Controlli Agenzia delle entrate, arriva la notifica. Cosa fare?

L’Agenzia delle entrate sta inviando ad alcuni contribuenti avvisi tramite Pec o Sms su anomalie, le stesse possono essere consultate le proprio cassetto fiscale, ecco cosa succede.

Perché arriva l’alert/notifica dell’Agenzia delle Entrate?

L’alert dell’Agenzia delle entrate tramite Sms o indirizzo Pec sta arrivando ai contribuenti tenuti alla compilazione dei questionari ISA ( Indici Sintetici di Affidabilità fiscale) si tratta di gran parte dei contribuenti con partita Iva. Naturalmente non tutti riceveranno tale alert, lo stesso viene inviato nel caso in cui dai questionari siano emerse delle anomalie.

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Le comunicazioni inviate dall’Agenzia delle entrate hanno l’obiettivo di favorire la semplificazione dei rapporti tra Fisco e contribuente, come dettato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Infatti sarà possibile fornire chiarimenti e precisazioni. Nel caso in cui vi siano invece stati dei veri e proprio errori che abbiano portato a determinare il versamento di un’imposta di valore diverso rispetto a quella realmente dovuto sarà possibile procedere con il ravvedimento operoso.

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Controlli Agenzia delle entrate, cosa fare in caso di avviso?

L’Agenzia delle entrate con Prot.n. 231840/2023 ha indicato al contribuente cosa fare nel caso in cui riceva una comunicazione tramite sms o pec.

L’ambito delle comunicazioni è:

a) comunicazioni relative a possibili omissioni o anomalie nei dati dichiarati ai fini degli ISA, in allegato a REDDITI, rilevate dall’Agenzia delle entrate sia analizzando i dati stessi sia le altre fonti informative disponibili;

b) risposte inviate dal contribuente, anche per il tramite del proprio intermediario, relative alle comunicazioni di cui al precedente punto utilizzando la specifica procedura informatica resa disponibile dall’Agenzia delle entrate.

Una volta ricevuto l’alert è necessario entrare nel proprio cassetto fiscale utilizzando le credenziali Spid, Cie e Cns. In caso il contribuente abbia fornito delega a un intermediario (Caf, commercialista) sarà costui a poter entrare all’interno del cassetto fiscale.

I contribuenti in merito a tali comunicazioni, possono fornire precisazioni all’Agenzia delle entrate utilizzando un software messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate, questo consente di descrivere, anche in modalità testuale, gli elementi ritenuti di utilità.

I contribuenti possono inoltre regolarizzare gli errori beneficiando delle norme dettate per il ravvedimento operoso.

Addio alla Pec, a breve arriva la Rem. Cos’è e come funziona?

Dopo anni di onorato servizio, la Pec, Posta elettronica certificata va in pensione, sarà sostituita dalla Rem che rispetta gli standard previsti dall’Unione europea, ma cos’è la Rem (Registro elettronico mail) e come funzionerà? Ecco i dettagli.

Cos’è la rem e perché è necessario sostituire la pec?

La Posta elettronica certificata per anni ci ha accompagnato facendo le veci della vecchia posta raccomandata che però per svolgere a pieno le sue funzioni aveva dei tempi mediamente lunghi, infatti occorreva inviare la missiva compilando anche la ricevuta di ritorno, attendere che fosse recapitata al destinatario e che la cartolina che avvisava della ricezione tornasse al mittente. Tutto più semplice con la Posta elettronica certificata che in poche ore consente di inviare la comunicazione a un indirizzo verificato e ricevere la notifica della lettura.

Per gli standard europei il livello di sicurezza della Pec è però troppo basso. In base agli standard del regolamento per il servizio elettronico di recapito certificato qualificato a livello europeo la Pec non offre certezza sull’identità del destinatario, con la Rem viene meno questo handicap.

