Contributo perequativo a partite Iva e professionisti: ecco come si calcola la perdita di almeno il 30%

Saranno circa 4,4 miliardi di euro le risorse a disposizione delle partite Iva, dei professionisti e dei lavoratori autonomi del contributi perequativo. Con la firma del decreto da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze, attualmente si attende il provvedimento dell’Agenzia delle entrate per l’apertura della presentazione delle domande e dei relativi termini di scadenza. Si aspettano, inoltre, le istruzioni in merito alla piattaforma necessaria per l’invio dell’istanza stessa.

Contributi perequativo partite Iva, a chi andrà il fondo perduto?

Il meccanismo di assegnazione dei contributi alle partite Iva e ai professionisti si baserà su cinque scaglioni con percentuali di rimborso decrescente all’aumentare dei compensi e dei ricavi dei soggetti interessati. In particolare, potranno accedere al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia e che svolgano attività di impresa, arte o professione. Sono inclusi anche i soggetti che producono reddito agrario. Requisito fondamentale è il peggioramento del risultato economico di esercizio relativo all’anno 2020 di una percentuale pari ad almeno il 30% rispetto all’esercizio del 2019.

Fondo perequativo alle partite Iva, il sistema dei 5 scaglioni di reddito

Il calcolo di quanto spetterà a ciascuna partita Iva o professionista si basa sul meccanismo degli scaglioni di reddito. Ne sono previsti cinque da considerare come totale dei ricavi e dei compensi dei soggetti interessati. È importante precisare, come richiede la norma, che il contributo percepibile deve essere al netto degli aiuti già ricevuti. Il massimo del fondo perduto per ogni richiedente è pari a 150 mila euro. Nel dettaglio gli scaglioni sono i seguenti:

  • il 30% di aiuti andrà alle partite Iva e professionisti con compensi e ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% dei contributi andrà alle partite Iva con ricavi e compensi tra 100 mila e 400 mila euro;
  • il 15% per ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% per ricavi tra un milione e 5 milioni di euro;
  • il 5% andrà ai soggetti con ricavi tra 5 e 10 milioni di euro.

Partite Iva, dove prendere i dati dei ricavi per il contributo perequativo?

I valori dei compensi e dei ricavi da prendere in considerazione per presentare la richiesta del contributi perequativo a fondo perduto devono essere presi dalle partite Iva interessate tra:

  • la dichiarazione dei redditi dell’anno 2020, già trasmessa entro la data del 30 settembre 2021;
  • analogamente, la dichiarazione dei redditi del 2019 già validamente presentata.

Il calcolo di quanto spettante deve essere al netto dei contributi già percepiti durante l’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19. In particolare, le partite Iva dovranno sottrarre gli aiuti già ricevuti a partire da maggio 2020. Ci si riferisce ai contributi a fondo perduto dei decreti “Rilancio” e vari “Ristori” (tra l’autunno e la fine del 2020) e i più recenti decreti “Sostegni” dell’anno in corso.

Esempio di calcolo del peggioramento del minimo del 30% per la richiesta del contributo perequativo

Particolare attenzione deve essere prestata dalle partite Iva nella presentazione della domanda del contributi perequativo sul calcolo del peggioramento del 30% minimo. Ammettiamo che una società abbia subito il peggioramento del risultato economico dell’anno 2020 rispetto al 2019 di 50 mila euro. Supponiamo che questo peggioramento risulti, in termini percentuali, più del 30% che richiede come minimo il decreto del ministero dell’Economia. Ipotizziamo, inoltre, che la società abbia già percepito dei contributi dall’Agenzia delle entrate per i precedenti decreti pari a 25 mila euro. La stessa società ha percepito ricavi nel 2019 per 450 mila euro e dunque rientra nel terzo scaglione, ovvero con la percentuale del 15% per ricavi tra i 400 mila e il milione di euro.

Come si calcola il contributo perequativo spettante alla partita Iva?

La società interessata a ottenere il contributo perequativo deve necessariamente detrarre il fondo perduto già ricevuto dai precedenti decreti, anche questi per un peggioramento del proprio risultato d’esercizio.Sulla base dei dati che abbiamo a disposizione, l’azienda dovrà pertanto detrarre dai 50 mila euro del peggioramento 2020 rispetto al 2019 i 25 mila euro già percepiti. Il risultato ottenuto va moltiplicato per il 15%. Il contributo a fondo perduto spettante alla società del nostro esempio sarà pertanto di 3750 euro.

Calcolo contributo perequativo a favore delle partite Iva: il meccanismo avvantaggia gli autonomi

È interessante notare che la misura contenuta nel decreto del ministero dell’Economia va a vantaggio, per ciò che concerne la modalità di calcolo, della partita Iva. Infatti, la sottrazione di quanto già percepito in precedenza va fatta sulla perdita rilevata nel 2020 rispetto al 2019, e non sul contributo già ottenuto in precedenza. Ragione per la quale, se lo scomputo di quanto già ricevuto fosse andato a detrazione di quanto spettante per la perdita, la società non avrebbe ricevuto alcun contributo perequativo.

Fondo perduto perequativo, in attesa dell’apertura della piattaforma per la presentazione delle domande

Si tratta, tutto sommato, di un contributo perequativo a fondo perduto per le partite Iva e per i professionisti più generoso. È necessario fare attenzione nella costruzione della base imponibile, ovvero nello scomputare i contributi a fondo perduto già percepiti dal peggioramento del risultato economico e non dall’ammontare del nuovo contributo spettante. Non resta, dunque, che preparare le dichiarazioni dei redditi dei due anni oggetto di calcolo e procedere con i conteggi per essere pronti ai 30 giorni utili che partiranno dal momento in cui sarà attiva la piattaforma.

