Bonus ristrutturazioni, ecco tutti gli interventi ammessi alla detrazione fiscale

La legge di Bilancio 2022 ha confermato e prorogato la maggior parte dei bonus edilizi recependo, peraltro, anche le norme del decreto “Antifrodi” (decreto legge numero 157 del 2021) per le regole relative ai visti di conformità e alle asseverazioni di congruità delle spese effettuate per gli interventi. Oltre alla detrazione fiscale diretta, anche per il bonus ristrutturazioni il beneficiario può optare di avvalersi della cessione del credito di imposta e dello sconto in fattura, come avviene per il superbonus 110% e gli altri bonus edilizi.

Bonus ristrutturazioni, quali sono i vantaggi edilizi e fiscali?

Il bonus ristrutturazioni è disciplinato da determinate norme in merito agli interventi possibili. Inoltre, proprio nel caso in cui il beneficiario voglia cedere il credito di imposta o ottenere lo sconto in fattura, è necessario che i professionisti incaricati al rilascio del visto di conformità verifichino la presenza di tutta la documentazione necessaria ai fini dei visti e delle asseverazioni richiesti dalla normativa.

Bonus ristrutturazioni, quali sono gli interventi di manutenzione ordinaria?

Gli interventi di manutenzione ordinaria del bonus ristrutturazioni sono quelli previsti dal comma 1, lettera a) dell’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 2001. I lavori sono relativi a interventi di riparazione, di rinnovamento e di sostituzione delle finiture degli edifici, oltre ai lavori occorrenti per integrare e mantenere in efficienza gli impianti tecnologici già esistenti.

Bonus ristrutturazioni, quali caratteristiche devono avere gli interventi di manutenzione ordinaria?

Gli interventi di manutenzione ordinaria del bonus ristrutturazioni devono mantenere gli elementi di finitura e gli impianti tramite lavori che abbiano come obiettivo quello della riparazione di quanto già esistente. Esempi di interventi di manutenzione ordinaria sono le sostituzioni integrali o anche parziali dei pavimenti e le inerenti opere di finitura e di conservazione. Fanno parte della manutenzione ordinaria anche la riparazione degli impianti e il rifacimento degli intonaci interni, oltre alla tinteggiatura.

Qual è la detrazione e il limite di spesa per gli interventi di manutenzione ordinaria nel bonus ristrutturazioni?

La detrazione fiscale prevista per la manutenzione ordinaria dei lavori rientranti nel bonus ristrutturazione è pari al 50% delle spese sostenute. Il 50% deve essere calcolato sul limite di spesa di 96 mila euro per ciascuna unità immobiliare per i lavori eseguiti esclusivamente sulle parti comuni degli edifici residenziali.

Bonus ristrutturazioni, quali sono gli interventi di manutenzione straordinaria?

Gli interventi di manutenzione straordinaria rientranti nel bonus ristrutturazioni sono disciplinati dal comma 1, lettera b), dell’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 2021. Si tratta di opere e modifiche occorrenti al rinnovo e alla sostituzione delle parti, anche strutturali, degli edifici. Rientrano nella manutenzione straordinaria anche gli interventi per la realizzazione e per l’integrazione dei servizi igienici e sanitari, tecnologici. Tali interventi sono permessi purché non vadano ad alterare i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari. Le modifiche non devono comportare, inoltre, delle modifiche alla destinazione di uso dell’immobile.

Bonus ristrutturazione, cosa si può fare per la manutenzione straordinaria?

Ai fini della manutenzione straordinaria degli edifici, attraverso gli interventi rientranti nel bonus ristrutturazioni è possibile, ad esempio, la sostituzione degli infissi esterni e dei serramenti; si possono peraltro sostituire le persiane con le serrande o modificare il materiale o la tipologia degli infissi. In manutenzione straordinaria si possono sostituire i tramezzi interni, purché non si alteri la tipologia dell’unità immobiliare.

Quale detrazione fiscale spetta per gli interventi in manutenzione straordinaria rientranti nel bonus ristrutturazioni?

Sugli interventi di manutenzione straordinaria rientranti nel bonus ristrutturazione è possibile ottenere la detrazione fiscale del 50%. La percentuale va applicata alle spese sostenute sul limite di spesa di 96 mila euro. Il limite è inerente all’unità immobiliare per gli interventi nelle parti comuni degli edifici residenziali oppure sulle singole unità immobiliari residenziali di tutte le categorie catastali, anche rurali, possedute o detenute. Inoltre le detrazioni sugli interventi di manutenzione straordinaria si allargano anche alle relative pertinenze degli immobili.

Bonus ristrutturazioni, interventi di restauro e di risanamento conservativo

Gli interventi di restauro e di risanamento conservativo ammessi nel bonus ristrutturazioni sono previsti dal comma 1, lettera c) dell’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 2021. Rientrano nel bonus i lavori realizzati al fine di conservare l’immobile e di assicurarne la funzionalità. Gli interventi devono rispettare gli elementi formali, tipologici e strutturali nell’ambito della destinazione d’uso. Sono compresi nel bonus ristrutturazioni anche i lavori di consolidamento, di ripristino e di rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, nonché l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze di uso. Si possono, altresì, eliminare gli elementi estranei all’organismo edilizio.

Bonus ristrutturazione, cosa si può fare per il restauro e il risanamento conservativo?

Con il bonus ristrutturazioni, in ambito di restauro e di risanamento conservativo, si possono effettuare lavori per eliminare e prevenire situazioni di disagio; adeguare le altezze dei solai rispettando i volumi; aprire le finestre per esigenze di aerazione dei locali.

Quale detrazione fiscale spetta per gli interventi di restauro e di risanamento conservativo rientranti nel bonus ristrutturazioni?

In merito alla detrazione fiscale spettante per gli interventi di restauro e di risanamento conservativo rientranti nel bonus ristrutturazioni, la percentuale è pari al 50%. L’applicazione della detrazione va a fronte delle spese sostenute entro il limite di 96 mila euro per unità immobiliare. Gli interventi devono essere effettuati sulle parti comuni degli edifici residenziali o sulle singole unità immobiliari residenziali. Non vi sono limiti di categorie catastali e delle loro pertinenze. Gli interventi possono essere effettuati anche sugli immobili rurali.

Bonus ristrutturazioni, quali sono gli interventi di ristrutturazione edilizia?

Il bonus ristrutturazioni può essere ottenuto anche per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Si tratta di interventi disciplinati dal comma 1, lettera d), dell’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 2021. Tra i lavori ammessi alla ristrutturazione edilizia si annoverano quelli rivolti a trasformare un edificio attraverso un complesso di opere che possono portare a un fabbricato in tutto, o in parte, differente da quello precedente.

Cosa si può fare con il bonus di ristrutturazione edilizia?

