Codice di condotta per gli influencer, chi riguarda la novità?

Il rinvio a giudizio per Chiara Ferragni ha destato l’opinione pubblica e soprattutto ha fatto emergere la necessità di sottoporre a maggiore controllo l’attività degli influencer, ecco perché spuntano nuove regole, a dettarle dovrebbe essere AGCOM, a tutela dei consumatori/utenti.

Codice di condotta per influencer

La vicenda Balocco è ormai nota a tutti ed è stata estesa ad altri eventi organizzati dalla manager Chiara Ferragni. Il pandoro brandizzato Chiara Ferragni è stato venduto a un prezzo elevato rispetto allo stesso prodotto non brandizzato. Il motivo dell’aumento del prezzo era dato dallo scopo benefico della vendita, o almeno così si era fatto intendere ai consumatori, invece la donazione effettuata aveva un importo fisso e soprattutto dalla vendita è derivato un abbondante cachet per Chiara Ferragni. Prima è partita l’indagine Agcom che ha sanzionato Chiara Ferragni e il marchio Balocco. In seguito è partita l’indagine penale con rinvio a giudizio per il reato di truffa aggravata.

In realtà questa situazione ha fatto emergere la necessità di porre al vaglio i contenuti pubblicati dai vari influencer e proprio per questo l’Agcom sta pensando a un vero regolamento delle attività.

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A chi si applica il regolamento per gli influencer?

Attualmente siamo in fase di avvio di un tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.

Poche sono le indiscrezioni sul contenuto di questo codice di condotta e diventa importante anche determinare a chi dovrebbe essere applicato.

Dalle prime indiscrezioni il regolamento dovrebbe essere applicato agli influencer che hanno almeno un milione di follower, ritenuti quindi tali di professione e capaci di influenzare le decisioni di acquisto dei follower.

Chi sono gli influencer italiani?

Al tavolo tecnico per la scrittura del codice di condotta dovrebbero partecipare anche soggetti del settore e in particolare influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende. L’inclusione di questi soggetti permetterà di recepirne le istanze e di indirizzarne l’azione.

L’obiettivo è estendere disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi in modo da favorire una maggiore trasparenza e consapevolezza nei confronti degli stakeholder e del pubblico .

Tra i soggetti che in Italia potrebbero essere sottoposti a questo regolamento ci sono sicuramente Chiara Ferragni, ma anche il wedding planner Enzo Miccio, Alessia Marcuzzi che ha 5,6 milioni di follower e soprattutto pubblicizza suoi brand e altri prodotti e Federica Pellegrini con i suoi 1,9milioni di follower. Che dire di Laura Pausini con 5,9 milioni di follower? In questo caso è un po’ diverso perché lei pubblicizza la sua attività, ma non campagne promozionali quindi non si può dire che sia una vera e propria Influencer, ma semplicemente un personaggio famoso.

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Regali di Natale non graditi, come venderli e ricevere denaro

Riciclare i regali di Natale non graditi è un classico, si tratta di un modo per risparmiare anche di una sorta di rivalsa verso chi ha proposto un presente non gradito, ma ora c’è la possibilità di sfruttare le vendite online. Il vantaggio? Non si è costretti ad aspettare l’occasione giusta per riciclare, si libera subito casa da oggetti ingombranti non graditi e si monetizzano i regali.

Ecco come vendere i regali non graditi di Natale.

App per vendere prodottti di abbigliamento

La soluzione migliore per vendere i regali di Natale non graditi sono le app, tra le più conosciute ci sono Vinted, specializzata nella intermediazione per la vendita di prodotti di abbigliamento e accessori. Basta scaricare l’app, leggere bene il regolamento perché vi sono delle restrizioni (ad esempio pellicce), caricare foto e mettere il prezzo di vendita. Questo nel tempo può essere anche diminuito, quindi meglio fissare un prezzo congruo visto che nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti mai usati quindi nuovi.

Come vendere regali di Natale: accessori, oggettistica, arredi

Nel caso in cui i regali siano di natura diversa, ad esempio dei giochi, prodotti per il bricolage, accessori per casa, decori, quadri, la soluzione può essere Ebay oppure Subito.it. Anche in questo caso il meccanismo è semplice e molto simile, infatti è possibile iscriversi, caricare le foto, fissare il prezzo e aspettare che qualche potenziale acquirente si faccia vivo per comprare il tanto odiato regalo di Natale. Il pagamento anche in questo caso può essere effettuato tramite un semplice trasferimento di denaro su una postepay o altra carta ricaricabile.

