Pensione anticipata e flat tax: il no di Bonomi e Confindustria

La riforma delle pensioni è una delle più attese perché il 31 dicembre 2022 scade la Quota 102 e molti lavoratori, in procinto di andare in pensione, non avranno uno scivolo per uscire prima dal mondo del lavoro, tornerà infatti in pieno vigore la Legge Fornero. Mentre il prossimo esecutivo è già al lavoro per provare a disegnare la riforma delle pensioni che possa addirittura sostituire del tutto la legge Fornero, c’è una netta presa di posizione di Confindustria attraverso il presidente Bonomi che dice no alla pensione anticipata.

Bonomi: le risorse devono andare tutte alle imprese

La sede delle esternazioni di Bonomi è stata l’assemblea degli industriali di Varese. In questa sede ha esortato a una rapida formazione del governo in modo da non lasciare il Paese bloccato, ha inoltre sottolineato che in questo momento non possiamo permetterci la flat tax e la pensione anticipata. Bonomi ha sottolineato che non è possibile in questo momento fare previsioni di crescita sul futuro vista la situazione russa in costante mutamento. Proprio per questo è necessario far convergere tutte le forze del Paese verso un unico obiettivo e a questo deve collaborare anche l’opposizione.

Per conoscere la riforma delle pensioni allo studio, leggi l’articolo:  Riforma pensioni: assegni più alti, solidarietà intergenerazionale, flessibilità in uscita

A causa della crisi energetica molte aziende sono in difficoltà e potrebbero non farcela a restare sul mercato. Di conseguenza tutte le risorse, tranne quelle necessarie a supporto dei veri poveri, devono essere concentrate sugli aiuti alle aziende. In poche parole Bonomi ritiene che, a parte gli aiuti alle famiglie indigenti, tutte le risorse economiche del Paese devono essere convogliate sulle aziende. Di conseguenza non ci può essere un aumento della spesa pensionistica o una riduzione di tasse per i lavoratori, deve essere data priorità alle aziende.

Pensione anticipata? Sarebbe una follia che non possiamo permetterci

Bonomi sottolinea che non vuole cambiare i programmi elettorali dei partiti, ma in questo momento non sono ammesse follie perché sono in gioco migliaia di posti di lavoro e il futuro di imprese e famiglie.

Alla posizione espressa da Bonomi plaude il Pd, mentre per Fratelli d’Italia c’è un’ingerenza eccessiva, in primo luogo perché la flat tax nella legge di bilancio sarà inserita sui redditi incrementali e sarà estesa alle partite Iva fino a 100 mila euro e in secondo luogo perché ci sono già persone che ritengono di poter chiedere ai partiti di non eseguire il programma elettorale per il quale gli italiani hanno votato.

Leggi anche: Flat Tax: come funziona per le partite Iva e le novità che saranno introdotte per i privati

Il Pd invece sottolinea che in campagna elettorale c’erano tre diverse ipotesi di flat tax: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ed è del tutto evidente che si trattava solo di una bandierina, mentre le risorse per fare questa riforma non ci sono.

Modello 730/2022 non inviato: cosa succede? Posso rimediare?

I termini per la presentazione del modello 730/2022 con i redditi del 2021 è scaduto il 30 settembre 2022, ma per chi avesse dimenticato questa scadenza è possibile recuperare? Naturalmente sì, ma utilizzando un modello diverso rispetto al 730, in questo caso si può utilizzare il modello Redditi PF, persone fisiche.

Differenza tra omessa presentazione della dichiarazione con modello 730/2022 ed errori nella compilazione

Si è visto in precedenza che coloro che hanno commesso degli errori nella presentazione del modello 730/2022, oppure hanno dimenticato di dichiarare alcuni redditi possono rimediare con l’uso del modello 730 integrativo, il presupposto per poter seguire questo percorso è che il modello 730 sia però stato presentato. Nel caso di omessa dichiarazione è invece possibile rimediare con un’altra strada e cioè con il modello redditi PF che deve essere però presentato entro il 30 novembre 2022. Si tratta del modello generalmente utilizzato da professionisti, lavoratori autonomi e partite Iva, ma nulla vieta che possa essere utilizzato anche dai lavoratori dipendenti e dai pensionati che invece generalmente inviano il modello 730/2022.

