Cessione del credito Superbonus, operatori attivi

Il tema dei crediti incagliati da Superbonus continua a far discutere e nei giorni passati vi è stata un’interrogazione parlamentare a cui ha risposto il sottosegretario al MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), Lucia Albano. Ecco le più importanti novità sui crediti incagliati e gli operatori che consentono la cessione del credito.

Cessione del credito Superbonus, cosa succede?

Con il decreto Cessioni del mese di febbraio vi è strato lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per il Superbonus e altri bonus edilizi. Questo ha creato molto scompiglio, ma soprattutto sono molte le imprese e i provati che sono rimasti con i crediti bloccati e non riescono a collocare sul mercato i crediti già maturati prima del blocco. Per molti l’unica possibilità restano le detrazioni fiscali che possono però essere godute in un arco temporale lungo, possono essere insufficienti rispetto ai crediti maturati e richiedono un anticipo delle spese da sostenere. Ecco perché il tema della cessione dei crediti incagliati desta molto interesse.

L’interrogazione parlamentare mira a definire i piani futuri del Governo per i crediti incagliati, a chiarire se Enel X ha realmente intenzione di aprire ad operazioni di cessioni del credito e a definire quali sono gli operatori ( intermediari bancari, assicurazioni) che intendono intervenire nelle operazioni di cessione dei crediti maturati.

Operatori attivi nella cessione del credito per bonus edilizi

Il Sottosegretario al Mef ha fornito delucidazioni con la risposta 5-01135. Ha indicato gli operatori che attualmente stanno effettuando operazioni di ricessione del credito al fine di liberare capienza fiscale e acquistare dagli operatori nuovi crediti.

Si tratta di:

  • Intesa San Paolo;
  • Sparkasse;
  • Unicredit.

Sottolinea che Poste Italiane ha confermato di essere a lavoro per ripristinare la piattaforma per la cessione del credito. Il Sottosegretario ha ribadito che anche Banco BPM ha annunciato l’intenzione di entrare nel mercato della cessione del credito.

Per quanto riguarda invece Enel X, non vi sono particolari novità, si sottolinea che sta normalmente operando nel suo settore, ma trattandosi di un soggetto privato, il Ministero non può intervenire il suo ruolo è limitato all’interlocuzione.

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Cessione del credito: quali novità ci sono?

Lucia Albano, nella risposta scritta all’interrogazione parlamentare, ha sottolineato che sono inoltre attive le piattaforme per l’incontro di domanda e offerta di cessione del credito. le stesse sono gestite da privati, si tratta di:

  • SiBonus;
  • FederBonus;
  • Finanza.Tech;
  • Giroconto;
  • Innova.Credit.

 

Pagamento Pos, a breve modifiche alle commissioni

A breve potrebbero esservi novità positive per commercianti e professionisti,  è stato istituito il tavolo tecnico per la modifica alle commissioni per il pagamento Pos.

Bocciata la legge di bilancio 2023, si studiano nuove ipotesi per le commissioni su pagamento Pos

La bozza della legge di bilancio 2023 prevedeva inizialmente l’eliminazione dell’obbligo di accettare pagamenti con il bancomat per importi inferiori a 30 o 60 euro. La bozza fu inviata all’Unione Europea che criticò tali misure sostenendo che incoraggiavano l’evasione fiscale. Proprio per questo motivo le norme sparirono dalla legge di bilancio 2023. La ratio della scelta di eliminare l’obbligo di accettare il pagamento con Pos era nel fatto che i commercianti quando accettano tali pagamenti pagano una commissione bancaria che varia in base alla banca. Questo implica che, per piccoli importi, i guadagni effettivi possono essere erosi in maniera considerevole da tali commissioni. Saltata la norma che lasciava i commercianti liberi di non accettare i pagamenti elettronici, resta il problema delle commissioni.

Pagamento Pos: come è costituito il tavolo tecnico?

