Reddito di cittadinanza: pochi giorni per mettersi a posto, pagamento di febbraio in bilico per molti

Il reddito di cittadinanza è collegato all’Isee. Questo è un dato di fatto. Senza Isee il reddito di cittadinanza non può essere erogato. E ciò che molti forse hanno dimenticato, è che il 31 dicembre scorso gli Isee sono scaduti. Occorre rinnovarli quindi. A gennaio il sussidio è stato salvaguardato perché l’Inps ha preso a riferimento l’Isee dello scorso anno.

A febbraio invece cambia tutto. Il reddito di cittadinanza verrebbe sospeso per chi non adempie al rinnovo dell’Isee.

Isee a febbraio, altrimenti niente Reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza è una misura assistenziale che dal 2019 viene erogato a famiglie e singoli in difficoltà economica, lavorativa, patrimoniale o sociale. E quale è il parametro utilizzato per assegnare il beneficio ad una famiglia piuttosto che ad un singolo? L’Isee naturalmente.

Per questo è importante rinnovarlo entro il 31 gennaio prossimo. Occorre consentire all’Inps di ricalcolare il beneficio erogato e di verificare se ci siano ancora le condizioni utili a fruirne da parte del beneficiario. In assenza di Isee il reddito di cittadinanza viene sospeso.

Cosa accade se il reddito di cittadinanza viene sospeso

Non si perde il diritto al beneficio, perché non c’è decadenza e il sussidio viene riattivato nel momento in cui l’adempimento con l’Isee viene completato. Non si perdono nemmeno le mensilità i cui il benefit è sospeso. Ma non esistono arretrati per la misura. Infatti se a febbraio, senza Isee in corso di validità, il beneficio venisse congelato, il mese di mancata fruizione non viene certo recuperato il mese successivo con una ricarica doppia.

Cambia però la scadenza dei 18 mesi. Infatti il reddito di cittadinanza dura 18 mesi rinnovabili. Se un beneficiario aveva il reddito di cittadinanza in scadenza a giugno 2022 (scadenza dei 18 mesi), ma a febbraio non lo percepisce per via dell’Isee non rinnovato, la nuova scadenza slitta a luglio 2022. Sempre se nel mese di febbraio questi provvede a rinnovare l’Isee

Come rinnovare l’Isee

Per completare il rinnovo dell’Isee occorre presentare all’Inps una nuova DSU. Si tratta della dichiarazione sostitutiva unica con la quale il contribuente auto dichiara i propri redditi, i propri patrimoni, la propria composizione del nucelo familiare e tutte le altre cose che servono per ottenere l’Isee.

Farà fede la data di trasmissione della DSU per non correre il rischio di restare un mese senza beneficio. Va ricordato che l’Isee viene rilasciato dall’Inps dopo gli opportuni controlli. Passano tra i 3 ed i 7 giorni in media. Questo sia che si utilizzi il canale offerto gratuitamente da Caf e Patronati, o che si utilizzi il fai da te con le credenziali di accesso Spid, Cie o Cns e si provveda in maniera autonoma a presentare la DSU.

Infatti basterà autenticarsi sul sito dell’Inps con le credenziali del Sistema Pubblico di Identità Digitale, o in alternativa con la Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi.  Nel motore di ricerca dei servizi Inps occorrerà indicare la parola Isee e immediatamente si verrà indirizzati sulla pagina del servizio di richiesta della certificazione.

Un suggerimento utile per chi volesse ottenere l’Isee in maniera più veloce è quello della versione precompilata. Una facoltà concessa agli utenti Inps nell’area My Inps. Con la versione precompilata basterà confermare i dati presenti già nelle banche dati, producendo verifica del proprio coniuge tramite identificativo della tessera sanitaria del coniuge stesso e confermare se redditi e dotazioni patrimoniali del dichiarante e del coniuge coincidono con quelle che ha in mano l’Inps.

In questo caso la certificazione Isee viene rilasciata già nella stessa giornata in cui viene presentata la dichiarazione sostitutiva unica.

Home Care Premium: il bonus per care givers dell’Inps: ultimi giorni

Entro il 31 gennaio 2022 può essere presentata la domanda per accedere all’Home Care Premium, si tratta di un assegno elargito dall’INPS ai disabili e finalizzato al rimborso di spese sostenute per l’assunzione di un assistente domiciliare. Ecco tutte le notizie.

Home Care Premium: cos’è?

Prendersi cura di un disabile non è semplice, richiede costanza, impegno e tanto sacrificio, purtroppo spesso questa attività viene svolta gratuitamente dai parenti che in alcuni casi sono anche costretti a lasciare il lavoro. Per mitigare in parte questo sacrificio, l’INPS mette a disposizione Home Care Premium, si tratta di una sorta di concorso che permette di ottenere un assegno mensile per un anno del valore massimo di 1.050 euro. Il progetto è riservato a dipendenti e pensionati pubblici che necessitano di assistenza al proprio domicilio per coniuge e parenti entro il primo grado. Si tratta di una misura sperimentale quindi in futuro ci potranno comunque essere delle modifiche/estensioni.

Il bonus care givers è riconosciuto per l’assistenza di un familiare disabile ai sensi della legge 104 del 1992. Solitamente il concorso viene bandito annualmente, per chi vuole accedere ora, la domanda deve essere presentata entro il 31 gennaio 2022. L’assegno viene riconosciuto per quest’anno a 30.000 persone quindi vi è un’ampia possibilità di rientrare.

Requisiti per accedere all’Home Care Premium

Per poter partecipare è necessario avere un ISEE in corso di validità, gli importi di cui si può beneficiare variano in base al valore ISEE  e naturalmente è necessaria la certificazione della disabilità.

Chi vuole beneficiare di questo assegno dell’INPS per l’assistenza domiciliare deve inoltrare la domanda dal sito INPS, da qui è necessario accedere attraverso le proprie credenziali, in particolare codice fiscale e SPID, oppure altro sistema di identificazione, come la CIE o CNS. Una volta entrati, si deve andare alla voce “Scelta Prestazione” e di seguito “Home Care Premium” e seguire le istruzioni per inoltrare la domanda. Al termine dell’inoltro viene rilasciato un numero di protocollo da conservare al fine di accedere nuovamente a tutte le informazioni inerenti la propria domanda.