Cartelle esattoriali: il termine dei 150 giorni vale solo per l’Agenzia delle entrate, non per l’Inps

L’Inps è intervenuta nella giornata del 25 novembre 2021 in merito ai termini di pagamento degli avvisi di addebito. Per le proprie cartelle, la scadenza non risulta estesa. Pertanto, il beneficio della proroga dei termini di pagamento degli avvisi esattoriali a 150 giorni dal ricevimento vale solo per l’agente della riscossione.

Nuova circolare Inps numero 4131 del 2021 sui posticipo del pagamento delle cartelle da 60 a 150 giorni

L’Inps stessa ha fornito una precisazione sui termini di pagamento degli avvisi con il messaggio numero 4131 del 2021. L’Istituto previdenziale fa riferimento a quanto contenuto nell’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021. Secondo l’articolo, per le cartelle esattoriali ricevute dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021, il termine per pagare passa dai consueti 60 giorni a 150 giorni. Il termine decorre dalla data di notifica della cartella stessa. Il pagamento posticipato è previsto senza l’addebito di somme somme aggiuntive. Prima dei 150 giorni, “l’Agente della riscossione non potrà dare corso all’attività di recupero del debito iscritto a ruolo”.

Cartelle Inps, esclusione dell’applicabilità dell’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021

Lo stesso Istituto previdenziale precisa che ha richiesto il parere del ministero dell’Economia e delle Finanze e di quello del Lavoro circa la corretta applicazione della norma. Nella richiesta ai due ministeri, l’Inps ha sottolineato l’assenza di riferimento all’Istituto previdenziale stesso nella formulazione dell’articolo 2 del decreto legge 146 del 2021. L’esclusione delle somme dovute all’Inps dalla proroga del pagamento a 150 giorni è stato confermato da entrambi i ministeri.

Inps conferma che i propri avvisi di pagamento devono essere saldati entro 60 giorni

“Ne consegue – si legge nel messaggio dell’Inps – che per gli avvisi di addebito di cui all’articolo 30 del decreto legge numero 78 del 2010 resta fermo il termine di 60 giorni dalla notifica per il pagamento di quanto richiesto nel medesimo avviso”. Pertanto, come chiarito dall’Inps, la disposizione contenuta nel decreto legge 146 del 2021 deve essere riferita unicamente all’attività di notifica relativa alle cartelle di pagamento emesse dall’agente della riscossione.

 

Turismo, quali sono i finanziamenti e i crediti di imposta assegnati dal Pnrr?

Quali sono i finanziamenti e i crediti di imposta assegnati dal Piano nazionale per la ripresa e la resistenza (Pnrr) al settore del turismo? Complessivamente il Pnrr assegna al turismo risorse per 2,4 miliardi di euro, già sbloccati con il decreto numero 152 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 novembre 2021.

Come sono ripartiti i 2,4 miliardi di euro assegnati dal Pnrr al turismo?

I 2,4 miliardi di euro assegnati dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza sono ripartiti per il turismo come segue:

  • 1,786 miliardi di euro per il Fondo nazionale del Turismo;
  • 114 milioni di euro per l’attivazione del Digital Tourism Hub. Si tratta di una piattaforma digitale per integrare tutta l’offerta turistica nazionale in rete;
  • 500 milioni di euro sono destinati al progetto Caput Mundi. Si tratta di interventi specifici per assicurare l’efficienza dell’offerta turistica in occasione del prossimo Giubileo.

Quali sono le misure a sostegno delle Pmi del Turismo stabilite dal Pnrr?

Le misure che interessano soprattutto le piccole e medie imprese del turismo sono quelle incluse nel primo intervento da 1786 milioni di euro, rientranti nel Fondo nazionale del Turismo. All’interno del fondo è possibile suddividere quattro diversi interventi:

  • finanziamenti, credito di imposta e fondo perduto per migliorare la qualità dell’offerta turistica;
  • aiuti per sostenere la crescita e il consolidamento delle piccole e medie imprese;
  • contributi a fondo perduto e finanziamenti per sostenere gli investimenti per lo sviluppo;
  • credito di imposta per tour operator e agenzie di viaggio.

Pnrr, finanziamenti per migliorare la qualità dell’offerta turistica

Per la linea progettuale del Pnrr relativa al miglioramento della qualità dell’offerta turistica sono previste tre agevolazioni. La prima consiste in un credito di imposta che può arrivare fino all’80% delle spese ammissibili. La seconda è un fondo perduto che può variare da 40 mila a 100 mila euro. L’importo del fondo perduto sale a seconda che nel progetto rientrino spese per l’innovazione e la digitalizzazione oppure che le imprese siano a conduzione femminile o situate nelle regioni del Mezzogiorno. Infine è previsto un fondo agevolato.

Chi sono i beneficiari del miglioramento dell’offerta turistica?

I beneficiari di queste misure sono gli alberghi, gli agriturismi, le strutture all’aria aperta, le imprese fieristiche, congressuali e ricreative, i complessi termali, gli stabilimenti balneari, i parchi tematici e i porti turistici. L’obiettivo dei finanziamenti è quello di aumentare l’efficienza energetica, eliminare le barriere architettoniche, costruire piscine termali, acquistare apparecchiature e riqualificare le strutture in senso antisismico.

Sostenere la nascita e il consolidamento delle piccole e medie imprese nel Pnrr Turismo

L’obiettivo del Pnrr di sostenere la nascita e il consolidamento delle piccole e medie imprese del settore del turismo verrà attuato mediante la concessione di garanzie. I fondi stanziati per questo obiettivo sono pari a 358 milioni di euro fino al 2025. Beneficiari della misura sono i giovani che abbiano un’età non superiore ai 35 anni e che vogliano avviare un’attività nuova nel settore.

Pnrr Turismo, quali sono i fondi a favore del sostegno degli investimenti per lo sviluppo?