Proprio per questo motivo è stato istituito il tavolo tecnico presso il MEF ( Ministero dell’Economia e delle Finanze) in cui sono coinvolte anche le associazioni di categoria. In particolare partecipano al tavolo tecnico:

  • Banca d’Italia;
  • Agenzia delle Entrate;
  • Agenda per l’Italia Digitale;
  • Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio;
  • Associazione italiana prestatori servizi di pagamento;
  • ABI;
  • Ministero delle imprese e del made in Italy.

In base al decreto del Mef del 3 marzo 2023, possono partecipare anche in qualità di uditori altri soggetti interessati.

L’obiettivo è individuare soluzioni che possano sollevare i commercianti dal pagamento delle commissioni per i piccoli importi.

Commissioni pagamento Pos: doppia soglia

In base ai primi lavori sembra che si opti per individuare una doppia soglia, dovrebbero quindi essere sollevati dall’onere di pagare le commissioni gli esercenti attività di impresa, arti e professioni con ricavi e compensi relativi all’anno antecedente inferiori a 400 mila euro e per pagamenti singoli di importo fino a 30 euro.

Il gruppo di lavoro ha 90 giorni di tempo per definire una bozza equa e trasparente inerente i costi delle commissioni. In caso contrario si procederà a chiedere il versamento di un contributo straordinario pari al 50% delle commissioni introitate per le transazioni inferiori a 30 euro. Questi andranno a costituire un fondo destinato al sostegno di commercianti e professionisti.

Superbonus e crediti incagliati: cosa succede ora?

Il Superbonus mette in apprensione molti italiani, soprattutto coloro che hanno già iniziato i lavori e rischiano di dover pagare di propria tasca gli interventi, sebbene avessero fatto affidamento sulla misura introdotta dal Governo Conte e voluta dal M5S. Da quanto emerso ieri c’è però la volontà di uscire dall’empasse e risolvere il problema dei crediti incagliati. Ecco le ipotesi allo studio.

Superbonus: i numeri della legge che consentiva di ristrutturare gratis

Con il decreto 11 del 16 febbraio 2023 il Governo ha provveduto a bloccare la cessione del credito e dello sconto in fattura per le operazioni per le quali entro il 16 febbraio 2023 non sia intervenuta la Cila (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) e per i lavori in condominio anche la delibera di assemblea.

Lo stop dello sconto in fattura non riguarda solo il Superbonus, ma anche tutti i bonus edilizi in vigore che potranno però continuare ad ottenere le agevolazioni con lo sconto Irpef a rate.

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Nelle ultime ore sono in forte apprensione i proprietari di case e le imprese edili, le seconde mettono in rilievo soprattutto la necessità di dover licenziare migliaia di lavoratori e il rischio di fallimento per circa 25.000 imprese del settore edile. La perdita dei posti di lavoro ammonterebbe a circa 100.000 unità. In questo momento vi è la certezza dello stop alla cessione dei crediti futuri. Molta apprensione vi è invece per la sorte di quelli che già sono esistenti, si parla di circa 15 miliardi di crediti incagliati. L’obiettivo dello stop alla cessione dei crediti futuri è proprio quello di favorire lo “smaltimento” di quelli pre-esistenti.

I proprietari invece scontano il blocco della cessione dei crediti maturati. Resta che, in base a quanto dichiarato dal Governo, il Superbonus avrebbe generato 9 miliardi di debito pubblico che pesa per circa 2.000 euro su ogni italiano, compresi i neonati. Il totale del debito pubblico italiano ammonta invece a 2.700 miliardi di euro.

Crediti incagliati: cartolarizzazione o uso del modello F24

Per aiutare tutte le parti a superare il problema, nella giornata del 20 febbraio 2023 vi è stato un incontro tra il Governo, l’ABI (Associazione bancari) e i costruttori dell’Ance, Cassa Depositi e Prestiti, Sace (Servizi Assicurativi e Creditizi per le Imprese). L’obiettivo è evitare il completo blocco anche dei cantieri già avviati e tra le soluzioni che sembrano essere maggiormente apprezzate e condivise tra le parti l’ipotesi dell’utilizzo del modello F24 per “scontare” i crediti vantati.