Rem è acronimo di registro elettronico mail, consente di inviare messaggi di posta elettronica senza rischi di intrusione, in particolare offre la certezza che il documento arrivi esclusivamente al destinatario e, ad esempio, non finisca nelle mani del collega d’ufficio.

La differenza rispetto alla Pec sta nel fatto che questa non verifica l’identità del mittente e del destinatario, mentre la Rem offre anche tale certezza perché l’utente è obbligato a confermare l’identità, questo costituisce una maggiore tutela anche nei confronti di eventuali attacchi informatici.

Quali sono i tempi in cui la pec sarà sostituita dalla rem?

I tempi entro i quali la pec andrà in pensione per essere sostituita dalla rem sono piuttosto brevi, infatti già dal 2024 chi oggi è obbligato ad avere una pec per le comunicazioni ufficiali, ricordiamo ad esempio che in tutte le comunicazioni con la Pa è necessario avere una pec, ad esempio per l’iscrizione ai concorsi, per accedere a molti servizi dell’Agenzia delle entrate, dovrà avere una casella rispondente agli standard rem. Con il registro elettronico mail l’utente sarà obbligato a identificarsi con l’identità digitale, in particolare Spid, Cie o Cns e questo fornirà certezza sul soggetto che realmente invia e riceve la comunicazione.

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Cartella esattoriale digitale: novità per la notifica con pec

La legge di bilancio 2020 prevedeva il servizio di digitalizzazione delle cartelle esattoriali della Pubblica Amministrazione e, a due anni di distanza, è ormai pronta la piattaforma e si va verso l’attivazione del servizio che dovrebbe velocizzare le procedure, consentire risparmio economico ed evitare utilizzo del cartaceo. Ecco cosa cambia per i contribuenti che potranno ricevere la cartella esattoriale digitale.

Ultimi passi verso la nuova cartella esattoriale digitale

I Ministri dell’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, e dell’Economia, Daniele Franco, hanno firmato il decreto che consentirà ai contribuenti di ricevere le cartelle esattoriali della Pubblica Amministrazione tramite pec, posta elettronica certificata. Il passo successivo sarà la registrazione del decreto da parte della Corte dei Conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A quel punto le nuove modalità di notifica delle cartelle esattoriali saranno attive. Non dovrebbe intercorrere molto tempo tra la pubblicazione e l’effettiva disponibilità dei nuovi strumenti visto che la piattaforma è già pronta.

La piattaforma sarà gestita da PagoPa e consentirà ai contribuenti che hanno un indirizzo di posta elettronica certificata di ricevere a tale indirizzo la notifica della cartella esattoriale digitale. Ricordiamo che a fini legali la pec per le sue modalità operative ha la stessa efficacia di una raccomandata con ricevuta di ritorno.

La PEC infatti prevede che il mittente, quindi in questo caso l’agente di riscossione o la Pubblica Amministrazione, inviino la notifica al destinatario che è titolare di un indirizzo di posta elettronica certificata attraverso un server SMTP autenticato via SSL. Questo accetta l’invio e notifica al mittente tale invio (ricevuta di presa in carico), quindi notifica al destinatario l’arrivo della “comunicazione”. Una volta arrivata a destinazione la comunicazione, il mittente riceve la notifica di avvenuta consegna. La posta elettronica certificata offre garanzie su mittente e destinatario perché trattasi di indirizzi certificati, proprio per questo ha la validità di una raccomandata.

I vantaggi della cartella esattoriale digitale

Tra i vantaggi di questo sistema vi è la riduzione delle spese di notifica che passano da 3,40 euro a 2 euro. Gli stessi 2 euro saranno destinati 1 euro per chi spedisce la cartella, ad esempio Agenzia delle Entrate, 1 euro per chi gestisce la piattaforma.

Il costo di notifica continuerà ad essere di 3,40 euro per i contribuenti che non indicano un indirizzo di posta elettronica certificata per la notifica delle cartelle.