In alternativa la domanda può essere presentata tramite il Contact Center 803164 gratuito da telefono fisso, oppure da telefono mobile al numero 06164164 , infine la domanda può essere presentata tramite patronato.

A quanto ammonta il bonus care givers dell’INPS?

Gli importi previsti dipendono da diversi fattori, cioè grado di disabilità, determinato in base alle patologie che possono ottenere il riconoscimento della disabilità, e ISEE. E’ previsto:

Per il grado di disabilità gravissima:

  • 1.050 euro al mese per ISEE fino a 8.000 euro;
  • 950 euro fino a 16.000 euro ISEE;
  • 850 euro fino a 24.000 euro ISEE;
  • 750 euro fino a 32.000 euro;
  • 650 euro al mese fino a 40.000 euro di valore ISEE ;
  • 550 euro al mese per redditi ISEE oltre 40.000 euro.

Per la disabilità grave gli importi sono:

  • 700 euro mensili con ISEE fino a 8.000 euro;
  • 600 euro mensili con ISEE fino a 16.000 euro;
  • 500 euro mensili con ISEE fino a 24.000 euro;
  • 300 euro mensili per redditi ISEE fino a 32.000 euro;
  • 100 euro mensili per ISEE fino a 40.000 euro;
  • 50 euro mensili nel caso in cui l’ISEE abbia un valore superiore a 40.000 euro.

Per la disabilità di grado medio:

  • 500 euro mensili con ISEE fino a 8.000 euro;
  • 400 euro mensili con ISEE fino a 16.000 euro;
  • 300 euro mensili con ISEE fino a 24.000 euro;
  • 100 euro mensili con ISEE fino a 32.000 euro.

Il beneficiario del bonus mensile Home Care Premium per poterne beneficiare dovrà comunque stipulare un contratto di lavoro in favore dell’assistente domiciliare e nei suoi confronti si qualifica come datore di lavoro.

L’assistente può essere anche un familiare del beneficiario, ma in questo caso l’erogazione della prestazione è subordinata all’accoglimento della domanda di assunzione da parte dell’INPS.

A ciascun beneficiario potranno inoltre essere destinate risorse integrative in relazione al bisogno assistenziale del singolo.

 

Assegno unico figli, Isee se in famiglia ci sono divorziati, altri familiari, separati mai sposati, padre risposato

La pratica dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) ai fini della presentazione della domanda per l’ottenimento dell’Assegno unico per i figli può generare difficoltà nell’individuazione dei membri della famiglia richiedente. La definizione del nucleo familiare diventa, pertanto, indispensabile ai fini del calcolo dell’Isee e per la determinazione della nuova misura introdotta nel 2022. Possono presentarsi, infatti, casi di famiglie allargate, di presenza di altri familiari, del padre risposato o della presenza di un figlio maggiorenne, di genitori mai sposati o di uno dei due che viva all’estero. Infine, è da prendere in considerazione anche il caso di un genitore straniero.

Isee, come si calcola l’indicatore se si tratta di famiglia allargata ai fini dell’Assegno unico per i figli?

In linea di massima, la famiglia è composta, ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) da tutte le persone presenti nello stato di famiglia. Il documento si può richiedere all’anagrafe comunale. Tuttavia, rispetto a questa regola generale, si possono verificare vari casi. Ad esempio, i due coniugi possono avere una differente residenza. Ciò può presentarsi nel caso della domanda di Assegno unico quando la madre divorziata e con due figli minori ha un nuovo convivente. In questo caso fanno parte sempre dello stesso nucleo familiare per il calcolo dell’Isee? I coniugi, anche se hanno una differente residenza, costituiscono un medesimo nucleo familiare per il calcolo dell’Isee. Il nuovo convivente, dunque, se figura nello stato di famiglia della madre divorziata, fa parte del nucleo familiare ai fini dell’Isee della famiglia di quest’ultima. Se scegliesse tuttavia la famiglia del coniuge, non potrebbe rientrare nel nucleo della madre divorziata.

Isee, come vanno considerati i figli maggiorenni non conviventi fino a 26 anni e oltre per l’Assegno unico?

I figli maggiorenni e fino a 26 anni e oltre, ai fini dell’Isee necessario per l’Assegno unico, se non sono conviventi, hanno diversa disciplina. Ovvero, se non hanno ancora compiuto i 26 anni fanno parte del nucleo familiare dei genitori nel caso in cui risultano a carico per il calcolo dell’Irpef. Se hanno già compiuto i 26 ani di età o li hanno superati fanno parte di un nucleo familiare a sé stante anche nel caso in cui dovessero risultare ancora a carico dei genitori. In tal caso, dunque, il figlio maggiorenne che abbia già compiuto i 26 anni o li abbia superati costituisce un nucleo familiare a parte ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.

Assegno unico, come bisogna considerare il padre risposato e gli altri familiari, come zii e nonni, ai fini dell’Isee?

Nel calcolo dell’Isee per l’Assegno unico devono essere inseriti anche gli altri familiari come zii e nonni, nel caso in cui risultino conviventi con la famiglia. In tal caso, fa sempre fede lo stato di famiglia: se gli altri familiari risultano presenti vanno inclusi. Il padre che si è risposato, che normalmente risulta estraneo alla famiglia di un figlio minore, deve essere incluso ai fini dell’Isee per minorenni. Si tratta di un “componente aggiuntivo”. Nell’Isee della madre dovrà essere indicato l’importo versato ai fini del mantenimento del minore. Tale disciplina incontra due limiti nei casi in cui:

  • non sia presente il provvedimento dell’autorità giudiziaria che stabilisca l’obbligo di versare il mantenimento al figlio da parte del padre risposato;
  • sia presente un provvedimento di allontanamento, di esclusione della potestà genitoriale oppure di estraneità nei rapporti economici ed affettivi.

Come calcolare l’Isee nel caso di due genitori mai sposati, con diversa residenza, e figlio minore per l’assegno unico?