Vuoi evitare le spedizioni? In questo caso l’app giusta potrebbe essere Nextdoor, un’app di vicinato che mette in contatto venditori e acquirenti in un raggio breve in questo modo si può optare per la consegna a mano.

Un’altra soluzione comoda e conosciuta è Wallapop, in questo caso è possibile vendere qualunque tipologia di prodotto, che si tratti di abbigliamento, oggettistica, giocattoli e anche i regali più strani.

Ora non resta che scegliere la soluzione migliore per vendere i regali di Natale non graditi, l’alternativa è riciclarli facendo attenzione a non regalarli al donante.

La start up bolognese #x-party, partita da feste, arriva a fiere ed eventi corporate

Spesso in Italia i giovani vengono visti sotto la lente sbagliata. Ormai siamo abituati a vederli in contesti formativi, mentre fanno zigzag tra lauree triennali, magistrali, dottorati e master per riuscire finalmente ad approcciare un mondo del lavoro con sempre più pretese. C’è però chi decide di andare in controtendenza, al grido di “ora o mai più”. Qualcuno crede fermamente nella propria vision imprenditoriale, ed ha ancora voglia di mettersi in gioco. Ne sono l’esempio i ragazzi di #x-party, un gruppo composto da giovani poco più che ventenni che sta facendo grandi cose sul territorio di Bologna. 

Partiti da “Syncro”, il loro primo evento svolto in collaborazione con O2 Oxigen ed Alchimia, ora puntano a dire la loro anche in ambito corporate e fieristico, andando a stringere rapporti commerciali con solide realtà del settore che ne hanno saputo riconoscere il potenziale. 

Questi ragazzi si occupano della gestione di eventi su piccola, media e larga scala, curandoli a 360°. Ciò che li contraddistingue dagli altri competitor è la loro rete informatica, resa modulare e personalizzabile in base alle esigenze del singolo cliente: grazie a essa si possono infatti occupare di luci, audio, video, effettistica, gestione ospiti e molto altro.

Il vero fruitore di #x-party è il cliente

Tolta la parte “burocratica” è l’avventore il vero fruitore di questi servizi. Giochi di luci, effettistica, interazione con l’ambiente circostante sono solo alcune delle particolarità che vi renderanno parte del contesto. Immaginate di voler usufruire del servizio bar ad un festival: sicuramente invitante, la fila un po’ meno. Con i servizi di #x-party, potrete ordinare dal vostro telefono tramite la comoda app e recarvi a ritirare il prodotto solo una volta pronto, avvisati dall’apposita notifica! Niente più code al bar mentre suona la band preferita.

E se voglio una foto con i miei cari mentre ascoltiamo il nostro artista del cuore? Addio fotografi dispersi per l’ambiente, basterà recarsi a uno dei totem fotografici sparsi nella zona, per poter scattare una foto. “Eh si, e se è buio?” nessun timore, sempre utilizzando l’app di cui sopra, alcune luci del locale dirigeranno il loro fascio di luce direttamente verso di voi, permettendovi anche di sceglierne il colore!

Questi ragazzi hanno già all’attivo uno storico di eventi in club e luoghi pubblici. La nuova frontiera? Fiere ed eventi corporate, dove si cominciano già a vedere dei risultati concreti.

Con #x-party, la soluzione sarà sempre ideale per il contesto in cui è pensata.

Non ci resta che augurare il meglio a questi giovani imprenditori!

Chiara Ferragni, quanto guadagna? Un vero marchio

Scoppia la polemica sulle sposorizzazioni per il pandoro Balocco da parte di Chiara Ferragni, condannata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato a pagare oltre un milione di euro di multa.

Ma quanto guadagna Chiara Ferragni?

Chiara Ferragni: il caso Balocco senza beneficenza

Chiara Ferragni dal punto di vista tecnico può essere definita imprenditrice digitale, di fatto vende la sua immagine e i suoi guadagni arrivano dai suoi follower, cioè dai tanti che la guardano e comprano ciò che lei compra, sponsorizza, firma. Guardando la pubblicità della nota marca di panettoni si poteva ritenere che i proventi delle vendite andassero in beneficenza (ricerca osteosarcoma all’ospedale Regina Margherita di Torino). Il pandoro aveva un costo di oltre 9 euro, quando in realtà il costo ordinario sarebbe stato più basso (circa 4 euro).