La normativa messa a punto prevede comunque un recupero delle spese delle notifiche a carico del contribuente. Potranno essere recuperate le somme:

  • dei costi di notifica tramite cartaceo;
  • le somme spettanti a chi fornisce il servizio se la notifica è cartacea;
  • le somme spettanti al gestore della piattaforma.

Questo vuol dire che i contribuenti titolari di un indirizzo di posta elettronica certificata che ricevono la cartella esattoriale digitale potranno risparmiare sulle spese di notifica.

La notifica digitale delle cartelle esattoriali è solo l’ultimo passo verso lo snellimento della burocrazia e verso una PA economicamente più vantaggiosa, infatti già nei mesi passati abbiamo assistito al un cambio di passo con la possibilità di ottenere i certificati anagrafici online e di cambiare residenza comodamente da casa usando il computer. Per approfondimenti:

Certificati anagrafici gratuiti e online dal 15 novembre 2021. Guida

Cambio di residenza online: la guida per evitare la fila in Comune

Concorso Allievi Agenti Polizia di Stato 2022: 1.831 posti disponibili

Tra i concorsi particolarmente appetibili per i più giovani c’è quello per Allievi Agenti Polizia di Stato 2022 riservato a volontari VFP1 e VFP4 in servizio o in congedo.

Requisiti per partecipare al concorso Allievi Agenti Polizia di Stato 2022

Possono partecipare al concorso Allievi Agenti Polizia di Stato 2022 coloro che stanno effettuando il servizio VFP1 ( in servizio da almeno sei mesi continuativi, in rafferma annuale o in congedo dopo il fermo annuale) o VFP4 ( in servizio o in congedo). Per poter partecipare inoltre è necessario essere in possesso di un diploma di scuola superiore di secondo grado. Questo vuol dire che non tutti coloro che sono stati selezionati per il percorso di volontari in ferma prefissata di 1 anno o di 4 anni possono partecipare, infatti cambiano i requisiti, per i volontari basta il diploma di scuola secondaria di primo grado. Fatta questa premessa vediamo tutti gli altri requisiti necessari per poter presentare la propria candidatura entro il 19 giugno 2022.

Per poter partecipare è necessario aver compiuto 18 anni di età e non aver superato il ventiseiesimo anno ( 25 anni e 364 giorni).

Deve essere sottolineato che dei 1.381 posti, 14 sono riservati a persone che abbiano l’attestato di bilinguismo italiano-tedesco con competenza di livello almeno b2.

Come presentare la domanda per 1381 Allievi Agenti Polizia di Stato

La domanda deve essere presentata in modo telematico alla pagina https://concorsionline.poliziadistato.it/#/ per poter presentare la candidatura è necessario essere in possesso di una CIE ( Carta di Identità Elettronica) oppure di uno SPID. Inoltre nel presentare la domanda deve essere indicato un indirizzo di posta elettronica certificata personalmente intestata ( cioè non si può, ad esempio, comunicare l’indirizzo di pec di un genitore).

Nella domanda devono essere indicati anche i dati relativi al servizio di VFP1 o VFP4 svolti.

Una volta presentata la domanda, i candidati che sono ancora in servizio devono consegnare al Comando di appartenenza una copia della ricevuta della domanda di partecipazione. Entro il 9 settembre 2022 il Ministero della Difesa dovrà inviare all’Amministrazione della Polizia di Stato la documentazione di servizio del candidato.

Il primo luglio 2022 saranno invece pubblicati in Gazzetta Ufficiale e sul sito della Polizia di Stato orario, giorno e luogo di convocazione per le prove del concorso.

Come si svolgeranno le prove?

La prima prova sarà di tipo scritto e consiste in un questionario a risposta multipla di cultura generale, inglese e informatica.

Nella maggior parte dei casi in questa tipologia di concorso alcune settimane prima della prova il Ministero pubblica la banca dati dalle quali saranno estratte le domande. Una volta stilata la graduatoria in ordine decrescente, potranno accedere alle successive prove i candidati che si trovano nelle prime 2.800 posizioni ed ex equo.