Il caso dei genitori separati e mai sposati può avere due soluzioni. La situazione è quella nella quale i due genitori abbiano un figlio minore e una residenza differente. Ai fini dell’Assegno unico per il figlio minore, è necessario alternativamente:

  • presentare un’unica Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per il calcolo dell’Isee da parte del genitore che conviva con il minore. Nella dichiarazione deve essere indicato il genitore esterno al nucleo familiare, a meno che non vi sia un provvedimento dell’autorità giudiziaria;
  • in alternativa si possono presentare due Isee diversi. Il primo si riferisce al nucleo familiare del minore e del genitore convivente, mentre il secondo fa capo al genitore esterno. Nel Documento sostitutivo unico è necessario indicare il protocollo Dsu del genitore esterno già inoltrato all’Inps.

Calcolo Isee ai fini dell’Assegno unico per genitori che lavorano all’estero o per genitore straniero

Se uno dei due genitori lavora all’estero pur avendo la residenza in Italia, la famiglia del minore ha diritto a una maggiorazione dell’Assegno unico. La condizione è che il genitore che lavora all’estero debba pagare le imposte in Italia. Se uno dei due genitori è un cittadino straniero senza codice fiscale lo si può indicare nella domanda. In tal caso, è necessario seguire nella pratica i passaggi nella sezione dei dati del figlio: “Il nucleo familiare del figlio comprende uno solo dei 2 genitori”, “Genitore unico” e successivamente “Altro genitore cittadino straniero senza codice fiscale”. Con questa procedura, quanto spetta per l’assegno viene riconosciuto a chi ha presentato richiesta senza che sia possibile procedere con la ripartizione del 50%.

Come abbassare l’ISEE legalmente: le 3 mosse da fare

Come abbassare l’ISEE è una delle tante domande che in molti si pongono. Questo perché all’indicatore Isee sono legati quasi tutti i bonus esistenti.

Cos’è l’Isee e a che cosa serve?

Secondo quanto indicato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali l’ISEE è un indicatore che serve per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata. L’accesso a queste prestazioni, come ai servizi di pubblica utilità a condizione agevolata è legato al possesso di determinati requisiti soggetti e alla situazione economica della famiglia.

Dunque l’Isee serve a determinare in modo equo la partecipazione al costo delle prestazioni sociali e socio sanitarie dei residente ed è soggetto a controlli. Inoltre l’Isee viene calcolato sui redditi e sulle giacenze patrimoniali del secondo anno precedente. Ad esempio l’Isee del 2022 si calcola utilizzando i redditi e le giacenze medie del 2020. Più alto è il valore dell’Isee e spesso meno sono i contributi richiedibili dal nucleo familiare.

Come abbassare l’Isee agendo sugli immobili

Possedere degli immobili fa incedere e accrescere il valore dell’Isee. Pertanto in questi casi possibile abbassare il valore trasferendo la proprietà di un immobile. Dunque intestare un immobile a un’altra persona, come ad esempio un terzo, fa diminuire il valore dell’indicatore della situazione economica di un nucleo familiare.

Tuttavia c’è anche la possibilità di concedere l’immobile in usufrutto. In questo modo la nuda proprietà  e la l’usufrutto si dividono. Ma la cosa importante è che la nuda proprietà non viene calcolata ai fini dell’Isee. E questa scelta fa diminuire il valore dello stesso Isee.

Spostare la residenza, fa diminuire l’Isee

Come si è detto l’Isee riguarda l’intero nucleo familiare, cioè i suoi componenti. Quindi per abbassare l’Isee è conveniente spostare la residenza in modo da uscire dal nucleo familiare di origine. Ma attenzione occorre anche che non si è più a carico della famiglia di origine anche dal punto di vista fiscale.

Facciamo un esempio per chiarire meglio questo aspetto. Un figlio che va a studiare fuori, ma rimane a carico dei genitori per le detrazioni fiscali, non può avere un suo isee e fa quindi cumulo. Mentre un figlio che va a lavorare in un’altra città e porta con se anche la residenza, avrà un Isee più basso rispetto a quello della famiglia  di origine.

Infine due ragazzi che magari, solo per condividere le spese, coabitano con altre persone con cui non hanno legami possono chiedere, ad esempio, la residenza nell’abitazione in cui vivono, ottenendo così di fare nucleo a sé ai fini Isee (distinto dagli altri coabitanti anagrafici privi di legami).

Come abbassare l’Isee attraverso i conti correnti

L’isee si forma anche attraverso le giacenze medie di tutti i conti correnti intestati ai componenti della famiglia. Le giacenze medie riguardano sia i conti correnti postali, bancari, carte di credito, buoni o similari. Pertanto un soggetto che non ha molto come deposito, avrà un valore isee molto più basso di un altro soggetto che invece ha un bel gruzzoletto messo da parte.

Invece nel caso di cointestazione di uno di questi depositi, questi incideranno nella misura del 50% per ogni intestatario. Quindi per entrambi gli intestatari il valore dell’Isee sarà diviso a metà, avendo entrambi il beneficio ai fini dell’indicatore. Tuttavia è meglio che il cointestatario sia al di fuori del nucleo familiare, per abbassare ulteriormente il valore dell’Isee.

Un’altra pratica in uso per diminuire il valore Isee è quello di chiedere aiuto alla banca. Infatti l’intestatario di un conto corrente può svuotarlo “in maniera fittizia” con il rilascio di un assegno circolare. Il titolo va intestato ad un’altra persona, ma ovviamente non va consegnato. Ma così facendo il valore inevitabilmente diminuisce, proprio perché non c’è più tracciabilità, fino a nuovo versamento.

 

Bonus prima casa under 36, come considerare l’Isee e l’età?

Sono due i fattori determinanti per il bonus prima casa agli under 36: l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e l’età del richiedente il beneficio. Il bonus è riconosciuto ai giovani che non hanno ancora compiuto i 36 anni di età e che abbiano un Isee della famiglia di origine non superiore a 40 mila euro. L’acquisto della casa deve avvenire entro il 30 giugno 2022.

