Chiarimenti dall’INPS sulle maggiorazioni assegno unico genitori lavoratori

I primi importi per l’Assegno Unico Universale sono stati versati a marzo 2022, mentre la domanda poteva essere proposta già a partire dal mese di gennaio, ma nonostante il tempo trascorso, la situazione appare più complessa di quello che ci si aspettava. Proprio per questo, giunti ormai a fine aprile, dopo aver già percepito 2 assegni, almeno per quanto riguarda le famiglie che sono state sollecite nel presentare la domanda, l’INPS ancora propone chiarimenti e stavolta è toccato alle maggiorazioni per le famiglie con due genitori che lavorano. La stessa viene riconosciuta anche al genitore che percepisce la NASpI o Dis- Coll, ma ecco i dettagli.

Assegno Unico e maggiorazione percettori NASpI e Dis-Coll

L’INPS con il Messaggio 1714 del 20 aprile 2022 sottolinea che si tratta di un messaggio a integrazione della circolare 23/2022 in cui era stato sottolineato che la maggiorazione spettante quando entrambi i genitori lavorano spetta anche nel caso di percezione di pensione e reddito da lavoro autonomo o impresa. L’INPS chiarisce, ulteriormente, con il Messaggio 1714 che l’importo aggiuntivo di 30 euro per figlio spettante alle famiglie in cui i genitori lavorano entrambi, deve essere corrisposto anche nel caso in cui gli stessi percepiscano NASpI o Dis Coll, cioè gli importi dovuti in caso di perdita di lavoro. La maggiorazione spetta se il genitore percepisce tali emolumenti al momento della presentazione della domanda e per una parte prevalente dell’anno di riferimento.

Assegno Unico e maggiorazione lavoratori agricoli

Hanno diritto alla maggiorazione sull’Assegno Unico prevista nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori anche i lavoratori agricoli autonomi e il genitore che lavora all’estero ma ha la residenza fiscale in Italia.

Ricordiamo che l’importo pieno per l’Assegno Unico spetta esclusivamente ai nuclei familiari con reddito ISEE fino a 15.000 euro e che lo stesso diminuisce all’aumentare del reddito, fino ad azzerarsi per nuclei familiari con Isee superiore a 40.000 euro.

Naturalmente gli importi percepiti dai genitori in qualità di NASpI e Dis Coll devono essere considerati anche al fine di determinare il reddito ISEE e quindi concorrono a determinare l’importo effettivo che la famiglia potrà percepire.

Per quanto riguarda invece i lavoratori agricoli autonomi, al fine di determinare gli importi che concorrono a determinare il reddito deve essere tenuto in considerazione l’articolo 32 del TUIR. Lo stesso stabilisce che il reddito agrario è determinato in base al reddito medio ordinario dei terreni e al lavoro di organizzazione mentre il reddito dominicale si identifica con la rendita del fondo aumentata degli interessi del capitale permanentemente investito in esso.

Per quanto invece riguarda i braccianti agricoli e i lavoratori stagionali, è prevista la maggiorazione dell’Assegno Unico nel caso in cui le attività siano coperte da contribuzione annuale.

Assegno Unico e  maggiorazioni famiglie numerose

Il Messagio 1714 dell’INPS chiarisce anche alcuni aspetti relativi alle maggiorazioni previste per le famiglie numerose. La normativa dell’Assegno Unico prevede che gli importi siano aumentati di 85 euro per ogni figlio successivo al secondo, inoltre per le famiglie con 4 o più figli spetta un’ulteriore maggiorazione di 100 euro. Anche in questo caso le somme spettano per intero ai nuclei con ISEE fino a 15.000 euro e decrescono all’aumentare del reddito fino ad annullarsi per un ISEE pari o superiore a 40.000 euro.

A questo proposito però è bene precisare che ove siano presenti nuclei con genitori diversi, le maggiorazioni spettano unicamente per i figli con rapporto di genitorialità. Si faccia il caso di Tizio che ha avuto 2 figli con Caia e poi inizi una convivenza con Sempronia che ha altri 2 figli. In questo caso le maggiorazioni non spettano. Se lo stesso Tizio con Sempronia ha altri 2 figli, spettano le maggiorazioni.

Per quanto riguarda la maturazione del diritto alla maggiorazione, devono essere considerati tutti i figli che compaiono nell’ISEE anche se non hanno diritto all’AUU, ad esempio perché hanno superato i 21 anni di età, ma sono ancora fiscalmente a carico.

Per chi ha bisogno di chiarimenti sull’AssegnoUunico è possibile leggere i seguenti approfondimenti:

Online il sito per l’Assegno Unico: le Faq più importanti e casistiche

Assegno Unico: attenzione agli errori nella compilazione della domanda

Assegno Unico: come correggere la domanda in caso di errori

Inoltre è possibile ottenere informazioni ulteriori seguendo i link

Assegno Unico: genitore non convivente che abbandona il figlio può chiederlo?

Assegno Unico: le richieste più bizzarre al vaglio del nucleo antifrode

 

 

Concorso Polizia Penitenziaria per 1758 posti: requisiti e scadenza

Nella Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 2022 è stato pubblicato il bando di concorso per agenti della Polizia Penitenziaria. Ci sono due categorie di posti disponibili. La prima riguarda 1055 posti ed è riservato a coloro che hanno prestato servizio come Volontari in Ferma  Prefissata e il secondo per 703 posti aperto a tutti i cittadini italiani. Ecco i dettagli.