Seguono le prove fisiche, gli accertamenti psico-fisici, l’accertamento attitudinale e infine la valutazione dei titoli.

Naturalmente il concorso è aperto a persone di ambo i sessi e cambiano leggermente i parametri inerenti le prove di efficienza fisica ( corsa, salto in alto e piegamenti sulle braccia). Il mancato superamento anche di un solo esercizio pregiudica la prosecuzione del concorso. I candidati devono presentarsi alle prove fisiche con adeguato abbigliamento e muniti di certificato medico per l’idoneità sportiva agonistica per l’atletica leggera.

Per quanto riguarda gli accertamenti psico-fisici è necessario presentarsi con certificato anamnestico e con gli esami del sangue. Per conoscere tutte le analisi e i controlli da effettuare leggi il bando ( articolo 13).

Al termine di tutte le prove si procederà alla valutazione dei titoli. Tra questi rientrano anche eventuali missioni svolte, titoli di studio, attestati, benemerenze, conoscenza di lingue straniere. Al termine di questa fase sarà formata la graduatoria e si provvederà alla convocazione dei vincitori.

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Come aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Per la trasmissione telematica delle fatture elettroniche al Sistema di Interscambio (Sdi), che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, i titolari di partita IVA in genere utilizzano i loro indirizzi telematici abituali. Questi canali telematici abituali di trasmissione delle fatture elettroniche possono essere censiti attraverso un apposito servizio che viene messo a disposizione proprio dal Fisco italiano.

In questo modo, il titolare di partita IVA, o comunque il soggetto che è delegato, abilitato e incaricato, può controllare in ogni momento che le fatture elettroniche provengano effettivamente da indirizzi telematici indicati e censiti proprio come canali abituali di trasmissione. Vediamo allora, nel dettaglio, come andare ad aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Come controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Nel dettaglio, per controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche la prima cosa da fare è quella di accedere, tramite le proprie credenziali e identità digitali, al servizio web ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate. Per poi selezionare l’utenza di lavoro.

Dopodiché, all’interno del box ‘Fatturazione elettronica e conservazione’ del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, il titolare di partita IVA o l’intermediario abilitato, incaricato e delegato dovrà selezionare ‘Censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche’. E questo permette proprio di accedere e di controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Quali sono i servizi e le funzionalità che sono associate al censimento degli indirizzi telematici

All’interno del servizio relativo al censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche. l’utente può accedere a diverse funzionalità. Precisamente, l’inserimento registrazione del contatto pec, l’inserimento dei canali abituali di trasmissione, l’aggiornamento dei contatti, l’aggiornamento dei canali abituali di trasmissione e la funzione relativa all’eliminazione del censimento.

Per quel che riguarda la funzionalità aggiornamento dei canali abituali di trasmissione, selezionando questa opzione l’utente, cliccando sul tasto ‘Gestisci canali‘, potrà effettuare gli aggiornamenti. Così come, con l’icona ‘Cestino‘, può invece eliminare all’occorrenza un canale dall’elenco dei canali precedentemente censiti.

Come eliminare il censimento dei canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

In maniera diametralmente opposta, il censimento dei canali di trasmissione e del contatto PEC si possono eliminare. Sempre partendo dall’opzione ‘Censimento dei canali abituali di trasmissione‘, per poi cliccare su ‘Elimina censimento‘. Un’operazione che, avverte l’Agenzia delle Entrate attraverso il proprio sito Internet istituzionale, porterà ad eliminare tutti i dati dei contatti e dei canali abituali di trasmissione.delle fatture elettroniche.

Indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche, come si registra

I titolari di partita IVA, al fine di poter ricevere tutte le fatture elettroniche, devono effettuare la registrazione del proprio indirizzo telematico. Che può essere rappresentato, in particolare, da un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), oppure dal cosiddetto Codice Destinatario che è composto da 7 cifre.

