Guadagni via web: nuovi controlli fiscali per chi guadagna con le piattaforme online

In attuazione della Direttiva Dac7 , direttiva (Ue) 2021/514 del Consiglio del 22 marzo 2021 è stato firmato dal Presidente della Repubblica il decreto legislativo del 1° marzo 2023 che sarà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L’obiettivo principale del decreto è intercettare tutte le entrate provenienti dal web e che spesso sfuggono alla tassazione. I guadagni via web ora non potranno più essere nascosti.

Guadagni via Web, controlli incrociati in Unione Europea

Il web ha cambiato l’economia globale, ma spesso sfugge ai tentativi di tassazione, il problema è diventato rilevante al punto di essere oggetto di norme europee. La Dac7 stabilisce che le piattaforme online saranno obbligate a comunicare nel Paese Membro dell’Unione Europea in cui hanno la residenza tutti i guadagni online degli utenti.  Sarà poi il Paese in cui sono stati comunicati i guadagni online ad avvisare le autorità tributarie del Paese di residenza delle operazioni compiute dai vari utenti.

Ad esempio una piattaforma con sede in Francia comunicherà le operazioni compiute alle autorità fiscali francesi, questo analizzerà i dati e in base alla residenza invierà la comunicazione al fisco del Paese in cui gli utenti sono ubicati. Questo incrocerà i dati con quelli dichiarato dallo stesso contribuente in Italia e in caso di mancata concordanza potrà avviare un accertamento fiscale.

In base alla normativa la prima comunicazione dovrà essere effettuata entro il 31 gennaio 2024 per i redditi del 2023. L’obbligo sussiste anche se in Italia il decreto ancora non è entrato formalmente in vigore, questo perché siamo in ritardo rispetto ai termini dettati dall’Unione Europea.

Guadagni via web: tutti i dati da comunicare

In base ai calcoli della Commissione UE questa norma dovrebbe portate nel territorio dell’Unione Europea un maggiore gettito pari a circa 30 miliardi di euro. Tra gli utili che con questo metodo potrebbero essere tassati vi sono quelli generati attraverso le affiliazioni Amazon. I dati da comunicare riguardano le operazioni di vendita beni, ad esempio affiliazione Amazon, ma anche quelli relativi alla locazione di immobili, noleggio di beni, servizi personali e qualunque attività generi comunque compensi attraverso l’uso di piattaforme online.

Le informazioni sono divise per due categorie di utenti, la prima riguarda tutti coloro che compiono operazioni attraverso le piattaforme. In questo caso le piattaforme per le varie operazioni dovranno chiedere i dati fiscali, se le operazioni sono compiute da un’impresa occorre ragione sociale, partita Iva, indirizzo dell’attività. Nel caso in cui le operazioni di scambio siano effettuate da un privato è necessario raccogliere, nome cognome, indirizzo, data di nascita, codice fiscale, insomma tutti i dati utili ad individuare correttamente il soggetto che attraverso la piattaforma genera ricavi.

La seconda categoria di dati riguarda i venditori qualificati, cioè coloro che nell’arco dell’anno compiono 30 operazioni e hanno scambi per valori da 2000 euro. In questo caso è necessario identificare anche il conto finanziario attraverso il quale si opera. Le comunicazioni devono essere trimestrali e avere ad oggetto anche l’ammontare di commissioni, diritti e imposte versati ed eventualmente trattenuti.

Nel caso in cui un utente non fornisca alla piattaforma i dati necessari ad adempiere all’obbligo di comunicazione, la piattaforma dovrà impedire al soggetto di operare.

Leggi anche: Influencer: in quali casi è obbligatorio aprire la partita Iva?

Carta acquisti 2023 Inps, chi può richiederla e come averla

La carta acquisti 2023 Inps permette di aiutare le famiglie in difficoltà ad acquistare alcuni prodotti alimentari oppure pagare qualche bolletta, le caratteristiche.

Carta acquisti 2023 Inps, a cosa serve?

La carta acquisti 2023 viene erogata dall’Inps. Si tratta di una carta per effettuare pagamenti elettronici da utilizzare per fare la spesa o pagare le bollette di luce e gas. Sulla carta sono accreditati 80 euro con cadenza bimestrale. Inoltre i titoli della carta acquisti possono vere un ulteriore sconto del 5% nei negozi e nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa. Nelle farmacie convenzionate, se si effettuano acquisti con la carta si ha anche diretto alla misurazione gratis della pressione.