Chi usa il modello redditi PF?

Il modello Redditi PF inoltre viene generalmente utilizzato da color che nel corso dell’anno:

  • hanno cambiato datore di lavoro e quindi hanno due o più CU;
  • lavoratori dipendenti che hanno ricevuto direttamente dall’Inps o da altri enti di previdenza prestazioni a titolo di integrazione salariale o altre indennità nel caso in cui erroneamente non siano state effettuate le ritenute;
  • dipendenti a cui il sostituto di imposta ha effettuato detrazioni o deduzioni non spettanti in tutto o in parte;
  • lavoratori dipendenti che hanno percepito redditi da datori di lavoro non tenuti ad effettuare le ritenuta d’acconto ( ad esempio società residenti all’estero);
  • contribuenti che hanno maturato redditi sui quali l’imposta viene applicata separatamente;
  • contribuenti a cui sono state erroneamente calcolate o non calcolate le addizionali comunali e regionali (l’obbligo sussiste nel caso in cui l’imposta dovuta superi l’importo di 10,33 euro);
  • coloro che hanno maturato plusvalenze e redditi da capitale da indicare nei quadri RT ed RM;
  • docenti che hanno conseguito redditi anche da lezioni private.

Oltre questi casi, come sottolineato, la presentazione del modello redditi PF 2022 può essere effettuata da chi ha dimenticato di presentare nei termini il modello 730/2022.

Quali sono gli svantaggi del modello Reddidi PF?

Occorre sottolineare che purtroppo nel caso in cui il contribuente abbia maturato dei crediti nei confronti del Fisco, rispetto al modello 730, ci vuole più tempo per recuperare le somme nel caso in cui si usi il modello redditi PF. Può purtroppo volerci anche più di un anno. I crediti maturati si possono però utilizzare in compensazione con altri debiti fiscali.

La compilazione del modello è più complessa rispetto al 730/2022, il consiglio è di rivolgersi a professionisti.

Nel caso in cui risultino somme a debito devono essere versate con il modello F24.

Regime Forfettario, si va avanti dopo il periodo di moratoria, le novità

Per il regime forfettario è appena finito il periodo di moratoria rispetto all’emissione delle fatture elettroniche, ecco le novità

Regime forfettario, cosa è cambiato da qualche giorno

A partire dal primo ottobre 2022 sono cambiate le regola per la fatturazione elettronica per coloro che operano nel regime forfettario. Si tratta del regime fiscale agevolato in quanto le aliquote non sono quelle dell’Irpef classico, ma si applica un’unica aliquota. Al 5% per i primi cinque anni di attività, al 15% per tutti gli altri casi. Diciamo che per i forfettari la flat tax è già una realtà.

Tuttavia nel regime forfettario ci sono anche dei limiti di fatturazione, previsti e che vanno rispettati, oltre al fatto che l’Iva non è scaricabile. Anche per i forfettari esiste l’obbligo della fattura elettronica. Infatti, i contribuenti dovranno emettere la fattura elettronica entro 12 giorni dall’operazione e non più entro il mese successivo. Sono previste anche sanzioni per i trasgressori di questa importante regola.