In più, registrando l’indirizzo telematico questo può essere utilizzato sia puntualmente, da parte di un soggetto passivo IVA, sia in maniera massiva da parte dei soggetti intermediari abilitati e delegati. Vediamo allora, nel dettaglio, tutto quello che c’è da sapere proprio su come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche che transitano attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate.

Come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche

Come sopra accennato, per la registrazione dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche i servizi attivabili sono due. Ovverosia, quello relativo alla ‘Registrazione puntuale per un singolo soggetto IVA dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘. E quello relativo alla ‘Registrazione massiva dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘.

Quando come indirizzo telematico basta la PEC e quando invece serve il codice univoco detto anche codice destinatario

Nella scelta dell’indirizzo telematico, basta la posta elettronica certificata (PEC) quando il flusso in invio ed in ricezione è di poche fatture elettroniche al giorno. Mentre quando si deve trasmettere un numero rilevante di fatture elettroniche è preferibile optare per il codice univoco, ovverosia per il cosiddetto codice destinatario con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service.

In tal caso l’Agenzia delle Entrate ricorda che, per il flusso delle fatture elettroniche con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service, serve a monte un adeguato grado di informatizzazione. Nonché il costante presidio di personale ai fini della gestione del sistema informativo che è collegato al Sistema di Interscambio (SdI).

Come funziona l’accreditamento e la corrispondente procedura per l’attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service

Per l’accreditamento, e per la conseguente attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service, l’Agenzia delle Entrate fa altresì presente che occorre stipulare un apposito accordo di servizio con il Sistema di Interscambio (SdI). E questo avviene, nello specifico, attraverso una esplicita richiesta di accreditamento.

Al riguardo, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco, c’è l’apposita funzionalità ‘Accreditare il canale‘. In questo modo, inserendo tutte le informazioni tecniche e dettagliate richieste, si potrà chiedere e ottenere l’accreditamento del canale telematico.

Canali SdI per le fatture elettroniche, quali sono e come si utilizzano anche con accreditamento

Il Sistema di Interscambio, che è detto anche Sdi, è il sistema informatico che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, e che si occupa del transito digitale delle fatture elettroniche sia per l’invio, sia per la ricezione.

All’Sdi, inoltre, sono associati più canali per la fatturazione elettronica anche con accreditamento. Vediamo allora quali sono questi canali e come i titolari di partita IVA devono utilizzarli.

Quali sono i canali Sdi per la fatturazione elettronica, dalla PEC al canale FTP

Nel dettaglio, i canali SdI per le fatture elettroniche sono tre. Precisamente, quello con l’accreditamento che è rappresentato dall’attivazione di un canale di tipo FTP o Web-Service. Mentre gli altri due canali SdI per le fatture elettroniche, senza alcun bisogno di accreditamento, sono rappresentati dalla PEC, ovverosia dalla posta elettronica certificata, e dal servizio di invio e di ricezione delle fatture elettroniche attraverso il portale web dedicato ‘Fatture e Corrispettivi‘.

Quando è preferibile la PEC o il portale Fatture e Corrispettivi per l’invio e per la ricezione delle e-fatture

Per i tre canali SdI per le fatture elettroniche, l’Agenzia delle Entrate consiglia l’uso della PEC, e/o del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, quando la cadenza di invio e/o di ricezione delle e-fatture è sporadica. Ed il tutto fermo restando che i titolari di partita IVA, sulla scelta del canale Sdi, possono rivolgersi al Fisco attraverso il numero verde 800-299940.

Quando utilizzare il canali SdI FTP o Web-Service per la fatturazione elettronica

Quando invece la ricezione e l’invio di fatture elettroniche non sono sporadiche, allora la soluzione ideale è quella che è rappresentata, tramite accreditamento, dell’attivazione del canale Sdi di tipo FTP o Web-Service.