Chi può richiederla?

Per richiedere la tessera occorre avere dei requisiti anagrafici e reddituali. Nel primo caso occore essere cittadini italiani ed avere un’età maggiore di 65 anni. 

  • non godere di trattamenti o nell’anno di competenza del beneficio, godere di trattamenti di importo inferiore a 7.640,18 euro per l’anno 2023 se di età compresa tra i 65 e i 69 anni o a 10.186,91 euro per l’anno 2023 dai 70 anni in su;
  • non essere, da soli o insieme al coniuge, intestatari di più di una utenza elettrica domestica, di più di una utenza elettrica non domestica, di più di due utenze del gas;
  • ed ancora non essere, da soli o insieme al coniuge, titolari di un patrimonio mobiliare superiore a 15mila euro come rilevato nella dichiarazione ISEE;
  • avere un ISEE 2023 inferiore a 7.640,18 euro;
  • non essere, da soli o insieme al coniuge, proprietari di più di due autoveicoli, di più di un immobile ad uso abitativo con una quota superiore o uguale al 25%, di immobili che non siano ad uso abitativo o di categoria catastale C7 con una quota superiore o uguale al 10%;
  • non essere fruitori di vitto assicurato dallo Stato o da altre pubbliche amministrazioni perché ricoverati in istituto di cura di lunga degenza o detenuto in istituto di pena.

Carta acquisti 2023 Inps, chi può presentare la domanda?

Le domande devono essere presentate presso un ufficio postale. La modulistica è disponibile anche online. L’ufficio postale trasmetterà in via telematica all’Inps la domanda. Di solito occorrono circa 30 giorni di tempo per la lavorazione. In caso di esito positivo, il richiedente dovrà presentarsi all’ufficio postale per ritirare la carta con l’importo già accreditato per il primo bimestre.

Se invece ci sia una perdita dei requisiti nel corso di percezione della carta acquisti, come il superamento delle soglie ISEE, è necessario procedere ad una nuova domanda per verificare la presenza dei requisiti di legge.  Inoltre in caso di smarrimento, disattivazione, danneggiamento o furto della carta, il titolare potrà chiederne il blocco immediato telefonando, 24 ore su 24, al numero verde 800 902 122. Infine nel corso della telefonata verrà comunicato il numero di blocco. Il titolare dovrà confermare l’avvenuta richiesta di blocco a un ufficio postale.

 

 

 

 

 

 

Incentivi alle donne imprenditrici, ecco le proposte di Invitalia

Incentivi alle donne imprenditrici o aspiranti tali, ecco cosa prevede il pacchetto messo a disposizione da Invitalia per coloro che vogliono fare impresa

Incentivi alle donne imprenditrici, il fondo impresa donna

Oggi fare impresa non è facile che si sia uomini e donne, al Nord o al Sud Italia. Spesso c’è proprio bisogno di un aiuto finanziario e per questo c’è un ente sempre pronto a sostenere le imprese, si tratta di Invitalia. Un incentivo tutto “rosa” è il fondo impresa donna, che ha le seguenti caratteristiche:

  • per progetti fino a 100 mila euro, l’agevolazione copre fino all’80% delle spese (o fino al 90% per donne disoccupate) entro un tetto massimo di 50 mila euro
  • per progetti fino a 250 mila euro, l’agevolazione copre il 50% delle spese, fino a un massimo di 125 mila euro.

Il fondo prevede un mi di contributo a fondo perduto e finanziamento a tasso zero. Prevista una copertura fino all’80% delle spese ammissibili, per un massimo di 320 mila euro. Infine il finanziamento è a tasso zero e da rimborsare in otto anni.

Incentivi alle donne imprenditrici, altri contributi disponibili

Resto al sud è l’incentivo che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. Riguarda i giovani imprenditori appartenenti alle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche Umbria) e nelle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.  È rivolto a chi ha un’età compresa tra 18 e 55 anni. I fondi disponibili ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro.

Cultura Crea 2.0 l’incentivo sostiene la nascita e la crescita di imprese e iniziative no profit nel settore turistico- culturale. I finanziamenti sono attivi nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia

Smart&Start è l’incentivo che sostiene la nascita e la crescita delle start- up nel campo dell’innovazione. Finanzia progetti compresi tra 100 mila euro e 1.5 milioni di euro.