A favore del sostegno degli investimenti per lo sviluppo il Pnrr destina, in alternativa alla misura del miglioramento dell’offerta turistica, contributi a fondo perduto che possono raggiungere il 35% delle spese ammissibili o un finanziamento agevolato della durata che può arrivare a 15 anni. Si tratta di avviare la riqualificazione energetica delle strutture, la sostenibilità ambientale, l’innovazione digitale. Gli importi dei progetti devono essere di almeno 500 mila euro ma non superiori a 10 milioni di euro. Gli interventi devono essere realizzati entro il 2025.

Pnrr, quali sono i finanziamenti a favore delle agenzie di viaggi e tour operator?

Infine alle agenzie di viaggio e ai tour operator, il Pnrr assegna un credito di imposta che può arrivare a 25 mila euro. Il progetto, in questo caso, deve essere proporzionale all’entità della spesa: il credito di imposta quindi ne copre il 50%. Si tratta di progetti e interventi che hanno come spese ammissibili quelle legate allo sviluppo digitale dei soggetti ammessi al finanziamento.

Polizza cyber risk: a chi serve e come scegliere l’assicurazione migliore per proteggere i dati informatici

Il costante aumento delle connessioni di rete, sia per il lavoro che per il tempo libero, fanno incrementare anche i rischi legati agli incidenti sul web. Si tratta di un fenomeno che sta emergendo negli anni e che ha portato, ad oggi, i crimini informatici a diventare quasi un’emergenza a livello mondiale. Per questo stanno prendendo piede sul mercato delle polizze, dette “cyber risk” che tutelano cittadini e imprese per l’utilizzo che fanno del web e degli strumenti digitali dalla pirateria informatica.

Contesto globale degli attacchi informatici su web e per l’utilizzo di strumenti digitali

Il fenomeno degli attacchi cyber riguarda più l’Europa e l’Italia che il resto del mondo. Se a livello globale il cybercrime divora il 6% del Prodotto interno lordo (Pil), gli attacchi ai sistemi europei sono passati negli ultimi due anni dall’11% al 25% della totalità mondiale. Motivo per il quale le polizze assicurative stanno proponendo garanzie di tutela degli utenti della rete che coprono anche l’assistenza legale del sottoscrittore e della propria famiglia.

Cosa copre la polizza assicurativa cyber risk?

La polizza assicurativa cyber risk pertanto copre pertanto:

  • i costi e le spese per il ripristino dei propri dati;
  • l’assistenza legale;
  • l’offerta della garanzia Rc per tutto il nucleo famigliare del sottoscrittore per le perdite subite in modo involontario a causa di terzi e a seguito di un attacco informatico;
  • per alcuni pacchetti è prevista anche la garanzia per le perdite di denaro in conseguenza delle frodi di tipo informatico;
  • altri pacchetti offrono anche la copertura delle spese sostenute per il sostegno psicologico per fenomeni della rete quali ad esempio il bullismo;
  • l’assistenza di strutture dedicate in caso di attacco informatico.

A chi può servire la polizza cyber risk?

Per delineare il profilo di chi possa sottoscrivere la polizza assicurativa cyber risk è importante far riferimento ai dati e ai soggetti più a rischio degli attacchi informatici. Innanzitutto la finalità degli attacchi sul web è quasi sempre per estorcere del denaro. Dagli ultimi dati disponibili, nel nostro Paese gli attacchi a scopo di estorsione rappresentano l’88% del totale. La crescita recente è stata del 21%. Ma sono cresciuti anche gli attacchi collegabili a quella che viene indicata come la “guerra delle informazioni”. Le ultime rilevazioni segnalano un +18%. Sono diminuiti invece gli attacchi cosiddetti “di spionaggio cibernetico” che segnano un -36,7%. La diminuzione è dovuta, rispetto al 2020, essenzialmente alle contromisure allo spionaggio sui vaccini e sulle cure alla Covid-19.

A cosa prestare attenzione prima di stipulare una polizza cyber risk?

Le coperture offerte delle assicurazioni sui rischi informatici sono piuttosto recenti e in fase di rapido cambiamento, miglioramento e adattamento alle tipologie di attacchi. Prima di firmare una polizza cyber risk è pertanto indispensabile controllare molto accuratamente quali siano le garanzie prestate dalle assicurazioni. Può capitare, infatti, che alcune si limitino a risarcire solo i danni provocati a terzi. Altre polizze possono arrivare a coprire anche i danni subiti per aver perso i propri dati. Altre ancora offrono una copertura anche per le spese necessarie a ricostruire i dati a seguito del default informatico. Infine, altre polizze assicurano anche i danni patrimoniali derivanti da attacchi cyber. Si tratta di casi rientranti nei cosiddetti “phishing”, “troian” e “ransomware”.

Come farsi guidare nella scelta della migliore polizza assicurativa contro i rischi informatici?

In aiuto a famiglie e imprese nella scelta della migliore polizza assicurativa contro i rischi informatici possono competere figure particolarmente preparate sulla materia. Si tratta di agenti assicurativi e di broker. Se ci si affida a queste figure, è necessario farsi spiegare come si viene assistiti nel caso di un attacco informatico. E, inoltre, il modo in cui si affinano le tecniche per respingere possibili frodi dei pirati informatici.

Quali sono i settori più colpiti dai crimini informatici?

Un passaggio fondamentale nella scelta della migliore polizza assicurativa per i rischi informatici deriva anche dai dati sugli obiettivi dei pirati, sulle aree geografiche più colpite, sulle tecniche utilizzate e, soprattutto per le imprese, sui settori maggiormente colpiti. Nei primi sei mesi del 2021, rispetto al secondo semestre del 2020, gli attacchi gravi ai settori economici che hanno segnato numeri in forte rialzo sono stati:

  • attacchi al settore dei trasporti e stoccaggio, +108,7%;
  • servizi scientifici, tecnici e professionali, +85,2%;
  • informazione e multimedia, +65,2%;
  • commercio al dettaglio e all’ingrosso, +61,3%;
  • manifatturiero, +46,9%;
  • energia e servizi pubblici, +46,2%;
  • settore pubblico, +39,2%;
  • intrattenimento e arti, +36,8%;
  • sanità, +18,8%.