Regime forfettario, le sanzioni per i trasgressori

I termini stabiliti dall’Agenzia delle entrate sono obbligatori, entro 12 giorni. Tuttavia qualora la trasmissione della fattura elettronica al Sistema di Interscambio, avvenga oltre tali termini si applica una sanzione (dall’art. 6 del D. Lgs. 471/97). La sanzione è pari a un importo:

  • tra il 90% e l’80% dell’Iva relativa all’imponibile non correttamente documentato con un minimo di 500 euro;
  • da 250 a 2.000 euro se la violazione non ha inciso sulla corretta liquidazione;
  • tra il 5% e il 10% dei corrispettivi non documentati in caso di operazioni non imponibili, esenti, non soggette o soggetto a inversione contabile

Le riduzioni sulla sanzione minima

Inoltre l’articolo 13 del decreto legislativo numero 472/1997 prevede le seguenti riduzioni della sanzione minima a:

  • 1/9: entro 90 giorni dalla data di omissione o dell’errore;
  • 1/8: entro il termine di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno in cui è commessa la violazione;
  • 1/7: entro il termine di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno successivo in cui è commessa la violazione;
  • 1/6: oltre il termine di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno successivo in cui è commessa la violazione.

Quindi, la sanzione in caso di ritardata emissione della fattura elettronica emessa entro la liquidazione periodica Iva, è pari a 27,77 euro, in caso di regolarizzazione nei 90 giorni (1/9 di 250). Infine si ricorda che dal primo ottobre sono entrati in funzione anche le specifiche tecniche per la fatturazione B2B, B22c e B2G.

 

Olio di semi come quello d’oliva, prezzi pazzi nell’alimentare

L’olio di semi ha raggiunto il prezzo di quello d’oliva. Una delle sorprese mai immaginate, ma che riguardano i prezzi pazzi nell’alimentare.

Olio di semi come quello d’oliva, sul prezzo nessuna differenza

L’olio d’oliva è un prodotto pregiato e prodotto in Italia. Da sempre viene usato per la preparazione dei cibi o il condimento di quelli a crudo. Ma per risparmiare qualcosa sulla spesa, molte volte, per le fritture viene utilizzato l’olio di semi, per il suo costo inferiore. O per lo meno questi fino a pochi mesi fa. E si perché la guerra tra Russia ed Ucraina ha fatto schizzare alle stelle il prezzo dell’olio di semi, di cui l’Italia è importatrice.

Ad esempio l’olio di semi di girasole è estratto dai semi dei girasoli. Ma esiste anche quello di arachidi, di soia, di mais, ma tutti hanno subito una crescita sul prezzo. Un litro d’olio arriva ad arrivare anche a 4-5 euro, come quello d’oliva. E che questo è uno dei tanti record di prezzi dei prodotti alimentari, che per il mese di settembre hanno avuto una crescita pari dell’11,8%.

Olio di semi, lo studio della Codacons

La Codacons ha rielaborato i dati sull’inflazione forniti dall’Istat, scoprendo proprio la crescita esponenziale del prezzo dell’olio di semi. Ebbene l’olio di semi ha registrato un aumento pari al 60,5% rispetto allo scorso anno. Cioè comprare una bottiglia olio di semi oggi, presso qualsiasi supermercato, costa il doppio. E risparmiare sulla spesa sta diventando uno sport nazionale.

Ma l’olio di semi non è l’unico alimento a toccare importi esorbitanti. Infatti  il burro rincara del 38,1%, la margarina del 26,5% e il riso del 26,4%. Inoltre il latte conservato e farina costano oltre il 24% in più. Mentre la pasta aumenta del 21,6%, lo zucchero del 18,4%, i gelati del 18,2%. Una situazione che allarma l’associazione, destinata inoltre a peggiorare con l’ulteriore rincaro delle bollette. Codacons chiede quindi interventi fiscali sui beni di prima necessità. Ad esempio si era parlato anche di togliere l’iva o abbassarla al 4% per i prodotti alimentari essenziali, ma ad oggi senza alcun esito.

I consigli quando si è al supermercato

A questo punto il consiglio, quando si è al supermercato, è quello di confrontare i due prodotti e capire realmente qual’é il più conveniente. Ancora una volta le abitudini dei consumatori dovranno cambiare in relazione alla necessità di riempire il carrello della spesa. Altro consiglio è quello di guardare sempre l’etichetta. e magari preferire produzioni italiane rispetto a quelle straniere.