Altri contributi da poter richiedere ad Invitalia

Smart Money è l’incentivo per le startup innovative in fase pre-seed o seed che vogliono avvalersi dei servizi specialistici e del know-how degli attori dell’ecosistema dell’innovazione per realizzare un progetto di sviluppo e prepararsi al lancio sul mercato. La fase 2 è riservata solo alle startup che hanno completato l’intervento precedente. Queste imprese hanno la possibilità di richiedere un secondo contributo a fondo perduto, da diversi enti, business angels o partners commerciali.

ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero” è l’incentivo per le donne e per i giovani che vogliono diventare imprenditori. Inoltre le agevolazioni sono valide in tutta Italia e prevedono un mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto per progetti d’impresa con spese fino a 3 milioni di euro, che può coprire fino al 90% delle spese totali ammissibili.

Il Nuovo SELFIEmploymentoperativo dal 22 febbraio 2021, finanzia con prestiti a tasso zero fino a 50.000 euro l’avvio di piccole iniziative imprenditoriali, promosse da NEET, donne inattive e disoccupati di lungo periodo, su tutto il territorio nazionale. L’incentivo è gestito da Invitalia nell’ambito del Programma Garanzia Giovani, sotto la supervisione dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).

 

 

 

 

 

Isopensione 2023: chi può accedere e a quanto ammonta?

L’isopensione 2023 consente di andare in pensione con 7 anni di anticipo rispetto alla pensione ordinaria, può essere però richiesta solo in alcuni casi. Attualmente è prevista la possibilità di accedere all’isopensione fino al 2026, ma ecco le caratteristiche di questo particolare trattamento pensionistico.

Isopensione 2023 o indennità di accompagnamento alla pensione

L’anticipo pensionistico isopensione 2023 non è una vera e propria pensione, ma un’indennità di accompagnamento alla pensione. Il trattamento è disciplinato dall’articolo 1, comma 160 della legge 205/2017 e spetta:

  • ai lavoratori delle aziende che operano nel settore privato e che abbiano almeno 15 dipendenti.

Sono però necessarie ulteriori condizioni e in particolare:

  • per gli uomini avere maturato 42 anni e 10 mesi di contributi;
  • per le donne 41 anni e 10 mesi di contributi.
  • Deve inoltre essere rispettata una finestra di 3 mesi per la richiesta del pensionamento.

Affinché i lavoratori possano accedere all’isopensione 2023 è comunque necessario un accordo di esodo. La normativa prevede che ci sia un accordo tra aziende e le organizzazioni più rappresentative a livello aziendale, per una procedura di licenziamento anche collettivo, ai sensi della legge 223/1991 o per lavoratori in esubero. Purtroppo non è frequente l’accesso a questa forma di accompagnamento alla pensione in quanto il costo è a carico dell’azienda, che deve versare al dipendente l’importo mensile e i contributi figurativi fino al momento in cui il dipendente accederà realmente alla pensione. Inoltre al momento in cui l’iter burocratico con l’Inps si conclude positivamente, l’azienda deve presentare una fideiussione bancaria corrispondente alle somme da versare ai dipendenti.

Differenza tra pensione e isopensione

Per i lavoratori vi è il vantaggio rappresentato dal fatto che non c’è alcuna perdita sull’assegno pensionistico che viene calcolato sui contribuiti effettivamente versati.

Rispetto alla pensione vi sono comunque delle differenze perché sugli importi non vi è diritto alla reversibilità, come invece avviene sulla pensione vera e propria, non si possono ottenere assegni familiari, non si può richiedere la cessione del quinto. Agli importi viene inoltre applicata la tassazione ordinaria.

Per conoscere altre possibilità di pensione anticipata leggi gli articoli:

Opzione donna 2023: è possibile presentare domanda

Ape Sociale: entro il 31 marzo 2023 deve essere chiesto il certificato Inps

Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

 

Cucine ad induzione, presto potrebbe arrivarne l’obbligo

Le cucine ad induzione potrebbero essere oggetto della prossima direttiva dell’Unione Europea, tutte le indicazioni che interessano la casa.

Cucine ad induzione, quali sono?