Concorso Polizia Penitenziaria: posti disponibili

Il primo concorso mette a disposizione 1055 posti divisi in 791 uomini e 264 donne riservati a Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno (VFP1) che abbiano svolto almeno 6 mesi di servizio alla scadenza del bando oppure collocati in congedo dopo aver terminato la ferma annuale. Inoltre i 1055 posti sono riservati ai VFP 4 in servizio o in concedo.

Al secondo concorso, che mette a disposizione 703 posti, possono invece partecipare i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni di età e non abbiano superato i 28 anni di età. I posti sono ripartiti in numero di 527 uomini e 176 donne.

Il requisito anagrafico si applica anche ai partecipanti che abbiano effettuato la ferma come VFP1 o VFP4. Il limite di età di 28 anni in questo caso è aumentato in misura corrispondente ai mesi di servizio effettivamente prestato e non superiore a 3 anni.

Requisiti per poter partecipare al concorso 1758 posti in Polizia Penitenziaria

Per poter partecipare alle due procedure è necessario essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore che consenta l’accesso a corsi universitari. Inoltre è necessario il possesso delle qualità morali previste dall’articolo 35 comma 6 del decreto legislativo 165 del 2001 e dei requisiti previsti dall’articolo 5 comma 2 del decreto legislativo 443 del 1992.

Possono partecipare al concorso i candidati che abbiano requisiti di efficienza e idoneità fisica, psichica e attitudinale per lo svolgimento di lavoro presso la polizia penitenziaria. Non possono partecipare coloro che sono stati destituiti da incarico pubblico, coloro che hanno riportato condanne per delitto non colposo o sono stati sottoposti a misura di prevenzione. Non possono altresì partecipare coloro che coloro che sono stati dichiarati decaduti da pubblico impiego.

Come presentare la domanda per 1758 posti in Polizia Penitenziaria

Per poter partecipare è necessario presentare domanda di ammissione. Come per tutti i concorsi pubblici, la domanda deve essere presentata telematicamente attraverso il sito www.giustizia.it. La domanda deve essere presentata entro 30 giorni dalla pubblicazione del bando che, come sottolineato, è avvenuta il 19 aprile 2022. Per poter presentare la domanda è necessario essere in possesso di uno SPID e inoltre è necessario indicare un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) al quale saranno dirette le varie comunicazioni.

Data e luogo dello svolgimento della prova scritta potranno essere reperite sul sito del Ministero della Giustizia a partire dal giorno 22 giugno 2022 e tale comunicazione a tutti gli effetti è considerata notifica.

Come viene svolto il concorso?

Il concorso per la Polizia Penitenziaria prevede una prova scritta costituita da domande a risposta multipla o sintetica su argomenti di cultura generale e materie dei programmi della scuola dell’obbligo.

Coloro che superano la prima prova possono accedere alle ulteriori :

  • prove di efficienza fisica: corsa, salto in alto e piegamenti sulle braccia;
  • accertamenti psico-fisici: rapporto massa magra/massa grassa, forza muscolare, campo visivo, udito, apparato dentario ( le caratteristiche nello specifico sono presenti nel bando inserito a fine articolo);
  • accertamenti attitudinali: test per i controllo emotivo, adattabilità, capacità intellettiva.

I concorrenti dichiarati vincitori dovranno quindi seguire un corso di formazione e in seguito affrontare e superare l’esame di fine corso. Coloro che completeranno il percorso otterranno il posto di agente della polizia penitenziaria e dovranno restare nella sede di prima destinazione per almeno 5 anni.

Per il bando completo segui il link https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_8_1.page?contentId=SDC375920&previsiousPage=mg_1_6_1

Per ulteriori bandi attivi leggi gli articoli:

Concorso Regione Puglia: nuove opportunità anche senza diploma

Concorso enti locali: sta per essere pubblicato il bando ASMEL ( scadenza 27 aprile 2022)

Concorso Ministero della Giustizia operatore Data Entry per 3000 operatori

Concorso Ministero della Giustizia per 5410 unità: profilo laureati

Per i concorsi al Ministero della Giustizia la scadenza del bando è 28 aprile 2022.

Concorso Dipartimento Amministrazione Penitenziaria: 203 posti per diplomati scadenza 28 aprile 2022

Fondi Europei: il quadro di aiuti all’Italia 2021-2027. Quanti soldi avremo?

OpenCoesione il 14 aprile 2022 ha pubblicato il Quadro degli Aiuti Europei rientranti nella Politica di Coesione e diretti all’Italia. Vediamo come saranno ripartiti i fondi europei che arriveranno all’Italia nei prossimi anni.

Cos’è la Politica di Coesione

I prossimi anni saranno essenziali per la ripresa economica dell’Italia e già ora il governo è impegnato con la corretta gestione dei fondi del PNRR che potranno rappresentare la svolta per l’Italia. Proprio per questo il PNRR è stato  paragonato al piano Marshall che ha aiutato la ripresa dell’Italia nell’immediato dopo guerra. Per capire la ripartizione dei fondi è necessario partire da una breve disamina sulla Politica di Coesione. Si tratta di un quadro politico composto da centinaia di migliaia di progetti diretti ai vari Paesi dell’Unione Europea. Tali progetti ricevono aiuti attraverso i vari fondi. In particolare:

  • Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ;
  • FSE (Fondo Sociale Europeo);
  • Fondo di Coesione (destinato agli Stati Membri con un PIL inferiore al 90% della media del PIL europeo. In questa media non rientra però la Croazia).

