Anticipo TFS o TFR e 730: la guida completa

I lavoratori al termine del rapporto di lavoro hanno diritto al Trattamento di Fine Rapporto o al Trattamento di Fine Servizio. E possono richiederne un anticipo visto che non sempre gli emolumenti come il TFS o il TFR maturato, vengono erogati perfettamente al termine del rapporto di lavoro. Per esempio se si tratta di chi va in pensione, l’anticipo è assai lieto visto che potrebbero servire soldi per i progetti più disparati.

E l’anticipo spesso viene richiesto ad una banca, che si sostituisce di fatto a quello che dovrebbe erogare il datore di lavoro. Un anticipo sotto forma di finanziamento quindi, con una garanzia che è lo stesso TFR o TFS spettante. La domanda che molti si pongono è se ci sono vantaggi fiscali. Qualcuno sostiene che ci siano vantaggi fiscali non indifferenti nel richiedere questo genere di emolumento anticipato. Ma è vero o è una falsa speranza? Vediamo la guida approfondita alla materia, alla luce delle tante novità introdotte.

Le detrazioni nella dichiarazione dei redditi, come funziona l’anticipo del TFR o del TFS nel modello 730

Sono i dipendenti statali e del pubblico impiego quelli a cui le normative vigenti offrono la possibilità di anticipare il TFR o il TFS. Lo ha previsto una legge del 2019. Si può chiedere una parte del TFS o TFR maturato o anche l’intero trattamento. Il dipendente pubblico ha diritto a ricevere la cosiddetta buonuscita alla fine del rapporto di lavoro. Ciò che viene accantonato mese per mese durante gli anni di servizio, può essere riscosso dopo essere andati in pensione.

Dal momento che per gli statali i tempi di attesa sono piuttosto lunghi per ricevere la liquidazione, ecco che le normative hanno concesso la possibilità di richiedere un anticipo. Anche perché in alcuni casi i tempi di attesa sono biblici. Infatti per chi va in pensione con la quiescenza di vecchiaia, si tratta di 16 mesi di attesa dalla data di uscita dal lavoro. Se invece si esce per collocamento a riposo d’ufficio o per chiusura del rapporto di lavoro per scadenza, si aspettano 15 mesi. Peggio ancora se si lascia il lavoro per dimissioni volontarie o per pensioni diverse da quelle di vecchiaia, cioè con i pensionamenti anticipati. In questo caso l’attesa supera i 2 anni. Sono infatti 27 mesi per chi esce con 41 anni e 10 mesi di contributi.

La banca, il finanziamento, gli interessi e le dichiarazioni dei redditi

Richiedere un finanziamento o un prestito in banca per l’anticipo del TFR o del TFS è una opzione che per quanto detto prima, può tornare piuttosto utile ai più. Proprio alla luce dei lunghissimi tempi di attesa.

È stato il decreto legge n° 4 del 2019, precisamente l’articolo 26 comma 7 che ha introdotto la possibilità di chiedere l’anticipo del versamento del TFR o del TFS tramite prestito bancario. Ed essendo un finanziamento bancario, inevitabile che ci siano interessi da pagare.

Le somme erogate come anticipo del TFS e del TFR non vanno inserite in dichiarazione dei redditi, che sia il modello 730 o il modello Redditi PF poco importa. Infatti gli emolumenti anticipati di Trattamento di Fine Servizio o di Fine Rapporto, non sono assoggettati alle imposte sui redditi non concorrendo alla formazione della base imponibile. Ma nemmeno gli interessi pagati sul prestito vanno inseriti. Infatti non è previsto niente a livello di detrazione fiscale per gli interessi pagati sull’anticipo. Nonostante ciò che si diceva, niente possibilità di scaricare una parte degli interessi dal reddito.

Controllo modello 730, le novità del 2022

Cambiano anche i controlli del modello 730 precompilato, per via della modifica dell’Irpef. La profonda riforma fiscale non poteva non influire anche sul 730 e nello specifico sui controlli del 730.
Con il nuovo modello 730 precompilato, nuovi controlli fiscali quindi. Soprattutto quelli previsti per la modifica delle spese detraibili.

Modificare le spese detraibili nel modello 730 2022, cosa accade?

I controlli sul modello 730 precompilato cambiano radicalmente. E sono meno rigidi e profondi rispetto al passato. Cambia molto anche nel momento in cui il contribuente interessato va a modificare le spese detraibili che il Fisco mette già nella precompilata.
Le correzioni sono annesse adesso. O meglio, correggere un dato è possibile senza che necessariamente scatti il controllo di tutti i dati della dichiarazione dei redditi. Il Fisco potrà approfondire il controllo documentale, che resta assai probabile se il contribuente modifica la precompilata. Ma potrà chiedere le pezze giustificative solo sul dato modificato e non su tutti i dati della dichiarazione. In passato invece il controllo era destinato a tutto il 730 precompilato.