Quali sono i benefici del bonus casa per gli under 36?

Secondo quanto disciplina l’articolo 64 del decreto legge numero 73 del 2021, oggetto di beneficio del bonus è la compravendita della prima casa e il mutuo necessario per l’acquisto stesso. Acquisto e mutuo sono esenti da imposizione se la compravendita sia avvenuta o avverrà tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022.

Quali sono i tributi eliminati dal bonus casa?

Per l’acquisto della prima casa, purché non imponibile di Iva, il bonus azzera le imposte ipotecarie, catastali e di registro. I tributi rimanenti da pagare sono l’imposta di bollo, i tributi speciali catastali e le tasse ipotecarie. Il totale dei contributi è stimato in circa 320 euro.

Credito di imposta maturata sull’Iva per l’acquisto della prima casa

Sull’Iva pagata al venditore matura il credito di imposta che deve essere utilizzato:

  • per il pagamento delle imposte ipotecarie, catastali, di successione e donazione e di registro;
  • si può pagare l’Irpef dovuta sulla base delle dichiarazioni dei redditi successive all’acquisto della casa;
  • si può usare il credito di imposta in compensazione sulle somme dovute a titolo di ritenuta d’acconto o di contributi previdenziali o assistenziali;
  • la compensazione può essere fatta valere anche sui premi per l’assicurazione contro le malattie professionali o infortuni sul lavoro.

Bonus prima casa e mutui: l’imposta sostitutiva

Chi beneficia del bonus sulla prima casa ottiene l’azzeramento dell’imposta sostitutiva. L’aliquota applicata è dello 0,25%. Risulta azzerata anche l’imposta di registro, quella ipotecaria e, infine, quella di bollo.

Bonus casa ai giovani: il requisito dell’età

Il requisito dell’età individuato dalla norma per ottenere il beneficio del bonus casa consiste nel “non aver ancora compiuto 36 anni di età nell’anno in cui sia stato rogitato l’atto”. Dall’interpretazione della norma, sembrerebbe che il bonus spetti al soggetto che non abbia ancora compiuto i 36 anni di età nel giorno del contratto. Tuttavia, alcune interpretazioni, come quella della Direzione regionale della Lombardia dell’Agenzia delle entrate, porterebbe a ritenere che i giovani che stipulano il contratto nel 2021 debbano compiere i 36 anni dal 2022 in avanti. E chi stipula il contratto nel 2022 debba compiere l’età a partire dal 2023.

Chi non rientra nel bonus prima casa per i 36 anni compiuti?

In questo modo, il richiedente del bonus che compia i 36 anni a dicembre 2021 e  che a novembre 2021 stipuli il contratto della prima casa non potrebbe ottenere l’agevolazione. La otterrebbe, invece, chi fa la stipulazione per la prima casa a dicembre 2021 e compia i 36 anni a partire da gennaio 2022. Sembrerebbe in definitiva che, in base alle disposizioni dell’Agenzia delle entrate, non abbiano diritto al bonus sulla prima casa i giovani che compiano i 36 anni nell’anno del rogito. L’indicazione per i nati del 1986 è quella, dunque, di andare al rogito entro il 31 dicembre 2021.

Requisito Isee per acquisto prima casa under 36

In merito ai redditi, la norma sul bonus della prima casa prescrive che l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superi i 40 mila euro. L’Isee, tuttavia, va calcolata non per il singolo richiedente, ma per tutto il nucleo della famiglia anagrafica. Pertanto, nel massimo dei 40 mila euro rientrano i redditi di tutte le persone che coabitano ed hanno la stessa residenza. Le persone devono essere legate dal vincolo del matrimonio o di parentela. Sono compresi, altresì, i vincoli di affinità, tutela, adozione o affettivi. Inoltre, vanno contati nel nucleo familiare tutti i soggetti a carico fiscalmente, anche se non convivono nella stessa abitazione.

Come si calcola l’Isee per la richiesta del bonus under 36 prima casa?

Il calcolo dell’Isee per la richiesta del bonus sulla prima casa degli under 36 deve prendere in considerazione i redditi e le giacenze patrimoniali del secondo anno che precede la domanda stessa. Pertanto, l’Isee 2022 verrà calcolato sui redditi e sulle giacenze medie dell’anno 2020. Analogamente, i saldi patrimoniali sono quelli riferiti al 31 dicembre 2020. Tuttavia, l’eccezione vige sui componenti del nucleo familiare. Infatti, vanno considerati solo i componenti effettivi al momento della domanda, e non quelli risalenti al secondo anno precedente l’istanza stessa.

Come considerare i figli che non lavorano ai fini Isee prima casa under 36?

Aspetto da non trascurare è quello di come considerare i figli, richiedenti il bonus prima casa, ai fini Isee. Uno studente o una studentessa che non lavorano e che quindi non producono reddito, sono da considerare necessariamente appartenenti al nucleo familiare. In questi casi, se la famiglia ha un Isee elevato, superiore ai 40 mila euro, non potranno accedere al bonus della prima casa. Essendo non produttori di reddito proprio e avendo un’età inferiore ai 26 anni, i figli vanno considerati a carico anche con diversa residenza anagrafica.

Isee per richiesta bonus prima casa: come considerare gli studenti che producono reddito?

Diverso è il caso di figli che abbiano un proprio reddito nella richiesta del bonus per la prima casa. Lo studente che non sia a carico dei genitori perché ha un reddito che supera i 4 mila euro (fino a 24 anni di età) o i 2.84,51 euro (sopra i 24 anni), potrebbe sperare di ottenere il bonus se risulta non residente all’indirizzo del nucleo familiare. In questi casi, studenti che condividano un appartamento per dividere le spese (e che non abbiano legami con i coinquilini), possono spostare la residenza nell’abitazione dove vivono. Infatti, lo studente farebbe nucleo familiare a sé nel calcolo dell’Isee.