L’obiettivo è ridurre il divario economico e sociale tra i vari Paesi dell’Unione Europea.

Fondi Europei: cosa prevede la politica di coesione 2021-2027

Il quadro di aiuti della Politica di Coesione 2021-2027 in favore dell’Italia comprende 148 miliardi e 70,3 milioni di euro. Di questi fondi la maggiore quota andrà alle Regioni del Sud Italia.

Come sono divisi i fondi europei destinati all’Italia?

  • 43,1 miliardi di fondi europei, nello specifico:
    – 42 miliardi e 179,6 milioni a valere su Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo Plus (FSE+) e Fondo per una transizione giusta (JTF)
    – 947,7 milioni per i Programmi di cooperazione europea (Interreg)
  • 32,4 miliardi di cofinanziamento nazionale ai PON (programmi operativi nazionali) e ai POR (programmi operativi regionali)

  • 299,3 milioni di cofinanziamento nazionale ai Programmi Interreg

  • 5,2 miliardi per i Programmi operativi complementari

  • 66,8 miliardi per i Piani di sviluppo e coesione finanziati dal FSC 2021-2027 .

Ulteriori Fondi europei destinati all’Italia

Nel frattempo sono stati avviati i negoziati tra Roma e Bruxelles per l’accordo sul partenariato relativo ai fondi 2021-2027. Negli accordi rientra anche il nuovo fondo FEAMPA, Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura che ha una copertura totale di 987,2 milioni, di cui 518,2 milioni di fondi europei mentre la rimanente parte sarà a carico dell’Italia.

Deve essere sottolineato che nei fondi ora visti non rientrano i React Eu, si tratta di 14,4 miliardi contabilizzati nel ciclo 2014-2020. Inoltre ai Fondi Europei devono essere aggiunte ulteriori risorse di 30,6 miliardi del Fondo complementare al PNRR.

Per la PAC ( politica Agricola Comune) l’Italia riceverà invece 27,9 miliardi per il periodo intercorrente tra il 2021 e il 2027, rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea siamo quarti dopo Francia, Spagna e Germania.

Per conoscerere cosa prevede la PAC, leggi l’articolo: Aziende agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

Allo sviluppo rurale (fondi FEASR) saranno invece destinate risorse per 748 milioni di euro, in questo caso riceveranno maggiori quote la Francia e la Polonia.

Esonero contributivo per tour operator e agenzie viaggi

Il settore viaggi e turismo è quello che più di tutti ha subito gli effetti della pandemia. Proprio per tale motivo per esso si sono susseguite nel tempo misure speciali nei vari provvedimenti del governo. Non è da meno il decreto Sostegni Ter che ha previsto l’esonero contributivo per tour operator e agenzie viaggi per un periodo di 5 mesi nel 2022 per le imprese che lavorano in questo settore. Ecco di cosa si tratta.

A chi è rivolto l’esonero contributivo per tour operator e agenzie viaggi

La misura è rivolta a tour operator e agenzie di viaggi e consente di avere l’esonero contributivo per il periodo aprile-agosto 2022. Questo implica che per i mesi di aprile, maggio, giugno, luglio e agosto non saranno dovuti i contributi previdenziali, fanno eccezione solo i contributi INAIL. L’esonero deve essere applicato su base mensile ed è cumulabile con altri aiuti, come esoneri e riduzioni di aliquote previsti per il settore . Ad esempio è possibile avvalersene anche se in precedenza è stata presentata la domanda per il bonus turismo. Ricordiamo che il termine per quest’ultima è scaduto il 4 aprile.

Il limite di spesa previsto per questo aiuto è di 56 milioni di euro e spetterà all’INPS monitorare che non siano superati tali limiti e gestire le varie fasi del bando. Le minori entrate derivanti da questo provvedimento saranno compensate riducendo delle somme corrispondenti il Fondo Unico Nazionale per il Turismo. Il Fondo nasce con la legge di bilancio 2022 e che dispone di 140 milioni di euro.

L’esonero contributivo per agenzie di viaggi e tour operator non prevede limitazioni inerenti le dimensioni delle imprese richiedenti.

Le tappe per l’applicazione dell’esonero contributivo

La misura, come detto in precedenza, è contenuta nel decreto Sostegni Ter, ma per essere concretamente attuata deve essere sottoposta al vaglio della Commissione Europea, infatti si tratta di un provvedimento rientrante nel Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid-19.

Una volta ottenuta l’autorizzazione da parte della Commissione, dovrà essere stilato il piano operativo attraverso un decreto attuativo che stabilisca i termini e le modalità entro i quali poter presentare la domanda per accedere all’esonero contributivo per agenzie di viaggi e tour operator.

Aggiornamento GPS 2022: chi può accedere e come funziona?

Per chi sogna di diventare insegnante questi giorni sono molto importanti perché a breve sarà aperta la piattaforma per aggiornare le GPS 2022 (graduatorie provinciali per le supplenze), ma cosa sono e come funzionano?

Cosa sono le graduatorie GPS?