Perché  a parità di prezzo è meglio scegliere la qualità. E magari aiutare le imprese italiane a restare a galla, nonostante costi di energia fuori dalla norma, e condizioni climatiche che a volte sono proprio avverse. Nelle difficoltà è meglio scegliere l’italiano.

 

Dichiarazione dei redditi integrativa oltre i termini: modalità e sanzioni

Nel caso in cui il contribuente si renda conto di avere commesso degli errori o delle omissioni nella presentazione della dichiarazione dei redditi è possibile presentare una dichiarazione dei redditi integrativa finalizzata a correggere gli errori e a ad effettuare eventuali integrazioni in caso di omissioni. Ecco i termini.

Cos’è la dichiarazione dei redditi integrativa?

Il 30 settembre 2022 è scaduto il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi con il modello 730. Fino a tale termine chi aveva presentato la dichiarazione e nel frattempo avesse riscontrato errori, poteva correggerli modificando la prima dichiarazione presentata. In questo caso abbiamo una dichiarazione correttiva dei termini. Nel caso in cui gli errori siano stati riscontrati successivamente, è possibile presentare la dichiarazione integrativa.

Si tratterà di una vera e propria nuova dichiarazione che andrà a sostituire quella precedentemente resa. Nel frontespizio della dichiarazione deve essere barrata la casella con la dicitura “dichiarazione integrativa”. Inoltre devono essere barrate le caselle dei quadri che si vanno a modificare rispetto alla precedente dichiarazione presentata.

La stessa sarà prodotta con la compilazione del modello predisposto dall’Agenzia delle Entrate e dovrà essere resa entro il 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto a quello interessato dalla dichiarazione. La dichiarazione deve essere presentata tramite i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, oppure attraverso gli intermediari abilitati ( CAF, commercialisti, patronati).

Gli errori che possono essere corfretti con la dichiarazione dei redditi integrativa

Gli errori commessi possono essere di diversa natura, ad esempio nel caso in cui:

  • non sia stato dichiarato un reddito da lavoro autonomo;
  • sia stata fatta valere una detrazione a cui non si aveva diritto;
  • sia stata valere una deduzione non dovuta;
  • nel caso in cui non siano state fatte valere detrazioni e deduzioni;
  • In ogni caso in cui l’errore abbia determinato un calcolo errato dell’imposta dovuta.

La dichiarazione integrativa prevede che il soggetto dichiarante che corregge l’errore sarà tenuto a versare la maggiore imposta comprensiva di interessi e sanzioni.

Come viene calcolata la sanzione?

L’entità della sanzione dipende dalla tipologia di omissione ed errore commesso. Se trattasi di un errore rilevabile attraverso il controllo automatico della dichiarazione ( mero errore di calcolo), la sanzione applicata è del 30% rispetto alle maggiori imposte dovute. La sanzione scende al 15% nel caso in cui la dichiarazione integrativa sia presentata entro 15 giorni dal termine di scadenza iniziale.

Nel caso in cui invece gli errori non siano rilevabili con il controllo automatico e quindi si versi nell’ipotesi di infedele dichiarazione, la sanzione varia dal 90% al 180% rispetto alla maggiore imposta dovuta.

Il versamento non deve per forza essere contestuale rispetto alla presentazione della dichiarazione integrativa. Nel caso in cui sia già stato notificato l’avviso di accertamento non è più possibile presentare la dichiarazione integrativa.

Nel caso in cui il dichiarante intenda operare attraverso il ravvedimento operoso sarà possibile ottenere anche una riduzione delle sanzioni.

Per conoscere il funzionamento del ravvedimento operoso, leggi l’articolo: Ravvedimento operoso: come fare pace con il fisco in maniera low cost.