Bandi Simest, domande fino al 3 dicembre: dal 2022 tornano i 7 ambiti di intervento

Ancora pochi giorni per presentare domanda dei bandi Simest. La scadenza dei finanziamenti e del fondo perduto scade mercoledì 3 dicembre. Intanto si anticipano gli interventi previsti nei bandi del 2022. Simest tornerà a finanziare sette ambiti rispetto ai tre previsti per il 2021.

Finanziamenti Simest, per cosa si può presentare domanda fino al 3 dicembre 2021?

Attualmente i bandi Simest in scadenza entro il 3 dicembre 2021 riguardano la transizione verde e digitale delle piccole e medie imprese (Pmi), la partecipazione a mostre e fiere internazionali (anche in Italia) e gli aiuti al settore del commercio elettronico. Il limite del fondo perduto è di 120 mila euro per i progetti presentati dalle imprese del Sud Italia e di 75 mila euro per quelle del Centro e del Nord.

Misure in arrivo da Simest per il 2022

Per i bandi del 2022 si tornerà a sette ambiti di interventi. Lo stanziamento che è stato previsto dal disegno di legge della legge di Bilancio 2022 ammonta a un miliardo e mezzo all’anno fino al 2026 per la parte relativa ai finanziamenti. Per il fondo perduto ogni anno saranno a disposizione delle Pmi 150 milioni di euro.

Finanziamenti Simest 2022, gli ambiti di intervento

I finanziamenti e il fondo perduto dei bandi Simest dal 2022 andranno a intervenire su sette settori delle Pmi. Si andranno a finanziare i settori di normale intervento del Simest, corrispondenti a:

  • partecipare a fiere internazionali;
  • inserirsi nei mercati esteri;
  • acquisire sevizi di export manager;
  • sviluppare interventi in ambito di commercio elettronico;
  • ricevere assistenza tecnica all’estero;
  • patrimonializzazione;
  • svolgere studi di fattibilità.

Domande Simest fino al 3 dicembre: finanziamenti transizione verde e digitale

Fino al 3 dicembre 2021 le attuali domande per il bando Simest relative ai finanziamenti della transizione verde e digitale delle piccole e medie imprese prevedono che almeno la metà dei fondi debbano andare alla transizione digitale. La parte residue può essere richiesta per la competitività in ambito internazionale e per la transizione ecologica. Si può arrivare a un finanziamento per progetto di 300 mila euro.

Partecipazione a fiere e mostre delle Pmi: i finanziamenti Simest

Il secondo ambito di intervento degli attuali bandi Simest riguarda la partecipazione a fiere e mostre delle piccole e medie imprese in ambito internazionale. Le spese, per essere ammissibili, devono riguardare per il 30% quelle digitali. Il massimo ottenibile è 150 mila euro e la durata del finanziamento è fissata in quattro anni.

Commercio elettronico tra i finanziamenti Simest alle Pmi

Infine, gli attuali finanziamenti Simest riguardano il commercio elettronico delle piccole e medie imprese. I progetti possono riguardare sia la realizzazione che il miglioramento di piattaforme di commercio elettronico. È previsto anche che le imprese possano sfruttare i servizi di terzi.

Resto al Sud: come si presenta la domanda?

Resto al Sud è la misura che sostiene la nascita e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali e di libera professione. Le sede del richiedente deve rientrare in determinate regioni (Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Abruzzo), nelle aree del cratere sismico del Centro Italia ovvero in Umbria, nelle Marche e nell’Abruzzo, o nelle isole minori marine, lacustri e lagunari del Centro e del Nord Italia.

Chi può presentare domanda per Resto al Sud?

L’incentivo all’avvio di una nuova attività spetta a chi ha un’età compresa fra i 18 e i 55 anni e i fondi a disposizione ammontano a 1,25 miliardi di euro. Non ci sono scadenze, bandi o graduatorie: le istanze vengono lavorate in base all’ordine cronologico di presentazione.

Di cosa c’è bisogno per presentare la domanda di Resto al Sud?

Per presentare la domanda di richiesta del contributo Resto al Sud è necessario agire esclusivamente sul sito di Invitalia. Per l’accesso all’area personale della piattaforma web, è necessario avere lo Spid. Da questa sezione è possibile inviare la domanda e inserire allegati a business plan. Per l’invio dell’istanza è infine necessaria la firma digitale e un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec).

Piattaforma Invitalia per inviare la domanda Resto al Sud

Dopo l’accesso alla piattaforma Invitalia, l’utente può cliccare sull’elenco degli incentivi per visualizzare quali siano le misure attive sulla piattaforma. In questa sezione è presente il link di accesso a Resto al Sud. Cliccandoci, l’utente si ritrova nella home page di Resto al Sud. La prima selezione è quella tra impresa costituita e impresa non costituita. Si può compilare una sola domanda: se ne è già stata compilata una precedente, si può eliminare quella in compilazione. L’operazione dà luogo all’esito della domanda eliminata “Annullata da front end”.

Chi può inviare la domanda della misura Resto al Sud?

È importante specificare che la domanda della misura di Resto al Sud può essere compilata e inoltrata solo dagli utenti registrati al servizio on line di Invitalia. Gli utenti devono essere presenti all’interno dell’impresa richiedente stessa. Si tratta dunque del legale rappresentante, del titolare, del referente o del socio. Il sistema verifica, al termine dell’invio della domanda, che chi l’ha compilata risulti nell’elenco dell’impresa. In caso negativo, l’istanza ha esito negativo.