In realtà il versamento era stato già fatto dall’azienda ed era fisso, cioè non collegato alle vendite di quel prodotto, di conseguenza chi acquistava non contribuiva materialmente alle donazioni. Inoltre era previsto un compenso per l’uso del marchio, si tratta di oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi di Chiara Ferragni e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari. In questo modo nasce il caso e viene comminata la multa. Dalla multa sono scaturite ulteriori 104 denunce dalla Codacons per truffa aggravata. I follower iniziano a lasciare Chiara che però annuncia un ricorso.

Lei pentita parla di un errore nella comunicazione.

Per l’azienda la multa è stata di 420 mila euro e sono molti i dipendenti che temono ripercussioni sui livelli occupazionali. Nel frattempo sono in molti a ventilare l’ipotesi che anche la campagna con l’uovo di Pasqua della stessa azienda possa essere oggetto di controllo.

In seguito Chiara Ferragni in lacrime annuncia il pentimento e una donazione, oltre la multa di un milione di euro. Ma quanto guadagna l’imprenditrice digitale?

Quanto guadagna Chiara Ferragni?

Vive di pubblicità e post segnalati dall’acronimo ADV, per ogni post pubblicato su Instagram ha un guadagno fino a 95.000 dollari. Possiede tre aziende: Tbs Crew Srl (55%), Sisterhood (99%), Serendipitu Srl (32,5%) che hanno un valore stimato di 40 milioni di euro.

Si stima un guadagno giornaliero di 28.000 euro e un guadagno mensile tra 800 e 900 milioni di euro.

L’appartamento acquistato a City Life (Milano) nel complesso di lusso chiamato ‘Residenza Libeskind 2‘ costa circa 3 milioni di euro.

La beneficenza di un milione di euro è sicuramente generosa e deve essere rapportata al guadagno di Chiara Ferragni.

Il Cachet delle due serate sanremesi è stato di circa 100.000 euro.

La prima caduta di stile?

Non è la prima volta che ci sono cadute di stile per l’imprenditrice digitale, infatti nell’ottobre del 2018 ha pensato uno strano regalo per il compagno/marito Fedez. La strana festa di compleanno è realizzata in un supermercato, qui gli amici della coppia sono esortati a prendere ciò che vogliono. La festa si trasforma in un vero e proprio assalto con tanto cibo rovinato, sprecato, lanciato.

Le polemiche montano perché si pensa a tutte le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. La dichiarazione ufficiale fu “Come ad ogni festa, ci sono stati episodi di goliardia. In questo contesto, gesti che sono normali e accettati in qualsiasi party, sono stati visti da molti come ostentazione di ricchezza e perdita dei valori. Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso, volevamo far passare un messaggio che è l’esatto contrario. Siamo persone che amano scherzare e prendersi in giro, ma anche persone con dei valori”.

Il cibo deve naturalmente essere buttato, ma con la beneficenza si possono recuperare follower.

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Flat tax incrementale dal 2024 va in pensione

La legge di bilancio 2023 aveva previsto come misura sperimentale e quindi per il solo 2023, la flat tax incrementale, cioè la tassazione piatta, proporzionale, non progressiva. Questa misura non è tra quelle rinnovate nel disegno di legge di bilancio per il 2024, il testo ormai definitivo, arriva in Senato il 22 dicembre 2023.

Cos’è la flat tax incrementale e come funziona

La flat tax incrementale è un regime opzionale, quindi il titolare di partita Iva in regime ordinario può sceglierlo o meno. Prevede per gli incrementi di reddito rispetto ai redditi prodotti negli anni dal 2020 al 2022, con decurtazione di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare, l’applicazione di un’aliquota Irpef al 15%. La flat tax incrementale può trovare applicazione su una base imponibile massima di 40.000 euro.

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La flat tax si applica sui redditi prodotti nel 2023, quindi nella dichiarazione che sarà presentata nel 2024, non troverà poi più applicazione quindi solo per il prossimo anno ci sarà la necessità di effettuare il doppio calcolo dell’imposta.

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Il contribuente può comunque scegliere di evitare il doppio calcolo rinunciando all’aliquota opzionale, ovviamente dal punto di vista economico questa scelta non è conveniente, infatti nel 2023 la prima aliquota Irpef è al 23% per redditi fino a 15.000 euro, quindi aliquoita più elevata rispetto al 15%.