Sono ammessi al bonus ristrutturazione gli interventi di ristrutturazione edilizia quali:

  • il demolire e il ricostruire l’immobile preesistente. In tal caso si può anche aumentare la volumetria dell’immobile;
  • la modifica della facciata;
  • la realizzazione di un balcone o di una mansarda;
  • la trasformazione della soffitta in mansarda oppure del balcone in veranda;
  • l’apertura di nuove finestre o di porte;
  • la costruzione dei servizi igienici. In tal caso si possono aumentare le superfici e i volumi esistenti.

Quale detrazione fiscale spetta per gli interventi di ristrutturazione edilizia rientranti nel bonus ristrutturazioni?

La detrazione spettante per gli interventi di ristrutturazioni edilizia ammessi nel bonus ristrutturazioni è pari al 50%. La percentuale va applicata alle spese sostenute. Il limite di spesa è pari a 96 mila euro per unità immobiliare purché:

  • gli interventi siano effettuati sulle parti comuni degli edifici residenziali;
  • i lavori siano fati sulle singole unità immobiliari residenziali, a prescindere dalla categoria catastale.

Bonus ristrutturazioni, interventi ammessi e tutti i documenti necessari

Con la legge di Bilancio 2022 anche il bonus ristrutturazioni è stato confermato per tutto l’anno in corso e per i prossimi anni. La legge di Bilancio ha recepito le novità introdotte dal decreto “Antifrodi” (decreto legge numero 157 del 2021) per le spese relative agli interventi del 2022, 2023 e 2024. Anche per il bonus ristrutturazioni è permesso avvalersi delle due opzioni di vantaggio fiscale,  ovvero la cessione del credito di imposta e lo sconto in fattura. Tuttavia, per esercitare le due opzioni è necessario conseguire il visto di conformità e l’asseverazione di congruità delle spese sostenute. I due adempimenti non sono necessari per gli interventi minori, ovvero i lavori in edilizia libera e quelli il cui importo complessivo non superi i 10 mila euro.

Bonus ristrutturazione, tutto ciò che serve nel 2022 per far eseguire gli interventi necessari sugli immobili

Anche per il bonus ristrutturazione è dunque necessario seguire una check list di documenti necessari per tutti gli interventi ammessi alla detrazione fiscale. Inoltre, la check list permette di avere chiaro il quadro di chi sia il soggetto beneficiario, le spese sostenute, l’ammontare del credito di imposta ceduto, i dati dell’immobile oggetto di intervento, la documentazione attestante la proprietà, le parti comuni di un condominio, i documenti relativi ai pagamenti degli interventi e quelli relativi all’opzione scelta (sconto in fattura o credito di imposta).

Bonus ristrutturazione, chi può accedere all’agevolazione fiscale?

Per avvalersi del bonus ristrutturazione è necessario, innanzitutto, l’individuazione del soggetto beneficiario. Può trattarsi di condominio o di persona fisica (e, dunque, del proprietario, del detentore, di familiare convivente, di convivente di fatto o da unione civile o, infine, di coniuge separato). Possono accedere all’agevolazione fiscale anche le società di persone e i soggetti a esse equiparate per gli interventi su immobili che non rientrino tra i beni strumentali o merce. Ammessi all’agevolazione fiscale anche gli imprenditori individuali e le imprese familiari, con gli stessi limiti delle società di persone.

Bonus ristrutturazioni, quali sono i lavori e gli interventi ammessi alla detrazione fiscale?

Il bonus ristrutturazioni permette varie tipologie di interventi. Innanzitutto sulle parti comuni degli edifici si possono effettuare lavori di manutenzione ordinaria. Per la manutenzione straordinaria gli interventi sono ammessi sia sulle parti comuni dell’edificio che su edifici unifamiliari e plurifamiliari indipendenti. Per entrambe queste tipologie di beneficiari, sono altresì ammessi al bonus ristrutturazione anche gli interventi di restauro e risanamento conservativo e i lavori di ristrutturazione edilizia.

Bonus ristrutturazioni, le spese sostenute e l’ammontare del credito di imposta ceduto

Sulle spese sostenute per gli interventi rientranti nel bonus ristrutturazioni si possono annotare gli importi prima di quello finale. L’ammontare del credito di imposta ceduto può essere suddiviso nel primo stato di avanzamento dei lavori (Sal) o importo unico. A seguire il secondo, terzo, quarto e quinto stato di avanzamento dei lavori.

Bonus ristrutturazioni, le informazioni inerenti l’immobile e i documenti sulla proprietà immobile

Sugli immobili oggetto di intervento è necessario avere i dati della visura catastale o della domanda di accatastamento. Se non si ha quest’ultima, vanno bene le ricevute di versamento dei tributi locali. Per quanto concerne i documenti relativi alla proprietà o alla disponibilità degli immobili oggetto di intervento, è necessario possedere:

  • l’atto di acquisto o il certificato catastale;
  • i contratti di locazione o di comodati, purché registrati;
  • il certificato dello stato di famiglia, anche con autocertificazione per le famiglie conviventi;
  • la successione. Nel caso si tratti di cessione delle rate residue è necessaria l’autocertificazione che attesti la disponibilità e la detenzione materiale e diretta dell’immobile. Tale autocertificazione deve essere rilasciata dall’erede;
  • il verbale del Consiglio di amministrazione che accetti la domanda di assegnazione;
  • la sentenza di separazione nel caso di coniuge assegnatario dell’immobile di proprietà dell’ex coniuge;
  • il preliminare di acquisto;
  • il consenso a eseguire i lavori da parte del proprietario;
  • la copia dell’atto di cessione dell’immobile.

Bonus ristrutturazioni condominio, cosa è necessario per i lavori sulle parti comuni di un edificio?

Sulle parti comuni di un edificio o condominio, per l’esecuzione dei lavori rientranti nel bonus ristrutturazione è necessaria la copia della delibera dell’assemblea che approvi gli interventi. È altresì necessaria la tabella millesimale per la ripartizione delle spese tra i condomini. Nel caso di condominio minimo, la delibera dell’assemblea sull’esecuzione dei lavori e l’autocertificazione sulla natura degli interventi, nonché i dati catastali sulle unità abitative del condominio, sono i documenti necessari.

Bonus ristrutturazioni, le dichiarazioni sostitutive del beneficiario della misura fiscale

Tra le dichiarazioni sostitutive del beneficiario della misura del bonus ristrutturazione, è necessario essere in regola con:

  • la dichiarazione sostitutiva che attesti il rispetto del limite massimo di spesa del bonus;
  • quella relativa al fatto se si sia già beneficiato di altri contributi per gli stessi interventi;
  • la dichiarazione sostitutiva relativa al fatto che l’immobile oggetto di intervento non rientra tra i beni strumentali o beni merci. La destinazione dell’immobile deve essere unicamente a suo abitativo;
  • i documenti che attestino di produrre del reddito imponibile in Italia;
  • la dichiarazione che gli interventi proseguano o meno lavori iniziati negli anni precedenti.