Come compilare la domanda Resto al Sud: impresa già costituita o non costituita

La domanda per la misura Resto al Sud segue procedure identiche sia che si tratti di impresa non costituita che di impresa costituita. La differenza è presente solo nella sezione relativa all’anagrafica. Per procedere con la compilazione della domanda è necessario cliccare sul link “Presenta una nuova domanda” (come impresa costituita o come impresa non costituita). Segue la parte relativa alla presa visione dell’informativa sulla privacy.

Anagrafica del referente nella compilazione della domanda Resto al Sud

La sezione successiva è quella del “Soggetto referente“. All’interno della sezione vanno compilati tutti gli spari inerenti alle informazioni anagrafiche del soggetto referente. Il sistema, al termine della compilazione, procede con una verifica segnalando eventuali errori. Se il referente non è residente in Italia, il sistema richiede la compilazione del solo campo indirizzo nel quale inserire il Paese, la città e l’indirizzo. In questa sezione il referente deve inserire anche quale sarà la futura forma societaria, se sia in possesso di un contratto a tempo indeterminato e se risulterà socio oppure no della futura società. In caso di risposta affermativa, il sistema apre una finestra di ulteriori informazioni relative al possesso dei requisiti previsti dalla legge, della quota di partecipazione alla società e se sia stato già beneficiario di altri benefici negli ultimi tre anni.

Compilazione anagrafica sociale della domanda Resto al Sud

Procedendo nella compilazione della domanda di Resto al Sud, il sistema al termine della sezione anagrafica del referente chiede se lo stesso sia in possesso della firma digitale. La schermata successiva riguarda l’anagrafica della compagine sociale. Con il tasto aggiungi si possono inserire i dati del futuro socio. Il sistema richiede le stesse informazioni inserite per il referente. Al termine della compilazione, sulla piattaforma viene restituito il riassunto della compagine sociale, incluso il referente.

Sezione localizzazione del progetto di impresa per Resto al Sud

La conferma delle schermate compilate fino a questo punto della domanda permettono al sistema, prima di inviare l’istanza stessa, di procedere con la verifica di eventuali errori e di segnalarli. La schermata successiva è quella della “Sezione localizzazione del progetto di impresa”. In questa sezione è necessario indicare la regione, la provincia, il comune, l’indirizzo, il Cap e le note del progetto di impresa. Salvando le informazioni, si accedere alla sezione “Informazioni di contatto”, con indicazione dell’indirizzo email, della posta elettronica certificata (Pec), del numero di telefono fisso e del cellulare.

Sezione ‘Idea di business’ nella domanda Resto al Sud

La schermata successiva entra nell’ambito dell’idea di business. In questa sezione è necessario indicare il codice Ateco e la descrizione del codice stesso relativi all’idea imprenditoriale. Per il codice Ateco è sufficiente indicare le prime 4 cifre, per la descrizione le prime 4 lettere: il sistema procede all’autocompilazione con risposte già identificate.

Team e organizzazione del progetto Resto al Sud

Nella sezione successiva “Team e organizzazione” si visualizzano due campi note per inserire una descrizione da 100 a 5000 caratteri. Altri campi con lo stesso numero di caratteri si presentano nella sezione successiva “Analisi di mercato” che è costituita da quattro quadranti:

  • l’opportunità di business;
  • l’analisi della concorrenza;
  • il target di riferimento;
  • il mercato potenziale.

Un ulteriore campo a risposta aperta è previsto nella domanda successiva, ovvero quella inerente gli obiettivi di vendita. In questa sezione si può aggiungere un prodotto o un servizio con i relativi dettagli.

La sezione Aspetti tecnici della domanda Resto al Sud

Il sistema permette, nelle sezioni successive della domanda Resto al Sud, di descrivere il modello di crescita. In particolare sono da compilare gli “Aspetti tecnici” delle:

  • tappe fondamentali del progetto;
  • fabbisogni e criticità di ogni tappa;
  • adempimenti amministrativi e/o gestionali;
  • tempistica di avvio.

I programmi di spesa di Resto al Sud: come compilarli?

La parte successiva della domanda Resto al Sud riguarda il programma di spesa. Qui il sistema informa del totale massimo delle agevolazioni concedibili in base al numero dei soci. È dunque necessario inserire le voci di spesa (oggetto di ammissibilità) procedendo per:

  • macro tipologia di spesa;
  • tipologia di spesa;
  • descrizione del bene della spesa;
  • imponibile.

 Come si genera la domanda di Resto al Sud?

Prima dell’invio della domanda, il sistema Invitalia chiede di inserire le informazioni inerenti gli aspetti economici. In particolare:

  • il Conto economico previsionale;
  • il prospetto finanziario;
  • i flussi di cassa.

Successivamente è possibile inserire gli allegati e procedere al controllo finale della domanda dal riepilogo delle varie sezioni. Il tasto finale per inoltrare l’istanza è “Genera domanda”.

Fondo perduto partite Iva 2018, perequativo e altre misure: i contributi ancora richiedibili nel 2021

A che punto sono arrivati i provvedimenti e le domande per i contributi a fondo perduto delle imprese in vista della fine del 2021? Tra i contributi con ancora finanziamenti in corso rientrano quello a fondo perduto per le partite Iva e start up, il fondo perduto perequativo, il credito di imposta per i beni strumentali ordinari, la nuova Sabatini e l’Industria 4.0. Vediamo nel dettaglio le misure e per quali è ancora possibile presentare domanda entro la fine dell’anno. Per altre si è in attesa del relativo decreto attuativo per la presentazione delle domande.

Contributi a fondo perduto per le start up, domanda fino al 9 dicembre 2021

Fino al 9 dicembre 2021 (dal 9 novembre scorso) è possibile presentare domanda per i contributi a fondo perduto per le start up. Si tratta di un contributo che può arrivare a un massimo di 1000 euro e che va richiesto con domanda da presentare in via telematica sul portale dell’Agenzia delle entrate. Possono inoltrare l’istanza le partite Iva aperte nel 2018 che abbiano iniziato la propria attività nel 2019. Ricavi e compensi non devono superare l’importo di 10 milioni di euro.