Quale sarà la tassazione dopo la flat tax incrementale?

Come detto, la misura non è prevista nella legge di bilancio 2024, questo vuol dire che non ci sarà una proroga e al 31 dicembre scadrà questa tassazione di favore.

Dal 2024 dovrebbero però entrare in vigore per i titolari di partita Iva le misure disposte dal concordato preventivo biennale. Attualmente non è possibile determinare se questa misura porterà effettivamente a pagare meno imposte, di sicuro aiuterà a ridurre la burocrazia perché partite Iva e Fisco concorderanno per due anni le imposte da pagare. Non mancano polemiche sui maggiori controlli a cui saranno sottoposti coloro che decidono di non aderire al nuovo regime fiscale.

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Concorso Scuola, 30.000 posti a disposizione nei vari gradi

30.000 posti disponibili nel settore scuola, arrivati i bandi, di questi 20.575 posti sono disponibili nella scuola secondaria di primo e di secondo grado e 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia.

Concorso Scuola, al via 30.000 assunzioni

Le 30.000 assunzioni nella Scuola saranno effettuate con i fondi PNRR, cioè i Fondi del Piano Nazionale di Resilienza e Resistenza, questo dettaglio può sembrare insignificante, ma in realtà non lo è in quanto consente di derogare a quelle che possono essere considerate le norme ordinarie.

Si applicano quindi regole transitorie che prevedono la possibilità di partecipare ai concorsi Scuola Scuola secondaria sono ammessi anche i candidati che – insieme al titolo di studio di accesso alla classe di concorso richiesta – nei 5 anni precedenti abbiano svolto almeno 3 anni scolastici di servizio nelle istituzioni scolastiche statali (di cui almeno 1 nella specifica classe di concorso per cui si concorre). Sono inoltre ammessi coloro che abbiano già conseguito, entro il 31 ottobre 2022, i 24 Cfu/Cfa quale requisito del previgente ordinamento.

Le prove del concorso Scuola

Per il concorso Scuola sono previste 2 prove. La prima è la prova scritta, i candidati avranno 100 minuti a disposizione per rispondere a 50 domande a risposta multipla sulle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico. Sono inoltre previste domande di comprensione della lingua inglese e delle basi di informatica.

Segue la prova orale volta ad accertare la conoscenza e competenza del candidato nella disciplina per la quale partecipa, le competenze didattiche generali, la capacità di progettazione, l’uso delle tecnologie e dei dispositivi elettronici multimediali.

Infine, c’è la lezione simulata.

Sedi delle prove

La prova sarà sostenuta nella Regione per la quale il candidato ha presentato la sua domanda. Nel frattempo ricordiamo che il MIM, Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha presentato autorizzazione per bandi a copertura di ulteriori 14.000 posti. Obiettitvo è avere tutti gli insegnanti necessari di ruolo e quindi evitare le lunghe supplenze e la precarietà che da sempre caratterizza la scuola.

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Lavoratori domestici, è emergenza. Perché non bastano colf e badanti?

Il decreto flussi del 2023 prevede quote di ingresso anche per lavoratori domestici. È previsto l’ingresso di 9.500 unità per gli anni 2023, 2024 e 2025. Si tratta però di cifre irrisorie rispetto al fabbisogno. Secondo le stime potrà essere soddisfatta solo una domanda su 9.

Decreto flussi, pochi ingressi per lavoratori domestici

La popolazione italiana invecchia, gli impegni quotidiani impediscono di prendersi cura dei propri cari quando per le condizioni di salute o semplicemente per l’età hanno bisogno di essere accuditi per molte ore al giorno. Proprio per questo è in costante aumento la domanda di colf e badanti. L’Italia purtroppo per tali tipologie di mansioni non offre uno sbocco sufficiente e proprio per questo nella maggior parte dei casi sono assunte donne provenienti dall’estero.

Nonostante questo, la disponibilità è limitata. La domanda infatti è di 68.000 persone. I dati emergono dal rapporto Assindatcolf.

Quante badanti servono in Italia?

Nel solo 2022 1.328.000 persone hanno avuto necessità di personale straniero per l’assistenza familiare, circa 651.000 di badanti e oltre 677.000 di colf e baby-sitter.