Le GPS 2022 (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) sono uno strumento utilizzato dal Ministero per l’Istruzione  per avere un bacino di insegnanti disponibile per le varie classi di concorso al fine di coprire le cattedre rimaste vacanti (molto probabilmente saranno numerose visti i deludenti risultati del concorso scuola che si sta tenendo).

Le GPS hanno validità biennale e si dividono in due sezioni:

  • insegnanti abilitati: che hanno quindi un titolo di specializzazione ad esempio il TFA;
  • insegnanti non abilitati: che effettuano supplenze da poco tempo e non sono riusciti ancora ad ottenere l’abilitazione.

Le GPS sono divise anche per fascia di insegnamento. Abbiamo quindi le GPS per scuole dell’infanzia e primaria, GPS per scuole superiori di primo e secondo grado e GPS per il sostegno.

GPS infanzia e primaria

Possono accedere alle GPS per le scuole dell’infanzia e le primarie:

  • coloro che hanno conseguito la Laurea in Scienze della Formazione Primaria e coloro che hanno conseguito il diploma magistrale entro l’anno scolastico 2001/2002, tali soggetti possono inserirsi nella graduatoria di prima fascia da cui è più facile accedere alle supplenze.
  • Possono invece iscriversi in seconda fascia coloro che frequentano corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dal terzo anno in poi e che abbiano conseguito un determinato numero di CFU: 150, 200 e 250.

GPS 2022 scuole secondarie

Per quanto riguarda invece le graduatorie GPS per le scuole secondarie, possono accedervi:

  • i docenti abilitati per la prima fascia;
  • per la seconda fascia invece possono avere accesso coloro che hanno un titolo di studio per la classe di concorso e abbiano maturato 24 CFU e coloro che hanno un titolo di accesso per altra classe di concorso come previsto dalla tabella B. Infine, possono accedere alle graduatorie di seconda fascia GPS i docenti presenti nelle graduatorie di istituto.

Contestualmente all’inserimento nella graduatoria GPS 2022, gli aspiranti docenti possono chiedere l’inserimento anche nelle graduatorie di istituto. Queste sono utilizzate per le supplenze brevi. Ogni aspirante docente può scegliere tra 20 istituti presenti nella provincia di riferimento.

Chi ha superato il concorso  scuola può inserirsi in prima fascia?

Nel frattempo non sono mancate polemiche, infatti, nel momento in cui si potrà effettuare l’aggiornamento delle graduatorie GPS 2022, i docenti che hanno superato le prove per il concorso scuola che è stato espletato nelle settimane passate ( e per alcune classi di concorso è in fase di espletamento) non potranno far valere tale risultato in quanto le graduatorie di merito ancora non sono state pubblicate. Di conseguenza non potranno iscriversi nella prima fascia. Questo perché la normativa italiana prevede che, affinché un titolo culturale sia valutabile, deve essere conseguito antecedentemente al termine di presentazione delle domande e fino a quando le graduatorie non sono stilate, esse formalmente non esistono.

Quando si potrà effettuare l’aggiornamento delel graduatorie GPS 2022?

Occorre ricordare che attualmente non vi sono tempi certi per l’apertura della piattaforma per l’aggiornamento delle graduatorie GPS, infatti il 13 aprile il CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) ha ricevuto l’ordinanza che disciplina l’apertura della piattaforma.

Il CSPI a questo punto ha 7 giorni di tempo per esprimere un parere e solo successivamente si potrà procedere all’apertura della piattaforma. Solitamente prima dell’apertura della piattaforma sono convocate le organizzazioni sindacali per fornire indicazioni pratiche per la gestione della piattaforma. Molto probabilmente l’apertura della piattaforma ci sarà tra il 26 aprile e il 2 maggio. Siamo quindi agli sgoccioli.

Concorsi pubblici: cambia il reclutamento. Ecco tutte le novità

Il PNRR prevede risorse per la Pubblica Amministrazione che però ha bisogno di rinnovamento e proprio per questo, dopo il regime emergenziale dei concorsi pubblici, il ministro Brunetta ha provveduto con decreto a rendere note le nuove norme da applicare ai concorsi pubblici. Ecco le principali novità.

Concorsi pubblici, per partecipare sarà necessario registrarsi a InPA

In primo luogo deve essere detto che a breve sarà completata la transizione sul sito InPA che diventerà il LinkedIn della Pubblica Amministrazione. Attualmente è necessario iscriversi al portale per poter partecipare ai concorsi nazionali, invece a breve il sistema sarà completato e per partecipare a concorsi pubblici anche degli enti locali, come Regioni e Comuni sarà necessario essere registrati al portale inpa.gov.it. Per l’iscrizione occorre avere uno SPID, oppure CIE o CNS.

Il portale sarà anche il fulcro centrale per la mobilità in PA, infatti per la mobilità interna ai pubblici uffici il portale provvederà a una sorta di raccolta di tutti i bandi disponibili, questo implica che i dipendenti che vogliono avere un trasferimento potranno consultare la banca dati e controllare quali posizioni sono aperte. In passato per conoscere le procedure di mobilità attivate era necessario verificare i siti delle varie amministrazioni, una procedura piuttosto lunga che portava spesso a fare affidamento su canali di informazione non ufficiali.