Bonus ristrutturazioni, quali sono le autorizzazioni necessarie per far eseguire i lavori?

In merito alle autorizzazioni amministrative, alle comunicazioni, alle relazioni e alle attestazioni tecniche relative all’esecuzione dei lavori inclusi nel bonus ristrutturazioni, è necessario:

  • ottenere la comunicazione di inizio dei lavori (ovvero la Cil o la Cila) con la relativa ricevuta di deposito;
  • avere la Segnalazione certificata dell’inizio dell’attività (la Scia) con relativa ricevuta di deposito;
  • la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà dove si indichi la data di inizio degli interventi, il fatto che gli interventi rientrino nel bonus ristrutturazioni;
  • le comunicazioni dell’Asl competente per territorio, nel caso in cui siano necessarie.

Bonus ristrutturazioni, i documenti di spesa e quelli prima della fine dei lavori

Tra i documenti di spesa necessari ad attestare l’esecuzione dei lavori nell’ambito del bonus ristrutturazioni si ritrovano: le fatture e gli inerenti bonifici parlanti, gli oneri di urbanizzazione, le imposte di bollo. Prima del termine dei lavori sono necessari specifici documenti, ovvero:

  • la dichiarazione posta dall’amministratore di condominio che accerti l’entità di quanto versato da ogni condomino e quanto sia maturato di detrazione fiscale;
  • il consenso a procedere allo sconto in fattura o alla cessione del credito di imposta da parte di chi ha svolto i lavori;
  • l’asseverazione alla congruità delle spese inerenti i lavori. In tal caso bisogna allegare il computo metrico;
  • l’attestazione che il tecnico che provvede all’asseverazione sia iscritto agli ordini professionali;
  • la polizza assicurativa Rc del sottoscrittore dell’asseverazione.

Bonus ristrutturazione, cosa è necessario fare per il credito di imposta o lo sconto in fattura?

Per esercitare una delle due opzioni, la cessione del credito di imposta o lo sconto in fattura, è necessario:

  • che l’amministratore di condominio dichiari gli importi versati da ciascun condominio e la detrazione maturata da ciascuno;
  • il consenso a utilizzare una delle due formule, lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta;
  • l’asseverazione della congruità delle spese sostenute secondo quanto prevede il decreto legge numero 157 del 2021 (decreto “Antifrodi”). È necessario allegare il computo metrico;
  • la polizza Rc assicurativa dell’asseveratore che deve essere iscritto ai collegi professionali o ordini;
  • la dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio che deve essere rilasciata dall’impresa che ha svolto i lavori. Nella dichiarazione deve essere riportato che i lavori sono stati eseguiti nel rispetto degli obblighi di sicurezza del lavoro e con i relativi contributi previsti;
  • la copia o la ricevuta dell’Agenzia delle entrate dell’avvenuta comunicazione in merito alla scelta dell’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta. Tale copia riguarda i precedenti stati di avanzamento dei lavori, qualora siano presenti.

Bonus edilizi: dal Sostegni Ter stop alle cessioni multiple dei crediti

Novità dall’articolo 26 della bozza del decreto Sostegni Ter: per i bonus edilizi è prevista la sospensione della cessione multipla dei crediti.

Bonus edilizi e contrasto alle frodi: stop alle cessioni multiple dei crediti

Deve essere sottolineato che l’introduzione dell’articolo 26 del decreto Sostegni Ter ha sollevato molti malumori e di conseguenza, questa norma potrebbe cambiare. Nonostante questo, vediamo attualmente cosa prevede l’articolo. La prima cosa da sottolineare è che esso è rubricato: Misure di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche. Di conseguenza il governo è consapevole che il riconoscimento dei Bonus Edilizi e in particolare il Superbonus 110% sta creando delle fasce di frode piuttosto rilevanti con importi per i lavori gonfiati e di conseguenza, oltre ad aver introdotto il visto di conformità e varie asseverazioni, sta pensando a ulteriori misure che dovrebbero ostacolare i furbetti.

Secondo le nuove norme, la cessione del credito potrebbe essere effettuata una sola volta. Il cessionario, ad esempio l’impresa che si occupa dei lavori edili, a sua volta potrebbe cedere il credito solo agli intermediari finanziari.

Obiettivo: bloccare la catena delle cessioni dei crediti: critiche dai professionisti del settore

Il Governo ha dichiarato che l’intenzione è bloccare la catena delle cessioni dei crediti che ha portato la Guardia di Finanza a scoprire numerose frodi. Naturalmente questa bozza ha destato l’interesse delle imprese edili che criticano aspramente il costante cambio di norme applicabili ai bonus edilizi. Tale comportamento, secondo l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), andrebbe a danneggiare soprattutto le imprese più serie e a penalizzare le famiglie più bisognose. Le seconde infatti non possono avvalersi delle detrazioni sull’IRPEF.

Il presidente dell’ANCE Gabriele Buia sottolinea che questo provvedimento costringerà molte imprese a dover modificare i contratti già stipulati con il rischio che nascano molti contenziosi e un blocco del mercato.

Dello stesso avviso è anche la Rete delle Professioni Tecniche (RPT). Questa sottolinea come le continue modifiche alle disposizioni generino confusione e incertezza togliendo efficacia ai provvedimenti. RPT sottolinea che è concorde sulla necessità di evitare le frodi, ma tale obiettivo può essere realizzato attraverso strumenti informatici, banche dati e tutte le informazioni già in possesso dell’Agenzia delle Entrate.

Occorre, infine, sottolineare che, in base alla bozza del decreto Sostegni Ter approvata, il blocco delle cessioni del credito previsto dall’articolo 26 dovrebbe entrare in vigore per gli atti stipulati dopo il 7 febbraio 2022. Per i crediti che alla data del 7 febbraio 2022 sono stati già oggetto di cessione, sarà possibile effettuare solo un’altra cessione. I contratti stipulati dal 7 febbraio e che prevedono cessioni multiple sono nulli.

Il blocco delle cessioni del credito multiple riguarderà tutti i bonus edilizi e in particolare Sisma Bonus, Ecobonus, Bonus Ristrutturazioni, Super Bonus 110% e Bonus facciate.