Le previsioni non sono rosee, infatti si calcola che dal 2023 in poi il fabbisogno aumenterà a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Nel 2025 il fabbisogno dovrebbe arrivare a 1.402.000 persone.

Proprio per questi motivi le associazioni di categoria hanno chiesto al Governo di aumentare le quote di ingressi per questa tipologia di lavoratori, ma ad oggi non vi sono risposte.

La richiesta di stranieri è dovuta soprattutto al fatto che questa tipologia di lavoratore accetta di avere nel salario anche vitto e alloggio e quindi viene fornita una disponibilità h24. Difficilmente si riescono a trovare italiani che fanno scelte così impegnative per quanto riguarda la qualità della vita e il godimento di tempo libero. Le strutture generalmente hanno costi più elevati, sebbene forniscano anche supporto di personale medico e infermieristico. Sono ancora pochi gli italiani che decidono di passare gli ultimi anni della propria vita in case di riposo, considerate un lusso.

Per l’Italia sta diventando una vera emergenza viste le numerose persone che hanno bisogno di assistenza.

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Il professionista può portare in deduzione la marca da bollo?

I professionisti quando emettono fattura o ricevuta per prestazioni occasionali, senza iva, di importo superiore a 77,47 euro sono tenuti ad applicare la marca da bollo del valore di 2 euro. Molti si chiedono se si può portare in deduzione tale spesa. Ecco come funziona.

La marca da bollo può essere portata in deduzione?

Il professionista, ad esempio il medico, nell’emettere una fattura per prestazione specialistica può decidere di applicare la marca da bollo e imputarla al cliente, in questo caso deve specificare tale imputazione sulla fattura. Il costo potrà essere portato in detrazione dal cliente con le spese sanitarie (nel caso di prestazione medica).

In alternativa il professionista può lasciarla a proprio carico, in questo secondo caso si può portare in deduzione tale costo?

La prima cosa da sottolineare è che al momento dell’acquisto della marca da bollo, questa non viene considerata un costo di impresa ma deve essere registrata tra i “valori di cassa” (ossia sono assimilati alla cassa). Al momento dell’utilizzo effettua una nuova registrazione.

Il reddito professionale di un professionista è determinato dalla differenza tra i ricavi/compensi e i costi sostenuti, deve però trattarsi di costi inerenti all’attività. Sicuramente la marca da bollo da apporre sulla ricevuta/fattura può essere considerata un costo strumentale inerente.

Dal punto di vista contabile, nel momento in cui si utilizza il valore bollato per se stesso, dovrà rilevare il relativo costo. A livello fiscale, il costo sostenuto è interamente deducibile dal reddito professionale.

Come portare in deduzione la marca da bollo

Naturalmente occorre avere un documento che dimostri tale spesa, di conseguenza il volume di acquisti di marche da bollo deve rispecchiare in proporzione il volume dei documenti legali emessi. Per dedurre questo tipo di spese, deve essere fornita una documentazione giustificativa, cioè una ricevuta emessa dalla rivendita di generi di Monopolio, tabaccheria o altro, per l’acquisto delle marche.

Tra i valori bollati che possono essere portati in deduzione vi sono anche i francobolli, ad esempio se utilizzati per comunicare con i propri clienti.

Naturalmente chi opera in regime forfettario o dei minimi non potrà effettuare tale deduzione perché i costi sono determinati non con il metodo analitico, ma con il metodo “a forfait”.

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Iscro nella legge di bilancio 2024, aumentano i beneficiari

Cambiano i requisiti per accedere alla ISCRO, indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa. la legge di bilancio 2024 cambia i requisiti al fine di aumentare il numero dei beneficiari. Ecco le novità.

Da Iscro a Indennità di discontinuità reddituale

L’Iscro è rivolta ai titolari di partita Iva iscritti alla Gestione Separata INPS, si tratta di un aiuto volto a superare momenti di difficoltà nel lavoro. Con la legge di bilancio 2024 vengono però modificati i requisiti per accedere e diventa più semplice avere questo sussidio.

L’Iscro è stata introdotta in via straordinaria con l’emergenza Covid, di volta in volta è stato prorogato. Ora l’obiettivo è rendere questo sussidio strutturale e proprio per questo tra le ipotesi allo studio vi è anche il cambio del nome che dovrebbe essere “indennità di discontinuità reddituale”.