Tra le ipotesi allo studio vi è un intervento di Cassa Depositi e Prestiti, partecipata dallo Stato, che dovrebbe intervenire con una cartolarizzazione dei crediti, a questa ipoetesi sta lavorando soprattutto Forza Italia con l’aiuto del Mef ( Ministero dell’Economia e delle Finanze). La stessa ipotesi sembra però residuale.

L’intervento di Sace invece sembra confermare l’ipotesi di un aumento delle garanzie pubbliche sui crediti incagliati.

Resta infine l’ipotesi più plausibile, cioè utilizzare i crediti incagliati con il modello F24. Si tratta del modello utilizzato per il pagamento della maggior parte dei tributi e di conseguenza i crediti maturati potrebbero essere usati in compensazionee quindi smaltiti in questo modo.

 

Aumenta il tasso di interesse legale dal 1° gennaio 2022: cosa cambia?

Quando dobbiamo pagare multe e sanzioni, scaduti i termini previsti per il pagamento si applicano gli interessi al tasso di interesse legale. Purtroppo il 16 dicembre gli italiani hanno avuto una doccia fredda perché in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la legge, composta da un solo articolo, in cui si dispone che dal 1° gennaio 2023 il tasso di interesse legale arriva al 5%. Dal punto di vista pratico ciò si traduce in un maggiore esborso, ma ecco i dettagli.

Pubblicato il decreto con aumento del tasso di interesse legale

Attualmente il tasso di interesse legale fissato per il 2022 è dell’1,25%, ma con i costanti aumenti del costo del denaro determinato dalla BCE e con la spinta inflazionistica, è stato necessario adeguarlo.

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La normativa prevede che entro il giorno 15 dicembre di ogni anno con un decreto del Mef si può prevedere un aumento o una diminuzione del tasso di interesse legale applicato. Il tasso deve essere fissato avendo come punto di riferimento due indici:

  • Il tasso di inflazione registrato nel corso dell’anno;
  • rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a 12 mesi.

Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, come anticipato, si compone di un solo articolo che recita: “La misura del saggio degli interessi legali di cui all’art. 1284 del codice civile è fissata al 5 per cento in ragione d’anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2023”.

Questo nuovo aumento del tasso di interesse legale avrà effetti su molti atti e in particolare sul ravvedimento operoso, procedura che prevede la possibilità per il debitore/contribuente di regolarizzare la propria posizione con il Fisco attraverso una sorta di pentimento. Questo porta a una riduzione della sanzione da versare. Il pagamento della sanzione deve essere contestuale rispetto alla regolarizzazione della posizione con il Fisco, ma con applicazione dell’interesse legale in corso maturato giorno per giorno.

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Superbonus 110%: addio a ogni ipotesi di proroga per i condomini

Gli interessati al Superbonus 110% in queste settimane hanno vissuto un vero bombardamento di notizie che confermavano o smentivano la proroga al 31 dicembre e in alcuni casi si è vociferato anche il 15 gennaio, ma ora il Governo Meloni sembra aver messo definitivamente fine a questo alternarsi di notizie di senso contrario. Ecco cosa succede.

Il Governo mette la parola fine al Superbonus 110%: nessuna proroga per i condomini

A dire il vero Giorgia Meloni che guida il Governo non ha mai avuto dubbi: il Superbonus costa troppo e di conseguenza è ora di cambiare rotta, lo ha detto da sempre, fin dalla campagna elettorale. Di conseguenza, nonostante la normativa prevedeva che i condomini avrebbero potuto sfruttare gli effetti del Superbonus 110% per tutto il 2023, le norme sono state cambiate. La nuova disciplina, inserita nel decreto Aiuti Quater, prevede che potranno avvalersi del Superbonus 110% solo i condomini che entro il 25 novembre hanno presentato la Cilas (Comunicazione inizio lavori asseverata Superbonus ).