Bonus balconi: come cambia il bonus facciate nel 2022

Rifare alcune parti di un balcone, ristrutturarlo, realizzarlo, trasformare un balcone in una veranda: sono vari gli interventi che si possono compiere per risistemare le facciate degli edifici. Si può procedere con il bonus ristrutturazioni oppure con il bonus facciate. La legge di Bilancio 2022 ha previsto varie novità per l’anno in corso, soprattutto per il bonus facciate. Fino al 31 dicembre 2021 questo bonus era il più conveniente per rifare l’esterno degli edifici, balconi compresi. Con la riduzione della detrazione fiscale dal 90% al 60% a partire dal 1° gennaio 2022 (e per i lavori effettuati entro il 31 dicembre 2022), la misura subisce il ritorno di interesse dei bonus ordinari, primo tra i quali proprio il bonus ristrutturazioni.

Bonus facciate, le novità dalla legge di Bilancio 2022

Tuttavia, la scelta tra il bonus facciate e il bonus ristrutturazioni per interventi relativi ai balconi necessita di un’attenta analisi delle tipologie di interventi ammessi dalla normativa. Proprio sul bonus facciate nel 2022 il legislatore è intervenuto abbassando la percentuale di detrazione fiscale al 60%. La detrazione spetta per il recupero o per il restauro della facciata esterna degli edifici, inclusa la tinteggiatura o la sola pulitura. La norma stabilisce che gli interventi devono interessare le strutture opache della facciata, inclusi i balconi, gli ornamenti e i fregi.

Quali sono i vantaggi di eseguire interventi sui balconi con il bonus facciate?

Gli interventi rientranti nel bonus facciate, anche per lavori relativi ai balconi, devono riguardare gli edifici esistenti. Anche per il 2022, il vantaggio fiscale si può ottenere attraverso lo sconto in fattura oppure tramite la cessione del credito di imposta. Diversamente, si può detrarre quanto speso (non vi sono limiti di costi per il bonus facciate) recuperando il vantaggio fiscale nei 10 anni successivi ai lavori nella dichiarazione dei redditi. Tra gli adempimenti spettanti nel caso in cui si facciano lavori sui balconi con il bonus facciate è necessario prestare attenzione alle asseverazioni di congruità delle spese e al visto di conformità nel caso in cui ci si avvalga della cessione del credito di imposta.

Bonus ristrutturazione balconi come alternativa al bonus facciate: le novità del 2022

L’alternativa al bonus facciate per lavori riguardanti i balconi è rappresentata dal bonus ristrutturazioni. Il primo elemento che si evidenzia di questa misura rispetto al bonus facciate, è la minore detrazione fiscale spettante, fissata al 50% rispetto al 60%. Tuttavia, nella scelta tra le due misure per gli interventi relativi ai balconi è necessario prendere in considerazione ulteriori variabili. Innanzitutto, per questo tipo di interventi, il bonus ristrutturazione risulta essere l’alternativa più praticabile, rispetto ad esempio l’ecobonus ordinario. Quest’ultima misura può arrivare alla detrazione fiscale del 65% e permette anche l’esecuzione di piccoli lavori come la sostituzione degli infissi e delle finestre. Tuttavia, tra i lavori ammessi, non figura quello relativo ai balconi. E, inoltre, l’ecobonus richiede sempre dei miglioramenti energetici, difficilmente dimostrabili nei soli lavori relativi ai balconi.

Bonus ristrutturazione balconi, quando si può o non si può eseguire?

Nel 2022 il bonus ristrutturazioni può rappresentare, quindi, l’alternativa più valida per i lavori relativi ai balconi, purché vengano rispettati determinati requisiti. Innanzitutto, gli ambiti di intervento del bonus ristrutturazione. I lavori di questa misura sono elencati dall’articolo 16 bis del Testo unico sulle imposte sui redditi. Si tratta di interventi relativi al recupero edilizio e agli altri interventi indipendentemente dalla categoria edilizia. A titolo di esempio, sono ammessi lavori nelle categorie del risparmio energetico, della prevenzione di atti illeciti o di infortuni domestici, della rimozione dell’amianto o delle barriere architettoniche. Tuttavia, è necessario tener presente che se si tratta di manutenzione ordinaria dei balconi, come degli altri interventi ammessi dal Testo unico, i lavori possono essere eseguiti da soli solo se eseguiti su parti comuni dei condomini. È questo la regola alla quale prestare la maggiore attenzione nella scelta del bonus ristrutturazioni.

Detrazioni fiscali bonus ristrutturazione balconi: quali sono i vantaggi rispetto al bonus facciate?

Se la scelta ricade, in ogni modo, sul bonus ristrutturazioni rispetto al bonus facciate per lavori inerenti i balconi, è necessario tener presente che il limite della spesa massima per l’unità immobiliare è fissata in 96 mila euro. Tuttavia, rispetto al bonus facciate che scade al 31 dicembre del 2022, la scadenza del bonus ristrutturazioni è fissata a fine anno del 2024.

Bonus ristrutturazioni, si può procedere con la cessione del credito di imposta o lo sconto in fattura e come?

Analogamente al bonus facciate, la detrazione fiscale si può sfruttare mediante la cessione dello sconto in fattura e la cessione del credito di imposta. Le due opzioni permettono di ottenere da subito il vantaggio fiscale anziché attendere i 10 anni di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Inoltre, è necessaria l’asseverazione di congruità delle spese e il visto di conformità nel caso di cessione del credito di imposta. Tuttavia, questi due adempimenti non sono necessari (rispetto all’obbligatorietà del bonus facciate) nel caso in cui si tratti di interventi eseguiti in edilizia libera o per importi dei lavori che non superino i 10 mila euro.

 

 

Superbonus 110% e bonus casa per condomini, piccoli edifici e ristrutturazioni: quali sono i più convenienti?

Superbonus 110% e vari bonus casa prorogati dalla legge di Bilancio 2022 e in corso di validità ancora per altri anni. Ecco come scegliere la misura più giusta per interventi in condomini, nei piccoli edifici e “villette” e per le ristrutturazioni, anche di facciate degli edifici. I condomini avranno ancora due anni per gli interventi rientranti nel superbonus 110%. Per le villette invece i tempi si accorciano. Conviene di più la detrazione ordinaria che, per alcune misure, scende a tre anni nella dichiarazione dei redditi. Ma c’è la possibilità di utilizzare la detrazione fiscale anche come sconto in fattura o come cessione del credito di imposta.

Superbonus 110% e bonus casa: quali convengono di più?

Conviene di più il superbonus 110% oppure gli altri bonus casa? Nella valutazione è importante individuare la detrazione fiscale che maggiormente può rispecchiare le aspettative nel far svolgere gli interventi. E quale parte della spesa dovrà essere sostenuta dal proprietario o dai proprietari. Oltre al superbonus 110%, il bonus ristrutturazioni permette la detrazione fiscale del 50%. E il bonus facciate ha perso molta della convenienza con la riduzione della detrazione dal 90% al 60% per gli interventi a partire dal 2022. Ma si può utilizzare l’ecobonus ordinario, il sisma bonus ordinario e gli ecobonus potenziati con interventi combinati. Regola generale vuole che la scelta ricada sul tipo di edificio (condominio o singola unità immobiliare) e sugli interventi più complessi rispetto alle piccole ristrutturazioni.