L’Unione Europea continua a sfornare idee a favore delle case green. Un piano di cottura ad induzione è dotato di un ripiano in vetrocamere sotto il quale sono poste diverse bobine alimentate dalla corrente elettrica. La vicinanza del fondo in metallo delle pentole con le bobine fa si che queste si attivino creando un campo magnetico che riscalda velocemente la base della pentola.

Questo tipo di piano di cottura spinge verso l’efficienza energetica. Al giorno d’oggi quello ad induzione è il pianto più efficiente con meno dispersioni, il suo rendimento arriva anche al 90%. Questo sistema di cucina è molto sicuro, il piano non si scalda se non c’è una pentola sopara e non ci sono fiamme. Inoltre si evitano i rischi e i costi elevati di collegamento al gas metano.

Cucine ad induzione, la nuova idea Europea

L’Unione europea ha già fatto una serie di passi verso l’efficienza energetica. Come le case green che prevedono l’istallazione di impianti fotovoltaici sui tetti. Oppure il miglioramento della classe energetica di un immobile fino alla classe E entro il 2030 e della classe D entro il 2033 fino ad arrivare alle emissioni zero entro il 2050. Anche sul settore motori, si punta verso i motori elettrici e l’eliminazione di quelli a benzina e diesel.

Invece idea arriva anche per le cucine ad induzione che dovranno sostituire quelle a gas. Questo si lega esattamente alla stessa data prevista per la sostituzione delle caldaie a gas. Infatti entro il 2023 le caldaie a sara dovranno essere sostituite. La stessa sorte dovrebbe toccare alla cucina a gas in favore di quelle ad induzione. Oltre al fatto che molte pentole potrebbero essere sostituite e le famiglie dovrebbero comprarne di nuove. E’ necessario avere pentole idonee che siano dotate di un fondo realizzato in materiale ferroso.

Il passaggio graduale previsto dall’Unione Europea

Il passaggio sarà graduale così come previsto dall’Unione Europea. Un primo step si avrà tra il 2025 e il 2026 quando non verranno più resi disponibili i relativi incentivi. Inoltre entro il 2029 si provvederà allo stop definitivo della vendita di caldaie a gas. La legge non sembra essere definitiva, ma sicuramente il passaggio avverrà in modo graduale. L’unione europea punta più all’elettrico e sempre meno all’utilizzo del gas ma anche per diminuire la dipendenza dal gas russo e delle relative complicazioni cme avvenuto allo scoppio tra della guerra tra Ucraina e Russia.

 

Reddito alimentare e Carta Risparmio: quando entrano in vigore?

La legge di bilancio 2023 ha previsto due importanti misure di sostegno al reddito: la Carta Risparmio Spesa 2023 e il Reddito Alimentare. Le due misure sono ora in procinto di essere attivate. Ecco come funzioneranno.

Come funzionerà la Carta Risparmio Spesa 2023?

Quando viene approvata ed entra in vigore la legge di bilancio, essa per alcune parti è immediatamente vigente, mentre per altre parti sono necessari decreti attuativi da parte dei ministeri o comunque delle ulteriori norme di dettaglio specifiche. Proprio per questo motivo può capitare che molte parti entrino in vigore con notevole ritardo. Tra le misure previste e non ancora entrate in vigore sono sono la Carta Risparmio Spesa 2023 e il Reddito Alimentare.

La Carta Risparmio 2023 è destinata a sostituire i buoni spesa erogati dal Comune, il fondo in dotazione è di 500 milioni di euro per il 2023 ed è destinato a soggetti con reddito Isee inferiore a 15.000 euro. Potrà essere utilizzato solo per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità. Le procedure per l’erogazione del contributo saranno gestite dai Comuni di residenza. Attualmente ancora non si conosce la lista dei beni alimentari che potranno essere acquistati con la Carta Risparmio 2023.

Come funzionerà il reddito alimentare?

Il Reddito alimentare finanzia l’erogazione di pacchi alimentari in favore di soggetti in condizione di povertà assoluta. Purtroppo il reddito alimentare inizialmente non avrà copertura in tutto il territorio, in quanto misura sperimentale, sarà erogato solo in comuni appartenenti a città metropolitane. Il pacco alimentare dovrà essere prenotato con l’uso di un’app e quindi poi ritirato presso centri di distribuzione.

Se il beneficiario si trova in una condizione di fragilità, sarà possibile ricevere il pacco direttamente a casa.

