle agevolazioni fiscali.

Asseverazioni nel superbonus 110% nei casi di detrazione fiscale diretta, sconto in fattura e cessione dei crediti di imposta

Nel caso di interventi effettuati in regime di superbonus 110% è necessario adempiere a tutti i visti di conformità e a tutte le asseverazioni di congruità delle spese. Tali adempimenti devono essere fatti:

  • in caso di detrazione diretta del vantaggio fiscale nella dichiarazione dei redditi o nel 730;
  • se il contribuente sceglie di avvalersi dell’opzione della cessione dei crediti di imposta o dello sconto in fattura.

Superbonus 110%, quali asseverazioni dei requisiti tecnici si devono adempiere ed entro quali scadenze?

Il primo adempimento riguarda i requisiti tecnici sugli interventi. La comunicazione deve essere inoltrare all’Enea. Nel dettaglio, è necessario:

  • inviare le asseverazioni dei requisiti tecnici all’Enea nella scadenza massima di 90 giorni dal termine dei lavori. L’asseverazione non va inviata nel caso di eventuali stati di avanzamento dei lavori (Sal) o a fine anno per i lavori infrannuali;
  • in caso di opzione di cessione dei crediti di imposta o di sconto in fattura, il contribuente deve inviare l’asseverazione dei requisiti tecnici all’Enea sia per gli stati di avanzamento di non meno del 30%, sia per il termine dei lavori. L’invio va fatto entro  90 giorni in entrambi i casi.

Superbonus 110%, quando è necessario fare l’asseverazione della congruità delle spese sostenute?

Nel caso di interventi di superbonus 110% è necessario adempiere alle asseverazioni della congruità delle spese. Tale adempimento è previsto sia nel caso in cui ci si avvantaggi della detrazione fiscale diretta che delle opzioni di cessione del credito di imposta o di sconto in fattura. In particolare:

  • l’asseverazione della congruità delle spese sostenute nel caso di detrazione fiscale diretta nella dichiarazione dei redditi o nel 730 va sempre fatta all’interno dell’asseverazione dei requisiti tecnici. L’invio deve avvenire all’Enea entro 90 giorni dal termine dei lavori. Non va fatta per eventuali stati di avanzamento dei lavori o al termine dell’anno per gli interventi infrannuali;
  • in caso di opzione di cessione dei crediti di imposta o di sconto in fattura, l’asseverazione della congruità delle spese sostenute va presentata all’interno dell’asseverazione dei requisiti tecnici. L’invio deve avvenire all’Enea prima della Comunicazione della scelta delle opzioni per gli stati di avanzamento dei lavori di non meno del 30%; oppure in occasione del termine degli interventi, entro i 90 giorni successivi.

Visto di conformità nel caso di lavori rientranti nel superbonus 110%: quali adempimenti si devono fare?

Nel caso in cui si svolgano dei lavori rientranti nel superbonus 110% può essere necessario il visto di conformità delle spese sostenute. A tal proposito, è necessario chiarire che:

  • nel caso di detrazione fiscale diretta nel modello di dichiarazione dei redditi o nel 730, è necessario il visto di conformità delle spese sostenute;
  • anche nel caso di comunicazione della scelta dell’opzione di cessione dei crediti di imposta o di sconto in fattura è necessario procedere con il visto di conformità delle spese.

Superbonus 110%, quando non si deve presentare il visto di conformità nel caso di 730 o di dichiarazione dei redditi?

Risulta necessario chiarire che il visto di conformità delle spese, nel caso di detrazione fiscale diretta nella dichiarazione dei redditi o nel 730, non risulta necessario se è il sostituto di imposta a presentare il modello 730. Oppure se il modello 730 o il modello dei Redditi precompilati, anche con le dovute modifiche, siano presentati direttamente dal contribuente.

Agricoltura: le aliquote contributive per i lavoratori agricoli 2022

L’INPS ha fissato le aliquote contributive previste per le aziende agricole per il 2022, ecco nel dettaglio quanto sarà necessario pagare e gli importi a carico delle aziende e dei lavoratori.

Aliquote contributive per i lavoratori agricoli 2022

L’INPS con la circolare 31 del 25 febbraio 2022 ha provveduto a determinare le aliquote contributive per le aziende agricole per il 2022 per dipendenti a tempo determinato e indeterminato.