Cosa ha cambiato il decreto Fiscale

Le novità della nuova dichiarazione dei redditi precompilata 2022, quella riferita al 2021, nasce con il Decreto fiscale 2022. Parliamo del classico collegato alla Legge di Bilancio. L’intervento del contribuente, in rettifica dei dati sugli oneri detraibili e deducibili forniti all’Agenzia delle Entrate e pre inseriti  nella precompilata, porta al controllo formale e documentale ma solo su quei dati corretti e non su quelli accettati dal contribuente.
Una informazione utile questa, dal momento che stiamo per entrare nel vivo della nuova stagione reddituale. E i contribuenti sono alla ricerca di comprendere le novità introdotte dalla riforma del Fisco.

Nuovo 730, le date utili

Se il decreto Fiscale ha introdotto novità in materia di Irpef e detrazioni, il decreto Sostegni ter ha già prodotto una importante proroga della nuova stagione del 730. Inizialmente doveva essere il 30 aprile la data a partire dalla quale il Fisco avrebbe dovuto mettere a disposizione dei contribuenti, i relativi modelli precompilati. Modificare il modello 730 quest’anno potrà essere fatto solo dal 23 maggio. Sarà proprio quella la data in cui l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti, il modello precompilato.

Esoneri controlli formali e altre novità

Come al solito, se le modifiche relative alla versione precompilata del modello 730 del 2022 producono un cambiamento del reddito imponibile o dell’imposta dovuta, il controllo formale scatta in automatico.
La novità riguarda una nutrita fetta di contribuenti. La versione precompilata è utilizzata da molti di loro. Infatti nel 2020 sono stati poco meno di 4 milioni i contribuenti che hanno usato la versione precompilata del modello 730. E un contribuente su 5 tra quelli che si sono affidati al 730 precompilato, hanno optato per l’invio senza correzioni, che mette al riparo da controlli.
Infatti, accettare la dichiarazione precompilata senza effettuare modifiche, direttamente dal cassetto fiscale o anche tramite Caf o tramite intermediario abilitato all’assistenza fiscale, l’Agenzia delle Entrate non esegue alcun controllo formale.
Quando il contribuente modifica il 730 in maniera tale da incidere sulla determinazione del reddito imponibile o dell’imposta da versare, non di può non imbattersi nel controllo formale.

Spese mediche e 730: la guida alle detrazioni possibili

Stiamo entrando in pieno della stagione reddituale 2022. Si dovranno dichiarare i redditi del 2021. Infatti l’anno di imposta che sarà oggetto delle dichiarazioni dei redditi 2022 è proprio il 2021. Se da un lato occorre indicare i redditi prodotti nel 2021, dall’altro occorrerà riportare le detrazioni relative sempre all’anno di imposta 2021. I redditi sono la voce passiva della dichiarazione, perché segnano la base imponibile su cui si calcola l’imposta. Quest’ultima poi è scontata dalle detrazioni, tra cui come dicevamo, quelle sanitarie.

I contribuenti possono portare in detrazione dall’imposta dovuta il 19% delle spese sanitarie che sono state sostenute nel corso dell’anno 2021. Ma quali sono queste spese che è possibile portare in detrazione dalle tasse?

Spese mediche da portare in detrazione dai redditi con il modello 730/2022

Come per lo scorso anno, anche nel 2022 per poter essere scaricate molte delle spese sostenute nel 2021, occorre che il pagamento relativo sia stato effettuato con strumenti tracciabili. La stragrande maggioranza degli oneri detraibili, che danno diritto al 19% di sconto Irpef, non deve essere stato pagato in contanti. Per le spese sanitarie invece no. Infatti per molte di esse è ancora possibile utilizzare il contante.

Entrano nel novero delle spese sanitarie detraibili, tutte le spese mediche di qualunque tipo, da quelle specialistiche a quelle chirurgiche, dalle analisi di laboratorio agli scontrini della farmacia per l’acquisto di farmaci da banco. La somma di tutte queste spese, per la parte eccedente la franchigia di 129,11 euro, possono dare diritto ad un ristoro del 19%. Un credito di imposta che serve appunto per ridurre l’Irpef dovuta.

Per i disabili un discorso a parte, senza franchigia

Per le spese sanitarie quindi, vige la franchigia di 129,11 euro. Non è così per le spese sanitarie relative all’acquisto di prodotti e strumenti destinati a persone con problemi di handicap. Parliamo di strumenti informatici, dispositivi medici, mezzi di locomozione o di superamento delle barriere architettoniche. Non c’è franchigia per questo genere di spese.

Van ricordato che per spese che cumulate arrivano oltre i 15.493,71 euro, può essere utilizzata la ripartizione. Infatti è ammessa la ripartizione in 4 quote annuali di pari importo. Per esempio, se tra ausili per disabili e visite specialistiche si superano i 20.000 euro, si può utilizzare la detrazione del 19% su 5.000 euro per 4 dichiarazioni dei redditi consecutive.