Le prove nei concorsi pubblici

I bandi di concorso, come sottolineato dal ministro Brunetta, potranno anche prevedere per specifiche posizioni misure volte a migliorare la parità di genere. Le novità però non finiscono qui, si ritorna alla doppia prova dei concorsi, cioè almeno una prova scritta e una prova orale. Nella verifica delle conoscenze deve essere compresa sempre la verifica attinente la conoscenza di almeno una lingua straniera.

Si ritorna alla prova scritta in presenza presso sedi decentrate, ma comunque sedi “comuni”, la prova viene sostenuta con strumenti informatici. Nel periodo emergenziale ci sono stati molti bandi con prova scritta o preselettiva svolta da remoto. Anche questa è una novità perché nel periodo emergenziale molte prove preselettive sono saltate. Si tratta di una sorta di scrematura dei candidati in cui sono previste anche prove psico-attitudinali e che viene effettuata nei concorsi in cui il numero di iscritti è particolarmente elevato.

Tra le novità della prova preselettiva vi è la possibilità che in essa siano previsti test, quiz volti a far emergere le capacità comportamentali.

In base all’articolo 3 della bozza del decreto, la prima prova scritta, non si tratta della preselettiva, potrà essere anche a contenuto pratico, cioè la redazione di un atto o di una delibera.

Valutazione delle pregresse esperienze lavorative

Tra le novità della riforma sui concorsi pubblici vi è la valutazione anche delle pregresse esperienze lavorative che rispetto all’attuale disciplina potrebbero avere maggiore peso. La valutazione di esperienze pregresse dovrebbe assumere particolare valore per incarichi dirigenziali di elevato profilo.

Questa norma è molto discussa soprattutto dai più giovani che non avendo esperienza rischiano di essere sempre scavalcati da persone che hanno potuto maturare esperienze lavorative, inoltre questa parte della riforma sembra essere discordante con l’obiettivo dichiarato dal ministro Brunetta di ridurre l’età media dei dipendenti pubblici.

Cicli formativi su etica pubblica

Una volta fatto ingresso nella PA ci saranno comunque delle novità, cioè i dipendenti dovranno seguire cicli formativi anche su etica pubblica e comportamento etico. Durata ed entità della formazione saranno commisurate a disponibilità finanziarie, ma anche al grado di responsabilità del dipendente.

All’interno del codice di comportamento dei dipendenti pubblici sarà anche inserita una sezione sul corretto uso dei social network al fine di tutelare l’immagine della Pubblica Amministrazione.

Il decreto prevede anche il rafforzamento di Formez PA, si tratta  del centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A che gestisce la maggior parte delle procedure concorsuali. Inoltre c’è il potenziamento della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Deve essere sottolineato che le nuove regole non si applicano ai corsi già banditi per i quali è necessario fare affidamento sui bandi pubblicati.

Ricordiamo che tra i bandi non ancora scaduti ci sono:

Concorsi Regione Puglia: nuove opportunità anche senza diploma

Concorso Enti Locali: sta per essere pubblicato il bando ASMEL  

Per il concorso ASMEL c’è tempo fino al 27 aprile per presentare la domanda

Concorso Ministero Giustizia Operatore data Entry per 3000 operatori

Concorso Ministero della Giustizia per 5410 unità: profilo laureati

Concorsi Dipartimento Amministrazione Penitenziaria: 203 posti per diplomati

Per i concorsi citati mancano pochi giorni per proporre la domanda, meglio affrettarsi

 

Contrasto alla contraffazione: scopri come accedere gratuitamente alle risorse del blockchain

L’Italia è una fucina di talenti e di prodotti di elevata qualità soprattutto in due settori: agroalimentare e moda/tessile. Proprio in questi settori purtroppo vi è un elevato grado di contraffazione. Le imprese che vi lavorano investendo anche ingenti risorse subiscono danni di certo rilevanti. E’ stato calcolato che il giro di affari della pirateria supera i 32 miliardi di euro, diventa quindi essenziale il contrasto alla contraffazione. Proprio per questo fino al 29 aprile 2022 le imprese impegnate in questi settori possono presentare domanda per accedere alla tecnologia blockchain che consente di tutelare il Made in Italy dalla contraffazione.

Cos’è la tecnologia blockchain e come può contribuire al contrasto alla contraffazione?

La prima cosa da fare è capire cos’è il blockchain e come funziona. Si tratta di una tecnologia che attraverso la crittografia è in grado di generare diversi codici che consentono di seguire le varie fasi di lavorazione dei prodotti. Questo permette alle aziende di tracciare i prodotti e quindi in un certo senso comunicare con il cliente finale che potrà controllare se sta acquistando un prodotto originale o contraffatto.

La tecnologia utilizzata genera uno smart tag, una sorta di QR Code che ormai tutti abbiamo imparato a utilizzare. L’idea di combattere la contraffazione con il sistema del blockchain è dell’Italian Trade Agency – ICE che spiega come tale sistema consenta di ripercorrere la storia del prodotto e le varie fasi di lavorazione registrando anche data, luogo e ora dell’operazione. Oltre i dettagli tecnici, tale sistema fornisce una tutela amplia all’acquirente e di conseguenza anche al produttore. Si tratta inoltre di un sistema che non può essere contraffatto.