Il decreto legislativo 146 del 1997 stabilisce che, l’aliquota contributiva dovuta al Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) a carico del datore di lavoro nel settore dell’agricoltura ogni anno debba essere aumentata di 0,20 punti percentuali fino al raggiungimento dell’aliquota del 32%. Resta invece invariata, in quanto ha già raggiunto il massimo, l’aliquota a carico del lavoratore.

In applicazione di questa normativa l’INPS sottolinea che per il 2022 l’aliquota contributiva a carico del datore di lavoro sarà del 29,70% complessivamente, di questa la quota a carico del lavoratore resta ferma all’8,84%.

Resta invece invariata l’aliquota contributiva prevista per le aziende agricole che si occupano di trasformazione, manipolazione di prodotti agricoli zootecnici e di lavorazione di prodotti alimentari con processi produttivi di tipo industriale. Questa infatti ha raggiunto il 32% già nel 2011. E’ stata inoltre aggiunta l’aliquota dello 0,30% , corrispondente all’ “aliquota contributiva di finanziamento per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima” prevista dall’articolo 1 comma 769 della legge 296 del 2006.

Ricordiamo che questo comma prevede anche che l’aliquota massima non può superare il 33%. Sintetizzando per questa tipologia di azienda agricola l’aliquota contributiva complessiva è del 32,30%.

L’ aliquota a carico del lavoratore è dell’8,84%. La stessa viene trattenuta dal datore di lavoro e versata in conto del lavoratore. Di conseguenza non sono richiesti adempimenti da parte del lavoratore.

Aliquote contributive 2022 cooperative e consorzi agricoli

La legge 30 dicembre 2021 n° 34 ha esteso l’accesso alla NASpI ai lavoratori di consorzi e cooperative agricole che si occupano di trasformazione, manipolazione e commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci. Potranno accedere a tale sostegno

  • operai agricoli a tempo indeterminato;
  • apprendisti;
  • soci lavoratori.

Visto tale importante cambiamento, dal 1° gennaio 2022 tali cooperative e consorzi saranno tenuti a versare il contributo al finanziamento della NASpI.

Non sono più assoggettati all’aliquota contributiva del 2,75% per la disoccupazione agricola .

Aliquote contributive INAIL

Nella circolare viene sottolineato che non cambiano le aliquote contributive INAIL che restano:

  • 10,1250% Assistenza Infortuni sul Lavoro;
  • 3,1185% Addizionale Infortuni sul Lavoro.

Agevolazioni contributive aziende agricole 2022

La circolare 31 dell’INPS sottolinea che anche per il 2022 sono previste agevolazioni contributive per le aziende localizzate in zone particolarmente svantaggiate. Si riduce del 75% l’aliquota applicata nelle zone particolarmente svantaggiate (ex zone montane) e del 78% quella prevista per territori svantaggiati.

Modello 730/2022, modifiche possibili senza controllo del fisco

Si avvicina sempre di più il via alla presentazione del nuovo modello 730 del 2022. Inizia la stagione dei redditi quindi, con le dichiarazioni che riguardano l’anno di imposta 2021.

Alcune novità sono davvero importanti, e riguardano i controlli a cui si è assoggettati modificando la versione precompilata del modello di dichiarazione reddituale. Parliamo dei controlli del Fisco naturalmente. La novità è che diventa meno pesante la mano del Fisco anche per chi corregge il modello 730.

730 precompilati, quando scattano i controlli

È stato il decreto Fiscale, il collegato alla legge di Bilancio del 2022 a determinare un cambiamento che può essere decisivo per molti contribuenti italiani. Fino allo scorso anno infatti, le regole sui controlli preventivi del Fisco, cioè sui controlli documentali a seguito di modifiche del 730 precompilato, scattavano non appena il contribuente metteva mano alla dichiarazione producendo un cambiamento dell’imposta o del reddito. Invece per dichiarazioni precompilate mandate all’Agenzia delle Entrate senza ritocchi, cioè con conferma in pieno di tutti i dati inseriti nella dichiarazione già dal Fisco, i controlli non scattavano in nessun caso.