Condomini, quanto conviene il superbonus 110%?

La detrazione fiscale più conveniente nel 2022 per i condomini è quella relativa ai lavori di coibentazione (o di cappotti termici), di nuovi impianti di riscaldamento e di interventi sulle parti strutturali. Per tutte queste tipologie di lavori si può beneficiare del superbonus 110% per migliorare le condizioni antisismiche dell’edificio oppure per interventi sul piano dell’efficientamento energetico. Gli interventi rientranti nel superbonus potranno essere effettuati al 110% di detrazione fino al 31 dicembre del 2023, per poi beneficiare del 70% nel 2024 e del 65% nel 2025. La proroga riguarda anche gli interventi trainanti nelle singole unità abitative.

Superbonus 110%, quando programmare e iniziare i lavori?

Qualche difficoltà i condomini potrebbero averla in merito ai tempi degli interventi. L’avvio dei lavori potrebbe richiedere tempo e le imprese hanno attualmente molti interventi da realizzare. Ma la proroga del superbonus può fare in modo da programmare gli interventi al 110% nei prossimi due anni. Sulla spesa da affrontare si dovrà mettere in conto di dover anticipare qualcosa, anche se si cede il credito a un istituto bancario. Tra le spese da affrontare di tasca propria c’è la diagnosi energetica e il capitolato.

Bonus casa piccoli edifici con un unico proprietario: quale detrazione conviene?

Con la legge di Bilancio 2022 i condomini e gli edifici con un unico proprietario (o più persone fisiche che abbiano una comproprietà) sono sullo stesso piano. Si tratta di piccoli edifici che abbiano da 2 a 4 unità abitative, senza dover contare le pertinenze. Rientra nelle agevolazioni dei piccoli edifici anche un immobile costituito da tre appartamenti e tre box. In tutte queste situazioni, gli interventi possono essere fatti rientrare nel superbonus 110% fino al 31 dicembre 2023, con la riduzione della detrazione negli anni successivi.

Superbonus 110% per le ‘villette’: la scadenza è il 31 dicembre 2022 con Sal al 30 giugno prossimo

Discorso a parte vale per le cosiddette “villette” in merito all’utilizzo del superbonus 110%. Si tratta di edifici monofamiliari o di singole unità abitative che siano indipendenti inserite in edifici plurifamiliari. I benefici del superbonus 110% scadono al 31 dicembre 2022, ma entro il 30 giugno prossimo deve essere raggiunto almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal) calcolato sull’intervento complessivo.

Bonus ristrutturazioni edilizie, quali sono quelli che convengono?

Spesso i proprietari di immobili potrebbero aver bisogno di lavori più leggeri per rientrare nel superbonus 110% e dover effettuare delle semplici ristrutturazioni. Per tutti questi interventi rimangono in vigore una serie di bonus edili ordinari. A partire dal bonus ristrutturazione con la detrazione del 50% valido ancora per altri tre anni, fino al 31 dicembre 2024. Sono poi possibili altri bonus, come l’ecobonus, il bonus giardini, il sisma bonus e il bonus mobili. Quest’ultimo, però, nel 2022 può essere applicato a un limite di spesa di 10 mila euro (anziché 16 mila dell’anno scorso) e scenderà a 5 mila euro negli anni 2023 e 2024.

Bonus facciate per le ristrutturazioni degli edifici, cala la convenienza nel 2022

Nell’ultimo anno di possibilità di utilizzarlo, il bonus facciate cala in termini di convenienza. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha previsto una detrazione più bassa per i lavori relativi alle facciate nel corso dell’anno. La detrazione fiscale non sarà più del 90% come per i lavori del 2020 e del 2021, ma scenderà al 60%. La riduzione della detrazione fiscale fa in modo che si possano prendere in considerazione altri bonus rispetto al bonus facciate con minori visti e asseverazioni da rispettare secondo quanto chiede il decreto legge “Antifrodi”, entrato in vigore il 12 novembre 2021. Aumentano invece le possibilità di utilizzare il sisma bonus ordinario e il super sisma bonus che, nei casi più favorevoli, può arrivare a una detrazione fiscale dell’85%. Tuttavia, in quest’ultimo caso è necessario fare lavori edilizi più rilevanti nell’ambito degli edifici condominiali.

 

Bonus facciate 2022: con la riduzione dal 90% al 60%, quali alternative convengono di più?

Con la riduzione della detrazione fiscale dal 90% al 60% decretata dalla legge di Bilancio 2022, quali alternative risultano più convenienti del bonus facciate? La concorrenza alla misura di vantaggio per gli interventi edilizi si fa sentire, soprattutto con gli ecobonus per gli immobili condominiali e il bonus del 50% sulle ristrutturazioni. E dunque, nell’ultimo anno di validità del bonus facciate, i lavori compresi in questa misura potrebbero abbassarsi di numero. Il tutto mentre, numeri alla mano, nel 2020 e nel 2021 il bonus facciate è risultata essere la misura di detrazione fiscale più conveniente dopo il superbonus 110%.

Bonus facciate, che cos’è?

Nel 2022 il bonus facciate permette la detrazione fiscale del 60%. Non è prevista una spesa massima per unità immobiliare, mentre il recupero in anni della detrazione è pari a 10. L’agevolazione vale sugli immobili già esistenti e prevede il recupero o il restauro della facciata esterna, inclusa la tinteggiatura o la pulitura. Gli interventi devono essere fatti sulle strutture opache della facciata, inclusi i balconi, i fregi e gli ornamenti.

Bonus facciate, quando si può realizzare l’intervento?

L’edificio oggetto di intervento deve trovarsi nelle zone urbanistiche A o B secondo la classificazione fatta dal decreto ministeriale numero 1444 del 1968. Se i lavori sono influenti ai fini termici o interessano più del 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda totale dell’immobile, allora deve essere eseguita la coibentazione con i relativi adempimenti come avviene per l’ecobonus ordinario. In tal caso è necessaria la pratica Enea e, per gli interventi a partire dal 6 ottobre 2020, è necessaria la congruità delle spese.

Bonus facciate, si può utilizzare lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta?

Anche per il bonus facciate la detrazione, in alternativa all’applicazione nella dichiarazione dei redditi, può essere scambiata con la cessione del credito di imposta oppure mediante lo sconto in fattura. In entrambi i case è necessaria l’asseverazione di congruità delle spese e il visto di conformità delle stesse. I visti sono stati introdotti con l’entrata in vigore il 12 novembre 2021 del decreto “Antifrodi” (decreto legge numero 157 del 2021).