Con l’Agenzia delle Entrate che, al riguardo, attraverso il proprio sito Internet fa presente come trattasi di una scelta che richiede, a monte, non solo l’esistenza di una struttura a supporto delle attività informatiche. Ma anche la capacità di andare a gestire un sistema informativo con continuità e con disponibilità di personale di presidio.

Per l’accreditamento al canale SdI FTP o Web-Service occorre presentare una specifica richiesta dall’apposito link ‘Accreditare il canale‘ dal portale dell’Agenzia delle Entrate.

Il link permette di accedere ad un form online da compilare, da firmare e da inoltrare poi ad un indirizzo PEC dedicato. Solo in questo modo, se la procedura è stata effettuata correttamente, il Sistema di Interscambio, precisa altresì il Fisco, provvederà a lavorare e ad inviare all’utente un apposito messaggio di presa in carico.

Concorso Enti Locali: sta per essere pubblicato il bando ASMEL

L’ASMEL ha annunciato l’arrivo di un maxi Concorso Enti locali con titolo di accesso diploma e laurea. Si potrà ottenere l’idoneità superando una sola prova scritta prevista nel bando di concorso pubblico.

ASMEL: 65 enti hanno già aderito al Concorso Enti Locali

L’ASMEL, Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, ha annunciato per il mese di aprile 2022 il bando per l’idoneità all’inserimento in diverse graduatorie dalle quali i comuni potranno attingere per le loro esigenze di  assunzione di personale. Attualmente gli enti locali che hanno già aderito sono 65, ma non sono escluse ulteriori adesioni fino al momento della pubblicazione del bando stesso. Coloro che entreranno in graduatoria saranno assunti tramite lo scorrimento. Questo implica che non saranno assunti solo i vincitori, ma tutti coloro che supereranno il test. Per ora hanno aderito soprattutto Comuni di piccole dimensioni e Unioni di Comuni. Il concorso nasce sulla falsa riga del Concorsone Campania, ma con un numero di prove limitato, in quel caso era prevista una preselettiva, due prove scritte, un tirocinio e una prova finale.

Una volta formata la graduatoria, i comuni potranno predisporre la chiamata. Se ASMEL a quel punto avrà un solo nome da proporre sarà proposto questo, nel caso in cui ci siano più nomi corrispondenti al profilo richiesto l’ente potrà procedere a un’ulteriore selezione con un colloquio o una prova scritta ulteriore. Nel bando non è delineato cosa succede se un candidato idoneo dovesse rifiutare la chiamata, ad esempio perché arriva da un ente troppo lontano dalla famiglia: sarà depennato oppure potrà continuare ad essere presente in lista?

Quali profili professionali sono richiesti nel maxi Concorso Enti Locali?

I profili richiesti sono diversi e appartengono la categoria C con ingresso attraverso il diploma, oppure categoria D con accesso con laurea. I profili richiesti:

Categoria C:

  • Istruttore Amministrativo;
  • Istruttore Amministrativo Contabile;
  • Istruttore di Vigilanza;
  • Istruttore Tecnico-Geometra;
  • Istruttore informatico;
  • Educatore Asilo Nido.

Per la categoria D:

  • Istruttore Direttivo Amministrativo;
  • Istruttore Direttivo Contabile;
  • Istruttore Direttivo Amministrativo- Contabile;
  • Istruttore Direttivo Tecnico;
  • Istruttore Direttivo di Vigilanza;
  • Istruttore direttivo Informatico;
  • Istruttore Direttivo Assistente Sociale;
  • Istruttore Direttivo Agronomo;
  • Esperto di rendicontazione.

Come presentare la domanda?

Il bando per il concorso enti locali sarà pubblicato il 12 aprile 2022 e sarà possibile presentare la domanda dal 12 aprile al 27 aprile, quindi non ci sarà il canonico mese a disposizione. Per poter presentare la domanda sarà necessario avere un codice SPID e un indirizzo di posta elettronica certificata PEC. La domanda dovrà essere presentata telematicamente www.asmelab.it.