Il controllo riguardava l’intera dichiarazione e non soltanto il dato precompilato corretto dal contribuente. Per esempio, se il contribuente correggeva le spese sanitarie inserendo una cifra maggiore e quindi incidendo sull’imposta dovuta, fino al 2021 il Fisco poteva avviare i controlli documentali sull’intera dichiarazione dei redditi. Quindi, anche sui dati non corretti dal contribuente rispetto all’Agenzia delle Entrate, il contribuente finito sotto osservazione poteva essere chiamato a documentare tutti i dati della sua dichiarazione.

La nuova disciplina del decreto Fiscale

Per il modello 730 precompilato il decreto fiscale ha corretto la disciplina dei controlli sulla dichiarazione dei redditi. Cambiano i controlli documentali, perché da adesso anche per le dichiarazioni precompilate corrette dal contribuente, i controlli potrebbero fare riferimento esclusivamente ai dati corretti e non a quelli che sono rimasti inviolati.

In altri termini, il contribuente sarà chiamato a documentare solo ed esclusivamente i dati corretti mentre per quelli che il Fisco ha inserito nella precompilata e che il contribuente non ha corretto, saranno considerati per buoni.

Adesso, senza effettuare modifiche al 730, nessun controllo scatterà come prima. Se invece le modifiche apportano cambiamenti sulla determinazione del reddito o dell’imposta, i controlli scatteranno solo ed esclusivamente sugli oneri modificati. Per esempio, le spese sanitarie modificate dell’esempio precedente potrebbe andare a causare la necessità di produrre la documentazione attestante la correzione in capo al contribuente.

Cosa dice di nuovo l’Agenzia delle Entrate nelle sue istruzioni di compilazione del 730/2022

Va sempre sottolineato comunque che i controlli del Fisco possono scattare anche nel caso in cui ci siano sospetti sulle certificazioni uniche comunicate dai sostituti di imposta. In questo caso non centra nulla il fatto che la dichiarazione dei redditi venga corretta o meno da parte del contribuente.

Naturalmente nulla varia se le correzioni del contribuente non incidono sui redditi, sugli oneri o sull’imposta. Se il 730 precompilato è presentato direttamente dal contribuente eventuali controlli saranno a suo completo carico. In capo al contribuente tutti gli oneri,  compreso quello di documentazione da fornire agli organi accertatori del Fisco.

730 tramite Caf, commercialista o sostotuto di imposta, cosa cambia?

Utilizzando il canale dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF) o dei professionisti abilitati (commercialisti, consulenti del lavoro e così via), tutto cambia. I controlli in questi casi scattano sempre, ma nei confronti di chi presta assistenza. Anche sugli oneri infatti, la responsabilità di rispondere ai controlli è in campo al professionista. Come noto infatti, il professionista è obbligato, ad apporre il visto di conformità sulla documentazione fornita dal loro assistito e contribuente.

Sul contribuente però, continua a gravare l’onere di fornire, dietro espressa richiesta delle Entrate, la documentazione utile alla verifica della sussistenza dei requisiti soggettivi per fruire eventualmente, di alcune agevolazioni.

Le modifiche relative ai controlli prima citate, si applicano pure se il modello 730 è presentato per il tramite del proprio sostituto di imposta, cioè tramite il proprio datore di lavoro. Nessuna modifica sui controlli preventivi da parte del Fisco nel caso in cui da una dichiarazione dei redditi emerga un rimborso superiore a 4.000 euro.

Contributi agricoli più cari nel 2022

I contributi a carico delle imprese agricole per i dipendenti impiegati nel settore saranno più cari nel 2022. La percentuale di contribuzione totale è fissata infatti al 46,8465%. L’aumento dei contributi nel 2022 rispetto al 2021 è dovuto a quanto prevede l’articolo 3 del decreto legislativo numero 146 del 1997. Il provvedimento fissa le aliquote dovute dalle aziende agricole per il fondo pensioni dei lavoratori impiegati nell’agricoltura e vengono riviste anno per anno. La revisione delle aliquote contributive, dunque, va a modificare le percentuali fino a raggiungere quella della generalità dei datori di lavoro del settore.