Detrazioni del bonus facciate rispetto al bonus ristrutturazione

La detrazione del bonus facciate deve essere applicata sull’Irpef o sull’Ires. Può interessare edifici di qualsiasi categoria catastale, come avviene per l’ecobonus. La detrazione del bonus ristrutturazioni invece è limitata all’Irpef di edifici per lo più residenziali.

Bonus facciate, ci sono limiti di spesa per gli interventi?

Il bonus facciate, pur non avendo dei limiti di spesa, è in ogni caso soggetto alla congruità delle spese sostenute per realizzare l’intervento. Tale congruità deve esserci sempre, sia nel caso di sconto in fattura o di cessione del credito di imposta, che in tutte le situazioni nelle quali l’intervento deve rispettare le disposizioni del decreto ministeriale “Requisiti”.

Bonus facciate, le previsioni degli interventi nel 2022

La riduzione della percentuale di detrazione fiscale dal 90% al 60% potrebbe spingere, nel corso dell’anno, i contribuenti a optare per altre misure di agevolazione fiscale più convenienti. Infatti, per la realizzazione di un cappotto termico o una coibentazione si può utilizzare l’ecobonus con percentuali di detrazione fiscale più vantaggiose. A parità di adempimenti da ottemperare (la pratica all’Enea e il rispetto del decreto ministeriale “Requisiti”), la detrazione con l’ecobonus sale al 65%.

Lavori in ecobonus anziché utilizzare il bonus facciate

Tale percentuale aumenta al 70% se la coibentazione viene effettuata da un condominio e interessa almeno il 25% dell’involucro dell’intero immobile. Un ulteriore salto di detrazione fiscale è fissato al 75% nel caso in cui i lavori di coibentazione del condominio assicurino anche determinate prestazioni energetiche, sia in inverno che in estate.

Perché conviene l’ecobonus al bonus facciate 2022 o il sismabonus?

Oltre alle percentuali di detrazione fiscale, l’ecobonus può risultare più conveniente del bonus facciate anche perché non ha i vincoli delle zone (A e B) assegnati al bonus facciate. E con l’ecobonus si può intervenire anche sulle facciate interne, sui lastrici solari e sui tetti. Risultano avvantaggiati anche i contribuenti che utilizzano l’ecobonus sisma e il sisma bonus rispetto al bonus facciate. Infatti, facendo interventi che migliorino anche le classe di rischio sismico di uno o due categorie, si può ottenere una detrazione fiscale dell’80% o dell’85%. Si tratta, tuttavia, di lavori più completi rispetto al bonus facciate.

Bonus facciate e la pulitura e tinteggiatura degli edifici

Il bonus facciate può essere richiesto pure per interventi di semplice tinteggiatura, di pulitura e altri lavori che non diano variazioni dal punto di vista termico. Si tratta, infatti, di restauri di balconi e di cornicioni, di lavori sull’intonaco entro il 10% della superficie disperdente complessiva. Con il bonus facciate al 60% di beneficio fiscale, la semplicità del bonus ristrutturazioni, pur prevedendo la detrazione del 50%, potrebbe risultare competitiva. E si tratta, in particolare, di semplicità dal punto di vista degli adempimenti e delle asseverazioni.

Asseverazione dei costi e il visto di conformità del bonus facciate

Infatti, con il bonus facciate e l’utilizzo della detrazione del 60% come sconto in fattura o come cessione del credito di imposta, sono sempre dovuti:

  • l’asseverazione dei costi agli interventi;
  • il visto di conformità.

I due adempimenti richiesti dal bonus facciate possono influire sul costo finale, soprattutto se si tratta di piccoli interventi. I due visti, invece, possono essere evitati con il bonus ristrutturazione. In particolare, non è richiesto il visto di conformità e l’asseverazione dei costi per gli interventi eseguiti in edilizia libera. Ovvero per interventi di manutenzione ordinaria della facciata con detrazione del 50% solo per le parti comuni dell’edificio. Oppure per lavori il cui costo complessivo non superi i 10 mila euro.

Bonus facciate, 50% ed ecobonus: come regolarsi entro fine 2021 con credito d’imposta e sconto in fattura?

Come per il superbonus 110%, anche per l’ecobonus, per il bonus 50% e per l’ecobonus la cessione del credito e lo sconto in fattura necessitano sia del visto di conformità che di quello di congruità delle spese. I due vincoli sono stati introdotti dal decreto legge numero 157 del 2021, cosiddetto “decreto Antifrodi”. In base alla nuova normativa, tutte le fatture emesse ai fini degli incentivi sugli interventi edilizi necessitano dell’osservanza ai principi della conformità e della congruità delle spese. Ci si chiede come comportarsi, dunque, in vista della fine dell’anno e cosa avviene per i lavori che sono ancora in corso.

Fatture per lavori del bonus facciate: il visto di conformità e congruità per le fatture dal 12 novembre 2021

Per poter beneficiare del credito di imposta o dello sconto in fattura, secondo quanto prevede il decreto Antifrodi, è necessario pertanto il visto di conformità e di congruità delle spese. Ciò vale per le fatture emesse a partire dal 12 novembre 2021. Nel caso del bonus facciate, è possibile tuttavia evitare questa stretta anche per le fatture eseguite dal 12 novembre. Vediamo quali sono le condizioni.

Quando non c’è il visto di conformità e congruità per le fatture emesse dal 12 novembre 2021?

Il visto di conformità e di congruità nel caso del bonus facciate per la cessione del credito e per lo sconto in fattura non è necessario per le fatture emesse anche successivamente all’11 novembre 2021 in determinati casi. In particolare, è necessario che si verifichino congiuntamente 3 condizioni stabilite dall’Agenzia delle entrate, ovvero:

  • bisogna aver ricevuto le fatture e averle già pagate;
  • aver già provveduto a riportare nella fattura lo sconto oppure l’accordo per la cessione del credito di imposta.

Bonus facciate, quale stato di avanzamento dei lavoro deve esserci entro il 31 dicembre 2021?

Il visto di congruità delle spese può essere rilasciato anche se non è stato raggiunto un determinato stato di avanzamento dei lavori (Sal). E anche in assenza della dichiarazione di fine dei lavori. Alla fine dell’anno, pertanto, il beneficiario del bonus facciate potrebbe aver fatto eseguire solo il 25% dei lavori avendone già pagati il 75%. L’unica osservanza richiesta dall’Agenzia delle entrate, se non è stato raggiunto un minimo di Sal, è che i lavori siano quanto meno iniziati.

Sconto in fattura, si può pagare il 10% entro il 2021 e maturare il bonus per il 90%

Nel caso dello sconto in fattura, l’Agenzia delle entrate ha confermato che entro il 31 dicembre il contribuente può aver già versato il 10% netto del lavoro anche senza finire il lavoro entro l’anno. Il bonus, in questo caso, matura sul 90% di tutto l’importo fatturato al lordo.