Il reddito alimentare è destinato a diventare strutturale, ma per il 2023 avrà un impatto limitato. È previsto come misura per contrastare lo spreco e la povertà alimentare. I pacchi alimentari saranno infatti formati da prodotti invenduti nella distribuzione alimentare. Coloro che rispettano i requisiti per ottenerlo, potranno prenotare il pacco attraverso l’App e quindi ritirarlo.

Il costo di questa misura è esiguo, infatti sono distribuiti prodotti alimentori che non sarebbero più idonei alla vendita. Naturalmente ci sono i costi legati alla gestione del sistema.

Il tema del contrasto allo spreco alimentare è di particolare attualità, infatti se ne sta occupando anche l’Unione Europea.

Per saperne di più leggi l’articolo: Data scadenza alimenti, l’Unione Europea cambia l’etichetta

Regime forfettario, i trucchi per non perdere le agevolazioni

Il regime forfettario piace molto a varie partite Iva, ma in base alle novità introdotte, ecco alcuni trucchetti per non perdere le agevolazioni previste.

Regime forfettario, le regole per il 2023

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni. Possono accedere al regime i contribuenti che nell’anno precedente hanno:

  • conseguiti ricavi o percepito compensi non superiori a 85 mila anni. Si ricorda che prima della Legge di Bilancio 2023 l’importo massimo previsto era 65 mila euro;
  • sostenuto spese per un importo complessivo, non superiore a 20 mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costitutivo da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Regime forfettario, la tassazione prevista

Il regime forfettario prevede l’attuazione di una tassazione agevolata del 15% oppure del 5% per le giovani partite Iva. In particolare si può usufruire del 5% per i primi cinque anni dell’attività individuale. Tuttavia sono state introdotte delle nuove regole. Infatti è stato introdotto un tetto di 100 mila euro quando viene superata l’uscita immediata già per l’anno in corso.

Per la determinazione della tassazione della partita Iva, si applica il criterio di cassa. Prevede che per stabilire se si è superato il limite previsto, occorre guardare i compensi incassati e non la data di emissione della fattura. Quindi il lavoratore può avere emesso fatture anticipate rispetto a quando sono incassate e quindi si ha avuto il guadagno che non deve superare 85 mila euro. Se si supera il limite si perdono i vantaggi del regime agevolato. Mentre per incassi che non superano tale soglia, si rimane nel regime forfettario anche nell’anno seguente, se rimangono validi tutti gli altri requisiti.

Invece, chi nel 2022 ricadeva nel regime ordinario, deve calcolare i ricavi tramite il cd. principio di competenza. Quest’ultimo prevede che si debbano analizzare le fatture, indipendentemente dal guadagno effettivo.

Un chiarimento sul funzionamento delle soglie

A questo punto è meglio fare un pò di chiarezza sulle soglie. Coloro che ricevono compensi fino a 85 mila euro possono usufruire del regime forfettario anche per il 2024. Mentre se i ricavi sono compresi tra 85 mila euro e 100 mila euro, non si potrà più rientrare nel regime a partire dall’anno prossimo. Infine coloro che hanno ricavi superiori a 100 mila euro escono immediatamente già dall’anno in corso. Quindi è sempre opportuno tenere sotto controllo l’ammontare dei ricavi conseguiti durante l’anno.

 

 

 

 

 

 

 

Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

È pronta la bozza della tanto attesa riforma fiscale, si compone di 4 parti per un totale di 21 articoli che andranno a riguardare tutti i contribuenti. Ecco cosa cambia.

Riforma fiscale, riduzione delle imposte con revisione delle agevolazioni

L’obiettivo è ridurre la tassazione dei contribuenti e quindi diminuire la pressione fiscale, ma non solo, c’è anche lo scopo di semplificare il sistema. Ecco le principali misure della riforma fiscale.

La riduzione della pressione fiscale dovrebbe essere “finanziata” attraverso una riduzione delle agevolazioni fiscali in favore del contribuente, questo implica che per lo Stato il saldo non dovrebbe variare in modo considerevole, ne deriva che anche i servizi forniti ai cittadini non dovrebbero subire grosse variazioni, ma l’uso del condizionale è sempre d’obbligo.