Coppie conviventi nel calcolo Isee per acquisto prima casa con bonus under 36

Per casi di Isee familiare alto, sopra i 40 mila euro, che non farebbe beneficiare del bonus sulla prima casa è importante verificare le possibilità che concede la norma. Ad esempio, le coppie conviventi che mantengono la residenza presso l’abitazione della famiglia di origine, potrebbero spostare la residenza in modo da formare un nucleo familiare. L’operazione deve essere effettuata prima di richiedere l’indicatore Isee occorrente per accedere al beneficio della prima casa.

Bonus vacanze, il contributo può essere utilizzato fino al 31 dicembre 2021

Ancora poco più di due mesi per utilizzare il bonus vacanze, il contributo introdotto per il rilancio del settore del turismo. Il bonus può essere utilizzato dalle famiglie per il pagamento dei servizi turistici con un beneficio che può arrivare a 500 euro per le famiglie più numerose. Le strutture turistiche hanno la possibilità di accettare il bonus come forma di pagamento.

Scadenza bonus vacanza, il contributo va utilizzato entro il 31 dicembre 2012

Introdotto con il decreto numero 34 del 2020 (decreto “Rilancio”), il bonus vacanze è stato utilizzato massicciamente durante l’estete dello scorso anno. Per il 2021 sono rimaste delle risorse non ancora utilizzate. La scadenza per poter utilizzare quanto spettante è al 31 dicembre 2021, dopodiché il contributo non verrà più riproposto.

Bonus vacanza, chi può utilizzarlo?

Il contributo vacanza è stato introdotto a favore delle famiglie con un Isee non eccedente i 40 mila euro. Il bonus può essere usato per pagare i servizi e i pacchetti turistici. I servizi devono essere offerti in Italia da agriturismi, da bed & breakfast, da imprese turistico ricettive, da agenzie di viaggio e da tour operator. La misura spetta, tuttavia, a chi aveva presentato domanda telematica del bonus entro il 31 dicembre 2020. Dunque il contributo si può ancora utilizzare ma non si può ottenere.

Quanto spetta di bonus vacanze?

Il bonus vacanze ha importi differenti a seconda dei componenti il nucleo familiare. Per i single il valore del bonus è di 150 euro, per le famiglie di 2 persone 300 euro, per i nuclei più numerosi spettano 500 euro (genitori con almeno un figlio a carico).

Come si può utilizzare il bonus vacanze

Il bonus vacanze può essere utilizzato da un solo componente della famiglia. Il componente può essere anche diverso da chi ha presentato richiesta del bonus. Il contributo deve essere speso in un’unica soluzione presso le strutture turistiche, l’agenzia di viaggi o il tour operator. Il contributo è fruibile per l’80% come sconto immediato al momento dell’acquisto e, per il restante 20%, sotto forma di detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi.

 

Assegno ponte figli minori, la domanda per avere anche gli arretrati scade il 31 ottobre 2021

La domanda per richiedere l’assegno ponte per i figli minori di 18 anni ha una doppia scadenza: il prossimo 31 ottobre ed entro la fine del 2021. Ma solo chi presenterà la domanda entro la fine di questo mese avrà diritto agli arretrati calcolati da luglio in poi. L’assegno ponte è una misura temporanea introdotta dal decreto legge numero 79 del 2021. Spetta per i figli minori, ma anche per gli adottati e in affido preadottivo. Si tratta di una misura temporanea per i mesi da luglio a dicembre 2021. Dal 1° gennaio 2022, infatti, l’assegno ponte verrà sostituito dall’assegno unico universale.

Chi ha diritto all’assegno temporaneo per i figli minori?

Hanno diritto all’assegno temporaneo per i figli minori i nuclei familiari che abbiano un reddito Isee fino a 50 mila euro. Inoltre, la misura è incompatibile per le famiglie che già percepiscono l’assegno per il nucleo familiare (Anf). Possono presentare domanda i lavoratori autonomi, i disoccupati, i coltivatori diretti, i coloni e mezzadri e i titolari di pensione derivante da lavoro autonomo.

Quali sono i requisiti per avere l’assegno temporaneo per i figli?

I requisiti richiesti per avere l’assegno temporaneo per i figli minori consistono:

  • nell’essere cittadino italiano oppure di uno Stato membro dell’Unione europea. È ammesso alla richiesta della misura anche il familiare del cittadino italiano o dello Stato membro purché titolare del diritto di soggiorno (anche permanente). Per i cittadini di Stati extra europei è necessario il permesso di soggiorno nell’Unione europea per periodi lunghi. I permessi di soggiorno di lavoro e ricerca devono avere durata di almeno 6 mesi.
  • essere soggetti al pagamento delle imposte sui redditi in Italia;
  • avere la residenza e il domicilio in Italia con i figli a carico fino al compimento dei 18 anni;
  • presentare un Isee in corso di validità.

Assegno ponte, quanto spetta per ogni figlio?

L’assegno temporaneo viene erogato in base al numero dei figli minori e al valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) presentato. Più nel dettaglio, l’importo spettante è differente a seconda che nella famiglia ci siano uno o due figli minori, oppure almeno tre figli minori. Con un Isee non superiore a 7 mila euro, l’importo spettante è pari a:

  • 167,5 euro per ogni figlio fino a due figli;
  • 217,8 euro per figlio nei nuclei con almeno tre figli minori;
  • per Isee superiori, ma fino al massimo di 50 mila, l’importo dell’assegno temporaneo diminuisce fino ad azzerarsi;
  • l’importo spettante è maggiorato di 50 euro per ciascun figlio minore disabile all’interno del nucleo familiare, a prescindere dal grado di disabilità.

Come si presenta la domanda per l’assegno temporaneo figli minori?

La domanda per avere l’assegno temporaneo per i figli può essere presentata in tre modi:

  • direttamente sul portale web dell’Inps, usando gli appositi servizi raggiungibili dalla home page. È necessario accedere con il codice Pin dispositivo se rilasciato entro il 1° ottobre 2021. Diversamente si può accedere con Spid di livello 2 o Carta di identità elettronica (Cie) o Carta di identità elettronica 3,0 (Cie) o, infine, con la Carta nazionale dei servizi (Cns);
  • attraverso il contact cente dell’Inps, chiamando il numero verde 803 164 o 06 164 164 da cellulare;
  • avvalendosi di un patronato con servizio offerto gratuitamente.