Cosa avviene per le spese del bonus facciate che slittano al 2022?

Un’attenzione di riguardo deve essere posta per quanto concerne le spese che verranno affrontate nel 2022. Si tratta di spese per interventi che sono già stati iniziati nel 2021 e non ancora portati a termine oppure per nuovi lavori. In questi casi, è necessario mettere in conto che la detrazione da applicare è quella che entrerà in vigore nel 2022. Ovvero quella che, in caso di conferma della legge di Bilancio di fine anno, scenderà al 60%.

Ecobonus e bonus 50% ristrutturazioni, ecco come si procede con le detrazioni in vista della fine del 2021

Anche sull’ecobonus e sul bonus 50% relativi ai lavori edilizi, è necessario essere in regola con i visti di congruità e di conformità previsti dal decreto Antifrode. I due visti sono necessari sia per la cessione del credito che per lo sconto in fattura. Pertanto, le stesse regole del superbonus 110% e del bonus facciate sono vigenti per il superbonus del 50% sulle ristrutturazioni e sull’ecobous 50-65%. Anche per quanto concerne le fatture emesse a partire dal 12 novembre 2021 valgono le tre condizioni congiunte per evitare le strette dei visti di congruità e di conformità delle spese.

Lavori di miglioramento energetico, il visto di congruità era già previsto dal decreto ministeriali ‘Requisiti’

Particolare attenzione sulle nuove regole è richiesta per quanto concerne i lavori di miglioramento energetico. La congruità delle spese, in questo caso, era già prevista dal decreto ministeriale “Requisiti” del 6 agosto 2020. Più nel dettaglio, i lavori di miglioramento energetico che siano iniziati dal 6 ottobre 2020 erano già soggetti al visto di congruità delle spese. Il visto è necessario tanto che si tratti di lavori di miglioramento energetico rientranti nell’ecobonus 50-65%, quanto nel superbonus 110%, quanto ancora nel bonus facciate nel caso in cui una parte degli interventi riguardi la coibentazione. In tutte e tre queste situazioni, il decreto Antifrodi si rifà a quanto già previsto dal decreto Requisiti in merito alla congruità delle spese sostenute.

Cosa avviene per tutte le spese per le quali non vige l’obbligo di congruità?

Per tutte le spese per le quali non vige l’obbligo di congruità perché non rientranti nell’ambito di applicazione del decreto Requisiti, è necessario attendere un nuovo provvedimento del ministero per la Transizione ecologica (Mite). Si tratta, pertanto, di interventi rientranti nel bonus delle ristrutturazioni, nel sismabonus e nel bonus facciate senza coibentazione. Al momento è necessario rifarsi ai prezzari regionali, ai listini delle Camere di commercio, ai listini ufficiali o, solo in ultima analisi, a quelli relativi al mercato del luogo. Si può detrarre le spese fino al costo massimo ammesso delle spese non congrue: l’eventuale parte eccedente è indetraibile.

 

Bonus Facciate al 90%: il 31 dicembre 2021 potrebbe scadere

Il bonus facciate è stato dal 2020 in poi un importante incentivo in quanto consente di rifare la facciata degli edifici, compresa la pulitura e la tinteggiatura con la possibilità di recuperare fino al 90% degli importi spesi. Questo incentivo è però in scadenza il 31 dicembre 2021 e quindi chi aveva intenzione di effettuare i lavori ha poco tempo ormai a disposizione.

Nota di aggiornamento al DEF: proroga del Superbonus 110%, ma non del Bonus Facciate

Solitamente i bonus come quello ristrutturazione vengono prorogati di anno in anno, ciò che ha mandato in fibrillazione molte imprese che operano nell’edilizia e molti proprietari è il fatto che nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, anche conosciuta come nota di aggiornamento al DEF o NADEF, è prevista la proroga del Superbonus Ristrutturazioni al 110%, ma non è prevista la proroga del bonus facciate al 90%. Sono in molti a sperare che la stessa possa essere inserita nella legge di bilancio per il 2022, ma non mancano malumori per coloro che operano nel settore. Questo perché non è detto che si possa operare un rifacimento della facciata utilizzando il bonus Ristrutturazioni 110% infatti questo richiede che ci sia un efficientamento energetico che consenta di recuperare almeno 2 classi energetiche e che siano effettuati i lavori trainanti.

Se vuoi conoscere i lavori trainanti e i lavori trainati, leggi la guida: Lavori Trainanti nel Superbonus 110%: scopriamo quali sono 

Tutti i bonus in scadenza

Ci sono però strutture/edifici che non possono usufruire del Superbonus 110%, ad esempio perché già hanno impianti di nuova generazione e di conseguenza si trovano a non poter ottenere benefici per il rifacimento della facciata. Tra i bonus in scadenza e non ancora prorogati vi sono anche quelli “tradizionali” per la ristrutturazione al 50%. Questo vuol dire che il rischio è di non poter beneficiare neanche di questi. Resta il bonus casa al 36% in quanto si tratta di una misura strutturale. Tra gli altri bonus in scadenza c’è il bonus verde, il bonus mobili ed elettrodomestici (comunque collegato alla realizzazione di una ristrutturazione).

Come cedere il credito ristrutturazione alle Poste

Oggi andiamo ad addentrarci in quella annosa fauna della burocrazia italiana, scoprendo tutti i passaggi per cedere il credito ristrutturazione alle poste italiane. Una rapida guida che vi spiega passo passo come fare.

Credito ristrutturazione, che cosa è?

Ovviamente, quando si parla di credito ristrutturazione, si parla di un credito per aiutare la ristrutturazione della propria casa. La cessione del credito è un accordo trilaterale tra cedente, cessionario e ceduto che permette di cedere il diritto di credito di un soggetto a un terzo e può essere utilizzato anche per il bonus ristrutturazione.

Andiamo invece alla definizione di cessione del credito che determina che un soggetto cede tutto o parte di un credito nei confronti di un secondo soggetto a un ente terzo, banca o istituto di intermediazione finanziaria, ottenendo liquidità immediata. In questo caso, dunque andremo a vedere come cedere il credito ristrutturazione alle poste italiane.

Credito ristrutturazione come cederlo alle poste

L’obiettivo della cessione del credito è quello di individuare un’azienda in grado di assorbire direttamente il credito apposito e che sia quindi in grado di proporre lo sconto direttamente in fattura, oppure sia in grado di avere la liquidità, senza dover ricorrere ad un prestito che faccia ponte attraverso un istituto finanziaria, con la seguente cessione del credito a Poste Italiane.