Novità anche per le società che potranno avvalersi di una nuova Ires a due aliquote fiscali, inoltre per le imprese si va verso il superamento definitivo dell’Irap (imposta sui redditi delle attività produttive). Nella bozza è previsto anche l’addio all’imposta di bollo, ipotecaria e catastale, sia chiaro non scompariranno, ma tali tributi saranno riuniti in un tributo unico che dovrebbe essere più basso.

Per i redditi da fabbricati si procede all’applicazione della cedolare secca anche per gli immobili non a uso abitativo.

Riforma fiscale: arriva la flat tax per i lavoratori dipendenti

Nella bozza di riforma torna anche la flat tax per i dipendenti di cui si è molto parlato in campagna elettorale, la stessa prevede due termini temporali, per i redditi aggiuntivi, cioè flat tax incrementale, si applicherà già dal 2023, quindi aliquota fissa per i redditi aggiuntivi rispetto a quelli prodotti nell’anno precedente.

Leggi anche: Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Per l’avvio definitivo della flat tax per tutti i redditi da lavoro dipendente invece il termine previsto è fine legislatura. Di conseguenza la riduzione degli scaglioni Irpef a tre dovrebbe essere una misura temporanea e applicata quindi solo per il periodo dall’entrata in vigore della riforma fiscale fino all’entrata in vigore successiva della flat tax.

Attualmente sono in vigore quattro scaglioni:

  • 0-15.000 euro aliquota 23%;
  • 15.001-28.000 euro aliquota 25%;
  • 28.001 – 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.001 euro aliquota 43%.

Con la riforma le due aliquote centrali dovrebbero essere accorpate con un risparmio di imposta per i redditi compresi tra 28.0001 euro e 50.000 euro.

Iva con aliquota Zero

Un’altra novità particolarmente interessante è l’applicazione dell’aliquota Iva zero per i beni di prima necessità. Secondo le stime Codacons questa sola misura dovrebbe portare al risparmio in media di 300 euro l’anno a famiglia, naturalmente molto dipenderà dal paniere di beni che effettivamente vengono inseriti all’interno del testo definitivo.

Tra le ipotesi vi è anche il federalismo fiscale che prevede il trasferimento dei gettiti Irpef e Iva verso la regione in cui effettivamente si è prodotto il reddito/ o di residenza del contribuente e in cui è avvenuto il consumo.

Ricordiamo che questa è solo una bozza e l’iter di approvazione della legge di delega per la riforma fiscale e infine il testo definitivo è piuttosto lungo.

Bonus vacanze 2023 per studenti. Si possono presentare le domande

È aperto il bando per Estate Inpsinsieme 2023 che consente ai figli dei dipendenti statali di accedere al bonus vacanze 2023 per studenti, Ecco come funziona.

Bonus vacanze 2023 per studenti: aperto il bando Estate Inpsinsieme

Ogni anno L’Inps offre ai figli dei dipendenti statali la possibilità di ottenere un bonus vacanze, per poter però accedere non basta essere figli di dipendenti pubblici, occorre anche che ci siano requisiti di merito. Il bonus vacanze 2023 è una vera borsa di studio in forma di viaggio e può avere come destinazione l’Italia oppure mete estere, negli ultimi anni il bando è riservato a mete estere. Per i soggiorni in Italia è prevista una durata di 1 o 2 settimane, mentre in caso di mete estere, la durata è di 2 settimane. Ai bandi di Estate Inpsinsieme possono partecipare anche i disabili che avranno per tutto il viaggio assistenza continua dedicata da parte di personale qualificato.

Possono accedere al bando estate Inpsinsieme gli studenti che frequentano la scuola secondaria superiore di secondo grado. Il viaggio sarà organizzato nei mesi di giugno, luglio e agosto con rientro massimo entro il 3 settembre 2023. Il soggiorno sarà presso Paesi europei o extra-europei e prevede l’alloggio presso campus universitari, college o strutture comunque adibite all’accoglienza di studenti.

Il bonus comprende i costi relativi al viaggio, vitto, corso di lingua straniera e copertura assicurativa.

Il corso di lingua dovrà essere frequentato per almeno 15 ore settimanali e comprende un test per la valutazione finale. Al termine viene rilasciato l’attestato indicante il livello di conoscenza acquisito.