L’alternarsi di notizie su una eventuale proroga al 31 dicembre 2022 o addirittura a 15 giorni successivi all’entrata in vigore della legge di bilancio 2023, quindi tendenzialmente il 15 gennaio 2023, è dovuto al fatto che molti partiti hanno presentato emendamenti volti ad estendere tale diritto.

Avevamo però già fatto notare nei precedenti articoli che una proroga con queste date sarebbe quasi inutile perché di fatto i condomini fino all’approvazione della legge di Bilancio 2023 non hanno certezze e quindi sono fermi, non procedono alla progettazione dei lavori, sarebbe troppo rischioso e di fatto la legge sarà approvata dopo il 20, molto probabilmente dopo il 25 e quindi i tempi sono davvero troppo ristretti.

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Ipotesi per sbloccare le cessioni del credito

Nonostante questo, le notizie hanno continuato a rimbalzare dando quasi per certa la proroga, mentre il Presidente del Consiglio Meloni continuava a dire che non c’era spazio. Arriva ora l’ennesima doccia fredda dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che continua a sottolineare che non vi sono risorse per una proroga del Superbonus e che il nodo principale da sciogliere riguarda i crediti incagliati e proprio per questo si sta lavorando all’ipotesi di allargare le maglie della cessione dei crediti maturati. Tra le proposte vi è anche la possibilità di ottenere la garanzia dello Stato in favore delle imprese che hanno crediti incagliati derivanti dal Superbonus.

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Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare a breve

Si sta molto parlando della nuova manovra di bilancio e delle possibili novità per i contribuenti, tra queste vi è una modifica del regime delle detrazioni Irpef con una rettifica dei redditi che possono beneficiarne.

Mef: le entrate tributarie sono in forte aumento

Il Mef ha reso noto che le entrate fiscali dei primi 9 mesi del 2022 sono aumentate. L’incremento dichiarato dal Ministero è 37.086 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10.9%). Questo è dovuto a diversi fattori, tra questi vi è l’aumento dei prezzi, noto a tutti, che però porta come conseguenza un aumento del gettito Iva. A ciò si aggiunge l’effetto positivo dei trascinamenti delle imposte dovute alle sospensioni degli anni 2020 e 2021. Infine, c’è un aumento delle entrate tributarie dovute a un lieve aumento dei redditi, in questo caso si parla anche di drenaggio fiscale che nel prossimo anno dovrebbe avere un effetto ancora maggiore. Il gettito dell’IRPEF ha registrato un aumento di 5.551 milioni di euro (+3,8%).

Nelle scorse ore è però arrivata anche un’altra notizia importante, cioè la flat tax di fatto ha portato a una crescita dell’evasione fiscale. Questa premessa è importante per capire i possibili futuri scenari. In primo luogo la flat tax per tutti, tra cui lavoratori dipendenti è ormai abbandonata, si ipotizza un allargamento del regime forfetario fino alla soglia di 85.000 o 90.000 euro, ma per tutti gli altri italiani si lavora a una modifica delle detrazioni Irpef. Si erra nel pensare che visto l’aumento dei redditi nominale e non reale e soprattutto aumento dei redditi non proporzionale all’inflazione, si attui un regime di agevolazione, tutt’altro.

Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare

La situazione attuale prevede una riduzione delle detrazioni fiscali al superamento di 120.000 euro di redditi, questa riduzione delle detrazioni aumenta al crescere del reddito fino ad azzerarsi raggiunta la soglia di 240.000 euro. Ricordiamo che le detrazioni vanno a incidere sull’imposta dovuta, di conseguenza si calcola la base imponibile, si applicano le aliquote previste, ricordiamo che l’applicazione è per scaglioni, e si prosegue quindi con il calcolo dell’imposta dovuta. Fatta questa operazione si procede a sottrarre il valore delle detrazioni. Nel nostro sistema fiscale le detrazioni sono numerose, ad esempio spese funebri, spese mediche, per istruzione, assicurazione, fondi pensione