Le Poste italiane riconoscono circa l’89% del credito (può variare in base alla durata delle detrazioni e al tipo di credito che si cede) che si sarebbe spalmato in 10 rate annuali, tutto in un’unica soluzione. Di solito, invece, le altre banche non offrono più dell’80%, oltre ad una commissione del 2 o del 3% dell’istituto certificatore.

All’atto pratico, la cessione del credito alle poste funziona semplicemente:

Occorre andare sul sito delle Poste nello spazio prodotti/superbonus-altri-bonus-fiscali e, dunque fare il log in con le credenziali legate al proprio conto, cliccando poi alla voce “Richiedi on line” e compilare la richiesta di cessione, indicando i crediti spettanti.

Opzioni di cessione credito di ristrutturazione

Nella cessione del credito ristrutturazione abbiamo tre possibilità di applicazione, ovvero le seguenti:

  • Nessuna cessione: il committente paga la totalità del lavoro al fornitore per poi recuperare la quota di detrazione dall’Agenzia delle Entrate entro i 5 o massimo 10 anni successivi, a seconda del bonus;
  • Cessione diretta: il committente cede l’intero ammontare della detrazione a un ente terzo ed ottiene liquidità immediata pagando una percentuale per la gestione;
  • Cessione indiretta: il committente ottiene dal fornitore uno sconto in fattura uguale al totale della detrazione, dunque in seguito il fornitore cede il credito ad un ente terzo per recuperare liquidità e rientrare delle spese sostenute per il lavoro svolto e non pagato interamente dal cliente.

Ci sarebbe, tuttavia, una quarta opzione, ovvero anziché scegliere la cessione, l’azienda fornitrice potrebbe accollarsi il credito d’imposta e recuperarlo poi dall’Agenzia delle Entrate nel corso degli anni, ad ogni modo questo creerebbe un problema di liquidità a breve termine.

In definitiva, all’atto di sostanza, effettuare la cessione del credito per la ristrutturazione serve ad ottenere liquidità immediata a fronte di un investimento.

Andiamo a vedere un piccolo e breve esempio concreto sul funzionamento economico del credito:

Se avete fatto una ristrutturazione cominciata nel 2020, avendo speso 40.000 Euro di ristrutturazione. Con le dovute detrazioni fiscali avreste diritto al 50% di recupero fiscale (dunque 20.000 euro cosparse in 10 rate annuali di 2000 Euro) da portare in dichiarazione dei redditi.

Cedendo l’intero credito ristrutturazione, potrete avere l’intera somma sotto forma di liquidità immediatamente, pagando una commissione, avendo subito € 18.187,44.

Cosa risparmiare con una ristrutturazione a costi ridotti

Attraverso queste possibilità di credito e di detrazione, avrete quindi modo di risparmiare su un’ampia scelta di lavori su cui recuperare gran parte dei costi:

● riqualificazione energetica
● riduzione del rischio sismico
● installazione di impianti solari fotovoltaici
● colonnine di ricarica per veicoli elettrici negli edifici
● ristrutturazioni domestiche
● rifacimento facciate e tetti inclinati

E in tutto ciò, si avranno anche meno problemi con la liquidità, grazie al salvadanaio composto dal credito ristrutturazione che si è ceduto.

Ora, dunque che abbiamo visto, in breve, come cedere il credito ristrutturazione non vi resta che rimboccarvi le maniche, afferrare vernice, cazzuola e pennelli, contattare una buona manovalanza e avviare la vostra ristrutturazione. A tutto il resto ci pensa il credito ristrutturazione e le vostre amate poste italiane.

Chi è il soggetto incapiente e in che situazione si trova?

Ci sono tanti contribuenti che hanno un reddito così basso, per l’anno di imposta di riferimento, che sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione. Oppure, pur presentando la dichiarazione dei redditi, non possono beneficiare delle detrazioni e delle deduzioni fiscali. In entrambi i casi il contribuente si trova in una situazione tale da essere definito come incapiente.

Chi sono gli incapienti, dai pensionati ai piccoli lavoratori autonomi anche senza partita Iva

La maggioranza dei contribuenti, che rientra nella categoria degli incapienti, spazia dai pensionati che percepiscono dall’INPS degli assegni mensili aventi bassi importi, ai lavoratori autonomi che, in possesso o meno di partita IVA, hanno dei bassi giri d’affari annui oppure dichiarano dei redditi annui che sono riconducibili solamente al pagamento di prestazioni occasionali.

Sono incapienti, inoltre, tutti quei contribuenti che, nell’anno di imposta di riferimento, non hanno alcun reddito da dichiarare e, di conseguenza, sono impossibilitati ad accedere agli sconti di imposta nel caso ci siano da dichiarare degli oneri deducibili o detraibili.

Perchè per il contribuente incapiente le deduzioni e le detrazioni fiscali sono off-limits

La deduzione fiscale, infatti, è fruibile solo se il contribuente ha un reddito di lordo da dichiarare e dal quale, di conseguenza, andare a sottrarre l’onere deducibile. Così come la detrazione fiscale è fruibile se, in sede di dichiarazione, il contribuente nel denunciare i redditi deve pagare delle imposte.

Sull’ammontare lordo di queste imposte, infatti, il contribuente può abbassare le tasse da pagare in forza ad eventuali oneri detraibili da dichiarare. Per chi ha accesso alla dichiarazione dei redditi precompilata, tra l’altro, la maggioranza di questi oneri detraibili e deducibili sono già precaricati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Detrazioni fiscali incapienti, il bonus ristrutturazioni si può recuperare

Nella maggioranza dei casi, come sopra spiegato, per i contribuenti incapienti le eventuali detrazioni e deduzioni fiscali, in sede di dichiarazione dei redditi, si perdono. Ma ci sono pure delle eccezioni come quella che è rappresentata dal bonus ristrutturazioni che, in alternativa alla detrazione fiscale di pari importo spalmata su più anni in sede di dichiarazione dei redditi, si può sfruttare optando per la cessione del credito ad una banca oppure per lo sconto in fattura da parte della società che effettua i lavori.

In particolare, il contribuente incapiente può recuperare il bonus ristrutturazioni, pur non avvalendosi delle detrazioni fiscali, non solo per i lavori incentivati con il cosiddetto superbonus al 110%, ma anche per tutti gli interventi che sono elencati e che sono considerati ammissibili così come è stato disposto dal decreto Rilancio. Ovverosia i bonus per l ristrutturazioni edilizie, per l’installazione di impianti fotovoltaici, per gli interventi per l’efficienza energetica e per i lavori antisismici. Ma anche per le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici e per il cosiddetto bonus facciate.

Nella stessa casistica, inoltre, rientrano pure i contribuenti forfettari per i quali si applica un regime fiscale che prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva senza detrazioni. Il forfetario che ristruttura la propria abitazione può infatti sfruttare il bonus fiscale allo stesso modo di come può fare un contribuente incapiente.