Riforma pensioni: assegni più alti, solidarietà intergenerazionale, flessibilità in uscita

Comincia a consolidarsi il disegno di riforma pensioni che potrebbe essere approvata. Ecco come potrebbe cambiare il welfare nel prossimo futuro.

Welfare: aumentano gli importi degli assegni di invalidità

La prima cosa da sottolineare è che nel programma di Fratelli d’Italia, primo partito in seguito al voto del 25 settembre, c’è l’idea di innalzare le prestazioni in favore degli invalidi civili, in particolare si legge che nessuna prestazione di invalidità potrà avere un importo inferiore rispetto ad altre forme di assistenza sociale.

Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e stop all’adeguamento all’aspettativa di vita

La seconda proposta riguarda la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. È molto probabile che resti in vigore la legge Fornero, ma che come già avvenuto negli anni passati con la Quota 100 e la Quota 102, ci sarà la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro. Per ora ancora non è chiaro come potrebbe essere applicata tale flessibilità, ma sembra si vada verso la conferma dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. Inoltre nel programma c’è un altro elemento importante, cioè lo stop all’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Attualmente lo stop già c’è ma è legato all’epidemia Covid che ha portato l’aspettativa di vita a non innalzarsi, quindi si tratta di uno stop automatico, mentre ora dovrebbe essere introdotto in modo strutturale per evitare che i lavoratori si trovino a rincorrere la pensione.

Leggi anche: Pensioni: cosa cambia con il blocco dell’aspettativa di vita

Riforma pensioni e solidarietà integenerazionale

Fratelli d’Italia punta però al ricambio generazionale nel mondo del lavoro e questo vuol dire per forza di cose che dovrà esserci un’uscita anticipata di massa dal mondo del lavoro e questo anche grazie a incentivi di tipo economico.

Fratelli di Italia punterebbe a un programma di solidarietà intergenerazionale con incentivi fiscali nei confronti di over 65 che sostengono oneri nei confronti di under 36, tra questi oneri riconosciuti vi dovrebbero essere spese sanitarie, per istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva e canoni di locazioni per immobili. In poche parole genitori e nonni che aiutano figli e nipoti dovrebbero avere sconti fiscali.

Nel programma di solidarietà intergenerazionale dovrebbero finire anche le pensioni d’oro, le stesse non dovrebbero essere sottoposte a un ricalcolo per evitare che le pensioni versate non corrispondano ai contributi effettivamente versati, in poche parole si potrebbe introdurre una sorta di tetto, ma ancora non è stato chiarito a quale livello di reddito dovrebbe esserci questo stop.

Buone notizie dovrebbero poi arrivare per tutti i pensionati in quanto dovrebbe esserci una rivalutazione delle pensioni legata non semplicemente all’inflazione, ma alla svalutazione monetaria. Nel programma c’è anche la tutela delle pensioni delle giovani generazioni.

Concorso Polizia di Stato per 1188 allievi: info e data bando

È stata annunciata dal sindacato autonomo di Polizia la prossima uscita del bando di concorso Polizia di Stato allievi, aperto anche ai civili. Sono 1188 i posti disponibili.

Quando esce il bando di concorso Polizia di Stato per 1188 allievi?

Il bando di concorso annunciato con molta probabilità sarà pubblicato martedì 4 ottobre, da questo momento inizieranno a decorrere i classici 30 giorni per potersi iscrivere e partecipare.

Molto probabilmente il concorso sarà strutturato sulla falsa riga di quello del 2020. Con molta probabilità l’ingresso sarà rivolto a coloro che non hanno superato i 25 anni di età, compimento del 26° anno. Il titolo di accesso sarà un qualsiasi diploma che consenta l’iscrizione a un corso universitario.

Quali prove sarà necessario superare?

Generalmente per questo concorso sono previste:

  • prove di efficienza fisica (corsa piana, piegamenti sulle braccia, salto in alto);
  • accertamenti psico-fisici e attitudinali;
  • prova scritta;
  • valutazione dei titoli.