Selezione per 300 aziende che potranno usufruire gratuitamente della tecnologia blockchain per il contrasto alla contraffazione

L’idea è di diffondere questo sistema di tutela per le imprese dando la possibilità a 300 di esse impegnate nel settore tessile e nel settore agroalimentare di ottenere gratuitamente questa tecnologia. Le aziende potranno anche avere un canale di assistenza gratuito per 18 mesi.

Possono partecipare a questo concorso :

  • aziende produttrici di marchi a elevata italianità ai sensi dell’articolo 60 CDU – Codice Doganale dell’Unione Europea;
  • iscritte alla CCIA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura) nel comparto agroalimentare o nel settore tessile/abbigliamento;
  • aziende che abbiano registrato negli ultimi 3 anni un fatturato in mercati internazionali pari al 20% dell’intero fatturato.

Ogni azienda al momento in cui propone la domanda per poter partecipare deve indicare due referenti che parteciperanno alle attività formative previste dall’Agenzia ICE. Dovrà trattarsi di: un referente marketing e un referente tecnico.

La domanda può essere inoltrata compilando il modulo di adesione disponibile a questo indirizzo https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSftp5l5bT-ThRovTuPxToQ1hn9pEpKAZyAhpjQi1ycq4_C2Ow/viewform

Le aziende ammesse riceveranno un invito a partecipare a un webinar informativo.

Le domande devono essere inviate entro il 29 aprile 2022, i requisiti di ammissibilità devono essere contenuti in un’ autodichiarazione.

Le domande saranno accolte nel limite di 300 in ordine cronologico di arrivo quindi è bene affrettarsi. Naturalmente l’Agenzia ICE si riserva il diritto di effettuare verifiche inerenti il possesso dei requisiti previsti per poter accedere alla tecnologia Blockchain per il contrasto alla contraffazione.

Il regolamento completo è disponibile all’indirizzo https://www.ice.it/it/area-clienti/eventi/dettaglio-evento/2022/@@/031/allegati-generati/pdf-completo

 

Pensione di cittadinanza: cos’è, a chi spetta e a quanto ammonta?

Al fine di adottare misure di contrasto alla povertà, accanto al reddito di cittadinanza è prevista la pensione di cittadinanza, ma quali sono i requisiti per potervi accedere?

Cos’è la pensione di cittadinanza?

La pensione di cittadinanza è prevista nel decreto legge n° 4 del 2019. Si tratta di una misura di sostegno economico rivolta a nuclei familiari con uno o più componenti aventi età pari o superiore a 67 anni. Può essere erogata anche in favore di nuclei familiari in cui siano presenti soggetti di età inferiore a 67 anni, ma in questo caso deve trattarsi di disabili o persone in condizione di non autosufficienza.

Deve essere sottolineato che il termine di 67 anni nel tempo è destinato a mutare infatti, come la pensione tradizionale, viene adeguato alla speranza di vita.

Requisiti soggettivi per l’accesso alla pensione di cittadinanza

Per quanto riguarda le condizioni alle quali è possibile accedere alla pensione di cittadinanza sono le medesime previste per il Reddito di Cittadinanza. Si tratta quindi di requisiti reddituali e soggettivi.

La pensione di cittadinanza spetta a:

  • cittadini italiani o dell’Unione Europea;
  • cittadini di Pesi terzi che abbiano il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
  • apolidi con permesso di soggiorno di lungo periodo;
  • cittadini di Paesi terzi che siano familiari di cittadini italiani o di cittadini comunitari titolari di diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente;
  • titolari di protezione internazionale.

Per poter ottenere la pensione di cittadinanza è altresì necessario essere residenti in Italia da almeno 10 anni di cui due continuativi.

Requisiti patrimoniali e reddituali

Chiarito chi sono, dal punto di vista soggettivo, i potenziali titolari del diritto alla pensione di cittadinanza devono essere chiariti i requisiti reddituali o economici per poter accedere a tale misura di sostegno al reddito.

La prima cosa da sottolineare è che la pensione di cittadinanza è una misura calibrata sul reddito del nucleo familiare e sono considerati come componenti dello stesso anche quelli che non fanno parte formalmente del nucleo, ma che sostanzialmente invece vi sono, ad esempio il coniuge legalmente separato che però abbia la residenza nella stessa abitazione, oppure il figlio che non è parte dello stato di famiglia, ma ha la stessa residenza e non è coniugato o non ha figli.

I requisiti reddituali sono:

  • Isee di valore inferiore a 9.360 euro;
  • patrimonio immobiliare detenuto in Italia e all’estero di valore non superiore a 30.000 euro. Nel patrimonio non viene considerato il valore della prima casa;
  • patrimonio mobiliare di valore non superiore a 6.000 euro . Lo stesso viene però aumentato di:
  1. 2.000 euro per ogni componente aggiuntivo rispetto al primo;
  2. 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo;
  3.  5.000 euro per ogni componente con disabilità media;
  4.  7.500 euro per ogni componente con disabilità grave o in condizione di non autosufficienza;

Dal reddito Isee deve essere distinto il reddito vero e proprio, cioè l’ammontare dei guadagni percepiti in un anno. In questo caso i limiti sono:

7.560 euro incrementati di 1.800 euro nel caso in cui l’abitazione sia in locazione. Tali importi devono essere moltiplicati per la scala di equivalenza, questa è:

  • pari a 1 per il primo componente del nucleo familiare;
  • incrementato di 0,4% per ogni componente del nucleo di età superiore a 18 anni;
  • maggiorato di 0,2% per ogni componente di età minore a 18 anni;
  • l’incremento massimo può arrivare a 2,1.