Naturalmente le spese sostenute per essere detratte devono essere accuratamente documentate. Per quelle che devono essere pagate con strumenti tracciabili, vanno bene le ricevute dei Pos, la ricevuta del bonifico e così via. Per quelle che possono essere pagate per contanti, basta lo scontrino, purché sia parlante, cioè purché riporti sopra il codice fiscale del dichiarante o di un suo familiare a carico.

L’elenco delle spese sanitarie da scaricare

Ecco una rapida sintesi di tutte le spese mediche che è possibile scaricare dal reddito:

  • Spese per interventi chirurgici;
  • Analisi di laboratorio;
  • Indagini radioscopiche;
  • Analisi di ricerca;
  • Prestazioni rese da un medico generico (certificati medici per usi sportivi, certificati medici per il conseguimento della patente,  certificati  a seguito di malattia o infortuni)
  • Acquisto di medicinali ;
  • Pagamento del ticket sanitario;
  • Acquisto dispositivi medici;
  • Prestazioni specialistiche;
  • Prestazioni oculistiche;
  • Cure e prestazioni odontoiatriche;
  • Spese a seguito di ricoveri e degenze;
  • Rette di degenza;
  • Spese di cura generiche;
  • Spese per il trapianto di organi;
  • Cure termali senza considerare quelle di viaggio o di soggiorno in albergo;
  • Acquisto di protesi sanitarie.
  • Noleggio di protesi sanitarie;
  • Acquisto di attrezzature sanitarie;
  • Noleggio di attrezzature sanitarie;
  • Spese per assistenza infermieristica;
  • Spese per assistenza riabilitativa;
  • Costi relativi a patologie esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria pubblica.

Spese da ripartire, soprattutto se si acquistano veicoli per disabili

Un capitolo a parte si deve utilizzare per le spese relative all’acquisto di veicoli da destinare ai disabili. In questo caso, anche se il disabile è a carico del dichiarante. Parliamo delle spese per l’acquisto  di:

  • Motoveicoli e autoveicoli destinati specificatamente all’utilizzo dei disabili;
  • Autoveicoli e motoveicoli anche se prodotti in serie e adattati in funzione delle limitazioni permanenti alle capacità motorie dei disabili;
  • Autoveicoli non adattati per il trasporto dei non vedenti, sordi, soggetti con handicap psichico o mentale e di chi è titolare dell’assegno di accompagnamento.
  • Veicoli destinati a soggetti affetti da amputazioni plurime.

Le detrazioni per adattamenti o acquisto di veicoli per disabili

Rientrano nella detrazione al 19% anche le spese per gli adattamenti dei veicoli, all’utilizzo del disabile o al suo trasporto. Parliamo di:

  • Pedane sollevatrici meccaniche;
  • Scivoli a scomparsa a trazione meccanica;
  • Pedane  sollevatrici elettriche;
  • Scivoli a scomparsa a trazione elettrica;
  • Scivoli a scomparsa con sistema idraulico;
  • Pedane sollevatrici idrauliche;
  • Braccio sollevatore meccanico, elettrica o idraulica;
  • Paranco ad azione meccanica;
  • Braccio sollevatore idraulico;
  • Braccio sollevatore elettrico;
  • Paranco ad azione idraulica;
  • Paranco ad azione elettrica;
  • Sedili scorrevoli
  • Sedili girevoli;
  • Struttura di ancoraggio per sedie a rotelle;
  • Cinture di sicurezza per le carrozzine;
  • Sportello scorrevole.

Va ricordato che le spese detraibili riguardano determinato portatori di handicap. Sono considerati tali

  • Gli invalidi che hanno ottenuto il riconoscimento dalla Commissione medica per le Invalidità Civili delle ASL, come beneficiari della legge 104;
  • Gli invalidi riconosciuti tali da altre commissioni mediche diverse da quella per le Invalidità Civili delle ASL;
  • I grandi invalidi;
  • Gli invalidi di guerra.

Modello 730/2022, modifiche possibili senza controllo del fisco

Si avvicina sempre di più il via alla presentazione del nuovo modello 730 del 2022. Inizia la stagione dei redditi quindi, con le dichiarazioni che riguardano l’anno di imposta 2021.

Alcune novità sono davvero importanti, e riguardano i controlli a cui si è assoggettati modificando la versione precompilata del modello di dichiarazione reddituale. Parliamo dei controlli del Fisco naturalmente. La novità è che diventa meno pesante la mano del Fisco anche per chi corregge il modello 730.

730 precompilati, quando scattano i controlli

È stato il decreto Fiscale, il collegato alla legge di Bilancio del 2022 a determinare un cambiamento che può essere decisivo per molti contribuenti italiani. Fino allo scorso anno infatti, le regole sui controlli preventivi del Fisco, cioè sui controlli documentali a seguito di modifiche del 730 precompilato, scattavano non appena il contribuente metteva mano alla dichiarazione producendo un cambiamento dell’imposta o del reddito. Invece per dichiarazioni precompilate mandate all’Agenzia delle Entrate senza ritocchi, cioè con conferma in pieno di tutti i dati inseriti nella dichiarazione già dal Fisco, i controlli non scattavano in nessun caso.