Ogni candidato potrà proporre la candidatura per i diversi profili richiesti, ma per ogni candidatura dovrà anche pagare una tassa di iscrizione di 10,33 euro. Sul sito al momento di presentare la domanda dovrà essere allegata la ricevuta di pagamento.

Il concorso prevede un quiz a risposta multipla di 60 quesiti da risolvere in 60 minuti. Il punteggio massimo raggiungibile sarà di 10 punti e si verrà ammessi all’elenco degli idonei con un punteggio minimo di 7 punti. Nel bando non c’è scritto quanti punti sono riconosciuti per le risposte esatte ( il calcolo matematico direbbe 0,16), non viene precisato neanche come sono valutate le risposte errate e le non risposte.

Le materie del Concorso Enti Locali

Le materie di concorso saranno di diversa natura. In primo luogo saranno presenti domande specifiche per il singolo profilo professionale, quindi su materie strettamente inerenti le materie peculiari del profilo. In secondo luogo vi sarà un blocco di domande su materie comuni si tratta di: diritto amministrativo, diritto pubblico, diritto degli enti locali, contabilità pubblica, rapporto di pubblico impiego, reati con la PA, informatica, inglese, tutela della privacy, trasparenza della pubblica amministrazione, nozioni di diritto dell’Unione Europea e di diritto penale.

Infine, ci saranno test situazionali, questi mirano a valutare le competenze trasversali e le soft skills di ciascun candidato.

La comunicazione della data prevista per il test e delle modalità sarà effettuata attraverso la PEC. Il bando sottolinea che in caso di necessità di device, software e hardware per poter affrontare la prova, gli stessi saranno a carico del candidato. Questo vuol dire che non è escluso che l’esame possa essere sostenuto da remoto.

L’elenco degli idonei formato sarà valido per 3 anni.

Dove si potrà lavorare?

La lista degli enti che hanno aderito è piuttosto lunga, deve essere sottolineato che si tratta soprattutto di piccoli comuni, molti si trovano nel Sud e nelle Isole, c’è una certa concentrazione di comuni situati in Molise.

Per avere maggiori informazioni puoi scaricare il bando QUI

Come attivare la notifica degli atti dell’Agenzia delle Entrate via PEC

L’Agenzia delle Entrate può permettere ai contribuenti di ricevere la notificazione degli avvisi e degli altri atti in formato digitale. E questo grazie alla posta elettronica certificata (PEC) che ha lo stesso valore legale della classica raccomandata postale con la ricevuta di ritorno. Vediamo allora, passo dopo passo, qual è la procedura corretta che è finalizzata proprio ad attivare la notifica degli atti dell’Agenzia delle Entrate via PEC.

Chi può comunicare l’indirizzo PEC per la notifica degli atti dell’Agenzia delle Entrate via posta elettronica certificata

La notifica degli atti dell’Agenzia delle Entrate via PEC può essere richiesta ed attivata non solo dalle persone fisiche, ma anche dai soggetti che sono diversi dalle persone fisiche. Precisamente, da parte dei soggetti che, diversi dalle persone fisiche, non sono obbligati per legge a dotarsi di un indirizzo PEC inserito nell’INI-PEC. Ovverosia, nell’Indice Nazionale degli Indirizzi di Posta Elettronica Certificata così come riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Come funziona il servizio online per l’indicazione della PEC per la notifica degli atti

Riguardo a come funziona il servizio online per l’indicazione della Pec per la notifica degli atti, la comunicazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata si effettua solo ed esclusivamente in modalità telematica. Ovverosia, accedendo al sito Internet dell’Agenzia delle Entrate muniti di credenziali.