Nonostante il periodo Covid di emergenza, in realtà la misura non ha avuto molto successo, infatti nel 2021 sono state presentate 8.400 domande e il 40% delle stesse è stata respinta per assenza dei requisiti. Nel 2022 vi è stato un drastico calo delle domande a 2.500. Molto probabilmente lo scarso successo è dovuto a requisiti troppo rigidi.

Proprio per questo nel rendere al misura strutturale stanno cambiando proprio i requisiti.

Come cambia l’Iscro con la legge di bilancio 2024

In passato era possibile richiedere la misura nel caso di calo del reddito inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei due anni precedenti all’anno di riferimento. Cambia anche la soglia di reddito che permette di richiedere il sussidio, in precedenza era 8.650 euro mentre ora è portato a 12.000 euro.

L’assegno Inps dovrebbe restare di importo compreso tra 250 euro e 800 euro mensili corrisposti per un periodo massimo di 6 mesi.

Per poter presentare la domanda, la partita Iva dovrà essere stata attivata da almeno tre anni.

Non può avere accesso all’Iscro il titolare di partita Iva che percepisce un assegno pensionistico o assegno di inclusione. Potranno accedere all’agevolazione solo coloro che sono in regola con il versamento dei contributi previdenziali. Se nel periodo di erogazione del contributo la partita Iva viene chiusa, viene sospesa immediatamente l’erogazione.

L’aumento della platea dei beneficiari sarà compensato con un aumento della contribuzione Inps a carico degli iscritti alla Gestione Separata Inps di 0,35%.

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Indennità Iscro 2023 per lavoratori autonomi. Al via le domande

Contributi Inps, aumentano per queste partite Iva

Brutte notizie per alcuni contribuenti partite Iva, aumentano per loro i contributi Inps, la misura è contenuta nella bozza della legge di Bilancio 2024. Ecco per quali contribuenti aumentano i contributi Inps e di quanto aumentano.

Contributi Inps, aumentano per queste categorie

I lavoratori autonomi che non hanno una cassa di pertinenza, ad esempio per gli avvocati c’è la Cassa Forense, sono tenuti ad iscriversi alla Gestione Separata Inps e a versare a questa i contributi previdenziali, in questo modo hanno una copertura previdenziale e per la pensione. Questa categoria di lavoratori molto ampia e variegata ora ha anche una forma di tutela nel caso in cui dovessero esservi dei problemi economici, si tratta della ISCRO, Indennità di continuità reddituale e operativa, la stessa viene pagata attraverso le risorse della Gestione Separata Inps.

Con l’articolo 31 della legge di Bilancio 2024 viene estesa la corresponsione dell’Iscro ai lavoratori con redditi fino a 12.000 euro, a questo ampliamento della platea corrisponde anche un aumento dei contributi Inps per gli iscritti alla Gestione Separata. Stabilisce l’articolo 31 della bozza della legge di Bilancio per far fronte all’aumento della platea dei beneficiari dell’ISCRO, sia disposto un aumento dell’aliquota pari allo 0,35% a partire dal 1° gennaio 2024.

Per effetto di questa disposizione l’aliquota dei contributi Inps passa a l’aliquota dei contributi Inps arriverà a 26,07%.

Chi può percepire l’Iscro?

Ricordiamo che possono beneficiare dell’indennità Iscro gli iscritti alla Gestione Separata al verificarsi di queste condizioni:

  • non essere titolari di trattamento pensionistico diretto;
  • non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie;
  • aver conseguito, nell’anno precedente rispetto alla presentazione della domanda, un reddito inferiore almeno al 70% rispetto alla media dei redditi prodotti nei due anni precedenti;
  • non percepire l’assegno di inclusione;
  • essere in regola con i versamenti dei contributi previdenziali;
  • essere titolari attiva da almeno tre anni, alla data di presentazione della domanda;
  • aver dichiarato, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito non superiore a 12.000 euro.

A quanto ammonta l’Iscro?

L’indennità non può avere importo inferiore a 250 euro e importo superiore a 800 euro. Si calcola in misura pari al 25% su base semestrale, della media dei redditi da lavoro autonomo dichiarati dal soggetto nei due anni precedenti all’anno precedente alla presentazione della domanda. Non si può continuare a percepire l’Iscro nel caso in cui nel frattempo si percepisca un reddito da pensione o si decida di chiudere la partita Iva.

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