Quali partite Iva possono presentare domanda di contributo a fondo perduto per le start up?

Per presentare la domanda, partite Iva e strart up devono avere un volume di compensi e i ricavi del secondo periodo di imposta precedente a quello in corso al 23 marzo 2021 il cui ammontare mensile medio del fatturato del 2020 risulti non inferiore ad almeno ili 30% rispetto all’ammontare mensile medio di fatturato relativo all’anno 2019.

Fondo perduto perequativo per le imprese che hanno avuto un calo del 30% degli utili

Inizialmente la domanda per il fondo perduto perequativo aveva il termine al 30 settembre 2021. I contributi spettano alle imprese che, a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica, abbiano subito un peggioramento dei loro risultato se raffrontato al 2019. Ad oggi, il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che la percentuale di calo utile all’ottenimento dei contributi deve essere del 30%. Si attende, dunque, solo la pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Si attende, altresì, il provvedimento dell’Agenzia delle entrate che definisca le modalità e i termini per inviare la richiesta dei contributi.

Credito di imposta per i beni strumentali e Nuova Sabatini

Il credito di imposta per i beni strumentali ordinari (misura rientrante nell’ex super ammortamento) non verrà prorogata dalla legge di Bilancio 2022. Pertanto, la misura si fermerà il 31 dicembre del 2022 e spetterà fino alla fine di giugno del 2023. Il credito di imposta è assicurato alle imprese che investono in beni strumentali materiali e immateriali esclusi dal 4.0. Per le piccole e medie imprese (Pmi) arriva il rifinanziamento della Nuova Sabatini. La conferma è arrivata dalla legge di Bilancio 2022 che ha stanziato risorse per 300 milioni di euro. Il contributo, già riaperto lo scorso luglio, permette alle Pmi di investire in beni strumentali.

Industria 4.0, proroga fino al 2025

L’agevolazione Industria 4.0 è stata prorogata dalla legge di Bilancio 2022 fino a tutto il 2025, con percentuali del credito che risultano ridotte. Il contributo va a vantaggio delle imprese per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali rientranti nel 4.0.  La misura rimarrà in vigore fino al 31 dicembre del 2025, con la possibilità di completare gli investimenti entro fine giugno del 2026. In questo caso, deve risultare accettato l’ordine e l’imprese deve aver provveduto al pagamento dell’acconto per almeno un quinto entro la fine del 2025.

Esonero contributi Inps 2021 dell’Anno bianco fiscale: ammessi autonomi e liberi professionisti

Si poteva presentare entro il 30 settembre 2021 la domanda per l’esonero dei contributi Inps del 2021 rientranti nell’Anno bianco fiscale. Interessati alla misura sono i lavoratori autonomi e i liberi professionisti iscritti alle Gestioni previdenziali dell’Inps o alle casse pensionistiche autonome. Requisito per rientrare nella misura è quello di un reddito del 2019 non eccedente i 50 mila euro. Inoltre,  dato che si tratta di una misura a sostegno degli autonomi per l’emergenza sanitaria ed economica, il volume di fatturato e dei corrispettivi del 2020 deve aver subito un calo di almeno il 33% rispetto ai corrispettivi o al fatturato del 2019. L’ultimo aggiornamento arriva dall’Inps: molte domande risultano in stato di “Protocollata” in riferimento alla scadenza del 16 novembre scorso.

Esonero dei contributi agricoli per novembre e dicembre 2020 e gennaio 2021

Entro il 4 dicembre 2021 si può presentare la domanda per l’esonero dei contributi agricoli. Beneficiarie sono le imprese rientranti nella filiera agricola, della pesca o dell’acquacoltura, o ancora le aziende che producono vino o birra. Per la presentazione dell’istanza è necessario utilizzare il modulo di sgravio per i mesi di novembre e dicembre del 2020 e per quello di gennaio 2021.

Contributi a chef e per i matrimoni: in attesa del decreto attuativo

Per alcune categorie lavorative manca ancora il decreto attuativo del ministero per la relativa misura di contributi a fondo perduto. È il caso degli chef, ovvero i cuochi professionisti di ristoranti e alberghi. La misura, in questo caso, è in fase di verifica tecnica all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, i nodi riguardano i periodi di fruizione dei contributi. Manca il decreto attuativo anche per i contributi alle imprese rientranti nel settore dei matrimoni. In particolare, si tratta di aziende attive nel wedding, nell’organizzazione delle feste e delle cerimonie, nell’intrattenimento e nel settore Hotellerie, Restaurant e Catering (Horeca). Il fondo per i contributi di queste categorie ammonta a 60 milioni di euro. Si è in attesa del decreto del decreto del ministero per lo Sviluppo economico di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze.

Tasse, ingorgo scadenze 30 novembre 2021: Irpef, Ires, Irap, pace fiscale e dichiarazioni

Si avvicina la data del 30 novembre 2021, giornata segnata dall’ingorgo delle scadenze di varie tasse e contributi. Nella stessa giornata i contribuenti sono chiamati a versare il secondo acconto delle imposte dirette. In pagamento l’Irpef, l’Ires, l’Irap, le imposte sostitutive ovvero la cedolare secca e i versamenti delle partite Iva a regime forfettario.

Versamento entro il 30 novembre 2021 delle rate non pagate della rottamazione ter e saldo e stralcio

In più quest’anno c’è la scadenza della pace fiscale: dovranno essere pagate tutte le rate sospese a causa dell’emergenza sanitaria ed economica nel corso del 2020 e del 2021. Le rate fanno riferimento alla rottamazione ter e al saldo e stralcio. Per questi pagamenti c’è una tolleranza di alcuni giorni: il termine ultimo per pagare è fissato al 6 dicembre 2021.