Nelle ipotesi allo studio del nuovo Governo, al fine di redistribuire ricchezza e in particolare di agire per contrastare il caro energia, si sta ipotizzando una riduzione a metà delle fasce previste attualmente. Di conseguenza le detrazioni verrebbero ridotte per coloro che hanno un reddito superiore a 60.000 euro per poi sparire con redditi superiori a 120.000 euro. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti per le fasce di reddito medio-alte. L’effetto potrebbe essere mitigato con il quoziente familiare che consente di calcolare la ricchezza effettiva delle famiglie tenendo in considerazione il numero di figli.

Caro energia: segnale positivo. A breve dovrebbero dimunire le bollette

Prime buone notizie sul fronte energia, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, già nel prossimi mesi le bollette dovrebbero scendere del 15%-20%. Il caro energia dovrebbe a breve arrestarsi.

Caro energia: dal prossimo mese prime riduzioni per le bollette del gas

A dare la buona notizia è stato Davide Tobarelli in un’intervista rilasciata 24 Mattino su Radio 24. A rendere possibile la discesa dei prezzi sarebbe la politica che sta attuando l’Unione Europea della quale già si vedono i primi effetti, infatti da giorni stiamo assistendo a una discesa delle quotazioni del gas.

Gli effetti dovrebbero quindi ricadere non solo sull’acquisto del metano per il riscaldamento e per gli usi domestici, ma anche sull’elettricità in quanto prodotta anche con l’uso di questa fonte energetica. Secondo le dichiarazioni rilasciate gli effetti positivi sulla bolletta del gas dovrebbero vedersi già dal mese di novembre, quindi fra pochi giorni, mentre per quanto riguarda la spesa per l’energia elettrica i primi effetti secondo Arera dovrebbero vedersi dal mese di gennaio.

Bollette energetiche al ribasso da gennaio

Nel frattempo è bene ricordare che Arera a sottolineato che per i clienti del Servizio Elettrico Nazionale si provvederà alla revisione dei prezzi non più ogni 3 mesi, ma ogni mese in modo che il costo effettivamente sostenuto dai clienti finali sia sempre in linea con il reale costo dell’energia. In questo caso è Besseghini, Arera, a chiarire che in questa fase in cui i condizionatori sono spenti e i riscaldamenti ancora non sono accessi è stato possibile evitare un aumento eccessivo dei prezzi e che nei prossimi mesi i prezzi dovrebbero iniziare a scendere.

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Caro energia elettrica: chiesta la proroga del mercato tutelato

Attesa la riduzione dell’inflazione

Notizie positive arrivano infine dal MEF (Ministero Economia e Finanze) che sottolinea come l’inflazione, sospinta in gran parte dai costi dell’energia, con la stabilizzazione di questi verso il basso, inizierà a scendere, questo vuol dire che l’ondata di aumenti ricadenti praticamente su tutti i prodotti, da quelli di largo consumo a quelli di nicchia, dovrebbe arrestarsi e poi pian piano i prezzi dovrebbero scendere. Anche in questo caso entro fine anno dovrebbero esservi i primi risultati per le famiglie.

Automobilisti: prorogato il taglio delle accise sui carburanti al 15 ottobre

Con il decreto interministeriale congiunto del MEF e del MiTE è stato prorogato il taglio delle accise sui carburanti fino al giorno 5 ottobre 2022, ora c’è un’altra importante novità, infatti la proroga si estende al 15 ottobre.

Proroga del taglio delle accise carburanti al 15 ottobre

Gli automobilisti possono tirare un sospiro di sollievo, infatti si è provveduto alla proroga ulteriore del taglio delle accise sui prezzi dei carburanti fino al giorno 15 ottobre 2022.