Contributi agricoli del 2022, l’aumento dell’aliquota del fondo pensioni

Pertanto, l’aliquota da versare per i contributi delle pensioni (per invalidità, vecchiaia e superstiti, detta Ivs) aumenta dello 0,20% portandosi al 29,70% rispetto al 29,59 del 2021. Di questa aliquota pensionistica, il 20,86% è a carico dell’azienda e l’8,84% a carico del lavoratore agricolo. Quest’ultima percentuale è l’unica a carico del lavoratore. Le percentuali di aumento dei contributi agricoli sono riportate dalla comunicazione dell’Inps numero 31 del 2022.

Quali altre aliquote contributive sono a carico del datore di lavoro delle aziende agricole?

Le altre percentuali di contributi agricoli dovute dai datori di lavoro consistono:

  • nella quota base dello 0,11% (non è dovuta alcuna percentuale da parte del lavoratore agricolo);
  • nell’assistenza per gli infortuni sul lavoro per una percentuale del 10,1250%. Tale percentuale Inail è rimasta invariata rispetto allo scorso anno;
  • nell’addizionale per gli infortuni sul lavoro del 3,1185%, anche questa invariata e a carico del solo datore di lavoro;
  • nella percentuale per la disoccupazione pari all’1,41%;
  • nelle prestazioni economiche relative alla malattia per una aliquota dello 0,683%;
  • nella cassa integrazione per l’1,5%;
  • nel fondo di garanzia per il Trattamento di fine rapporto (Tfr) per lo 0,20%. Questa quota non è dovuta per gli operai con contratto a tempo determinato per i quali, dunque, l’aliquota complessiva dei contributi dovuti è ridotta al 46,6465%.

Contributi per la disoccupazione Naspi dovuti per gli operai agricoli dovuti anche dalle imprese cooperative

Inoltre, la legge di Bilancio 2022 (legge numero 234 del 30 dicembre 2021), al comma 221 dell’articolo 1, ha modificato e integrato il comma 1 dell’articolo 2, del decreto legislativo numero 22 del 4 marzo 2015. In base alla modifica, a partire dal 1° gennaio 2022, risulta estesa la tutela delle prestazioni di disoccupazione Naspi anche a favore degli operai agricoli a tempo indeterminato (Oti), agli apprendisti e ai soci lavoratori con contratto alle dipendenze delle cooperative e dei loro consorzi inquadrati nel settore dell’agricoltura. Il versamento della contribuzione di finanziamento Naspi è dovuto, pertanto, ai dipendenti, ai soci e agli apprendisti che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici in prevalenza propri oppure conferiti dai loro soci secondo quanto dispone la legge numero 240 del 15 giugno 1984.

Contribuzione dovuta dalle imprese agricole per il finanziamento della Naspi: in cosa consiste?

In base a quanto spiegato dall’Inps, pertanto, dal 1° gennaio 2022 le imprese agricole, le cooperative e i loro consorzi operanti nel settore dell’agricoltura, devono versare la contribuzione di finanziamento Naspi per i lavoratori:

  • assunti a partire dal medesimo giorno a tempo indeterminato con qualifica di operaio agricolo;
  • già assunti in precedenza e ancora in forza alla data del 1° gennaio 2022 (secondo quanto spiegava la circolare Inps numero 2 del 4 gennaio 2022).

Tutti i lavoratori agricoli, per l’applicazione dell’aliquota di finanziamento della Naspi, non devono essere più assoggettati all’aliquota contributiva del 2,75% per la disoccupazione agricola secondo quanto prevedeva l’articolo 11 del decreto legge numero 402 del 29 luglio 1981. Il decreto è stato convertito, con modifiche, dalla legge numero 537 del 26 settembre 1981.

Riduzione dei contributi agricoli per le aziende del settore nell’anno 2022

Anche per l’anno 2022 sono previste le agevolazioni e le riduzioni per le imprese agricole che siano ubicate o che comunque operino in territori montani, classificati come particolarmente svantaggiati. Le stesse agevolazioni sono godute dalle imprese agricole situate nei territori delle aree della ex Cassa del Mezzogiorno. Pertanto, se i contributi agricoli sono dovuti nella misura del 100% dalle imprese del settore operanti in territori non svantaggiati, le riduzioni operano:

  • per le imprese agricole situate in territori particolarmente svantaggiati (ex zone montane) per il 75% con aliquota applicata a carico dell’azienda pari al 25%;
  • per le imprese dei territori classificati come svantaggiati. In questo caso la misura della riduzione è pari al 68%. Rimangono a carico dell’impresa agricola contributi per il 32%.