Il controllo riguardava l’intera dichiarazione e non soltanto il dato precompilato corretto dal contribuente. Per esempio, se il contribuente correggeva le spese sanitarie inserendo una cifra maggiore e quindi incidendo sull’imposta dovuta, fino al 2021 il Fisco poteva avviare i controlli documentali sull’intera dichiarazione dei redditi. Quindi, anche sui dati non corretti dal contribuente rispetto all’Agenzia delle Entrate, il contribuente finito sotto osservazione poteva essere chiamato a documentare tutti i dati della sua dichiarazione.

La nuova disciplina del decreto Fiscale

Per il modello 730 precompilato il decreto fiscale ha corretto la disciplina dei controlli sulla dichiarazione dei redditi. Cambiano i controlli documentali, perché da adesso anche per le dichiarazioni precompilate corrette dal contribuente, i controlli potrebbero fare riferimento esclusivamente ai dati corretti e non a quelli che sono rimasti inviolati.

In altri termini, il contribuente sarà chiamato a documentare solo ed esclusivamente i dati corretti mentre per quelli che il Fisco ha inserito nella precompilata e che il contribuente non ha corretto, saranno considerati per buoni.

Adesso, senza effettuare modifiche al 730, nessun controllo scatterà come prima. Se invece le modifiche apportano cambiamenti sulla determinazione del reddito o dell’imposta, i controlli scatteranno solo ed esclusivamente sugli oneri modificati. Per esempio, le spese sanitarie modificate dell’esempio precedente potrebbe andare a causare la necessità di produrre la documentazione attestante la correzione in capo al contribuente.

Cosa dice di nuovo l’Agenzia delle Entrate nelle sue istruzioni di compilazione del 730/2022

Va sempre sottolineato comunque che i controlli del Fisco possono scattare anche nel caso in cui ci siano sospetti sulle certificazioni uniche comunicate dai sostituti di imposta. In questo caso non centra nulla il fatto che la dichiarazione dei redditi venga corretta o meno da parte del contribuente.

Naturalmente nulla varia se le correzioni del contribuente non incidono sui redditi, sugli oneri o sull’imposta. Se il 730 precompilato è presentato direttamente dal contribuente eventuali controlli saranno a suo completo carico. In capo al contribuente tutti gli oneri,  compreso quello di documentazione da fornire agli organi accertatori del Fisco.

730 tramite Caf, commercialista o sostotuto di imposta, cosa cambia?

Utilizzando il canale dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF) o dei professionisti abilitati (commercialisti, consulenti del lavoro e così via), tutto cambia. I controlli in questi casi scattano sempre, ma nei confronti di chi presta assistenza. Anche sugli oneri infatti, la responsabilità di rispondere ai controlli è in campo al professionista. Come noto infatti, il professionista è obbligato, ad apporre il visto di conformità sulla documentazione fornita dal loro assistito e contribuente.

Sul contribuente però, continua a gravare l’onere di fornire, dietro espressa richiesta delle Entrate, la documentazione utile alla verifica della sussistenza dei requisiti soggettivi per fruire eventualmente, di alcune agevolazioni.

Le modifiche relative ai controlli prima citate, si applicano pure se il modello 730 è presentato per il tramite del proprio sostituto di imposta, cioè tramite il proprio datore di lavoro. Nessuna modifica sui controlli preventivi da parte del Fisco nel caso in cui da una dichiarazione dei redditi emerga un rimborso superiore a 4.000 euro.

Agenzia delle Entrate chiede soldi, ma c’è un errore di fondo nelle lettere

Una vicenda paradossale è quella che si materializzerà in questi giorni con le nuove lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti. Sono le lettere di compliance, quelle lettere del fisco amico che servono per spingere anche i contribuenti ad essere collaborativi.
Quindi, niente cartelle o accertamenti ma lettere con cui si chiede ai contribuenti di pagare “volontariamente”.
Gli interessati saranno, come si legge sul quotidiano “Italia Oggi”, i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi 2021 entro lo scorso 30 novembre, nonostante fossero nell’obbligo di presentarle.
Solo che c’è una anomalia in queste lettere. Il Fisco esagera con le richieste, questa l’anomalia.

Cosa sono le lettere dell’Agenzia delle Entrate

Stanno per arrivare le lettere di compliance ai contribuenti che non hanno adempiuto all’obbligo di presentazione  della dichiarazione dei redditi 2021 in scadenza il 30 novembre 2021. Nessuna differenza tra chi doveva presentare il modello 730/2021 o chi era tenuto ad utilizzare il modello Redditi PF/2021.
Le lettere sono quelle che il Fisco manda per chiedere al contribuente interessato la regolarizzazione della sua posizione, per il tramite di una dichiarazione tardiva.
Come lo stesso Fisco spiega sul portale ufficiale, si tratta di comunicazioni che la stessa Agenzia delle Entrate invia ad alcuni contribuenti.