La prova scritta viene formulata sulle seguenti materie: Aritmetica, Educazione civica, Geografia, Geometria, Lingua italiana, Scienze, Storia .

Nel precedente concorso la prova scritta era composta di domande di letteratura italiana, geografia, storia, grammatica, scienze, geometria, matematica, algebra, informatica, inglese, tecnologia. In totale il questionario era formato da 80 domande da risolvere in 60 minuti. Deve essere ricordato che nei precedenti concorsi è stata pubblicata anche la banca dati, cioè la batteria di domande dalle quali viene estratta la prova. Nella maggior parte dei casi tra la data di pubblicazione della banca dati e la data della prova intercorrono pochi giorni.

Come effettuare l’iscrizione al concorso allievi Polizia di Stato?

La domanda dovrà essere presentata telematicamente, per poter accedere è necessario avere uno spid e una casella di posta elettronica certificata. Sarà molto probabilmente richiesto anche in questo caso la tassa di iscrizione al concorso.

Ricordiamo che a breve dovrebbe uscire anche il bando per l’Agenzia delle Entrate. In questo caso non dovrebbero esservi limiti di età

Si a camini e stufe a legna contro il caro energia, lo dice il Sindaco

Si a camini e stufe a legna contro il caro energia, sottraendosi ai divieti ambientali, è possibile se a dirlo è il sindaco della città.

Si a camini e stufe a legna, per combattere il caro energia

Il caro energia costringe sempre più gli italiani a cercare delle misure alternative per risparmiare sulle bollette di gas ed energia elettrica. In particolare sono sempre più diffuse le stufe a pellet e gli impianti fotovoltaici per la produzione di calore e di energia. Tuttavia quanto non ci sono queste disponibilità economiche, e non basta neanche il bonus energia, qualcuno è tornato alle vecchie tradizioni.

E così molti sono tornati a voler accendere i camini e le stufe a legna. Anche perché comincia il primo freddo e la gente deve pur difendersi. Una scelta che potrebbe sembrare molto interessante, se non fosse che non è praticabile. Infatti in alcune regioni non si posso utilizzare, perché inquinano troppo e sono state bandite da già tempo. Ma c’è un’eccezione che potrebbe confermare la regola.

Si a camini e stufe in legna, il caso in Emilia Romagna

In Emilia Romagna dal primo ottobre 2022 al 30 aprile 2023 sono entrate in vigore le misure previste per combattere l’inquinamento e migliorare la qualità della vita. Tali misure impongo il divieto di utilizzare, in presenza di riscaldamento alternativo, delle caldaie a biomassa legnosa e camini aperti, fino a 2 stelle comprese. Soprattutto nei comuni classificati non montani, situati sotto i 300 metri di altitudine.

Ma le cose sono cambiate e possono cambiare, grazie alla decisione del Sindaco di Rimini. Il sindaco Jamil Sadegholvaad ha scelto di soprassedere alle misure anti-smog della Regione e concedere l’accensione anche delle stufe vietate, sospendendo almeno per quest’anno, l’adozione delle misure salva ambiente. La sua è stata una scelta per cercare di non avere un inverno troppo gravoso sulle tasche dei cittadini a causa dei caro energia.

Il comunicato del sindaco di Rimini

Come chiarisce nell’ordinanza firmata dal Sindaco: “Sarà solo per quest’anno. In questo momento non posso non tenere conto della vera e propria emergenza energetica, con il caro bollette che si sta abbattendo come una mannaia sulle spese e sulle condizioni di vita delle famiglie, e che ancor più si abbatterà nelle prossime settimane“.

Quindi è chiara la volontà di aiutare le famiglie. Tanto che il Sindaco ha chiesto anche ai suoi “colleghi” delle altre città emiliane di adottare la stessa misura. Magari così spingendo anche altre regioni come la Lombardia o il Piemonte di avere un confronto con il Governo proprio sulle misure antismog e la crisi che vivono i cittadini.