Sistema Swift: cos’è, perché è importante e cosa comporta il blocco?

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare di sistema Swift in relazione alle sanzioni comminate alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, ma cos’è esattamente il sistema Swift e perché è così importante?

Cos’è il codice SWIF e perché è importante?

Il codice Swift è una realtà quotidiana che riguarda ognuno di noi, ma fino a pochi giorni fa nessuno lo sapeva, oppure conosceva la sua esistenza senza però capirne utilità e funzionalità. Il termine Swift è acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, si tratta di una società cooperativa nata nel 1973 e che è sottoposta al controllo della BCE, Federal Reserve e la Banca Centrale Belga e altri istituti centrali dislocati in varie parti del mondo.

L’obiettivo è consentire transazioni rapidissime a livello globale e questo perché la cooperativa è impegnata nel rendere tutte le transazioni sicure e rapide attraverso controlli telematici. Il fatto che sia sottoposta a controllo di banche centrali praticamente di tutto il mondo e che sia utilizzato da 10 mila aziende e istituti finanziari per le transazioni, rende il sistema SWIFT un nodo centrale nell’economia mondiale. Ordini, acquisti, pagamenti di soggetti privati o di aziende, e quindi anche con alti volumi, passano attraverso questo sistema.

Dove trovo il codice Swift della mia banca e quando devo usarlo?

Ad ogni banca che usa il sistema Swift viene assegnato un codice da 8 o 11 caratteri denominato appunto codice SWIFT, si tratta di un codice univoco che identifica la singola banca.

  • I primi 4 caratteri rappresentano il codice bancario;
  • i successivi 2 caratteri il Paese, ad esempio per l’italia IT;
  • seguono 2 lettere o due numeri che individuano la località;
  • gli ultimi 3 caratteri sono opzionali e individuano la filiale di riferimento, in alternativa a questi sono indicate XXX ed indicano uffici centrali della banca.

All’interno di un bonifico il codice Swift viene indicato solo per i pagamenti internazionali, si tratta di una sorta di IBAN che però opera a livello sovranazionale. Proprio il fatto che l’indicazione esplicita sia richiesta solo per queste tipologie di pagamento, fa in modo che generalmente le banche segnalino al cliente tra le coordinate bancarie solo il codice IBAN, mentre non segnalano il codice Swift, che potrà comunque essere richiesto alla propria filiale nel caso in cui dovesse essere necessario utilizzarlo.

Il blocco dello Swift delle banche russe sta creando problemi alla popolazione che quotidianamente effettua pagamenti, ma l’obiettivo non è questo, o almeno non è questo il principale. Tra i cambiamenti immediati c’è stata l’impossibilità di accedere ai pagamenti attraverso i sistemi Visa e Mastercard, quindi con i pagamenti digitali bloccati si ritorna all’uso prevalente del contante.

Perché il blocco del sistema Swift si utilizza come “arma di guerra”?

Tra le transazioni che passano attraverso il sistema Swift ci sono quelle per l’acquisto di gas dalla Russia da parte dell’Europa, ma non solo, anche da parte di tutti gli altri Paesi che sfruttano le risorse energetiche di questo Paese. Affari di diversa natura intercorrono invece con gli Stati Uniti. Ne consegue che escludere la Russia dai sistemi di pagamento vuol dire tagliare di netto la fornitura economica che alimenta le casse della Russia e consente di avere armi che saranno poi utilizzate contro l’Ucraina.

Non si tratta di una decisione senza conseguenze perché questo taglio, da un lato rischia di mettere in ginocchio la Russia, ma dall’altro mette in difficoltà i Paesi che non hanno autonomia energetica, tra cui l’Italia che sicuramente per un breve periodo può garantirsi una certa autosufficienza, ma nel tempo potrebbe avere notevoli difficoltà. L’Italia dipende dal gas russo per circa il 46% del fabbisogno. Dai dati resi noti dal Ministero della Transizione Ecologica emerge che nel 2020, l’Italia ha importato quasi 66,4 miliardi di metri cubi di gas naturale, di cui il 43,3% (pari a circa 28,6 miliardi di metri cubi) dalla Russia.