Dalle lettere di compliance alle richieste di pagamento

Nelle comunicazioni sono riportate le anomalie rinvenute nelle loro dichiarazioni dei redditi, e nel caso specifico di adesso,sono le omissioni ad essere oggetto delle lettere. Con queste lettere, il contribuente viene avvertito dell’anomali ed invitato a risolvere, prima che l’Agenzia delle Entrate arrivi a notificare un avviso di accertamento vero e proprio. Si tratta di una specie di invito ad usare il cosiddetto ravvedimento operoso.
Ciò che finisce con l’essere contestato è il fatto che le Entrate pretendono, oltre ai legittimi e canonici pagamenti delle sanzioni per la ritardata trasmissione delle dichiarazioni dei redditi, anche il versamento delle imposte.
Solo che la normativa applicata non prevede in capo al contribuente, l’obbligo di versare, in questa sede, anche le imposte.

Vanno versate solo le sanzioni per ritardata presentazione del modello

Sono le normative vigenti che vincolano a questa prassi. Il Fisco invia al contribuente le lettere di compliance chiedendo al contribuente di provvedere a inviare la dichiarazione pagando solo le sanzioni per ritardata presentazione della dichiarazione reddituale.
Per il 2022 i contribuenti potranno chiudere la partita con l’omessa dichiarazione, presentandola entro la fine del mese di febbraio 2022. E senza pagare subito l’imposta fuoriuscita dalla dichiarazione dei redditi.
Ciò che diciamo si applica evidentemente, alle dichiarazioni tardive, ma pure alle integrative.
Vengono pertanto considerate buone le dichiarazioni presentate entro novanta giorni dalla scadenza del termine ultimo per la presentazione. E si tengono ben distinte le due cose. Presentazione tardiva e pagamento delle imposte non devono essere per forza di cose unite ed effettuate a seguito dell’invio di queste lettere di compliance.
In pratica, tutti i contribuenti che riceveranno questa comunicazione, potranno regolarizzarsi, presentando la dichiarazione e pagando, al momento, solo le sanzioni. Una specie di promemoria quindi, come dovrebbero essere queste lettere di compliance che non sono atti impositivi di pagamento.

Colf e badanti: rivalutazione, accantonamento, anticipo Tfr e deducibilità fiscale contributi

Alla fine di ogni anno, per i lavoratori domestici è necessario calcolare la quota del Trattamento di fine rapporto (Tfr). Inoltre, colf e badanti possono richiedere un anticipo del trattamento di fine rapporto non più di una volta all’anno. Infine, le famiglie datrici di lavoro possono dedurre nella dichiarazione dei redditi circa 1550 euro all’anno di tutti i contributi versati a favore dei lavoratori domestici.

Colf e badanti, come si calcolano le quote di accantonamento del Trattamento di fine rapporto?

Alla fine di ogni anno in cui il lavoratore domestico ha prestato lavoro, è necessario procedere con la quota del trattamento di fine rapporto. Per il calcolo è necessario considerare la somma di tutto ciò che è stato corrisposto durante l’anno a favore di colf e badanti e dividerla per 13,5. Nel numeratore devono essere incluse le indennità di alloggio e di vitto se il lavoratore è convivente, e la tredicesima mensilità.

Come si rivaluta il Tfr di colf e badanti?

Le varie quote del trattamento di fine rapporto accantonate alla fine dell’anno precedente necessitano di essere rivalutate. Per la rivalutazione è necessario utilizzare due coefficienti:

  • il primo è quello annuale fisso ed è pari all’1,5%;
  • segue il coefficiente variabile corrispondente al 75% dell’aumento del costo della vita (inflazione) calcolato dall’Istat.

Pertanto, la quota di accantonamento del trattamento di fine rapporto della fine dell’anno in corso sommata agli accantonamenti degli anni precedenti (rivalutate con i due coefficienti), determinano il Tfr del lavoratore domestico che dovrà essere corrisposto al termine del rapporto di lavoro.

Qual è il Trattamento di fine rapporto spettante a colf e badanti al termine del contratto di lavoro?

Il Trattamento di fine rapporto che dovrà essere pagato a colf e badanti nel momento in cui termina il contratto di lavoro deriva dalla somma di quanto accantonato nell’ultimo anno di servizio con l’accantonamento totale degli anni precedenti. Il tutto deve essere rivalutato con i due coefficienti fino all’ultimo mese di servizio.

Possono colf e badanti chiedere degli anticipi sul Trattamento di fine rapporto?

Colf e badanti possono chiedere degli anticipi del trattamento di fine rapporto rispettando determinati vincoli. In primo luogo l’anticipo del Tfr si può chiedere al massimo una volta all’anno. Il limite di anticipo del Trattamento di fine servizio è pari al 70% delle quote maturate. Datore di lavoro e lavoratore domestico possono, in ogni modo, mettersi d’accordo per il pagamento di tutto il trattamento di fine rapporto maturato.