L’annuncio è arrivato a sorpresa con un comunicato sul sito del Ministero dell’economia e delle Finanze. La proroga inizialmente prevista fino al giorno 5 ottobre ha ottenuto un’ulteriore estensione di 10 giorni, cioè fino al giorno 15 ottobre. Sarà applicata sui carburanti per trasporto, quindi benzina, diesel, GPL e metano e permetterà di calmierare il costo dei carburanti e aiutare le famiglie a tirare un sospiro di sollievo.

L’obiettivo è probabilmente quello di aiutare le famiglie fino al momento in cui il nuovo Governo, che sarà formato dopo il giorno 25 settembre, ma sicuramente non prima dell’inizio di ottobre, sarà pienamente operativo. Il taglio è ancora di 30 centesimi, misura che dovrebbe aiutare a mantenere il prezzo di diesel e benzina sotto i 2 euro al litro.

Intanto si registra nuovamente il sorpasso del prezzo del diesel rispetto alla benzina.

Altre misure del decreto Aiuti Bis

Nonostante questo arriva comunque una buona notizia sul fronte prezzi, infatti il costo dei carburanti comunque sta avendo una lieve flessione verso il ribasso. In media la benzina al self costa 1,72 euro al litro, mentre il diesel 1,83 euro al litro.

Tra le altre misure del decreto Aiuti Bis approvato in Senato c’è la proroga dello smart working e lo sblocco del superbonus, ma purtroppo non c’è stata la tanto attesa proroga dei termini per le villette unifamiliari che avevamo anticipato nell’articolo: Proroga Superbonus unifamiliari: presentati gli emendamenti 

Cosa ci sarà nel decreto Aiuti Ter per famiglie e imprese?

Nel frattempo è atteso per il 16 settembre il nuovo decreto Aiuti Ter, fortemente richiesto anche dai partiti impegnati in campagna elettorale. Avrà un budget di circa 13 miliardi di euro e dovrebbe comprendere misure come l’estensione del bonus sociale per Isee fino a 15.000 euro, attualmente il tetto è di 12.000 euro. Tra le misure che dovrebbero essere ricomprese c’è anche la possibilità di rateizzare la fattura dell’elettricità e ulteriori crediti di imposta in favore delle imprese energivore.

Superbonus 110%: come si calcola il 30% del SAL?

La data del 30 settembre è ormai alle soglie e i proprietari di abitazioni unifamiliari che stanno usufruendo del Superbonus 110% entro tale data devono aver completato il 30% dei lavori previsti al fine di non perdere l’agevolazione. Molti si stanno però chiedendo come deve essere calcolata tale percentuale. A chiarire coma calcolare il Sal 30% è il MEF ( Ministero dell’Economia e delle Finanze).

Come calcolare il 30% del SAL (Stato di Avanzamento dei Lavori)?

I termini entro i quali poter usufruire del Superbonus sono diversi a seconda della tipologia di edificio sul quale si effettua l’intervento. Per le abitazioni/villette unifamiliari il termine finale è il 31 dicembre 2022, ma entro il 30 settembre 2022 è necessario comunicare il SAL, Stato di Avanzamento dei Lavori, con lavori eseguiti almeno al 30%.

In base ai chiarimenti dati dal MEF, il 30% non si riferisce solo ai lavori trainanti e trainati compresi nel Superbonus, ma deve essere inteso in senso complessivo e quindi può includere anche lavori diversi rispetto a quelli che rientrano nelle agevolazioni fiscali previste nellarticolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020.

Nello stesso documento c’è anche un’altra precisazione, infatti si sottolinea che i proprietari delle villette unifamiliari che non sono certi di poter terminare il 30% dei lavori entro il 30 settembre, non possono semplicemente anticipare le somme, ad esempio acquistando materiali ed effettuando pagamenti fino a copertura del 30% dei lavori. La nota del MEF sottolinea che “è necessaria la realizzazione di almeno il 30 per cento dell’intervento complessivo, atteso che la norma fa espresso riferimento alla percentuale dei lavori effettuati.”

Nel caso in cui i beneficiari non riusciranno a completare i lavori nei termini previsti, la detrazione del 110% spetterà solo per le spese documentate ed eseguite entro tale data, mentre la rimanente parte resterà a carico del contribuente.