 

Rivalutazione delle pensioni, tutte le novità da ottobre 2022

La rivalutazione delle pensioni parte dal mese di ottobre 2022. Ecco tutte le novità previste da oggi fino a gennaio 2023.

Rivalutazione delle pensioni, il punto della situazione

La rivalutazione delle pensioni è un’esigenza obbligatoria visto la situazione economica in cui si trova l’Italia. Con l’aumento generale del livello dei prezzi e gli stipendi o pensioni sempre uguali, la situazione non può che peggiorare. Soprattutto per i pensionati, che spesso si trovano anche a dover aiutare i propri cari. Pertanto al via la rivalutazione delle pensioni del 2,2% a partire proprio da questo mese.

L’aumento sull’assegno è stato stabilito dal vecchio Governo nel Decreto aiuti Bis per aiutare tutti i pensionati a far fronte al caro bollette e all’inflazione. Tuttavia questo piccolo aumento dovrebbe anticipare di tre mesi il consueto adeguamento al costo della vita che dovrebbe essere a partire dal primo gennaio 2023. 

Rivalutazione delle pensioni, si ma di quanto?

C’ è grande attesa per gli effetti della rivalutazione delle pensioni. A novembre i pensionati riceveranno gli arretrati di da gennaio ad ottobre 2022. Si parla di circa 54 euro netti per coloro che hanno una pensione di importo minore a 2692 euro. Mentre la metà spetta a coloro che ricevono 1.200 euro mensili. Ma conti fatti non sembra essere un grande aiuto rispetto alla crescita esponenziale delle bollette di gas ed elettricità.

Mentre da gennaio dovrebbe essere previste le rivalutazioni per tutti, in rapporto ai tassi di inflazione. Inoltre per le rivalutazioni del prossimo anno, la cifra dovrebbe essere tra i 10 e i 50 euro in più al mese ed in base al valore della pensione. A ciò dovrebbe aggiungersi anche un conguaglio tra i 10 e i 130 euro, tutto dipende anche dal modo in cui divideranno tale intervento. Quindi si attendono i rapporti tra le rivalutazioni e le fasce di reddito dei pensionati.

Quali sono le aliquote previste?

Si parla di previsioni, perché non si esclude la possibilità che il nuovo Governo intervenga diversamente. Magari rendendosi conto che la spesa per riempire il carrello è davvero difficile da fare per tutto il mese. Intanto per le rivalutazioni le aliquote previste sono:

  • 100% per importi fino a 2.6062,32 euro al mese;
  • 80,9% per importi da 2.602,33 e 2.577,90 euro al mese;
  • 77,4% per importi superiori a 2.577,91 euro al mese.

Dal 2023 in base alle perequazioni automatiche dovrebbe esserci un incremento degli assegni mentili tra il 7-8%. Alle condizioni attuali, la spesa per le pensioni dovrebbe aggirarsi in 32 miliardi di euro lordi per i prossimi tre anni. Infine dovrebbero essere 5,7 miliardi nel 2023, 11.2 miliardi nel 2024 e 15.2 miliardi nel 2025.

 

 

 

Costruire casa senza permessi: come e quando è possibile

Quando è possibile e in che modo, costruire una casa senza dover richiedere permessi? Queste due domande troveranno risposta nella nostra rapida ed essenziale guida.

Costruire casa senza permessi è possibile?

Innanzitutto, prima di creare falsi miti e false illusioni, va specificato che l’installazione permanente di una casa, immobile o mobile senza concessione è un reato configurato come abusivismo edilizio.

Quindi, un vero e proprio veto per quanto riguarda la concessione edilizia. Tutto ciò, a meno che non si tratti di una struttura ricettiva all’aperto, che sia dotata di un allacciamento puramente temporaneo.