Lavoratori domestici, come possono richiedere l’anticipo del Tfr?

La richiesta di anticipo del Trattamento di fine rapporto deve essere presentata dal lavoratore domestico in forma scritta. La famiglia datrice di lavoro può rilasciare la ricevuta nel momento in cui corrisponda l’anticipo del Tfr. Nella ricevuta devono essere riportati gli elementi del calcolo delle quote del Trattamento di fine rapporto. In ogni modo, il datore di lavoro non è obbligato a consegnare la ricevuta.

Colf e badanti: il datore di lavoro può dedurre nel modello dei redditi fino a 1.549.37 euro per ciascun anno

È importante sottolineare che il totale dei contributi previdenziali obbligatori versati all’Inps a favore di colf e badanti possono essere dedotti in sede di dichiarazione dei redditi, sia nel modello Redditi che nel 730. Il limite di deducibilità nel 730 è pari a 1.549.37 euro per ciascun anno. La determinazione dei contributi che si possono dedurre segue le regole del pagamento per cassa.

Come calcolare la deducibilità dei contributi di colf e badanti?

Pertanto, per il calcolo dei contributi deducibile occorre prendere in considerazione tutti i contributi versati nell’anno solare entro le date:

  • il 10 gennaio (per i contributi del quarto trimestre dell’anno precedente);
  • 10 aprile (contributi del primo trimestre dell’anno);
  • il 10 luglio (contributi del secondo trimestre);
  • 10 ottobre (contributi del terzo trimestre).

Infine, per le spese che vengono sostenute per assistere a persone non autosufficienti si può procedere con la detrazione dell’imposta alla percentuale del 19% fino al limite di 2100 euro.

Le differenze tra 730 e modello Redditi e come fare la scelta giusta

Le persone fisiche in Italia, per la dichiarazione dei redditi, in base alle propria situazione reddituale e lavorativa, possono scegliere tra due modelli. Ovverosia, il modello di dichiarazione 730, oppure il modello Redditi.

Ma quando si deve presentare la dichiarazione con il 730, e quando invece con il modello Redditi? Facciamo allora chiarezza al riguardo prima indicando le differenze tra il 730 ed il modello Redditi, e poi vedendo come fare sempre la scelta giusta.

Quali sono le differenze tra il 730 ed il modello Redditi e come fare la scelta giusta?

Le differenze tra il 730 ed il modello Redditi sono strettamente legate a chi può presentare il modello e chi no. Per semplificare al massimo, il modello 730 è riservato alla presentazione della dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Mentre il modello Redditi Persone Fisiche (PF) è in prevalenza riservato ai contribuenti che esercitano attività di lavoro autonomo.

Per fare la scelta giusta tra il 730 ed il modello Redditi basta rivolgersi al proprio commercialista di fiducia. Pur tuttavia, dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, accedendo alla precompilata tramite le credenziali, fare la scelta giusta tra il 730 e il modello Redditi PF è semplice in quanto c’è una apposita procedura guidata.

Chi deve presentare il modello di dichiarazione dei redditi 730

Nel dettaglio, la presentazione del modello di dichiarazione dei redditi 730 spetta ai pensionati ed ai lavoratori dipendenti, inclusi pure, sotto determinate condizioni, quelli operanti all’estero. Se non c’è esonero, inoltre, il 730 deve essere presentato pure dalle persone che sono impegnate in lavori socialmente utili, dai soci di cooperative, e dalle persone che percepiscono indennità sostitutive di reddito di lavoro dipendente.

Nonché da parte dei lavoratori con il contratto di lavoro a tempo determinato per un periodo inferiore all’anno. Il 730, inoltre, è il modello di dichiarazione dei redditi che sono chiamati ad utilizzare pure i sacerdoti della Chiesa cattolica e tutti coloro che sono titolari in Italia di cariche pubbliche elettive. Inclusi anche i parlamentari nazionali ed i giudici costituzionali.

Chi deve presentare il modello di dichiarazione Redditi Persone Fisiche

La presentazione del modello di dichiarazione Redditi Persone Fisiche, invece, spetta per i redditi derivanti da attività di impresa, da lavoro autonomo per il quale è richiesta la partita IVA, ed anche per dichiarare tutti quei redditi diversi che non rientrano fra quelli dichiarabili con il modello 730. Il modello Redditi PF, inoltre, si utilizza, tra l’altro, pure per dichiarare plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni.

Così come contribuenti che dichiarano i redditi con il modello 730 possono essere chiamati, in ogni caso, a presentare il Redditi PF relativamente ad alcuni quadri del modello. Come per esempio il quadro RW riguardante ‘Investimenti e attività finanziarie all’estero, monitoraggio – IVIE/IVAFE‘.