Ecco il documento del MEF proroga_super

Controlli stringenti sul SAL per la cessione del credito

Ricordiamo che con la circolare 23/E/2022 dell’Agenzia delle Entrate sono state disposte misure più stringenti per la cessione del credito al fine di evitare truffe proprio relative allo stato di avanzamento dei lavori. Per conoscere i dettagli leggi:

Superbonus 110%: come sbloccare la cessione del credito

e

Villette a schiera e superbonus 110%: quale scadenza deve essere rispettata?

 

 

 

Taglio Iva: ecco la nuova ipotesi allo studio per combattere l’inflazione

La proposta è del ministro Brunetta ed è di quelle che sicuramente recherà sollievo agli italiani, senza però danneggiare le casse dello Stato: ridurre le aliquote Iva. Il provvedimento di taglio Iva potrebbe entrare già nel decreto Luglio. Naturalmente è legato alle sorti del Governo Draghi.

Taglio Iva: i benefici per gli italiani

Il taglio dell’Iva è una misura che molti italiani apprezzerebbero perché andrebbe a ridurre immediatamente il prezzo dei prodotti interessati da tale misura e quindi darebbe agli italiani un maggiore potere d’acquisto.  È bene dire fin da subito che anche con tale misura i prezzi non potrebbero ritornare ai livelli pre-inflazione. Attualmente l’inflazione si attesta all’8%, un taglio potrebbe essere di un punto percentuale, difficilmente due e secondo le ipotesi non toccherebbe comunque tutti i beni.

Attualmente le aliquote Iva sono 4:

  • 4%, per alimentari, bevande e prodotti agricoli, prodotti che dovrebbero rientrare tra quelli essenziali, come latte e farina;
  • 5%, per esempio per alcuni alimenti;
  • 10%, per esempio per la fornitura di energia elettrica e del gas per usi domestici, i medicinali, gli interventi di recupero del patrimonio edilizio per specifici beni e servizi.
  • 22% aliquota ordinaria che applicata alla generalità dei prodotti e in particolare a tutti quelli che non rientrano nelle precedenti fasce.

Tra l’altro l’aliquota ordinaria al 22% è in vigore dal primo ottobre 2013, in precedenza era al 21% e prima ancora al 20% (prima del 17 settembre 2011). Questo aumento nacque dall’esigenza di aumentare le entrate dello Stato.

Taglio Iva con extragettito fiscale

L’aumento dei prezzi che si sta verificando in questi mesi ha tra l’altro determinato un aumento del gettito Iva nelle casse dello Stato e questo perché l’Iva è un’imposta sui consumi, va a colpire i redditi che si manifestano attraverso la capacità di spesa anche se in modo indiretto. Essendo applicata sul prezzo finale, all’aumentare del prezzo aumenta proporzionalmente anche l’Iva. Proprio per questo si può attualmente agire sull’Iva senza intaccare il fabbisogno dello Stato.

In base alle dichiarazioni del ministro Brunetta, l’ipotesi del taglio Iva sarebbe già allo studio con il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) per concretizzare questa proposta. In base alle stime, l’extragettito Iva nelle casse dell’Erario nei mesi compresi tra gennaio e maggio 2022 ha raggiunto i 10 miliardi di euro. Tale somma è pari al 20% in più delle entrate Iva dello stesso periodo di un anno fa. Tra le ipotesi allo studio c’è anche quella di ampliare la sfera dei fringe benefit in modo da lasciare intatto il potere di acquisto dei lavoratori.

Leggi anche: Fringe benefit 2022 dimezzati: le ultime notizie per imprese e lavoratori

In realtà il Mef con il premier Draghi ha espresso perplessità su questa misura in quanto la linea Guida del Governo per ora è sempre stata quella di non distribuire aiuti generalizzati, ma mirati alle fasce di reddito più deboli il taglio delle  aliquote Iva.