Al fine però di evitare il blocco del gas proveniente dalla Siberia, la Commissione UE al tavolo Coreper che riunisce gli ambasciatori dei 27 Paesi Membri dell’Unione Europea ha proposto di escludere dal blocco dei codici Swift quello di Gazprombank cioè la banca attraverso la quale l’ENI effettua le transazioni per l’approvvigionamento del gas.

Escludere la Russia del sistema Swift non vuol dire bloccare ogni flusso di denaro, ma semplicemente costringe il colosso ad adottare circuiti lenti per le sue transazioni.

I precedenti

Deve essere ricordato che non è l’unica volta in cui si è proceduto a questa tipologia di sanzione, infatti già nel 2012 si era provveduto all’esclusione dal sistema Swift dell’Iran. L’obiettivo in quel caso era fermare il programma nucleare. Da quella decisione derivò un notevole calo di PIL dovuto proprio a questa sanzione.

Rispetto al 2012 però qualcosa è cambiato, infatti, la Cina non si è schierata, ma da sempre esprime posizioni vicine alla Russia. Entrambe queste potenze avevano provato in passato a creare un sistema analogo, tentativo poi fallito a causa delle scarse adesioni, ma ora la Cina lavora in modo assiduo alla creazione di piattaforme digitali (yuan) e crypto asset che potrebbero essere rese disponibili alla Russia, superando così anche questo ostacolo. Rispetto al blocco all’Iran c’è anche un’altra differenza e cioè il livello di operazioni internazionali eseguite che per la Russia è molto più elevato e proprio a causa di questo fattore, oltre che al bisogno di gas, si è pensato non a un blocco totale, ma parziale con salvaguardia di alcuni istituti finanziari.

Un’altra crepa nell’obbligo vaccinale: il Tar della Lombardia boccia la sospensione dei sanitari

Sospesi senza stipendio perché senza vaccino. È la sorte di moltissimi lavoratori italiani tra quelli su cui si è abbattuto l’obbligo vaccinale fin dai primi mesi di inizio della campagna vaccinale. Ed anche l’obbligo vaccinale sanitari ha fatto le sue vittime. I lavoratori di diversi settori, se no vax o no Green pass come vengono chiamati i contrari a questo vaccino, hanno subito sulla loro pelle le conseguenze di una scelta, costituzionalmente lecita, ma che si scontra con i diktat del governo.

Senza addentrarci troppo nelle problematiche normative di chi sostiene che sia anticostituzionale un obbligo vaccinale di questo tipo, e chi invece lo considera lecito vista la grave emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo, continuano ad arrivare sentenze o pronunce che danno ragione in qualche modo, a chi non ha accettato l’imposizione.

Non si può sospendere dall’Ordine un sanitario, lo dice il Tar della Lombardia

Come si legge sul sito “scenarieconomici.it”,  una prima crepa si apre per l’obbligo vaccinale imposto ai professionisti del settore sanità.  Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia, avrebbe sancito che i sanitari sospesi dall’Ordine perché non vaccinati, dovrebbero essere messi nelle condizioni di proseguire la loro attività lavorativa, almeno da remoto.

In buona sostanza, la sospensione non è del tutto giusta dal momento che se ci sono alternative al lavoro a diretto contatto con il pubblico, queste vanno adottate. Nello specifico delle professioni sanitarie, sospendere dall’Ordine i non vaccinati non sembrerebbe lecito, almeno secondo il Tar della Lombardia.

Cosa riporta la sentenza del Tar della Lombardia sull’obbligo vaccinale sanitari

La sentenza citata dal sito è la n° 109 del 2022. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha in parte sollevato eccezioni sulla normativa applicata. E per l’obbligo vaccinale sanitari si apre a delle eccezioni. Parliamo della legge n° 44 del 2021 e del suo articolo n° 4 comma 6. La normativa prevede che la vaccinazione contro il Covid è requisito essenziale per poter esercitare questo genere di professioni. Obbligo quindi per tutti coloro che esercitano professioni sanitarie.