Per la presentazione dei due modelli di dichiarazione dei redditi, con la precompilata, servono le credenziali dell’Agenzia delle Entrate che, pur tuttavia, saranno dismesse alla mezzanotte del 30 settembre del 2021. Mentre dall’1 ottobre del 2021 l’accesso ai servizi telematici del Fico sarà sempre possibile muniti di CIE (Carta di Identità Elettronica), di Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) e/o di Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Spese detraibili: se il figlio paga la visita medica alla madre, lei può detrarla dal 730?

Cosa avviene ai fini fiscali e della dichiarazione dei redditi con il 730 se un figlio paga la visita della madre? Il quesito si pone allorché la madre ha una propria abitazione e un proprio reddito e debba fare una visita specialistica in una struttura privata non convenzionata con il Sistema sanitario nazionale. E il figlio voglia pagare con mezzi tracciabili, ovvero il bancomat, la fattura intestata alla madre. Quest’ultima potrà detrarre nel suo 730 la spesa per la visita?

Può la madre utilizzare la detrazione per le spese sanitarie pagate dal figlio?

La risposta è positiva ed è garantita anche dall’interpello numero 484 del 2020 al quale ha dato risposta l’Agenzia delle entrate. La madre è legittimata a utilizzare la detrazione della spesa sanitaria specialistica anche quando sia stato il figlio a pagarla. Il pagamento deve intendersi in via anticipata e provvisoria da parte del figlio con mezzi tracciabili. Proprio nell’interpello dell’Agenzia delle entrate si afferma un importante principio in merito. Ovvero che l’onere fiscale possa essere considerato sostenuto dal contribuente al quale sia intestato il documento di spesa. E non rilevandosi, a questo proposito, l’esecutore materiale del pagamento. Quest’ultimo aspetto attiene ai rapporti interni tra le parti.

Detrazione fiscale del 19% nel 730 di dichiarazione dei redditi

Il caso sottoposto al parere dell’Agenzia delle entrate riguarda proprio la richiesta di chiarimento su una prestazione medica effettuata nel 2020 presso una struttura sanitaria privata, non convenzionata con il SSN. Il pagamento della prestazione è stato effettuato tramite carta bancomat del figlio. Nel rapporto tra le parti, l’istante ha rimborsato successivamente, in contanti, il figlio della spesa anticipata. L’istante chiede se, per il pagamento della prestazione sanitaria, possa beneficiare della detrazione fiscale del 19% della spesa risultante in fattura e intestata all’istante stesso anche se pagata con il bancomat intestato al figlio.

Pagamenti tracciabili e mancanza di bancomat o carta di credito

Il caso in esame è frequente negli anziani che non sono obbligati ad avere un bancomat, una carta di credito o un pagamento tracciabile. Questa circostanza impedirebbe loro di poter beneficiare delle detrazioni previste dalla legge a meno che non riescano a dimostrare che le spese siano state sostenute mediante l’utilizzo di un metodo di pagamento tracciabile intestato a una persona diversa dall’intestatario del documento fiscale alla quale spetterebbe la detrazione.

Tracciabilità delle spese con detrazione di imposta del 19%

Nel parere espresso dall’Agenzia delle entrate sul caso, si fa riferimento al comma 679 dell’articolo 1, della legge del 27 dicembre 2019 con decorrenza dal 1° gennaio 2020 (legge di Bilancio 2020). Nell’articolo si precisa che “ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, la detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19% spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento previsti dall’articolo 23 del decreto legislativo numero 241 del 9 luglio 1997”. Per altri sistemi di pagamento, la norma intende quelli che garantiscono la tracciabilità e l’identificazione del suo autore. Il fine è quello di permettere i dovuti controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Le spese sanitarie che si possono portare in detrazione del 19%

È importante sottolineare che tale disposizione, tuttavia, non si applica alle spese sostenute per l’acquisto dei medicinali e dei dispositivi medici. E nemmeno alle prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da quelle private ma accreditate al Servizio sanitario nazionale.

Prova del pagamento tracciabile: quali sono i mezzi ritenuti idonei?

È altresì necessario assicurare la corrispondenza tra la spesa detraibile per il contribuente e il pagamento fatto da un altro soggetto. Ai fini, dunque, della dichiarazione dei redditi, è necessario produrre i documenti al Caf, al professionista abilitato, e l’opportuna conservazione per la produzione all’Amministrazione finanziaria. Il contribuente deve dimostrare l’utilizzo del mezzo di pagamento tracciabile mediante prova cartacea del pagamento o della transazione. A tal fine vanno bene:

  • la ricevuta del bancomat;
  • l’estratto conto;
  • una copia bollettino postale o Mav;
  • la copia bollettino pagamento con PagoPa.

Mancanza di mezzi tracciabili: l’annotazione sulla fattura o ricevuta fiscale

Se i documenti indicati dovessero mancare, la dimostrazione del pagamento tracciabile può avvenire mediante annotazione in fattura, nella ricevuta fiscale o nel documento commerciale. L’annotazione deve essere fatta dal percettore delle somme che cede il bene o presta il servizio.