Occorre sapere che un permesso di costruire è richiesto pure per l’installazione di prefabbricati in legno, case mobili, camper, e roulotte, utilizzati come abitazioniambienti di lavoro o magazzini.

Ma, allora, come e quando è possibile costruire senza permessi?

Dunque, per quanto è evidente, costruire una casa prefabbricata destinata a esigenze non temporanee sprovvisti dei permessi documentati e dei titoli abilitativi è reato.

Vi è però una sola ipotesi tollerata dalla legge, ed è quella in cui sussistano contemporaneamente i seguenti parametri:

  • la collocazione del prefabbricato deve essere all’interno di una “struttura ricettiva all’aperto”;
  • l’ancoraggio al suolo deve essere temporaneo;
  • l’autorizzazione all’esercizio delle attività deve essere conforme alla legislazione regionale;
  • destinazione turistica, quindi occasionale e a tempo limitata.

Ad ogni modo, come sottolineato nel paragrafo precedente, l’aspetto relativo a permessi, progetti e concessioni, deve avere valutazione variabile, caso per caso e vi saranno delle differenze procedurali ed operative in base alla disciplina adottata dai diversi Comuni di appartenenza.

Case in legno: normativa sui permessi

Stando all’ Articolo 6 del Testo Unico dell’edilizia viene fatto chiarimento che salvo più restrittive disposizioni previste dalla disciplina regionale e dagli strumenti urbanistici, mantenendo il rispetto della altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e in particolare delle disposizioni contenute nel Decreto Legislativo n. 490, del 29 Ottobre 1999, alcuni interventi possono essere eseguiti senza la necessità di possedere il titolo abitativo. 

Di seguito vediamo quali sono questi casi specifici:

  • quegli interventi riguardanti la manutenzione ordinaria, ossia quegli interventi edilizi inerenti le opere di riparazione, sostituzione e rinnovamento delle finiture degli edifici e quegli interventi inerenti l’integrazione od il mantenimento in efficienza degli impianti tecnologici esistenti già;
  • quegli interventi finalizzati all’eliminazione delle barriere architettoniche, i quali non comportino la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, cioè di manufatti che vadano ad alterare la sagoma dell’edificio;
  • inoltre, anche le opere a carattere temporaneo per attività di ricerca del sottosuolo, di carattere geo-gnostico ed eseguite in aree esterne al centro edificato.

Necessario, però porre l’attenzione sull’ultimo passaggio.

Tale tipo di opere dovranno essere rimosse al termine della loro temporanea necessità. E’ previsto per esse un termine e la legge consente dunque di costruire senza titoli abilitativi in caso l’opera sia destinata a soddisfare un’esigenza temporanea.

Inoltre, si può affermare che una casetta prefabbricata in legno di piccole dimensioni (ovvero dalle dimensioni dai 6 ai 20 metri quadri) rientrerebbe nella materia definita edilizia libera. Pertanto tali strutture necessiteranno solamente di una semplice comunicazione di installazione.

Edilizia libera: quali categorie

Quando si parla di Edilizia libera si fa riferimento a quell’insieme dei lavori in casa che si possono fare senza chiedere determinate autorizzazioni al Comune o senza necessità di depositare documenti e comunicazioni per l’avvio della attività, per cui non è necessario un permesso di costruire.

Si può ben dire, in linea di massima, che le varie regioni ed i comuni italiani hanno stabilito una regola più o meno comune per differenziare le strutture che necessitano di Denuncia di Inizio Attività (DIA) oppure di un Permesso di Costruire (PDC), rispetto a quelle che possono essere realizzate senza alcuna autorizzazione.

Nello specifico, vi rientrano i gazebo, gli stand fieristici, i servizi igienici mobili, tensostrutture, pressostrutture e assimilabili, elementi espositivi, aree di parcheggio provvisorio, che siano nel rispetto dell’orografia dei luoghi e della vegetazione ivi presente.

Questo dunque è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla non possibilità di costruire casa senza permessi.