Non esiste interpretazione diversa da questo obbligo di vaccinazione , almeno secondo la legge citata. Ma sono le disposizioni europee a dare manforte al TAR. Regole che fanno da sponda nell’avvalorare la tesi di una diversa interpretazione. Parliamo di quella che sostiene come, nonostante l’obbligo vaccinale, dove possibile e dove ci sono alternative, la sopsensione non è l’unica via. Se è possibile continuare a far esercitare la professione anche a coloro i quali non si sono adeguati all’obbligatorietà dei vaccini, questa possibilità va messa in atto.

In altri termini, se esistono soluzioni che permettono di operare, la sospensione dall’Ordine fino a vaccinazione effettuata non va imposta. Quindi, i professionisti sanitari possono continuare ad operare con teleassistenza, telemedicina, assistenza telefonica e qualsiasi altro metodo che non prevede il contatto con gli assistiti.

Bonus banda ultralarga, partite le domande: voucher fino a 2500 euro

Dal 1° marzo 2022 si può richiedere il bonus banda ultralarga per le imprese che vogliano ottenere il voucher da 300 a 2500 euro di aiuto. La misura prevede l’erogazione del bonus gli abbonamenti a internet ultraveloce. Gli aiuti sono erogati dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) che ha emanato il comunicato il 28 febbraio 2022 per contenente le informazioni per la richiesta del voucher. Il provvedimento di riferimento è il decreto ministeriale del 23 dicembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 33 del 2022.

Quali voucher le imprese possono richiedere per le connessioni internet a banda ultralarga

I contributi per le connessioni internet a banda ultralarga vanno da un minimo di 300 euro a un massimo di 2500 euro. Il bonus rientra nell’ambito della Strategia nazionale di attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Gli abbonamenti a internet delle micro, piccole e medie imprese devono avere durata da 18 a 24 mesi. Il totale dei fondi messi a disposizione sono pari a 608 milioni di euro. Per la richiesta del bonus le micro e le Pmi devono risultare regolarmente iscritte al Registro delle imprese.

Quanto spetta di voucher per le connessioni a internet a banda ultralarga per le imprese?

Il bonus per gli abbonamenti a internet a banda ultralarga può essere richiesto dalle imprese a seconda delle esigenze di connettività. Gli abbonamenti dovranno avere una velocità di download da 30 megabit al secondo fino a un gigabit o superiori. Il bonus minimo di 300 euro corrisponde a un contratto di abbonamento a internet tra i 18 mesi e i 36 mesi che garantisca il trasferimento a una connessione con una velocità di download compresa tra i 30 megabit per secondo e i 300 megabit per secondo (Voucher A1). Il Voucher A2 è previsto per connessioni da 300 megabit per secondo fino a un gigabit per secondo. È previsto un contributo anche per i costi di installazione delle connessioni.

Come presentare domanda per il voucher banda larga per le imprese?

La domanda per il bonus connessioni a banda larga può essere presentata dalle imprese dal 1° marzo 2022 fino al 15 dicembre 2022. Le istanze possono essere inoltrate direttamente tramite gli operatori di telecomunicazioni abilitati da Infratel Italia, gestore della misura per conto del ministero per lo Sviluppo Economico.

 

Redditometro: giudice non può limitarsi a una motivazione sintetica

Il redditometro è uno strumento che consente all’Amministrazione finanziaria di determinare la ricostruzione sintetica del reddito di una persona fisica attraverso la sua capacità di spesa. L’obiettivo è naturalmente scoprire redditi nascosti. Si tratta di uno strumento di determinazione del reddito considerato sintetico e naturalmente il contribuente ha la possibilità di presentare ricorso. In questo caso spetterà al giudice determinare chi tra l’Amministrazione finanziaria e il contribuente abbia ragione. In merito a questo punto è intervenuta l’Ordinanza della Corte di Cassazione 5504 del 21 febbraio 2022 che ha sottolineato numerosi punti in favore del contribuente.

Cos’è il redditometro?