Parere favorevole dell’Agenzia delle entrate al pagamento spese detraibili da parte di altri soggetti

Da tutte le considerazioni sulle nuove disposizioni previste dalla legge di Bilancio 2020, l’Agenzia delle entrate fornisce dunque parere favorevole al fatto che il contribuente possa utilizzare il bancomat del figlio per pagare le spese detraibili a lui riferite. Sussiste l’obbligo della tracciabilità, senza perdere il beneficio della detrazione, purché tale onere sia effettivamente sostenuto dall’intestatario il documento di spesa.

Debito 730 senza sostituto d’imposta, come si procede al pagamento rateizzato?

Quando, nel presentare la dichiarazione dei redditi, il debito Irpef da pagare è troppo alto, rispetto alle disponibilità correnti del contribuente, il Fisco permette il pagamento a rate. E questo vale pure per tutti quei contribuenti che, nel presentare il modello di dichiarazione del redditi 730, sono sia senza partita Iva, sia senza sostituto d’imposta. Ma detto questo, per il debito del 730 senza il sostituto di imposta, come si procede al pagamento rateizzato?

Ecco come si procede al pagamento rateizzato per il debito 730 senza il sostituto di imposta

Al riguardo c’è da dire, prima di tutto, che i contribuenti senza il sostituto di imposta che presentano il 730, e che devono pagare il debito IRPEF, possono avvantaggiarsi di un pagamento dilazionato in ben sei rate.

Nel dettaglio, si può saldare il debito IRPEF in 6 rate di pari importo, con l’applicazione degli interessi, come segue: la prima rata entro il 30 giugno 2021, la seconda rata entro il 20 agosto, la terza rata entro il 31 agosto del 2021, la quarta rata entro il 30 settembre, la quinta rata entro il 2 novembre del 2021, e la sesta ed ultima rata entro il 30 novembre.

Oppure, con la maggiorazione a monte dello 0,40% dell’importo da rateizzare, il debito 730 senza il sostituto di imposta si può pagare a rate a partire dal mese di luglio del 2021 come segue: la prima rata entro il 30 luglio, la seconda rata entro il 20 agosto, la terza rata entro il 31 agosto, la quarta rata entro il 30 settembre, la quinta rata entro il 2 novembre del 2021 e la sesta ed ultima rata entro il 30 novembre del 2021.

Come pagare a rate il debito 730 2021 senza il sostituto di imposta

Per pagare a rate il debito del 730 2021 senza il sostituto di imposta, chi trasmette al Fisco il modello precompilato può effettuare tutto online accedendo alla propria area riservata del sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

In alternativa, il contribuente può avvalersi della consulenza, del supporto e dell’assistenza di un CAF, o di un intermediario abilitato, sia per la trasmissione al Fisco del modello di dichiarazione dei redditi 730 del 2021, sia per il pagamento del debito IRPEF a rate.

Calcolo del debito F24 a rate, sul sito Internet delle Entrate c’è l’applicativo

Per tutti coloro che decidono di pagare le tasse a rate, anche se non si tratta di contribuenti 730 senza il sostituto di imposta, l’Agenzia delle Entrate sul proprio sito Internet, senza obbligo i registrazione e di accesso tramite le credenziali, mette a disposizione dei contribuenti la procedura guidata relativa proprio alla determinazione dei versamenti rateali con il modello F24. In questo modo si possono calcolare non solo gli importi delle rate e dei relativi interessi, ma si possono pure stampare i modelli F24 per andare poi a versare le tasse entro le scadenze previste.

Per sfruttare al massimo la rateazione, chi ha un debito Irpef che è elevato, ritenendo di essere poi in difficoltà nel dover pagare in un’unica soluzione, è chiaramente necessario, rispetto alle scadenze previste, anticipare il più possibile la tempistica di trasmissione al Fisco della propria dichiarazione dei redditi.

Disponibile online in modello 730 editabile

Un altro passo nella direzione del completamento delle procedure legate al modello 730. Nei giorni scorsi è stata infatti resa disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate la versione editabile del modello 730 per il 2016.

Per visualizzare e predisporre il modello 730 editabile è necessario avere un programma per la lettura e la stampa di documenti in pdf. L’Agenzia delle Entrate ricorda inoltre che sulla compilazione del modello 730 editabile non vi è alcun tipo di controllo sui dati e sulle informazioni che vengono riportate.

Insieme al modello 730, le Entrate hanno reso disponibile per essere editato anche il modello 730-1, ossi la scheda per la scelta della destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef.

Il modello 730 editabile ha le stesse e scadenze di quello precompilato e di quello ordinario e va presentato entro il 7 luglio. Il modello 730 editabile, una volta stampato e sottoscritto, può essere presentato a un Caf o a un professionista, unitamente alla documentazione di supporto, oppure al sostituto d’imposta che presta l’assistenza fiscale, senza aggiungere documentazione.