Scadenza domanda assegno temporanea per i figli minori e arretrati

La domanda può essere presentata entro il 31 ottobre 2021 per avere anche gli arretrati che vanno a decorrere dalla mensilità di luglio. Dopo il 31 ottobre può essere presentata la domanda, anche fino a fine anno, ma quanto spetta di assegno per i figli minori viene calcolato a decorrere dal mese di presentazione della domanda stessa. La scadenza della domanda al 31 ottobre era stata già prorogata dopo la prima scadenza fissata al 30 settembre 2021.

Come viene pagato l’assegno ponte per i figli minori?

L’accredito dell’assegno ponte per i figli minori, previo accertamento dei requisiti richiesti, avviene attraverso:

  • i conti correnti dotati di Iban, area Sepa. L’intestazione del conto deve essere conforme ai dati del richiedente e deve esserci l’abilitazione a ricevere bonifici.
  • libretti di risparmio e carte prepagate (purché con Iban) sono ammesse a ricevere l’assegno ponte;
  • il bonifico domiciliato al richiedente presso lo sportello postale;
  • l’accredito sulla carta per i beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Compatibilità assegno temporaneo figli minori e altre misure sostegno al reddito

L’assegno ponte è incompatibile con l’assegno per il nucleo familiare (Anf), ma è pagabile a chi percepisce altre forme di sostegno al reddito. Nel dettaglio, l’assegno ponte si può ricevere anche se già si percepisce:

  • il reddito di cittadinanza;
  • l’assegno di natalità;
  • il premio alla nascita;
  • gli assegni familiari previsti dal decreto Presidente repubblica numero 797 del 1955.

Assegno ponte figli minori, può essere richiesto da genitori uno dipendente e uno autonomo?

L’assegno ponte per i figli minori può essere richiesto anche dalle famiglie nelle quali un genitore risulti lavoratore dipendente e l’altro autonomo. Deve verificarsi però che non siano destinatari dell’assegno per il nucleo familiare (Anf) per mancanza dei requisiti. Ovvero che, nella composizione del reddito del nucleo familiare, non si arrivi al 70% composto dal solo lavoro alle dipendenze. Lo stesso diritto spetta anche ai genitori che non percepiscono l’assegno per il nucleo familiare (Anf) perché il loro reddito supera i limiti della tabella Anf: naturalmente, in questo caso, l’Isee deve essere inferiore a 50 mila euro.

Isee corrente, quando si usa?

Sono quattro le situazioni nelle quali si può utilizzare l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) corrente. Rispetto all’Isee ordinario, quello corrente consente di ottenere una situazione dei redditi e del patrimonio più aggiornata.

A quali redditi e patrimonio si riferisce l’Isee corrente e differenza con quello ordinario

L’indicatore corrente è richiesto in situazioni dove è necessario fornire la situazione familiare più recente rispetto all’Isee ordinario. Quest’ultimo, infatti, calcola la situazione dei redditi e del patrimonio risalente al secondo anno prima di presentare una domanda. Nell’istanza può essere richiesto di indicare la situazione economica e patrimoniale come avviene, ad esempio, per il Reddito di cittadinanza o per il rinnovo dello stesso.

Isee corrente quando cambia la situazione lavorativa

La prima necessità per la quale può essere necessario avvalersi dell’Isee corrente è quella relativa alla variazione della situazione lavorativa. Più nel dettaglio i casi nei quali è necessaria la presentazione dell’Isee corrente sono i seguenti:

  • per un lavoratore a tempo indeterminato la risoluzione del rapporto di lavoro;
  • la sospensione oppure la riduzione dell’attività lavorativa.

Lavoratori autonomi o a tempo determinato o con contratto flessibile: quando l’Isee corrente?

L’Isee corrente può essere necessario anche per chi proviene da un lavoro autonomo o con scadenza. Nel dettaglio:

  • per un lavoratore con contratto a tempo determinato oppure con un contratto flessibile, nel momento in cui non risulti più occupato e presenti una dichiarazione sostitutiva unica (Dsu, necessaria soprattutto per il Reddito di cittadinanza). È necessario, in ogni modo, aver lavorato per almeno 120 giorni nei 12 mesi che precedono l’ultimo lavoro svolto;
  • per un lavoratore autonomo che non risulta occupato alla data nella quale presenta la Dichiarazione sostitutiva unica. Anche in questo caso, è necessario che il lavoratore autonomo abbia cessato la propria attività che, in ogni modo, ha svolto in maniera continuativa per almeno 12 mesi.

Isee corrente per interruzione di trattamenti assistenziali, previdenziali o indennità

La seconda situazione nella quale può essere richiesto l’Indicatore della situazione economica equivalente è quella dell’interruzione dei trattamenti previdenziali, o assistenziali o le indennità esenti dall’Irpef. Rientrano in queste casistiche, il Reddito di cittadinanza, la carta acquisti, gli assegni per il nucleo familiare, gli assegni per le famiglie che hanno almeno tre figli minorenni, gli assegni di maternità assegnati dai Comuni, gli assegni di natalità, l’indennità Covid.

Isee corrente per redditi cambiati di oltre il 25%

La terza situazione nella quale può essere necessario l’Isee corrente è quella di una variazione netta dei redditi. Nel dettaglio, l’indicatore del reddito calcolato sui dati dell’anno prima che si presenta la Dichiarazione sostitutiva unica risulta differente di oltre un quarto (il 25%) rispetto alla situazione calcolata utilizzando i dati dei 2 anni prima.

Isee corrente e situazione patrimoniale

Analogamente, ed è l’ultima situazione di utilizzo dell’Isee corrente, può variare di molto la situazione patrimoniale. Più nel dettaglio si usa l’Isee corrente per situazioni patrimoniali riferite all’anno prima della presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica differente, di almeno il 20%, rispetto ai valori ottenuti con i dati dei 2 anni prima. Quest’ultimo utilizzo dell’Isee corrente è stato introdotto il 10 settembre 2021.