Nel caso in cui nel nucleo siano presenti persone con disabilità grave o non autosufficienti l’incremento massimo è 2,2.

Attenzione all’auto

Per quanto riguarda il patrimonio deve essere posta attenzione anche al possesso di veicoli. Non è possibile accedere alla pensione di cittadinanza nel caso in cui si sia titolari di veicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi precedenti all’inoltro della domanda, oppure di veicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc, motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc immatricolati per la prima volta nei due anni precedenti. Sono esclusi autoveicoli e motoveicoli per i quali è prevista l’agevolazione fiscale in favore di disabili.

Infine, non possono ottenere la pensione di cittadinanza coloro che sono titolari di navi e imbarcazioni da diporto.

Incompatibilità

Non è possibile percepire la pensione di cittadinanza in seguito a dimissioni volontarie (tranne nel caso in cui le stesse siano dovute a giusta causa).

Mentre possono ricevere tale sostegno economico coloro che sono titolari di trattamento NASpI, Dis-Coll.

Nel rispetto dei requisiti economici e reddituali visti, è possibile percepire la pensione di cittadinanza anche nel caso in cui uno dei componenti del nucleo abbia un’attività di lavoro.

Come presentare la domanda

La domanda può essere trasmessa all’INPS tramite patronato oppure avvalendosi del sito www.redditodicittadinanza.gov.it e potrà essere percepita dal mese successivo rispetto a quello dell’inoltro. Infine, può essere inoltrata tramite Poste Italiane utilizzando il modulo SR180.

La misura massima è 780 euro viene calibrata in base a redditi e patrimonio mobiliare e immobiliare.

Hai mai sentito parlare dei workers buyout? Scopriamo insieme chi sono

I workers buyout sono una figura sempre più spesso incontrata anche se non ancora sufficientemente conosciuta nel panorama economico italiano. Si tratta di lavoratori acquirenti che decidono di investire nell’azienda in cui lavorano al fine di mantenere il posto di lavoro.

Azienda in crisi? I Workers Buyout possono essere la soluzione

Negli ultimi anni i tavoli di crisi aziendale sono stati davvero numerosi. Perdere un’impresa per l’Italia vuol dire perdere posti di lavoro, con tutto ciò che ne consegue in termini di PIL, occupazione, sussidi  e tutto ciò che ruota intorno al welfare. Proprio per questo si tende a favorire soluzioni alternative rispetto alla chiusura. Tra le soluzioni possibili vi è l’investimento effettuato dagli stessi lavoratori che si trasformano in questo modo in proprietari. Nella maggior parte dei casi le aziende che nascono dagli investimenti effettuati dai lavoratori si trasformano in cooperative di lavoro che offrono lavoro prevalentemente agli stessi soci lavoratori.

La disciplina degli aiuti alle cooperative Workers Buyout

Questa tipologia di intervento è resa possibile dalla Legge Marcora, cioè la legge 49 del 1985. La normativa ora citata si inserisce nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Nasce con l’obiettivo di rigenerare un’impresa in crisi economica, ma non solo. Le misure previste dalla stessa consentono l’accesso agli aiuti anche ai lavoratori che intendano dare continuità ad un’azienda che deve affrontare il passaggio generazionale, ciò nel caso in cui pur essendo un’azienda solida non c’è interesse da parte degli eredi alla continuità aziendale, oppure non vi sono eredi.

I lavoratori possono accedere ai fondi previsti e alle agevolazioni investendo la NASPI maturata e trasferendo nella nuova società/azienda il TFR.

La Legge Marcora ha istituito il CFI Cooperazione Finanza Impresa che a sua volta gestisce il Fondo destinato alla salvaguardia dell’occupazione. In questo fondo confluiscono le risorse rese disponibili dal Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre dal 2019, in seguito alla firma di un accordo con il FEI (il Fondo Europeo degli Investimenti), nel fondo del CFI confluiscono anche le risorse Fondo EaSI, il Programma dell’Unione Europea per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale. L’obiettivo di questi fondi è aiutare i Workers Buyout a rendere possibile il salvataggio delle imprese attraverso l’acquisizione della stessa azienda e quindi divenendone proprietari.

La legge Marcora dal 2014, con il Decreto Ministeriale n°4, è stata affiancata dalla C.D. Nuova Marcora. Infine, con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 4 gennaio 2021 fanno il loro ingresso nuove agevolazioni che si applicano alle società cooperative di produzione e lavoro e cooperative sociali che già beneficiano della legge Marcora.

I risultati delle operazioni di salvataggio di CFI

Per poter accedere è necessario proporre domanda al CFI che valuterà istanza e progetto e deciderà se intervenire sottoscrivendo una quota di partecipazione di minoranza. La durata massima dell’intervento in partecipazione è di 10 anni. Il CFI, all’interno dell’azienda salvata dai workers buyout, ha una partecipazione di minoranza e mette a disposizione diversi strumenti, come finanziamenti a tasso zero, finanziamenti a tasso agevolato, investimenti e una vera e propria azione di sostegno che ha l’obiettivo anche di aiutare i lavoratori a compiere la loro missione con l’assistenza burocratica e professionale di esperti del settore.