Invio al 30 novembre dichiarazioni fiscali 2021

Sempre al 30 novembre è fissata la data di scadenza per l’invio, da parte degli intermediari, delle dichiarazioni fiscali 2021 inerenti l’anno di imposta 2020. Si tratta della scadenza del più importante adempimento fiscale dell’anno. Nel 2021 l’invio sarà condizionato dalla complessità di redazione del quadro Rs. Il quadro, infatti, dovrà riportare i vari aiuti di Stato che sono stati elargiti dal governo nel corso dell’emergenza sanitaria ed economica causata dalla Covid. Ulteriore quadro da compilare è quello Ru, inerente all’iscrizione dei crediti fiscali accumulati a partire da marzo 2020.

Scadenza del 30 novembre 2021: non si può rateizzare il pagamento del saldo

Non è possibile rateizzare il secondo acconto delle dichiarazioni fiscali 2021. Infatti, come dispone il comma 1 dell’articolo 20 del decreto legislativo numero 241 del 1997, il pagamento delle imposte e dei contributi dovuti dai soggetti titolari delle posizioni assicurative gestite dall’Inps, deve essere completato entro il mese di novembre del medesimo anno in cui è stata presentata la dichiarazione o la denuncia dei redditi. Pertanto, mentre si può dilazionare il saldo e il primo acconto delle imposte, ciò non è possibile per il saldo.

Bonus asilo nido, bebè e assegno ponte 2021: ecco le misure ancora valide fino al 31 dicembre

Ancora oltre 5 miliardi di euro da assegnare alle imprese e ai cittadini con i contributi a fondo perduto fino alla fine del 2021. Tra le misure sono numerosi e consistenti i contributi a favore delle famiglie. Si va dal bonus asilo nido a quello bebè 2021, dall’assegno ponte per i figli minori al bonus cultura. Ma altri contributi sono previsti per gli occhiali, i pc e i tablet e anche per il risparmio idrico.

Bonus asilo nido 2021, domande fino al 31 dicembre

Si può presentare fino al 31 dicembre 2021 la domanda del bonus asilo nido. Il sostegno è a vantaggio dei genitori con figli nati o adottato a partire dal 1° gennaio 2016. Per richiedere il bonus è necessario andare sul sito dell’Inps dove è presente la procedura telematica per richiedere il contributo. Non è più richiedibile il bonus cultura per i figli che abbiano compiuto la maggiore età nel 2020, ovvero i nati nel 2002. La domanda, scaduta il 31 agosto scorso, ha visto la registrazione sul sito dedicato di 1,6 milioni di ragazzi. Il bonus va speso entro il 28 febbraio 2022.

Bonus bebè 2021, confermato per tutto il 2021

Il bonus bebè è ancora valido per tutto l’anno in corso. Si tratta di un sostegno ai genitori con figli nati o adottati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021. La domanda deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita o dall’adozione.

Assegno ponte per i figli minori, domanda entro il 31 dicembre 2021

È ancora possibile presentare la domanda per l’assegno ponte per i figli minori. Beneficiari del contributo sono i lavoratori autonomi, i disoccupati, i coltivatori diretti, i coloni e i titolari di pensione da lavoro autonomo. È necessario avere un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) che non superi i 50 mila euro. La domanda deve essere presentata sul sito dell’Inps. La data di inizio dell’invio delle istanze era fissata al 1° luglio 2021 per chi l’ha presentata entro il 31 ottobre scorso l’Inps ha corrisposto anche gli arretrati a partire dal 1° luglio 2021. Per le domande successive il contributo spetta solo per il periodo corrispondente, senza gli arretrati. L’assegno ponte per i figli minori sarà sostituito a partire dal 1° gennaio 2022, dal nuovo assegno unico universale per le famiglie. Le domande potranno essere presentate da gennaio con erogazione del contributo a partire da marzo 2022.

Bonus occhiali, pc e tablet per le famiglie: ecco i contributi che si possono ancora richiedere

Il bonus per l’acquisto di occhiali non è ancora operativo. Si è in attesa del relativo decreto attuativo che non è stato mai approvato. I beneficiari sono le famiglie che abbiano un Isee non eccedente i 10 mila euro. Le famiglie con Isee che non superi i 20 mila euro potevano invece presentare domanda per la fase 1 del Piano Voucher per pc e tablet fino al 9 novembre scorso. Si tratta di un buono del valore di 500 euro per dotarsi di una connessione veloce a internet e per comprare un personal computer o un tablet. La misura ha visto attivare oltre 200 mila voucher nei 12 mesi in cui è rimasta in vigore per un totale di oltre 98 milioni di euro erogati alle famiglie. La prossima fase riguarderà le imprese con uno stanziamento di oltre 515 milioni di euro.

Bonus idrico, presentazione delle domande sulla piattaforma da gennaio 2022

Si è in attesa di un’altra misura a favore delle famiglie o persone fisiche. Si tratta del bonus del risparmio idrico per il quale il ministero per la Transizione ecologica ha già emesso il decreto attuativo. Si potrà presentare la domanda registrandosi sulla piattaforma “Bonus idrico” che sarà pronta a partire da gennaio 2022. I contributi andranno alle persone fisiche residenti in Italia, maggiorenni, che siano proprietari o titolari di un altro diritto reale o personale di godimento dell’immobile, all’interno del quale verranno svolti dei lavori rientranti nella disciplina agevolata.

Resto al Sud, fondo perduto a imprese e professionisti: di quali settori, regioni e comuni?

Resto al Sud è il contributo a fondo perduto che sostiene la nascita e lo sviluppo delle nuove attività imprenditoriali e libero professionali. La misura è attiva nelle regioni del Sud Italia e nelle aree colpite da eventi sismici del 2016 e 2017 del Centro Italia (Lazio, Marche e Umbria). Tuttavia, la recente legge numero 156 del 2021 ha provveduto a un doppio ampliamento della platea dei beneficiari della misura. Infatti, il contributo a fondo perduto è stato esteso anche al settore del commercio e alle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

Fondo perduto Resto al Sud, chi può beneficiarne?