Tempistiche nella richiesta dell’Isee corrente

Risulta necessario conoscere quando può essere richiesto l’Isee corrente. Nei primi tre mesi di ogni anno (gennaio, febbraio e marzo), l’Isee corrente può essere richiesto, infatti, solo nel caso in cui siano intervenute variazioni della situazione del reddito. A partire dal 1° aprile, la richiesta può essere fatta per variazioni del reddito, del patrimonio, o per entrambi.

Per quanto tempo è valido l’Isee corrente?

Anche la validità dell’Isee corrente è diversa a seconda dei casi. Se l’Isee corrente è stato richiesto per una variazione del patrimonio, o del patrimonio e del reddito, la validità è fissata fino al 31 dicembre dell’anno in cui è stato presentato il modello. Per l’Isee richiesto solo in seguito alla variazione del reddito, la validità è fissata in 6 mesi. In ogni caso, per ulteriori variazioni della situazione lavorativa oppure per i trattamenti di varia natura, l’aggiornamento dei dati deve avvenire nel termine di 2 mesi.

Quali controlli sono previsti per l’Isee ordinario e corrente?

Sia l’Isee ordinario che quello corrente sono soggetti a dei controlli. In particolare, le verifiche vengono svolte dall’Inps e dall’Agenzia delle entrate. Inoltre, il controllo può avvenire sia alla presentazione di una domanda che in un momento successivo. Se dovessero mancare dei dati oppure se i dati sono diversi da quelli riscontrati, si può procedere con una nuova richiesta di Isee. Diversamente si può confermare la domanda già presentata, presentando anche gli opportuni documenti aggiuntivi.

Quando l’Isee corrente viene bloccato per due anni?

Se l’Isee corrente dovesse essere utilizzato per ottenere prestazioni agevolate ma le informazioni riportate sono mendaci, non si potrà richiedere la situazione temporanea per i successivi due anni.

Bonus banda larga Pmi fino a 2500 euro: ecco da quando si prevede la fase di avvio delle domande

Emergono novità sul bonus della banda larga a favore delle piccole e medie imprese. Sono in arrivo i fondi per assicurare i voucher da 300 a 2500 euro alle Pmi e avviare la “fase 2” (la fase 1 era partita con l’adesione delle famiglie con Isee fino a 20 mila euro) del piano che assicurerà alle aziende la connettività ultralarga. Già il secondo governo Conte aveva previsto di far partire il voucher a inizio del 2021.

Voucher banda ultra larga per le Pmi, quando potrebbe partire?

Con ritardo, tuttavia, il piano di connettività delle Pmi potrebbe partire già entro fine anno o, al massimo, nei primi mesi del 2022. Ancora in stand by, invece, la parte del piano relative alle famiglie dopo una prima fase che ha visto l’utilizzo di circa la metà dei 320 milioni messi a disposizione.

Bonus per alta connettività delle imprese, a quanto ammontano i fondi a disposizione?

Dunque, nell’immediato, il bonus banda larga coinvolgerà le piccole e medie imprese. I fondi in arrivo dalla Commissione europea per la quota imprese ammontano alla cifra di 515 milioni e 800 mila euro. Fondi che la Commissione stessa ha assicurato all’Italia già dallo scorso agosto. E il governo Draghi sta accelerando sui tempi di partenza del bonus che assicurerà alle imprese un voucher tra i 300 e i 2500 euro. A occuparsi dell’attuazione del piano è il Comitato interministeriale per la banda ultralarga.

Connessione ultraveloce, si cerca di partire tra novembre e dicembre 2021

Ad oggi, l’organo governativo ha quindi dato il via alle operazioni preparatorie della fase 2 della banda ultralarga alle imprese. E, tra gli operatori del settore rappresentati da Asstel, c’è ottimismo che la partenza del bonus banda larga e, dunque, delle nuove installazioni della connessione ultraveloce a internet possa essere avviata già nell’ultimo periodo del 2021, cercando di fare in fretta per recuperare i mesi perduti dell’anno.

Chi può richiedere il bonus banda ultralarga e quali sono gli importi dei voucher

Il bonus banda ultralarga, in questa fase iniziale, avrà come imprese beneficiarie le piccole e medie realtà italiane. Ovvero le imprese che hanno fino a 250 dipendenti. Caratteristica della velocità di connessione internet è quella di avere un minimo di prestazioni di 30 megabit per secondo fino ad arrivare a velocità che superano un gigabit per secondo. Il valore del bonus, da 300 a 2500 euro, varia in base alla prestazione e alle dimensioni delle aziende.

Tre fasce del bonus banda larga delle piccole e medie imprese

Pertanto, alle imprese andranno bonus suddivisi in tre fasce di importo nel quale rientra il costo di attivazione. I destinatari della prima fascia (per dimensioni e prestazioni) avranno un voucher di 300 euro; il bonus della seconda fascia è pari a 1000 euro e quello della terza fascia è dell’importo di 2500 euro. Per la seconda e la terza fascia sono inclusi fino a 500 euro del costo di attivazione.

Bonus Pmi per connettività veloci, si cerca di evitare gli errori fatti con le famiglie

Il governo di Mario Draghi avrebbe messo in preventivo che la fase 2 dovrebbe partire approssimativamente tra novembre e dicembre 2021. Nel frattempo, le imprese di telecomunicazione avrebbero richiesto del tempo per prendere in esame il decreto del bonus banda ultralarga prima di essere approvato in via definitiva e in concomitanza con l’esame della Commissione europea. La presa visione delle imprese telco sarebbe stata richiesta per evitare gli errori che si sono verificati nella “fase 1” dei voucher, partita un anno fa, con beneficiari le famiglie.

Bonus banda larga famiglie, finora adesione alla metà dei fondi a disposizione

Infatti, la fase 1 era stata riservata alle famiglie che volessero beneficiare della banda ultralarga. I voucher, attivi dal 9 novembre 2020, hanno fatto registrare un’adesione parziale dei nuclei che, peraltro, erano stati incentivati anche mediante l’acquisto di un personal computer o di un tablet. Il requisito per ottenere il voucher delle famiglie è avere l’Isee non superiore ai 20 mila euro.