Deve essere sottolineato che, sebbene questo strumento sia poco pubblicizzato e di conseguenza poco conosciuto, si tratta di un mezzo che ha particolare successo. Questo vuol dire che le aziende salvate attraverso i Workers Buyout sopravvivono, riescono ad essere produttive e quindi a restare sul mercato. I dati ufficiali dicono che dal 2011 al 2019 sono stati effettuati 110 interventi su 79 progetti che a loro volta hanno portato a impiegare 1820 persone. Tra i partner del programma ci sono Invitalia, Ubi Banca, Banca Etica e numerosi investitori.

Occorre ricordare che dal 4 aprile le cooperative create da Workers Buyout possono proporre domande per partecipare al bando per i finanziamenti agevolati per piccole cooperative.

Canone Rai non sarà in bolletta! Ma è davvero così? Cosa c’è di vero?

Dal 2023 non ci sarà più il canone Rai in bolletta e molti sono gli italiani che già esultano all’idea di non dover pagare ad ogni fattura anche la quota del canone Rai. Ma è davvero così o è stato solo un annuncio mediatico, magari per tranquillizzare gli italiani? Vedremo a breve che i giochi ancora non sono conclusi.

Il canone Rai è un onere improprio?

L’Unione Europea nell’approvare il PNRR presentato dall’Italia ha posto delle condizioni, in particolare ha chiesto all’Italia, al fine di contenere la fattura energetica e quindi di sollevare gli italiani da fatture eccessivamente esose, di eliminare tutti gli oneri impropri. Tra gli oneri impropri per la fattura energetica molti ritengono che vi sia il canone Rai. Lo stesso viene caricato ogni bimestre sulla bolletta in misura di 18 euro.

Naturalmente ora con gli aumenti dei costi energetici è diventato ancora più difficile sostenere tali esborsi.

Da quando gli italiani pagano il canone Rai in bolletta?

L’introduzione del canone Rai in bolletta è dovuta a una legge del governo Renzi che ha portato il canone in bolletta dal 2016. L’obiettivo era ridurre in modo notevole l’evasione per questo tributo che aveva livelli a dir poco imbarazzanti. Gli italiani infatti hanno sempre avuto un certo odio per questa tassa non capendone la ratio. In molti contestano la qualità dei prodotti messi in onda.  Altri  contestano il fatto che devono pagare il canone anche se magari non amano i programmi della Rai. In molti osservano che comunque vi è un impatto elevato della pubblicità e quindi il canone non dovrebbe essere corrisposto, infine lamentano un eccesso negli “stipendi” dei professionisti impegnati in Rai. Di fatto chi per un motivo, chi per un altro erano tantissimi quelli che non pagavano.

La soluzione per fare cassa era accorpare il canone in bolletta. L’adozione di questa misura per gli italiani che avevano sempre pagato ha portato un risparmio infatti attualmente gli italiani pagano 90 euro l’anno, mentre prima che ci fosse l’accorpamento nella bolletta energetica il costo era di 115 euro.

Dal 2023 davvero il canone Rai non sarà in bolletta?

In seguito alla richiesta dell’Unione Europea, Maria Laura Paxia, del Gruppo Misto, ha presentato un ordine del giorno alla Camera dei Deputati avente come oggetto proprio “adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai dalla bolletta elettrica”. Il Governo Draghi ha dato seguito a questa richiesta approvando l’ordine del giorno. Deve essere sottolineato che tale ordine del giorno non è vincolante, ecco perché la strada sembra essere tutta in salita.

Sia chiaro, questo è solo il primo passo, infatti ora si rende necessario provvedere ad adottare una normativa che permetta comunque di riscuotere il canone Rai e possibilmente non aumentare la tariffa e allo stesso tempo riscuotere da tutte le famiglie. Di certo non sarà facile in quanto molti proveranno di nuovo a evadere.

Sono tutti d’accordo sull’addio del canone Rai in bolletta?

Proprio per questo anche Viale Mazzini ( sede Rai) esprime perplessità. Alla fine del 2020 purtroppo è stato registrato un calo del fatturato e conti in rosso e al termine dell’anno le perdite erano di oltre 600 milioni di euro. Non va meglio nel primo semestre del 2021 con perdite per oltre 300 milioni di euro. Proprio per questo molti tendono a sottolineare che, considerando che in fattura il canone Rai è ben riconoscibile come voce separata, non deve essere considerato un onere improprio alla stregua di ciò che intende l’Unione Europea e di conseguenza non vi sarebbe necessità di scorporarlo.

Deve essere sottolineato che dallo stesso Governo arrivano posizioni non ben chiare, infatti viene ribadito che l’approvazione dell’ordine del giorno è un atto di indirizzo politico inserito del decreto bollette e di conseguenza si dovrà provvedere a interpretare tale atto di indirizzo politico e capire se adeguarsi o meno. Insomma il Governo sembra essere piuttosto scettico, o almeno titubante. I prossimi mesi saranno decisivi e potremo capire quale indirizzo prenderà il Governo per risolvere questa problematica davvero spinosa e che potrebbe anche creare non pochi problemi alla maggioranza.

Ricordiamo che molti italiani possono godere dell’esenzione dal canone Rai. Per saperne di più, leggi l’articolo Esenzione canone Rai 2022: a chi spetta e quali moduli usare.