Il fondo perduto Resto al Sud è rivolto agli under 56 anni che, al momento della presentazione della domanda del contributo:

  • risultino residenti in Abruzzo, in Basilicata, in Calabria, in Campania, in Molise, in Puglia, in Sardegna o in Sicilia;
  • siano residenti nei 116 comuni compresi nell’area del cratere sismico del Lazio, delle Marche e dell’Umbria, nelle isole minori marine del Centro-Nord Italia, nei comuni lagunari e lacustri delle stesse regioni;
  • trasferiscano la residenze nelle aree su indicate entro 60 giorni dall’esito favorevole della domanda (120 giorni se residenti all’estero).

Richiesta fondo perduto Resto al Sud, bisogna non avere già avuto altri contributi

Ulteriori requisiti richiesti per presentare la domanda del fondo perduto Resto al Sud consistono nel:

  • non essere già titolari di altre attività di impresa in essere alla data del 21 giugno 2017;
  • assenza di altri contributi già ottenuti per l’autoimprenditorialità negli ultimi 3 anni;
  • non avere un lavoro a tempo indeterminato (con rinuncia anche per tutta la durata del contributo).

Resto al Sud, contributi a favore delle imprese costituite e costituende

L’impresa per la quale si richiede il contributo a fondo perduto rientrante nella misura Resto al Sud deve essere stata costituita dopo il 21 giugno 2017. Per le imprese costituende, invece, è necessario che la costituzione debba avvenire entro 60 giorni dall’esito positivo della domanda. Per i residenti all’estero, i termini sono prolungati a 120 giorni.

Contributi Resto al Sud: possono presentare domanda anche i liberi professionisti?

Possono richiedere i contributi di Resto al Sud anche i liberi professionisti. La richiesta può avvenire sia per la formula individuale che per quella societaria. I professionisti, tuttavia, non devono risultare titolari di partita Iva nei dodici mesi precedenti l’invio dell’istanza per un’attività analoga a quella per la quale richiedano i finanziamenti. A tal proposito, il codice Ateco deve risultare non identico fino alla terza cifra delle classificazione inerente le attività economiche.

Cosa copre il contributo Resto al Sud?

Con il fondo perduto Resto al Sud si possono finanziare:

  • le spese sostenute per la ristrutturazione o la manutenzione straordinaria dei beni immobili. La percentuale di fondo perduto copre fino al 30% del costo;
  • l’acquisto degli impianti, delle attrezzature nuove e dei macchinari;
  • le spese per i programmi informatici e i servizi inerenti le tecnologie, le telecomunicazioni e l’informazione;
  • le materie prime, i materiali di consumo, i canoni di locazioni e leasing, le utenze. Il limite per queste spese è del 20%.

Come avviene il finanziamento con la misura Resto al Sud?

Il finanziamento della misura Resto al Sud copre la totalità delle spese ammissibili: il 50% attraverso il contributo a fondo perduto; l’altra metà mediante finanziamento bancario garantito dal Fondo di garanzia. Gli interessi sono a carico di Invitalia che gestisce la misura. Per le imprese individuali il massimo che si può ottenere dalla misura è pari a 60 mila euro. Per le società, il limite finanziabile è di 50 mila euro per ogni richiedente. Si può arrivare a un finanziamento di 200 mila euro per società composte da quattro soci.

Contributi a fondo perduto in arrivo

Tra le misure in arrivo, il contributo Resto al Sud potrà contare anche di un fondo perduto di 15 mila euro per le attività professionali e per le ditte individuali. Inoltre è previsto un ulteriore fondo perduto di 40 mila euro per le società.

Fondo perduto Resto al Sud, la legge 156 del 2021 ha esteso il finanziamento al commercio

Le ultime novità sul finanziamento Resto al Sud sono arrivate dall’articolo 13 della legge numero 156 del 2021 di conversione del decreto legge numero 121 del 2021. La pubblicazione della legge è avvenuta nella Gazzetta Ufficiale numero 267 del 9 novembre 2021. Due sono gli allargamenti della misura. In primo luogo è stata estesa al commercio la possibilità di beneficiare del fondo perduto. Pertanto, oltre al commercio, la misura finanzia investimenti:

  • nell’industria;
  • nell’artigianato;
  • nella pesca, nell’acquacoltura e nella trasformazione dei prodotti agricoli;
  • nella fornitura di servizi alle imprese, alle persone;
  • nel turismo.

Questa modifica permetterà a vari beneficiari di poter richiedere il finanziamento, come già avvenuto con l’allargamento ai liberi professionisti.

Estensione Resto al Sud a varie aree e comuni italiani: ecco quali

La legge 156 del 2021 ha esteso i finanziamenti di Resto al Sud anche ad altre isole del Centro e del Nord Italia. Ecco l’elenco completo delle nuove località:

  • Isole minori marine: Capoliveri, Campo nell’Elba, Capraia, Giglio, Marciana Marina, Marciana, Ponza, Porto Azzurro, Portoferraio, Portovenere, Rio, Ventotene;
  • Isole lagunari e lacustri: Isola di Grado, Isola di Santa Maria di Barbana, Isola di Morgo (Isole della laguna di Grado); Lido, Murano, Pellestrina, Burano, Sant’Erasmo, Marzobetto, Mazzorbo, Vignole, San Clemente, San Giorgio, San Francesco del Deserto, San Michele, Torcello, San Lazzaro degli Armeni (Isole della laguna veneta);
  • Isole del lago d’Iseo: Monte Isola;
  • Comacina (lago di Como, Isole del lago di Garda);
  • Isola d’Orta – San Giulio;
  • Isola Maggiore e Isola Polvese (Isole del lago Trasimeno).
  • Isola Superiore, Isola Bella, Isola Madre, Isola San Giovanni (Isole Borromee).