Voucher banda larga famiglie, quando riprenderà la possibilità di richiedere il bonus?

Gli ultimi dati sui voucher delle famiglie relativi al bonus delle connessioni a banda larga risalgono a ieri: sono stati attivati 187 mila voucher per un totale di oltre 91 milioni di euro e circa 8 milioni in fase di prenotazione. L’adesione ha impegnato finora la metà delle risorse messe in campo dal governo per le famiglie. Per questa ragione una quota dei fondi è stata messa in stand by in attesa del completamento della fase 2 delle Pmi. Alla ripresa, il requisito Isee delle famiglie verrà innalzato a 50 mila euro.

Mutuo under 36 prima casa, come si calcola l’Isee in base alla residenza con o senza i genitori?

I giovani che non hanno compiuto i 36 anni di età godono di convenienti agevolazioni per acquistare la prima casa. La condizione per beneficiare dei mutui agevolati è quella di avere un Indicatore della Situazione Economica Equivalente inferiore ai 40 mila euro. Proprio l’Isee può rappresentare un ostacolo per poter beneficiare della cancellazione delle tasse dovute sull’atto di acquisto della casa nel caso in cui la famiglia del giovane richiedente abbia un reddito Isee superiore ai 40 mila euro. Diventa importante allora considerare come si calcola l’Isee e quali sono le regole da seguire.

Mutui prima casa under 36, quali sono le agevolazioni previste?

Il tetto dei 40 mila euro di reddito Isee effettivamente può rappresentare un limite nella richiesta delle agevolazioni sulla prima casa. Secondo quanto prevede l’articolo 64 del decreto legge numero 73 del 2021, poi convertito nella legge numero 106 del 2021, le agevolazioni riguardano gli atti stipulati per l’acquisto della prima casa entro il 30 giugno 2022. Oltre alla quota di garanzia del 50% del mutuo contratto a carico del Fondo di garanzia della prima casa in caso di insolvenza, tra i benefici rientrano:

  • l’esenzione del pagamento dell’imposta di registro;
  • il non pagamento delle imposte ipotecarie e catastali;
  • il credito di imposta pari all’importo dell’Iva corrisposta, qualora dovuta;
  • l’esenzione dell’imposta sostitutiva dello 0,25% dell’ammontare complessiva in relazione all’atto del finanziamento (o mutuo).

Qual è l’Isee da calcolare per le agevolazioni sulla prima casa dei giovani?

Per beneficiare dei vantaggi sulla prima casa dei giovani che non hanno ancora compiuto i 36 anni di età, l’Isee da considerare è quello determinato dal regolamento ex Decreto presidente del Consiglio dei ministri numero 159 del 2013. Il calcolo Isee, pertanto, deve essere riferito al nucleo familiare di appartenenza del richiedente con un importo non superiore ai 40 mila euro.

Tre casi di come considerare l’Isee per la richiesta del mutuo giovani

Nel calcolo Isee, tuttavia, è opportuno fare ulteriori distinzioni in merito alla residenza del richiedente e al fatto che possa avere un proprio indicatore. Ricordando che è opportuno dichiarare la residenza dove si risiede effettivamente e stabilmente, è possibile distinguere tre casi:

  • il primo è costituito dai figli fino a 26 anni di età;
  • il secondo riguarda i figli oltre i 26 anni;
  • il terzo riguarda figli che vivono con i genitori ma hanno un nucleo familiare proprio.

Mutuo agevolato, Isee di richiedenti fino a 26 anni

Rientrano nel primo caso i figli che non abbiano un proprio nucleo familiare e con un’età fino ai 26 anni. In questa situazione i redditi dei figli vanno a cumularsi con gli altri redditi dei componenti il nucleo familiare. Il cumulo avviene anche se, di fatto, il figlio che voglia richiedere il mutuo non vive o non risiede nella stessa casa dei genitori. Pertanto, il limite di Isee cumulato da considerare è quello dei 40 mila euro, condizione che effettivamente, in questo caso, potrebbe limitare la possibilità di accedere alle agevolazioni sulla prima casa.

Richiesta benefici prima casa per figli oltre i 26 anni di età con Isee proprio

Il secondo caso riguarda il figlio che voglia richiedere il mutuo agevolato per la prima casa e che abbia un’età superiore ai 26 anni (e non superiore ai 35 anni). È necessario considerare, rispetto al caso precedente, la situazione nella quale il figlio abbia una residenza per proprio conto e un Isee indipendente da quello dei genitori. In questa stessa situazione, il richiedente potrebbe anche spostare la propria residenza (se è la stessa dei genitori) e fare un nuovo Isee, dichiarando i propri redditi e i propri risparmi. Se il nuovo Isee ammonterà a meno di 40 mila euro, il giovane potrà presentare domanda per il mutuo agevolato degli under 36.

Prima casa under 36: figlio che vive insieme ai genitori e al coniuge

Non si cumula con i redditi dei genitori, e dunque il tetto Isee potrebbe non essere sforato, anche il figlio che viva insieme ai genitori ma anche con il coniuge. In questa situazione, il figlio ha comunque un  nucleo familiare proprio e, pertanto, un valore Isee differente da quello dei genitori e dal resto del nucleo familiare di provenienza.

Rapporto tra mutuo e valore della casa nella richiesta di agevolazioni

Ulteriori chiarimenti in merito alla richiesta delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa dei giovani risiedono sull’importo del mutuo. Infatti, il limite dei 40 mila euro dell’Isee vale solo se si voglia richiedere un mutuo il cui rapporto con il valore della casa superi l’80%.

Mutui per i giovani, quando va presentato l’Isee corrente?

Infine, se la famiglia del giovane che voglia richiedere il mutuo agevolato per l’acquisto della casa ha un valore Isee già disponibile, ma successivamente sono intervenuti cambiamenti significativi (come la perdita del lavoro di un componente) che vanno a produrre modifiche decisive nelle entrate del nucleo stesso, è possibile fare richiesta dell’Isee corrente. In questo modo, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente fotograferà la nuova ed effettiva situazione dei redditi della famiglia.