Il redditometro è un metodo di ricostruzione sintetica del reddito partendo dalle spese effettuate dal contribuente persona fisica e comparando tali spese con le dichiarazioni dei redditi prodotte. Il redditometro tiene in considerazione l’incremento di patrimonio, le quote di risparmio e le spese riscontrabili. Per capire bene l’importanza dell’ordinanza in oggetto è bene sintetizzare le fasi attraverso cui si procede all’accertamento del reddito con il redditometro. La prima fase è quella di selezione del contribuente da sottoporre a controllo. Si parla in questo caso di controllo sulla famiglia fiscale partendo dal presupposto che anche altre persone appartenenti al nucleo possono concorrere a determinare il reddito e le spese (di solito si considerano coniuge e figli).

Segue la fase istruttoria in cui sono determinati i redditi. In questa si prendono in considerazione le spese certe, cioè tracciate, le spese per elementi certi, cioè che devono essere per forza sostenute in conseguenza di fatti certi, ad esempio spese per la gestione dell’auto o della moto, spese legate alla casa. Si tengono in considerazione gli incrementi patrimoniali, cioè investimenti in beni immobili (acquisto di un terreno) o investimenti in titoli. Infine, si tiene in considerazione la quota di risparmio formatasi nell’anno.

Nel caso in cui tra i rilievi della fase istruttoria e le dichiarazioni ci sia uno scostamento superiore al 20%, parte l’accertamento fiscale. Per i lavoratori autonomi e titolari di ditta individuale i cui redditi dichiarati risultano conformi agli studi di settore, la percentuale che fa scattare l’accertamento è fissata al 33%.

Il contraddittorio con il contribuente

Nella fase dell’accertamento si instaura un contraddittorio con il contribuente che è invitato tramite questionario a giustificare tali spese. In questa fase il contribuente potrà dimostrare che parte delle spese non è riconducibile al suo reddito.

Il contribuente viene quindi invitato presso l’Agenzia delle Entrate e in questa fase potrà esporre le sue ragioni. L’Amministrazione finanziaria potrà archiviare o procedere ulteriormente. Contro un eventuale avviso di accertamento il contribuente potrà chiedere una mediazione, proporre ricorso oppure aderire alle richieste dell’Agenzia.

Fatta questa premessa possiamo passare all’analisi della questione affrontata dalla Corte di Cassazione nell’Ordinanza 5504 del 21 febbraio 2022.

Ordinanza 5504 della Corte di Cassazione: il giudice deve analizzare i documenti e motivare la sentenza

Nel caso concreto, in seguito ad un avviso di accertamento basato sul redditometro, il contribuente ha proposto ricorso, rigettato in primo grado. Il Giudice ha motivato il rigetto sul fatto che il contribuente non aveva dato prova della disponibilità di fondi che potessero giustificare le spese. Il contribuente ha proposto ricorso in Cassazione adducendo che il Giudice non aveva sufficientemente analizzato la copiosa documentazione prodotta per giustificare le spese sostenute nell’anno sottoposto a controllo

La Corte di Cassazione ha ribadito che l’accertamento dell’Amministrazione finanziaria deve essere sintetico e che spetta al contribuente in sede endoprocedimentale difendersi dalle contestazioni adducendo prove certe circa la capacità di spesa oppure sull’inesistenza delle spese dedotte dal “controllore”.

Qualora l’ufficio ritenga di non dover tenere in considerazione i rilievi del contribuente deve però darne un’adeguata motivazione. In caso contrario l’accertamento è nullo.

Nell’Ordinanza 5504 la Cassazione va oltre e ribadisce che anche in caso di ricorso giurisdizionale vi deve essere la stessa attenzione, cioè il giudice deve analizzare in modo analitico la documentazione prodotta dal contribuente non potendosi limitare a giudizi sommari privi di riferimenti alla massa documentale prodotta dal contribuente. Nel caso in oggetto quindi la sentenza viene considerata nulla perché non è possibile ripercorrere il percorso logico giuridico che ha portato l’organo giudicante a ritenere non sufficiente la documentazione prodotta dal contribuente. Una motivazione siffatta, cioè che non analizza in modo analitico la documentazione prodotta dal contribuente, ma semplicemente sottolinea che la stessa è insufficiente a dimostrare le ragioni del soggetto, viene considerata dalla Corte di Cassazione apparente e quindi non valida.