Bonus vacanze 2023 per studenti: come presentare la domanda

Per il 2023 saranno riconosciuti n.24.282 contributi a studenti iscritti nell’anno scolastico 2022-2023 ai primi quattro anni della scuola secondaria superiore. L’importo massimo di ciascun contributo è di 2.100 euro.

Per poter partecipare è necessario presentare istanza sul sito INPS accedendo con Cie, Spid, Cns, è inoltre necessario presentare l’attestazione Isee o DSU.

Il percorso per la presentazione dell’istanza è:

  • Sostegni, Sussidi e Indennità>Credito e Welfare dipendenti pubblici>Soggiorni>Estate INPSieme
  • Andando quindi alla voce “Approfondisce” e infine “utilizza servizio”.

I termini per la presentazione della domanda sono aperti al 7 marzo 2023, ore 12:00 e chiudono il 27 marzo 2023 alle ore 12:00. A questo punto entro il 14 aprile 2023 sarà pubblicata la graduatoria provvisoria. Questa prevede priorità per orfani e disabili. Si procede quindi a stilare la graduatoria avendo come punto di riferimento la media matematica dei voti e l’Isee. La graduatoria definitiva sarà invece stilata entro il 5 maggio tenendo in considerazione esclusivamente i richiedenti che hanno confermato l’adesione.

Per maggiori informazioni è possibile scaricare il bando

Potrebbe interessarti la lettura dell’erticolo: Bonus vacanze 2023: ecco a chi spetta e a quanto ammonta

 

Casa in eredità, cosa fare se sono presenti degli abusi

Casa in eredità vuol dire diventare proprietari di un immobile in quanto ereditato da qualcuno che non c’è più. Ma cosa fare se ci sono delle difformità?

Casa in eredità, quando si diventa proprietari

La casa in eredità è un bene che si acquisisce perché qualcuno nnon c’è più. Per acquisire occorre comunque fare regolare successione ed in caso di rivendita l’accettazione tacita di eredità. Vendere una casa ereditata è possibile senza alcun problema se c’è l’accordo tra le parti. Ma è qui che spesso ci si accorge che l’immobile ereditato non è conferme all’urbanistica vigente, alla planimetria depositata nei pubblici uffici catastali. Ecco un caso particolare avvenuto in una città del sud Italia.

La Signora A ci racconta così: ho ricevuto in eredità, insieme a mia sorella un immobile vicino al mare. Era la casa in cui di solito la mia famiglia faceva le vacanza, quando entrambe eravamo piccoline. Oggi morti i miei genitori, non vivo più in Sicilia, ed insieme a mia sorella ho deciso di mettere l’immobile in vendita. E’ proprio lì ci rendiamo conto che la planimetria non corrisponde alla realtà dell’immobile. A questo punto mi chiedo cosa possiamo fare?”.

Casa in eredità, come sanare le difformità

Dopo aver eseguito la successione la Signora A e la sorella sono diventate le proprietarie dell’immobile. A questo punto possono interpellare un professionista per mettere sistemare l’eventuale abuso. Se si tratta solo di una modifica interna, come la diversa disposizione dei locali o un abbattimento di parente è possibile rimappare l’immobile e depositare la planimetria aggiornata.

Come differente, invece, se si tratta di un abuso edilizio. In questo caso si aprono delle strade differenti:

  1. richiedere al Comune dove si trova l’immobile una semplice sanatoria;
  2. richiedere il permesso di costruire in sanatoria;
  3. preparare una Comunicazione di inizio lavori tardiva denominata anche CILA.

Inoltre si ricorda che il nuovo proprietario ha 90 giorni di tempo per presentare i documenti inerenti alla richiesta in sanatoria, dal momento in cui ha riscontrato l’abuso. L’iter è a pagamento in quanto prevede anche una multa sulla mancata regolarità. L’ufficio comunale competente dovrà pronunciarsi entro 60 giorni.

L’importanza della regolarità

La Signora A e la sorella non devono far altro che rivolgersi ad un professionista per risolvere il problema, con una delle procedure su indicate. Quindi il professionista come un geometra  o un ingegnere sono provvederanno a sanare la situazione, dove è sanabile. La regolarità permette la vendita del bene. Anche perché molti istituti di credito, durante la perizia, per il rilascio del mutuo, controllano che ci sia corrispondenza tra la planimetria e lo stato dei luoghi. Quindi se c’è regolarità l’immobile è vendibile e finanziabile, facilitando al compravendita.