La comunicazione, inoltre, deve essere effettuata direttamente dal soggetto richiedente che è abilitato ai servizi telematici. Fornita la PEC, il contribuente riceverà la notifica degli avvisi e degli atti non solo dell’Agenzia delle Entrate, ma anche, ed eventualmente, pure quelli da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

PEC per la notifica degli atti del Fisco, quando ha efficacia la comunicazione telematica

Dopo aver chiesto in modalità telematica l’attivazione della PEC per la ricezione degli avvisi e degli atti, l’Agenzia delle Entrate prima effettuerà gli opportuni controlli, e poi confermerà la registrazione.

Ma solo dopo che il contribuente avrà utilizzato, per la conferma, l’apposito codice di validazione che sarà inoltrato proprio all’indirizzo di posta elettronica certificata che è stato indicato. Con le stesse modalità telematiche, oltre alla scelta della PEC, si può procedere pure alla variazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata ed alla revoca. In ogni caso, l’efficacia dell’operazione avrà effetto dopo 5 giorni.

Quello telematico è l’unico canale che è accessibile per attivare la notifica degli atti e degli avvisi dell’Agenzia delle Entrate via PEC. In quanto, con un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, riportante la data del 28 giugno del 2017, non è più utilizzabile il modello cartaceo che, a sua volta, è allegato al provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 3 marzo del 2017.

Le pecche della PEC, quali sono e come migliorarle

La Posta Elettronica Certificata, pur essendo entrata in vigore ormai da tempo, è stata inutilizzata a lungo, prima di diventare quasi indispensabile, anche grazie alla diffusione, negli ultimi due anni, delle fatture elettroniche alla Pubblica Amministrazione, che vengono trasmesse proprio via PEC.

Oggi, dunque, la PEC è il canale principale usato da imprese ma anche da professionisti e organizzazioni, in particolare per le comunicazioni rilevanti e le transazioni con gli stakeholder.

Questo però non significa che i problemi della PEC si siano magicamente risolti. A preoccupare di più sono il rischio di smarrimento o di mancata lettura dei messaggi. Se, infatti, questi vengono persi o letti troppo tardi, l’azienda può avere seri problemi. Questo accade specialmente quando l’indirizzo di destinazione è generico e non specifico. In questo caso, si tratta di un indirizzo poco presidiato, non essendo di competenza di un ufficio in particolare.

Per evitare dispersioni, nel caso di una casella PEC presidiata da più uffici, il sistema dovrebbe riuscire a smistare i messaggi automaticamente verso gli uffici competenti. In concreto, si dovrebbe garantire agli utenti un sistema basato su cartelle virtuali a cui accedere per visualizzare i messaggi PEC ma filtrati in maniera che a ciascuno arrivino solo le email di competenza, tramite l’individuazione di una parola chiave.

Può anche accadere, al contrario, che in un’azienda ci sia chi deve gestire più caselle PEC, come per le holding. In questo caso, la soluzione ottimale sarebbe quella di poter visualizzare agilmente più caselle PEC nello stesso momento, superando la tipica impostazione one-to-one.

Ma non si tratta solo di problemi di gestione, poiché ci sono anche altre criticità, a cominciare da una visualizzazione poco chiara del messaggi che arrivano in inbox. Questi, infatti, vengono inviati come busta allegata alle email e le corrispondenti ricevute diventano oggetto di altri e separati messaggi. Quando tutto ciò succede, il moltiplicarsi delle comunicazioni si traduce in una grande confusione per chi presidia la casella.
Per agevolare l’utente, il sistema dovrebbe consentire la visualizzazione dei messaggi PEC “senza busta”, ossia mostrando immediatamente il messaggio originario. E le ricevute PEC di accettazione e di avvenuta consegna dovrebbero venire automaticamente etichettate e agganciate al messaggio inviato (riconciliazione automatica).
Se così fosse, l’utente potrebbe visualizzare solo le ricevute di errore, verificare immediatamente i problemi della spedizione e concentrarsi solo su queste.

Le aziende, dunque, dovrebbero poter scegliere quale opzioni poter scegliere e di usufruire così di una PEC più personalizzata.

Vera MORETTI